C’è qualcosa di più umano dell’umanità
di Fabio Trevisan
A distanza di più di cent’anni, il romanzo fantastico La sfera e la croce di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936)
sintetizza in modo meraviglioso la capacità visionaria ed immaginativa dell’artista e la concezione teologica e metafisica del sano filosofo, ovvero di colui che vede e pensa “dentro la realtà”, anche quella invisibile e ce la propone in un quadro d’insieme coinvolgente.
L’esito dell’opera è stupefacente e pone degli interrogativi inquietanti ed ineludibili, seppur in una forma paradossale. Infatti, il capitolo inaugurale (Una discussione campata in aria) trae linfa vitale e leggerezza dall’espressione popolare “discorsi campati in aria” per sottolineare, al contrario, la gravità e la serietà dei temi, resi icasticamente dalla contrapposizione tra il professor Lucifero e il monaco Michele.
La sfera (il mondo) e la croce (la volontà di Dio) hanno i loro avvocati, nel cielo sopra Londra, su una piccola aeronave: rispettivamente il professor (facile l’allusione) Lucifero ed il monaco Michele. Così Lucifero, Principe del mondo, difenderà la sfera: «Questa palla è ragionevole; quella croce è irragionevole. È una bestia a quattro zampe, una delle quali è più lunga delle altre. Il globo è logico. La croce è arbitraria … ne abbiamo abbastanza di questo simbolo. La stessa sua forma è una contraddizione». Il monaco Michele ribatterà: «Noi amiamo le contraddizioni. L’uomo stesso è una contraddizione: è un animale la cui superiorità sugli animali sta nel fatto che è caduto».
Nel rinnovare quella che per Chesterton sarà sempre chiamata la Filosofia della Caduta (il Peccato Originale), il monaco porterà alle estreme conseguenze, con un bellissimo apologo, l’odio contro la croce che si sta diffondendo pure oggi: «Un uomo aveva adottato l’opinione che il simbolo del cristianesimo fosse un simbolo di barbarie e di irragionevolezza. È una storia assai interessante ed una perfetta allegoria di ciò che accade ai razionalisti come te. Egli cominciò, naturalmente, col bandire il crocifisso da casa sua, dal collo della sua donna, perfino dai quadri. Diceva, come tu dici, che era una forma arbitraria e fantastica, una mostruosità… avrebbe voluto abbattere tutte le croci che si innalzavano lungo le strade del suo paese… Una sera d’estate, mentre ritornava lungo un viale, a casa sua, il demone della sua follia lo ghermì di botto gettandolo in quel delirio che trasfigura il mondo agli occhi dell’insensato … di fronte a una lunghissima palizzata egli credette di vedere la palizzata tramutata in un esercito di croci …egli odiava la croce ed ogni palo era per lui una croce. Quando arrivò a casa, era pazzo da legare».
La descrizione della parabola discendente distruttiva in coloro che rifiutano la croce svela l’ordito maligno del professor Lucifero, il quale, non riuscendo più a sostenere le ragioni e le suggestioni della sfera contro la croce, inveisce e scaraventa il monaco fuori dalla aeronave: «A ciascuno la sua pazzia! Tu sei pazzo della croce. Ch’essa ti salvi!».
Un braccio della croce sopra la Cattedrale St. Paul di Londra salverà il monaco Michele
che, aggrappandosi ad esso per poi lasciarsi scivolare (mirabili gli accostamenti evangelici nella descrizione della salvezza) potrà ritornare sulla terra come un umile fanciullo: «Si sentì allora improvvisamente felice e incredibilmente piccolo. Credette di ridiventar fanciullo».
La contrapposizione tra l’alterigia del professor Lucifero e l’umiltà del monaco Michele è segnata dall’umiltà e dalla gioia cristiana espressa nella vittoria della croce: «Egli — il monaco Michele — sentì tutta l’intensità di quella gioia che gli orgogliosi non conoscono, poiché nasce dall’umiltà. Coloro che per un miracolo sono sfuggiti alla morte; coloro che inaspettatamente si vedono riamati dalla creatura amata; coloro che si vedono perdonati i loro peccati: questi soli conoscono e sentono una simile gioia».
Ci sarà ancora spazio e tempo per la croce di Cristo oppure la sfera (il mondo) avrà il sopravvento? Ci sarà ancora posto per Dio nella vita degli uomini?
Quando la Chiesa non può tacere
di Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro
Sulla vicenda della rappresentazione teatrale “Sul concetto di volto del Figlio di Dio”, in programma a Milano dal 24 al 28 gennaio, che tanto fa discutere per il suo contenuto blasfemo e per le manifestazioni annunciate da diversi gruppi cattolici che propongono messe e preghiere di riparazione, abbiamo sentito il vescovo di San Marino-Montefeltro, ma cresciuto nella diocesi di Milano, monsignor Luigi Negri.
