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Bèrghem
La disperazione del paese. "Ora chi ci darà il pane?"
Dentro il bunker un cavo di 400 metri per collegarsi alle telecamere del paese
La disperazione del paese "Ora chi ci darà il pane?"- LASTAMPA.it
Che sconforto, il giorno dopo. La «scomparsa» di Michele Zagaria dalla sua Casapesenna ha sortito l’effetto di un tragico funerale. Come se fosse morto un caro, un marito, un padre, un figlio. Anzi, un benefattore, lo zio Tom di Casapesenna, Gomorra.
Che sconforto quella ragazza che non teme la telecamera e il microfono per gridare il dolore per la cattura dell’ultimo dei Casalesi: «E adesso chi ci farà lavorare? Chi ci darà il pane?» Alla faccia degli analisti e dei sociologi che hanno sempre sostenuto che l’economia criminale non produce ricchezza. O di quel negoziante che angosciato si chiede: «E adesso quelli che verranno, che si faranno sotto, ci imporranno il pizzo?».
Maledetta Gomorra che sembra imbattibile, un’Araba Fenice pronta a risorgere. E del resto perché ci dovremmo meravigliare di quella ragazza addolorata se il giorno prima della cattura di Zagaria, nella retata dei 55 dell’area grigia (politici, amministratori, funzionari comunali e di banca) diversi testimoni hanno ammeso di aver dato il voto a certi candidati perché garantivano lavoro e soldi?
Il vuoto creato dalla cattura di Michele Zagaria è come uno tsunami. «Il problema - spiega il questore di Caserta, Guido Longo, un bravissimo investigatore a cui si deve la cattura di Sandokan, Francesco Schiavone adesso sono gli orfani, gli eredi dei Casalesi. Un esercito di fedelissimi, di affiliati e di tifosi, di fiancheggiatori e simpatizzanti, di politici e imprenditori. Insomma, la base sociale dei Casalesi».
Quanti sono gli orfani, gli eredi di Gomorra? Le stime degli investigatori, per approssimazione, parlano di almeno duemila persone. E soprattutto cosa faranno adesso?
Il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, non ama fare azzardi numerici, però è preoccupato, fa il pompiere dell’euforia per una sconfitta definitiva di Gomorra, che lui non vede. «Sconfitti? Decapitati? Andiamoci piano. Rimane ancora sostanzialmente intatta, nonostante gli arresti e i sequestri dei beni, la struttura imprenditoriale dei Casalesi, la loro presenza nel calcestruzzo, negli appalti, nelle imprese nazionali, nelle società presenti in tutte le attività merceologiche, nelle aziende bufaline, nella movimentazione terra».
Esce dall’apnea Cafiero De Raho. Prende fiato. E pronuncia a sillabe la sua sentenza: «Fino a quando non gli toglieremo i soldi, non prosciugheremo le loro ricchezze, i capitali, le imprese, fino a quel momento i Casalesi potranno andare avanti come se non fosse successo nulla. Riescono a digerire anche gli arresti. Insomma, il nemico è ancora forte».
Peccato che l’euforia e la speranza della disfatta di Gomorra siano durate l’arco di una giornata. Ieri, gli uomini della Mobile di Caserta sono stati tutto il giorno in via Mascagni, nella casa della coppia Inquieto. Alessandro Tocco dirige gli uomini della Polizia nel presidio-avamposto di Casal di Principe, un «manipolo di eroi», di «forze ostili» in terra di Gomorra. E hanno scoperto, gli sbirri, che tra le tante sorprese del bunker Zagaria, c’eranodue televisori 55 pollici e un cavo di quattrocento metri che raggiungeva piazza Petrillo, per collegarsi alla rete di telecamere di Casapesenna.
Senza parole. Questo innesto abusivo avrebbe consentito al boss di tenere sotto controllo tutto il paese. Si chiede Tocco: «Chi è quel tecnico che ha fatto l’allacciamento abusivo? E’ della ditta che ha impiantato il circuito delle telecamere a Casapesenna?».
Del resto è sorprendente l’uso e l’abuso di telecamere piazzate in ogni strada e vicolo, a protezione delle ville e delle abitazioni di Gomorra. Racconta il dottore Tocco che dopo la cattura di Antonio Iovine, coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, gli investigatori hanno avviato una indagine sull’abusivismo edilizio e la presenza diffusa delle telecamere nei comuni del quadrilatero: Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Villa Literno.
«Ci siamo fermati a censirne cento. In realtà le ville abusive sono migliaia. E quelle telecamere a protezione dei suoi abitanti sono illegali, non potrebbero riprendere e registrare i passaggi sulla pubblica strada...».
Bunker abusivi, appartamenti abusivi, mura abusive. Sì, effettivamente occorrerebbe un esercito di pale meccaniche per abbattere la maggioranza delle case di questi paesi. Ma per farlo, forse, si dovrebbero mandare a casa amministratori locali e funzionari comunali. Qualcosa è stato fatto, il giorno prima della cattura di Zagaria, con i 55 arresti.
Ha ragione il capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, quando si lamenta: «Nella lotta alle mafie ci sono pochi giocatori e molti spettatori». Il problema, però, è anche che molti di quegli spettatori, in realtà, tifano per la squadra sbagliata. E sempre Manganelli aggiunge che ognuno deve fare la sua parte, e dunque che spetta alla politica bonificare le istituzioni locali.
E già. Ma se qui c’è un rapporto feudatario tra gli amministratori e gli amministrati. Succubi i primi di Gomorra, di Gomorra e degli amministratori i secondi, gli elettori. Nicola Cosentino aspetta il verdetto della Camera, per capire se per la seconda volta eviterà il carcere o se, invece, finirà in manette. «Garante politico nazionale dei Casalesi». E ora? «Gomorra - sostiene il procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho - può anche fare a meno di Cosentino, scegliendo un altro politico in grado di rappresentarli».
09/12/2011