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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Quelle parole talismaniche nei sinodi sulla famiglia
    di Federico Catani
    Nella Chiesa si è imposta una neolingua di stampo orwelliano. Il processo va avanti da tempo, ma negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione impressionante. I due Sinodi sulla famiglia (del 2014 e 2015) lo hanno in qualche modo solidificato. Nel romanzo 1984, George Orwell spiega che la neolingua era la lingua ufficiale imposta dal Grande Fratello per sostituire la vecchia visione del mondo, le vecchie abitudini mentali e, soprattutto, per rendere impossibile ogni altra forma di pensiero che non fosse quella imposta dal Grande Fratello stesso e dal suo Partito unico, il Socing.
    Ebbene, mutatis mutandis, sembra essere proprio quello che sta accadendo nella Chiesa. E' uscito un agile volumetto, “Una rivoluzione pastorale. Sei parole talismaniche nel dibattito sinodale sulla famiglia”, scritto dallo studioso Guido Vignelli e con la prefazione di mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana. Il testo aiuta il lettore a orientarsi nel nuovo linguaggio utilizzato dai documenti ecclesiali usciti dai due Sinodi. Pur essendo stato ultimato prima della pubblicazione di Amoris laetitia, l’esortazione apostolica di Papa Francesco rientra a pieno titolo nella disamina fatta da Vignelli.
    In sintesi, come nota l’autore, “questo linguaggio veicola una nuova pastorale che favorisce un cambiamento di mentalità e di sensibilità tale da insinuare una nuova teologia”. Non è una novità. Già san Pio X, nel 1907, affermava che “i modernisti involgono i loro errori in certe parole ambigue e in certe formule nebulose, allo scopo di prendere gli incauti nei loro lacci, ma tenendosi sempre aperta una via di scampo per non subire un’aperta condanna”.
    La tecnica – che Vignelli riassume in appendice – è quella del “trasbordo ideologico inavvertito”. In pratica, il ricorso a parole cosiddette ‘talismaniche’ serve per trasbordare i fedeli da una posizione vera ad una falsa. Ed il passaggio è, per l’appunto, inavvertito, indolore. La tattica è di evitare l’affermazione di errori espliciti, ricorrendo piuttosto a “parole ambigue e scivolose che, pur avendo una origine cristiana, sono state sequestrate e strumentalizzate da una cultura anticristiana per diffonderle negli ambienti cattolici al fine d’inquinarli e disporli al cedimento e alla resa al nemico”. Insomma, si definiscono tali parole ‘talismaniche’ perché, “pur sembrando banali e innocue, nel linguaggio in cui vengono usate esse possono esercitare una pericolosa influenza che tende a manipolare la mentalità di chi le usa mediante una tecnica implicita di persuasione psicologica”.
    Tra quelle più citate nel dibattito sinodale e maggiormente in voga ai giorni nostri, Guido Vignelli ne ha individuate sei.
    Inizia con il termine ‘pastorale’. Quante volte abbiamo sentito ripetere che la dottrina non cambia ma va invece adeguata la pastorale? Ebbene, la pastorale dovrebbe essere la modalità con cui i pastori della Chiesa guidano le anime verso la salvezza eterna. Se ne deduce che la prassi pastorale non può mai essere disgiunta dalla verità dottrinale: sono due facce della stessa medaglia. Da anni, però – e i Sinodi ne sono stati la prova -, si ricorre al termine pastorale per far sì che cambi la dottrina. Con la scusa dei tempi che cambiano e delle nuove esigenze e situazioni dei fedeli, si finisce per mettere in soffitta la legge di Dio e la Sacra Scrittura. E infatti si parla di “conversione pastorale” della Chiesa, in modo che “dogmatica, morale, diritto e liturgia si adeguino alle esigenze dell’uomo moderno”, e non il contrario, come invece dovrebbe essere.
    C’è poi la parola ‘misericordia’. La Chiesa ne ha sempre parlato e l’ha sempre vissuta. In due millenni i preti hanno sempre confessato e assolto miliardi di fedeli. Eppure sembra sia una scoperta di qualche anno fa… Il problema è che oggi per misericordia si intende perdono a buon mercato: tutti si salvano e tutti sono perdonati, senza bisogno di alcun pentimento. Ma questo è un vero e proprio stravolgimento della verità. Anzi, una bestemmia che porta le anime alla dannazione.
    Veniamo poi al termine ‘ascolto’. Si dice che la Chiesa deve porsi in ascolto, più che insegnare, arrivando persino a mettere in dubbio “certezze ritenute indiscutibili e sicurezze ritenute irrinunciabili”. Ne deriva che, “per la pastorale dell’ascolto, l’importante non è più che l’uomo sia in sintonia con la volontà divina, bensì solo l’essere sinceri, in pace con sé stessi e con gli altri; l’esserlo con Dio ne sarebbe un’automatica conseguenza”. In tal modo – lo abbiamo visto con i questionari somministrati in maniera assai discutibile prima dei Sinodi – la Chiesa si appiattisce sulla sociologia, pensando che la sua missione sia solo “fornire un vago servizio all’umanità”.
    E cosa dire del ‘discernimento’? Tale parola indica lo strumento per analizzare le situazioni problematiche. Perciò, diventa vietato esprimere giudizi e chi non si adegua a questa nuova strategia pastorale viene severamente redarguito ed emarginato. Discernimento significa quindi ascoltare il diverso e valorizzare la sua diversità, perché bisogna tener conto della complessità delle situazioni. Ecco allora che “la complessità diventa un pretesto per eludere il problema ed evitarne la cura risolutiva ma spiacevole”. Nella pastorale di oggi evidentemente non c’è più spazio per il sacrificio e la croce. Si giunge così al concetto di famiglie e persone ‘ferite’: in tal modo “la situazione viene scusata o addirittura giustificata come se fosse insuperabile, mentre chi si ostina a rimproverarla viene accusato di mancare di misericordia”. Ciò che conta sono le “relazioni affettive di qualità”, ovvero quelle in cui ci si impegna a vivere “una unione autentica e stabile che comporti il reciproco aiuto materiale e morale”. Non c’è da stupirsi pertanto se non si usano più i termini ‘immorale’ o ‘irregolare’ per i conviventi more uxorio o per le coppie omosessuali: di fatto si passa dalla tolleranza del male alla sua piena accettazione. Il tutto in nome della dolcezza, del dialogo, della misericordia e dell’accompagnamento.
    Già, ‘accompagnamento’ è un’altra parola talismanica. Non si tratta più di accompagnare il peccatore alla conversione, perché “ogni via, per quanto pericolosa, purché sia scelta liberamente dall’uomo, conduce comunque alla meta della salvezza”. Questo discorso vale pure per la società. Abbandonato l’obiettivo di costruire la civiltà cristiana, la Chiesa “deve accompagnare i processi culturali, seguirne l’evoluzione storica, incoraggiarne l’ammodernamento in senso pluralistico, senza pretendere d’imporle un modello storicamente sorpassato”. In buona sostanza, deve favorire un mondo non tanto scristianizzato, quanto piuttosto – e lo vediamo ogni giorno – anti-cristiano. Deve sposare dunque una strategia suicidaria.
    Infine, l’ultimo termine preso in esame da Vignelli è ‘integrazione’. Molti sostengono che la comunione con la Chiesa e con Dio può essere solo parziale. Pertanto, occorre accogliere le diversità, abbattere mura, gettare ponti, superare le discriminazioni attraverso l’inclusione. Pretendendo però di integrare nella Chiesa quanti per ragioni oggettive non possono essere assimilabili, si favorisce la disintegrazione. Ovvero la dissoluzione: altra scelta suicida.
    Ebbene, chi ama non vuole la morte dell’amato e non lo porterà certo ad uccidersi. Lo stesso vale per la Chiesa. Se i pastori preposti a guidarla e custodirla adottano rivoluzioni pastorali e dottrinali - ben celate dietro parole ambigue - volte a danneggiare il Corpo Mistico di Cristo, le possibilità sono due: o sono degli ingenui, e allora per ovvie ragioni dovrebbero essere privati di ogni incarico, oppure sono in mala fede e al servizio di qualcun altro (“non si possono servire due padroni”, dice Gesù nel Vangelo).
    Quelle parole talismaniche nei sinodi sulla famiglia ~ CampariedeMaistre

    Saldi di fine stagione: il crollo della Chiesa Cattolica Tedesca. Il Card.Marx "andiamo avanti come prima"
    Chiesa in Germania, un crollo.
    di Marco Tosatti
    Qualche giorno fa la Conferenza Episcopale tedesca ha fornito cifre che testimoniano di costante e preoccupante declino del cattolicesimo nella patria di Benedetto XVI.
    Nel 2015 l’hanno abbandonata 181.925 persone. Qualche giorno fa la Conferenza Episcopale tedesca ha fornito cifre che testimoniano di costante e preoccupante declino del cattolicesimo nella patria di Benedetto XVI.
    A dispetto dei numeri, il cardinale di Monaco, Reinhard Marx, ha definito la Chiesa come una “forza energica, il cui messaggio è ascoltato e accettato”.
    La Chiesa cattolica in Germania è un contenitore che si sta svuotando a ritmi impressionanti: nel 2015 l’hanno abbandonata 181.925 persone.
    Nello stesso periodo, sono diventati cattolici in 2685, e 6474 cattolici sono tornati alla fede.
    La Conferenza episcopale ha sottolineato che il numero dei battesimi e dei matrimoni ha segnato una lieve crescita, rispetto all’anno precedente.
    Ma se si fa un paragone fra oggi e vent’anni fa – metà degli anni ’90 – si vede che il numero dei battesimi è sceso di un terzo: da 260.000 nel 1995 a 167.000 nel 2015.
    Situazione ancora peggiore per i matrimoni: diminuiti di circa la metà.
    Da 86.456 a 44.298.
    E se nel 1995 la pratica domenicale era del 18.6 per cento, adesso è scesa al 10.4 per cento.
    Ma sono soprattutto gli abbandoni il dato clamoroso.
    I dati sulla confessione non sono noti, ma una ricerca recente affermava che il 54 per cento dei preti si confessava al massimo una volta all’anno, e anche meno.
    Fra gli assistenti pastorali, il 91 per cento si confessava meno di una volta all’anno.
    Di fronte a queste cifre di abbandoni – un trend ormai stabile da anni – il cardinal Marx ha ribadito la sua strategia: fare sconti sui sacramenti e sulla dottrina.
    “Abbiamo bisogno di una ‘pratica pastorale sofisticata’ che renda giustizia ai diversi mondi di vita della gente e trasmetta in maniera convincente la speranza della Fede.
    La conclusione del sinodo dei vescovi dell’anno scorso e l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco sono punti importanti”.
    La strategia degli sconti può funzionare?
    L’evidenza che proviene dalle Chiese protestanti “storiche” sembra negarlo; in realtà può anticipare veramente quella dei saldi di fine stagione.
    L’esperienza dei decenni passati infatti ha condotto sia San Giovanni Paolo II che il suo immediato successore, Benedetto XVI, a non seguirla, preferendo l’enunciazione senza ambiguità e compromessi del messaggio evangelico.
    MiL - Messainlatino.it: Saldi di fine stagione: il crollo della Chiesa Cattolica Tedesca. Il Card.Marx "andiamo avanti come prima"

    Finalmente scoperta la Fonte della Sapienza: i Puffi
    Redazione
    Ci sono livelli di demenzialità che toccano le vette sublimi dell’Arte. Riproduciamo un articolo di Carlo Climati, pubblicato sull’Agenzia Zenit, nel quale, partendo dalla constatazione che “stiamo vivendo un momento bellissimo”, ci viene spiegato che chi critica (OMISSIS) non è altro che un Puffo Brontolone. È chiaro fin dall’inizio che si tratta di una cosa seria: infatti l’articolista ci avvisa subito che “I fumetti dei Puffi sono eccezionali. Ogni storia riesce a trasmettere un messaggio”. Segue il prezioso testo; in chiusura siamo invitati a “percepire la straordinaria bellezza del momento che stiamo vivendo fuori e dentro la Chiesa”.
    Non facciamo ulteriori commenti, perché solo la lettura dell’articolo può fare gustare fino in fondo queste vere perle di saggezza. Comunque vorremmo sapere anche il parere di Gargamella e del gatto Birba. Buona lettura a tutti e, mi raccomando, siete avvisati: il momento che stiamo vivendo, fuori e dentro la Chiesa, è di straordinaria bellezza.
    PD
    I Puffi brontoloni che non capiscono il Papa
    di Carlo Climati
    Stiamo vivendo un momento bellissimo. Perché tante persone non se ne rendono conto ed attaccano il Santo Padre?
    I fumetti dei Puffi sono eccezionali. Ogni storia riesce a trasmettere un messaggio. Ogni personaggio ha un carattere e un’immagine diversa, che possiamo ritrovare nella realtà quotidiana.
    Un personaggio che mi ha sempre colpito molto è il Puffo brontolone. Sempre cupo, imbronciato, pronto a brontolare e ad esprimere il suo dissenso su ogni cosa.
    Capita spesso di incontrare Puffi brontoloni nella vita di tutti i giorni e perfino nella Chiesa. Pensiamo ai Puffi brontoloni che criticano costantemente il Papa e ne analizzano ogni parola. Possiamo incontrarli dappertutto: sui giornali, sui social network, al bar, in chiesa, nell’oratorio… Li riconosci subito perché ti avvicinano e ti comunicano il loro brontolamento, spesso partendo da un fatto d’attualità: “Hai sentito che cosa ha detto oggi il Papa? È scandaloso. Porterà la Chiesa alla rovina”.
    I Puffi brontoloni possono agire singolarmente o in gruppo. A volte si riuniscono per produrre libri o dichiarazioni brontolose in cui si stracciano le vesti per i presunti pericoli generati dalle affermazioni del Santo Padre.
    Uno dei loro bersagli preferiti è l’Amoris laetitia, l’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Per questo documento i Puffi brontoloni hanno dovuto fare addirittura gli straordinari, impegnandosi senza sosta per combattere le presunte eresie del Pontefice sulla comunione ai divorziati risposati.
    Pare proprio che il destino di Papa Francesco sia quello di essere perennemente bersagliato dai Puffi brontoloni, che non lo capiscono o si rifiutano di capirlo. Proviamo a fare un esempio. Tra le parole del Papa che hanno suscitato maggiormente l’ira dei Puffi brontoloni c’è stata una dichiarazione sul tema dell’omosessualità, rilasciata ai giornalisti in aereo, tornando dal viaggio in Armenia. Il Papa ha nuovamente sottolineato che le persone omosessuali non devono essere discriminate, ma devono essere rispettate ed accompagnate pastoralmente. Queste parole sono bastate per scatenare l’ira dei Puffi brontoloni, prontamente scatenati sui social network: “Dove andremo a finire? Dove ci porterà questo Papa?”.
    Il Papa parla e i Puffi brontoloni entrano in azione. Ogni occasione è buona per brontolare: “Il Papa è comunista. Il Papa è buonista. Il Papa parla troppo dei poveri. Il Papa parla troppo degli immigrati…”. Eppure basterebbe così poco per fare un passo avanti, per sorridere e cercare di percepire la straordinaria bellezza del momento che stiamo vivendo fuori e dentro la Chiesa.
    Il mondo è grande e bello. Non è solo il perimetro racchiuso in una piccola casa nel villaggio dei Puffi. Usciamo dal nostro guscio e cerchiamo di mettere in pratica l’invito del Papa a vivere un’autentica cultura dell’incontro e dell’accoglienza!
    Abbattiamo muri e barriere! Il Vangelo è con noi.
    Finalmente scoperta la Fonte della Sapienza: i Puffi | Riscossa Cristiana

    E' pervenuta in REDAZIONE:
    Carissimo dottor Gnocchi,
    non sono un tradizionalista, ma un semplice fedele che si è stufato di tutte le schifezze che trova nella sua parrocchia e ha scoperto che arrivano direttamente da Roma. Mi pare di capire che questo fiume melmoso sia iniziato parecchi anni fa, pero' adesso è diventato una cascata inarrestabile. So che il mio parere conta poco, in ogni caso voglio dirle che la apprezzo per la limpidezza e anche per la durezza dei suoi interventi. Potranno infastidire qualche baciapile, ai miei tempi si chiamavano cosi', ma le assicuro che anche nelle parrocchie vengono apprezzati perché fanno la carità della chiarezza. Non abbiamo bisogno di mammolette. Tra l’altro, mi chiedo come si potrebbe parlare di questi fatti tanto drammatici senza citare i responsabili e senza dire cio' che va detto. Se non è infernale l’ultima uscita di questo Papa sulle convivenze che sono meglio di tanti matrimoni, che cosa siamo ancora disposti a tollerare? Grazie ancora per quanto fa per tutti noi
    Eugenio Maccari
    Caro Eugenio, sono io che la ringrazio per quanto dice. E le confesso che se continuo a scrivere, tra mille difficoltà e con un po’ di fatica, lo faccio per rendere giustizia alla verità, ma anche per il conforto di incontrare persone come lei. In questa lettera, caro Eugenio, si chiede come sarebbe possibile parlare dell’attuale disastro senza citare i responsabili e magari mantenendo toni che andrebbero bene per il tè delle cinque sorbito a bocca socchiusa, col mignolo levato e la pasticceria secca come rinforzino. La accontento rispondendole, un po’ per divertirci e un po’ per sperimentare, in una modalità adatta a quell’ossequioso arcobaleno che va dai tradizionalisti perbene scandalizzati dagli articoli di Riscossa Cristiana fino alla rassegna stampa di radio Maria. Non troverà l’ombra del nome di Bergoglio e tutti dovrebbero essere contenti. Si lasci servire e mi dirà se ne è soddisfatto.
    Dunque, caro Eugenio, lei mi dice che qualche risveglio si nota qua e là tra fedeli stufi della melma sotto cui affoga la fede ai tempi della miserevole misericordia spacciata da (OMISSIS). E' vero, ma deve riconoscere che un gran numero di anime belle continua a dormire sognando in technicolor e in 3d quel furbacchione di (OMISSIS) nelle candide vesti di buon pastore e difensore dell’ortodossia cattolica. Confesso di essere prevenuto, perché (OMISSIS) comincio' a starmi di traverso fin da quel 13 marzo 2013 in sui si fece sulla loggia di San Pietro con un “Buonasera” che di buono non lasciava presagire nulla: non la sera che andava a concludersi e neanche i giorni che sarebbero seguiti da li' alla fine del pontificato.
    Da allora, non è quasi passato giorno senza che (OMISSIS) appiccicasse la sua pena sulla carcassa dei poveri cattolici, che lui proprio non riesce a sopportare. Ama veramente tutti il misericordioso (OMISSIS), sente all’unisono con chiunque il simpatetico (OMISSIS), si preoccupa persino delle sorti dei moscerini e dei microrganismi più insulsi l’ecoadoratore (OMISSIS), ma i cattolici proprio non riesce a digerirli: per questo li fa mangiare ad altri.
    (OMISSIS) emette la condanna, poi accorrono sul posto le truppe scelte, le teste di cuoio di (OMISSIS). A seconda della necessità, intervengono il portavoce di (OMISSIS) che spiega come il Verbo di (OMISSIS) non sia compreso dai vecchi arnesi della fede, il teologo preferito da (OMISSIS) che lancia le granate dottrinali sulle teste cattoliche per conto di (OMISSIS), il cardinale mondano che presenta le encicliche di (OMISSIS) spazzando via ogni residuato cattolico sulla strada di (OMISSIS), il commissario di ferro che normalizza per conto di (OMISSIS) l’istituto religioso troppo cattolico secondo i gusti di (OMISSIS), l’epuratore tele-radio-giornalistico che elimina i critici di (OMISSIS) sperando in cenno d’intesa da parte di (OMISSIS) anche se prima stravedeva per il predecessore di (OMISSIS) e poi stravedrà per il successore di (OMISSIS).
    Insomma, caro Eugenio, ci vengono a raccontare di chissà quali misericordiosi progressi e, invece, non è cambiato niente dai tempi della Buonanima, Mussolini intendo dire. Stesso schema e stessa moda in voga ai tempi del duce: “(OMISSIS) ha sempre ragione”. La storia si ripete due volte, la prima in tragedia e la seconda in farsa.
    Intanto lui, (OMISSIS), mentre la storia si replica in farsa, si dedica ai grandi temi e alle grandi manovre. Dopo pranzo, a Santa Marta discetta con Scalfari di un Dio che non sarebbe cattolico e della Verità che ognuno si fabbrica secondo la sua coscienza. Basta che non sia la coscienza cosi' noiosa dei cattolici fissati con la dottrina, con la morale, con la liturgia e con tutte quelle regole che lui, (OMISSIS), quando era ancora in Argentina, aveva già mandato a farsi benedire da un pezzo. Poi sale in alta quota e chiede chi sia lui per giudicare (un dubbio che comincia a tormentare molti poveri fedeli disorientati dalle uscite ereticali di OMISSIS), salvo giudicare e far giustiziare tutti coloro che non gli piacciono. Poi torna a terra e santifica Marco Pannella ed Emma Bonino. Santi subito, persino prima che Pannella muoia, in modo che anche loro abbiano tempo e modo di rendere omaggio alla grande spiritualità di (OMISSIS).
    Adesso, per venire all’ultima uscita anticristica, ci troviamo davanti a un (OMISSIS) che, nel corso dell’annuale Convegno ecclesiale della Diocesi di cui è vescovo, sostiene che la convivenza è molto meglio di un gran numero di matrimoni celebrati in Chiesa. Non solo, dice anche che “una grande maggioranza dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli” costringendo al lavoro straordinario il direttore della Sala Stampa. Nel testo ufficiale, “grande maggioranza” viene velocemente corretto con “parte”, ma la sostanza non cambia, anche se padre Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e portavoce di (OMISSIS), spiega che “Quando (OMISSIS) parla a braccio, il testo trascritto è sempre oggetto di una revisione” e “quando si toccano argomenti di un certo rilievo il testo rivisto gli viene sottoposto: è cio' che è avvenuto in questo caso”.
    Certo che, a ben vedere, il Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma ha costretto il portavoce di (OMISSIS) a fare gli straordinari. Non pago dello show su matrimoni e convivenze, (OMISSIS) ha spiegato anche che, nella vicenda evangelica dell’adultera, “Gesù fa un po’ lo …..”. Al posto dei puntini, nella registrazione, c’è un titolo non certo elogiativo che mi ripugna trascrivere, ma il sito vaticano ha prontamente tradotto con “fa il finto tonto”. Diavolo d’un (OMISSIS) (nel senso ammirato di uomo dalle mille risorse e non di incandescente materiale infernale): se non lo marchi stretto ti brucia tutte le tappe e finisce il compito prima di terminare il pontificato. E poi cosa si fa? Si girano i pollici? Invece, i correttori di (OMISSIS) non hanno ritenuto grave il passaggio in cui (OMISSIS), sempre a proposito dell’adultera, dice che “Gesù manca, ha mancato verso la morale”. Lo hanno lasciato tale e quale, segno che il magistero di (OMISSIS) funziona, eccome.
    Questo, caro Eugenio, è il pezzo scritto in punta di forchetta per non urtare quei signori che si schermiscono davanti a qualche vivida descrizione di (OMISSIS), ma evitano di dire il fatto suo a (OMISSIS) almeno quando dà dei titoli a Nostro Signore. Sono contento, perché ho visto che anch’io, impegnandomi, riesco a non commettere l’unico peccato mortale contemplato dalla neochiesa della misericordia: Non nominare il nome di (OMISSIS) invano. Cosa gliene pare?
    ?FUORI MODA? ? la posta di Alessandro Gnocchi | Riscossa Cristiana

  2. #252
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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Che fine ha fatto Don Massimiliano Pusceddu?
    di Michele Majno
    I nostri lettori conoscono bene la vicenda di Don Massimiliano Pusceddu, il sacerdote cagliaritano sottoposto a linciaggio mediatico e diocesano per aver citato in un’omelia il passo della lettera ai Romani, 1, 21 – 32, in cui San Paolo parla del gravissimo peccato della sodomia e delle sue inevitabili conseguenze.
    Me ne occupai io stesso in un articolo pubblicato su Riscossa Cristiana il 10 giugno e l’argomento fu ripreso dal Direttore con un articolo del 23 giugno, quando l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, si piegٍ al frocio-diktat, imponendo a Don Pusceddu “un congruo periodo di silenzio totale” (per questo ho parlato di linciaggio non solo “mediatico”, ma anche “diocesano”).
    Un interessante articolo di Pietro Romano, pubblicato ieri sul sito Il Riformatore, e di cui consiglio a tutti la lettura, ripropone la surreale vicenda di Don Massimiliano Pusceddu, prete punito per cattolicesimo, facendone anche un utile riassunto.
    E per ora Pietro Romano non puٍ far altro che porsi la domanda che anche noi abbiamo messo come titolo: che fine ha fatto Don Pusceddu?
    Sparito, tacitato, oscurato. Non è mai esistito e in ogni caso, se qualcuno se ne ricorda, soprattutto se è un sacerdote, guardi bene al suo esempio: nella neochiesa chi sgarra viene punito inesorabilmente. Quindi, zitti e buoni. Credere, obbedire, combattere. Peccato che non si creda più a Nostro Signore Gesù Cristo, ma questi sono dettagli che non turbano i sonni dei dirigenti di questa curiosa ditta che è la neochiesa.
    Cosi' abbiamo un canale Youtube “momentaneamente sospeso”. Basta cliccare su https://www.youtube.com/channel/UCKk...7ifawLqGHQE59g per verificare.
    Cosa c’era di scandaloso su quel canale? Le videoregistrazioni delle omelie di Don Pusceddu. Roba pericolosa, dal momento che addirittura, orrore, il sacerdote di San Lucifero in Vallermosa arrivo' a ricordare la netta condanna della sodomia pronunciata da San Paolo. Il quale San Paolo, sia detto per inciso, a sua volta non inventava nulla di nuovo. Ricordava la dottrina cattolica. Ammoniva, cercava di portare anime a Cristo, come era suo dovere. Lo stesso dovere che Don Pusceddu ha assolto con la terribile e incriminata omelia. Lo stesso dovere che evidentemente non interessa ad Arrigo Miglio, che piegandosi al frocio-diktat ha fatto un gran favore al diavolo, al quale ha assicurato tante anime in più.
    Oggi ho voluto provare a telefonare alla parrocchia di San Lucifero a Vallermosa (CA). Il numero che si trova sia sul sito della diocesi di Cagliari, sia sulle Pagine Bianche, 078179089, viene dato in risposta automatica come “inesistente”. Magari questo non vuol dire nulla; o forse si'.
    Ma non è certo questo il punto. Quello che più ci preme è che la vicenda di Don Massimiliano Pusceddu non cada nell’oblio, come invece desiderano gli amministratori (francamente risulta difficile chiamarli “pastori”) della neochiesa.
    Il caso è tanto chiaro quanto scandaloso: un sacerdote ha citato San Paolo, ha ribadito che la sodomia è un peccato, e ora quel sacerdote è stato punito, immerso in un “congruo periodo di silenzio totale”. Totale, si noti bene. E nessuno sa cosa voglia dire “congruo” nel linguaggio di Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. Un mese? Due mesi? Un anno? Una vita?
    La neochiesa è cosi' istericamente pronta a giustificare e blandire gli omosessuali che diventa lecito pensare che, oltre alla pavidità e al conformismo, ci sia anche il conflitto di interessi. O no?
    Signor Arrigo Miglio, non ha proprio nulla da dirci?
    Che fine ha fatto Don Massimiliano Pusceddu?* ?* di Michele Majno | Riscossa Cristiana

    Gmg2016: la Marsigliese per "onorare" il martire p. Jacques Hamel
    A Cracovia, apprendiamo dalla stampa, i giovani riuniti nell'immensa spianata circense, hanno cantato in coro la Marsigliese - per ricordare il Martire p. Jacques Hamel sgozzato in chiesa mentre stava celebrando il Santo Sacrificio della Messa nella Parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray in Francia - ovvero l'inno di quella Rivoluzione che iniziٍ con il taglio delle teste dei vescovi,dei preti, dei monaci, delle monache, dei frati e delle suore di ogni Ordine e dei Laici che non vollero abiurare la Fede...in nome della liberté.
    Abbiamo perso un'altra generazione.
    Speriamo nella prossima.
    MiL - Messainlatino.it: Gmg2016: la Marsigliese per "onorare" il martire p. Jacques Hamel

    Mons.Galantino Gmg2016 "Sodoma. La città è salva"
    Non occorre neppure più commentare ...
    Il Vangelo di Gesù cita tre volte distruzione di Sodoma e Gomorra come esempio di punizione divina per chi si ostina a perseverare nel peccato: Mt 10, 15; 11, 24; Lc 10, 12; 17, 29
    AC
    Cracovia, chiesa di San Bernardino 24 luglio 2016, dall'Omelia di S.E.R. Mons. Nunzio Galantino, Segretario della CEI
    «Galantino ha commentato il brano biblico della supplica di Abramo per salvare Sodoma, “una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo”.
    Infatti, fa notare Galantino alle centinaia di giovani che gremiscono la bella chiesa barocca a ridosso della collina del Wawel, “la sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare salvano Sodoma. La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi; ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo, uomo di preghiera, che non fa da accusatore, non parla contro ma parla a favore.»
    MiL - Messainlatino.it: Mons.Galantino Gmg2016 "Sodoma. La città è salva"

    Galantino “salva” Sodoma e Gomorra e riscrive la Bibbia
    Si', avete letto bene e non siamo “noi” i cattivi che fanno le pulci alla sacra Gerarchia della Chiesa allo sbando. Il tutto è portato magnificamente, virgolettato, nelle pagine – niente meno – di Avvenire, voce ufficiale dell’episcopato italiano, e tutti zitti, guai a chi fiata.
    Ecco come è riportato:
    “Concelebrando con numerosi sacerdoti italiani e col vescovo della diocesi abruzzese Tommaso Valentinetti, Galantino ha commentato il brano biblico della supplica di Abramo per salvare Sodoma, “una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo”. Infatti, fa notare Galantino alle centinaia di giovani che gremiscono la bella chiesa barocca a ridosso della collina del Wawel, “la sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare salvano Sodoma. La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi; ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo, uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore….”.
    E le castronerie proseguono riscrivendo la Sacra Scrittura a proprio uso e consumo. Non vogliamo giudicare il pastore se c’è o ci fa… ma è certo che non possiamo tacere davanti a questa gravissima mistificazione. Ci viene il sospetto che questo modo diabolico di procedere non è isolato, ma una specie di “passaparola” della nuova pastorale, quella di falsificare i testi biblici, perché ci è stato segnalato che domenica scorsa, la cui prima lettura era proprio il brano biblico della preghiera di Abramo, non sono stati pochi i sacerdoti che hanno detto ai propri fedeli che “grazie alla preghiera di intercessione di Abramo, Dio risparmiٍ Sodoma e Gomorra dalla distruzione…”.
    Riteniamo che il primo grave errore fatto dalla riforma liturgica – forse anche non voluto, diamo spazio al dubbio – sia stato nella scelta di molti brani della Scrittura SPEZZATI, ossia, molti brani non terminano con il finale dei fatti riportato dalle Scritture, ma vengono lasciati alla libera interpretazione del celebrante o del predicatore di turno. Il passo di Abramo di cui si parla, infatti, termina con la distruzione di Sodoma e Gomorra perché, come poi sappiamo, Dio non trovٍ neppure un giusto…. (Gn.18,20-32)
    Ecco come si conclude la vicenda: “Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sٍdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardٍ indietro e divenne una statua di sale. Abramo andٍ di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplٍ dall’alto Sٍdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle, e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace…” (Gn.19,23-28)
    Provando ad aggirare le parole di Galantino per trovare ogni scusa plausibile, si potrebbe pensare che egli intendesse dire che oggi ci sono molti Abramo (molti “giusti”, sic!) che intercedono presso Dio, che “non fanno gli accusatori” dei gravi peccati degli uomini, abbiamo un Papa misericordioso che è il nuovo Abramo che intercede per noi peccatori oggi, e Dio ci salverà, non ci distruggerà… è scontato! Ammessa e non concessa questa vena poetica, questa santa intenzione, bisognerà allora e, quanto meno riconoscere, che esiste anche un Dio di giustizia pronto a distruggere i luoghi infestati da peccatori impenitenti, altrimenti perchè pregare, supplicare, intercedere?
    Eppure sono anni che si nega a Dio il diritto di esercitare la propria giustizia, anzi, come abbiamo appena dimostrato, si è arrivati a modificare perfino la Bibbia, pur di piegare Dio alle nostre pretese, al nostro modo di leggere la storia passata, presente e futura.
    Ciٍ che appare oramai evidente è che esiste una sorta di “passaparola pastorale” attraverso la quale si vorrebbe contrapporre – ad un Dio guerrafondaio entrato nell’immaginario collettivo di una Chiesa del passato spietata e matrigna, che usava Dio per imporre dottrine, dogmi e stili di vita troppo castranti – un Dio tutto misericordia, la cui giustizia non è distruggere Sodoma e Gomorra, ma mettere in pratica le pie intenzioni di voler vedere tutti salvati, a prescindere dai propri peccati personali.
    Ma le persone abitanti in Sodoma e Gomorra erano colpevoli di uno di quei peccati gravi che “gridano vendetta al cospetto di Dio”, la sodomia, la quale non è meno grave di un terrorista che si fa esplodere in mezzo alla gente. Perché mentre il terrorista uccide i corpi, i sodomiti uccidono le anime. Ed è allarmante che il termine “sodomia” sia scomparso dalla predicazione moderna.
    «Ma neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d’intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio» (Benedetto XVI, Udienza del 18-05-2011).
    https://cronicasdepapafrancisco.word...ive-la-bibbia/





