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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica



    Niente "macachi", siamo brasiliani antirazzisti
    di Rino Cammilleri
    Il prossimo campionato mondiale di calcio si svolgerà, come tutti sanno, in Brasile. Forse, però, non tutti si aspettano spalti di stadio gremiti di educande da collegio svizzero tenuto da suore orsoline. Milioni di tifosi saranno lindi, puliti, ravviati e composti. Al massimo faranno una ordinatissima «ola» da far invidia alle perfette coreografie olimpioniche cinesi. I temperamenti iracondi siederanno con un cerotto sulla bocca e avranno cura di usare, per maggior sicurezza, il nastro adesivo «americano», quello argentato che regge anche le crepe nei palloni da basket. Consentiti solo gli strumenti musicali, anche le strepitanti vuvuzelas sudafricane. Si potrà eseguire un waka-waka di gioia e gridare interiezioni tipo «capperi!» o «perdinci!», ma non di più.
    Sì, perché ci sarà, negli stadi, più polizia che spettatori. E pure l’esercito, perché le norme brasiliane sono severissime con chi sgarra. Non tutti sanno, infatti, che in Brasile si deve stare attentissimi con la lingua, essendosi il Paese carioca provvisto di leggi molto dure sull’uso degli epiteti. Per esempio, ecco una notizia Ansa del 14 aprile 2014: a Maringá un giornalista è stato arrestato (sì, avete letto bene: arrestato) per aver dato del «macaco» a un giocatore. Si svolgeva la finale di ritorno del campionato regionale del Paraná e la squadra del Londrina aveva conquistato il titolo ai rigori contro l’ospitante Maringá. Uno dei gol era stato centrato dal giocatore Maicon Silva, che si era subito messo a saltellare per la gioia. In modo, supponiamo, particolarmente folkloristico, dato che la fantasia dei goleador ci ha abituati a esibizioni particolarmente, diciamo così, esuberanti, dopo una rete messa a segno. Nel caso di Silva, il reporter Lourival Santos (è vero, i cognomi brasiliani sembrano pochi e ripetitivi), presente per conto dell’emittente Rede Massa de Televisão, allo spettacolo del balletto improvvisato dal calciatore non ci ha visto più. Evidentemente tifoso della squadra perdente, ha perso ogni aplomb professionale, è balzato in piedi e ha gridato a quello: «Macaco!». Poi, prima di risedersi, ha aggiunto (forse per chiarire meglio il suo pensiero ai digiuni di zoologia): «Scimmione!». Ma non ha fatto in tempo a riaccomodarsi perché la polizia lo ha immediatamente arrestato, ar-re-sta-to. Il reporter è stato subito tradotto nelle patrie galere con l’accusa di «razzismo» e, a quanto se ne sa, in carcere ancora si trova.
    Accanto a lui sedeva la collega Monique Vilela di Radio Banda B, che è stata sentita come testimone e ha confermato (ma il Santos aveva urlato o solo sibilato tra i denti? boh). L’emittente Rede Massa de Televisão, rimasta senza copertura in corso d’opera, da parte sua si è affrettata a licenziare in tronco il «razzista», diramando un comunicato di sentite scuse in cui si afferma che la ditta «ripudia e condanna tutti gli atti di razzismo, che considera un’abiezione imperdonabile in qualsiasi circostanza». Mentre il Santos in galera medita sulla sua tendenza all’intemperanza, noi ci chiediamo pensosi: ma dare dello «scimmione» a uno è razzismo?
    Non è forse vero che le legislazioni di non pochi Paesi, sulla spinta dei movimenti animalisti, si stanno attrezzando per equiparare le scimmie antropomorfe agli umani in tema di diritti? Dunque, considerare la parola «scimmione» un insulto razzista andrebbe in controtendenza rispetto agli ultimi esiti del politicamente corretto. In effetti, l’ideologia politically correct è suscettibile di avvoltolarsi in una serie di contraddizioni potenzialmente senza fine, risolvibili solo accentuando allo spasimo la contrarietà al buonsenso e perfino alla logica dell’ideologia suddetta. Decisamente la definizione giuridica di «razzismo» sta talmente allargandosi da inglobare praticamente tutto e il suo contrario. A proposito, l’antichissima consuetudine di dare del «cornuto» all’arbitro che penalizza la squadra per cui stiamo tifando è «razzismo»? Bisogna che le Corti Costituzionali intervengano, così da darci il tempo di ripiegare sull’altrettanto classico, ma meno sanguinoso, «venduto». Quest’ultimo epiteto è, infatti, suscettibile solo di querela di parte. Almeno finché la plumbea cappa del «razzismo» non si stenda pure su di lui.
    Niente "macachi", siamo brasiliani antirazzisti

    Critichi l'Europa, sei razzista
    "Ventisei milioni di persone in Europa cercano lavoro. E vogliono il tuo". Gli euroscettici inglesi lanciano i manifesti anti Ue. E vengono accusati di razzismo.
    Andrea Indini -
    "È una realtà dura, ma è la realtà". Nigel Farage non ci sta a farsi dare del razzista e rimanere zitto. Non fa parte del suo temperamento. La campagna lanciata ieri in vista delle europee e delle politiche di fine maggio è stata liquidata troppo frettolosamente come "xenofoba". Un giudizio tranchant per nascondere i timori di laburisti e conservatori non sanno più come raddrizzare i sondaggi che danno l'ondata euroscettica in continua crescita. Gli slogan scelti dallo UK Independence Party sono duri, non c'è che dire, ma sono violentemente veritieri.
    Alle elezioni europee manca meno di un mese. La campagna elettorale "porta a porta" di Farage continua ininterrottamente. Macina chilometri ogni settimana per sensibilizzare gli inglesi contro la dittatura dell'Unione europea. Ieri sono partite in grande stile, le affissioni pubblicitarie. A Sheffield, nel nord dell’Inghilterra, sono stati affissi i primi manifesti bollati "razzisti e xenofobi" da laburisti e conservatori. Nei cartelli il movimento euroscettico invita gli elettori a "riprendere il controllo del Paese" e punta il dito contro le politiche di Bruxelles sull’occupazione. Politiche che hanno "colpito duramente i cittadini britannici con lavoro a basso costo senza limiti". "Ventisei milioni di persone in Europa cercano lavoro - si legge in un cartellone - e vogliono il tuo".
    Durissime critiche sono subito piovute da tutti i fronti. Mike Gapes, parlamentare dei Labour, ha parlato di "manifesti razzisti", mentre il conservatore Nicholas Soames ha sottolineato come siano "profondamente divisivi, offensivi e ignoranti". "La campagna dell’Ukip è razzista - ha commentato Gapes - si tratta di una campagna elettorale xenofoba disegnata per conquistare voti alimentando l’ostilità nei confronti degli stranieri che vivono, lavorano e contribuiscono a questo Paese". Farage, che nell'operazione elettorale ha investito 1,5 milioni di sterline donati dal miliardario Paul Sykes, ha zittito tutti ricordando che l’afflusso del lavoro a basso costo da parte di stranieri ha portato a un crollo dei salari e all’aumento della disoccupazione giovanile.
    Forte dei sondaggi che lo danno avanti rispetto al Partito Conservatore del premier David Cameron e superato solo dai Labour, lo UK Independence Party spera di attrarre un gran numero di voti e di arrivare primo alle elezioni. Farage ha annunciato che una vittoria alle europee provocherebbe un "terremoto politico" che porterebbe l’Ukip a conquistare i primi seggi nel Parlamento britannico nel 2015 e imporrebbe un cambio di passo nei rapporti tra Londra e l’Ue.
    L’uscita della Gran Bratagna dall’Unione europea e la chiusura del Paese agli stranieri, soprattutto quelli del Vecchio Continente, è tra i punti al centro del programma del partito. Secondo i sondaggi, il tema dell’immigrazione è tra i principali che condizioneranno il voto dei cittadini britannici. Tanto che Cameron è sotto pressione per rispettare la promessa di "ridurre il numero di immigrati di decine di migliaia entro il 2015". Il primo ministro ha inoltre promesso ai cittadini che se dovesse essere rieletto l’anno prossimo sarà indetto un referendum sulla proposta di abbandonare l’Ue. Una possibilità che vede la netta opposizione di laburisti e liberaldemocratici.
    Critichi l'Europa, sei razzista - IlGiornale.it

