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  1. #691
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Riccio


    La lumaca si muove come
    un hovercraft, sostenuta dal
    cuscino di gomma di se stessa,
    condivide il suo segreto

    con il riccio. Il riccio
    non condivide il suo segreto con nessuno.
    Diciamo, Riccio, esci fuori
    da te stesso e noi ti ameremo.

    Non ti vogliamo fare del male. Vogliamo
    soltanto ad ascoltare quello
    che hai da dire. Vogliamo
    le tue risposte alle nostre domande.

    Il riccio non concede nulla,
    si fa i fatti suoi.
    Ci chiediamo cos'abbia da nascondere
    un riccio, perché è così diffidente.

    Dimentichiamo il dio
    sotto questa corona di spine.
    Dimentichiamo che mai più
    un dio avrà fiducia del mondo.



    Paul Muldoon
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  2. #692
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    A caccia di alci


    Tutti gli altri dormono quando esco
    dalla nostra tenda. In cielo
    stelle più luminose delle stelle che mai ci
    ci siano state nella mia vita. E più lontane.
    La luna di novembre spinge
    qualche nuvola scura sopra la valle.
    Più oltre la catena dei Monti Olimpici.

    Mi è parso di sentire l'odore della neve imminente.
    I nostri cavalli brucano all'interno
    del piccolo recinto di corda che abbiamo messo su.
    Dal fianco della collina, rumore
    d'acqua di sorgente. La nostra sorgente.
    Il vento soffia tra le cime degli abeti.
    Non avevo mai sentito l'odore d'una foresta prima
    di quella notte. Mi sono ricordato d'aver letto
    che Henry Hudson e i suoi uomini sentivano l'odore
    delle foreste del Nuovo Mondo
    da miglia al largo. E poi, subito dopo quel pensiero...
    mi sarebbe piaciuto vivere il resto della mia vita
    senza prendere in mano un'altro libro.
    Mi sono guardato le mani al chiaro di luna
    e ho capito che non c'era uomo, donna
    o bambino per cui potessi alzare un dito
    quella notte. Mi sono voltato e mi sono rimesso
    allora nel sacco a pelo.
    Ma gli occhi si rifiutavano di chiudersi.

    Il giorno dopo ho trovato sterco di coguaro
    e fatte d'alce. Ma anche se ho cavalcato
    in tutta quella zona,
    su e giù per le colline, in mezzo
    e lungo le vecchie piste dei tagliaboschi,
    non ho mai visto un alce. E mi stava
    pure bene. Ero comunque pronto.
    Perso per tutti, un fucile ben saldo
    a tracolla. Mi sa tanto che forse
    ne avrei potuto abbattere uno.
    O ad ogni modo gli avrei potuto tirare.
    Prendere la mira come mi avevano raccomandato -
    appena dietro la spalla, al cuore
    e ai polmoni. "Possono tentare di scappare,
    ma non andranno lontano.
    Pensaci un attimo", aveva detto mio amico.
    "Quanto credi riusciresti a correre con un pezzo
    di piombo in mezzo al cuore?" Beh', dipende,
    amico mio. Dipende. Ma quel giorno
    avrei potuto tirare il grilletto
    contro qualsiasi cosa. Oppure no.
    Nulla aveva più importanza ormai
    se non riuscire a tornare all'accampamento
    prima del buio. Che meraviglia
    vivere in questo modo! Dove nulla
    aveva più importanza di qualsiasi altra cosa.
    Riuscivo a vedermi tutto fino in fondo.
    E ho perfino capito un po’ di cose,
    mentre la mia vita mi tornava al volo in mezzo ai boschi.

    Ma poi levammo il campo. E la prima
    cosa che ho fatto è stato un bagno caldo.
    E poi allungare la mano a prendere questo libro.
    Ridiventare freddo e spietato.
    Senza cuore. Ogni nervo all'erta.
    Pronto a uccidere. Oppure no.