    «Caution: Sexually explicit images»..
    Sex and the church. L’Amoris Laetitia invade Cracovia
    Alla giornata mondiale della gioventù sono stati distribuiti ai ragazzi convenuti da ogni angolo di mondo opuscoli di educazione sessuale il cui contenuto non può che togliere ogni dubbio sulle intenzioni dei suoi ideatori e promotori, e sulle loro pulsioni profonde. Senza nemmeno il tentativo di mascherarle sotto un velo pietoso di pudicizia perché, tutto ormai si consuma nel segno dell’esibizione. Cosa devono ancora vedere le anime belle per capire l’abisso in cui è scivolata la neochiesa?
    di Elisabetta Frezza
    La neochiesa di Bergoglio e dei suoi collaboratori, bisogna dargliene atto, nonostante tutto riesce ancora a stupire.
    Alla giornata mondiale della gioventù sono stati distribuiti ai ragazzi convenuti da ogni angolo di mondo opuscoli di educazione sessuale il cui contenuto non può che togliere ogni dubbio sulle intenzioni dei suoi ideatori e promotori, e sulle loro pulsioni profonde. Senza nemmeno il tentativo di mascherarle sotto un velo pietoso di pudicizia perché, tutto ormai si consuma nel segno dell’esibizione. O meglio, dell’esibizionismo.
    Ne parla il sito americano Lifesitenews, mettendo in luce come nel nuovo programma vaticano sia scavalcato il primato educativo dei genitori, e come sia cancellato del tutto il concetto di peccato (e di peccato mortale) in sfregio alle ammonizioni di Nostra Signora di Fatima, di cui corre il centesimo anniversario. E l’autore non manca di avvertire i lettori che la visione del materiale in oggetto nuoce gravemente alla salute: «Caution: Sexually explicit images».
    Sappiamo che educazione sessuale, secondo le direttive socio-politiche del momento, covate in decenni di alacre lavorio nelle centrali di potere sovranazionali, significa erotizzazione precoce e precoce avviamento dei discenti a tutte le variabili della sessualità, a mezzo pornografia. L’OMS e i vari organismi preposti dettano la linea; i governi recepiscono e mettono mano alle riforme del caso. E noi infatti abbiamo già la nostra “buona scuola”, corredata dalle sue buone linee guida, partorite l’una come le altre con la preziosa collaborazione dei politici “cattolici” ispirati dalle accolite “cattoliche” di riferimento: cioè, dalla galassia di enti inutili alimentati con l’otto per mille, su su fino al titolare episcopale del conto.
    Ma la corrispondenza di amorosi sensi che già serpeggiava tra istituzioni laiche ed ecclesiali sul fronte educativo è sfociata in pubblico amplesso quando la chiesa si è finalmente dichiarata in mondovisione con tanto di proclama ufficiale. L’Amoris Laetitia ha offerto la teorizzazione compiuta del nuovo orizzonte magisteriale, in conclamata opposizione col magistero del passato: un suo intero settore è intitolato, senza troppi giri di parole, «Sì all’educazione sessuale» (capitolo settimo, paragrafi 280 e seguenti).
    E ora, approfittando della occasione succulenta della GMG, il Pontificio Consiglio per la famiglia ha presentato il programma educativo vaticano secondo gli intenti – condivisi ad ampio raggio nelle stanze curiali – del suo primo firmatario. Esortati dall’esortazione, i consiglieri se ne sono fatti solerti esecutori, cogliendo appieno lo spirito del documento papale. L’amore di cui si dev’essere lieti è il sesso più o meno sfrenato, e la neochiesa erotomane e relativista può gettare ogni maschera per ballare l’orgia collettiva del terzo millennio.
    Inutile dire che tutto l’edificante corredo sarà travasato in tempo reale negli insegnamenti delle scuole paritarie cattoliche, che se già erano sottoposte al ricatto economico della riforma renziana, ora possono a buon diritto liberarsi da ogni residuo imbarazzo e sventolare tanto di supporto programmatico magisteriale in faccia agli sparuti genitori resistenti.
    L’esperta sessuologa signora Teresa Rando, che a Treviso inaugurava il sistema di propaganda divulgando materiale erotico sulla piazza cittadina, può impallidire al confronto coll’opera dei monsignori nell’agorà globale della GMG.
    https://apostatisidiventa.blogspot.i...ages.html#more

    Slurp..?
    NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
    FASTI NEFASTI ALLA GMG 2016
    Organizzati dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile
    della Conferenza Episcopale Italiana
    La notizia è talmente chiara che ci limiteremo a riportare solo qualche titolo sulla relazione che la CEI ha voluto stabilire tra il cosiddetto gay pride e la festa dei giovani italiani a Cracovia
    24 giugno 2016
    Gay Pride, Milano arcobaleno: sabato si sfila per i diritti Lgbt con la madrina Lodovica Comello
    Milano Pride, Lodovica Comello: “nessuna esclusione, tutti in corteo”
    La star “Violetta” [Lodovica Comello] madrina del Gay-Pride di Milano
    Gay Pride, Milano arcobaleno: sabato si sfila per i diritti Lgbt con la madrina Lodovica Comello
    27 luglio 2016
    GMG 2016: Papa Francesco con Moreno e Lodovica Comello alla serata dei giovani italiani
    GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2016: Lodovica Comello conduce la serata “Live da Cracovia”
    Giornata Mondiale della Gioventù in diretta TV e streaming da Cracovia: Lodovica Comello, Moreno e tutti gli ospiti
    GMG 2016: questa sera spettacolo live per ragazzi italiani presenta Lodovica Comello
    FASTI NEFASTI ALLA GMG 2016

    Festival LGBT a Noto con Don Fabrizio Fiorentino promotore dell'”Aperimessa”
    La kermesse omosessualista di Noto si aggiunge alle tantissime iniziative analoghe sparse su tutto il territorio nazionale. Ovunque è un continuo brulicare di eventi e manifestazioni finalizzate a promuovere tra i giovani e nelle diverse comunità la “normalità” e la bontà dello stile di vita gay.
    Sabato 6 e domenica 7 agosto la città di Noto in provincia diSiracusa ospiterà la seconda edizione di GIACINTO – NATURE LGTB, festival di informazione ed approfondimento dedicato alla cultura omo-transessuale, diretto dall’attore Luigi Tabita che così spiega il senso e il nome da lui scelto per la manifestazione:
    “Una delle storie d’amore omosessuale più belle della mitologia greca è quella tra Giacinto, principe spartano di straordinaria bellezza, ed il dio Apollo. Ebbene, il riferimento a questo mito, alla nostra storia, al nostro passato vuole dare un taglio preciso al Festival: si parlerà di Cultura, di Amore e Diritti, e si cercherà di abbattere quegli odiosi stereotipi che sono così radicati nella cultura d’oggi. Ma il giacinto, ovviamente, è anche un fiore. Penso sia importante anche avere questo elemento della natura, dato chela comunità omosessuale è spesso definita contro-natura: ho voluto comunicare che la natura è plurale. Che la natura non è una sola, ma sono tante le espressioni in cui si manifesta, e tutte debbono essere accolte e rispettate senza pregiudizi o timori.”
    Il Festival che si svolgerà principalmente presso l’ex Convitto Ragusama interesserà anche tutte le strade del centro storico di Noto, prevede un fitto programma con proiezioni di docufilm, mostre e incontri tutti rigorosamente volti inculcare nei partecipanti la bellezza e la normalità del mondo LGBT.
    Madrina della due giorni LGBT sarà la onnipresente (in tema di promozione gay) Francesca Vecchioni, da tempo in prima linea per la promozione dei “diritti” gay come sottolineato in una nota dell’organizzazione del Festival:
    “Per questa prima edizione del festival si è scelto di affidare il ruolo di madrina a Francesca Vecchioni, figlia del cantautore Roberto, ma soprattutto modello di donna lesbica che ha deciso di condurre la sua personale battaglia di civiltà sulla naturalezza delle proprie emozioni, costruendo con la sua compagna e due gemelline la propria famiglia”.
    Parteciperanno ai dibattiti Valentina e Valentina, mamme dell’associazione Famiglie Arcobaleno, il transessuale e personaggio televisivo Eva Robin’s, all’anagrafe Roberto Maurizio Coatti, e Don Fabrizio Fiorentino, presentato come “teologo pastoralista”.
    DON FABRIZIO FIORENTINO
    Quest’ultimo, prete palermitano cappellano della Polizia di Stato, ha fatto recentemente parlare di sè quando, in occasione della morte del leader radicale Marco Pannella, ha condiviso su Facebook un delirante post con su scritto:
    “Così va il mondo: invece del cardinale Bagnasco, muore Marco Pannella. A lui sì avrei affidato la guida dei Vescovi italiani”.
    L’APERIMESSA
    Prima di questo folle post lo stesso sacerdote si era già “distinto” per aver promosso, presso la sua parrocchia del quartiere Addaura, al fine di “rivitalizzare il territorio ed entrare in sinergia con la borgata”, uno speciale happy hour religioso intitolato l’“Aperimessa”: prima la cerimonia religiosa, poi, alla fine del rito, nello stesso luogo dove si è celebrata la messa, parte l’aperitivo e si aprono le danze al ritmo di samba e bossanova. Detto questo ogni commento è superfluo e la partecipazione di tale personaggio al Festival LGBT di Noto non stupisce affatto.
    LA STRATEGIA DELLA “NORMALIZZAZIONE”
    La kermesse omosessualista di Noto si aggiunge alle tantissime iniziative analoghe sparse su tutto il territorio nazionale. Ovunque è un continuo brulicare di eventi e manifestazioni finalizzate a promuovere tra i giovani e nelle diverse comunità la “normalità” e la bontà dello stile di vita gay. “Normalizzare” l’omosessualità e qualsiasi tendenza sessuale in nome dell’ideologico slogan “sei come sei” fa parte un piano strategico ben preciso diretto dall’alto con l’avallo delle più importanti ed influenti istituzioni.
    https://apostatisidiventa.blogspot.i...lurp.html#more

    Musulmani a messa? Io non ce li voglio
    di Camillo Langone
    Maomettani a messa? A portare solidarietà per i preti e i laici cattolici scannati? Così come proposto dal Consiglio francese per il culto musulmano e rilanciato dalla Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana)? Io non ce li voglio, già fremo di sdegno per i turisti fotografanti, figuriamoci per una profanazione così ben organizzata. Le chiese stanno diventando spelonche di ecumenisti e io non intendo in alcun modo essere complice di quei ladri di verità. Non sarò io a far accomodare nel tempio il cavallo di Troia, non sarò io a mandare in soffitta la Madre di Dio e il Figlio di Dio per inventare un monoteistico minimo comune denominatore con l’invasore.
    Gesù ha esortato (Matteo 10,14) a scostarsi da coloro che non accolgono il Vangelo e ha pure spiegato come: voltando loro le spalle e scuotendo la polvere dai calzari. Prego il Padre di allontanare da me quest’altro calice ma se non verrò esaudito, se domani in chiesa vedrò maomettani non disposti alla conversione, e predicatori non disposti a tentare di convertirli, ubbidiente al Figlio non potrò che uscire e scuotere i miei mocassini.
    Musulmani a messa? Io non ce li voglio

    IL SANGUINARIO ODIO ISLAMISTA. E L’IMBARAZZO DI BERGOGLIO
    Antonio Socci
    PADRE JACQUES HAMEL, 86 ANNI ERA UN SACERDOTE FRANCESE ED E’ STATO SGOZZATO DURANTE LA MESSA, A ROUEN, DA DUE TERRORISTI CHE HANNO FATTO IRRUZIONE TENENDO IN MANO DEI COLTELLI. ANCHE UN’ALTRA PERSONA (UNA SUORA) E’ STATA GRAVEMENTE FERITA.
    L’ISIS HA RIVENDICATO QUESTA MATTANZA E QUESTA PROFANAZIONE DI UNA CHIESA.
    E BERGOGLIO COSA DICE?
    STAVOLTA NON POTEVA USARE LE SUE SOLITE PRETESTUOSE SPIEGAZIONI (I MERCANTI DI FUCILI, L’OCCIDENTE ECC): INFATTI SIAMO DI FRONTE AL CHIARO ODIO ANTICRISTIANO CHE HA MACELLATO UN POVERO, ANZIANO, INERME E INNOCENTE SACERDOTE DI CRISTO CON UN COLTELLO…
    DUNQUE BERGOGLIO NON PERVENUTO.
    A QUANTO PARE LUI SEGUE, DISCIPLINATAMENTE, L’ATTEGGIAMENTO DETTATO DA OBAMA CHE NON VUOLE NEMMENO MAI PRONUNCIARE LA PAROLA “ISLAMICO” DI FRONTE AGLI ATTACCHI DEL TERRORISMO.
    INFATTI SI E’ SENTITO SOLO IL BALBETTIO IMBARAZZATO E GENERICO DEL PORTAVOCE VATICANO…
    QUASI MAI UNA POSIZIONE NETTA. UNA PAROLA CHIARA E DECISA PRONUNCIATA DAL VESCOVO DI ROMA. TRANNE RARISSIME ECCEZIONI (PERALTRO CON GROSSE RETICENZE)
    DA BERGOGLIO NON SI SENTE SOLITAMENTE UNA DIFESA APPASSIONATA DELLA CHIESA CATTOLICA PERSEGUITATA E ODIATA.
    LUI NORMALMENTE NON HA PAROLE D’AMORE PER LA CHIESA DI CRISTO, PER TANTI FEDELI CHE SI TROVANO COME PECORE IN MEZZO AI LUPI.
    ANZI, DA TRE ANNI BERGOGLIO RIVOLGE ABITUALMENTE CONTRO LA CHIESA PAROLE DURE, UMILIANTI. ATTACCHI QUOTIDIANI.
    LA DELEGITTIMA IN OGNI MODO. ALTRO CHE DIFENDERLA, LA DEMOLISCE OGNI GIORNO DI PIU’ PER INNALZARE SE STESSO, ESALTATO E MITIZZATO DAI MEDIA LAICISTI E ANTICATTOLICI.
    COSI’ NOI CATTOLICI SIAMO SOLI DAVANTI AL DISPREZZO DEL MONDO E DAVANTI ALL’ODIO E ALLA VIOLENZA DEI PERSECUTORI.
    IL SANGUINARIO ODIO ISLAMISTA. E L'IMBARAZZO DI BERGOGLIO - Lo StranieroLo Straniero

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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Il canto del muezzin in una basilica romana
    GIUSEPPE REGUZZONI
    Il canto del muezzin in una basilica romana. Isis? No, modernismo e indifferentismo.
    “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo” (Mt 10, 28).
    NB 1 – considerazione religioso-poltiica: “Dove l’Islam prega, li' sarà per sempre Islam” (Corano). Conclusione logica: rincoglionimento e suicidio dell’Occidente (confermato dal giudizio di un cristiano nigeriano allibito dalle iniziative di domenica scorsa).
    NB 2 – considerazione pluralista-democratica: Addesso per par condicio vogliamo la lettura della Bibbia a La Mecca.
    NB 3 – considerazione cattolica: “Roma perderà la fede, e diventerà la sede dell’Anticristo” (Messaggio mariano a La Salette). Personalmente e paradossalmente ringrazio Bergoglio (se questo è un papa??) che, polarizzando la Chiesa, ha cancellato ogni residuo equivoco e, di fatto, mi spinge ad andare dove la TRADITIO è ancora viva.
    Il canto del muezzin in una basilica romana | L'Indipendenza Nuova



    Stendono il tappetino e invocano Allah: «Possiamo, il Papa ci ha dato il permesso» Continua la profanazione islamica delle chiese!
    La sistematica profanazione di alcune chiese di Venezia, di cui ci eravamo purtroppo già occupati: "Oltraggi e profanazione nelle chiese veneziane che pare siano molto più frequenti di quanto si pensi"; "Stendono il tappetino e invocano Allah" dovrebbe far aprire gli occhi intorpiditi di quei Pastori che pappagallescamente continuano a ripetere inutili slogan "le nostre chiese sono aperte, noi non chiediamo nè passaporto nè carta di identità, dobbiamo costruire ponti e non muri. L'iniziativa - sincretisticamente profanatoria del 31 luglio N.d.R. - è stata positiva e spero che si ripeterà".
    Venezia non è un caso, hanno sottolineato alcuni Fedeli, Veneziane erano la maggioranza delle navi e veneziano il comando che sbaraglio' la flotta ottomana a Lepanto.
    Dall'articolo di Tullio Cardona sul Gazzettino del 7 agosto.
    "L'ultimo, sempre nella chiesa di San Zulian ha avuto luogo ieri mattina ( 6 agosto N.d.R.): due giovani orientali, dopo aver assistito alla funzione religiosa presieduta dal parroco, hanno fatto la fila con i fedeli e si sono avvicinati all'altare per ricevere la comunione. Poi hanno sputato la particola per terra, lasciando di fretta il tempio.
    «Ho subito capito che probabilmente quei due turisti non erano motivati - ha commentato don D'Antiga - tanto che avevo messo nella loro bocca solo un pezzettino di particola, evitando di consegnarla intera nelle loro mani. Non credo al disprezzo, al gesto sacrilego: sono più propenso a pensare che quella gente, atea o di altre religioni, non conosca il rito cristiano. Magari fanno la fila per la comunione imitando gli altri, forse credendo alla consegna di un piccolo presente. Un diacono, che presta la sua opera nella basilica di San Marco, mi ha riferito che anche li' succede spesso. In realtà non sanno cio' che fanno e a cosa assistono».
    Anche un "solo un pezzettino di particola" E' il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. San Tommaso lo sottolinea nella Sequenza Lauda Sion: "Fracto demum sacraménto, ne vacilles, sed memento, tantum esse sub fragménto, quantum toto tégitur" (Quando spezzi il Sacramento, non temere, ma ricorda: Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell'intero).
    Essendosi rifiutato "di consegnarla intera nelle loro mani" il Parroco ha pero' prontamente evitato ben altra profanazione: sappiamo che talvolta le Ostie Consacrate (distribuite nelle mani quindi facilmente trafugabili) vengono vendute per orridi scopi satanici.
    I profanatori sanno benissimo cosa fanno!
    Sempre dal Gazzettino.
    "Pochi giorni fa gli sputi a un altro crocifisso ... nella chiesa di San Zulian, a pochi passi da piazza San Marco ... avvenuto sotto gli occhi del sorvegliante e raccontato dal parroco don Massimiliano D'Antiga, ha visto protagoniste quattro donne islamiche, velate. Entrate in chiesa, hanno sputato sul simbolo sacro, allontanandosi e confondendosi fra i turisti in Merceria. Spesso quel Cristo posto a pochi metri dall'entrata appare imbrattato da sputi"
    ( Leggere anche la notizia su direttanew.it )
    Ma c'è anche chi entra per pregare Allah.
    Lo stesso don D'Antiga racconta che due settimane fa sono entrati in chiesa due musulmani, hanno disteso il loro tappetino e si son messi a pregare tranquilli. Alle rimostranze del sagrestano, hanno risposto: «Possiamo, il Papa ci ha dato il permesso».
    Non sono questi i "risultati" innescati da quei Consacrati che all'interno di un'azione liturgica, ad esempio la Messa in Coena Domini del Giovedi' Santo, con criteri unicamente umanitari e sociologici, hanno lavato i piedi anche a persone di fede mussulmana?
    MiL - Messainlatino.it: Stendono il tappetino e invocano Allah: «Possiamo, il Papa ci ha dato il permesso» Continua la profanazione islamica delle chiese!

    Preghiera di uno “zitello” che fa il Papa
    di Belvecchio
    Il 30 luglio 2016, a Cracovia, in visita alla chiesa di San Francesco, Papa Francesco ha pensato bene di rivolgere a Dio una preghiera strappalacrime per la pace nel mondo, chiedendo la difesa dal terrorismo.
    Da essa si evince che il mondo sarebbe afflitto da una nuova piaga: il terrorismo, che non si capisce bene cosa sia e chi lo produca. Sembrerebbe una di quelle piaghe che ogni tanto il Signore manda nel mondo per punire la cattiveria umana e la miscredenza degli uomini. Ma questa possibilità non sembra neanche sfiorare la mente di Bergoglio, che si rivolge a Dio come se il protagonista dell’esistenza fosse solo l’uomo… un po’ incattivito perché non rispetta la dignità dell’uomo, appunto, e non segue la via della pace.
    Leggendo e rileggendo questa sentimentaloide preghiera non si riesce a trovare il minimo cenno alla necessità di conformarsi alle leggi di Dio, anzi si trova una delle usuali declamazioni che disconoscono Dio, del tipo: “riconoscano il male delle loro azioni e tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà.”, legata a quest’altra che equipara l’aiuto di Dio alla potenza intima dell’uomo: “Fa’ che ritrovino in Te e in se stessi la forza e il coraggio per continuare ad essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati, testimoniando con la loro vita il Tuo amore.”
    L’unica giustificazione che si puo' trovare per queste insulse aspirazioni è che in realtà non intendono affermare alcunché, limitandosi ad esprimere una sorta di afflato sentimentale che copioso e vuoto sgorga da un animo sommerso dal pathos, senza nulla voler dire se non di se stesso.
    A questo bisogna aggiungere che un tale animo sente con forza il richiamo del valore della “dignità dell’uomo”, che percepisce come fosse “il” valore, l’“assoluto”, al punto da appellarsi ad esso “indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà.”
    Non v’è dubbio che non siamo alla presenza di una preghiera formulata da un papa, ma al cospetto di un bel discorsetto esortativo pronunciato in sala da pranzo a beneficio degli amici commensali, ed è questo che giustifica lo strafalcione dell’“essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati”, come se non fosse cosa acclarata che i cosiddetti “terroristi”, non meglio definiti, non sono altro che degli immigrati che sono stati accolti irresponsabilmente senza che i preti si preoccupassero di convertirli al bene e alla pace e cioè a Cristo; e senza che la cosiddetta “società civile” si preoccupasse di adeguarli alle costumanze dei popoli che li accolgono o quantomeno di guardarli a vista. Ma a Bergoglio sembra non interessare tutto questo, e dalla lontana Cracovia, terra dei Santi Stanislao e Casimiro, si rivolge accorato a Dio non per appellarsi al loro esempio, ma per perorare la causa terrena della pace senza Dio.
    Una distrazione?
    Magari fosse cosi', invece si tratta semplicemente di un modo di sentire e di essere che è stato forgiato nelle fucine del Vaticano II e nelle officine del post-concilio, dove piuttosto che temprare l’acciaio ci si è compiaciuti di esaltare il ferro, illudendosi che bastassero le belle parole per trasmutarlo in oro: una sorta di rinnovata impresa da moderni alchimisti che, da incoscienti apprendisti stregoni, invece di dare ossigeno all’animo del fedele e dell’uomo moderno, hanno profuso anidrite carbonica, provocando una sorta di precipitazione sulfurea intorno alla quale ballano gioiosi mille diavoli con le loro streghe e i loro terroristi.
    Il guaio di tutta questa faccenda sta nel fatto, di non poco conto, che essa si svolge nel contesto della cosiddetta Giornata Mondiale delle Gioventù, cioè in un contesto che dovrebbe mirare, almeno in teoria, a fornire insegnamenti edificanti ai giovani cattolici, qui convenuti da tutto il mondo. Se tale è l’insegnamento “edificante” di papa Bergoglio, come meravigliarsi poi se il mondo va sempre più in sfacelo e continui a produrre le più inaspettate brutture e disgrazie?
    Un esempio della fondatezza di quanto abbiamo qui detto lo si puo' trovare osservando con attenzione, soprattutto dal punto di vista simbolico – o se si vuole dal punto di vista del messaggio subliminale -, il “promo” ufficiale di questa GMG di Cracovia.
    Preghiera di uno “zitello” che fa il Papa - Articolo di Belvecchio



    Socci, attacco al Papa: il vero Francesco era un crociato
    di Antonio Socci
    Forse papa Bergoglio non si è reso conto, ma ieri alla Porziuncola di Assisi, cuore del francescanesimo, egli ha reso omaggio al più grande dei «fondamentalisti cattolici», al simbolo di quel fondamentalismo cattolico che è stato il bersaglio polemico di Bergoglio anche nella nota conferenza stampa in aereo di domenica. In quell'occasione il Papa, interrogato sul sacerdote sgozzato sull' altare a Rouen, non ha dedicato nemmeno una parola a padre Jacques, ma si è fatto in quattro per negare che quel terrorismo abbia a che fare con l' Islam. Poi - sempre in difesa dell' Islam - Bergoglio ha aggiunto un attacco ai cattolici: «Credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo».
    Ma cos' è il «fondamentalismo»? Significa: applicazione letterale dei testi sacri. Nella storia cattolica è proprio san Francesco colui che ha predicato l'applicazione del Vangelo alla lettera, «sine glossa».
    Bergoglio pero' non lo ha detto.
    E non ha detto che mentre i fondamentalisti islamici - applicando alla lettera il Corano e l' esempio di Maometto - proclamano la jihad, impongono la sharia, opprimono nei loro regimi le altre religioni e i diritti umani e usano la violenza, i «fondamentalisti cattolici» come san Francesco d' Assisi e Madre Teresa di Calcutta, applicando alla lettera il Vangelo, fanno l' esatto opposto. Semplicemente perché Corano e Vangelo insegnano cose opposte.
    SINE GLOSSA
    Che vuol dire per san Francesco «il Vangelo sine glossa»? Si legge che Gesù nel Vangelo dice al giovane ricco: «Vai, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi» (Mc 10, 21).
    Francesco ascolto' e seguى «alla lettera» le parole di Gesù. Lui prendeva sempre «alla lettera» quello che ascoltava dal Signore (perfino quando il crocifisso di san Damiano gli disse: «Francesco, vai e ripara la mia chiesa»).
    Un altro giorno, alla Porziuncola, il santo ascolto' questa pagina del Vangelo: «Andate e predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demo'ni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento…» (Mt 10, 7-11). Era il mandato missionario di Gesù: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto cio' che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20).
    Francesco fece cosi' «alla lettera». E, dopo che il Papa bandi' la crociata (nel 1213) per liberare i luoghi santi occupati dai musulmani, che rendevano pericolosi i pellegrinaggi a Gerusalemme, anche Francesco parti'. Scriveva anni fa Franco Cardini: «Nella vita di Francesco l' episodio crociato costituisce uno scandalo nello scandalo», ma «il Francesco "crociato" non è un argomento eludibile».
    Era «crociato» come lo erano tutti i pellegrini per la Terra Santa. Cardini spiega che, diversamente da cio' che pensano oggi gli ignoranti e gli anticlericali, «la crociata non è mai stata una "guerra di religione", la crociata non è una "guerra santa"» per imporre la fede cattolica. No, «è un pellegrinaggio armato» il cui scopo era la liberazione e la difesa dei Luoghi Santi che erano stati occupati dai musulmani.
    MEGLIO IL MARTIRIO
    Cosi' Francesco, che non portava armi, ando' in pellegrinaggio: era molto pericoloso, ma lui voleva venerare fra quelle pietre la presenza di Gesù, essere tutt' uno con Lui, anche a costo della vita. «Francesco vedeva nella crociata anzitutto l' occasione del martirio e nel martirio la forma più alta e più pura della testimonianza cristiana» (Cardini).
    Ovviamente non un martirio ricercato, che sarebbe un peccato di superbia. Egli in tutta umiltà vuole semplicemente annunciare il Vangelo ai saraceni «perché essi credano in Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, perché chiunque non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non potrà entrare nel regno dei Cieli».
    Già qui siamo agli antipodi dell' ecumenismo modernista in cui crede Bergoglio, che infatti equipara le religioni, rifiuta l' idea di predicare la conversione a musulmani e miscredenti e ha liquidato con disprezzo il «proselitismo».
    La cronaca di Giacomo da Vitry ci dice che, là in Terra Santa, «non soltanto i cristiani, ma perfino i saraceni e gli altri uomini avvolti ancora nelle tenebre dell' incredulità, quando essi (Francesco e i suoi frati) compaiono per annunziare intrepidamente il Vangelo, si sentono pieni di ammirazione per la loro umiltà e perfezione». Francesco «volle recarsi intrepido e munito dello scudo della sola fede all' accampamento del sultano d' Egitto».
    Viene fatto prigioniero e si fa portare da lui che era noto per la sua durezza. Ma il Sultano a vedere Francesco resto' ammansito e fu turbato dalle sue parole. Poi «temendo che qualcuno dei suoi si lasciasse convertire al Signore» lascio' andare libero il santo.
    Per Francesco la cosa essenziale era l'annuncio del Vangelo perché questo era il comando di Cristo. La vita del santo di Assisi è tutta basata sull' applicazione del Vangelo «sine glossa» e le stigmate che ricevette rappresentano proprio il «sigillo» del Cielo a questa sua totale conformità al Figlio di Dio.
    Il Vangelo «alla lettera», senza accomodamenti alla mentalità dominante, senza compromessi col mondo, è la forma suprema di «fondamentalismo cattolico». Esattamente l' opposto di Bergoglio che combatte proprio i «dottori della lettera» (come li chiama lui), quelli cioè che, come san Francesco, gli ricordano le precise parole del Vangelo e dissentono dalla sua religione mondanizzata e accomodante (per esempio sui temi del matrimonio).
    Anche su tutto il resto il santo di Assisi e il papa della teologia della liberazione sono agli antipodi.
    San Francesco non faceva che ammonire sul pericolo di finire eternamente all' inferno e sulla necessità di convertirsi e fare penitenza per andare in Paradiso (si veda la «Lettera ai governanti»).
    Bergoglio invece parla solo di questioni terrene, sociali e politiche, non parla mai dell' inferno e del Purgatorio, tanto che nella sua Bolla di indizione dell' Anno Santo ha tolto ogni riferimento al Purgatorio stesso e pure alle «indulgenze» che servono a evitarlo (ieri era imbarazzato alla Porziuncola dal momento che il «Perdono di Assisi» ottenuto da san Francesco è tutto centrato proprio sull' indulgenza relativa al Purgatorio, cioè la remissione delle pene temporali). San Francesco poi ricorda ai governanti il loro dovere di difendere la fede cristiana del popolo «e se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione (cf. Mt. 12,36) a Dio davanti al Signore vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio».
    ALTRO CHE ECOLOGISTA
    Bergoglio invece sostiene i governanti più laicisti, dice «chi sono io per giudicare?» sui «principi non negoziabili» e cancella la presenza pubblica dei cattolici e la dottrina sociale della Chiesa.
    San Francesco scrive ai sacerdoti che devono tributare il massimo onore «al Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo», è per lui fondamentale, mentre Bergoglio è noto per la sua scelta di neanche inginocchiarsi davanti all' Eucaristia.
    Resta l' ecologia pilastro del bergoglismo. Purtroppo pero' non è mai esistito un san Francesco ecologista.
    Il Cantico delle creature infatti (che ricalca un salmo) non esalta la natura, la quale a quel tempo prevaleva sull' uomo e non aveva bisogno di essere «protetta» (casomai il contrario). Il Cantico, che non rammenta gli animali (ma parla di peccato mortale e inferno) è invece un invito alla preghiera di lode a Dio, un inno alla bontà del Creatore, assai significativo in un' epoca in cui la gnosi dei Catari predicava la malignità del Demiurgo e della natura creata. Tutt' altra cosa.
    Socci, attacco al Papa: il vero Francesco era un crociato - Libero Quotidiano

    Islam vs Calabraghe
    Francesco Colafemmina
    Il politically correct sostiene che non ci debbano essere differenze fra religioni, etnie, culture. Che tutto è sul medesimo piano ed ogni infrazione a tale regola corrisponde al marchio inequivocabile del razzismo, dell’intolleranza e del fanatismo. Chiaramente non è l’intrinseca verità di una religione, il peso storico di una cultura, l’identità di una nazione a costituire il centro del giudizio. Il giudizio viene spostato sempre oltre. Oltre noi stessi, le nostre radici, quello in cui crediamo. Lentamente finiamo pertanto col credere in un nuovo dogma superiore di cui – è un dettaglio – ci sfuggono autori e censori, un nuovo dogma egualitario e globale, dal quale non dobbiamo minimamente allontanarci.
    L’analisi dei fatti più recenti non fa altro che confermare questo lento slittamento della Chiesa verso la religione della Political Correctness. Dice Bergoglio “non è in corso una guerra di religione”, “L’Islam è una religione di pace” e ancora “l’Islam non è terrorista”. Sono dichiarazioni distopiche, proprie di chi vive in un’altra realtà, in un’altra dimensione. O proprie di chi vuole spostare il giudizio “oltre” che è un modo diverso per non giudicare ossia per non assumersi responsabilità. Il che è perfettamente in linea con il mondo al di là del bene e del male del quale discutiamo. Il mondo del caos indifferente nel quale non bisogna fare affermazioni che potrebbero suscitare dissenso.
    Non voglio addentrarmi nella questione islam/terrorismo/guerra di religione, sebbene sia evidente che i cristiani e ancor più i cattolici non entrano in moschea per sgozzare l’imam, non si fanno saltare in aria nei bar di Dubai, non si mettono a zigzagare sulla folla per le strade di Riad. Emanuele Paleologo aveva ben ragione nell’affermare che la religione si comunica “col cuore e con la ragione” non “si impone con la spada”. Ma, si sa, i cattolici “ammazzano le suocere” per dirla con Bergoglio che quando sale ad alta quota si trasforma nel vulcaniano Spock. Semplicemente vorrei far notare come si stia cercando inesorabilmente di eliminare le distinzioni, di annacquare le identità nel caos insondabile del mondo globale. Pertanto, diventa normale una volta eliminata l’identità delle parti in conflitto, riunirle in patetici dialoghi interreligiosi o in preghiere coraniche in Chiesa. Perché tutto è uno e uno è tutto.
    Questa lungi dall’essere una soluzione dei problemi in atto nel mondo non è che una ulteriore loro accelerazione sulla scorta marxista e massonica dell’abolizione delle identità, delle culture e delle religioni (secondo il modello ben noto dell’Anticristo di Solovev). Si potrebbe peraltro discutere sulla naturalezza di un mondo fatto di pace e amore, sul livello utopico di tali concetti ideologici e sul loro naufragio dagli anni ’60 ad oggi. Ma è talmente noiosa la narrativa del peace & love che preferisco non soffermarmi oltre sulla sua reincarnazione cattolica.
    Quando dei ragazzini vissuti in Occidente entrano in una chiesa nella quale un anziano prete (sottopostosi volontariamente a 18 mesi di dialogo interreligioso con l’imam della moschea locale) celebra messa dinanzi a 4 persone bisognerebbe chiedersi contro quale religione dei giovani terroristi Islamici intendono lanciare la loro guerra santa. Contro una religione al capolinea? Contro una religione praticata dai famosi 4 gatti? Contro una religione in pieno arretramento? Che organizza giornate mondiali della gioventù a Panama (noto centro di spiritualità cattolica giovanile)? Il cui Papa dice che Gesù faceva “un po’ lo scemo” e che sostiene l’inesistenza di un “Dio cattolico”? Andate davanti ad una moschea a vedere qual è la partecipazione alla preghiera! Capirete che ormai non si tratta più di una guerra. La guerra la si conduce contro un nemico, ma qui il nemico si è già arreso.
    Islam vs Calabraghe ? FIDES et FORMA

