La città russa di Yekaterinburg ha ospitato a metà giugno due significativi vertici che hanno riunito i capi di stato di alcuni dei più importanti paesi del pianeta.

Nei medesimi giorni, si sono incontrati i capi di Stato dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), fondata nel 2001, che riunisce una serie di stati, a cominciare dalla Russia e dalla Cina, che occupano la superficie dei tre quinti del continente eurasiatico, con una popolazione di circa un miliardo e mezzo di abitanti e quelli del cosiddetto BRIC (acronimo utilizzato per riferirsi a Brasile, Russia, India, Cina, le principali “potenze emergenti”), i cui leader hanno deciso di consultarsi periodicamente per definire politiche comuni di intervento, in particolare in merito alle vicende dell’economia mondiale.

I due avvenimenti, di straordinaria rilevanza strategica (non dissimile da quella che viene attribuita alle riunioni del G, in ragione del peso e dell’influenza di molti degli stati coinvolti, sono passati praticamente inosservati nella grande stampa e nelle televisioni del nostro paese, impegnate, a pieno regime, nella poderosa campagna propagandistica di delegittimazione del risultato delle elezioni presidenziali in Iran e di sostegno all’ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata” (questa volta “verde”) funzionale agli interessi geo-strategici dell’imperialismo.

Al vertice della SCO, oltre ai presidenti dei paesi membri di diritto (Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghiztan, Tagikistan), hanno partecipato anche i capi di Stato di alcune nazioni che ricoprono per il momento il ruolo di osservatori (India, Pakistan, Mongolia e Iran), ma di cui non viene esclusa una loro futura piena adesione. Nel corso della riunione, a testimonianza del crescente interesse che la comunità riveste presso i paesi che ricoprono l’immenso territorio dell’Eurasia, è stato formalizzato l’ingresso anche della Bielorussia e dello Sri Lanka, in veste di osservatori. Infine, in qualità di “ospite” ha preso parte alle sessioni di lavoro anche l’Afghanistan.

Il summit ha concluso i suoi lavori con l’approvazione di una lunga dichiarazione, in cui, in particolare, viene rinnovata con fermezza quella fiducia nella creazione di un “mondo multipolare”, in cui non vi sia spazio per qualsiasi “egemonismo”. E’ il principio ispiratore della fondazione dell’Organizzazione di Shanghai, per impulso in particolare di Cina e Russia.

Di fronte ai “seri cambiamenti in corso nella situazione internazionale” – si scrive nella Dichiarazione - e all’affermarsi della “tendenza all’affermazione di un autentico multilateralismo”, i paesi dell’Organizzazione, “in corrispondenza allo spirito dei tempi”, ribadiscono l’impegno a concentrare i loro sforzi congiunti nella realizzazione “dell’aspirazione alla pace e a uno sviluppo sostenibile, e della promozione della cooperazione tra eguali”. Consapevoli che “la tendenza verso il multilateralismo rappresenta un processo ormai irreversibile”, gli stati della SCO ribadiscono l’impegno ad operare “per il mantenimento di un dialogo costruttivo e per l’approfondimento di una più stretta collaborazione su un piano di parità” che soli possono consentire alla grande comunità eurasiatica di contribuire alla risoluzione dei problemi globali e regionali.

Nella dichiarazione conclusiva hanno trovato largo spazio i temi che, più di altri avevano richiamato l’attenzione della sessione del vertice: la crisi economica e finanziaria globale e le questioni relative alla sicurezza regionale.

Per quanto riguarda i temi dell’economia internazionale, la proposta di maggiore rilievo emersa nella discussione è stata avanzata dal presidente russo Medvedev, sostenuto in particolare dal leader kazakho Nazarbayev, in merito al ruolo che l’Organizzazione di Shanghai potrebbe svolgere quale propulsore della creazione di un sistema monetario internazionale diversificato, in cui il predominio attuale del dollaro venga controbilanciato da una “valuta sopranazionale”. Secondo Masha Lipman, del Carnegie Center di Mosca, la misura proposta, voluta in particolare dalla Russia, riflette “la fortissima determinazione dei paesi in via di sviluppo ad esercitare un ruolo più incisivo nell’economia mondiale, soprattutto nelle condizioni di instabilità che caratterizzano l’attuale situazione”.

