Eccezionali esperimenti di due ricercatori emiliani
Vi facciamo ascoltare la musica delle piante
LA MUSICA DELLE PIANTE
Testo di Roberto Allegri
Foto di Emanuela Gambazza
Dal sito http://www.tonyassante.com/renzoallegri/indice.htm
Eccezionali esperimenti di due ricercatori emiliani
Vi facciamo ascoltare la musica delle piante
LA MUSICA DELLE PIANTE
Testo di Roberto Allegri
Foto di Emanuela Gambazza
Dal sito http://www.tonyassante.com/renzoallegri/indice.htm
Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 23-03-10 alle 16:54
"Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)
Sembra incredibile. Forse ho il cosiddetto "pollice verde" appunto perché le amo. Spesso le mie figlie mi portano le loro piante che deperiscono o stanno per morire; hanno constatato che, con le mie cure, si riprendono
Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 24-03-10 alle 21:18
Non ti curar di lor, ma passa e sputa
Si vede che trasmetti loro vigore e tranquillità.
Anche se le potenzialità del mondo vegetale sono ancora in gran parte inesplorate, sappiamo che le piante sono perfettamente in grado di riconoscere tutta una serie di segnali provenienti dall'ambiente (ossigeno, acqua, gravità, luce ecc.) e di elaborarli per rispondere in modo adeguato. E sembra dimostrato che sono sensibili alla musica e piuttosto infastidite dal rumore.
La pianta non ha ovviamente un cervello centralizzato, tuttavia possiede un reticolo di piccoli centri "di calcolo" formato dagli apici radicali. Quindi, in un certo senso, "ragiona" e ha una certa coscienza di sé. E non lo dico io, ma il laboratorio di neurobiologia vegetale dell'Università di Firenze (International Laboratory of Plant Neurobiology): diversi esperimenti hanno dimostrato che, prendendo due piante geneticamente identiche e mettendole vicine, quella che viene messa in ombra dall'altra si muove alla ricerca di luce. Se invece si accorge di farsi ombra da sé con un ramo, non accade assolutamente nulla. A me sembra stupefacente.
Ultima modifica di Silvia; 24-03-10 alle 22:21
Insomma... finalmente l'argomento devastante e definitivo contro l'alimentazione vegetariana?
Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 27-03-10 alle 01:17
Non credo proprio. Per quel che mi riguarda, quando ho aperto questa discussione, l'idea non mi sfiorava neppure. La mia intenzione era semplicemente quella di evidenziare l'ennesimo capolavoro della natura, fonte inesauribile di sorprese e meraviglie, e di prospettare una visione del mondo vegetale che non prescindesse dalla scienza, ma che fosse al tempo stesso poetica. E che potesse andare al di là del concetto universalmente accettato di pianta come automa, governata da funzioni puramente meccaniche e incapace di emozioni. Sembra non sia così: anni di studi scientificamente ortodossi (non a caso ho citato il laboratorio di neurobiologia vegetale dell'Università di Firenze) hanno dimostrato che che le piante non solo sono in grado di vivere e respirare, ma anche di sentire (voci e suoni), comunicare, reagire ai pericoli, valutare e decidere (si parla di "capacità decisionale evoluta"). Sono, insomma, esseri dotati di una certa sensibilità, quasi un embrione di intelligenza: basterebbe rispettarle un po' di più.
Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 27-03-10 alle 01:17
Quoto la seconda parte della frase, ma non la prima.
Nessuno ha scritto che le piante soffrono come (o addirittura più) degli animali. Sarebbe un'assurdità, dal momento che non dispongono di un sistema nervoso. Però, a quanto pare, sono dotate di una struttura elementare che – seppur lontanamente – è assimilabile: hanno percezioni e sensazioni, quindi una vita di "emozioni" che, benché essenziale e lentissima rispetto a uomini e animali, è funzionante e da rispettare.
Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 31-03-10 alle 22:55
II luogo più suggestivo dove le piante incontrano il vento è il bosco, che da sempre parla agli uomini che sanno ascoltarlo. Thomas Hardy nella sua opera intitolata Under the Greenwood Tree, libro del 1903, scrive: «Per gli abitanti del bosco quasi ogni specie di albero possiede, accanto al proprio aspetto, una sua propria voce. Al passaggio della brezza, gli abeti singhiozzano e gemono dondolandosi; l'agrifoglio sibila battendo contro se stesso; il frassino fischia e rabbrividisce; il faggio stormisce mentre i suoi rami lisci si alzano e si abbassano. E l'inverno pur modificando la voce d'ogni singolo albero facendone cadere le foglie, non ne distrugge l'individualità».