    Ora Bergoglio va anche al congresso di cardiologia, ma si rifiuta di andare al Congresso Eucaristico
    Antonio Socci
    La “nuova religione” bergogliana assume connotati sempre più chiari. Si può riassumere così: “oscurare” l’Eucaristia e la Madonna ed esaltare gli abbracci ecumenici con tutte le religioni (Islam e protestanti anzitutto, ma anche la “religione new age”). Lo si capisce anche dalle scelte di Bergoglio (c’è un “magistero” dei gesti oltre a quello delle parole che già di per sé – nel caso bergogliano – è spaventosamente eloquente).
    L’esempio più clamoroso è il suo ostinato rifiuto di partecipare al Congresso eucaristico nazionale che si terrà a Genova dal 15 al 18 settembre. E’ il primo papa del Dopoconcilio a rifiutarsi di partecipare a questo importante simposio della Chiesa italiana dedicato al S.S. Sacramento, che è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa Cattolica.
    In compenso ieri è stato annunciato che il 31 agosto si recherà alla Fiera di Roma per partecipare al Congresso Mondiale di cardiologia. Non è che Bergoglio sia particolarmente interessato alla cardiologia: il fatto è che è palesemente “disinteressato” al Congresso eucaristico e vuole farlo sapere.
    Nemmeno le acclamazioni mediatiche di cui è tanto assetato lo hanno attratto a Genova. Anche perché quelle può trovarle (e le trova) dovunque: perfino a un Congresso di cardiologia, ma sarebbe andato pure a un Congresso di specialisti della cistifellea: basta sia un luogo dove non si parli di eucaristia o non si facciano adorazioni eucaristiche a cui lui è notoriamente allergico (a questo proposito ricordo la sua ostentata scelta di non inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, nemmeno quando lo prescrive la liturgia, mentre sta inginocchiato a lungo in altre occasioni in cui manca il S.S. Sacramento: per esempio da cardinale, nel 2006, all’incontro con i protestanti, allo stadio Luna Park di Buenos Aires, durante il quale – inginocchiato – si fece imporre le mani dai pastori pentecostali ).
    Del resto proprio nei giorni del Congresso eucaristico (il 19 settembre) Bergoglio andrà ad Assisi per partecipare alla celebrazione – organizzata dalla comunità di S. Egidio – del trentennale del primo incontro ecumenico tenuto in quella città. E’ significativo che lo abbia rivelato l’imam di Perugia, Abdel Qader Moh’d. Quindi sarà soprattutto un incontro coi musulmani.
    E’ altrettanto emblematico che, per il secondo anno consecutivo, Bergoglio, il 15 agosto, abbia abolito la S. Messa solenne del Papa per l’importante festività cattolica della Madonna Assunta in cielo.
    Anche per il 13 ottobre – anniversario dell’apparizione Fatima (99 anni) – non è previsto nulla, ma il 30 ottobre c’è lo storico viaggio di Bergoglio in Svezia per celebrare Lutero. E’ significativo che fra i capisaldi della “rivoluzione” di Lutero – che ha devastato la Chiesa e l’Europa – vi siano proprio il rifiuto dell’Eucaristia cattolica (e della Messa) e il rifiuto della venerazione per la Madre di Dio e per i Santi.
    Il calendario di Bergoglio va in questa stessa direzione. Infatti il 1° settembre 2016, alle ore 17, nella basilica di San Pietro, Bergoglio presiederà la celebrazione dei Vespri in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.
    Così “per la prima volta nella storia della Chiesa – i Primi Vespri – che sono una liturgia il cui culto come sappiamo è dato solo a Dio, poi alla Madre di Dio nelle Solennità, poi ai Santi nelle loro solennità o ricorrenze specifiche – vengono dedicati a ‘qualcosa’ che non è un ‘Qualcuno’, e soprattutto ad una forma di ambientalismo”di sapore New Age.
    Ora si capisce molto più chiaramente che l’affermazione “non esiste un Dio cattolico”, che Bergoglio fece nella famosa intervista a Scalfari del 1° ottobre 2013, non fu affatto casuale, non fu un’incomprensione o una gaffe, ma corrispondeva esattamente a un progetto di annichilimento e cancellazione del cattolicesimo.
    Infatti quella che, col pontificato di Bergoglio, sta prendendo forma, è una nuova religione. Non cattolica. Io più volte lanciai l’allarme per quella clamorosa e inquietante affermazione, ma ricevetti rimbrotti, dileggi e insulti dai “normalisti”, quelli che da tre anni ripetono che tutto va bene…
    Infatti va tutto così bene che, passo dopo passo, siamo ormai arrivati al baratro.
    ORA BERGOGLIO VA ANCHE AL CONGRESSO DI CARDIOLOGIA, MA SI RIFIUTA DI ANDARE AL CONGRESSO EUCARISTICO - Lo StranieroLo Straniero



    Verso la “religione unica” o ateismo universale. Continua il maledetto imbroglio
    di Paolo Deotto
    E' ancora vivo il fetore per il sacrilegio compiuto il mese scorso, quando i seguaci di una falsa religione sono stati accolti a braccia aperte in diverse chiese durante la Santa Messa, non per invitarli alla conversione, ma per ribadire la prostituzione al mondo della neochiesa in nome di una pace solo umana, è ancora vivo, dicevamo, questo fetore e oggi ci capita sotto gli occhi, su Il Mattino di Padova,un articolo di tale signora Zohura Tassount, “studentessa padovana e musulmana”, che riportiamo integralmente.
    L’articolo è un raro condensato di banalità, di superficialità e di inesattezze, condite da una melassa iperglicemica (“siamo tutti un agglomerato di emozioni e di amore”. Che brivido! – ndr), che non varrebbe la pena fermarcisi sopra.
    Pero' è utile leggere queste fanfaluche, perché sono tappe del lavaggio del cervello con il quale si vuole affossare la Fede cattolica per giungere alla tanto agognata “religione unica mondiale”, che è tra i progetti espliciti di (OMISSIS).
    Ed è utile anche – per non stupirsi alle prossime gole che verranno tagliate al grido di “allah hu akbar” – ricordare che per un musulmano mentire agli “infedeli” (che sono poi tutti quelli che non abbracciano la falsa religione dell’islam) è un dovere e un merito. Ergo, gli architetti della neoreligione rischiano comunque di fare la fine degli apprendisti stregoni.
    Ora la tattica è la stessa. Da decenni i cervelli hanno assorbito la bontà e bellezza di divorzio e aborto, ora anche della pederastia e di altre perversioni. Tutto lavoro già fatto. E ora, sotto con il martellamento sincretista, in nome di un umanitarismo che, non guardando più al Cielo, promette la felicità in terra a prezzi da discount, e guarda quasi con fastidio quel prete seccatore che in Francia si è lasciato sgozzare: ma non poteva esclamare anche lui “allah hu akbar” e poi fare una bella omelia sulla fratellanza? E infatti, di quel martire, chi parla più?
    State sicuri che il martellamento continuerà. Il giorno stesso del sacrilegio, la scorsa domenica, Scalfari lodava nella sua omelia domenicale la nuova chiesa di (OMISSIS).
    E nella neochiesa, chi parla più di Gesù Cristo? Se lo chiede Giovanni Lugaresi, in un articolo che oggi abbiamo pubblicato.
    Il maledetto imbroglio continua: condite di zucchero a volontà, le omelie laiche pseudo-cristiane sulla bellezza di adorare tutti un solo imprecisato “dio” formato spray proseguiranno, alla faccia della Dottrina, della Rivelazione, della Tradizione. Un oltraggio vergognoso a Nostro Signore Gesù Cristo. E' importante convincere il maggior numero di persone sulla bellezza di una “religione unica”, perché cosi' facendo lorsignori guadagnano sempre più anime al loro padrone: il diavolo. Dal quale poi anche loro avranno la loro paga. Auguri.
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    Predefinito Re: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    IL PADRONE DEL MONDO
    RINO CAMMILLERI
    I regimi ideologicamente atei hanno teso all’eliminazione totale della Chiesa. Quelli laicisti, invece, hanno solo inteso asservirla allo Stato. Cioè, a quanti in quel momento comandavano. Costoro, coerentemente col loro agnosticismo, si limitavano a combattere gli aspetti «inutili» della Chiesa (gli ordini contemplativi) e quelli «dannosi» (per loro; l’insegnamento in primis). Lasciavano in piedi solo la «carità», cioè l’assistenza gratuita purché «senza oneri per lo Stato». I teologi progressisti lo sanno, ed è per questo che offrono un modello di Chiesa «accettabile» e pure depurata preventivamente di ogni eventuale dissenso. Cosi', il Padrone del Mondo bensoniano potrà risparmiarsi anche le bombe.
    PADRONEDELMONDO - Antidoti

    Come ti distruggo la Chiesa con nonchalance
    «Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni»
    (J. M. Bergoglio, Vescovo di Roma)
    di Matteo Donadoni
    Porto una “chin curtain”. Se fosse rosso carota sembrerei Paddy, l’irlandese qualunque. De facto si puo' dire che è una barba islamica. Non per nulla il mio parroco mi ha sfottuto per anni con un ridacchiato «sei un talebano cattolico”. Come se potesse esistere. Certo, se fossi un buon cattolico sarei un fondamentalista cattolico, in fondo, fondamentalista è solo colui che si rifà ai fondamenti: un fondamentalista matematico si rifà ad Euclide, la cui rigorosa teoria geometrica, gli “Elementi”, si basa su presupposti dogmatici (il punto non ha dimensioni, la retta è infinita e composta da infiniti punti, e perfino il segmento, che è finito, è composto da punti infiniti, e via discorrendo). Non per questo un euclideo anche solo abborracciato se ne va in giro a sgozzare o tirar pistolettate ai seguaci di Nikolai Lobacevskij (1792 – 1856).
    Il fondamentalismo religioso è l’atteggiamento di purificazione della fede tramite il ritorno ai principi fondanti la religione data. Mi sento di affermare con certezza pressoché totale che Gesù Cristo è assolutamente fondamentalista riguardo a se stesso. Percio', non è un male in sé essere fondamentalista. Male è se i fondamenti sono malvagi. O quantomeno mal posti.
    Ora, aveva torto il mio parroco, che chiameremo qui “Benvoglio”, a chiamarmi talebano, intendendo quel termine come dispregiativo, per poi sostenere in un’omelia che sono santi anche i mussulmani. Un ragionamento che difetta di logica. Piaccia o no, il nostro universo funziona ancora, per ora, secondo rapporti causa effetto. Avrebbe fatto meglio a chiamarmi scemo, o ritardato. Termini che, tuttavia, nella nuova dittatura culturale benpensante in cui la sodomia è un diritto, sono diventati il culmine della bassezza morale: dire ritardato di un ritardato, e cioè dire la verità, non licet.
    In effetti un po’ ritardato lo sono. Vedo ogni mattina allo specchio una barba islamica e non mi è venuto in mente di spacciarmi per imam (cosa ben fattibile dato che in Egitto mi hanno più volte trattato come tale), per predicare una geremiade in chiesa. Avrei potuto magari, una volta tanto, rischiare di dire qualcosa di cattolico ai fedeli. Cosi', al mio posto ci sono andati dei maomettani veri per predicare a pochi gonzi cattolici o sedicenti tali: «Allah, dacci la vittoria sui miscredenti». Tanto per loro è arabo. Ma chi l’avrebbe mai detto che oggi, come in un famoso film dell’indimenticabile Peter Sellers, «Oltre il giardino», sembrar scemi sarebbe potuto diventare un traguardo? Se è cosi' confermatemelo, perché ho una certa predisposizione naturale e potrei diventare ministro degli esteri o magari, che ne so, cardinale.
    A me sembra che noi cattolici siamo diventati una manica di ritardati. Allora vorrei fare una proposta: chi pensa ancora di essere un cattolico ortodosso (è una pena doverlo precisare) faccia lo sforzo di andare in parrocchia, alla Messa novus ordo, e poi in sacrestia o in canonica o in oratorio, e rompa le scatole. Se i preti fanno i finti tonti, facciamogli capire che lo sappiamo. Se sono tonti, facciamogli capire che con gli islamici in chiesa e i cattolici a casa hanno perso. Hanno fallito. Con garbata serenità d’animo e pacatezza nel parlare, rompiamo le palle. Io non credo che siano tonti, più facile che siano stati riprogrammati cerebralmente da un’entità soprannaturale extraterrestre. In ogni caso facciamo in modo che sappiano che, anche se a volte esageriamo col rum, siamo irriducibili alla Religione Unica Mondiale.
    Ma, forse, il problema maggiormente diffuso non è di natura teologica, forse, ho sbagliato a credere che fosse un problema di interpretazione delle Scritture, che fossero sic et simpliciter eretici modernisti. Intendiamoci, penso ancora che siano sostanzialmente eretici. Ma non sono dei semplici eretici, la causa prima in gran parte dei casi è un difetto di logica. La quota restante è giustificabile con la piena e deliberata adesione al male, al progetto del principe di questo mondo, in cambio delle solite cose: qualche soldo, un po’ di porpora, qualche sollazzo sodomitico.
    Circola da molti anni una battuta irriverente (e un po’ blasfema), della quale mai come oggi percepiamo l’amara verità: «Ci sono tre cose che non sa nemmeno lo Spirito Santo: 1. quanti soldi hanno i Salesiani, 2. cosa dicono i Gesuiti, 3. e quanti cavolo di ordini di suore esistono». Ora, all’attenzione mondiale si pone la domanda: cosa dice El Jesuita? Una volta le sparate stucchevoli le facevano i filosofi come Nietzsche: «Dio è morto». Il mio parroco Benvoglio solo domenica ha avanzato dei dubbi sul fatto che Dio risponda alle nostre domande. Ovvio, come il filosofo, ma molto meno originale, perfino Bergoglio aveva appena detto: «Dov’è Dio davanti a tutta questa violenza?». La domanda è retorica, la conclusione è la stessa: Dio è morto. Possibile che il custode della cristianità non sappia quello che dice? Che sia finito sul Soglio di Pietro come un rimbalzo impazzito di una palla da flipper? Già, ci sono i bambini che soffrono. Brutta storia. Per la verità ci sono bambini che muoiono. Quindi è una giustificazione buona per ammettere anche solo un sacerdote voltairiano credente in un dio fallace, debole, volgare ed incompetente? Un dio sadico che non vieta la morte dei bambini? Chance Giardiniere, il personaggio interpretato da Peter Sellers, ad una domanda del genere avrebbe serenamente risposto: «me ne rendo conto». E forse sarebbe la risposta migliore da dare a queste perle di insipienza teologica. Ergo, rendiamoci bene conto che un qualsiasi imam non ha nessuno di questi dubbi, euclideo o meno, carissimi ecuminestronisti, egli sa che il fuoco scotta perché cosi' vuole Allah, e se l’avesse voluto freddo, tale sarebbe.
    D’altra parte di che preoccuparsi? L'islam non è terrorista, Dio non è cattolico. Che rimane, dunque, di cattolico all’Occidente? Le industrie che recuperano materie prime terzomondiali, le case farmaceutiche non abortiste, i fabbricanti d’armi e quattro farisei duri di cuore, fondamentalisti col cervello rattoppato, da chiudere nelle riserve indiane della Messa in latino – in effetti, pensandoci, la mia barba è anche amish, altra riserva antropologica. Poi? Ah già, i violenti. Cattolicissimi. Sappiate che secondo la logica vaticana, se un ragazzino islamico decapita un sacerdote in chiesa al grido «Allahu Akbar!» è un povero disagiato bullizzato dai coetanei razzisti bianchi cattofarisei e la religione non c’entra un fico. Indagando bene potrebbero essere imputabili certi produttori di mannaie assetati di soldi. Lo dice Bergoglio, sofista di prim’ordine, non c’è che dire, il quale ad un’ulteriore domanda, circa le iniziative possibili per contrastare il fenomeno, ha risposto: «il terrorismo cresce anche quando non c'è un'altra opzione in un mondo che mette al centro dell'economia il dio denaro e non la persona, l'uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo, un terrorismo di base contro tutta l'umanità. Pensiamoci». Gli islamici ucciderebbero i cristiani a causa del loro cattivo rapporto col denaro. Quasi una liberazione dalla schiavitù dello sterco del diavolo.
    Se invece un battezzato, con ogni eventualità non praticante, commette un comune omicidio è altamente probabile che la causa sia connessa all’odio religioso: «A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia, uno uccide la fidanzata, un altro la suocera. E questi sono cattolici battezzati, sono violenti cattolici. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica». «Ma non tutti gli islamici sono violenti, non tutti i cattolici lo sono, non facciamo una macedonia. Una cosa è vera: in quasi tutte le religioni c'è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo. Il fondamentalismo arriva a uccidere e puo' farlo con la lingua, la chiacchiera (come dice l'apostolo Giacomo) o con il coltello. Ma non credo sia giusto identificare l'islam con la violenza. Non è giusto e non è vero». Ora, per quanto mi sia fatto la convinzione che non sia possibile esser buoni ed allo stesso tempo equilibrati, sono convinto che quei giovani rei di fondamentalismo secondo Mario Bergoglio, il grande accusatore dei cattolici, in quanto tali non daranno mai vita, grazie a Dio, un gruppo terroristico tipo IRA (Irriducibili Ragionevolmente Arrabbiati) per farlo fuori a causa della sistematica demolizione della Chiesa per la creazione di un futuro in cui non licet esse catholicos. Cio' anche se il vescovo di Roma predica a braccio male e razzola peggio, e la macedonia la fa e come, quando riduce il terrorismo islamico ad una sorta di faida camorristica locale.
    Brutto segno non voler vedere l’evidenza dei fatti per rifugiarsi in motivazioni ideologiche preconfezionate. Cosi' come «Brutta copia della bontà […] è la remissività o ripugnanza a crear contrasti» (G.K. Chesterton, La Saggezza di Padre Brown). Esser remissivi non significa esser buoni, significa essere tonti o conniventi – e la botanica non c’entra. Se solo fosse Papa padre Brown, forse liquiderebbe chi la pensa come Nietzsche con una battuta: «Dio è morto? Per ora è morto solo Nietzsche». Cosi' i fedeli non dovrebbero liquidare il vescovo di Roma cosi': «Dov’è Dio davanti a tutta questa violenza? Dov’è il Papa, davanti a tutta questa violenza!».
    Come ti distruggo la Chiesa con nonchalance ~ CampariedeMaistre

    È pervenuta in Redazione:
    Caro Alessandro Gnocchi,
    questa domenica è stata tutta incentrata sulla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Non voglio perder tempo (e farlo perdere a lei) con il discorso di Bergoglio, il solito discorso tra il sindacalese e il politichese. Piuttosto sono altre le cose che mi rendono pensieroso, fin da quando ci fu la beatificazione. Anzitutto, ho letto le vite di tanti santi e beati, e ho visto che una volta la chiesa usava tempi lunghi, se non lunghissimi, prima di proclamare beato o santo qualcuno. Ci sono santi che sono stati proclamati tali anche dopo secoli dalla morte. Adesso si santifica con una fretta che non capisco (guardiamo i casi di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II). Ma poi, nel caso specifico di Madre Teresa, dedicò senza dubbio la sua vita ad assistere i poveri più poveri. Questo è molto bello, e ne fa una bravissima persona. Però mi risulta anche che Madre Teresa si facesse addirittura un vanto di non battezzare i moribondi non di fede cattolica. Anzi, diceva che a lei interessava che un musulmano morisse da buon musulmano, un induista da buon induista e così via. E allora, che fine fa la Missione? E soprattutto fa pensare che Madre Teresa non credesse che il solo Salvatore è Gesù Cristo. E allora, in definitiva, che “santa” è? Mi piacerebbe davvero avere il suo parere su questa faccenda.
    Con molta stima, la ringrazio
    Gino Jemma
    Caro Jemma,
    rispondo volentieri alla sua lettera, che ricalca quelle di parecchi altri lettori; devo onestamente confessare che la figura di Madre Teresa non mi è mai stata simpatica, anzi. Dico “la figura di Madre Teresa” e non “Madre Teresa”, perché tutto quello che posso prendere in considerazione è il fenomeno mediatico proposto negli ultimi decenni all’adorazione del mondo nelle sue varie modalità: credente, diversamente credente e non credente. Ma, salvo poche eccezioni, penso di avere in mano le stesse carte dei molti devoti della fondatrice delle Missionarie della Carità, che spesso sarebbe più corretto definire fan.
    Il discorso di Bergoglio è solo l’atto finale di un processo molto più lungo, quindi, come giustamente dice lei, stare a soppesarlo porta solo a perdere tempo. Da parte del duce della neochiesa arcobaleno non c’è nulla di nuovo rispetto alla marcia trionfale verso l’apostasia che tanto infiamma i cuoricini dei fedeli della Casa Comune e muove a comprensione persino qualche pellaccia similtradizionale in cerca di posizionamento negli equilibri prossimi venturi.
    Premesso questo, caro Jemma, la scorsa domenica si è assistito alla canonizzazione della “figura di Madre Teresa” e, a costo di farmi dare dello scostumato, le dico che questa santa “figura di Madre Teresa” non mi piace. Non riesco a vederci quella santità cristallina che, come dice lei, in passato ha chiesto persino dei secoli per essere riconosciuta. Sarà colpevole miopia da parte mia, senz’altro. Qualche trombone paratradizionale le avrebbe spiegato come e qualmente anche in questo atto del vescovo venuto dalla fine del mondo a demolire quel poco che resta della Chiesa cattolica ci sia del buono, basta usare il discernimento. Purtroppo ha scritto a me e le devo confessare che, per esempio, vedo con più chiarezza la santità in molti papi che attendono da ere geologiche, e chissà quanto ancora attenderanno, il momento di salire almeno il primo gradino degli altari. Santi uomini di Dio che, anzi, mai lo saliranno senza il sostegno un po’ glamour e un po’ politically correct del mondo che conta e della Chiesa che volentieri ci fornica.
    Tale consenso, invece, la “figura di Madre Teresa” l’ha sempre avuto, tanto da essere ratificato, ben prima della beatificazione e della canonizzazione, con il laicissimo Nobel per la Pace nel 1979. Insomma, caro Jemma, sono almeno una quarantina d’anni che abbiamo a che fare con quella che il mondo chiama volentieri “icona” di Madre Teresa. Ma, se piace al mondo, a me aggrada un po’ meno perché la logica a cui soggiace è quella dello star system, dove le “icone” si accompagnano alle “icone” e sono materia da rotocalco più che da meditazione. Come dimenticare, per esempio l’ “icona” di Madre Teresa mano nella mano con l’ “icona” di Lady Diana? E, a costo di scandalizzare coloro che considerano inopinatamente Giovanni Paolo II un gigante dell’ortodossia, mi pare troppo mondana anche la simbiosi dell’ “icona” di Madre Teresa con l’ “icona” di GPII, in cui quella di Lady D opera come termine medio. In questa chiave diventa “icona” mondana anche l’oggettivo impegno per i poveri e i malati: una serie di immagini da appendere a colori nella stanza del ragazzo dell’oratorio e in raffinato bianco e nero nel salotto radical chic. Non a caso è proprio questo il succo del povero discorso tenuto da Bergoglio durante la canonizzazione: la denuncia della povertà in India, da tradurre in scandalo per la caduta di uno 0,1% del Pil in occidente.
    A un’ “icona” simile, caro Jemma, il mondo è disposto a perdonare anche le condanne oggettivamente dure e precise dell’aborto o del divorzio. Portate sul piano mondano, quelle invettive diventano una semplice opinione politica e, quindi, tollerabile come testimonianza di un’opinione minoritaria di cui, ormai, interessa poco o niente anche ai vertici della gerarchia ecclesiastica. Tant’è vero che non le ha ricordate nessuno.
    Oltre al lavorìo dell’ “icona” glamour nelle coscienze, è ben altro che gradiscono il mondo e questa Chiesa sedotta e abbandonata sul bordo dell’apostasia. È la propensione più che evidente per l’unità e l’identità sostanziale delle religioni. Questo, però, caro Jemma, non è imputabile all’ “icona” di Madre Teresa, ma semplicemente a Madre Teresa. Se vuole approfondire la questione le suggerisco l’eccellente lavoro del sito Radiospada ([SPECIALE MADRE TERESA] Il nostro dossier | Radio Spada) di cui le fornisco un piccolo florilegio che ha rinfrescato la mia memoria di cattolico reduce dagli Anni Settanta e seguenti:
    “Se, faccia a faccia con Dio, Lo accettiamo nelle nostre vite, ecco che ci stiamo convertendo. Diventiamo così un indù migliore, un musulmano migliore, un cattolico migliore, diventiamo migliori qualunque cosa siamo, e ci avviciniamo a Lui sempre più… dobbiamo accettare ciò che Dio è nella nostra mente”.
    “Tutto è Dio: buddisti, induisti, cristiani… tutti abbiamo accesso allo stesso Dio”.
    “Amo tutte le religioni… se le persone diventano indù migliori, musulmani migliori, buddisti migliori tramite i nostri gesti d’amore, allora stiamo facendo crescere qualcosa d’altro”.
    “Lei converte? Ma certo. Ti aiuto a convertirti e a essere un migliore indù, un migliore musulmano o un migliore protestante. Una volta che trovi Dio, sei libero di decidere come adorarlo”.
    “Non abbiamo mai cercato di convertire al cristianesimo i nostri assistiti. L’essenziale è che trovino Dio, attraverso la loro religione, qualunque essa sia. Quel che ci salva è la fede in Dio. Importa meno da quale punto di vista si arrivi a Lui”.
    “Alcuni lo chiamano Ishwar, alcuni Allah, alcuni semplicemente Dio, ma dobbiamo riconoscere che è lui che ci ha fatto per cose grandi: amare ed essere amati. Quello che conta è che amiamo. Non possiamo amare senza preghiera, e perciò, di qualunque fede siamo, dobbiamo pregare insieme”.
    A questo punto, caro Jemma, la faccio breve. La fede di Madre Teresa non è affare mio, ma devo dire che queste affermazioni, reiterate e praticate, sono s-c-a-n-d-a-l-o-s-e. Lei si chiederà come sia possibile canonizzare una persona che nega Gesù Cristo come unico salvatore. La risposta è molto semplice: la canonizza una Chiesa che rinnega Gesù Cristo come unico salvatore. Non dimentichi che, non più tardi di qualche domenica fa, i musulmani sono stati accolti nelle chiese cattoliche durante le Messe con il permesso compiaciuto di negare Gesù Cristo persino davanti alla sua Presenza Reale sull’altare, ammesso che le consacrazioni fossero valide. Ma il bello deve ancora arrivare, caro Jemma, vedrà quando si troverà il modo di canonizzare Lutero.
    ?FUORI MODA? ? la posta di Alessandro Gnocchi | Riscossa Cristiana



    Nuovi show del Papa gradito a Soros
    Proprio nelle stesse ore in cui il Viminale dava notizia di una nuova ondata migratoria all’assalto dell’Italia (oltre 13 mila in soli quattro giorni: siamo già arrivati a 145 mila migranti ospitati, quando in tutto il 2015 erano stati 103 mila), proprio nelle stesse ore – dicevo – papa Bergoglio ha varato un nuovo dicastero sociale prendendo lui stesso – in persona – la responsabilità della “sezione migranti” per potenziare al massimo le sue pressioni per l’abbattimento delle frontiere d’Europa.
    Ormai quello dell’emigrazione, per lui, è qualcosa più di un’ossessione: è un dogma ideologico con cui sta sostituendo i bimillenari pilastri della Chiesa Cattolica. Non lo sfiora l’idea che l’emigrazione, in sé, sia una tragedia che dovrebbe essere scongiurata (sia per i paesi d’origine, sia per chi parte, sia per i paesi d’arrivo). Cosi' come lo lascia indifferente la crisi del nostro stato sociale che ormai non riesce più sostenere nemmeno le fasce indigenti della popolazione italiana.
    E' indifferente pure all’enorme problema rappresentato dall’immigrazione musulmana in Europa che risulta non assimilabile ai nostri valori e a volte permeabile alla predicazione violenta o terroristica. La propaganda bergogliana per una immigrazione indiscriminata inizio' nel luglio 2013 con il viaggio a Lampedusa (che è stato preso come un invito a salpare dalle coste africane) ed è stata particolarmente devastante per l’Italia.
    L’ultimo numero di “Limes” dedicato proprio all’emigrazione, rileva la novità del 2016: adesso “da Paese di transito siamo diventati Paese obiettivo”. La rivista di geopolitica aggiunge: “L’Italia sta cambiando pelle” e “immaginare che mutamenti tanto profondi possano impattare sull’Italia senza produrvi strappi, a tessuto sociale e politico-istituzionale costante, implica l’uso di sostanze stupefacenti. Eppure proprio questa sembra la postura della nostra classe dirigente”.
    Purtroppo l’asse Bergoglio-Sinistra porta non solo a sottovalutare il problema, ma, peggio, a considerarlo positivo. A marzo scorso Bergoglio ha apertamente ammesso che è in atto una “invasione araba”, ma che non è di per sé una cosa negativa. Del resto ha anche giustificato ed elogiato l’Islam in tutti i modi, assestando invece sui cattolici (e sull’occidente) una gragnuola continua di accuse.
    Bergoglio sembra perseguire un progetto nichilista di distruzione delle identità dei popoli e della Chiesa stessa, nella quale assistiamo da tre anni a un radicale ribaltamento di direzione.
    CAPOVOLGIMENTO
    Fino a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI – in continuità con duemila anni di tradizione cattolica – la missione fondamentale è stata spirituale (la salvezza eterna), al centro delle preoccupazioni e del lavoro della Chiesa c’è stata l’evangelizzazione (per far fronte alla scristianizzazione di interi popoli) e la difesa della vita e della famiglia, come fondamenti dell’umano aggrediti dall’ideologia moderna.
    Con Bergoglio sparisce cio' che è spirituale e soprannaturale e tutta la scena viene occupata dai temi mondani della rozza Teologia della liberazione sudamericana (un cattocomunismo ribollito). Bergoglio infatti intrattiene rapporti fraterni con tutti i capoccia della sinistra sudamericana, a cominciare da quel Morales che gli regalo' il crocifisso su Falce e martello, per finire alla brasiliana Dilma Rousseff, appena destituita e sottoposta a impeachment (Leonardo Boff, uno dei padri della Teologia della liberazione, amico personale di Bergoglio, ha reso noto che il papa argentino ha scritto una lettera personale di sostegno alla Roussef).
    Ma ancor di più Bergoglio è vezzeggiato dai magnati del nuovo capitalismo americano che amano atteggiarsi da progressisti magari sostenendo le crociate più anticattoliche dell’ideologia “politically correct”. Il pellegrinaggio di questi paperoni laicisti da Bergoglio è continuo: l’ultimo in ordine di tempo è stato Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. Il 22 gennaio scorso era stata la volta di Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che ha portato a Bergoglio una grossa elargizione (pecunia non olet). Pure Leonardo Di Caprio il 28 gennaio si è presentato con un assegno “per opere di carità”. Bergoglio aveva ricevuto anche il capo di Google, Eric Schmidt e – a fine febbraio – Kevin Systrom, fondatore e amministratore delegato di Instagram.
    Invece il papa argentino ha chiuso la porta in faccia ai poverissimi familiari di Asia Bibi, la madre cristiana condannata a morte in Pakistan per la sua fede, quando sono venuti in Europa a cercare aiuto e sostegno (hanno trovato appoggio perfino in Hollande, ma Bergoglio non ha accordato loro né un’udienza privata, né un appello pubblico). Solo per miliardari e Vip lui ha sempre la porta spalancata. Ma il suo sponsor più potente e discusso è il famoso speculatore d’assalto George Soros (recentemente schieratosi contro la Brexit).
    IL PAPA E SOROS
    Considerando il tipo di cause che Soros sostiene e finanzia è sicuramente da considerarsi un nemico della Chiesa Cattolica. Proprio le sue battaglie sono venute alla luce di recente grazie ad hacker che hanno reso pubblici migliaia di documenti della sua Open Society. Si è appreso del sostegno dato alla causa dell’aborto e a quella Lgbt, infine alla lotta contro la cosiddetta islamofobia (la sua fondazione finanzia anche organizzazioni anti-israeliane). Si batte inoltre a favore dell’emigrazione in Europa da considerarsi come “nuovo standard di normalità”.
    Infine è emerso – ma i giornali italiani lo hanno taciuto – che Soros è potentemente intervenuto perché si cambino “le priorità della Chiesa Cattolica statunitense” e perché i vescovi americani si allineino a Bergoglio. Lo scopo è portare l’elettorato cattolico a votare Hillary Clinton (di cui Soros è donatore) e non Trump.
    Cambiare le priorità della Chiesa significa accantonare i temi della famiglia e della vita e sbandierare i temi sociali cari ai liberal, alla Sinistra. Già altri potentati nei decenni scorsi hanno cercato di influenzare cattolici e gerarchia per sovvertire l’insegnamento della Chiesa. Ma ora, per la prima volta, hanno il loro migliore alleato nel papa stesso.
    ZANZARE E MARTIRI
    Ormai nella Chiesa di Bergoglio sono spariti i “principi non negoziabili” e pure sui sacramenti e sulla legge morale si assestano colpi pesanti. Mentre sono stati elevati a verità indiscutibili l’emigrazione e l’ambientalismo più eco-catastrofista. Ieri per esempio Bergoglio ha celebrato la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Non una giornata mondiale di preghiera per i cristiani perseguitati e massacrati, ma una giornata per la salvaguardia di zanzare e piccoli rettili di cui si preoccupa già nella sua enciclica ecologista. E' quella nuova “religione della terra” di sapore New age, cioè gnostico, che già ha celebrato il suo trionfo con la mostruosa proiezione di scimmioni sulla facciata di San Pietro.
    Nel suo messaggio per l’evento di ieri, Bergoglio chiede una “conversione ecologica”. In un’epoca di grande apostasia, in cui interi popoli hanno dimenticato Dio, Bergoglio – vicario di un “Dio non cattolico” (parole sue) – chiede la “conversione ecologica”, invece della conversione a Gesù Cristo.
    Inoltre papa Bergoglio – che evita di rinnovare il grido di dolore dei predecessori davanti a un miliardo di aborti in 20 anni – invita a pentirsi “del male che stiamo facendo alla terra”, per esempio, quando non facciamo la raccolta differenziata, quando non facciamo un uso oculato della plastica e quando non utilizziamo il trasporto pubblico, ma quello privato (esempi suoi). Queste trasgressioni vanno confessate ed espiate, dice il papa che nell’Amoris laetitia ha archiviato i peccati mortali da sempre condannati nel Vangelo.
    Come si vede qua il cambiamento di priorità è vertiginoso. Benedetto XVI aveva iniziato il suo pontificato tuonando contro “la dittatura del relativismo”, Bergoglio in questo regime nichilista e anticristiano è invece applauditissimo.
    NUOVI SHOW DEL PAPA GRADITO A SOROS - Lo StranieroLo Straniero