Tra i risultati operativi del vertice va segnalata la concessione da parte della Cina di una linea di credito di 10 miliardi di dollari ai paesi dell’Asia Centrale che integrano l’Organizzazione e alcune misure che prevedono un robusto rafforzamento della collaborazione militare, finalizzate “ufficialmente” al contrasto dell’attività terroristica nella regione, ma probabilmente destinate a rispondere in modo più efficace alla crescente invadenza degli USA e della NATO nelle regioni dell’Asia Centrale, dopo gli impegni assunti in questo senso dalla nuova amministrazione Obama, in particolare con l’aumento della presenza militare e della pericolosità e ferocia delle operazioni in Afghanistan e Pakistan.

In occasione di questo vertice, è stata soprattutto la partecipazione dei paesi “osservatori” a richiamare l’attenzione degli analisti di politica internazionale, interessati in particolare al primo viaggio all’estero di Ahmadinejad, appena rieletto alla carica di presidente della repubblica e al primo incontro tra i presidenti di India e Pakistan, dal momento del sanguinoso attacco terroristico scatenato a Mumbai nel novembre dello scorso anno.

In particolare, la presenza del presidente iraniano, che è sembrata in dubbio fino all’ultimo momento a causa dell’intensificarsi delle proteste di piazza dell’opposizione contro la sua rielezione, è stata accolta da manifestazioni di caloroso benvenuto da parte di tutti i leader dell’Organizzazione, che hanno voluto così esternare il loro pieno riconoscimento della legittimità della consultazione elettorale iraniana.

Nel suo indirizzo ai partecipanti al vertice, Ahmadinejad - che in merito alle proposte avanzate nel vertice ha aggiunto la sua voce a quella dei sostenitori della ricerca di un’alternativa al dollaro, nel regolamento delle transazioni nel mercato internazionale - ha voluto manifestare la sua opinione rispetto agli sviluppi della situazione internazionale, ribadendo la sua ferma opposizione ad ogni forma di egemonismo nelle relazioni tra gli stati e, con un evidente riferimento agli Stati Uniti e ai suoi alleati, impegnati attivamente e senza risparmio di mezzi nella destabilizzazione del suo paese, ha ammonito che “l’epoca degli imperi è giunta alla sua conclusione e che nessuno può illudersi di farla resuscitare”, soprattutto in considerazione del fatto che “l’America è immersa in una profonda crisi economica e politica, senza speranza di soluzione”, come dimostrano, tra l’altro “la continuazione dell’occupazione dell’Iraq, il dominio del caos in Afghanistan e la mancanza di sbocchi alla questione palestinese”.

A margine del vertice si sono svolti alcuni incontri bilaterali, tra cui emerge quello tra Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. In un comunicato congiunto che conferma lo straordinario rilievo assunto dalla partnership tra le due potenze, viene sottolineato come “dallo sviluppo della nostra cooperazione strategica dipenderanno molte delle decisioni assunte in ambito G20 e in altre organizzazioni internazionali” e si insiste sulla necessità di offrire soluzioni politiche e diplomatiche, e non attraverso l’uso della forza, a tutte le crisi che attraversano il mondo, a cominciare dalla disputa in corso sul nucleare iraniano e coreano. I due presidenti hanno anche firmato una serie di rilevanti accordi, tra cui spicca quello relativo all’impegno all’uso delle rispettive divise – rublo e yuan – negli scambi commerciali.

Sull’importanza dell’altro vertice svoltosi a Yekaterinburg, del gruppo BRIC, si è soffermato con i giornalisti il presidente russo Medvedev, che non ha esitato a definire l’incontro un avvenimento di portata “storica”. Medvedev, dichiarandosi interprete del sentire comune di tutti i leader partecipanti, ha sottolineato che il BRIC è chiamato a contribuire a creare le premesse “per un ordine mondiale più equo e per la formazione di un clima generale più favorevole alla soluzione dei problemi globali”. “Dallo sviluppo dell’economia brasiliana, russa, indiana e cinese – ha aggiunto il presidente russo – dipenderanno molti processi economici mondiali, il potenziale industriale dell’intero pianeta e, in notevole, misura, la sicurezza globale”.
Anche il vertice del gruppo BRIC si è concluso con la sigla di una dichiarazione comune, in cui, in particolare, viene proposto l’ampliamento della presenza delle nazioni in via di sviluppo nelle istituzioni economiche e finanziarie internazionali e si fissa per il 2010 un nuovo summit dei quattro paesi, questa volta ospitato dal Brasile.

Mauro Gemma
Fonte: www.lernesto.it
Link: http://www.lernesto.it/index.aspx?m=...Articolo=18341
25.06.2009