    Raymond Carver
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  3. #693
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Rauch

    I


    Es muß eine Sucht sein, eine gewaltige Begierde
    in den kleinen Körpern der Falter,
    wenn sie, unbeeindruckt vom Tod
    aller Toten, und wenig begabt
    zur Erkenntnis , wieder und wieder
    die Quellen des Lichtes aufsuchen,
    als gäbe es keine anderen Ziele
    in der Welt eines Zimmers, seichtere,
    gröbere.


    II


    Manchmal hören wir es, dieses kurze,
    zischende Geräusch
    vom Brand ihrer Flügel,

    die Passion einer Liebe,
    die Sekunde danach.
    Dann, in feinen, silbernen Linien,

    steigt Rauch auf zur Decke,
    die wir beharrlich
    mit dem Himmel verwechseln.



    Kurt Drawert
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  4. #694
    in silenzio
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Citazione Originariamente Scritto da mary ann Visualizza Messaggio
    Riccio


    La lumaca si muove come
    un hovercraft, sostenuta dal
    cuscino di gomma di se stessa,
    condivide il suo segreto

    con il riccio. Il riccio
    non condivide il suo segreto con nessuno.
    Diciamo, Riccio, esci fuori
    da te stesso e noi ti ameremo.

    Non ti vogliamo fare del male. Vogliamo
    soltanto ad ascoltare quello
    che hai da dire. Vogliamo
    le tue risposte alle nostre domande.

    Il riccio non concede nulla,
    si fa i fatti suoi.
    Ci chiediamo cos'abbia da nascondere
    un riccio, perché è così diffidente.

    Dimentichiamo il dio
    sotto questa corona di spine.
    Dimentichiamo che mai più
    un dio avrà fiducia del mondo.



    Paul Muldoon

    grazie, mamma.
    di necessità virtù

  5. #695
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    L'altra solitudine


    Esistono molte solitudini intersecate - dice - sopra e sotto
    ed altre in mezzo;
    diverse o simili, ineluttabili, imposte
    o come scelte, come libere - intersecate sempre.
    Ma nel profondo, in centro, esiste l’unica solitudine - dice;
    una città sorda, quasi sferica, senza alcuna
    insegna luminosa colorata, senza negozi, motociclette,
    con una luce bianca, vuota, caliginosa, interrotta
    da bagliori di segnali sconosciuti.
    In questa città
    da anni dimorano i poeti.
    Camminano senza far rumore, con le mani conserte,
    ricordano vagamente fatti dimenticati, parole, paesaggi,
    questi consolatori del mondo, i sempre sconsolati, braccati
    dai cani, dagli uomini, dalle tarme, dai topi, dalle stelle,
    inseguiti dalle loro stesse parole, dette o non dette.


    Ghiannis Ritsos
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  6. #696
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Prologo – Il Babbo Natale di Norfolk – Dawn


    Spesso ormai da vecchio che dorme
    solo quattro ore per notte, mi sveglio
    prima dell’alba, mi vesto e scendo
    nello studio e comincio a battere la macchina:
    poesie, lettere, altre pagine
    nel libro delle memorie. Qualsiasi
    cosa pur di mettere in moto le parole,
    per farle uscire dalla mia testa
    dove spingono tanto per essere
    liberate che quasi fanno
    male. La finestra dello studio
    dà a est, sui prati,
    e stamattina vedo
    che le pecore si sono sparse
    per la collina, le loro macchie bianche
    hanno la configurazione delle stelle
    di Canis Maior, la costellazione
    attorno al Sirio, il Cane,
    che mio padre soleva indicarci,
    chiamandolo per qualche
    ragione che dimentico
    Little Dog Peppermint.