    CROLLA IL KATECHON, IRROMPE SATANA
    di L. P.
    E, cosi', come bene aveva profetato l’ex frate Leonard Boff, l’apostolo della teologia della liberazione, papa Bergoglio che da cardinale doveva necessariamente obbedire al Vaticano, facendo buon viso a cattivo gioco, ora che è papa “puo' fare quello che vuole”. Testuale.
    Ed, infatti, sempre lo stesso frate rivelava che il già l’arcivescovo di Buenos Aires aveva approvato l’adozione di un fanciullo presso una coppia omosessuale, fatto che noi abbiamo denunciato su questo sito.
    Il buongiorno si vede dal mattino, cosicché, eccoci arrivati – dopo le vellutate e felpate anticipazioni di mons. Paglia, mons. Marini, di padre Spataro S.J., di padre Federico Lombardi – alle non timide ma smaccate, abnormi ed inaudite dichiarazioni di papa Bergoglio che, untuosamente e sentimentalmente paterno, ci dice che abortisti, divorziati/e che si son ricostruiti/e una “ vita felice” dopo anche un aborto e coppie omosessuali, sono prima di tutto “persone” e poi peccatori.
    Abbiamo, cosi' finalmente relegato il peccato nella categoria astratta della filosofia scindendo la persona da ogni responsabilità. Il peccatore non esiste più e, naturalmente, non esisterà più, da oggi in poi, l’Inferno il quale sarà il luogo dell’astratto peccato ma non della concreta personalità umana.
    Verrà cancellata, è ovvio, la pericope di Matteo laddove Cristo ammonisce l’uomo a non dividere cio' che Dio ha unito; si cancellerà, da Genesi, la vicenda di Sodoma e di Gomorra perché papa Bergoglio, col sostengo dei “consigliori” di cui sopra, saprà ben distinguere con opportuno Motu proprio – e che ci vuole? - in un matrimonio omosessuale, il solo aspetto patrimoniale predominante su quello carnale/affettivo: quindi, non esisterà più il lercio peccato di sodomia ma tutto rientrerà nella russoiana categoria della “bontà naturale”.
    San Paolo e la condanna degli effemminati, dei sodomiti, degli adulteri?
    Superato dal magistero di papa Bergoglio: “Roma locuta est, Paulus finitus est”. Il crimine dell’infanticidio in grembo, poi, verrà relegato a fatto emotivo e moralmente legato alla “situazione” e, percio', superabile qualora la donna, ad esempio, potrà, in seguito rifarsi una vita serena.
    Sicché, sotto con gli aborti signori! E una medaglia ad Emma Bonino che, prima nel suo genere, di aborti ne ha praticati ed anche con mezzi raccogliticci, come la pompa d’una bicicletta.
    Vietato vietare, il peccato non esiste più. Papa Bergoglio si domanda, nella sua intervista a “Civiltà cattolica (?)” – e meno male!! – “ e il confessore?” Già! Che fine farà questo ministro della misericordia divina? Questo ministro della penitenza? Si arriverà alla teologia di San Martin Lutero, la dottrina dell’autogiustificazione e del confessore, figura obsoleta, si farà a meno, sostituito già da tempo dallo psicologo....
    Crolla il “katechon” (Ts. 2, 6 e segg.), l’argine che sosteneva l’assalto di Satana e, con il disfacimento, peraltro previsto dalla Vergine a La Salette, si preparano gli ultimi tempi.
    http://www.unavox.it/Artdiversi/dIV6..._Katechon.html


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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    I defunti? Sono soltanto "scomparsi". Se anche la Chiesa sceglie l'eufemismo
    Crocefissi nascosti e paramenti inadatti: cosi' le esequie vengono "svuotate"
    Camillo Langone
    Capita di sentire omelie in cui il defunto viene definito «scomparso». Ma allora anziché il prete andava chiamata Federica Sciarelli di Chi l'ha visto, il programma dedicato alle ragazze scappate di casa e ai vecchi malati di Alzheimer che si sono dimenticati l'indirizzo.
    Se uno è scomparso c'è speranza di ritrovarlo, mentre invece i funerali si fanno ai morti e nei loro riguardi l'unica speranza è ultraterrena. Capita di vedere chiese dove non c'è il crocifisso oppure dove c'è un crocefisso che non sembra tale, talmente stilizzato che non si capisce cosa sia e per decifrarlo ci vorrebbero un convegno della Cei, due liturgisti, quattro critici d'arte e otto teologi che ovviamente si guarderebbero bene dal dire che l'astrazione è una forma di rimozione, un tentativo di negare la realtà oltre che il Vangelo.
    «L'iconoclasmo non è un'opzione cristiana» disse tanto tempo fa un signore passato di moda, anzi, mai stato davvero di moda, e sto parlando di Joseph Ratzinger. La croce sopra l'altare di San Giovanni Rotondo, nella chiesa-hangar con la quale Renzo Piano ha tradito Padre Pio, sembra un assemblaggio casuale di pezzi metallici: dov'è il corpo martoriato dai chiodi, dalle frustate, dalla corona di spine, dalla lancia del soldato romano, quella carne dolente e realisticamente raffigurata che ha commosso i cristiani per secoli e secoli? Aveva ragione lo psicanalista James Hillman: «L'anima è costretta a scappare dal minimalismo».
    Non so a voi, a me le chiese che somigliano a gallerie d'arte contemporanea mettono voglia di uscire in fretta. Anziché consolare, questi luoghi dove la morte non viene più mostrata né citata fanno disperare: la religione nasce come risposta al mistero della morte e se il clero nemmeno pone la domanda ecco che tutto l'apparato ecclesiastico appare tragicamente inutile.
    E' come se temessero di impressionare i fedeli. Il due novembre, giorno dei morti, è difficilissimo trovare un sacerdote che dica messa coi paramenti neri, e solo una striminzita minoranza di parroci celebra in nero i funerali. Qualcuno in Sardegna, qualcuno in località lombarde non di prima grandezza quali Albizzate, Sumirago, Gorla Maggiore... Se il «de cuius» non abitava ad Albizzate, Sumirago o Gorla Maggiore molto probabilmente avrà un funerale coi paramenti normali, cosa che vorrebbe essere sdrammatizzante e che invece è solo banalizzante.
    Come se non bastasse, negli ultimi tempi i preti si sono messi a benedire le ceneri. Una volta era impensabile, siccome la cremazione è tipica delle religioni orientali e poco o punto compatibile con la resurrezione, ma poi cominciarono le eccezioni e, siccome un'eccezione tira l'altra, adesso ci sono vescovi che si offrono di benedire le ceneri di Bernardo Provenzano, non so se mi spiego.
    Michel Houellebecq, che pure non mi risulta cattolicissimo, in uno dei suoi romanzi ha definito seri soltanto i funerali con la bara: «Un funerale che non cercava di eludere la realtà del decesso». Troppi preti cercano di eludere o accettano che si eluda dando forma a una sorta di catto-buddismo, culto sul nichilista andante che invoglia tanti italiani a rivolgersi al culto nichilista originale e quindi a Budda. Scomparsa la morte, dunque, scompaiono anche i fedeli.
    I defunti? Sono soltanto "scomparsi". Se anche la Chiesa sceglie l'eufemismo - IlGiornale.it


    Il risvolto dell'ultimo libro di monsignor Vincenzo Paglia
    di Camillo Langone
    Come scrivi, Monsignore? I prelati sono sempre molto attenti alle parole e fatico a credere che monsignor Vincenzo Paglia non abbia letto, corretto e approvato il risvolto del suo ultimo libro, “Sorella Morte”. Li' viene definito “uno dei più autorevoli esponenti della Chiesa di Francesco”. La Chiesa di Francesco? Ma la Chiesa è di Cristo! Questa personalizzazione sciagurata è roba da coreani, da texani, mi fa venire in mente la chiesa di Moon, la chiesa di Billy Graham, tutti quei tizi che mischiano televisioni e congregazioni e quando muoiono le donazioni crollano e la bottega chiude. Forse il libro è interessante ma chi lo sa, il risvolto mi ha impedito di proseguire. Ho preferito rileggere il ventisettesimo canto del Paradiso, laddove san Pietro, disgustato da quanto accade a Roma, tuona: “Il luogo mio, il luogo mio, il luogo mio” (il luogo che quando arriverà Sorella Morte gli “autorevoli esponenti” dovranno restituire).
    Il risvolto dell'ultimo libro di monsignor Vincenzo Paglia


    L'autunno caldo di Bergoglio e la passione della Chiesa
    Antonio Socci
    Si annuncia un autunno caldo per papa Bergoglio. Anzitutto per la serie di sconfitte politiche che continua ad incassare, lui che è il più politico dei papi moderni: il crollo elettorale di Angela Merkel in Germania è conseguente proprio alla sua politica sull’immigrazione che è stata ossessivamente sponsorizzata da Bergoglio.
    Inoltre in tutta Europa cresce l’opinione pubblica che si oppone all’“invasione” incontrollata predicata dal papa argentino (lo dimostrano la Brexit, il Muro di Calais, le elezioni in Austria e pure nella cattolica Croazia dove ha appena vinto il partito di centro-destra).
    L’ultimo dei dispiaceri è – in queste ore – l’“azzoppamento” di Hillary Clinton, che di sicuro preoccupa Bergoglio dopo il suo plateale siluro contro Trump sull’immigrazione per svantaggiarlo (sebbene la Clinton sia fanaticamente laicista).
    Già il papa sudamericano aveva dovuto incassare la sconfitta del suo candidato alla presidenza in Argentina dove ha vinto Mauricio Macri' , di centrodestra, da lui contrastato. A questo si aggiunga il crollo del potere dei suoi amici della Sinistra brasiliana, Lula e Dilma Roussef (destituita e sotto impeachment).
    Anche il tentativo di stipulare un accordo con la Cina comunista (accordo che sarebbe uno schiaffo per i cristiani perseguitati e per i vescovi clandestini) si presenta sempre più difficile, sebbene Bergoglio abbia firmato dichiarazioni imbarazzanti di legittimazione della dittatura e dei suoi crimini e addirittura – nel prossimo incontro delle religioni ad Assisi del 20 settembre – si sia fatto dettare dal regime comunista cinese l’esclusione del Dalai Lama dal novero degli invitati.
    Infine risalta il suo immobilismo – a livello diplomatico e internazionale – sulla tragedia dei cristiani perseguitati e massacrati in diverse parti del mondo.
    PROFANAZIONE
    Sul fronte interno vaticano – nonostante il clima di paura che Bergoglio ha instaurato – scatenerà grosse polemiche la lettera che egli ha inviato in questi giorni ai vescovi argentini, dove afferma che l’unica vera interpretazione dell’Amoris laetitia è quella ultramodernista, cioè “quella che di fatto incita all’adulterio e alla profanazione dei sacramenti” (mi dice un prelato di opposizione).
    E' la prima volta nella storia della Chiesa che un papa mette la sua firma su un ribaltamento della legge morale.
    Ma spazzare via il millenario insegnamento della Chiesa basato sul Vangelo ha conseguenze enormi nella vita dei cristiani e indurrà addirittura a interrogarsi sull’ortodossia di Bergoglio (dubbio che Newsweek mesi fa lancio' addirittura in copertina: “Is the Pope Catholic?”).
    Demolire i sacramenti – secondo il pensiero cattolico – significa demolire la Chiesa cattolica stessa. L’attuale vescovo di Roma porta avanti questa strategia in modi diversi: dalla progressiva sostituzione della gerarchia (pare abbia in progetto un nuovo Concistoro con la creazione di un plotone di cardinali bergogliani che cosi' ipotecherebbero anche il futuro) alle picconate sui diversi pilastri della dottrina cattolica.
    Sono già in cantiere – sia pure dissimulati – i colpi al sacerdozio (con l’ammissione delle donne al diaconato e l’appannamento del celibato).
    Ma l’obiettivo principale riguarda ancora l’eucaristia e rientra in un progetto di “protestantizzazione” della Chiesa Cattolica che è potentemente voluto da un asse politico che va dagli Stati Uniti di Obama alla Germania della Merkel: è probabilmente proprio il disegno a cui si è opposto Benedetto XVI e per il quale è stato “accompagnato all’uscita”.
    BERGOGLIO E LUTERO
    Lo strappo si dovrebbe consumare, il 31 ottobre, con la visita bergogliana in Svezia per “festeggiare” i 500 anni dello scisma di Lutero.
    Già la visita in sé fa discutere, perché il Vescovo di Roma si è ostinatamente rifiutato di prendere parte al Congresso eucaristico di Genova, in settembre (primo caso, nel Dopoconcilio, di un papa che si nega a questo evento spirituale), mentre partecipa entusiasticamente ai festeggiamenti del più devastante eretico della storia della Chiesa.
    In quell’occasione puo' avvenire “l’irreparabile” ovvero puo' verificarsi l’approvazione dell’intercomunione fra cattolici e luterani.
    Sarebbe l’abolizione di fatto della dottrina cattolica della transustanziazione, in pratica l’abolizione dell’eucaristia: va ricordato che nella cerimonia del 28 giugno scorso, non a caso, il papa emerito Benedetto XVI aveva insistito sul termine “transustanziazione”, proprio per indicare il pericolo imminente….
    L’intercomunione fra cattolici e protestanti sarebbe appunto la parificazione dell’Eucarestia al normale pane della cena luterana. Per la Chiesa sarebbe una catastrofe. Quali indizi mostrano che si va in questa direzione?
    INDIZI
    Anzitutto le sorprendenti parole pronunciate da Bergoglio il 15 novembre 2015, nella sua visita alla comunità luterana di Roma.
    Quindi l’interpretazione che di quelle parole ha dato una fonte ufficiale come “Civiltà Cattolica”.
    Infine l’altro ieri Bergoglio, a Santa Marta, ha fatto un discorso che potrebbe essere il suo tipico fuoco di artiglieria preventivo che in genere scatena per preparare le sue operazioni di demolizione (ha fatto cosi' anche per il tema della comunione ai divorziati risposati).
    Infatti ha inanellato una serie sgangherata di immagini, come fa ogni volta che vuole colpire chi si oppone alla sua “rivoluzione”.
    Alla fine del suo confuso discorso il succo è stato questo: impediamo al diavolo di distruggere la Chiesa con le divisioni, soprattutto con le divisioni sulla “radice propria dell’unità della Chiesa, che è il Corpo di Cristo, l’Eucarestia”. Questo concetto in sé sarebbe normale e giusto, se non fosse usato all’inverso, perché i “divisori” contro cui Bergoglio ha già cominciato a scagliarsi potrebbero essere quei vescovi cattolici i quali sostengono che non si puo' assimilare l’Eucaristia (vero Corpo e Sangue di Cristo) al pane della cena luterana.
    Conoscendo il modo di procedere di Bergoglio c’è da prevedere che sarà proprio questa apparente apologia dell’Eucaristia, l’argomento che adopererà per l’attacco finale all’Eucaristia stessa (ha già usato questi incredibili artifici dialettici nell’Amoris laetitia dove si arriva a esortare i conviventi all’adulterio per il bene dei figli).
    LUTERO CONTRO L’EUCARISTIA
    In realtà l’unica vera e devastante divisione della Chiesa sull’Eucaristia l’ha consumata, 500 anni fa, proprio Lutero che Bergoglio andrà a festeggiare.
    Ecco cosa egli affermava della Santa Messa: “Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulteri sono meno malvagi di quell’abominazione che è la messa papista”.
    E ancora: “Quando la messa sarà distrutta, penso che avremo rovesciato con essa tutto il papismo. Il papismo infatti poggia sulla messa come su una roccia, tutto intero con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola con tutta la sua pancia. Tutto cio' crollerà necessariamente, quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole”.
    Se dunque Bergoglio fosse coerente con quanto ha detto l’altroieri, se davvero volesse proteggere l’Eucaristia, invece di andare a legittimare Lutero e le sue dottrine, dovrebbe dire ai protestanti che non è possibile alcuna intercomunione e che l’Eucaristia è il vero Corpo e Sangue di Cristo.
    Poi dovrebbe anche ritirare l’Amoris laetitia che di fatto legittima la profanazione dell’Eucarestia stessa.
    Ma non farà nulla di tutto questo e andrà per la sua strada, che è fortemente sponsorizzata da potentati internazionali. I quali sono i grandi sostenitori di questo pontificato e sono stati i grandi nemici di quel Benedetto XVI che è stato “dimissionato”.
    Tuttavia è sempre possibile che la parte cattolica della Chiesa si ribelli (importanti intellettuali vicini ai papi precedenti hanno scritto che si è passato il segno) e sono possibili dissesti nel pontificato bergogliano se alla Casa Bianca non resterà il blocco di potere Obama-Clinton che lo sponsorizza.
    L?AUTUNNO CALDO DI BERGOGLIO E LA PASSIONE DELLA CHIESA - Lo StranieroLo Straniero


    SOROS E “FRANCESCO” UNITI NELLA LOTTA…
    Maurizio Blondet
    Ormai da settimane ignoti hackers hanno messo in linea 2500 e-mail riservate fra Georges Soros, i dipendenti delle sue fondazioni – capeggiate dalla casa-madre, la Open Society Foundation e i riceventi dei suoi doni. I media ne tacciono, perché sono ovviamente imbarazzanti. Si vede per esempio che lui ha dato direttive ad Hillary Clinton quando era segretaria di stato, su una crisi in Albania (sic) e su come risolverla: direttive che Hillary ha seguito alla lettera. Si vede anche che alla campagna di Hillary ha versato 30 milioni di dollari, il che ne fa’ il maggior donatore singolo.
    Ma non basta. Se una cosa risalta in queste mail, è la megalomania di questo gran burattinaio. Non c’è area del mondo dove non finanzi attività (sovversive, o ‘filantropiche’); non una politica pubblica che non si proponga di ‘riformare’ in ogni parte del pianeta, sganciando soldi ai locali ‘riformatori’, che hanno sempre un carattere sinistroide e libertario. Megalomane e insieme, micro-gestore di tutta la realtà. Come abbiamo visto, Soros finanzia Arcigay in Italia, e Planned Parenthood (in Usa l’ente pro-aborto che l’hanno scorso s’è scoperto faceva commercio di organi di feti); ha pagato rivoluzioni colorate e l’opposizione ad Orban in Ungheria; istiga la giunta di Kiev a fare la guerra alla Russia; gestisce (attraverso apposite ONG) l’inondazione di immigrati in Europa, e nello stesso tempo eccita organizzazioni di minoranze etniche latinos in Usa, allo scopo di far cambiare la demografia dei collegi elettorali in modo da favorire Hillary contro Trump.
    Per lo stesso scopo, paga organizzazioni razziali come Black Lives Matter (650 mila dollari) perché interrompano i comizi di Donald. Ha finanziato ripetuti tentativi di manifestazioni LGBT a Mosca, pagando le trasferte di celebri travestiti e sodomiti; in Europa, ha ‘gestito’ certe elezioni, facendo eleggere candidati favorevoli all’immigrazione senza limiti, e finanzia gruppuscoli che in Usa si battono non solo per il “diritto delle donne” e LGBT di entrare nelle unità combattenti, ma il dovere di allogarle in caserme unisex; o gruppi che stanno conducendo la meritevole battaglia per toilettes pubbliche per trans. Tutto in nome di un evidente scopo finale: la dissoluzione di ogni ordine, gerarchia e stabilità nelle società umane.
    Poteva tal miliardario mancare di estendere le sue cure lobbistiche al Vaticano, dal momento della elezione di un “Francesco” cosi' attivo nella dissoluzione. Dai documenti rivelati si scopre che Soros ha progettato subito di influenzare il Vaticano “impegnando il Papa sui temi della giustizia economica e razziale”.
    Nel maggio 2015, il consiglio direttivo in Usa della Open Society di Soros prende un’iniziativa che viene cosi' riferita: Pope Francis Visit – $650,000 (USP) – vengono ciè stanziati alla bisogna 650 mila dollari. Segue la veloce delineazione della strategia:
    “La prima visita di Papa Francesco in Usa a settembre includerà una storica allocuzione al Congresso [un privilegio mai concesso ad alcun pontefice in un sistema politico ostile ai ‘papisti’. Ndr], un discorso alle Nazioni Unite, e una visita a Philadelphia per “l’incontro mondiale delle famiglie”. Per approfittare del momento, noi sosterremo le attività di PICO per coinvolgere il Papa sui temi della giustizia economica e razziale; useremo l’influenza del cardinal Rodriguez, primo consigliere del Papa, e contiamo di spedire una delegazione in Vaticano in visita, a primavera o estate, per fargli sentire direttamente la voce dei cattolici di basso reddito in America”.
    L’ente percettore dei soldi, PICO (People Improving Communities through Organizing) è una organizzazione fondata da un gesuita, John Baumann, nel 1972. Baumann faceva parte di una organizzazione creata nella Grande Depressione da un agitatore ebreo, Saul Alinsky, che intendeva scatenare la rivoluzione socialista; svanito il progetto, la PICO resta un movimento di estrema sinistra che unisce comunità su base ‘religiosa’ che si propone la redistribuzione della ricchezza, fra l’altro “mettendo leader religiosi nei consigli di amministrazione delle banche”. Dio sa quanto il capitalismo americano abbia bisogno di redistribuire le ricchezze; potrebbe cominciare proprio Soros. Ma come il miliardario coniughi le aspirazioni di PICO con i finanziamenti miliardari che fa ad organizzazioni per l’aborto, l’eutanasia, il ‘gender’, il matrimonio Gay e la distruzione della famiglia, è un mistero che non abbiamo il modo di sviscerare.
    Più interessante i rapporti cordialissimi che la Open Society Foundation di Soros, mostra di avere per il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga; honduregno, personaggio ambiguo nei suoi rapporti (favorevoli) con un potere golpista nel 2010 in Honduras, ragion per cui fu invitato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio a parlare sul tema: “Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l’America Latina”. Uomo di fiducia di El Papa, che lo ha elevato al ruolo di ‘coordinatore’ del gruppo di 8 cardinali da cui si fa’ affiancare nella ‘riforma della Chiesa”, ossia nel governo senza controllo – come si fa nei golpes sudamericani. In pratica è il capo della Junta Suramericana che sta schiacciando, umiliando e terrorizzando la Curia.
    Il direttorio della Foundation di Soros sottolinea la ‘intima amicizia” che El Papa mostra al cardinal Rodriguez Maradiaga e del fatto che già adesso sta “usando la sua influenza” nel Vaticano per promuovere le idee più radicali sulla eguaglianza economica, che sono quelle che Soros caldeggia e propone (e piacerebbe sapere perché). Del resto è noto che la Open Society finanzia gruppi cattolici di sinistra in Usa, e insieme MoveOn org, un gruppo neocon ferocemente anticattolico che pesca nella destra repubblica (attualmente preme sugli esponenti del partito perché depennino Trump come candidato..) e che si è distinto per una campagna calunniosa contro Benedetto XVI accusato di coprire i preti pedofili.
    Ma ora c’è “Francesco” e tutto cambia. Attenzione: i progetti di influenzare EL Papa da parte di Soros sembrano perfino timidi, rispetto all’ardimento mostrato da “Francesco”: le mail risalgono all’anno scorso, e ora la personalità modernista (forse massonica) del nostro è molto più chiara. In ogni caso, non va dimenticato che nel dicembre 2015 El Papa non ha esitato di farsi pagare da protagonisti dell’ideologia globalista la scenografica profanazione di San Pietro, su cui han proiettato gigantesche immagini di belve, scimmie e selvaggi – un trionfo della “natura” sulla cultura e sulla storia, dal titolo simbolico “Fiat Lux”, a segnalare che finalmente la luce del progresso illuminava l’oscurantismo clericale. Lo spettacolo osceno era stato pagato dalla Banca Mondiale, e specificamente dal suo programma per il terrore del riscaldamento climatico (bisogna ridurre le emissioni..), dal numero due della Microsoft Paul Allen e da una organizzazione chiamata Okeanos Fondazione per il Mare. Ma per la Junta vaticana era semplicemente la celebrazione ed apoteosi della enciclica “Laudato Si'”, prima enciclica ambientalista mai emessa da un Papa, ma soprattutto quasi franca proclamazione della speciale gnosi panteista-evoluzionista che è la vera fede di “Francesco”: un immanentismo che deve molto a Theilard De Chardin, per il quale Cristo essendosi fatto materia, ha divinizzato non solo il genere umano ma l’intera natura. Onde El Papa esorta, come nuovo dovere cattolico, a sviluppare in noi la coscienza eco-New Age “di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale”. Niente più accettazione della Croce, ma si' alla raccolta differenziata e al governo globale del clima.
    Secondo il vostro cronista, El Papa non ha certo bisogno di farsi suggerire programmi da Soros. Sta “conducendo” la Chiesa “per nuovi cammini” ignorati dalla Chiesa e dal suo Fondatore per duemila anni. Bisognerà riparlarne. Qui sotto potete trovare qualche spunto essenziale sulla ideologia di El Papa:
    Arnaldo Xavier da Silveira - Note sulla filosofia e la teologia inaccettabili della Laudato si'
    Un’altra organizzazione cattolica finanziata da Soros e nominata dai direttivo è la FPL (Faith in Public Life); ad essa, con la donazione, vengono impartiti gli ordini. La FPL deve organizzare sondaggi per “dimostrare che i votanti cattolici rispondono con favore alla concentrazione del Papa sull’ineguaglianza di reddito” e una azione militante per convincere i cattolici “pro family”; che essere “pro-family” richiede affrontare il problema della iniquità economica. Il che è giustissimo, Non si vede pero' che bisogno ci sia di pagare per ottenere sondaggi “a priori” favorevoli a una data tesi; e che un gruppo anti-capitalista sia finanziato riccamente dal più famoso speculatore dei nostri anni.
    La Open Society ha anche un “advisory board”, un gruppo di consiglieri fra cui appaiono giornalisti, anche importanti, come l’opinionista della Washington Post DanielleAllen, e Steve Coll, del New Yorker. Il che puo' contribuire a spiegare come mai la fuga delle email di Soros non ha fatto notizia in Usa: non è proprio comparsa nemmeno come breve di cronaca. Un altro motivo è che l’intera classe mediatica americana sta sostenendo la Clinton con i mezzi più vergognosi, abbandonando ogni minima pretesa di oggettività, e quasi suicidandosi in questa operazione, buttando al macero la propria reputazione, in modo – direi – terminale, come se non ci fosse un domani.
    A che scopo tutto cio'? si chiederà il lettore, a questo punto completamente smarrito – e con ragione. Esiste tuttavia un possibile bandolo della matassa, che è utile tenere in mano nel groviglio delle donazioni di Soros. Si trova nelle e-mail dove il direttivo della Open Society segnala il pericolo rappresentato dal fatto che “La Russia cerca di aumentare la propria influenza nella vita politica europea”. Bisogna assolutamente contrastare “il sostegno della Russia a movimenti che difendono i valori tradizionali”. E’ non la “reazione” o “il populismo”, ma esattamente la Tradizione che viene qui indicata come il nemico – il nemico della Dissoluzione – da stroncare. Per il progetto, si chiedono 500 mila dollari. Da aumentare per “bisogni imprevisti”.
    SOROS E "FRANCESCO" UNITI NELLA LOTTA... - Blondet & Friends



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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Padre Amorth, l’ultimo esorcista
    di Giuliano Guzzo
    Si raccontava che il cardinale Bellucci, l’alto prelato del film La Grande Bellezza, interpretato da Roberto Herlitzka, in gioventù fosse stato un grande esorcista ma era veramente difficile crederlo, mondano e appassionato di cucina com’era diventato. Padre Gabriele Amorth (1925-2016), il sacerdote paolino spirato ieri all’età di 91 anni, invece no: non è mai divenuto cardinale ma, soprattutto, non ha mai smesso di vestire credibilmente i panni – assai scomodi in un’epoca che ridicolizza la fede salvo poi tuffarsi tra lotterie, oroscopi ed esoterismi vari – di esorcista. Anzi, fino all’ultimo nessuno ha messo in dubbio il suo primato planetario di combattente del Diavolo, prima, sia ben chiaro, conquistato sul campo con oltre 160.000 riti di liberazione compiuti su indemoniati.
    Anche per questo davanti alla sua morte, sopraggiunta dopo un ricovero di alcune settimane per complicanze polmonari, sono due – almeno tra i cattolici – i sentimenti dominanti: la tristezza e la gratitudine. La tristezza per la perdita di un uomo che, divenuto esorcista della diocesi di Roma nel 1986 per mandato firmato dal cardinale vicario di allora Ugo Poletti (1914-1997), non si è mai tirato indietro neppure quando si trattٍ di affermare cose ecclesialmente scorrette; come quando, per esempio, puntٍ il dito contro le infiltrazioni massoniche presso la Santa Sede: «La massoneria – disse – ha i rami dappertutto. Anche in Vaticano, purtroppo. Esiste. Perché è basata sul denaro, sulla carriera. Si aiutano reciprocamente». Parole, si converrà, assai pesanti che perٍ l’anziano sacerdote paolino, uno che non le mandava a dire, non pensٍ mai ritrattare.
    Oltre alla tristezza, perٍ, c’è anche la gratitudine dei cattolici per l’operato infaticabili di un servitore della Chiesa i cui vertici – almeno quelli terreni – anziché sostenerlo arrivarono, talvolta, a deriderlo. «Non mi dica che lei davvero ci crede», fu per esempio l’esclamazione sprezzante di un’eminenza importante della Santa Sede davanti ad affermazioni sull’esistenza del Diavolo che non solo padre Amorth non ritrattٍ, ma alle quali fece seguire un invito che il suo interlocutore non prese molto bene: «Lei dovrebbe leggere il Vangelo».
    Ecco, il più famoso esorcista del mondo, come chi l’ha conosciuto puٍ confermare, era cosى: un uomo di fede non disposto a scendere a compromessi in un mondo nel quale, purtroppo anche fra personalità della Chiesa, i compromessi non sembrano dare più scandalo.
    Invece padre Amorth di mediazioni non ha mai voluto sentir parlare. Neppure quando, negli anni passati, esegeti come Hubert Haag pubblicavano libri fuorvianti sin dal titolo – «Addio al diavolo» – e si cercٍ di attribuire in tutti i modi ad un teologo del calibro di Hans Urs von Balthasar (1905-1988) l’idea di «inferno vuoto», apertamente respinta dallo stesso von Balthasar (cfr. Von Balthasar H.U. Sperare per tutti. Breve discorso sull’inferno, Jaca Book 1997, p. 123).
    L’anziano sacerdote paolino è insomma rimasto al suo posto di combattimento fino all’ultimo e se oggi, dopo la sua morte, vi sono ancora anche giovani disposti ad abbracciare la fede integralmente, sapendo che è combattimento prima che avventura, battaglia quotidiana prima che scampagnata esistenziale, buona parte del merito è anche sua.
    Padre Amorth, l?ultimo esorcista ~ CampariedeMaistre