    Usa, no quote razziali al college: l’ultima vittoria della “rivoluzione conservatrice”
    La Corte Suprema: "La nostra Costituzione è cieca quanto al colore della pelle". Ma tra i giudici è scontro. La liberal Sotomayor: "Tentativo continuo di escludere le minoranze dal processo politico"
    di Roberto Festa
    Un altro pilastro dell’affirmative action e della stagione dei diritti civili crolla. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che gli elettori del Michigan hanno tutto il diritto di cambiare la loro Costituzione e bandire l’appartenenza etnica e razziale come criterio di selezione nelle università e college. “La nostra Costituzione è cieca quanto al colore della pelle”, hanno scritto due dei giudici conservatori, Antonin Scalia e Clarence Thomas, che hanno sostenuto la decisione della Corte. “La nostra storia è un tentativo continuo di escludere le minoranze dal processo politico”, ha invece affermato Sonia Sotomayor, la giudice progressista che insieme a un’altra progressista, Ruth Bader Ginsburg, si è opposta alla sentenza. Di sicuro c’è che la decisione avrà conseguenze enormi sui modi in cui le università Usa formano le classi dirigenti del futuro. La diversity, il diritto e il dovere delle istituzioni educative di vedersi rappresentate da studenti di tutte le appartenenze etniche e razziali, non è più un valore nell’America 2014.
    Alla sentenza di queste ore, la “Schuette v. Coalition to Defend Affirmative Action”, si è arrivati dopo una lunga storia e un progressivo allontanarsi dalla politica di pari opportunità che segnarono la stagione dei diritti civili e la legislazione del presidente Lyndon Johnson. Con una storica sentenza del 1978, la Corte stabiliva la necessità di riservare un certo numero di posti nelle università ai membri delle minoranze. Ancora nel 2003 i giudici ribadivano la legalità del criterio etnico e razziale come strumento di selezione. La “rivoluzione conservatrice” che negli ultimi trent’anni ha segnato la cultura e la società americane ha però, alla fine, travolto anche l’affirmative action. L’azione dirompente dei gruppi conservatori, ultimi quelli del Tea Party, ha contribuito a cambiare il modo stesso in cui le “azioni positive” sono viste dalla maggioranza dell’opinione pubblica: da strumento per assicurare pari opportunità a norma odiosa che aiuta ingiustamente i membri di una minoranza – senza altro merito se non essere, per l’appunto, membri di una minoranza.
    La giurisdizione Usa ha finito per prendere atto di questa evoluzione. Una sentenza del 2007 limitava per la prima volta l’uso della race come criterio di ammissione universitaria. Quella di queste ore completa il processo e dà agli Stati la possibilità di escluderla del tutto dai processi di selezione. Era stata d’altra parte la maggioranza degli elettori del Michigan, nel 2006, a votare in maggioranza per bandire l’affermative action, a riprova di come le pari opportunità decise per legge non siano più in sintonia con mentalità e orientamenti della gran parte degli americani. Questo nuovo corso è stato sintetizzato dal presidente conservatore della Corte, John Roberts, secondo cui “l’unico modo per bandire la discriminazione sulla base della razza è bandire la pratica di discriminare sulla base della razza”, quindi trascurare completamente le “quote” nelle scuole e sui posti di lavoro. Resta da vedere, a questo punto, cosa succederà nel mondo universitario e scolastico americano. Tutti i dati a disposizione mostrano che in quegli Stati dove le “azioni positive” non sono più rispettate – la Florida, la California, ora il Michigan – si è verificato un deciso calo nelle registrazioni di studenti ispanici e neri nelle maggiori università.
    Usa, no quote razziali al college: l'ultima vittoria della "rivoluzione conservatrice" - Il Fatto Quotidiano