    Che tipo di versi sto scrivendo?
    A scuola non sapevo mai scandire.
    Certo non è il metro alcaico.
    Né quello saffico. Forse è il verso
    breve che usò Kenneth Rexroth
    per Il drago e l’unicorno,
    trasmessomi da dovunque ora sia
    quel Vecchio Orso Brontolone
    (ma gli volevo bene). In realtà è
    solo una cadenza prosastica, spezzata
    quando respiro mentre metto
    in parole i pensieri; per lo
    più sono ricordi tenuti in serbo,
    in quella parte dove sta
    memoria
    . Quale antico italiano
    scrisse queste parole? Dante o
    Cavalcanti? Cinque anni fa il nome
    l’avrei avuto sulla punta della lingua
    ma non ora. In India
    chiamano un magazzino godown,
    ma non c’è inventario
    del mio godown. Non ce la faccio
    a tener in ordine quel che contiene.
    Tutte quelle persone nei libri,
    da Krishna e i personaggi
    dell’Antologia palatina,
    fino alle ultime sciocchezze
    dei decostruzionisti, vagano
    nel mio cervello,
    una sorta di "presente contunuo"
    come lo chiamava Gertrude Stein;
    il mondo nella testa mi
    confonde le idee sul mondo
    caotico in cui devo vivere.
    Meglio gli dei ubriachi della Grecia
    di una vita scandita dai computer.


    La mia scrivania guarda ad est;
    aspetto l’arrivo della luce
    dell’alba, alzando gli occhi
    d’ogni tanto dai tasti per
    riposarli. C’è sempre un piccolo
    rito, un attimo di invocazione
    di Apollo, dio della lira;
    chiedendo che mi tenga d’occhio
    perché io non faccia delle grosse sciocchezze.
    Apollo Febo, detto anche
    Sminteo l’ammazzatopi
    per la protezione che offre
    al grano dei contadini. Le mie
    albe non sorgono come tuoni
    per quanto io sia stato a Mandalay
    quell’anno che lavorai in Birmania.
    Quel popolo gentile e tenero
    perplesso della vita moderna;
    gli uomini, i guerrieri, erano pigri,
    le donne invece indaffarate, matriarche
    che mandavano avanti la baracca.
    E le ragazze si fasciavano il torso
    perché non gli crescessero i seni;
    chi iniziò questo costume, e perché?
    Le mie albe si alzano con circospezione,
    piano e senza far chiasso.
    Era notte e in dieci minuti
    è giorno, a meno naturalmente
    che piova forte. Poi viene la
    mia prima colazione. Non so cucinare
    così prendo solo del tè, fiocchi di granturco
    e biscotti della Pepperidge Farm.
    Poi un sigaro. Il dottor Luchs
    mi avvertì anni fa
    che i sigari mi avrebbero ucciso
    ma sono ancora qui. Ne
    quid nimis
    scrive Terenzio
    nell’Andria, moderazione
    in tutte le cose. Così mi fermo
    a tre al giorno;
    uno dopo colazione, uno
    dopo pranzo e uno dopo
    cena. Un Bolivar è insieme
    stimolo e consolazione.
    Dicono che quel che addolcisce
    tanto gli Havana è lo sputo dei cubani
    che li leccano nell’arrotolarli.
    Ma la foglia migliore per avvolgerli
    cresce proprio qui nella
    Connecticut River Valley.


    Si, abbiamo le nostre meraviglie,
    i nostri fenomeni naturali,
    ad esempio l’ometto
    vestito da Babbo Natale
    qui a South Norfolk,
    quando ci venni per la prima volta
    a vivere nel lontano 1930.
    Dimentico il suo vero nome,
    lo chiamavano semplicemente
    l’uomo Santa Claus.
    Anche nell’afa di agosto
    si metteva il costume rosso
    e la barba bianca
    e saliva fino alla spianata
    dalla sua baracca
    nel bosco dove viveva con
    la pensione minima
    per chiedere alla posta
    se c’erano le lettere dal Polo
    ma naturalmente non ce n’era mai.
    Tutti gli volevano bene,
    specialmente i bambini.
    Aveva un borsone di caramelle
    da un penny (si chiamavano penny candies
    a quei tempi, non costavano cinque
    centesimi come oggi)
    e le distribuiva ai bambini
    che lo seguivano a frotte cantando
    come fosse il Pifferaio
    di Hamelin e come la rapa
    di Finney che cresceva dietro il fienile
    cresceva e cresceva e non faceva
    male a nessuno, Mr. Santa Claus
    non faceva male a nessuno.
    Era il nostro eroe locale.