    Pochi preti celibi? E allora largo ai preti sposati
    È il rimedio a cui pensano il cardinale Hummes e papa Francesco per le regioni con scarsità di clero, a cominciare dall'Amazzonia. Ma anche nella Cina del XVII secolo i missionari erano pochi, eppure la Chiesa fioriva. Lo scrive "La Civiltà Cattolica"
    di Sandro Magister
    Papa Francesco ha ricevuto in udienza, pochi giorni fa, il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, accompagnato dall'arcivescovo di Natal, Jaime Vieira Rocha. Hummes, 82 anni, già arcivescovo di San Paolo e prefetto della congregazione vaticana per il clero, è oggi presidente sia della commissione per l’Amazzonia della conferenza episcopale del Brasile, sia della Rete Pan-Amazzonica che riunisce 25 cardinali e vescovi dei paesi circostanti, oltre a rappresentanti indigeni di diverse etnie locali.
    E in questa veste sostiene tra l'altro la proposta di sopperire alla scarsità di sacerdoti celibi in aree immense come l'Amazzonia conferendo la sacra ordinazione anche a "viri probati", cioè a uomini sposati.
    La notizia dell'udienza ha fatto quindi pensare che papa Francesco abbia discusso con Hummes proprio di tale questione, e in particolare di un sinodo "ad hoc" delle 38 diocesi dell'Amazzonia, che effettivamente è in avanzata fase di preparazione. Non solo. Ha riacquistato forza la voce che Jorge Mario Bergoglio voglia assegnare al prossimo sinodo mondiale dei vescovi, in agenda nel 2018, proprio la questione dei ministeri ordinati, vescovi, preti, diaconi, compresa l'ordinazione di uomini sposati.
    Curiosamente, poco prima che il papa ricevesse Hummes, Andrea Grillo – un teologo ultrabergogliano, docente al pontificio ateneo Sant'Anselmo di Roma, i cui interventi sono sistematicamente rilanciati ed enfatizzati dal sito paravaticano "Il Sismografo" – ha addirittura preconizzato in dettaglio il tema del prossimo sinodo sul "ministero ordinato nella Chiesa", articolandolo in questi tre sottotemi:
    - l’esercizio collegiale dell’episcopato e la restituzione al vescovo della piena autorità sulla liturgia diocesana;
    - la formazione dei presbiteri, con il ripensamento della forma tridentina del seminario, e la possibilità di ordinazione di uomini sposati;
    - la teologia del diaconato e la possibilità di un diaconato femminile.
    L'autorità alla quale Grillo e tutti i riformisti chierici e laici puntualmente si richiamano, nel formulare questa e altre proposte, è il defunto cardinale Carlo Maria Martini, con il suo intervento bomba nel sinodo del 1999.
    L'allora arcivescovo di Milano, gesuita e leader indiscusso dell'ala "liberal" della gerarchia, disse di aver "fatto un sogno": quello di "un’esperienza di confronto universale tra i vescovi che valga a sciogliere qualcuno di quei nodi disciplinari e dottrinali che riappaiono periodicamente come punti caldi sul cammino delle Chiese europee e non solo europee".
    Ed ecco i "nodi" da lui elencati:
    "Penso in generale agli approfondimenti e agli sviluppi dell’ecclesiologia di comunione del Vaticano II. Penso alla carenza in qualche luogo già drammatica di ministri ordinati e alla crescente difficoltà per un vescovo di provvedere alla cura d’anime nel suo territorio con sufficiente numero di ministri del Vangelo e dell’eucaristia. Penso ad alcuni temi riguardanti la posizione della donna nella società e nella Chiesa, la partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali, la sessualità, la disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i rapporti con le Chiese sorelle dell’Ortodossia e più in generale il bisogno di ravvivare la speranza ecumenica, penso al rapporto tra democrazie e valori e tra leggi civili e legge morale".
    Dell'agenda martiniana, i due sinodi finora indetti da papa Francesco hanno appunto discusso "la disciplina del matrimonio" e "la visione cattolica della sessualità".
    E il nuovo sinodo potrebbe appunto risolvere la "carenza di ministri ordinati" aprendo la strada all'ordinazione di uomini sposati e di diaconi donne, quest'ultimo punto anch'esso già messo in cantiere da papa Francesco, con l'avvenuta nomina, lo scorso 2 agosto, di una commissione di studio.
    L'argomento principe portato a sostegno dell'ordinazione di uomini sposati è sempre lo stesso enunciato dal cardinale Martini: "la crescente difficoltà per un vescovo di provvedere alla cura d’anime nel suo territorio con sufficiente numero di ministri del Vangelo e dell’eucaristia".
    L'Amazzonia sarebbe appunto uno di questi "territori" immensi nei quali i pochi preti celibi lì presenti sono in grado di raggiungere nuclei remoti di fedeli non più di due o tre volte all'anno. Quindi con grave danno – si sostiene – per la "cura d'anime".
    Va detto però che una situazione del genere non è affatto esclusiva dei tempi attuali. Ha caratterizzato la vita della Chiesa in vari secoli e nelle aree più diverse.
    Non solo. La scarsità di sacerdoti non sempre si è risolta in un danno per la "cura d'anime". Anzi, in alcuni casi è addirittura coincisa con una fioritura della vita cristiana. Senza che a nessuno venisse in mente di ordinare uomini sposati.
    È stato così, ad esempio, nella Cina del XVII secolo. Ne ha dato conto "La Civiltà Cattolica" nel quaderno dello scorso 10 settembre, con un dotto articolo del sinologo gesuita Nicolas Standaert, docente all'Università Cattolica di Lovanio, una fonte quindi insospettabile, visto il legame strettissimo, statutario, che la rivista intrattiene con i papi e in particolare con l'attuale, che ne segue personalmente la composizione d'intesa col direttore della rivista, il gesuita Antonio Spadaro.
    Nel XVII secolo in Cina i cristiani erano pochi e dispersi. Scrive Standaert: "Quando Matteo Ricci morì a Pechino nel 1610, dopo trent’anni di missione, c’erano circa 2.500 cristiani cinesi. Nel 1665 i cristiani cinesi erano diventati probabilmente circa 80.000, e intorno al 1700 erano circa 200.000, il che era ancora poco, se confrontato con l’intera popolazione, tra i 150 e i 200 milioni di abitanti".
    E pochissimi erano anche i sacerdoti: "Alla morte di Matteo Ricci, c’erano soltanto 16 gesuiti in tutta la Cina: otto fratelli cinesi e otto padri europei. Con l’arrivo dei francescani e dei domenicani, intorno al 1630, e con un lieve incremento dei gesuiti nello stesso periodo, il numero dei missionari stranieri arrivò a più di 30, e rimase costante tra i 30 e i 40 nell’arco dei successivi trent’anni. In seguito vi fu un incremento, raggiungendo un picco di circa 140 tra il 1701 e il 1705. Ma poi a causa della controversia sui riti il numero dei missionari si ridusse di circa la metà".
    Di conseguenza il cristiano ordinario incontrava il sacerdote non più di "una o due volte l’anno". E nei pochi giorni in cui durava la visita il sacerdote "conversava con i capi e con i fedeli, riceveva informazioni dalla comunità, si interessava delle persone malate e dei catecumeni. Ascoltava confessioni, celebrava l’eucaristia, predicava, battezzava".
    Poi il sacerdote per molti mesi spariva. Eppure le comunità reggevano. Anzi, conclude Standaert: "si trasformarono in piccoli ma solidi centri di trasmissione di fede e di pratica cristiana". Senza elucubrazione alcuna sulla necessità di ordinare uomini sposati.
    Pochi preti celibi? E allora largo ai preti sposati

    Amoris laetitia: i Vescovi dell'Alberta fuori dal coro
    Offriamo ai nostri lettori la traduzione di un articolo di LifeSiteNews che arreca la buona notizia che esistono ancora dei Vescovi cattolici coraggiosi, che umilmente diffondono il Vangelo come lo hanno ricevuto. Se da un lato ci rallegriamo per questo fatto, dall'altro non manca l'amarezza nel constatare che, dopo Amoris laetitia, il caos regna sovrano, e che tutti dicono tutto e il contrario di tutto.
    Al di là dei possibili errori contenuti nell'ultima Esortazione, nascondere una bomba a orologeria in quella che LifeSiteNews chiama infame nota ("infamous footnote", la 351, al § 305), ha prodotto un caos che i fedeli non si meritano. Che l'Immacolata ci aiuti!
    La Chiesa cattolica non ha cambiato la sua pratica verso divorziati e risposati civilmente, nonostante quello che i fedeli possono essere stati indotti a credere attraverso i media o altre fonti; cosi' si sono espressi i vescovi della provincia dell'Alberta e del Territori del Nord Ovest, nelle linee guida pastorali pubblicate Il 14 settembre 2016.
    Si tratta di "un errore" concludere che i cattolici divorziati e risposati civilmente possono ricevere la Santa Comunione "se semplicemente hanno avuto una conversazione con un prete"; cosi' affermano le linee guida, sottoscritte dai sei vescovi responsabili per oltre 1.000.000 di cattolici in cinque diocesi.
    Il documento di 10 pagine ha lo scopo di "rispondere all'invito rivolto da Papa Francesco, nella sua Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, ad aiutare in particolare i sacerdoti nel loro compito di accompagnare quei cattolici che, divorziati risposati, non hanno ottenuto un decreto di nullità"; si è espresso in questi termini un comunicato da S. Ecc.za Mons. Richard Smith, Arcivescovo di Edmonton e presidente dei vescovi dell'Alberta e dei Territori del Nord Ovest.
    Nel capitolo 8 di Amoris Laetitia, il Santo Padre indica chiaramente che i pastori della Chiesa devono accompagnare divorziati risposati con un "discernimento pieno di amore misericordioso, che è sempre pronto a comprendere, perdonare, accompagnare, infondere speranza e, soprattutto, integrare".
    La lettera dei Vescovi dell'Alberta è molto importante soprattutto perché non menziona la nota infame ("infamous footnote") 351, al § 305 di Amoris laetitia, in cui il Papa afferma che "in alcuni casi," questa integrazione dei cattolici "divorziati e risposati civilmente puo' includere l'aiuto dei sacramenti".
    La lettera dei vescovi Alberta si mostra anche in netto contrasto con la direttive dei vescovi della regione pastorale di Buenos Aires in Argentina chiamato "Criteri di base per l'applicazione del capitolo 8 di Amoris Laetitia".
    Il documento argentino afferma che in "circostanze complesse", quando la coppia risposati non puo' "ottenere una dichiarazione di nullità", i preti possono comunque andare avanti per concedere loro l'accesso alla Santa Comunione.
    Come riportato in LifeSiteNews, Papa Francesco ha inviato una lettera ai vescovi argentini confermando che "non c'è altra interpretazione" della sua esortazione circa questo punto. Pur di fronte alla sparizione della lettera dai media, Radio Vaticana ha confermato che la lettera del papa è autentica.
    Tuttavia, gli esperti in teologia e i canonisti hanno insistito sul fatto che Amoris Laetitia non puo', e realmente non lo ha fatto, cambiare la prassi tradizionale di non ammettere alla Comunione i divorziati risposati.
    MiL - Messainlatino.it: Amoris laetitia: i Vescovi dell'Alberta fuori dal coro

    Bari. Il parroco della Cattedrale Don Franco Lanzolla "prega" con gli islamici: "Siamo tutti credenti poi ognuno ha scelto la sua strada: il Vangelo o il Corano"
    Il Quotidiano Repubblica ha riservato un mieloso articolo di cronaca alla festa islamica detta del sacrificio che si è tenuta ieri a Bari": " 2mila in Fiera per la Festa islamica del Sacrificio: prega anche il parroco della Cattedrale".
    Apprendiamo dunque che nel giorno della Festa del Santissimo Nome di Maria "A pregare con i musulmani ci sono anche don Franco Lanzolla, parroco della Cattedrale di Bari, e don Vito Piccinonna, direttore della Caritas diocesana".
    Intervistato dal giornalista di Repubblica il Parroco della Cattedrale di Bari ha detto: "Siamo tutti credenti, obbediamo alla spiritualità, poi ognuno ha scelto la sua strada, il Vangelo o il Corano".
    Il Parroco don Franco Lanzolla, conviene ricordarlo, fu corresponsabile della profanazione della Cattedrale barese della "domenica di passione" del 31 luglio scorso permettendo all'imam Sharif Lorenzini di recitare in Cattedrale la prima sura del Corano aveva accettato il concetto che l'Islam è la "retta via".
    "Ognuno ha scelto la sua strada, il Vangelo o il Corano" è una frase che puo' esser detta da tutti quelli che sono imbevuti da dottrine antropocentrice: dal massone al marxista.
    Nel giorno della festa del Santissimo Nome di Maria e della miracolosa vittoria di Giovanni III Sobieski a Vienna, assediata dai Turchi che minacciavano la cristianità, il Rev.mo Parroco della Cattedrale Metropolitana di Bari e il Rev.do don Vito Piscinonna, direttore della Caritas diocesana hanno preferito "pregare" con gli islamici.
    Repubblica fa sapere che "A salutare la preghiera c'è l'assessore comunale alle Culture (sic! al plurale! Che creatività! N.d.R.), Silvio Maselli. "Siamo una faccia, una razza, e stesso mare", l'augurio per la festa".
    MiL - Messainlatino.it: Bari. Il parroco della Cattedrale Don Franco Lanzolla "prega" con gli islamici: "Siamo tutti credenti poi ognuno ha scelto la sua strada: il Vangelo o il Corano"

    Il catechismo di San Pio X e la religione sincretista di Assisi
    di Camillo Langone
    San Pio X, lo tengo o lo butto il tuo “Catechismo della Dottrina Cristiana” che ho appena letto nell’edizione Fede & Cultura? Altri tempi, d’accordo, ma forse, temo, anche altra religione. Nella religione di oggi, la religione sincretistica di Assisi, le parole-chiave sono misericordia, ascolto, discernimento, accompagnamento, in quella di ieri erano preghiera e peccato. Nel catechismo del 1912 leggo: “I cattivi che non servono Dio e muoiono in peccato mortale meritano l’inferno”. Fantastico. Il venerdì era vietato mangiare carne, si deplorava il “dilagare dell’empietà e dell’immoralità”, i protestanti venivano definiti eretici e i maomettani venivano chiamati maomettani (adesso per compiacerli li chiamano musulmani, per non evidenziare l’inferiorità di un culto che nasce da un uomo-uomo e non da un uomo-Dio).
    Oh santa pace! “Al regno di Dio dobbiamo arrivare per via di molte tribolazioni”: frase molto più ragionevole di tutte le omelie pronunciate dai vescovi dopo l’ultimo terremoto. Lo tengo o lo butto, San Pio X, il tuo catechismo che mi rende antico e sospetto e mi fa rischiare continuamente il linciaggio da parte dei misericordiosi? Mi sa che lo tengo perché Dio ha controfirmato il tuo catechismo facendoti Santo attraverso i miracoli documentati nel processo di canonizzazione, mentre il catechismo dei misericordiosi è ancora privo di convalida (vedremo in seguito).
    Il catechismo di San Pio X e la religione sincretista di Assisi



    Assisi e la fiera campionaria del sacro
    di Camillo Langone
    Io li capisco gli atei. Li capisco benissimo. Quando vedo le foto dei vecchi incontri interreligiosi di Assisi, quando mi imbatto nelle immagini di quei raduni di palandrane orientali e occidentali, cristiane, anticristiane, acristiane, anch’io barcollo. Io sapevo, grazie al Deuteronomio, che Dio è geloso e, grazie a San Cipriano, che “extra ecclesiam nulla salus”. E credevo che la salvezza, riguardando la vita eterna, per un uomo davvero religioso fosse più importante della pace che riguarda la breve esistenza terrena. Ma non c’è bisogno di essere religiosi, basta essere appena un po’ filosofici e logici per guardare con sospetto questa fiera campionaria del sacro: ha scritto Franco Volpi, studioso del nichilismo, che “l’isostenia dei valori porta alla svalutazione e infine all’indifferenza dei valori”.
    Non a caso in Umbria ci sarà Zygmunt Bauman, il sociologo ideale in un contesto di religione liquida anzi liquefatta. Gli organizzatori, gli ipocredenti della Comunità di Sant’Egidio, nel programma definiscono esplicitamente il cattolicesimo “tradizione religiosa”, insomma un’anticaglia destinata a dissolversi nella nuova religione universale dove per Cristo non c’è posto siccome vanno messi d’accordo emiri e rabbini, pastori e muftì, zoroastriani, buddisti, giainisti, scintoisti… Assisi sarà capitale mondiale del sincretismo, dell’indifferentismo, del sacro purchessia. Che la mia poca fede sopravviva, di fronte a simile spettacolo.
    Assisi e la fiera campionaria del sacro

    Benedetto XVI ultimo papa? Quello che non vi hanno detto
    Antonio Socci
    Ma chi è oggi il Papa e precisamente quanti ce ne sono? La confusione regna sovrana e la nuova uscita di Benedetto XVI – il libro-intervista “Ultime conversazioni” – invece di dissolvere i dubbi li moltiplica.
    Parto dal dettaglio più curioso. Domanda Peter Seewald a Benedetto XVI: “Lei conosce la profezia di Malachia, che nel medioevo compilo' una lista di futuri pontefici, prevedendo anche la fine del mondo, o almeno la fine della Chiesa. Secondo tale lista il papato terminerebbe con il suo pontificato. E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”.
    La risposta di Ratzinger è sorprendente: “Tutto puo' essere”. Poi addirittura aggiunge: “Probabilmente questa profezia è nata nei circoli intorno a Filippo Neri” (cioè la chiama “profezia” e la riconduce a un grande santo e mistico della Chiesa).
    LA ROTTURA
    Dunque Benedetto XVI ritiene di essere stato l’ultimo papa (per la fine del mondo o la fine della Chiesa)? Probabilmente no. Allora ritiene – almeno secondo la versione dell’intervistatore – di essere stato l’ultimo ad aver esercitato il papato come l’abbiamo conosciuto per duemila anni? Forse si' .
    E anche questa seconda fa sobbalzare, perché è cosa nota che il papato – d’istituzione divina – per la Chiesa non puo' essere cambiato da una volontà umana. Del resto quale cambiamento? C’è una rottura nell’ininterrotta tradizione della Chiesa?
    Un altro flash del libro porta in questa direzione. “Lei si vede come l’ultimo papa del vecchio mondo” domanda Seewald “o come il primo del nuovo?”. Risposta: “Direi entrambi”.
    Ma che intende dire? Cosa significa “vecchio” e “nuovo”, soprattutto per uno come Benedetto XVI che ha sempre combattuto l’interpretazione del Concilio come “rottura” della tradizione e ha sempre affermato la necessaria continuità, senza cesure, della storia della Chiesa?
    A pagina 31 Seewald afferma (e il testo è stato rivisto e vidimato da Benedetto XVI) che Ratzinger ha compiuto un “atto rivoluzionario” che “ha cambiato il papato come nessun altro pontefice dell’epoca moderna”.
    Questa tesi – che evidentemente allude all’istituzione del “papa emerito” – ha qualche aggancio con le cose che dice Ratzinger in questo libro? Si' , a pagina 39.
    IL GIALLO
    Prima di riassumere cosa dice qui papa Benedetto, pero', devo ricordare che la figura del “papa emerito” non è mai esistita nella storia della Chiesa e i canonisti hanno sempre affermato che non puo' esistere, in quanto il “papato” non è un sacramento, come invece è l’ordinazione episcopale, infatti in duemila anni tutti coloro che hanno rinunciato al papato sono tornati allo status precedente, mentre i vescovi rimangono vescovi anche quando non hanno più la giurisdizione di una diocesi.
    Ciononostante Benedetto XVI, negli ultimi giorni del suo pontificato, andando contro tutto cio' che i canonisti avevano sempre sostenuto, annuncio' che lui sarebbe diventato appunto “papa emerito”.
    Non ne spiego' il profilo teologico, pero' nel suo ultimo discorso affermo': “La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.
    Benedetto accompagnava tali parole con la decisione di restare in Vaticano, di continuare a vestirsi con la tonaca e zucchetto bianchi, di conservare lo stemma papale con le chiavi di Pietro e il titolo di “Sua Santità Benedetto XVI”.
    Ce n’era abbastanza per chiedersi cosa stava accadendo e se si era veramente dimesso dal papato. Cosa che io feci su queste colonne, anche perché nel frattempo il canonista Stefano Violi aveva studiato la “declaratio” di rinuncia ed era arrivato a queste conclusioni: “(Benedetto XVI) dichiara di rinunciare al ministerium. Non al Papato, secondo il dettato della norma di Bonifacio VIII; non al munus secondo il dettato del can. 332 § 2, ma al ministerium, o, come specificherà nella sua ultima udienza, all’‘esercizio attivo del ministero’ ”.
    In seguito ai miei articoli, il vaticanista Andrea Tornielli, molto vicino a papa Francesco, nel febbraio 2014, ando' a domandare a Benedetto XVI perché era rimasto papa emerito e la sollecitata risposta fu questa: “Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti”.
    Il vaticanista in questione sbandiero' ai quattro venti lo scoop che, pero', a una seria osservazione, si rivelava un’elegante battuta umoristica (in Vaticano non c’erano tonache nere?) per eludere una questione di cui Benedetto XVI, evidentemente, a quel tempo non poteva parlare.
    E infatti ne parla oggi, dopo tre anni, spiegando le ragioni di quella scelta che ovviamente non c’entrano nulla con questioni sartoriali.
    SEMPRE PADRE, SEMPRE PAPA
    Dunque nel libro appena uscito papa Ratzinger parte dalla riflessione sui vescovi. Quando si tratto' di decidere le loro dimissioni a 75 anni si istitui' il “vescovo emerito” perché – dicevano – “io sono ‘padre’ e tale resto per sempre”.
    Benedetto XVI osserva che anche quando “un padre smette di fare il padre”, perché i figli sono grandi, “non cessa di esserlo, ma lascia le responsabilità concrete. Continua a essere padre in un senso più profondo, più intimo”.
    Per analogia papa Ratzinger fa lo stesso ragionamento sul papa: “se si dimette mantiene la responsabilità che ha assunto in un senso interiore, se non nella funzione”.
    Questo ragionamento poetico pero' è esplosivo sul piano teologico perché significa che lui è Papa.
    Per capire il quadro teologico che sta dietro la rivoluzionaria pagina di Ratzinger bisogna rileggere il clamoroso testo della conferenza che il suo segretario, mons. Georg Gaenswein, ha tenuto il 21 maggio scorso alla Pontificia università Gregoriana.
    CLAMOROSO
    In quel discorso – “censurato” dai media, ma che in Curia è stato una bomba atomica – don Georg disse che “dall’11 febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. E' e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione”. Il suo è stato un “ben ponderato passo di millenaria portata storica”, un “passo che fino ad oggi non c’era mai stato”. Perché Benedetto XVI “non ha abbandonato l’ufficio di Pietro”, ma “l’ha invece rinnovato”.
    Infatti “egli ha integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune” e “intende il suo compito come partecipazione a un tale ‘ministero petrino’… non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo”.
    Fino a quel discorso del 21 maggio, Bergoglio – che deve aver ascoltato queste cose da Benedetto XVI (ma senza capirle bene) – spiegava il papato emerito sulla stessa linea: diceva che quello di Benedetto era stato un “atto di governo”, che egli aveva rinunciato solo all’esercizio attivo e faceva l’analogia con i vescovi emeriti.
    Pero' dopo il discorso di Gaenswein di maggio, alla corte bergogliana si è capito la portata del problema ed è scattato l’allarme. Cosi' a giugno, di ritorno dall’Armenia, Bergoglio ha bocciato la tesi di un ministero papale “condiviso”.
    SILURO SU BENEDETTO
    Poi, in pieno agosto, su “Vatican Insider” (termometro della Curia) è uscita un’intervista di Tornielli a un importante canonista ed ecclesiastico di Curia, dove si delegittima in toto la figura del “papa emerito” perché “l’unicità della successione petrina non ammette al suo interno alcuna ulteriore distinzione o duplicazione di uffici o una denominazione di natura meramente ‘onorifica’ o ‘nominalistica’ ”. Inoltre “non si dà alcuna sottodistinzione tra il munus e il suo esercizio”.
    Pero' Benedetto XVI, nella pienezza dei suoi poteri, decise proprio di restare papa e rinunciare al solo esercizio attivo del ministero. Se quella sua decisione è inammissibile e nulla significa che è nulla anche la sua rinuncia?
    BENEDETTO XVI ULTIMO PAPA? ?TUTTO PUO? ESSERE?, RISPONDE LUI. QUELLO CHE NON VI HANNO DETTO SUL LIBRO DI RATZINGER - Lo StranieroLo Straniero

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    Predefinito Re: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Grasse risate nei Sacri Palazzi
    di Francesco Filipazzi
    Ogni tanto a tutti capita di voler essere simpatici. Certo a volte non si riesce ad esserlo. Troviamo un esempio di un fallimento in questo senso sul blog di Andrea Tornielli, Sacri Palazzi. Il Nostro, cercando di prendere in giro (credo) Antonio Socci, in un post dal titolo "Parole del Papa sui Musulmani", riporta una frase (facendo intendere che l'abbia detta Papa Francesco) di Giovanni Paolo II, pronunciata in un incontro con i Giovani Musulmani a Casablanca nel 1985. In essa il Papa dice "Noi crediamo nello stesso Dio, l'unico Dio vivente" ecc. Dunque il colpo di scena. Dopo aver fatto il verso a Socci, il nostrissimo rivela l'arcano "la frase l'ha detta Giovanni Paolo II, Papa e pure Santo. Soprattutto dimenticato".
    In effetti ci duole ammettere che Giovanni Paolo II è dimenticato, soprattutto da chi lo cita parzialmente. Tornielli si è dimenticato di citare il paragrafo 10 di quel discorso: "Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e renderne grazie a Dio. Gli uni e gli altri crediamo in un Dio, il Dio unico, che è pienezza di giustizia e pienezza di misericordia; noi crediamo all’importanza della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, della penitenza e del perdono; noi crediamo che Dio ci sarà giudice misericordioso alla fine dei tempi e noi speriamo che dopo la risurrezione egli sarà soddisfatto di noi e noi sappiamo che saremo soddisfatti di lui. La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze.
    Evidentemente, quella più fondamentale è lo sguardo che posiamo sulla persona e sull’opera di Gesù di Nazaret. Voi sapete che, per i cristiani, questo Gesù li fa entrare in un’intima conoscenza del mistero di Dio e in una comunione filiale con i suoi doni, sebbene lo riconoscano e lo proclamino Signore e Salvatore. Queste sono differenze importanti, che noi possiamo accettare con umiltà e rispetto, in una mutua tolleranza; in ciò vi è un mistero sul quale Dio ci illuminerà un giorno, ne sono certo".
    Sostanzialmente il Papa disse ai Giovani Musulmani che c'è una differenza fra le due religioni che si chiama Gesù Cristo. E' evidente che il buon Tornielli si è dimenticato questa parte.
    Così come in questo periodo molti hanno dimenticato un'altra parte del magistero dell'epoca. Ad esempio nella Familiaris Consortio leggiamo: "La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio". Dunque, ci chiediamo, perché citare Giovanni Paolo II solo per le liti con i giornalisti rivali, per far volare qualche straccio via web, mentre invece non citarlo, che so, per commentare Amoris Laetitia?
    Grasse risate nei Sacri Palazzi ~ CampariedeMaistre



    LE SUORE DI PINEROLO
    Roberto Pecchioli
    Allegria! direbbe Mike Bongiorno. A Pinerolo verrà celebrata la prima unione civile, termine light e politicamente corretto per non chiamare matrimonio le nozze omosessuali di due monache. Suor Federica e Suor Isabel, 44 anni, francescane fino a poco tempo fa, missionarie e con titoli accademici in filosofia diventeranno moglie e moglie, o come diavolo si chiama il legame introdotto dalla signora Cirinnà (madre , tra l’altro, di figli “non umani”, come scrive nel suo profilo pubblico). Subito dopo, poiché le due restano assai religiose, si faranno benedire da un prete spretato della zona, Franco Barbero, cacciato da anni e noto per aver officiato ben diciannove “matrimoni” tra omosessuali.
    Fin qui la notizia; gioia contenuta del più laicista dei quotidiani, la torinese Stampa detta una volta La bugiarda, pensosi corsivi della “tribù istruita” degli intellettuali tanto invisa a Solgenitsin, festicciola intima per le due ex monache. Non varrebbe la pena occuparsene, tanta è la tristezza per quel che vediamo accadere, lasciando la parola alla preghiera e il giudizio all’Altissimo. Due elementi, tuttavia, costringono a prendere posizione: le parole delle due poverette (ricordate il lapidario “la sventurata rispose” del Manzoni nell’episodio della monaca di Monza dinanzi alle profferte di Egidio ?) e il nuovo colpo inferto dall’interno alla credibilità del cattolicesimo.
    “Dio vuole la felicità della persone”, cinguettano le neo-spose ed allora qualcosa occorre pur dire. Da Obama a Renzi, continua lo stucchevole tormentone secondo cui il matrimonio gay sarebbe una vittoria dell’amore e della felicità. Dio stesso, dunque, è d’accordo, giacché, secondo la nuova teologia, il suo progetto sull’umanità si basa sulla ricerca della felicità, come la costituzione americana.
    Ci erano stati impartiti insegnamenti diversi: pareva, nel passato oscuro, che fossimo destinati alla beatitudine eterna attraverso una vita onesta, conforme alla legge naturale iscritta dal creatore nel cuore di ciascuno. Eravamo vissuti nella convinzione che il matrimonio sacramentale aperto alla nascita ed all’educazione dei figli fosse parte essenziale del disegno di Dio. Avevamo torto: egli non è che il garante del diritto al perseguimento della felicità, l’astratta quanto incauta affermazione della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti divenuta pensiero dominante, specie da quando Dio è morto.
    Felicità che significa poter fare sempre ciò che si vuole senza ostacoli legali o materiali. Immaginiamo che Landru fosse felice uccidendo le sue mogli, felici sono i tanti avaracci che vivono per accumulare denaro, certamente sono felici ladri, rapinatori e truffatori i cui colpi vanno a buon fine.
    Quanto all’omosessualità come tale, il pensiero corrente è lapidario: essa è “normale” in quanto è sempre esistita. Anche le tendenze omicide, se è per quello, ma le leggi non si sono mai sognate di legalizzare l’assassinio.
    Le due suore, per le quali la felicità consiste nel loro rapporto erotico, dovevano avere una ben fragile vocazione, se è bastato un viaggio pastorale in Africa per dimenticare Dio ed innamorarsi tra consorelle. Occorre ammetterlo: la devastazione della modernità colpisce al cuore soprattutto la Chiesa, che non sa reagire, e, sembra evidente, non è più in grado di scegliere i propri ministri e le proprie religiose. Si dice – qualche libro sconcertante lo confermerebbe – che i seminari siano diventati la sentina di troppe vergogne e di autentiche eresie, tra le quali l’inversione sessuale è solo una.
    A molti semplici credenti sembra che sia tramontata nel clero la fede in Dio: di Lui non si parla più, e neppure dei cosiddetti (una volta) Novissimi. L’inferno, se c’è è vuoto, in compenso del paradiso di tace, ed il male è derubricato ad errore, anzi, sembra che supremo giudice sia la coscienza individuale. In fondo, povere suore che credevano di amare Chiara e Francesco, ed invece aspettavano di poter godere , qui e adesso, lo spicchio di felicità terrena promesso dal Dio che hanno loro spiegato in noviziato.
    Il principe di questo mondo lavora a pieno ritmo, e gode nell’accumulare nuovi scandali, che tali non risultano più in quanto quasi nessuno li percepisce come tali. A chi scrive sembra abominevole, diabolico, che un sacerdote allontanato dal ministero si presti a “benedire” le nozze delle due suore che, sulla via di Damasco, dicono di aver scoperto la loro personale felicità.
    Certo, il giudizio, quello vero, spetta ad un Altro, ma non si può scordare che lo stesso cardinale Bagnasco comunicò il noto attivista transessuale Vladimir Luxuria, al secolo Francesco/a Guadagno, nell’occasione dei funerali di un uomo come Andrea Gallo, un prete che ammise di aver fatto abortire alcune donne, e disprezzava la gerarchia. Non crediamo che il prelato genovese ignorasse l’identità di chi si presentò a chiedere l’ostia consacrata che, sino a nuovo ordine, rappresenta il corpo di Cristo. Ma chi siamo noi per giudicare, direbbe Bergoglio, ed allora avanti, verso nuovi baratri chiamati conquiste.
    LE SUORE DI PINEROLO



    E' pervenuta in Redazione:
    Gentile dottor Gnocchi,
    penso di poter dire di essere un suo lettore da sempre, fin dai suoi primi libri su Guareschi, e ho sempre seguito con interesse l’approfondimento del suo pensiero, lineare e coerente. Ma non le scrivo per dire questo. Le scrivo per dirle quanta fatica devo fare per spiegarlo a certi cattolici cosiddetti tradizionali che si spaventano davanti alla realtà e accusano di sedevacantismo più o meno nascosto chi ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. E qui vengo a toccare un tasto che per lei sarà doloroso e quindi se non vuole parlarne in pubblico le chiederei almeno una risposta privata. Mi riferisco al fatto che c’è chi sostiene che se fosse vivo Mario Palmaro lei oggi non direbbe certe cose e con certi toni. Se sono stato indelicato me ne scuso. Se non risponderà, la capiro' benissimo, ma un po’ ci conto.
    Un saluto sincero
    Davide Roversi
    Caro Davide,
    in effetti, ci ho messo qualche settimana prima di decidermi a risponderle perché la sua lettera tocca una corda intima e dolorosa. Non mi sono mai chiesto che cosa avrei scritto se Mario Palmaro fosse ancora con noi. Non serve perché è mio costume dire quello che penso e pensare quello che dico, senza ricorrere a mediazioni o a dosaggi in percentuale variabile. Il mio sodalizio con Mario era, ed è ancora, fondato su una fraternità cosi' profonda da essere incomunicabile. Non era certo il rapporto di lavoro tra due sensali usi a mercanteggiare sull’affare più conveniente. Non abbiamo mai avuto l’esigenza di incontrarci a metà strada e considero moralmente misero chiunque usi lo scudo di Mario per ripararsi dai miei argomenti di oggi. Misero moralmente e misero anche intellettualmente in quanto, non avendo idee, usa l’espediente gaglioffo di denigrare e delegittimare chi, invece, le idee le ha.
    Pensi che in certi vetusti palazzi per vincere la noia di giornate trascorse in attesa di una controrivoluzione che non arriva perché ci vogliono gli attributi per farla e se uno non li ha non se li puo' dare, si confezionano etichette con accuse di sedevacantismo personalizzate: a questo l’attitudine sedevacantista, a quello il sedevacantismo pratico, a quest’altro il sedevacantismo conclamato, a quell’altro ancora il sedevacantismo collaterale… Ce n’è per tutti, basta apostrofare Bergoglio con un’iperbole che manda in frantumi un po’ di vecchia cristalleria o qualche tazza di porcellana finissima. Come ti giri, ti trovi il cartellino appiccicato sulla schiena come il pesce d’aprile e quei mattacchioni che ti hanno giocato il tiro si divertono, si danno di gomito, ridono senza che si noti una sola piega sulle loro facce immote.
    Sarebbe tutto da prendere come uno scherzo fanciullesco, se non fosse che questo nobile passatempo è il frutto avvelenato di un equivoco esiziale per la fede. In questi ambienti, dove si dorme chiudendo un occhio solo perché non si sa mai che la controrivoluzione scoppi proprio questa notte, non si vuole guardare in faccia alla realtà. Per questi crociati del secolo sbagliato, tutto rimane confinato allo schema elementare che contrappone “tradizione” e “antitradizione”, Messa in latino e Messa in vernacolo, “Missa Papae Marcelli” e “Alleluia di Taizé”, talare e clergyman.
    Ma questi, caro Davide, sono tutti concetti che oggi vanno compresi alla luce della nuova contrapposizione svelata da Bergoglio: quella più radicale e più brutale tra un potere ecclesiale iniquo che si manifesta in un magistero blasfemo e la resistenza di chi continua a testimoniare i diritti di Dio in una Chiesa che se ne fa beffe.
    Non basta più conoscere a memoria gli autori della controrivoluzione, baloccarsi in repliche all’amatriciana delle serate di San Pietroburgo, andare tutte le domeniche alla Messa in Vetus Ordo, fare jogging ai Parioli con la compilation di Palestrina nell’Iphone o mettersi la talare, i gemelli d’oro e le scarpe di vernice con la fibbia d’argento. Non basta più perché il potere iniquo e brutale incarnato da Bergoglio non ne viene turbato e, anzi, desidera che tutto questo sia fatto e pure con grande pubblicità. Vuole, desidera, brama che chi ha questa “particolare sensibilità religiosa” possa manifestarlo dentro i suoi domini, a patto che ne riconosca la sua signoria assoluta senza esercitare una critica vera, limitandosi a un ossequioso dissenso.
    Tanto più è brutale e iniquo, il potere non aspira che a essere proclamato padrone delle vite e dei destini altrui. Allora, e solo allora, il dominus puo' permettersi di essere misericordioso, cosi' buono da concedere di sopravvivere persino ai cultori di una stramberia come la Messa in latino. I quali gli saranno cosi' grati da rendergli omaggio in qualsiasi momento e da portare ai suoi piedi quanti più sudditi possibile. Perché più sudditi si portano, più potere si riceve in cambio.
    In certi ambienti, il retaggio del bacio della pantofola è cosi' formale e farisaico da non badare se dentro ci sia un piede d’angelo o una zampa di caprone. Interessa poco se dal soglio di Pietro venga proclamata la dottrina di salvezza o una loquela di perdizione. Cio' che conta è il riconoscimento del potere, dato e ricevuto, qualunque sia.
    Nulla di nuovo sotto il sole satanico di questo mondo, caro Davide. Gesù, nel deserto, viene tentato dal demonio che gli chiede di essere riconosciuto come signore e adorato. Aleksandr Solgenitsin, in Arcipelago gulag, mostra come il perverso potere sovietico pretendeva di essere riconosciuto persino dai condannati che stava per mandare a morte. Più che del sangue delle vittime, il potere iniquo ha sete del loro consenso poiché sa che non potrebbe sopravvivere senza quel “si'” anche estorto con la violenza. Nel Signore degli Anelli, Sauron, il signore del male, si mostra assetato dello stesso alimento. Il suo messaggero, giunto al reame dei Nani in cerca dell’Anello del potere, parla abbassando la voce crudele che, “se avesse potuto l’avrebbe persino addolcita”, e dice: “Sauron chiede questo come piccolo pegno della vostra amicizia. (…) E' un gingillo che piace a Sauron, e sarebbe un buon modo per dimostrargli la vostra buona volontà. (…) Trovate anche soltanto notizie del ladro, se vive ancora e dove, e sarete grandemente ricompensati dal Signore, e riceverete eterna riconoscenza. Rifiutate e le cose non si metteranno bene. Rifiutate?”.
    Caro Davide, davanti a quel tremendo e sibilante “Rifiutate?” troppi cattolici che continuano a essere formalmente “tradizionali”, in realtà, non rifiutano. Siglano il patto con il potere iniquo al quale cercano di condurre quanti più sudditi possibile. In processione, con gli stendardi antichi e cantando in latino inni secolari, ma diretti verso le fauci del drago.
    Penso che questi cattolici “tradizionali” abbiano poco da baloccarsi con le accuse di sedevacantismo pratico inventate per bollare chi la pensa diversamente da loro. Dovrebbero preoccuparsi di ben altra deriva, la loro, quella del modernismo pratico, che finisce sempre per diventare anche teorico.
    ?FUORI MODA? ? la posta di Alessandro Gnocchi | Riscossa Cristiana