    «Clandestino» da dieci anni prende la pensione d’invalidità
    Il trucco scoperto dalla polizia che ha incrociato i dati Inps con le Entrate
    di Michele Focarete
    Clandestino percepisce la pensione di invalidità. Lui, egiziano da 10 anni in Italia con (apparenti) regolari permessi di soggiorno, di fatto avrebbe dovuto essere espulso perché non ha mai versato un solo euro di contributi. Quindi significa che la documentazione richiesta dalla legge per ottenere il permesso di soggiorno, non era regolare. Meglio: un datore di lavoro compiacente ha prodotto un certificato che ne attestava la sua assunzione. Ma non era così. Per cui, non potendo essere regolarizzato, non avrebbe dovuto percepire la pensione. Della rocambolesca vicenda si sono accorti gli agenti dell’ufficio immigrazione della questura che, da qualche tempo, possono interrogare il cervellone dell’Inps e delle Agenzie delle Entrate. Una sinergia telematica fortemente voluta dai vertici della polizia di Stato, proprio per evitare di rilasciare permessi di soggiorno a persone che, di fatto, non hanno mai lavorato. E quando si sono trovati davanti al caso dell’egiziano, hanno scoperto, introducendo il suo nominativo nella banca dati dell’Inps, che non aveva mai pagato i contributi.
    Difficile adesso recuperare le sue pratiche per dimostrare che la documentazione che aveva prodotto ai tempi era fittizia: dopo 5 anni i dossier vengono eliminati. Difficile anche non dargli l’ennesimo permesso di soggiorno, perché ora percepisce una pensione di invalidità civile. Ma se non gli si dà il permesso, lui fa ricorso al Tar e la percentuale che possa vincere è altissima. Tra l’altro il ricorso non gli costerebbe nulla: sarà assistito da un avvocato con il gratuito patrocinio che, come prevedono chi si occupa di ricorsi, «dirà che l’egiziano si è integrato in Italia, che al suo Paese non ha più nessuno e che adesso è anche un invalido, invocando l’esistenza di un’assistenza transnazionale». «Adesso, comunque - spiegano all’ufficio Immigrazione - con l’introduzione della nuova sinergia, certi casi non dovrebbero più verificarsi. Non sarà come una volta che, per questioni di tempi, si potevano eseguire solo controlli a campione. Adesso sarà sufficiente un clic sul computer per verificare la situazione contributiva dell’immigrato».
    Del resto, come recita l’articolo 5, comma 5 della legge 286/98, «la valutazione di rilasciare il permesso di soggiorno ad uno straniero, avviene nel momento in cui viene presentata la domanda». Ora, sui documenti che riguardano le assunzioni di lavoro e quindi i contributi da versare, non si potrà piu barare. «Altra stranezza, quella delle assunzioni degli stranieri, tutte a tempo indeterminato. Ma a tempo indeterminato, non assumono più nessuno». Eppure, anche qui c’è un perché. Lo spiega Ben Riadh, tunisino regolare che di permessi e documenti se ne intende. «Adesso quasi sempre è uno straniero che assume un altro straniero a tempo indeterminato per fargli avere il permesso di soggiorno. E, naturalmente, non lo fa gratis. Una volta presentata la documentazione e ottenuto il permesso di soggiorno, l’extracomunitario si licenzia. Da quel momento di lui si perdono le tracce. Nei due anni di permesso non percepisce redditi, se non qualche soldo in nero. Ma, nel momento in cui deve rinnovare il soggiorno, si ripropone con un attestato di assunzione a tempo indeterminato di un altro datore di lavoro o dello stesso». Adesso, però, con la possibilità di entrare nella banca dati Inps, per qualcuno sarà più dura truffare.
    «Clandestino» da dieci anni prende la pensione d’invalidità - Corriere.it

    Alfano spalanca le porte ai clandestini
    C'è una stima del Viminale che spaventa la Marina Militare. E questa stima parla di 600mila clandestini pronti a prendere d'assalto le nostre coste
    Andrea Indini
    C'è una stima del Viminale che spaventa la Marina Militare. E questa stima parla di 600mila clandestini pronti a prendere d'assalto le nostre coste.
    Lo stivale come trampolino di lancio per arrivare in Italia e nella non più così ricca Europa. Dinnanzi a questa invasione il ministro dell'Interno Angelino Alfano spalanca le porte a chiunque voglia intraprendere il viaggio della speranza. Dal Viminale è stata, infatti, inviata una circolare a tutti i prefetti affinché si attivino per accogliere le migliaia di immigrati sbarcati nelle ultime ore. "Caro Alfano - ha commentato il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini - ti pagano lo stipendio per difendere i confini, non per farci invadere da migliaia di disperati e delinquenti".
    "Non fatevi prendere le impronte digitali, evitate il riconoscimento". Sono i consigli mimati a gesti dalla banchina del porto di Pozzallo da due giovanissime eritree sbarcate ieri nel Ragusano. Sedute a terra, gesticolano senza dire una parola per invitare le persone a bordo a non dare le proprie generalità. Tra i suggerimenti che si scambiano gli extracomunitari c’è quello di rivestire i polpastrelli con lo smalto per le unghie, così da impedire i rilievi dattiloscopici. Nelle ultime quarantott'ore sono sbarcati in Italia oltre quattromila clandestini obbligando la Marina Militare a impiegare oltre 1.600 navi per i soccorsi. Si tratta di una progressione di eventi che allarma il Viminale. Come stimato dal portavoce del commissario Ue Cecilia Malmstrom, dalla Libia sarebbero pronti a partire 600mila immigrati alla volta delle coste italiane. Una situazione catastrofica per cui non bastano gli 80 milioni di euro stanziati da Frontex. Come spiegato da Alfano, l'Italia spende ogni giorno 300mila euro, 9 milioni al mese, per soccorrere gli extracomunitari.
    Stando ai dati del Vimanle, dal 18 ottobre scorso la Marina Militare avrebbe già soccorso 14.500 persone. "Lo sbarco degli immigrati sulle coste italiane - ha spiegato ieri Alfano al Senato - è un fenomeno che non è destinato a decrescere ma anzi ad aumentare".
    "Questi sono numeri che non rappresentano una tantum ma rischiano di diventare quasi quotidiani - spiega l’ammiraglio Roberto Camerini, comandante della Marina Militare in Sicilia - è un flusso enorme aumentato di dieci volte rispetto allo scorso anno". Le risorse aggiuntive a Frontex, al di là degli 80 milioni di euro previsti, dipendono dalla volontà dei 28 Stati Membri. Ma la partita dell’Italia su questo fronte, per il 2014 è ancora tutta da giocare, soprattutto in vista del semestre di presidenza Ue. Tuttavia, l'abolizione del reato di clandestinità e le politiche lassiste del governo Renzi non lasciano sperare in una inversione di rotta. Tanto più dopo la circolare di oggi spedita dal Viminale ai prefetti affinché trovino, al più presto, le strutture per "accogliere le migliaia di immigrati sbarcati nelle ultime ore".
    A chiedere al Viminale il pugno duro contro gli sbarchi è Salvini che da settimane sta girando il Paese per raccogliere le firme contro l'immigrazione incontrollata. "Non accetto chi dice che preferiamo salvare 15mila vite. Sarebbe meglio avere 15mila morti? - ha tuonato il ministro dell'Interno - lo dico a gente, come i leghisti, che fa campagna elettorale sull'immigrazione". "Chi si nasconde dietro ai morti per cercare alibi alla propria incapacità di gestire le politiche sull’immigrazione ci crea non poco imbarazzo - hanno replicato i deputati del Carroccio, Nicola Molteni e Guido Guidesi - noi non vogliamo un solo immigrato morto ma non vogliamo nemmeno un solo clandestino in più".
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    In Germania non si fanno problemi: campo di rifugiati distrutto dalle ruspe
    I moralizzatori tedeschi non sono poi così “moralizzanti” quando le cose accadono a casa loro! Da tempo centinaia di rifugiati si erano accampati nel quartiere di Kreuzberg a Berlino. Ma le autorità, stufe dei disagi e della sporcizia, hanno dato un ultimatum: “o vi trasferite in una struttura adibita o vi arrangiate, ma il campo sarà distrutto”.
    Molti di loro hanno accettato il compromesso, altri però pensavano di poter fare la voce grossa… Così la polizia è arrivata con le ruspe e, senza troppi problemi, hanno distrutto l’accampamento. Regalando ai “dissidenti” l’ordinanza di lasciare la città…
    In Germania non si fanno problemi: campo di rifugiati distrutto dalle ruspe