    La gente veniva da altre città
    a vederlo e parlargli.
    Ne scrivevano i giornali di
    tutto lo stato… poi a un tratto
    smise di venirci a trovare.
    Lo trovarono morto
    con la testa sfondata.
    La polizia statale aprì la solita
    inutile inchiesta ma non
    trovò traccia dell’assassino.
    Lo seppellimmo nel bosco
    vicino alla baracca, che si
    dovette bruciare, era così
    sporca, aveva conservato l’immondizia
    per tutti quegli anni.


    Gli dei confondono chi
    vogliono distruggere
    e chi più amano
    privano della ragione,
    si tratti di Edipo che uccise
    suo papa e giacque con sua mamma
    o il nostro amato Santa Claus,
    ora pressoché dimenticato.
    Nessuno mi crede quando
    racconto la sua storia;
    ma ho tenuto i ritagli.
    Se ne sta ora seduto
    sull’Olimpo, novello Ganimede,
    come lui rapito
    dall’aquila di Giove,
    un coppiere che versa
    il nettare per quei beoni
    scioperati, gli dei?
    Chi verrà finalmente fuori
    dal caos per punirli tutti?


    E a proposito di coloro
    che gli dei si divertirono
    a distruggere , notevole
    fu Dawn, di Santo, in Texas,
    la faccia e il corpo più perfetti
    che i miei occhi abbiano mai visto,
    ogni parte pura perfezione,
    modellata sulla Venere di Milo
    e forse, chissà, poiché nessuno
    l’ha mai vista, la stessa Ciprigna,
    quella dagli occhi viola, nata dalla schiuma.
    Il padre di Dawn cominciò a molestarla
    quando aveva dieci anni; fu messa in
    un asilo dove c’erano dei ragazzi
    brutali e poca educazione.
    Scappò a quindici anni e arrivò a Tulsa,
    trovò il lavoro come spogliarellista,
    conobbe uomini, troppi uomini
    che ne vedevano solo il corpo,
    non la persona dentro. Alla fine
    ne comparve uno decente,
    uno di New York
    che la trattò con gentilezza,
    la rispettò, un brav’uomo.
    La portò a New York,
    le prese un appartamento,
    la mandò a scuola,
    le diede libri da leggere,
    la rese più sicura di sé,
    le insegno a vestire.


    Ma gli dei crudeli, intesi a distruggerla,
    lo fecero morire.
    Ricominciò da capo, disperata,
    schiava del suo corpo.
    Quando incontrai Dawn era
    merce avariata. Mi maledì
    mentre le parlavo gentilmente,
    dicendo che ero come gli altri.
    Insistei. Se non era amore
    era un’ossessione.
    Alla fine so che le diedi
    un po’ di felicità, di
    libertà dalla sua prigione, quando
    fummo insieme in Italia e in Spagna.
    Una notte a Milano mentre
    tornavamo in albergo
    dal ristorante cominciò
    a piangere per strada, piano,
    poi a dirotto. Disse
    che io la avevo cambiata,
    e quella notte fu davvero
    una persona cambiata, tenera e
    appassionata. Fummo felici
    a Roma e Barcellona.
    Ma non avevo previsto
    Il risentimento degli dei.
    Erano gelosi che mi fossi preso
    una che consideravano tutta loro.
    A Burgos, la crudele Burgos,
    a un tratto divenne ostile
    e muta, poi catatonica.
    La misi in ospedale ma
    le loro medicine non l’aiutarono.
    Scappò dall’ospedale
    e si gettò sotto un tram.


    La seppellii nel cimitero
    di Campo Sagrado, molto distante
    da Santo in Texas. Quando guardai
    nella sua valigia trovai che aveva
    scritto delle piccole poesie. Strane
    poesie che non avevano senso ma
    avevano, in alcune frasi,
    una loro bellezza surrealista.