    PAPA FRANCESCO HA FALLITO? SE LO CHIEDE IL NEW YORK TIMES…
    MARCO TOSATTI
    Papa Francesco ha fallito? Non se lo chiede il vostro povero blogger, ma la domanda è il titolo di un editoriale del New York Times, firmato Matthew Schmitz, che è anche il responsabile di “First Things”. Ve ne proponiamo qualche brano perché difficilmente potreste trovare qualche cosa di analogo sui giornali italiani, fatta salva qualche rara eccezione. E molto difficilmente sulle più grandi testate.
    L’editorialista ricorda l’elezione, e lo stupore per le scelte fuori protocollo e fuori programma. “Gli osservatori hanno predetto che il calore, l’umiltà e il carisma avrebbe creato un ‘Effetto Francesco’, riportando cattolici dispersi in una chiesa che non sembrava più così proibitiva e fredda”.
    Schmitz ricorda che un biografo del Papa aveva predetto che la posizione morbida di Bergoglio in tema di comunione ai divorziati risposati “potrebbe dare vita a un ritorno su larga scala alle parrocchie”.
    Ma a dispetto della sua popolarità le previsioni si sono avverate? “I cattolici stanno ritornando? Negli Stati Uniti, per le meno, questo non è accaduto. I risultati di una ricerca del Centro specializzato della Georgetown University suggeriscono che non c’è stato un effetto Francesco. O, almeno, non positivo. Nel 2008 il 23 per cento dei cattolici americani andavano a messa ogni domenica. Otto anni più tardi la presenza alle messe è rimasta più o meno identica, il 22 per cento”. E dati non confortanti vengono anche dal mercoledì delle ceneri: nel 2008 il 50 per cento dei Millennials aveva ricevuto le ceneri, e quest’anno erano solo il 41 per cento. “A dispetto della popolarità personale del Papa, i giovani sembrano allontanarsi dalla fede”.
    Schmitz pensa che le frequenti e ripetute accuse del Pontefice verso i cattolici siano una delle componenti del fenomeno. “Descrive i sacerdoti delle parrocchie come ‘piccoli mostri’, che ‘gettano pietre’ ai poveri peccatori. Ha diagnosticato il personale di Curia come malato di ‘Alzheimer spirituale’. Sgrida gli attivisti pro-life per la loro ‘ossessione’ dell’aborto”, e così via.
    “Queste denunce demoralizzano i cattolici fedeli, senza offrire a quelli che si sono allontanati una buona ragione di tornare. Perché unirsi a una Chiesa i cui preti sono piccoli mostri e i cui membri amano tirare pietre? Quando il papa in persona esalta gli stati spirituali interni sull’osservanza del rito, c’è poco motivo di mettersi in fila per la confessione, o svegliarsi per andare a messa”.
    Schmitz osserva che anche sul piano delle riforme le aspettative sono andate deluse. E afferma: “Francesco ha costruito la sua popolarità a spese della Chiesa che guida. Ma quelli che vogliono vedere una Chiesa più forte devono attendere un tipo diverso di papa…confrontare un’età ostile con le singolari pretese della fede cattolica può non essere popolare, ma nel tempo può rivelarsi più efficace. Anche Cristo fu accolto dalle beffe della folla”.
    PAPA FRANCESCO HA FALLITO? SE LO CHIEDE IL NEW YORK TIMES? ? Stilum Curiae

    Se il prossimo papa sarà bergogliano, il Vaticano diventerà a tutti gli effetti una succursale cattomassonica.
    Ringraziamo Agostino Nobile, Autore di: “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola” e “Anticristo Superstar”, per averci inviato il testo riportato di seguito.
    Le divisioni ci sono in tutte le famiglie e il cattolicesimo non fa eccezione, ma a partire dal Vaticano II le definizioni di appartenenza sono fiorite in maniera esponenziale come una malapianta. Una guerra interna sta mettendo a dura prova una Chiesa che per secoli, nonostante le infinite controversie, ha tenuto una linea di demarcazione abbastanza netta tra cattolicità ed errori dottrinali. Col vescovo di Roma che promuove una Chiesa aperta al mondo corteggiando sia gli atei che le altre religioni, lamentandosi puntualmente dei cattolici con una sfilza di accuse colorite, diciamo, poco misericordiose, si prevede un ulteriore inasprimento delle polemiche.
    È mai possibile che Bergoglio non si renda conto che mentre cerca l'unità a tutti i costi con i cristiani scismatici sta disgregando la cattolicità? È possibile che non si renda conto che la pace nel mondo non si raggiunge corteggiando le altre fedi, ma con la conversione a Cristo? Come notano alcuni, anzi, pochi giornalisti cattolici, più che aperta al mondo la Chiesa sembra aver abdicato alla sua funzione bimillenaria di guida, accogliendo, apertamente o con perifrasi, le istanze del mondo.
    In questo sconvolgimento epocale l'atteggiamento di non pochi preti e giornalisti cosiddetti cattolici, sensibili ai segni dei tempi, da wojtyliani-ratzingeriani che erano, oggi si professano bergogliani. Della serie, l'importante è restare a galla. Se questi mutamenti in politica sono, pur turandosi il naso, accettabili, risultano particolarmente autolesionisti quando si tratta di fede. Tanto più che la costituzione bimillenaria della Chiesa non lascia dubbi sul suo contenuto, quando per esempio, ammonisce “finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Matteo 5,17-19). E non è necessario essere credente per cogliere l'incompatibilità che si trova tra la chiesa bergogliana che rinuncia all'evangelizzazione (Dio non è cattolico) e duemila anni di Magistero. Per quanto riguarda i fedeli, molti di loro sembrano avviati sull'orlo di una crisi di nervi. Si è innescata una guerra senza esclusione di colpi tra i tradizionalisti e bergogliani. I primi cercano di rimanere fedeli al Vangelo, mentre per i secondi qualunque cosa faccia e dica il papa ha sempre ragione, perché, dicono o pensano, eletto dallo Spirito Santo. Idea alquanto bizzarra e ingenua se si considera che la vita di certi pontefici aveva ben poco di cristiano. Ma - diciamola tutta - la maggior parte di quei preti, pseudoteologi, intellettuali e giornalisti che seguono a ruota Bergoglio cercano, consciamente o meno, di dare il colpo di grazia alla Chiesa cattolica.
    La storia è come la malattia, se non conosciamo le cause non si trovano le cure. Se diciamo che l'elezione di Bergoglio rappresenta la conseguenza logica di alcuni fatti storici rischiamo di essere tacciati di complottismo, ma dato che i laicisti non sono ancora arrivati al taglio delle teste, rischiamo pure. Anche perché la definizione ricorda da vicino le parole avvelenate come omofobo, oscurantista, razzista, ecc... che come unico scopo hanno quello di zittire e ridicolizzare per non affrontare i fatti reali.
    Il signor Marcel Prélot, morto nel 1972, non era un massone qualunque. Professore alla facoltà di Diritto di Parigi, senatore della regione del Doubs e grande specialista del diritto costituzionale francese, nel suo libro Il Cattolicesimo liberale, pubblicato nel 1969, scrive:
    «Abbiamo lottato per un secolo e mezzo per far prevalere le nostre opinioni all’interno della Chiesa, e non ci siamo riusciti. Infine è venuto il Vaticano II e noi abbiamo trionfato. Ormai, le tesi e i principii del cattolicesimo liberale sono definitivamente e ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa».
    Dunque un programma portato avanti durante un secolo e mezzo, come dimostrano i documenti dei Carbonari (si, quelli di Mazzini) che hanno “fatto” l'Italia utilizzando la stessa violenza della massoneria rivoluzionaria francese.
    Se fino a papa Ratzinger la Chiesa, pur attaccata da dentro e fuori del Vaticano ha in qualche modo tenuto testa ai nemici della cattolicità, con Bergoglio i lupi si sono dati alle danze. Stanno facendo di tutto per rendere l'acqua dei battezzati ancora più torbida. La mutazione di pelle raggiunta dal quotidiano della CEI, Avvenire, de L'Osservatore Romano, nonché della rete vaticana TV2000, dimostra ampiamente che i lupi ormai dettano legge. Fra tutti, basti ricordare Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, che nel dicembre ratzingeriano 2012 esternava «preoccupazione e dissenso sull’ipotesi di nozze gay», mentre nel maggio bergogliano 2016 decide di assumere la scrittrice e direttore di Rai 3 Daria Bignardi, favorevole alle unioni per le persone dello stesso sesso, e l'autrice del libro porno-gay per adolescenti “Sei come sei” di Melania Mazzucco. Il libro è passato alle cronache quando nel 2014 fu adottato nel liceo Giulio Cesare di Roma sollevando le ire dei genitori.
    A questo punto c'è da chiedersi se la politica intrapresa da Jorge Mario Bergoglio sia tutta farina del suo sacco. In seguito alla pubblicazione di 2.576 file riconducibili alle attività della “Open Society” del magnate George Soros, alcuni siti americani hanno scritto titoli che non lasciano spazio a interpretazioni, in special modo il sito cattolico The Remnant: “Papa e Soros, una non santa alleanza”. Ricordiamo che il magnate ungherese di nazionalità americana, oltre a pianificare e finanziare colpi di stato nei paesi non allineati con gli USA, sostiene con milioni di dollari le presidenziali della fondamentalista pro-aborto Hillary Clinton, che durante un congresso a favore dell'aborto ha assicurato che «I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificati. I governi devono impiegare misure coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali».
    Soros versa milioni di dollari alle organizzazioni LGBT, alla Planned Parenthood, la clinica abortista più potente del mondo e a tutti quei movimenti decisi a eliminari i cosiddetti “principi non negoziabili”. È amico dell'abortista Emma Bonino, come lo è il vescovo di Roma che l'ha definita “tra i grandi dell'Italia”, e sostenitore - come lo è Bergoglio - dell'immigrazione prevalentemente musulmana in Europa e negli Stati Uniti.
    Come sappiamo, durante la visita del pontefice negli USA per l'incontro mondiale della famiglia a Philadelphia, Soros, attraverso il consigliere del papa cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, ha donato 650mila dollari alla Chiesa per promuovere i temi della giustizia economica e razziale. Cosa che Bergoglio fa già egregiamente da quando siede sul soglio pontificio.
    Secondo alcuni siti americani il magnate è il più grande proprietario terriero privato in Argentina, con oltre 1.2 milioni di acri e oltre 150mila capi di bestiame, nonché proprietario di enormi partecipazioni finanziarie.
    A questo punto una domanda viene spontanea: il sodalizio tra Soros e Bergoglio è iniziato prima o dopo l'elezione del vescovo di Roma? Non sappiamo cosa ne sarà del cattolicesimo, soprattutto dopo il prossimo 31 ottobre, quando il pontefice sarà in Svezia per commemorare i 500 anni della Riforma luterana. I papi vanno e vengono, e in circostanze come quella attuale l'unica medicina antistress per i credenti è quella di restare fedeli al Vangelo e ai grandi santi. Se Oltretevere continueranno di questo passo, e non si alzano le barricate, è probabile che i grembiulini costituiranno a tutti gli effetti la colonna portante del Vaticano.
    Chiesa e post concilio: Se il prossimo papa sarà bergogliano, il Vaticano diventerà a tutti gli effetti una succursale cattomassonica.


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    Predefinito Re: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Sulla Chiesa-bancomat, il sentimentalismo ottuso
    Aldo Maria Valli
    La signora è veramente contenta, direi raggiante. Ci fa sapere che sua figlia presto si sposerà.
    Complimenti e auguri!
    Ma la signora ha voglia di raccontare. Dice che il futuro marito non sarà quello di cui ci ha parlato una volta, tempo fa. No, quella storia è finita. La figlia sposerà un altro, con il quale convive da tempo, come del resto aveva convissuto con l’altro.
    Complimenti e auguri!
    Ma il racconto non è terminato. La sposa indosserà un bellissimo vestito bianco, naturalmente. Il suo sogno di sempre. «E' costato un po’, ma se non si fa una pazzia in questi casi, quando la si puo' fare?»
    Complimenti e auguri!
    «Ma la location… Ah, la location! Davvero fantastica. In mezzo alla natura, e davanti alla distesa del mare. Un posto incantevole. Con una carica mistica, verrebbe da dire».
    Complimenti e auguri!
    «E poi, e poi… C’era quel problema: la cresima. Mia figlia non l’aveva mai ricevuta, quindi non avrebbe potuto sposarsi con il rito religioso. Ma tutto si è risolto per il meglio».
    Complimenti e auguri!
    «Si', mia figlia aveva quel problema, un po’ assurdo, a dire il vero: niente cresima, niente matrimonio religioso. Ma dove siamo rimasti? Pero' poi abbiamo conosciuto quel prete: tanto bravo, tanto misericordioso! Ha detto: ci penso io. E in poco tempo le ha dato la cresima. Non è meraviglioso?»
    Complimenti e auguri!
    «Un prete che ha capito l’esigenza di mia figlia: non è stato fiscale, ma veramente buono e accogliente. Un prete cattolico incontrato quasi per caso. Una bellissima persona».
    Complimenti e auguri!
    La signora se ne va, felicissima, e noi siamo felici per lei e la figlia.
    E ora qualche pensierino a margine.
    Sorvoliamo sulle convivenze plurime, l’abito bianco e l’importanza data al posto (anzi, scusate, la location) dal significato «mistico». E veniamo a quella cresima amministrata «in poco tempo», giusto per avere il via libera verso il matrimonio religioso.
    Bella questa Chiesa cattolica – bancomat, non è vero? Che fare se nel mio itinerario umano, generalmente del tutto alieno da contenuti religiosi, nasce un’esigenza che richiede una risposta da parte della Chiesa? Semplice: basta cercare il prete giusto, ovvero «buono» e «accogliente», premere il pulsante e in quattro e quattr’otto ecco il sacramento richiesto.
    La Chiesa – bancomat è ovviamente quella preferita da chi, in genere, della Chiesa e dei sacramenti non avverte alcun bisogno. E' tanto comoda! Essendo al passo con i tempi, è una Chiesa che ha capito benissimo una cosa: l’esigenza religiosa, se e quando si manifesta, attiene non alla fede e alla ragione, ma al sentimento, anzi al sentimentalismo. Riguarda il benessere psicofisico, non la salvezza. Fa parte, in poche parole, della location. Tutto il resto è solo intralcio.
    L’altra Chiesa, quella che invece pretende di assegnare un significato preciso a ogni scelta e ad ogni gesto, quella che raccomanda la coerenza e perfino (orrore!) il sacrificio, è quindi vissuta come un intralcio, un anacronismo, un residuo del passato.
    Meno male che c’è sempre qualche prete «buono e accogliente». Potremmo anche dire accomodante, ma la parola non suona bene. Diciamo un prete che ha capito come vanno le cose in questo mondo sentimentale. Che fa rima con superficiale.
    Se incontri un prete cosi', ministro della Chiesa-bancomat, allora puoi veramente dirti fortunato. Altrimenti è una gran seccatura. Magari ti tocca pure andare al catechismo!
    Se fossi un uomo generoso e paziente, avrei chiesto alla signora: «Scusi tanto, ma per lei che cos’è la Chiesa? Qualcosa che riguarda la Verità o un problema di location? E chi è Dio? E Gesù?».
    Purtroppo non sono né generoso né paziente. Al contrario, più invecchio più divento impaziente e, temo, sempre meno generoso. Cosi' in certi casi mi limito a fare i complimenti e gli auguri e poi me ne vado meditabondo.
    Sulla Chiesa-bancomat, il sentimentalismo ottuso e un bel libro in onore di Biffi ? Aldo Maria Valli

    Ceriale, riflettori accesi su Ferdy e Salvatore
    Vicinanza dimostrata dalla comunità cerialese alla coppia e da parte di Don Antonio. Riferisce Ferdy: "Ci ha detto che ci avrebbe accolto così come i principi cristiani vogliono e così come ha detto il Vescovo di Albenga ed il Papa"
    Un risveglio quello di Ferdy e Salvatore nella gioia di aver sentito la vicinanza di tanti cerialesi che hanno festeggiato ieri la loro unione, ma anche con il sapore amaro di aver visto le esternazioni di Eugenio Maineri vicesindaco di Ceriale che si è duramente opposto sopratutto ai festeggiamenti avvenuti presso le opere parrocchiali dopo il rito nella sala consiliare.
    Amarezza che è sparita immediatamente, però, anche grazie alla solidarietà degli amici e dello stesso parroco Don Antonio Cozzi che ha manifestato tutta la sua vicinanza alla coppia.
    Un amore accolto con gioia da parte di molti cittadini, dalle istituzioni e dal parroco del paese che, nello spirito cristiano, cha accolto la coppia e ha concesso loro la sala delle opere parrocchiali, esattamente come avrebbe fatto per qualunque altro cittadino.
    Spiega Ferdy "Il parroco ci ha accolto ed anche il Papa, in questi giorni, ha parlato in questi termini”. Conclude specificando ulteriormente la questione sorta sulla sala delle Opere Parrocchiali concessa per i festeggiamenti “Abbiamo chiesto la sala per una festa e senza discriminazioni il parroco l'ha concessa a noi come avrebbe fatto con chiunque. Abbiamo lasciato la nostra offerta ed abbiamo fatto una festa elegante e senza eccessi, consona al posto dove ci trovavamo. So che il parroco ha chiesto il consenso anche del Vescovo di Albenga il quale, ci ha riferito Don Antonio, ha dato il suo parere positivo, dimostrando anche lui una grande apertura nei nostri confronti”.
    Ceriale, riflettori accesi su Ferdy e Salvatore: "Chi ci ha contestato dimostra una scarsa civiltà" - Quotidiano online della provincia di Savona



    "Dio non è cattolico, ma forse neppure Papa Francesco lo è"
    Il j'accuse del filosofo: "Bergoglio non ha aggiornato la dottrina, l'ha demolita"
    Camillo Langone
    Se Costanza Miriano è la mia madrina spirituale, Flavio Cuniberto è il filosofo che non sono, lo studioso coi quattro quarti di dottorale nobiltà, il professore universitario che scrive di cattolicesimo contemporaneo cosi' come di romanticismo tedesco, l'autore di saggi su Friedrich Schlegel, di cui se mi concentro riesco a ricordare l'esistenza, e su Jacob Bohme, per il quale devo ricorrere obbligatoriamente a Wikipedia.
    Non me ne vergogno: solo Dio è onnisciente. Ma sono consapevole di essere un cattolico di strada e la seconda intervista di un Cattolico Perplesso, ossia di un semplice cristiano turbato dalle contraddittorie novità che diuturnamente giungono da Roma, e percio'assetato di certezze, la faccio a un cattolico accademico.
    La prima domanda è uguale per tutti. Da quando un imam ha parlato nel duomo di Parma, raccontando dal pulpito la fola di Maometto uomo di pace (col prete a fianco assentente e zittente l'unico fedele che ha osato obiettare), io non vado più a messa nel duomo di Parma: faccio bene o faccio male?
    «Trovo inammissibile la presenza in cattedra di un imam, o di qualunque altro dignitario religioso non cristiano, nel corso di una liturgia cattolica. Cio'non ha a che fare col rispetto per le religioni non cristiane, ma col rischio enorme della confusione tra le fedi religiose (chiamalo sincretismo o come vuoi). Perché allora non concelebrare la messa insieme a un rabbino, a un imam, a un pastore luterano?».
    Ad Assisi, durante gli incontri ecumenici, ci sono arrivati vicino.
    «Ne siano o meno consapevoli, le autorità cattoliche che promuovono queste iniziative si muovono sulla scia del famigerato Parlamento delle religioni, celebrato a Chicago nel 1893 su iniziativa della Teosophical Society. Cosi' il culto religioso diventa una commedia dell'arte, con le varie maschere sul palcoscenico».
    Tu sei corresponsabile del mio sbigottimento. In Madonna povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo scrivi che la Evangelii gaudium e la Laudato si' sembrano «un programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un dittico post-cristiano». Con la Amoris laetitia abbiamo un trittico?
    «Certo, con la Amoris laetitia abbiamo un trittico giacobino che sovverte il vecchio ordine per aprire una nuova era. Si potrebbe introdurre un nuovo calendario: siamo nell'anno quarto dell'Era Bergoglio».
    Papa Francesco ha detto che Dio non è cattolico. Questa affermazione ispira una domanda antipatica: Papa Francesco lo è?
    «Naturalmente si comporta come se lo fosse, ma non lo è. Per ragioni che non è possibile riassumere in una breve intervista (i colpi di maglio che ha inferto ad alcuni punti-chiave della dottrina cattolica sono tali che non ha senso parlare di aggiornamento: si tratta di una vera e propria demolizione)».
    Mi piacerebbe si riparlasse di cattocomunismo, parola che nessuno usa più proprio ora che la cosa dilaga. Tu hai scritto che la Evangelii gaudium torce il Nuovo Testamento per fargli dire cio'che si vuole dica: beati i poveri nel senso sociopolitico del termine. Se non è cattocomunismo questo...
    «L'idea stravolta di povertà che esce dai documenti papali (facendo strage della Scrittura) eleva alla sfera dogmatica il vecchio pauperismo cattolico. Che si possa parlare di cattocomunismo ho qualche dubbio, il discorso di Bergoglio sull'appianamento delle disuguaglianze somiglia piuttosto alla strategia della sinistra tardo-capitalista, i cui magnati, da Bill Gates a Soros, finanziano ONG a tutto spiano. L'elemento rivoluzionario non è tanto l'ideologia marxista ma la sovversione dei vincoli tradizionali (la famiglia naturale ad esempio), la sparizione del concetto di peccato e un materialismo di fondo, corretto in senso panteistico».
    Un dettaglio della Laudato si' che mi ha gettato nello sconforto è stato l'elogio della raccolta differenziata. Manca solo la maledizione contro gli inceneritori ed ecco il programma dei Cinque Stelle. Perché la Chiesa spreca le proprie energie in questioni cosi' tecniche, cosi' opinabili e cosi' lontane dal cuore della fede?
    «La pagina dell'enciclica ha dell'incredibile: le virtù del buon consumatore tardomoderno diventano le nuove virtù evangeliche. Temo che la Chiesa, non solo Bergoglio, si aggrappi a questi temi perché ha la sensazione di affondare e crede di trovare li' un punto d'appoggio, un surrogato identitario. In effetti sta affondando perché ha perso di vista (nei documenti papali è evidente) la propria dimensione spirituale. Non esiste più una spiritualità cristiana, se non in poche oasi marginali. L'esperienza del divino è totalmente ignorata nei documenti papali (non basta citare di qua e di là le fonti canoniche: questa è routine protocollare). Vedo, per dirla tutta, un ateismo strisciante, che arriva al vertice della gerarchia. Il discorso del papa a Cracovia è stato, in questo senso, esemplare. Non esiterei a definirlo il discorso di un papa ateo».
    Tu che vivi a Perugia e insegni Estetica in quell'università, come te la spieghi la chiesa di Fuksas a Foligno, quella specie di centrale nucleare conficcata nel cuore dell'Umbria che sta facendo scappare i fedeli? Non dal punto di vista di Fuksas, che fa il suo mestiere di architetto nichilista, ma da quello dei vescovi della Cei che l'hanno approvata...
    «Il problema, come giustamente sottolinei, sono i vescovi. Occupandomi di Estetica aggiungerei che lo scadimento pauroso della cosiddetta arte sacra è lo specchio di una crisi spirituale. Perché la bellezza appartiene alla dimensione spirituale. Una vecchia formula dice: Ars orandi, ars credendi (Dimmi come preghi e ti diro'quale è la tua fede). Ne propongo una parafrasi: Ars aedificandi, ars credendi (Dimmi come costruisci le tue chiese e ti diro'qual è la tua fede). Il cemento di Fuksas è una prova dell'esistenza del Maligno».
    "Dio non è cattolico, ma forse neppure Papa Francesco lo è" - IlGiornale.it

    Perfino il N.Y. Times (ma non i giornali italiani) afferma che Bergoglio ha fallito!
    Antonio Socci
    Venerdì sera, al “Tg3 notte”, è stato intervistato Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa reso celebre da “Fuocoammare”, il docufilm sulle vittime dell’emigrazione che ha vinto l’Orso d’oro a Berlino e che rappresenterà l’Italia all’Oscar. Quel medico è una bravissima persona e – giustamente – si prende cura, con professionalità e umanità, degli emigranti che arrivano sulla sua isola con problemi di salute.
    Ebbene, nell’intervista al Tg3, a un certo punto ha spiegato perché oggi ci sono così tanti naufragi e perché, quindi, sono aumentate le vittime fra coloro che cercano di raggiungere l’Italia. Ha infatti riferito che, fino a qualche tempo fa, i migranti arrivavano a Lampedusa su barconi di legno, ma da quando li andiamo a prendere – con le nostre navi – vicino alle coste africane, i trafficanti di esseri umani non li imbarcano più su mezzi solidi, ma – per risparmiare – su gommoni che sono meno costosi. E i gommoni, con un nonnulla, si bucano o fanno naufragio. Ecco perché sono aumentati i morti.
    È la semplice descrizione della realtà e dimostra che non bastano le buone intenzioni per “fare del bene”. A volte un certo umanitarismo (quello che ci ha indotto a usare la nostra Marina per andare a prendere migranti in Africa) può involontariamente produrre danni peggiori di quelli che pretendeva di riparare. La realtà s’incarica sempre di smentire le ideologie. Ma bisogna accettare di vederla, la realtà. E in genere gli ideologi si rifiutano (come accadeva ai tempi del comunismo).
    PARTITO BERGOGLIANO
    È anzitutto il grande vate dell’ideologia migrazionista, cioè papa Bergoglio, a rifiutarsi di vedere la realtà. Non vede – per esempio – che le migrazioni sono un grave impoverimento dei paesi africani d’origine (come hanno affermato i vescovi di laggiù) e che rappresentano un terremoto per l’Europa, assestando un colpo allo stato sociale già agonizzante.
    Bergoglio, da quando – nel 2013 – andò proprio a Lampedusa a lanciare il proclama di spalancare le porte ai migranti, ha avuto un’influenza molto forte sui governi europei, già inclini alla “passività umanitaria” e all’ideologia multiculturale. La sua invettiva è stata interpretata in Africa e in Medio Oriente come un invito a partire con la certezza che avrebbero trovato le porte spalancate e l’assistenza degli stati (assai costosa per noi).
    Da allora Bergoglio ha martellato di continuo sull’opinione pubblica e sui governi (con gli applausi del suo sponsor d’oltreoceano, Barack Obama, che ha ripetuto le stesse cose). Così – grazie anche ai media compiacenti – noi italiani ed europei siamo stati colpevolizzati – senza motivo – per i naufragi che avvenivano davanti alle coste libiche ed egiziane (perfino il bambino curdo morto su una spiaggia della Turchia è stato caricato come “colpa” sulle nostre spalle).
    Nel frattempo in Europa – in questi tre anni – la questione immigrazione è diventata esplosiva ed è un terremoto anche per i partiti e i governi. Come sa bene la cancelliera tedesca Merkel che – dopo le violenze di capodanno – si è presa due batoste elettorali.
    Bergoglio è arrivato a dire addirittura che sì, è in atto un’invasione araba dell’Europa, ma – secondo lui – non è detto che sia un male. Come giudicare affermazioni simili? È pur vero che durante il suo viaggio in Georgia, il papa argentino ha pronunciato addirittura un’invocazione islamica ad Allah, ma vogliamo sperare che non si auguri un’Eurabia, cioè un’Europa islamizzata, né una “sostituzione di popolazione”. È difficile capire perché Bergoglio si ostini con un’ideologia migrazionista che è condivisa solo dall’estrema sinistra.
    IL POPOLO BISTRATTATO
    La stragrande maggioranza degli italiani invece non ci sta a farsi invadere e a farsi islamizzare. E non sopporta più di vivere un Paese che ormai ha perso il controllo del proprio territorio e delle proprie frontiere. Lo ha mostrato addirittura “Repubblica” che lunedì scorso in apertura di prima pagina aveva questo titolo: “Paura degli immigrati – gli italiani favorevoli a chiudere le frontiere”. Sotto: “Sondaggio. La maggioranza vuole più controlli ai confini. Gli italiani rivogliono le frontiere in Europa. Secondo il sondaggio Demos-Repubblica, l’83 per cento chiede più controlli nell’area Schengen (dei quali, il 48 per cento sempre, il 35 per cento solo in circostanze particolari)”.
    In genere – lo abbiamo visto per la Brexit – quando il popolo si dissocia così clamorosamente dall’ideologia dominante, il Potere “scomunica” quel popolo accusandolo di sciovinismo, xenofobia, razzismo, egoismo, populismo e quant’altro. Un po’ come quando, nel 1953, in Germania Est ci furono grandi manifestazioni operaie contro il regime comunista e Brecht coniò la battuta per cui era necessario “sciogliere il popolo” perché non aveva più la fiducia del governo. Non a caso, dopo la Brexit, c’è stato chi ha tentato di far capire che in fondo la democrazia aveva la gravissima pecca di far votare la gente comune, invece di affidare le decisioni a lorsignori illuminati.
    Come tutti gli ideologi di Sinistra, anche Bergoglio si rifiuta di vedere la realtà. Perciò la realtà si incarica di affondare le sue teorie e le sue velleità.
    FALLIMENTO
    Egli si compiace delle lusinghe dei salotti radical-chic, ma non vede che il popolo è contro la sua politica. Nei giorni scorsi proprio la parola “fallimento” riferita a Bergoglio è apparsa nel titolo di un articolo del “New York Times”, un quotidiano liberal che – di per sé – è simpatizzante del papa sudamericano. Però i fatti parlano chiaro e vanno detti.
    L’editoriale di Matthew Schmitz – un intellettuale cattolico – ricorda che quando fu eletto il papa argentino molti predissero un “effetto Francesco” che avrebbe riportato nella Chiesa tante pecorelle smarrite. Bergoglio ha creduto che per ottenere questo occorresse abbracciare tutte le mode ideologiche dei radical-chic (dall’ecologismo apocalittico, al pauperismo, al terzomondismo) e poi rottamare la dottrina cattolica e svendere i sacramenti e la salvezza al prezzo dei saldi di fine stagione.
    Ma, così facendo, le pecorelle sono tornate all’ovile? Schmitz afferma che “ negli Stati Uniti questo non è accaduto”. Anzi, secondo una ricerca del Centro specializzato della Georgetown University (e lo stesso fenomeno si verifica in Europa) è accaduto l’opposto: nel 2008 il 23 per cento dei cattolici americani andavano a messa ogni domenica, mentre otto anni più tardi siamo al 22 per cento. Peggio ancora fra i giovani: nel 2008 il 50 per cento dei Millennials aveva ricevuto le ceneri e quest’anno erano solo il 41 per cento. Conclusione dell’editorialista: “i giovani sembrano allontanarsi dalla fede”.
    Anche perché – spiega Schmitz – Bergoglio denigra continuamente la Chiesa, i preti, i vescovi, i cardinali e i fedeli e queste invettive “demoralizzano i cattolici fedeli, senza offrire a quelli che si sono allontanati una buona ragione per tornare”. Dal momento che Bergoglio attacca continuamente la dottrina e i riti cattolici, dice, “c’è poco motivo di mettersi in fila per la confessione, o svegliarsi per andare a messa”.
    Stessa delusione per le riforme della Curia che non ci sono state: “Francesco ha costruito la sua popolarità a spese della Chiesa”. Lui è popolare presso tutti i mass media laicisti e i salotti radical-chic, da sempre nemici giurati dei cattolici. Così il suo personale bilancio di lusinghe mundane è trionfale, ma il bilancio spirituale della Chiesa, sotto il suo pontificato, è fallimentare.
    Come conferma anche il disastroso flop del suo Giubileo. Eppure, anche in questo caso, Bergoglio, come un ostinato capo di un partito ideologizzato, è sordo a tutti i segnali di fallimento, a tutti gli appelli e a tutte le proteste che salgono – anche in queste settimane – da fedeli laici, vescovi e cardinali.
    Avanti tutta verso il baratro. È il “cupio dissolvi” del superbo e di un partito che si è impadronito della Chiesa Cattolica facendone una proprietà personale.
    SE PERFINO SUL ?NEW YORK TIMES? (MA NON SUI GIORNALI ITALIANI) SI LEGGE CHE BERGOGLIO HA FALLITO? - Lo StranieroLo Straniero