Mi pare che innanzitutto ci sia da dire che questo è un episodio miserevole dal punto di vista della espressione, non dico artistica, ma dell’espressione umana. Ed è certamente la conferma di quello che ho già detto immediatamente dopo gli scontri di Roma del 15 ottobre scorso, in ordine alla distruzione della statua della Madonna: il filo conduttore, che unisce espressioni che apparentemente sembrano divergere moltissimo, è l’anticristianesimo.
Ormai l’ideologia dominante è quella anticristiana, quella che tende all’abolizione sistematica della presenza e dell’annunzio cristiano, sentito come una anomalia che mette in crisi questa omologazione universale operata dalla mentalità laicista, consumista, istintivista.
Quindi da questo punto di vista il giudizio non può che essere inappellabilmente negativo: è un’espressione meschina di una volontà di eliminare la tradizione cristiana, in questo caso colpendo il contenuto fondamentale della fede. Colpendo l’immagine e la figura di Gesù Cristo nei confronti del quale nella scritta finale – credo che apparirà ancora malgrado tutte le modificazioni a cui in qualche modo sono stati costretti – apparirà il rifiuto di essere figli di Dio. E quindi si manifesta la volontà di sostituire alla figliolanza divina la proclamazione della propria assoluta autonomia e autosufficienza, che è stato il delirio della modernità.
C’è poi il problema della reazione. Su questo io mi devo avventurare con molta circospezione perché non intendo prestare il fianco a nessuna critica nei confronti di altre Chiese o di altri confratelli. Sono stato molto lieto nell’apprendere che - in situazione analoga - la Chiesa francese e in particolare il capo della Conferenza episcopale francese, il cardinale di Parigi, ha proposto un gesto rigorosamente penitenziale in ordine a questa blasfemia implicando la struttura fondamentale della Chiesa.
Io mi chiedo questo, e su questa domanda mi fermo: una Chiesa particolare - o una connessione di Chiese particolari che aderiscono alle Conferenze episcopali nazionali - che non reagisca in termini assolutamente essenziali e pubblici a questo attacco violento alla tradizione cattolica, io mi chiedo: se non interviene su questo punto, su che cosa interviene?
Che cosa mette più in crisi la possibilità di una comunicazione obiettiva della fede di questa serie di iniziative tese a screditare, a criminalizzare, a corrompere la nostra tradizione? Certo che se le Chiese cosiddette ufficiali – ma il termine mi è assolutamente ostico perché la Chiesa è una sola, non è né quella ufficiale né quella carismatica, la Chiesa è il mistero del popolo di Dio nato dal mistero di Cristo morto e risorto e dall’effusione dello Spirito, quindi c’è una Chiesa sola –; se la Chiesa non reagisce adeguatamente, allora necessariamente possono intervenire in maniera protagonistica gruppi che nella Chiesa non hanno a cuore soltanto la difesa della Chiesa, ma hanno a cuore l’espressione legittima delle loro convinzioni.
Allora poi non si dica che la protesta è dei tradizionalisti; la protesta è dei tradizionalisti perché la Chiesa come tale non prende una posizione, che a me sembrerebbe assolutamente necessaria.
Nella mia diocesi non è previsto lo spettacolo, fortunatamente. Ma nel caso che nella diocesi di Milano questo spettacolo si verificasse effettivamente, io devo considerare che sono ancora immanente alla Chiesa di Milano, e vi sarò finché campo. Sono capo, sono padre della Chiesa di San Marino-Montefeltro, ma sono figlio della Chiesa di Sant’Ambrogio e di San Carlo, nella quale ho ricevuto il battesimo e tutti i sacramenti fino all’ordinazione episcopale. Non potrò quindi non considerare una presa di posizione, che dica il dissenso di un vescovo di origine ambrosiana nei confronti di quello che accade nell’ambito della società milanese.
La Bussola Quotidiana quotidiano cattolico di opinione online: Quando la Chiesa non può tacere
SANTA MESSA TRADIZIONALE
martedì 24 gennaio 2012 alle ore 19:00
a Milano, in Piazzale Libia (vicino al Teatro Franco Parenti)
verrà celebrata la Santa Messa Tradizionale in lingua latina
MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
martedì 24 gennaio 2012, ore 190
per la "prima" dello spettacolo
e sabato 28 gennaio 2012 dalle ore 19:00
piazzale Libia, Milano