    Allarme baby-gangs a Varese: parla una vittima
    Varese - «Paura? No. In quel momento ho sentito soltanto una grande rabbia. Rabbia per non poter fare niente». Marco (il nome è di fantasia), è un ragazzo di 16 anni che vive nel Gallaratese.
    Un anno fa è stato aggredito da una baby gang, fenomeno che a Varese sta purtroppo diventando sempre più frequente, come dimostra il blitz dell’altro giorno in stazione ai danni di un ventenne e quello di corso Moro contro due fidanzatini: «Vicino al McDonald’s di Busto – racconta – Erano in tre. Ma di fatto soltanto uno di loro mi ha aggredito. Gli altri due gli facevano da guardaspalle».
    L’aggressore, poi identificato, aveva all’epoca 17 anni. «Gente di m….. – aggiunge Marco – Insomma gente che è meglio evitare – dice spiegando il perché dell’anonimato richiesto – vorrei evitare di andarci di mezzo o che magari facciano qualcosa alla mia famiglia».
    La tecnica utilizzata dalla baby gang è stata classica: il ragazzino accerchiato e isolato dal gruppetto di amici. Le minacce di botte: faccia a faccia con tre persone.
    «Nel mio caso volevano i soldi. Continuava a chiedere i soldi – racconta il ragazzo – Ed è lì che mi è montata la rabbia. Erano in tre, io ero da solo. Rabbia per non poter reagire, per non essere in condizioni di fare niente. Nessuna paura, soltanto rabbia. Probabilmente per una ragazza è diverso. Probabilmente è peggio». Frustrazione e impotenza. Sei all’angolo, chi ti aggredisce è poco più vecchio di te.
    Ma la gang è composta da più persone, mentre tu sei solo. Dura qualche minuto, poi finisce. Marco ha fatto la scelta giusta: «Ho denunciato quello che era successo», racconta il ragazzo.
    Ha spiegato l’accaduto ai genitori e poi si è rivolto alle forze dell’ordine. Molti ragazzi non lo fanno. Molti stanno zitti per paura. «E sbagliano – spiega l’adolescente – Certo c’è un attimo di apprensione. Pensi che magari potrebbero vendicarsi. Ma stare zitti è la cosa più stupida che si possa fare». E per più di una ragione.
    «La prima – dice Marco – è che se tutti stessero zitti questi continuerebbero indisturbati a fare ciò che fanno. E quello che è capitato a te, tacendo, gli consenti di farlo a qualcun altro. E questo non è giusto».
    La seconda ragione è pratica e sensata. «Se stai zitto, se subisci, si accaniranno contro di te. I bulli ragionano così. Se la prendono con quello debole, con quello che resta in silenzio. Così può accadere che, se credono tu sia così la prima volta pretendono dieci euro, poi ne vorranno venti , poi ti minacceranno per avere il cellulare» prosegue Marco. E così via.
    Alcune delle aggressioni registrate nel corso dei mesi hanno lasciato le vittime in mutande. Letteralmente.
    Nel senso che i baby rapinatori tra minacce e botte oltre a cellulari e denaro si sono fatti consegnare anche vari capi di abbigliamento firmati. «Io ho superato quello che mi è successo – racconta Marco – Non ho minimamente cambiato le mie abitudini o smesso di frequentare i posti che di solito frequento. Non ho paura. E cambiare il modo di comportarsi, essere apprensivi sarebbe come dar loro soddisfazione».
    «È successo, ho denunciato, è superato. Continuo per la mia strada: gente così non va nemmeno calcolata». Sulla denuncia Marco insiste: «Anzi faccio appello a chiunque si trovi in questa situazione:ditelo. Rivolgetevi alle forze dell’ordine. Altrimenti – conclude il ragazzo – è come se vi avessero aggredito due volte».
    «Io, vittima di una baby gang ho reagito denunciando tutto» - Cronaca Varese La Provincia di Varese - Notizie di Varese e provincia


    Palermo, pesta e rapina anziano: arrestata risorsa tunisina
    La polizia ha arrestato per rapina Imed Kachroud, tunisino, 44 anni. Avrebbe fatto parte della banda che a settembre ha aggredito un sessantenne che passeggiava, di sera, in via Maqueda. I banditi hanno affiancato la vittima, che era con un amico, l’hanno picchiata a calci e pugni e costretta a cedere il portafoglio con 250 euro e il telefono cellulare. Poi si sono diretti verso l’altro uomo, un messicano, che però è riuscito a mettersi in salvo. Dall’analisi delle celle agganciate dal telefonino rubato gli agenti sono risaliti al rapinatore arrestato che è stato anche riconosciuto dalla vittima. Non sono stati ancora identificati gli altri banditi.
    Palermo, rapinato e picchiato anziano: arrestato tunisino ? Notizie live di Sicilia ? Quotidiano di cronaca politica turismo ? Giornale di Sicilia ? Blog Sicilia


    Piacenza: scontri etnici in via dei Pisoni tra italiani e stranieri, usati martelli e accette
    Piacenza – Violenta rissa giovedì pomeriggio in via dei Pisoni, denunciate cinque persone tra italiani e stranieri. Per cause ancora da accertare, verso le 15 del pomeriggio, i due gruppi sono entrati in contatto e hanno iniziato a darsele di santa ragione e sono spuntati anche un martello e un’accetta. Tutto sarebbe nato da alcune divergenze tra il titolare nordafricano dell’officina che si trova nella via e un cliente italiano. Sul posto sono intervenuti un agente dell’Ivri e tre pattuglie della polizia Municipale piacentina. Gli agenti hanno fermato cinque persone, tra stranieri (nordafricani) e italiani, tutti di età compresa tra i 30 e i 40 anni e li hanno portati al comando di via Rogerio per identificarli e denunciarli. Sequestrati anche un martello e un’accetta. Gli accertamenti sul caso sono ancora in corso.

    MAROCCHINI RUBANO SMARTPHONE A NERVI. ARRESTATI
    GENOVA. Un 42enne genovese si è rivolto ieri pomeriggio ai poliziotti del Commissariato Nervi, denunciando di essere stato appena derubato dello smartphone da due nordafricani, che lo avevano avvicinato in strada con la scusa di vendergli dei fiori.
    Gli agenti, in sevizio in quel momento negli uffici, si sono precipitati sul luogo dove era avvenuto il reato individuando i due soggetti alla fermata dell’autobus di viale Franchini.
    Raggiunti e bloccati mentre già erano saliti sul mezzo pubblico, i due uomini sono stati invitati ad attendere l’arrivo dell’autovettura di servizio, per essere accompagnati negli uffici. In quel frangente uno dei due ha strattonato un operatore e lo ha colpito con una gomitata, nel tentativo subito bloccato di darsi alla fuga.
    Una volta in Commissariato, i due fermati si sono dimostrati poco collaborativi e hanno rifiutato di declinare le proprie generalità.
    Grazie al foto-segnalamento e alla comparazione delle impronte digitali, i due uomini sono stati identificati come cittadini marocchini, rispettivamente di 30 e 27 anni, entrambi irregolari in Italia e con numerosi precedenti di Polizia. I due sono stati denunciati per i reati di furto aggravato, rifiuto d’indicazione sull’identità personale e per la violazione della normativa sull’immigrazione. Il 27enne, che ha aggredito il poliziotto nel tentativo di fuga, è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.