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    Predefinito Re: Rif: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Una scelta, mai come prima, politica
    Da Bruxelles a Indianapolis, Francesco firma la svolta con il concistoro più liberal nella storia recente della chiesa
    I nuovi vescovi annunciati dal Pontefice e le grandi diocesi rimaste a bocca asciutta. Una scelta, mai come prima, politica e che imprime una svolta più liberal (per usare una categoria secolare) alle strutture della chiesa cattolica
    di Matteo Matzuzzi
    Più che sui nomi dei tredici futuri cardinali elettori e dei quattro ultraottantenni annunciati domenica dal Papa al termine dell’Angelus, è utile vedere quali sono le grandi diocesi rimaste a bocca asciutta. L’elenco è lungo: Los Angeles (la più grande diocesi cattolica americana), Cebu nelle Filippine, Salvador de Bahia in Brasile, Montréal, Sydney, Philadelphia, Barcellona, Toledo. Senza contare le italiane Torino, Venezia, Bologna e la porpora mancata all’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk. Nulla di nuovo se si considera l’adagio ripetuto a ogni concistoro indetto da Francesco e cioè che la priorità sono le periferie geografiche, nell’intento di dare maggiore rappresentatività alle chiese lontane dal centro europeo e rimarcare il carattere universale del cattolicesimo. Ragionamento che però cade se si guarda alla scelta di Carlos Osoro Sierra e Jozef De Kesel, “nuovi” arcivescovi di Madrid e Bruxelles subito fatti cardinali in sedi che per tradizione e prassi sono da tempo immemore cardinalizie.
    Il Papa crea 17 nuovi cardinali. Qualche sorpresa e tante conferme. I pastori sono stati scelti direttamente da Francesco e rispecchiano il profilo del vescovo da lui tratteggiato. Non corrisponde alla realtà, poi, la spiegazione che dietro la decisione di non creare cardinali italiani – salvo l’ultraottantenne Renato Corti, vescovo emerito di Novara e uomo designato da Carlo Maria Martini a succedergli a Milano nei primi anni Duemila – vi sia l’esagerato numero di porporati italiani già presenti nel Collegio: nei concistori precedenti, la berretta è stata infatti consegnata ai vescovi di Perugia, Ancona e Agrigento, senza contare gli italiani attivi in curia. La scelta del Papa, mai come prima, è politica e imprime una svolta più liberal (per usare una categoria secolare) alle strutture della chiesa cattolica.
    Lo si comprende bene scorrendo i nomi dei presuli americani “premiati”. Non Gomez, non Chaput (che pure era stato il padrone di casa all’Incontro mondiale delle famiglie, un anno fa, a Philadelphia), non Lori, arcivescovo di Baltimora. Ma mons. Blase Cupich – l’arcivescovo di Chicago che meglio d’ogni altro interpreta in terra americana il nuovo corso lontano dal conservatorismo che ha dominato per un trentennio e più attento alle dinamiche sociali – e mons. Joseph Tobin, pastore a Indianapolis che fu rispedito a casa da Roma, dove era da pochissimo tempo segretario della congregazione per i Religiosi, in quanto sostenitore della causa delle suore “ribelli” della Leadership conference of women religious finite sotto una duplice inchiesta vaticana.
    Il terzo, pronosticabile, è mons. Kevin Joseph Farell, neoprefetto del dicastero per i Laici, la famiglia e la vita. Gomez sarebbe stato il primo cardinale ispanico degli Stati Uniti, Chaput il primo pellerossa, ma – ha scritto il vaticanista John Allen – entrambi “sono ampiamente percepiti come più conservatori, e quindi avrebbero rafforzato ciò che è già visto come una forte maggioranza conservatrice tra i cardinali americani”.
    Il metodo con cui ha operato il Papa nel valutare i futuri porporati è applicabile, allo stesso modo, all’Europa e cioè niente da fare per gli esponenti del fronte che più è legato al concetto delle guerre culturali, delle marce pro life, dell’uso della croce quasi fosse un “vessillo di lotte mondane” (discorso ai vescovi americani riuniti a Washington, settembre 2015), ma spazio agli interpreti fedeli dell’agenda proposta da Bergoglio e messa nero su bianco nella Evangelii Gaudium, l’esortazione del novembre 2013 che fa da programma di governo al pontificato corrente.
    Mons. Carlos Osoro Sierra è soprannominato “il Francesco spagnolo”, mons. Jozef De Kesel è il delfino del cardinale Godfried Danneels, che voleva proprio De Kesel come suo successore già nel 2010, scontrandosi però con il rifiuto di Benedetto XVI, che gli preferì il conservatore André-Joseph Léonard, le cui dimissioni sono state accettate non appena raggiunta l’età canonica e che non si è visto riconoscere la porpora cardinalizia.
    https://apostatisidiventa.blogspot.i...tica.html#more

    «Parlano di ponti e nella Chiesa mettono i muri»
    di Riccardo Cascioli
    «Un disagio fortissimo, quasi uno sgomento». La voce al telefono di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, esprime benissimo il sentimento che cerca di esternare. Ma cos’è che provoca questo disagio a monsignor Negri? La lettura di un corposo dossier dedicato al fondamentalismo cattolico, pubblicato da “La Nuova Europa”, periodico emanazione di Russia Cristiana.
    Eh sì, avete letto bene: in questa Europa dove l’allarme terrorismo islamico è praticamente quotidiano e dove può anche capitare che un prete venga sgozzato durante la messa, per qualche intellettuale la vera emergenza è il fondamentalismo cattolico. E il bello è che a guidare questa riflessione non è una testata laicista, ma un periodico cattolico e un giornalista esponente di primo piano del movimento di Comunione e Liberazione, per tantissimi anni compagno di strada di monsignor Negri. Secondo Maurizio Vitali, ex direttore del mensile ufficiale di Cl Litterae Communionis e per 15 anni uomo-comunicazione del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, i fondamentalisti cattolici costituiscono un universo composito di siti e personaggi “impauriti” e “scandalizzati” dalla misericordia, ossessionati dal problema etico, che si rifugiano nella dottrina e nella militanza, che vedono gay ed extracomunitari come nemici, e che ovviamente sono ostili nei confronti di papa Francesco. Gente, si capisce, che arroccata a difesa della propria identità è incapace di incontrare davvero gli uomini e si dedica a costruire muri. In questo articolo, per pudore, monsignor Negri non è mai citato in prima persona (è citato invece in altri articoli) ma è chiaro che è anche lui tra i bersagli del dossier. Quanto alla Bussola, viene citata diverse volte ma collocata in un’area contigua al fondamentalismo, un po’ quello che il PCI e la CGIL furono per le Brigate Rosse. Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa triste e seria allo stesso tempo.
    Monsignor Negri, lei è stato sorpreso da questo attacco…
    Sono esterrefatto. È impensabile che una cosa così venga da una rivista espressione dell’intelligentissimo e articolato lavoro di Russia Cristiana, un frutto delle straordinarie iniziative di don Francesco Ricci, grazie alla quale il movimento di CL ha dialogato con un mondo allora impenetrabile. Grazie a questo lavoro abbiamo conosciuto le Chiese dell’Est europeo, abbiamo incontrato i dissidenti russi e più in generale dell’Est, abbiamo letto e fatto conoscere i loro testi che erano sconosciuti in Italia. Un lavoro culturale imponente, oggi contraddetto da analisi di questo livello, che sono anzitutto una restrizione orrenda delle prospettive culturali.
    Ma esiste il fondamentalismo cattolico?
    Viene usata una definizione schematica e mai chiaramente identificata di quello che sarebbe il fondamentalismo cattolico, sostanzialmente un attaccamento alla dottrina che respinge la misericordia. Ma dove sta scritto? Io posso dire che ho avuto fin dall’incontro con don Luigi Giussani una straordinaria consapevolezza della mia identità cattolica, e una altrettanto straordinaria consapevolezza della dottrina cattolica; e vorrei che Vitali trovasse una sola persona che dicesse di me che non sono stato capace di dialogare, di incontrarmi con la sua sensibilità, con la sua cultura. È ora di smetterla di formulare delle definizioni di comodo alla luce delle quali poi tirare conseguenze che sono assolutamente scorrette.
    Nel lungo articolo si fa anche un elenco di siti e personaggi che sarebbero in qualche modo legati al fondamentalismo cattolico, sembra una lista di proscrizione.
    Si proclama la necessità di fare i ponti con il mondo, con i non credenti, con chi ha una posizione culturale diversa e poi si costruiscono muri all’interno della cattolicità. Con questo articolo si dice che con questi è inutile dialogare perché sono legati a una concezione tale della dottrina cattolica che impedisce loro di aprirsi all’interno della Chiesa e verso il mondo. Poi è assolutamente imperdonabile che in questa lunga lista sia stato tirato dentro anche il sito dell’Osservatorio cardinale Van Thuan: lui un martire della fede sotto il comunismo, e il sito, diretto da monsignor Gianpaolo Crepaldi, che fa un lavoro eccezionale per l’attualizzazione della Dottrina sociale della Chiesa. Lo dico con decisione: chi parla di ponti costruisce muri all’interno del mondo cattolico.
    «Parlano di ponti e nella Chiesa mettono i muri»

    La dignità di Tobia e la bomba nella morale cattolica
    di Claudio Crescimanno
    Nel disperato tentativo in atto ormai da tempo, ad ogni livello, di normalizzare tutto cio' che riguarda il mondo gay, non poteva non fare notizia, debitamente riferita con la giusta dose di simpatia da tutti i media, il battesimo del piccolo Tobia, il bambino che i notiziari e i giornali dicono, pudicamente, essere nato otto mesi fa in America, ma che meglio si dovrebbe dire essere stato otto mesi fa strappato dalla madre e consegnato al suo padre biologico, Eddy Testa, e relativo “compagno”, Nichi Vendola, per diventare il “figlio” di due uomini, privato definitivamente di una mamma.
    Il rito è avvenuto in un piccolo paese sul confine tra Lazio e Campania, come richiesto dai due omo-pseudo-genitori.
    A commento del fatto ci sono anche le parole di parroco e vescovo del luogo, che dietro al laconico comunicato sembrano trattenere a fatica il compiacimento per questo gesto che manifesta una Chiesa doverosamente “aperta”, “in-dialogo”, “non-discriminante” e via dicendo.
    Il parroco dichiara tranquillamente ai giornali che i genitori hanno fatto il regolare percorso di preparazione. Ora, si dovrebbe capire a chi si riferisce. Prima possibilità: con la parola genitori ci si riferisce all’uomo da cui proviene il seme e alla donna che lo ha portato in grembo e partorito: è evidente che non si tratta di questo, visto che la donna in questione si trova di la dall’Altantico; seconda possibilità: i genitori sono la coppia che lo ha adottato (ammesso che un bambino che ha ancora entrambi i genitori biologici al mondo abbia bisogno di adozione): ma non puo' essere nemmeno questo, visto che né la legge canonica né, per ora, quella italiana permettono l’adozione di un bambino da parte di due uomini. Dunque, ammesso che si parli di loro, a che titolo il signor Vendola e il signor Testa hanno fatto questo percorso di preparazione?
    Non pago, il parroco aggiunge che i padrini scelti dalla coppia sono persone di fede. Benissimo. Ora, è noto che il compito primario dei padrini è aiutare i genitori o, nel caso di inadempienza, sostituirli nell’assicurare l’educazione cristiana del bambino. Quindi possiamo legittimamente aspettarci che, consapevoli del loro compito, tra qualche anno cominceranno con bel garbo a spiegare al piccolo Tobia che i due uomini che lo crescono vivono una vita incompatibile con le esigenze della fede in cui lui è stato battezzato?!
    Ecco allora alcune precisazioni. Dinanzi a questa vicenda restano, infatti, due interrogativi, uno riguardante il presente e uno il futuro; uno legato alla risonanza che puo' avere cio' che è accaduto in quella parrocchia del basso Lazio, e uno riguardante il futuro di questo bambino.
    Il primo interrogativo è questo, e lo abbiamo già accennato: quando nelle formule che il sacerdote pronuncia durante il rito di questo sacramento, più volte, ci si riferisce ai “genitori” in questo caso chi rispondeva? I già citati signori Vendola e Testa? Questo sarebbe gravissimo e fuorviante! Significherebbe che durante un’azione liturgica della Chiesa si riconosce esplicitamente che due persone dello stesso sesso sono genitori e costituiscono una famiglia; e dato che lex orandi est lex credendi, cioè che la liturgia della Chiesa esprime e condiziona la sua fede, compiere un atto del genere significherebbe mettere una bomba nel fondamento di tutta la morale cattolica.
    Il secondo interrogativo riguarda il futuro del bambino, e anche questo lo abbiamo già accennato: che speranza realistica ci puo' essere che il piccolo Tobia venga davvero cresciuto da cristiano? Possiamo sperare, tutti noi ma soprattutto chi si è assunto le responsabilità del caso, che le persone che circondano questo bambino lo educhino a comprendere la bellezza, il valore, la verità di tutto, tutto, cio' che insegna la divina Rivelazione e che si compendia nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nella fede e nella morale?
    Come si vede, la questione va ben al di là del fatto singolo, se non come apripista di un problema che si puo' facilmente prevedere diventerà sempre più grande.
    La dignità di Tobia e la bomba nella morale cattolica

    Pero' ha dissacrato sacramenti e clero
    Il bimbo andava battezzato, ma la Chiesa non deve avallare principi non cattolici
    Camillo Langone
    «Non ho trovato nulla da ridire», ha dichiarato l'arcivescovo di Gaeta nella cui giurisdizione è stato battezzato il cosiddetto figlio di Nichi Vendola, in realtà un bambino che dal punto di vista biologico, genetico, insomma naturale, con Vendola non c' entra un fico secco.
    Quando il clero pecca di omissione tocca ai laici parlare e lo faccio malvolentieri anche perché c'è il rischio di passare per spietati: ma come, volevi negare il battesimo al piccolo Tobia? No, non mi sogno di negare il battesimo a nessuno, figuriamoci a un infante incolpevole, e pero' non accetto che si faccia di un sacramento l'occasione di una dissacrazione. Anzi di una dissacrazione doppia, quella del matrimonio e quella dell'ordine sacro ovvero del sacerdozio.
    Dissacrazione del matrimonio perché il battesimo di Tobia è fatalmente apparso come una benedizione della convivenza more uxorio fra Nichi Vendola e il padre biologico del bambino, Eddy Testa (Nichi, Eddy: manco i nomi sono da cristiani...). In barba alla Bibbia, all'Antico Testamento, al Nuovo Testamento e pure al Catechismo vigente che all'articolo 2357 recita: «Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale».
    Dissacrazione del sacerdozio perché questo battesimo per la forma esterna che ha preso, cosi' strombazzato e corredato di parole in libertà, ha rappresentato parroco e vescovo come uomini di mondo anziché di Dio. Che magari non è vero, o non del tutto, ma questo è sembrato e sembra.
    Abitassi a Suio Terme avrei d'ora in poi qualche problema ad assistere alle messe di don Natalino Di Rienzo, il battezzatore materiale, secondo il quale «i padrini sono persone nella fede», e ci mancherebbe, mentre «i genitori hanno fatto regolare percorso». Quale percorso? E, soprattutto, quali genitori? Per quale motivo la madre di Tobia non viene mai citata? Dove l'hanno nascosta?
    Il totalitarismo omosessualista a cui l'arcidiocesi di Gaeta si è inchinata assomiglia sempre più al totalitarismo comunista: ricordate le foto sovietiche ritoccate, quelle in cui Trotsky e gli altri rivoluzionari caduti in disgrazia venivano cancellati affinché ci si dimenticasse perfino della loro esistenza? Vendola, che comunista lo è stato, se le ricorderà senz'altro...
    Nelle foto delle famiglie omogenitoriali c'è spesso una persona sbianchettata, la donna che per nove mesi ha portato in grembo la creatura poi sottrattale, subito dopo la nascita, dagli atroci committenti. A Tobia hanno rubato la mamma, e l'arcivescovo di Gaeta non ci trova nulla da ridire.
    Però ha dissacrato sacramenti e clero - IlGiornale.it

    Il battesimo di baby Vendola e quei cattolici à la carte
    Felice Manti
    La scelta di battezzare Tobia nella terra dei parenti di Eddy Testa, padre biologico del bambino, la dice lunga sulla nuova vita di Nichi Vendola. L'ex leader di Sel cerca di fuggire dai riflettori e ha deciso di tenersi lontano dalla sua Puglia dove ormai in pochi lo vedono di buon occhio per quei 5.700 euro di pensione da ex governatore a soli 58 anni mentre i suoi coetanei sono vittime della legge Fornero o delle disgrazie dell'Ilva di cui Vendola rideva al telefono.
    Per il compagno Nichi comunismo e cattolicesimo sono à la carte. Si prende ciò che piace e si butta il resto. Si strizza l'occhio alla Chiesa per avere i voti dei cattolici e poi si approvano le nozze gay, le adozioni omosessuali e si spalanca la strada all'utero in affitto, forse la peggiore forma di mercimonio del corpo femminile che infatti indigna sempre più donne anche di sinistra.
    D'altronde il Papa ha aperto ai gay («Chi sono io per giudicare», ha detto), ha fatto capire che la comunione ai divorziati è cosa buona e giusta, lo stesso parroco che l'ha battezzato si è mosso in linea con quello che dice Bergoglio («Non creare nuovi atei»).
    Ma il peccato commesso da Vendola è fatale e imperdonabile. Sulla famiglia - la vera battaglia del secolo appena iniziato - non ci sono mediazioni. Non si può strappare un bambino a una madre, neppure gratis. Nessun cattolico può pensare di sganciare una nuova vita dalla genitorialità naturale, di crearla in un laboratorio, di pianificarla geneticamente e poi cavarsela battendosi il petto. Il povero Tobia non ha colpe ma è stato condannato a una vita dimezzata da chi dice di amarlo. Un altro peccato, ancor più imperdonabile.
    Il battesimo di baby Vendola e quei cattolici à la carte - IlGiornale.it

    Notiziario vaticansecondista
    Notizia 1: Radio Livio ci informa che per la Gospa Gospina la Pace è più importante della Verità: la sedicente "regina della pace" (parodia della Beatissima Vergine) sarebbe addirittura "felice" dell'incontro "ecumenico" di preghiera dello scorso XX Settembre ad Assisi.
    Notizia 2: gesuiticamente gesuitico gesuitante:
    «Ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, vescovo e anche di Papa persone con tendenze e pratiche omosessuali. Le ho avvicinate al Signore. E mai le ho abbandonate».
    Il filopapista affermerebbe: «Per favore, non dite che il Papa santificherà i trans».
    Sottinteso: lo ha già fatto.
    «L'anno scorso - racconta il Papa - ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e ragazzo. Era una ragazza che ha sofferto tanto perché si sentiva ragazzo. Ha fatto l'intervento, ora è un impiegato di un ministero di una città spagnola ed è andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, bravo vescovo, 'perdeva' tempo per accompagnare quest'uomo. Poi si è sposato, ha cambiato la sua identità civile e mi ha scritto che sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa. Li ho ricevuti ed erano contenti".
    "Maschio e femmina li creò"... ma se qualche maschio si sente femmina, o viceversa, «va accompagnato e integrato. Questo è quello che farebbe Gesù oggi».
    E poi si lamentano che uno diventa "tradizionalista"...
    Esistenzialmente Periferico: notiziario vaticansecondista

    Habemus statuam!
    Scandalo in Vaticano!
    Antonio Socci
    IERI, ANNIVERSARIO DELLA MADONNA DI FATIMA, INIZIO DELL’ANNO GIUBILARE PER I 100 ANNI DI FATIMA, BERGOGLIO ANZICHE’ ONORARE LA MADONNA, HA ONORATO LUTERO PARTECIPANDO A UN’UDIENZA DOVE (IN VATICANO) E’ STATA ESPOSTA LA STATUA DELL’ERETICO E SCISMATICO TEDESCO, COME FOSSE QUELLA DI UN SANTO.
    DEL RESTO BERGOGLIO E’ IL PAPA CHE, PER LA PRIMA VOLTA IN DUEMILA ANNI, HA VOLUTO LA PROFANAZIONE DEI SACRAMENTI ! SE QUESTO NON E’ UN ABOMINIO… IL 2017 COMINCIA COSI’…
    COS’ALTRO CI VUOLE PERCHE’ SI APRANO GLI OCCHI DEGLI INGENUI?



    La cosca Clinton lancia la “primavera cattolica”
    John Podesta, capo della campagna di Hillary Clinton, in una mail spifferata da Wikileaks lo dice: stiamo organizzandoci “per aprire una primavera cattolica”, sul modello delle “primavere arabe” che tanto successo hanno avuto nel destabilizzare gli stati musulmani. Podesta, formalmente, è un cattolico. Nelle mail (che risalgono al 2011) dice: “ci vuole una primavera cattolica, in cui i cattolici stessi esigano la fine di una dittatura medievale e l’inizio di un po’ di democrazia e di rispetto per l’uguaglianza dei generi (gender equality) nella Chiesa cattolica. Sulla contraccezione (-…) i vescovi continueranno a contrastarla”. Ma quella è la politica della nuova Amministrazione, dice, perciò occorre battere i vescovi “conservatori”.
    E continua Podesta:
    “Abbiamo creato Catholics in Alliance for the Common Good (CACG, Cattolici alleati per il bene comune) per organizzare un momento come quello [delle primavere arabe]. Come tante ‘primavere’ penso dovrà essere dal basso verso l’alto”.
    Il CACG esiste, è stato fondato nel 2005 da due uomini di Podesta: Tom Periello e Fred Rotondaro (notate i nomi italiani) che ne è presidente. I due sono “senior fellows”, membri autorevoli, di una ‘fondazione culturale’ chiamata Centre for the American Progress, fondata da Podesta.
    Per cosa si battono questi “cattolici adulti” made in USA? Facile intuirlo. Rotondaro ha scritto nero su bianco: “Il sesso omosessuale è un dono di Dio”. Ha scritto che “ogni cattolico praticante sotto gli 80 anni di età” è in disaccordo con i divieti della Chiesa sulla contraccezione. Inoltre, è per il sacerdozio femminile: “Non vedo alcuna obiezione razionale a che una donna diventi prete”.
    The World Needs a New Vatican Council | Huffington Post
    Il gruppo è in intima connessione con un altro, nominatosi Catholics United, fondato da attivisti del partito democratico, che attacca i sacerdoti e vescovi che non danno la Comunione a politici favorevoli all’aborto: “Vergognoso metodo di usare il sacramento cattolico come arma politica”.
    Anche queste sono fruste repliche. Del modernismo, eresia cattolica, la quale è indistinguibile dalla Massoneria perché usa gli stessi metodi (infiltrazione segreta nella gerarchia) e ha gli stessi fini: la ‘depurazione’ della religione cattolica dlele sue “specificità”, ossia dell’elemento sovrannaturale – il sacerdozio, i sacramenti, la Presenza Reale – per farne una moderna impresa di filantropia, pronta a confluire nel Protestantesimo onde dar luogo alla “religione generale cristiana” adatta alla Globalizzazione, che non deve disturbare.
    Le mail di Podesta sono datate 2011. Nel 2013 il Conclave elegge l’argentino Bergoglio. Subito salutato dalla massoneria italiana: “Nella Chiesa nulla sarà più come prima”. Il primo Papa ricevuto al Congresso degli Stati Uniti (dove tradizionalmente ci si squalifica se ci si mostra ‘papisti’) ricevendone una standing ovation.
    E’ anche il primo Papa che, in visita in Messico, è andato ad omaggiare il presidente Enrique Pena Nieto – non solo noto massone, ma elemento dal partito “rivoluzionario istituzionale”,. Diretto figlio di quello giacobino che scatenò negli anni ’20 la persecuzione sanguinosissima dei cattolici, che li portò alla lotta armata contro il presidente Calles, massone e marxista
    El Papa è entrato in quel palazzo da cui furono ordinate le fucilazioni e le impiccagioni di preti e fedeli, senza dire nulla. E’ entrato nei giorni stessi in cui Pena Nieto proclama di voler inserire “i matrimoni omosessuali nella Costituzione” (sic): ed ha forse obiettato, Francesco? Ha elevato una minima critica? Nient’affatto. La critica, violentissima, l’ha riservata ai vescovi locali, accusandoli di carrierismi, consorterie, materialismo – e proprio a quelli che stavano contrastando la “nozze gay in Costituzione” del presidente massonico.
    Mai «avventurarsi in fondamentalismi per recuperare certezze provvisorie». Soprattutto, «vi prego di non cadere nella paralisi di dare vecchie risposte alle nuove domande: guai a voi se dormite gli allori!».
    Anche le nomine dei 13 cardinali fatti recentemente è a senso unico: non solo modernisti, ma si sono distinti per avere, nei rispettivi paesi, rifiutato il contrasto con le autorità civili su aborto, gender, nozze gay, valori non negoziabili in genere.
    Ora vediamo che questa “primavera” papalina era anch’essa preparata nascostamente da John Podesta, e dai poteri forti americani oggi riuniti attorno alla Clinton e letteralmente terrorizzati dalla possibilità che alla Casa Bianca vada Trump. Oggi, Trump ha agitato il tema a modo suo: la Clinton deve sbatter fuori i membri della sua campagna che “scherniscono i cattolici”.
    Il cattolicesimo americano è messo a rumore da queste rivelazioni su Podesta. Noi, nel nostro piccolo, possiamo dire che si tratta – ancora una volta – di una frusta replica della cospirazione modernista. E nemmeno i suoi padrini e burattinai internazionali sono una novità. Più volte abbiamo pubblicato queste frasi di Julian Huxley:



    Le dottrine “intransigenti e particolari da cui il Cattolicesimo deve essere “purgato” sono la Presenza Reale, la Confessione, l’Ordine – il soprannaturale aiuto all’uomo, e la preoccupazione per la salvezza delle anime dalla eterna dannazione. Tutte superstizioni da cui liberarla, perché divenga una orizzontale organizzazione umanitaria e di beneficenza. A noi pare che Bergoglio stia completando il programma, e con molta fretta e brutalità. Non so voi.
    "Col sotterfugio tu farai la guerra", ora è il metodo della Superpotenza. Anche con la Chiesa. - Blondet & Friends


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    Predefinito Re: Il Verbo di Dio si è fatto carne

    Vescovo che celebra il riso, la festa, il piercing e la “gente un po' fuori”... teologia del nulla!
    "Gesù rideva, non è l'uomo triste che vi hanno sempre descritto, gli piaceva la gente borderline, era un festaiolo... è amico delle persone un po' fuori, dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa, di urlare e danzare. Perché anche lui danzava, cantava e faceva feste"
    Chi ha temeriamente proferito queste stupidaggini?
    Un irriverente attore in cerca di notorietà?
    Un regista o un uomo di spettacolo bramoso di facili consensi televisivi? (Tanto applaudono tutti... se poi la battuta è contro contro la Chiesa Cattolica... più forte è l'applauso...)
    No!
    La responsabilità è di un Vescovo, di un Successore degli Apostoli che rivolto ad una vasta platea di giovani ha detto, fralaltro, quella frase virgolettata.
    Con la paura che "tanto non te se fila più nessuno..." il Vescovo si è mostrato spavaldamente "amico del mondo" spingendosi a dire delle pericolosissime affermazioni che, da educatori, ci inquietano e ci inalberano!
    Coloro che sono veramente e constantemente missionari fra i giovani (genitori, insegnanti, educatori, medici, psicologi...esorcisti) si raccomandano di non avallare in alcun modo la mania pericolosissima del piercing che mortifica il corpo e lo spirito.
    Quell'imprudente Pastore alla ricerca dei facili applausi e dei consensi della stampa ( v.sotto un articolo laudativo) risponderà davanti a Dio Onnipotente delle sue responsabilità e dei danni che le sue temerarie parole provocheranno inevitabilmente sulla fede e sulla socialità degli adolescenti più deboli e suggestionabili.
    Nessuno fra i preti e i religiosi che circondano quel Vescovo ha pensato di consigliarlo che per la buona ed armoniosa crescita dei ragazzi sarebbe assai più costruttivo creare dei piccoli gruppi di giovani autenticamente cristiani in modo che possano gradatamente fare da "sale e livito" dei loro coetanei?
    Non basta affittare un palasport con mega impianti sonori in grado di "sballare" i giovani a ritmo assordante di rock e dir loro quello che essi desiderano sentire per "tenersi buoni" i ragazzi...
    "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?"
    AC
    Il vescovo Tisi: "Gesù è amico dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa e un po' fuori di testa"
    Una predica fuori dall'ordinario quella che il presule ha tenuto in occasione dell'incontro della Pastorale giovanile: "Gesù si circondava di gente borderline"
    La teologia della risata, la dottrina del piercing, l'apologia dei festaioli.
    L'ha predicata il vescovo Lauro Tisi in occasione dell'incontro della Pastorale giovanile. “Gesù rideva, non è l'uomo triste che vi hanno sempre descritto, gli piaceva la gente borderline, era un festaiolo”.
    Altro che gente con orecchino e piercing: si circondava di persone che oggi un buttafuori le avrebbe buttate fuori veramente.
    Feste incredibili.
    E anche oggi è amico delle persone un po' fuori, dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa, di urlare e danzare.
    Perché anche lui danzava, cantava e faceva feste”.
    Ora Tisi tocca il rapporto genitori-figli, un tema che gli adolescenti subiscono e dal quale spesso rifuggono. “Gesù era così perché aveva feeling con suo padre, con Dio”.
    Ma parlare di padri è difficile: “Adesso questo vescovo ci tira fuori anche il padre, proprio in questo momento che mio padre e mia madre rompono come i matti”, dice rivolgendosi ai ragazzi un po' spaesati.
    Lo sa come funzione a quell'età, “lo so che con il padre e la madre non si sta tanto bene e si ha voglia di andare spesso altrove”.
    Quel migliaio di giovani ormai il vescovo li ha conquistati, parla di quando disse a una bambina che Dio è come un papà, che la bimba rispose che allora Dio era cattivo.
    Il padre le aveva fatto violenza e non lo sapeva. “Da quel giorno dico che Dio è un padre alternativo, diverso da mamma e papà”.
    Che dire, una predica così non si sente spesso.
    Nemmeno da un prete, figurarsi da un vescovo.
    E poi sul fatto che Gesù abbia riso il Vescovo Tisi supera di gran lunga addirittura quel Guglielmo di Baskerville protagonista de “Il nome della rosa” di Umberto Eco: Guglielmo dimostra all'anziano dell'abazia, citando la poetica di Aristotele, che il riso non è peccato. L’anziano frate benedettino obietta, maledice Aristotele e nasconde un altro libro del filosofo, per il quale uccide e brucia la biblioteca, quello dedicato proprio al riso. Allora Guglielmo rappresentava la rottura con la tradizione, con la chiesa stanca e cupa del Medioevo.
    Oggi Tisi celebra il riso, la festa, il piercing e la “gente un po' fuori”. E riesce a parlare con i giovani portando la Chiesa nel solco della svolta di papa Francesco, lasciandosi alle spalle l'esperienza del vescovo di prima che quando provò a rivolgersi ai giovani seppe solo metterli in guardia dicendo che se usano profumi da donna facile facile che diventano gay.
    MiL - Messainlatino.it: Trento: Vescovo che celebra il riso, la festa, il piercing e la ?gente un po' fuori?... teologia del nulla!