Da un'attenta osservazione possiamo accorgerci di come e quali piante reagiscono allo stormire del vento. La foglia più eccitabile è quella del Populus tremula o Pioppo tremulo, così definito perché basta un filo di vento a far vibrare le foglie, in quanto il picciolo della foglia è sottile e compresso ai lati; tale forma favorisce il continuo tremolio, che diventa fruscio quando sopraggiunge la brezza. Un fruscio che ricorda il vociare di persone lontane. Questo brusio era considerato dagli antichi altamente terapeutico, a tal punto da creare nei loro giardini angoli dove rigenerarsi, sedendo sotto alcune piante dalle particolari caratteristiche, come appunto il Pioppo tremulo, capace con il suo "sussurro" di rilassare il sistema nervoso e favorire la respirazione, con conseguente ricarica energetica al corpo.
Ed è proprio nel bosco che i popoli ariani hanno eletto i loro santuari, boschi dove la quercia era sovrana. James Frazer nel suo straordinario libro Il Ramo d'oro scrive: «Tanto i Greci, come gli Italici associavano questo albero con il loro più alto dio, Zeus o Jupiter, la divinità del cielo, della pioggia e del fulmine. Forse il più antico e certamente uno dei più famosi santuari della Grecia era a Dodona, dove Zeus veniva adorato nella quercia profetica. Le tempeste di fulmini che sembra imperversino a Dodona più che in qualunque altro posto in Europa, facevano di quel luogo una dimora adatta per il dio, la cui voce veniva udita tanto nel mormorio delle foglie di quercia quanto nello scoppio della folgore».
Il suono del vento tra gli alberi ha ispirato poeti, musicisti e scrittori e ciò che emerge è qualcosa di arcano, atavico, basta leggere con attenzione Tolkien nel mitico Signore degli Anelli: «Entrarono nel cerchio di alberi bianchi, ed in quel momento il Vento del Sud incominciò a soffiare sul Cerin Amroth, sospirando fra i rami. Frodo rimase immobile ad ascoltare remoti mari lambire grandi spiagge cancellate ormai da molti e molti anni, ed il grido di uccelli marini la cui razza si era estinta sulla terra».
Walter Maioli (Il Centro del Suono) – da Hera n. 98 (marzo 2008)
Avere una reazione fisiologica non significa soffrire come lo intendiamo noi..
Anche durante un'anestesia totale il corpo reagisce come se soffrisse..ma noi non lo percepiamo..anche perché la sofferenza serve ad allontanare la causa del dolore..e salvare la creatura..quella che sia..
Dal momento che le piante non possono scappare..se ne deduce che anche la loro percezione del dolore è ben diversa da quella che hanno gli animali..
Si dice che un motore soffre..se il carburatore è sporco..ed emette suoni lamentosi..ma possiamo dire che il motore sta soffrendo in senso letterale..?...:sofico:
In realtà si genera un senso di squilibrio..e la materia soffre a suo modo..più blando..come un pesce ad esempio che se sentisse male come noi non potrebbe resistere all'amo..ma lo seguirebbe senza opporre resistenza..
Da momento che tutto è Uno..e anche le piante fanno parte di noi..e noi del Tutto..significa che noi soffriamo quando una pianta è seviziata e mutilata..la pianta si serve di noi per soffrire dal momento che non può farlo lei..
e noi possiamo impedire che soffra..
ma è necessaria la compassione....identificarsi nell'altro..e non tutti..anche se vivono nel mondo..ne fanno coscientemente ed emozionalmente parte...
sono
coloro che non sanno quello che fanno..
Ultima modifica di testadiprazzo; 30-04-11 alle 15:23
Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
(la via diretta non è la più breve)
E' l'argomento contro l'alimentazione che mutila o uccide le piante..cioè..le verdure a foglia..e le radici...ma non i semi..i frutti..i tuberi e i bulbi..
E infatti i cibi sono i cereali e i legumi ..i frutti..quelli di superficie ... quelli sotterranei e quelli aerei..
Sto infatti alimentandomi in questo modo..e percepisco un benessere che non si manifestava quando mangiavo le foglie..per non dire i pesci e le carni..
Abolire la carne vegetale e quella animale serve a capire la differenza tra cibi e medicine sporadiche..
Le carni..le foglie..sono medicine..da usarsi con parsimonia..mentre i cibi sono ciò che la Natura ci offre volentieri..e non lo strappiamo con la violenza...anche il latte e le uova sono frutti animali..e non è bene privarsene..se non ci sono ragioni metaboliche..
Secondo la mia filosofia e pratica alimentare...
Ultima modifica di testadiprazzo; 30-04-11 alle 15:33
Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
(la via diretta non è la più breve)