    Romeno aggredisce poliziotti con bastone
    Nel pomeriggio di ieri un romeno di anni 34 è stato arrestato dai poliziotti di Frascati per violenza, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Gli agenti si sono reati a Zagarolo, presso la dimora dello straniero, per rintracciare l’ex moglie, indagata per furto. Alla richiesta degli agenti di esibire un documento per l’identificazione, lo straniero si è rifiutato, opponendo viva resistenza e con una scopa da giardino con manico in legno, ha tentato di colpire, ripetutamente, con una ferocia inaudita e senza motivo, i poliziotti. Solo con l’aiuto di agenti sono riusciti a bloccare l’energumeno che è stato arrestato.
    Romeno aggredisce poliziotti, arrestato

    “Sono migrante, riviste porno gratis”: e fa incetta
    Ruba riviste in edicola, denunciato dai carabinieri
    L’episodio si è verificato a Fiume Veneto. Ha sottratto 13 periodici e cd senza pagare
    furti denunce
    PORDENONE. I carabinieri della Compagnia di Pordenone hanno effettuato diverse attività di contrasto alla microcriminalità in città e provincia.
    A San Vito al Tagliamento è stato denunciato per ricettazione K.M., 18 anni, ghanese abitante a Pordenone il quale, in seguito a una perquisizione effettuata in casa sua, è stato trovato in possesso di un cellulare rubato il 2 ottobre a San Vito, del valore di 150 euro, che è stato restituito al proprietario, un minore.
    Denuncia per furto per M.C., 44 anni di Fiume Veneto che, una mattina di alcuni giorni fa, entrato in orario di apertura al pubblico in un’edicola di via Cantore, si era impossessato di tredici riviste e alcuni cd musicali senza pagare, corrispondente a 140 euro. La refurtiva è stata recuperata e restituita al titolare della rivendita.
    A Cordovado, i carabinieri hanno denunciato S.M., 40 anni, romeno, abitante a Morsano, per evasione. L’uomo, già agli arresti domiciliari per reati commessi all’estero, nel corso dei periodici controlli non è stato trovato a casa, rendendosi irreperibile.
    Infine, nell’ambito dell’attività di controllo alla circolazione stradale, i carabinieri di Pordenone hanno denunciato F.F., 49 anni di Sacile, che guidava in stato di ebbrezza. Fermato in viale Venezia a Pordenone, gli è stata ritirata la patente.
    Ruba riviste in edicola, denunciato dai carabinieri - Cronaca - Messaggero Veneto

    Brescia: tenta di stuprare due ragazze, arrestato clandestino
    Aggredisce due ragazze, palestinese arrestato
    La polizia di Brescia, nella mattinata di sabato, ha confermato le indiscrezioni di stampa su un tentativo di stupro avvenuto a Brescia, non lontano da via Milano.
    Una volante è intervenuta in via Valcamonica, all’altezza del fiume Mella, a seguito di una segnalazione di aggressione in strada giunta da parte di una donna al 113. La pattuglia, giunta sul posto nel giro di pochi minuti, all’intersezione tra via Valcamonica e via Soriana, ha notato la presenza in strada di cinque persone, tutte straniere, tra le quali un uomo che colpiva al volto una donna nigeriana 22enne. Con loro altre donne che tentavano di allontanarlo. Gli agenti hanno immediatamente bloccato l’uomo e, in base alla testimonianza della vittima e dei presenti, hanno ricostruito quanto accaduto.
    A.M, cittadino palestinese di 31 anni, ha avvicinato in strada la ragazza africana, chiedendole di consumare con lui un rapporto sessuale. Al suo rifiuto, dopo aver insistito offrendole anche del denaro, l’immigrato ha inizato a colpirla al volto, privandola del cellulare.
    Vano è risultato l’intervento di un passante che, a bordo della sua auto si è fermato per soccorrere la donna. L’aggressore, dopo aver infranto il parabrezza della macchina del soccorittore, lo ha costretto ad allontanarsi. Gli agenti sul posto hanno inoltre raccolto la testimonianza di una coppia di cittadini bresciani, che era rimasta poco distante.
    Gli stessi, rincuorati dalla presenza degli agenti, hanno raccontato che poco prima, anche loro, avevano subito l’aggressione dello straniero che aveva tentato di molestare sessualmente la ragazza. Solo l’intervento del fidanzato lo aveva fatto desistere. Con precedenti per reati in materia di stupefacenti ed immigrazione clandestina, A.M., è stato pertanto arrestato per violenza sessuale continuata e lesioni personali. L’arresto è stato convalidato.»

    Prende assegno disoccupazione: gestisce prostituzione nigeriana
    L’ultima maman di questa brutta storia è stata individuata. E’ una donna di 39 anni, nigeriana. Formalmente risulta disoccupata. Fino a qualche tempo fa gestiva un supermercato a Barriera di Milano, oggi non ha impiego, ma possiede un Nissan Qashqai nuovo di zecca, due Ipad e tre – corposi – conti correnti. Insieme ad altri due connazionali (già arrestati a giugno) avrebbe ridotto in schiavitù una prostituta di via Postiglione, a Moncalieri. Un anno e mezzo di violenza, terrore e riti ancestrali. Il gip di Torino Stefano Vitelli ha disposto per lei l’obbligo di firma.
    Aveva 19 anni, Tina. E sognava di fare la hostess sui voli della Panam. Viveva in un villaggio nelle foreste a 20 km da Benin City. La chiamarono un giorno dell’inverno 2012. «Ti vogliono in Italia – gli disse una lontana parente del padre – vai a fare la cameriera e magari realizzi i tuoi desideri». La donna l’aveva venduta a tre nigeriani residenti a Torino: due di queste – secondo l’accusa – erano maman di professione. L’hanno comprata per 50 mila euro, sfruttata, abbandonata su un marciapiede di via Postiglione a Moncalieri, zona industriale di grandi aziende con un florido mercato del sesso che non si ferma neanche dopo le multe salatissime disposte dal Comune ormai quattro anni fa. Il 13 giugno scorso i carabinieri la trovarono proprio lì, sul marciapiede. L’avevano gonfiata di botte, sanguinava. All’inizio sembrò una rapina, poi un maresciallo della stazione riuscì a convincerla a raccontare tutto da un letto d’ospedale. E saltò fuori la verità.
    Due giorni fa, nell’ultima perquisizione effettuata in casa della terza presunta responsabile di questo sfruttamento, i militari hanno trovato un’agendina nera con tutti i debiti di Tina. Era nascosta nel rullo della tapparella di casa della maman. Dentro c’erano annotati i suoi versamenti, tutti scritti a detrazione della cifra iniziale, quella che una volta saldata – le avrebbe regalato la libertà.
    Pochi giorni dopo i fatti il pm Antonio Smeriglio chiese e ottenne l’arresto dei primi due componenti di questo sodalizio. L’altroieri il cerchio si è chiuso con una terza persona indagata per sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, rapina aggravata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per portare Tina a Moncalieri le avevano procurato una falsa identità. Al suo arrivo le avevano intimato di chiedere asilo politico in Questura, ma i poliziotti non glielo avevano concesso. Dopo pochi mesi sulla strada, obbligata a prostituirsi , Tina era riuscita a scappare rifugiandosi in una comunità vicino a Porta Nuova, ma i suoi presunti aguzzini avevano minacciato i genitori in patria. Contattata dal padre, era tornata sul marciapiede. Ci hanno pensato i militari di Moncalieri a liberarla una volta per tutte. Quando fu abbandonata sul ciglio della strada dopo essere stata picchiata, era in cinta. Ha perso anche il bambino.
    La Stampa - Botte per farla prostituire Nei guai anche la terza maman