    Messainlatino annoverato tra gli "adoratori" di Putin antibergogliani. (La Stampa 16.10.2016)
    Su La Stampa di oggi, domenica 16.10.2016 (a firma congiunta Tornielli/Galeazzi) al pari di certi quotidiani anni '70, c'è un elenco di siti/blog/movimenti pericolossisimi per l'unità della Chiesa e la salute del Papa!
    Essi sono additati come cattolici anti-bergoglio, para-sedevantisti, che "adorano" Putin, pronti ad un golpe, pensando a papa Ratzinger. (Qui la versione web per leggere l'articolo pubblicato addirittura in due pagine, 10 e 11, con incipit in un 'contornato' sulla prima Quei cattolici controFrancesco che adorano Putin - La Stampa)
    In questa lista di cattolici in subbuglio (che indica anche la FSSPX - sbagliandone pure il nome, tanto è l'accuratezza dell'articolo) è menzionato anche MiL, tra i pericolosissimi siti che attaccano il Papa. E pensare che ci eravamo persino astenuti dal commentare le ultime bizzarie del Sommo Pontefice, quale definire peccato il proselitismo e, da ultima, quella di rinunziare a Castel Gandolfo come residenza papale(a proposito: se ne sentiva davvero il bisogno di una decisione come questa!).
    Ebbene sì: ci hanno scoperti!
    Anche noi, insieme a Fondazione Lepanto, Libertà e Persona, Settimo Cielo, Corrispondenza Romana, Chiesa e post Concilio ed altri siti, siamo rivoluzionari "putiniani" sovvenzionati dai fondi del KGB.
    Già qualche giorno fa la nuova versione di CL 2.0 - ci indicava come nuovi fondamentalisti: ed eravamo in ottima compagnia: anche a Il Timone era toccata la stessa sorte.
    Oggi si rincara la dose.
    Mannaggia, dovremmo migliorare la nostra intelligence e le nostre coperture.
    Be' già che siamo stati smascherati, chiediamo sul serio al Presidente ed Autocrate di tutte le Russie Putin se volesse mai inviarci davvero qualche "sostegno economico" per potenziare il blog di Messainlatino e le nostre attività sovversive: si accettano euro, ma anche rubli, bien sûr. Seguirà fattura.
    Roberto
    ps.
    E' gradita l'occasione per rinnovare il nostro sostegno ai cardd. Burke, Cafarra, a mons. Negri e mons. Schneider, a don Nicola Bux, al prof. de Mattei, a Socci e a Gnocchi, al M. Andrea Carradori e a quanti altri citati nell'artico che, per la loro adesione alla Tradizione e alla difesa della dottrina della Chiesa Cattolica, sono additati come rivoluzionari, golpisti, putiniani, ecc. ecc.
    ps2
    A mente del Codice di Diritto Canonico (can. 212 § 3 CJC) ricordiamo il diritto di ogni cattolico di criticare l'autorità ecclesiastica, foss'anche il Papa regnante, a fronte di evidenti errori, ambiguità o pericoli. Santa Caterina docet.
    MiL - Messainlatino.it: ULTIMORA: MiL annoverato tra gli "adoratori" di Putin antibergogliani. (La Stampa 16.10.2016)


    Articolo de La Stampa di oggi sui tradizionalisti: alcune nostre riflessioni
    Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (laddove fanno il deserto, lo chiamano pace). Questa frase tratta dall'Agricola di Tacito rende bene il comportamento di certe mosche cocchiere della nuova e misericordiosa politica ecclesiale.
    Troviamo veramente disgustoso e calunnioso scomodare due pagine de La Stampa (con riferimento anche in prima pagina) e di La Nuova Europa (gloriosa rivista nata per far sentire le voci dei perseguitati del blocco comunista) per una miserabile guerriglia intraecclesiale per far fuori e screditare chiunque si faccia qualche domanda sulla new wave ecclesiale. Tutto bene per chi difende le suore lesbiche americane, per chi invita a votare Sì al referendum colombiano dove si sdoganano terroristi comunisti\matrimoni omosessuali\insegnamento gender nelle scuole, chi porta le statue di Lutero tra i santi in vaticano, chi vede germi di santità nella sodomia, ma non va bene chi osa fare qualche domanda e si pone dentro la Tradizione e il Magistero di sempre.
    Il Codice di Diritto Canonico è chiarissimo (CJC 212.3): §3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona. Quando cambieranno il CJC e si trasformerà la Chiesa nella NUOVA COREA del NORD, ce lo dicano e smetteremo di fare rispettose domande ai Sacri Pastori, di qualunque colore portino la veste.
    L'articolo de La Stampa - comunque lo si valuti nel merito - denota il forte timore dei sostenitori ultrà di certe politiche dell'attuale pontificato che le varie opposizioni possano saldarsi. La paura attualmente maggiore è forse che possano unirsi l'opposizione diciamo così "prolife" con quelle diciamo così "tradizionalista" e "conservatrice". D'altra parte, se l'inopinata alleanza tra "curiali" e "progressisti" ha paralizzato il pontificato ratzingeriano e determinato l'avvio di quello bergogliano, perché mai un'altra ancorché inopinata alleanza non potrebbe far naufragare certe politiche del pontificato bergogliano? La tranquillizzante conclusione del pezzo su La Stampa in cui si dice che le opposizioni sono divise ci pare non un'analisi ma una specie di esorcismo affinchè ciò non accada. Comunque, ci fidiamo della Provvidenza: siamo certi che il Signore, che ora sta dormendo per metterci alla prova, prima o poi si sveglierà.
    Ci pare che certi articoli facciano il paio con quello che facevano i sodali dell'appena defunto Dario Fo con il loro Soccorso Rosso e i proclami per "togliere dalle spese" il commissario Calabresi. Se questo era il metodo dei comunisti anni '70 e delle campagne di Lotta Continua e de L'Espresso, non ci sembra che questo sia un metodo cattolico. Il metodo "pagherete caro, pagherete tutto" appartiene più alle FARC colombiane, così omaggiate dalla Segreteria di Stato Vaticana, che a Nostro Signore Gesù Cristo.
    Cosa poi c'entri Putin con tutto ciò, facciamo fatica a capirlo: se fossimo complottisti - ma non lo siamo - potremmo pensare ai rapporti de La Stampa con i poteri forti americani e israeliani. Ma sicuramente ci sbagliamo...... Possiamo però dire che Putin - in questi momenti - è un argine contro il terrorismo islamico e la lobby omossesualista? O è vietato? Si può solo parlare bene di Castro e dei comunisti cinesi, come ci pare si faccia molto dalle parti di S. Pietro?
    Ci chiediamo infine - sommessamente - come mai vaticanisti noti in passato per le loro battaglie conservatrici, Movimenti famosi per la loro "tonicità" sull'ortodossia cattolica, anticomunismo e noti per i loro attacchi al progressismo ecclesiastico, siano diventati i supini reggitori di code di canuti teologhi della liberazione o di prelati difensori di sodomiti e di consacrate lesbiche americane. Ma ce lo spiegherà Gesù ad Armageddon.
    Per ora possiamo solo pregare per loro e combattere - però - la Buona Battaglia: Ef 6, 10 "Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. 11 Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. 12 La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.13 Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. 14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 16 Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; 17 prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 18 Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi".
    Certi zelanti amanti della misericordia "teorica", sono misericordiosi solo con i loro amici. Abbiamo visto la misericordia applicata ai Francescani dell'Immacolata e al benemerito Vescovo di Albenga Oliveri. O alla "normalizzazione" del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Se questa è misericordia, Dio ce ne scampi e liberi. Forse che gli articoli "comandati" a Vatican Insider contro il card. Pell e tutti i cd. "malpancisti" nei drammatici momenti dell'ultimo Sinodo si chiamano "misericordia"? Ci pare debbano avere altri nomi! "Parlano di ponti e dentro la Chiesa mettono i muri", copyright mons. Negri.
    Il Mio Cuore Immacolato trionferà. Così ci ha ricordato la Madonna a Fatima. e analogamente, in altri termini, S. Massimiliano Kolbe e S. Luigi Maria Grignon di Monfort. Diamo fiducia a Maria Santissima, sterminatrice delle eresie, e ai santi.
    MiL - Messainlatino.it: Articolo de La Stampa di oggi sui tradizionalisti: alcune nostre riflessioni


    La Stampa, Galeazzi, Tornielli, Introvigne. C’è un nuovo “cattivo” da mettere alla gogna: chi critica Bergoglio e apprezza Putin. Ma soprattutto c’è il tentativo (goffo) di inoculare un veleno più sottile
    di Paolo Deotto
    Anzitutto una cosa è chiarissima: ai pennivendoli non gliene frega nulla della Dottrina cattolica, delle verità di Fede. Infatti quando pubblicano le loro strane liste di proscrizione non entrano assolutamente nel merito delle critiche che vengono fatte a Bergoglio. Loro sanno con precisione una cosa: oggi comanda Bergoglio, quindi la minestra (e anche la pietanza, il contorno, il dolce, la frutta, il caffè e il liquorino) è tanto più abbondante quanto più mostrano di essere ferrei nella loro devozione e obbedienza cieca, pronta, assoluta a Bergoglio.
    Chi critica Bergoglio è cattivo. Punto e basta. Perché lo critica? Non importa. Basta scrivere che i critici sono cattivi e fondamentalisti, integralisti, lefebvriani, ultraconservatori, eccetera, e il gioco è fatto. Questi articoli sono tutti uguali, ma ognuno di essi è una medaglietta in più da appuntarsi sulla giubba nella periodica cerimonia del bacio della pantofola del Capo.
    Perché quindi occuparsi di un articolo zeppo di banalità come quello pubblicato ieri su La Stampa, “Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin”?
    Perché c’è una cosina in più, e non da poco, con l’intervento finale, in cauda venenum, di Massimo Introvigne, campione olimpionico di arrampicate sugli specchi pur di difendere il potente di turno, ma anche campione paralimpico di figuracce, perché l’omino, va detto, ha tanta buona volontà, ma poi ha dei limiti che di gran lunga superano la buona volontà. È così sicuro di sé da sparare verità assolute, salvo poi non dimostrarle mai. E le figure penose si accumulano, una dopo l’altra. Ricordate quando di recente ci parlava delle sue conversazioni con gli uccelli (Quattrini da Putin? Magari!? ? di Paolo Deotto | Riscossa Cristiana), o la vicenda grottesca del deposito del marchio delle Sentinelle in Piedi (http://www.riscossacristiana.it/sent...li-risponde/)?
    Ma il Nostro è un duro, e non desiste. Forse la figuraccia gli genera un sottile piacere, anche perché, essendo un uomo cattolico serio, non crediamo che indugi nei piaceri peccaminosi. E così nel sullodato articolo de La Stampa, Introvigne porta un argomento che pare importante (per gli estensori dell’articolo), tant’è che viene inserito nel titolo stesso. “Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin”.
    Ecco creata una nuova categoria di “cattivi-a prescindere”. Sono cattivi-a prescindere coloro che non solo criticano Bergoglio, ma anche lodano Putin.
    Ma c’è di più. Mentre nelle sue conversazioni con gli uccelli (Quattrini da Putin? Magari!? ? di Paolo Deotto | Riscossa Cristiana) Introvigne affermava che aveva saputo, appunto da un uccellino, che chi sostiene Putin riceve “il soldino dal Cremlino”, ora afferma perentoriamente che “Con il dissenso anti-Francesco collaborano fondazioni russe legatissime a Putin”.
    Dal soldino del Cremlino passiamo alle “Fondazioni”, che sono sempre una figura giuridica molto suggestiva, anche perché quasi nessuno sa cosa siano. Però Introvigne un po’ di cultura giuridica dovrebbe averla e quindi gli consiglieremmo, per fare ancora più colpo, di parlare, alla prossima occasione, delle “Anstalt” del Liechtenstein, che possono benissimo essere di proprietari russi, legatissimi, è ovvio, a Putin. Se pochi sanno cosa sia una Fondazione, quasi nessuno sa cosa sia una Anstalt. Si fa un figurone a parlarne. Tanto, che siano soldini del Cremlino, Fondazioni o Anstalt, Introvigne scrive, scrive, ma, guarda un po’, se gli chiedete di fare nomi precisi, si chiude in uno sdegnoso mutismo.
    Io parlo naturalmente per Riscossa Cristiana, ma conoscendo molte delle persone citate nell’articolo de La Stampa, dubito davvero che ricevano soldi o soldini russi. A prescindere dal fatto che l’articolo è scritto anche con pressapochismo o, come si dice a Milano, a “un tant al tocc”, perché non tutti i citati sono sostenitori di Putin.
    Quanto a Riscossa Cristiana, posso solo ripetere ciò che dissi riguardo al soldino del Cremlino: “Magari!”. Qui il piatto piange sempre, e basta. Anche perché, e questo per Introvigne è difficile da capire, c’è chi scrive o dice alcune cose solo perché ritiene giusto farlo, e non per convenienza. Certo, questo, per alcuni, può essere un concetto difficile. Nessuno, per fare un esempio a caso, avrebbe mai chiesto a Taide di concepire una storia d’amore senza tornaconto economico.
    C’è però una considerazione più importante da fare. Perché Introvigne si è messo a insistere sulla balla della Russia che foraggia i cattolici che sostengono Putin? D’accordo, è disciplinato, gli è stato ordinato di farlo e lui lo fa. Ma perché ha ricevuto queste strane direttive?
    Se avete pazienza, provate a seguirmi ancora un momento. Io formulo la mia ipotesi e forse farò solo della fantapolitica. Anzi, spero di fare solo della fantapolitica, ma temo di no.
    1 – Abbiamo alla Casa Bianca un uomo senza scrupoli tuttora al potere, Obama, di certo più pericoloso di cento Idi Amin Dada messi insieme. Obama, che ha davanti a sé ancora poche settimane di potere, sta tuttavia intensificando un’incosciente politica anti-russa, causa prima dell’infinito massacro siriano. Ogni mossa americana recente sembra fatta solo per arrivare a un tragico esito: il conflitto diretto tra Russia e Stati Uniti.
    2 – Obama è senza dubbio guidato, nelle sue scelte, dal demonio – lo dimostra soprattutto il suo forsennato attivismo pro-froci – e quindi non vi sarebbe nulla di strano se cercasse questo conflitto, sia perché causerebbe lutti immensi (e questo non può che far piacere a un commesso del diavolo), sia perché potrebbe essere la via d’uscita da una situazione sociale ed economica pazzesca, generata peraltro dalle sue stesse scelte politiche.
    3 – anche l’Italia sarà coinvolta in questa guerra, e la premessa è l’inutile dispiegamento di 140 soldati italiani in Lettonia, previsto per i prossimi mesi, come parte di un contingente NATO che non ha altra ragion d’essere se non quella di provocazione anti-russa.
    4- Non è affatto pacifico che gli italiani accetteranno tranquillamente un coinvolgimento in una guerra contro la Russia. Allora bisogna intensificare la campagna anti-Putin, presentandolo in modo ossessivo come il cattivissimo totale, che oltretutto foraggia i “tradizionalisti” affinché lo sostengano. E si sa, dai e dai, ripeti una balla mille volte, e sempre più persone ci crederanno.
    5 – Ecco che personaggi come il baldo Introvigne entrano in campo. Dal suo cervello vulcanico eruttano due idee: i cattivissimi sono quelli che criticano Bergoglio e gli stessi, per lo più, difendono Putin. Ma dato che Bergoglio è amatissimo, rimarchiamo bene questa coincidenza, e ancor più persone odieranno Putin. Inoltre ripetiamo – ovviamente senza provare mai nulla – che chi loda Putin lo fa per tornaconto economico. Et voilà, les jeux sont faits. Due piccioni con una fava: la medaglietta in più da defensor del potente di turno e un passo in più nella demonizzazione di Putin.
    Ma, come dicevamo, il Nostro è specializzato in figuracce e qui se ne prepara un’altra. Bergoglio è tutt’altro che popolarissimo. I pochi che ancora conservano la Fede, semplicemente non ne vogliono sapere, mentre gli atei, gli indifferenti, ormai sono stanchi di questo monotono clown di basso conio. Bergoglio è personaggio da Scalfari e relativi ambienti radical-chic. Insomma, alla gran parte del popolo italiano, affaccendato principalmente nella quotidiana preoccupazione di sopravvivere, di Bergoglio, alla fin fine, non gliene importa più nulla. Basta vedere come vanno scemando le presenze a San Pietro la domenica…
    A questo stesso popolo italiano, stanco, indifferente, sfiduciato, quanto gliene frega di sapere che i “cattivi” che criticano Bergoglio sono poi, per lo più, quelli che lodano Putin e che quindi Putin è cattivo (perché lodato dai cattivi)?
    Insomma, se si vuole rincretinire ben bene il popolo italiano, fino a fargli digerire il coinvolgimento in una conflitto tra Stati Uniti e Russia, bisogna trovare altri argomenti (e affidarli magari a propagandisti più capaci…). Introvigne ha sbagliato obiettivo e chissà se i suoi committenti se ne sono resi conto e se gli confermeranno o meno l’incarico di continuare le sue litanie. Vedremo.
    E tra queste litanie, è grottesco continuare a parlare di aiuti russi ai “tradizionalisti”, ma non fare mai un nome e un cognome. Anche un bambino capirebbe che Introvigne spara alla cieca e che non risponde alle domande che gli facciamo per un motivo semplicissimo: non saprebbe cosa rispondere.
    Trattiamo quindi l’articolo de La Stampa come merita: carta straccia. E mandiamo a memoria la sana massima: Diffidare sempre dell’informazione di regime.
    La Stampa, Galeazzi, Tornielli, Introvigne. C?è un nuovo ?cattivo? da mettere alla gogna: chi critica Bergoglio e apprezza Putin. Ma soprattutto c?è il tentativo (goffo) di inoculare un veleno più sottile ? di Paolo Deotto | Riscossa Cristiana


    "Nostre informazioni" di S. E. Mons. Favella (16.10.2016)
    In merito della lista dei "cattolici anti-bergoglio" filo putiniani, Mons. Favella ci informa del recentissimo documento pontificio:
    A mente del Motu proprio "Hostes publici", promulgato ieri dal Santo Padre, gli illustrissimi Galeazzi e Tornielli, camerieri segreti del Sommo Pontefice, nonchè S.E. Introvigne, all'uopo nominato Quinta colonna apostolica, hanno pubblicato oggi 16 ottobre 2016 su La Stampa le liste di proscrizione della Chiesa della misericordia 2.0.
    MiL - Messainlatino.it: "Nostre informazioni" di S. E. Mons. Favella (16.10.2016)

    Vodka Introibo ® - la vodka del tradizionalista
    CLAMOROSO! MIL è entrata in posseso di un file segretissimo, ignoto persino ad Assange, e può comunicare una senzazionale notizia!
    Abbiamo le prove del legame dei tradizionalisti con Putin; ormai è certo che un gruppetto di fanatici - finanziati dallo stesso Putin - sta distillando una vodka in suo onore.
    Si tratta della Vodka Introibo ®.
    Il nome scelto, che spudoratamente richiama niente meno che le prime parole della Messa di San Pio V, costituisce prova certa del legame dei tradizionalisti con Putin in funzione antifrancesco.
    Infatti la Vodka Introibo ® è interdetta ai protestanti (per acquistarla è necessario bruciare una copia delle 95 tesi di Lutero davanti al barista) e sarà anche il liquore ufficiale della Padania.
    Inoltre, dopo aver bevuto la Vodka Introibo ®, il bicchierino va rotto scagliandolo contro le foto di Kasper o Tucho Fernandez (uno a scelta).
    Aggiungiamo che una frangia oscura dei neocatecumenali, sfuggita al controllo di Kico, sembra che voglia usare le balalaike al posto delle chitarre nella liturgia!
    Dopo queste senzazionali rivelazioni, sappiamo già a quale terna di giornalisti verrà assegnato il Pulitzer...
    State bene tovarish!
    MiL - Messainlatino.it: Vodka Introibo ® - la vodka del tradizionalista



    VATIKAN PRAVDA
    Francesco Colafemmina,
    Ricordo ancora una conversazione con un amico vaticanista oggi embedded tra le truppe in difesa di Bergoglio. Era il 2011 o forse il 2010. Gli davo qualche limitato supporto per la redazione di un volume dedicato alla guerra interna al Vaticano – ma non solo – scatenata contro Benedetto XVI. Mi parlava del progetto di una piattaforma di informazione che sarebbe stata messa in piedi da una nota testata e alla quale lui avrebbe partecipato. Vi confesso che all’epoca non compresi bene il senso dell’operazione. Numerosi esperimenti di tal fatta anche coadiuvati da firme importanti, si erano rivelati degli autentici flop. Perché una testata giornalistica nazionale avrebbe dovuto investire su un portale multilingue dedicato alla Chiesa Cattolica, questa istituzione così marginale e contrastata?
    A distanza di quasi sei anni oggi il progetto mi appare sempre più chiaro. Le mail di John Podesta, responsabile della campagna elettorale della Clinton, rivelate da Wikileaks ci aiutano a capire. In una mail dell’11 febbraio 2012, esattamente un anno prima delle dimissioni di Benedetto XVI, Podesta risponde all’attivista Sandy Newman che invoca una “primavera cattolica” per superare “la dittatura medievale” delle gerarchie cattoliche. Lo fa, sostenendo di aver creato due movimenti cattolici “progressisti”, ma che effettivamente andavano portati ad un nuovo livello di pressione.
    Allo stesso modo dobbiamo pensare che il progetto editoriale online fosse volto a creare l’adeguata cassa di risonanza mediatica a senso unico del papato che sarebbe seguito a quello “oscurantista” di Benedetto. Il punto è che grazie al cielo comprendiamo giorno dopo giorno che questa funzione di pressione mediatica non è strettamente legata ai fatti di Chiesa, bensì ad una dimensione geopolitica di cui la Chiesa, quella di Bergoglio, è strumento e non certo protagonista.
    Con un articolo degno della Pravda oggi tale testata giornalistica presenta ai suoi lettori l’equazione “cattolico tradizionalista” = “nemico di Bergoglio” = “amante di Putin”. Per la verità il titolo sul giornale cartaceo è emblematico “I cattolici anti-Francesco attirati dal potere di Putin”.
    Una premessa fondamentale, perché l’idea di base è che ad attrarre tali cattolici sia non lo statista Putin e la sua visione geopolitica, bensì il suo “potere”. Partiamo naturalmente dal presupposto che #hastatoputin per citare un hashtag molto usato negli ultimi mesi. In altre parole alla fine di tutto la colpa è sempre di Putin, il dittatore perfetto, l’uomo tirannico che emana potere, il nemico della democrazia, l’omofobo e intollerante, il ricco amico dei magnati russi e via dicendo. Autore di questa associazione di cui si trova solo un riferimento fugace in coda all’articolo, nonostante dal titolo sembri essere l’argomento principe della pseudo-inchiesta, è un noto sociologo amante delle Repubbliche Baltiche che negli ultimi tempi cerca di rifarsi il belletto grazie al revival della russofobia e alle sue aderenze con il mondo neoconservatore americano.
    Tralasciando il noto veleno dell’amico della Lettonia, le cui sentenze sono chiaramente insindacabili nella loro autenticità e sicumera, diciamo pure che l’articolo passa al setaccio con acribia scientifica i “dissidenti”, anzi i veri e propri “nemici”, “avversari” di Bergoglio. Si va dal vaticanista “emerito” dell’Espresso, Sandro Magister, al professor De Mattei, passando per Antonio Socci e tanti altri di cui si fa nome e cognome, in una sorta di lista di proscrizione mediatica degna della memoria di Silla.
    Questa è la dimostrazione plastica della guerra futura. Non semplicemente un conflitto fra Russia e Stati Uniti, bensì un conflitto fra la bolla ideologica di un’occidente privo di identità, di radici, di riferimenti etici non negoziabili, e tutti i paesi che al contrario difendono e promuovono la loro identità, le loro radici, i propri valori. La Russia è un esempio emblematico in questo senso, e un esempio a noi vicino, perché parliamo di una nazione cristiana. La Russia è nel centro del mirino semplicemente perché costituisce l’unica potenza antagonistica alla visione unipolare statunitense.
    In ogni caso non ha precedenti l’uso del giornalismo per marginalizzare, ghettizzare, criminalizzare, minoranze evidentemente piuttosto fastidiose, che non si conformano al consenso incondizionato nei confronti di Bergoglio. Non ha precedenti soprattutto se pensiamo alla cosiddetta chiesa della misericordia, il cui reale volto si manifesta nella Vendetta e nella Perfidia. Non ha precedenti perché questo uso della stampa a fini geopolitici, al fine ultimo dell’annullamento di ogni libertà di espressione, nella ridicolizzazione del dissenso, dimostra pienamente quale potere stia servendo tale giornalismo.
    Un giornalismo isterico che, tuttavia, utilizza metodi piuttosto puerili per derubricare ad esaltazione borderline un dissenso variegato e spesso ben fondato: associare sedevacantisti ad “ultratradizionalisti”, affidando una “cabina di regia” a De Mattei, ipotizzare il coinvolgimento di Cardinali e di una fronda politico-teologica, per finire con i presunti finanziamenti ricevuti dalla Russia, significa scrivere la trama di un possibile romanzo di Joseph Thornborn, non certo fare giornalismo. Allo stesso modo è ridicolo che questa “opposizione” venga tacciata di occidentalismo da un docente della Cattolica, quando poi viene accusata di essere attratta “dal potere di Putin”. C’è la volontà di creare un minestrone malizioso e scellerato in cui inserire tutti e tutto, associando il dissenso a Bergoglio ad ogni elemento di squalifica sociale: tradizionalismo, leghismo, sedevacantismo, ultratradizionalismo, esoterismo, ipertradizionalismo, ultraprogressismo, putinismo. Sono tutti concetti utilizzati nell’articolo, autentico manifesto della psicopolizia del nuovo regime vaticano.
    Un simile attacco sferrato con tale possente violenza sembrerebbe quasi espressione della volontà di mettere a tacere e privare definitivamente della benché minima autorevolezza ogni dissenso non certo nei riguardi di Bergoglio e della sua chiesa in uscita. Il dissenso da silenziare è quello verso la bolla ideologica di un occidente asservito alla religione della political correctness. Il dissenso verso l’abbattimento dei confini etici, etnici, culturali, spirituali, tra i popoli, che devono essere asserviti ad un unico paradigma universale. Chiaramente se la Chiesa diventa motore di questa visione di omologazione globale, bisogna darle una mano, silenziando i dissidenti interni.
    C’era naturalmente da aspettarselo. Nel novembre 2013, pubblicavo alcuni estratti di un interessante volume sulla Chiesa e la sua prospettiva geopolitica di padre Malachi Martin. In particolare questo:
    “La riduzione del Papa nel suo alto ufficio sarà il risultato della convinzione che l’originale Ufficio Petrino e Papale come praticato dai Papi Romani fino all’ultimo terzo del XX secolo non sia stato in realtà nient’altro che il risultato condizionato dal tempo di mode culturali che si estendono all’indietro per secoli; e che ora è tempo di degradarne l’importanza per poter liberare lo “spirito del Vaticano II” per modellare la Chiesa in una immagine che sia adeguata alla concezione progressista di un’epoca nuova e molto diversa da quella precedente. I Cattolici vedranno allora lo spettacolo di un Papa validamente eletto che separerà l’intero corpo della Chiesa, sciolto dalla sua unità tradizionale e la struttura apostolica orientata al papato che la Chiesa aveva finora creduto di istituzione divina. Il brivido che scuoterà il corpo della Chiesa Cattolica in quei giorni sarà il brivido della sua agonia. Perché le sue pene verranno dal suo interno, orchestrate dai suoi leaders e dai suoi membri. Nessun nemico esterno avrà portato a questa situazione. Molti accetteranno il nuovo regime. Molti resisteranno. Tutti saranno frammentati. Nessuno potrà più contenere insieme sulla terra i membri sparsi del visibile corpo della Chiesa Cattolica come fosse una compatta organizzazione vivente.”
    VATIKAN PRAVDA ? FIDES et FORMA


    DELL’IMPORTANZA DI FRANCESCO PER HILLARY
    Maurizio Blondet
    Ma dunque Bergoglio sta eseguendo il programma dettato dagli attivisti di Hillary? Sta realizzando la “primavera cattolica” che, sul modello delle (disastrose) “primavere islamiche” il presidente Obama ha sparso per destabilizzare gli stati arabi, e Podesta auspica avvenga che nella Chiesa? E’ questa – piaccia o no – la prima domanda che sale alla lettura delle mail di John Podesta, il direttore della campagna per la Clinton.
    In una delle mail, l’attivista femminista Sandy Newman, militante per Hillary, lamenta con Podesta “la dittatura medievale” delle gerarchie cattoliche: un problema elettorale molto americano, i vescovi americani essendo schierati contro l’aborto; si battono ancora per i “principii non negoziabili” dalle nostre gerarchie abbandonati, hanno criticato aspramente la distribuzione gratuita di pillole anticoncezionali, e della pillola abortiva, che sono state promosse da Obama e sono parte qualificante del programma democratico.
    Ma non sono solo le gerarchie. Il punto è che influenti personalità laiche sono “conservative catholics”: apprendiamo con grato stupore che persino Rupert Murdoch (il padrone di Sky e di vari giornali, fra cui il New York Post) s’è convertito.
    “Il pirlone (friggin) Murdoch ha battezzato i suoi figli sul Giordano dove Giovanni il Battista ha battezzato Gesù”, scrive Podesta. E l’interlocutrice: “Molti degli esponenti con maggior potere nel movimento conservatore sono tutti cattolici (molti convertiti), dalla Corte Suprema fino ai think tanks, media, gruppi sociali. E’ una incredibile bastardizzazione della fede. Suppongo che debbano essere attratti dal pensiero sistematico [la dottrina cattolica!] e dalle relazioni gravemente arretrate fra i generi [la morale sessuale!] e devono essere del tutto ignari della democratizzazione cristiana”:
    Una Jennifer Palmieri (ebrea), direttrice della comunicazione della campagna Clinton, dice: “Secondo me loro pensano che [il cattolicesimo] sia la religione conservatrice più accettabile socialmente”. Un Halpin interloquisce con scherno: “Già. Questo possono sbatterti in faccia “il pensiero tomista” e “sussidiarietà” e sembrare intellettuali, perché nessuno capisce cosa diavolo stanno dicendo”.
    Le mail insomma rivelano i pregiudizi, l’intolleranza, il bigottismo laicista e l’altezzosa superiorità di questa classe che si autodefinisce “progressista” – fenomeno a noi ben noto, ma che certo ha effetti disastrosi sulla campagna di Hillary, almeno per l’elettorato cattolico.
    Come nota il saggista Francesco Colafemmina, in un articolo che postiamo in fondo, le mail di Podesta sono datate febbraio 2012, “un anno prima delle dimissioni di Benedetto XVI”. Ma Colafemmina aggiunge un particolare risvolto italiano: ricorda come già nel 2011 fosse stato contattato da “un amico vaticanista oggi embedded fra le truppe in difesa di Bergoglio” (in cui ci sembra di riconoscere Andrea Tornielli, vaticanista di La Stampa, diretta da un israeliano) il quale gli riferì che “una testata giornalistica nazionale [La Stampa?]” avrebbe investito parecchio “in un portale multilingue dedicato alla Chiesa cattolica”. Colafemmina si stupì: come mai un grande giornale spendeva per una “istituzione così marginale e contrastata?”.
    Le dimissioni (forzate?) di Benedetto e l’elezione di Bergoglio, immediatamente salutato dal Grande Oriente col noto entusiasmo (“nulla sarà più come prima nella Chiesa”), e insignito del Premio Kalegi 2016, sono forse la risposta: occorreva preparare anche in Italia la “primavera cattolica” che Bergoglio inaugurava con le sue interviste a Repubblica, e la sua visita in Usa dove non solo lo si lasciò parlare al Congresso – dove il politicamente corretto è, per tradizione, l’antipapismo” – ma gli tributava una standing ovation. La fusione della Chiesa col protestantesimo, iniziata da “Francesco” con la grottesca cerimonia in Vaticano qualche giorno fa davanti alla statua di Lutero, dà il senso della direzione della primavera voluta da Podesta.
    E non basta. In piena corrispondenza col progetto di “primavera” dettato da Washington, La Stampa ha pubblicato il 16 ottobre, dal titolo: “Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin” (te pareva…), scritto dal medesimo Andrae Tornielli, che è una denuncia di persone e gruppi, bollati come “ultratradizionalisti”, sedevacantisti, leghisti che hanno la colpa di essere invisi al Papa. Colafemmina vi vede – giustamente – il solito metodo mediatico per “marginalizzare, ghettizzare, criminalizzare, minoranze piuttosto fastidiose, che non si conformano al consenso incondizionato nei confronti di Bergoglio” e ridicolizzare il dissenso. Quello che, in misura enormemente più grande, fanno i media nei confronti di Trump.
    Introvigne, l’amico della Lettonia
    Fra i ridicolizzatori degli “ultratradizionalisti”, la Stampa dà spazio alle valutazioni del “sociologo Massimo Introvigne”, che ci tiene a far notare una cosa: “Una sorprendente caratteristica comune a molti di questi ambienti: «È l’idealizzazione mitica del presidente russo Vladimir Putin, presentato come il leader “buono” da contrapporre al Papa leader “cattivo”, per le sue posizioni in materia di omosessuali, musulmani e immigrati. Con il dissenso anti-Francesco collaborano fondazioni russe legatissime a Putin».
    Su questo personaggio, ricchissimo avvocato d’affari, merita spendere due righe. Egli stesso è stato un “ultratradizionalista” per gran parte della vita, avendo fondato Alleanza Cattolica, sparuto movimento collegato con “Tradicao, Familia Propiedad” del brasiliano Plinio Correo de Oliveira. Personaggio con agganci nella destra americana neocon (mi ha attaccato a suo tempo perché dubito della versione ufficiale sull’11 Settembre, era un sostenuto accanito di Bush jr. e delle sue guerre), spesso invitato a tenere conferenze a Sion nella Università Herzliya (del Mossad), membro del Groupe de Thébes (che “aveva lo scopo di fare incontrare, a porte chiuse, studiosi dell’esoterismo e dirigenti di movimenti esoterici” e si riuniva nella sede della Gran Loggia di Francia, rue Cadet), e tuttavia cattolico “tradizionalista”.
    Ricordo una lettera che Introvigne diramò poco dopo l’elezione di “Francesco”, in cui imponeva ai membri di Alleanza Cattolica, molti dei quali evidentemente perplessi dalle gigantesche aperture moderniste del Papa, l’obbedienza pronta cieca assoluta al medesimo.
    Il punto è che poco dopo, Introvigne ha lasciato la guida di Alleanza Cattolica “per ragioni personali e professionali”. Alla separazione dalla moglie si aggiunge, secondo una vox populi da lui smentita, un passione per una Lèttone o Lituana. Fatto sta che effettivamente Introvigne “Nel gennaio 2011 è stato nominato dal ministro degli Esteri della Lituania, Audronius Azubalis, presidente di turno per l’anno 2011 dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa OSCE[8]”, “ha svolto nell’ambito dell’OSCE il ruolo di Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni[14]. Tra le sue attività, l’organizzazione di un vertice a Roma il 12 settembre 2011 sui crimini di odio contro i cristiani. Intervenendo alla riunione dei 56 ministri degli Esteri dell’OSCE a Vilnius il 6 dicembre 2011”.
    L’OSCE, organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, fondata nel ’73 dagli americani in funzione antisovietica, è divenuta negli ultimi anni il grande “facilitatore” delle rivoluzioni colorate nei paesi dell’Est. Introvigne dunque partecipa attivamente a questa centrale degli interessi Usa e neocon in Europa; viaggia molto spesso nei paesi baltici, che sono entrati nella NATO perchè vogliono, con l’aiuto americano, regolare i vecchi conti con Mosca e stanno spingendo l’’intera Europa nella loro guerra (loro e dei neocon); Introvigne, “amico della Lettonia”, partecipa attivamente alla propaganda; ha tenuto una conferenza a Odessa, nell’Ucraina del golpe pagato dalla Nuland, in cui ha rivelato: “Ma lo sapete che Putin perseguita i cristiani?”. Lo sa dalla “testimonianza diretta e fresca di due colleghe sociologhe provenienti da Kiev le quali gli hanno riferito di diversi casi concreti di arresti, quasi tutti di cristiani pentecostali. Per i cattolici è solo questione di tempo”.
    I pentecostali saranno “cristiani” per Introvigne e El Papa (premio Kalergi 2016), ma in Russia si ostinano a vederli come una galassia di sette americane i cui predicatori, made in Usa, fanno propaganda nemica e attraggono i fedeli in riti di invasamento e suggestioni di massa, con finti miracoli e convulsioni isteriche. Che i cattolici possano esser perseguitati in Russia non c’è pericolo, con “Francesco” si sono emarginati da soli dal mondo ortodosso.
    L’articolo “Ma lo sapete che Putin perseguita i cristiani” è in realtà firmato da Marco Respinti, che – su un giornale a me ignoto, L’Intraprendente – riporta il Verbo di Introvigne con devozione. Anche su questo Respinti vale la pena di metter due righe: “Tradizionalista” cattolico anche lui. Precisamente fanatico teocon americanista, ammiratore di Leo Strauss (il filosofo della doppiezza, formatore dei neocon con doppio passaporto, che erano al potere l’11 Settembre) è soprattutto credente negli USA: per lui, sono il nuove Sacro Romano Impero, la Cristianità armata.
    Nell’articolo Introvigne (e Respinti) a contrasto delle leggi contro la libertà religiosa che Putin avrebbe emanato, esaltano “gli Stati Uniti, in cui “la libertà religiosa è il primo diritto politico dei cittadini americani, sancito dal Primo Emendamento della Costituzione federale varato nel 1791”: da cui si vede che questi due cattolici hanno fede non nel Vangelo, ma nel Primo Emendamento. Una fede, peraltro, scossa dalle e-mail di John Podesta, che delineano una volontà di manipolare il cattolicesimo per farne uno strumento della politica “libera” (in senso immorale: aborto, LGBT, nozze gay) della Clinton. O più precisamente della centrali che la gestiscono.
    DELL'IMPORTANZA DI FRANCESCO PER HILLARY - Blondet & Friends

 

 
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