    James Laughlin
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  7. #697
    in silenzio
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Citazione Originariamente Scritto da mary ann Visualizza Messaggio
    L'altra solitudine


    Esistono molte solitudini intersecate - dice - sopra e sotto
    ed altre in mezzo;
    diverse o simili, ineluttabili, imposte
    o come scelte, come libere - intersecate sempre.
    Ma nel profondo, in centro, esiste l’unica solitudine - dice;
    una città sorda, quasi sferica, senza alcuna
    insegna luminosa colorata, senza negozi, motociclette,
    con una luce bianca, vuota, caliginosa, interrotta
    da bagliori di segnali sconosciuti.
    In questa città
    da anni dimorano i poeti.
    Camminano senza far rumore, con le mani conserte,
    ricordano vagamente fatti dimenticati, parole, paesaggi,
    questi consolatori del mondo, i sempre sconsolati, braccati
    dai cani, dagli uomini, dalle tarme, dai topi, dalle stelle,
    inseguiti dalle loro stesse parole, dette o non dette.


    Ghiannis Ritsos

    Grazie, anima mia
    che stanca d'essere braccata ti sei arresa
    alla gatta che ascolta miagolii lunari e ai cani che ululano a chi passa.

    Grazie, o sole mio
    che sorgi e tramonti ogni giorno
    ritmando il tempo per compiere ogni dovere del mio stato di esistenza.

    Grazie, mondo
    per accogliermi e per sostenere il peso
    di questo corpo così mutevole, così incantevole.

    Maria Vittoria in Felsina Bononia Alma Mater Studiorum, 31 VII 2014 Anno Domini.
    di necessità virtù

  8. #698
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    Duplice è la nostra vita: il sonno ha il suo proprio mondo
    un confine tra le cose chiamate impropriamente
    morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo,
    e un vasto reame di sfrenata realtà;
    e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro,
    e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia;
    lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli,
    tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli,
    dividono il nostro essere; diventano
    parte di noi stessi e del tempo,
    e sembrano gli araldi dell'eternità;
    passano come fantasmi del passato, parlano
    come Sibille dell'avvenire; hanno potere -
    la tirannia del piacere e del dolore;
    ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere,
    e ci scuotono con dissolte visioni,
    col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così?
    Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono?
    Creazioni della mente? La mente sa creare
    sostanza, e popolari pianeti, di sua fattura,
    di esseri più splendenti di quelli mai esistiti,
    e dare
    respiro e forma che sopravvivono alla carne.



    Lord George Gordon Byron
    Originariamente Scritto da …:
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  9. #699
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    L'aratro solitario


    Ogni cosa era sancita. Assicurata, razionalmente elaborata,

    avresti quasi detto umana. Anche le assemblee del Popolo
    avevano la loro importanza;
    Atena proteggeva il diritto; presente di persona, benché in-
    visibile,
    presiedeva sempre le assemblee dell'Aeropago; e se i voti
    erano distribuiti in due parti uguali, allora la bilancia della
    giustizia
    pendeva dalla parte dell'accusato.
    Bei giorni abbiam passato -
    sembrano proprio un sogno;- sono esistiti? non sono esi-
    stiti?-
    e se li avessimo semplicemente sognati?- e se li avesse alte-
    rati il frequente ricordare
    nei piovosi crepuscoli autunnali?
    Quando festeggiavamo l'aratura
    il sacerdote chino tracciava il primo solco ai piedi dell'A-
    cropoli
    recitando belle parole: "Non rifiutare mai a nessuno acqua
    e fuoco.
    A chi ti chiede la via, non indicarla mai sbagliata. Non la-
    sciare mai
    privo di sepoltura un morto. Non uccidere il toro che tra-
    scina l'aratro."

    Belle parole, in effetti;- nient'altro che parole; ma nella real-
    tà, ai giorni nostri come allora,
    fuoco per la messe del vicino, acqua che inonda,
    e il toro dai nastri rossi che cuoce nel calderone del ladro.

    Soltanto l'aratro, abbandonato (guidato forse da una mano
    invisibile),
    continua a solcare il campo sterile pieno di gigli selvatici e di
    malve.



    Ghiannis Ritsos
    Originariamente Scritto da …:
    “Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.

    https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108

  10. #700
    in silenzio
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    Predefinito Re: Una poesia che "sento" mia

    per tirare un aratro è consigliabile evitare il toro e attaccare un binomio di bovini buoi, magari uno rò e uno bunì : meglio sterili le bestie del campo

    :-))
    di necessità virtù

 

 
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