    Stupro' 18enne, marocchino arrestato a Milano, incastrato dal dna
    (AGI) - Milano - I Carabinieri milanesi hanno fermato un cittadino marocchino, N. Y., 27enne, con regolare permesso di soggiorno, ritenuto responsabile di un'aggressione e violenza sessuale a una ragazza moldava appena diciottenne.
    La giovane, il mattino del 7 dicembre, dopo una serata passata con delle amiche, era stata bloccata prima di poter raggiungere la propria abitazione, picchiata e trascinata nel sottoscala di uno stabile in zona Loreto, dove l'uomo l'aveva poi stuprata. Il marocchino e' stato fermato dopo una settimana nelle vie del quartiere, in possesso di un coltello e con ferite sulla mano. Le analisi dei profili genetici hanno poi confermato la piena corrispondenza con l'autore del reato, il cui provvedimento io arresto e' stato convalidato dal Gip del Tribunale di Milano. (AGI) .

    E’ morta a 9 anni, ammazzata da romeno ubriaco e drogato
    E’ morta al Bambin Gesù di Roma la bambina di 9 anni rimasta ferita nell’incidente di ieri sulla Nettunense a Campo di Carne nel territorio di Aprilia.
    L’auto sulla quale viaggiava con i suoi genitori e due cugini di 18 e 20 anni si è scontrata frontalmente con un’altra macchina condotta da un cittadino romeno di 25 anni che avrebbe effettuato un sorpasso azzardato invadendo la corsia opposta. Cinque in tutto i feriti. A quanto si e’ appreso il romeno, anche lui ferito, e’ risultato positivo ad alcol e droga. Senza patente e assicurazione. La famiglia della piccola ha deciso di donare gli organi.
    http://www.latinapress.it/cronaca-la...-alcol-e-droga

    Picchia e minaccia con machete un anziano e la figlia: tunisino arrestato ma poi rilasciato!
    CRONACA | Castel Volturno
    - Nella tarda serata di giovedì personale del Commissariato Castel Volturno – Ufficio Volanti è intervenuto in località Destra Volturno, a seguito di una segnalazione pervenuta al servizio 113, il cui interlocutore faceva richiesta di un intervento urgente per aggressione da parte di persona convivente. Giunti sul posto gli operanti, non ricevendo risposta dall’interno dell’abitazione del richiedente, provvedevano a chiamare il medesimo sull’utenza mobile precedentemente rilevata, tramite la quale lo stesso riferiva di essere stato rinchiuso in casa dall’esterno, unitamente al proprio anziano genitore, dopo essere stati selvaggiamente picchiati da un giovane tunisino loro ospite. Dopo alcuni secondi dall’arrivo della Volante, gli stessi venivano fatti uscire dal malintenzionato che veniva prontamente bloccato dopo essere stato disarmato da un grosso cacciavite che, incurante della presenza degli agenti, continuava a brandire.
    Ai poliziotti i due malcapitati riferivano quindi di aver vissuto attimi di puro terrore, temendo seriamente per la loro vita, e di essere stati percossi e minacciati di morte, inizialmente con un vero macete, e successivamente con un giravite, il tutto senza alcun apparente motivo. A dire delle vittime di quell’insano gesto, il giovane di nazionalità tunisina, L.B. classe ’88, era loro ospite a titolo gratuito da circa un anno, e si occupava saltuariamente di accudire l’anziano proprietario dell’appartamento. All’interno dell’abitazione gli agenti rinvenivano e sequestravano anche il macete, oltre al cacciavite sottratto al giovane energumeno, rinvenendo altresì un elevato numero di bottiglie di super alcoolici, il cui abuso potrebbe verosimilmente scatenato la follia aggressiva del L.B. Al termine dell’intervento, accompagnato negli uffici del Commissariato per gli adempimenti di rito, il giovane veniva deferito all’ A.G., in stato di libertà, per i reati di minaccia aggravata e lesioni. Successivamente, accertata la regolarità della sua posizione sul territorio italiano, il predetto veniva rilasciato, anche alla luce di una riscontrata preesistente domanda di emersione dal lavoro irregolare ai sensi dell’art. 5 del decreto legislativo n.109 del 16.lug.2012. Dopo l’intervento, tempestivo ed efficace del personale intervenuto sul posto, il richiedente ha mostrato vivi sentimenti di gratitudine nei confronti della Polizia di Stato.
    CRONACA - Castel Volturno - Picchia e minaccia con macete un anziano e la figlia: arrestato tunisino - Casertanews.it

    Tunisino nullafacente minaccia di morte due persone brandendo un machete, ma per la legge italiana non è pericoloso e quindi viene rilasciato. Logica: questa sconosciuta.

  2. #112
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    PHOTOSHOCK! - LA KYENGE POSTA SU FACEBOOK UNA FOTO TAROCCATA DI LEI E WOJTYLA E LA LUCARELLI LA SBERTUCCIA: CON LE FORBICINE E LA COLLA STICK SAREI RIUSCITA A FARE DI MEGLIO - L’AUTORAZZISMO DELLA KYENGE: SBIANCATA E SENZA I CAPELLI AFRO
    L’ex ministro Kyenge, ora candidata alle europee, posta sulla sua pagina facebook una foto di lei bambina in cui stringe la mano a Papa Wojtyla. Nel giorno in cui viene proclamato santo, con tanto di frase commossa a corredare il ritratto: “Oggi per me una giornata emozionante”…
    Selvaggia Lucarelli per "Libero quotidiano"
    I fatti: due giorni fa l'ex ministro Kyenge, ora candidata alle europee, posta sulla sua pagina facebook una foto di lei bambina in cui stringe la mano a Papa Wojtyla. Ovviamente, nel giorno in cui viene proclamato santo, con tanto di frase commossa a corredare il ritratto: «Oggi per me una giornata emozionante».
    Il problema è che è stata una giornata emozionante anche per chi ha visto la foto, perché anche senza avere un master in photoshop, è subito evidente che quella foto è vera quanto uno zigomo della Ferilli. Io con le forbicine per le unghie e la colla stick dell'astuccio dei Pokemon di mio figlio, sarei riuscita a fare di meglio. Le avrei aggiunto pure Iron Man che sgranava il rosario sullo sfondo.
    Molti elementi risultano bizzarri in quella foto: intanto il fatto che il Papa abbia più mani di un ladro sulla metropolitana nell'ora di punta. Ne ha una che gli spunta dalla spalla sinistra, una che stringe a sua volta la mano piccola e deforme dell'alieno dell'area 51 incollata ad una povera ragazza inconsapevole e un'altra che stringe la mano della piccola Kyenge. La quale, a dirla tutta, mostra qualche elemento sospetto di troppo, oltre al suo precedente ministero. Intanto, il fatto che abbia il mento di Giuliano Ferrara, poi il collo del maglione eccessivamente largo, la testa scontornata in maniera decisamente rozza e un maglione che emana più luce di un primo piano di Paola Ferrari.
    Naturalmente, l'utilizzo criminale di photoshop non sfugge alla rete e ai commentatori della sua pagina facebook, che l'accusano in massa di fare bieca propaganda elettorale per accaparrarsi i voti dei cattolici. Del resto, chi usa gli 80 euro, chi Dudù, chi il Papa, non è che ci sia nulla di nuovo sotto il sole. Il meglio però deve ancora venire, perché la Kyenge è tenuta a dare una qualche spiegazione.
    E allora decide di zittire le male lingue che insinuano di essersi inventata l'incontro col Papa tirando fuori la foto originale. O meglio, quella che lei sulla sua pagina facebook (dopo aver rimosso quella tarocca) descrive come «foto originale dell'incontro col Papa. Archivi vaticani». E qui il mistero si infittisce perché la foto è, di fatto, un'altra foto.
    A parte qualche elemento simile (la ragazza che le sta accanto e forse il volto della Kyenge) sono diversi lo sfondo, le posizioni delle ragazzine intorno a lei, gli abiti, il volto del papa, la mano del Papa con e senza anello, le espressioni, gli orecchini, tutto. Ma, soprattutto, è diversa la Kyenge. Molto diversa. E questa è forse la faccenda più incredibile di questo ingenuo taroccamento.
    Nella foto originale, l'ex ministro è una ragazzina dai tratti marcatamente afro, con delle mani scure, una testa di capelli neri riccissimi e una veste bianca un po' informe, modello prima comunione. Nella seconda i capelli sono praticamente rasati, le mani sono tagliate (se ne scorge solo una che stringe quella del Papa) e il vestito viene convertito in un maglioncino bon ton da sciura milanese. Insomma, l'aria è decisamente meno afro e più europea.
    A questo punto, la domanda è: perché? Perché una donna che ha fatto della lotta al razzismo la sua bandiera, posta una foto ridicolmente taroccata in cui lei sembra un po' meno africana? Che bisogno c'era? Perché non dà una spiegazione decente? Se io pubblico una mia foto ritoccata so che è ritoccata, anche se il criminale che ci ha messo mano è uno del mio staff e non io. E non si può non spiegare come sono andate le cose. Perché io glielo dico, ex ministro.
    Viene da pensare che non ci sia solo un po' di propaganda facile, ma anche dell'inquietante auto razzismo, nel suo gesto. Viene da pensare a Michael Jackson e al suo voler sembrare un po' più bianco. Viene da pensare che nei giorni in cui tutti postano il selfie con la banana al grido di «siamo tutti scimmie!», lei posti una foto in cui sembri un po' meno congolese. Ci dia una spiegazione seria del perché di quella foto tarocca. Illumini noi, non i suoi ritratti con photoshop. Grazie.

    Ebola e Tbc sbarcano con gli immigrati
    La carenza di controlli sulle navi mette a rischio contagio i militari.
    Pier Francesco Borgia
    Roma - Tre circolari del ministero della Salute in quindici giorni. L'ultima, martedì. Tutte con lo stesso argomento in oggetto: «Misure di sorveglianza per contrastare la diffusione dell'Ebola».
    E in tutte i toni sono piuttosto allarmati.
    Da un punto di vista ufficiale, tali misure sono concentrate sui «punti internazionali d'ingresso»: porti, aeroporti, frontiere. Ma l'operazione Mare Nostrum ha - nella sostanza - esteso questi «punti internazionali d'ingresso» a tutto il Mediterraneo. E in prima linea ci sono gli uomini della Marina militare e delle Capitanerie. Sono loro che accolgono, recuperano, salvano i migranti che a frotte arrivano nella Penisola.
    Le loro uniche protezioni sono guanti in lattice e mascherina. Bastano a fermare l'Ebola? Un ufficiale di rango preferisce non scendere in dettagli. «Ci hanno spiegato - dice - che i migranti che soccorriamo non possono essere infetti da Ebola. La malattia ha un'incubazione di 21 giorni. Quindi, quelli che imbarchiamo sui nostri mezzi al centro del Mediterraneo non possono averla. Chi l'ha contratta nei paesi in cui è stata segnalata l'epidemia è già morto prima di imbarcarsi dalle coste libiche».
    E se un contagiato l'avesse trasmessa durante il periodo in attesa dell'imbarco, prima di morire? La domanda cade nel vuoto. «Il contagio è improbabile», ripete. «Comunque - aggiunge - il migrante che segnala febbre alta e astenia viene messo subito in isolamento».
    Il ministero della Salute, comunque, in chiave anti-ebola chiede alla Marina militare ed alle Capitanerie di imbarcare sulle proprie navi «barelle di alto bio-contenimento»: «Il cui impiego potrebbe essere necessario per il trasporto di pazienti all'interno del territorio nazionale, sui vettori aerei ad ala fissa o rotante».
    Ma il problema più serio per gli uomini della Marina non sono i migranti a bordo dei barconi, sono quelli che vengono portati a terra dai mercantili. L'alto numero (in tre giorni ne sono arrivati 6mila) e la mancanza di controlli preventivi operati a bordo delle navi militari, fa di questi migranti un evidente rischio epidemiologico. Insomma, il rischio che qualche migrante possa sfuggire al calcolo probabilistico legato ai tempi d'incubazione dell'Ebola c'è eccome.
    Tant'è che il ministero invita l'Enac a informare le compagnie aeree delle «procedure nazionali per l'evacuazione medica ed il trasporto in alto bio-contenimento di persone affette, o sospette di essere affette, da malattie infettive contagiose». Evacuazione medica - precisa la circolare della Salute - che deve essere effettuata anche senza ricorrere ai velivoli dell'Aeronautica militare.
    Ma a preoccupare non è solo l'Ebola, che potrebbe non arrivare (sempre per il famoso calcolo probabilistico), ma anche la tubercolosi. Negli ultimi anni la diffusione della Tbc è aumentata di quasi il 50 per cento: da 4 a 6mila casi all'anno. Era stata praticamente debellata negli anni Ottanta, per poi tornare a crescere.
    La causa della diffusione è la crescente immigrazione da paesi ad alta endemia. Non solo. La terapia seguita (massicce dosi di antibiotici) sta selezionando ceppi batterici che diventano sempre più resistenti alle cure.
    Ebola e Tbc sbarcano con gli immigrati - IlGiornale.it

    LA NUOVA ANDATA
    Già arrivati in Veneto i primi profughi
    E Tezze li scaccia, l'ira di Variati
    Smistati in 4 province 280 rifugiati eritrei. La Lega sulle barricate e nel Vicentino subito uno scontro: il sindaco li allontana
    VICENZA – Quaranta profughi nel Vicentino. La notizia da Roma è rimbalzata in prefettura venerdì e in quattro e quattr’otto si è dovuta organizzare la sistemazione degli stranieri richiedenti la protezione internazionale. Divisi in gruppi, dopo l’arrivo all’aeroporto di Verona sono stati accompagnati a Schio, Bassano, Tezze sul Brenta, Vicenza, Breganze e altri luoghi sparsi in provincia. Con tanto di mal di pancia, visto che dal Vicentino era arrivato un coro di no all’ospitalità da parte dei Comuni. Capoluogo compreso, che ora alza la voce: «Non ne sapevo nulla, non ho ricevuto alcuna comunicazione – spiega il sindaco Achille Variati – noi eravamo fra quelli che non erano d'accordo ad ospitarli. Non per mancanza di cuore, ma perché è il meccanismo che non va». Per il primo cittadino, «sono proprio le modalità di oggi che lo testimoniano, come lo hanno testimoniato i fatti di qualche anno fa: questi arrivano, non sai se siano clandestini, a quali procedure di verifica siano stati sottoposti. Poi si disperdono nel territorio, senza lavoro, senza documenti.Io non voglio fornire nuove braccia alla criminalità urbana. Mi dispiace, questo è un modo sbagliato di agire da parte dello Stato. Io non sono disponibile ».
    In città sono giunte tre persone, accompagnate in una cooperativa della periferia. Alla fine, a dare un posto sono più o meno le stesse associazioni e realtà che con la crisi libica aveva ospitato l’ultima ondata di profughi. Ma la giornata di domenica si è aperta con il simbolico «benvenuto» agli africani della Lega Nord: una ventina di militanti ha manifestato davanti alla prefettura, esponendo cartelli con scritto: «Per i pensionati la strada, per chi sbarca l’albergo. Vergogna». E mentre i leghisti lanciavano l’allarme (con l’eurodeputata Mara Bizzotto intenzionata a presentare un’interrogazione urgente al parlamento europeo), si metteva in moto la macchina organizzativa.
    Il sindaco Stefano Cimatti, Udc, ha fatto sapere che il Comune non è in grado di dare ospitalità al momento perché l’unica struttura adeguata, Casa San Francesco, è in ristrutturazione. «Abbiamo comunque bocciato l'intervento della Lega che voleva imporre il rifiuto da parte del Comune – ha detto – ci sono dei doveri dettati dalla carità cristiana».
    Un vero e proprio caso è esploso a Tezze. Nel pomeriggio sono arrivati otto eritrei all’albergo Nazionale, a Belvedere, ma la loro permanenza è durata poco. «Diamo loro da mangiare e poi vanno via – ha confermato il titolare dell’hotel, Paolo Roncato – il sindaco non li vuole». Infatti Valerio Lago, primo cittadino leghista, ha dichiarato: «Sono pronto a fare la guerra, nel mio Comune non voglio profughi. E non è una questione di razzismo. Qui ci sono già problemi perché ci sono rumeni e albanesi. Io sono il responsabile della salute pubblica e non ne sapevo nulla. Sono stato informato quando i profughi erano già arrivati».
    Già arrivati in Veneto i primi profughi E Tezze li scaccia, l'ira di Variati - Corriere del Veneto

    Rischio contagio, le suore respingono i clandestini
    Se è vero che l’esempio vien dall’alto…
    Le suore del Convento di Suor Vera a Brecciarola, in provincia di Chieti, si sono opposte all’ordinanza del Prefetto locale che voleva a tutti i costi che accogliessero una decina di clandestini eritrei.
    Un rifiuto giustificato dalle suore con l’alto rischio di contagio a cui sarebbero potuti andare incontro i residenti nel convento. I clandestini sono stati portati allora all’ospedale di Chieti, in attesa di trovare loro un’altra collocazione.
    Rischio contagio, le suore respingono i clandestini

    La Spagna ha mano libera: gas urticante sui profughi
    Roma fu condannata da Bruxelles per i respingimenti non violenti. E Madrid rivendica il diritto di dissuadere in modo brutale chi tenta di entrare nel Paese
    Manila Alfano
    È ancora l'Europa delle due misure. Il guaio è di chi è a sud. È lì che arrivano centinaia e centinaia di disperati che si accalcano per entrare.
    In Italia come in Spagna, numeri che fanno paura. Fonti delle Intelligence di Spagna, Marocco e Mauritania hanno riferito al ministro dell'Interno spagnolo, Jorge Fernandez Daz, che vi sarebbero 80mila immigrati che dal Marocco e dalla Mauritania pronti a entrare in Europa attraverso Ceuta e Melilla. E proprio da lì, dall'enclave di Melilla il primo maggio, in ottocento hanno tentato di saltare le reti. Ci sono stati scontri durissimi con la Guardia Civil, diciotto i feriti. Molti gli arresti. In Spagna come in Italia è emergenza immigrati. A cambiare però sono le reazioni.
    La Guardia Civil reagisce e risponde agli assalti sparando proiettili di gomma, e gas al peperoncino. Immediate le denunce delle organizzazioni non governative contro l'uso della forza. Il governo non solo rimbalza le critiche ma fa di più: difende le scelte. Il ministro dell'Interno ha rivendicato l'uso del gas al peperoncino, i proiettili di gomma. Il delegato del governo di Melilla gli fa eco e parla dell'«aggressività dei clandestini». La Spagna non è l'Italia e i muri di contenimento vengono difesi con la forza. Assalti e respingimenti brutali. Barriere, proiettili di gomma, gas lacrimogeni. Coma l'Italia, anche la Spagna si lamenta di essere lasciata da sola a gestire il problema mentre da una lontanissima Europa arriva la ramanzina che condanna le violenze. I migranti si nascondono nelle foreste adiacenti alle Enclavi di Ceuta e Melilla, aspettando il momento migliore per organizzare un assalto, un passaggio massivo della barriera di protezione. Altri migranti attraversano a nuoto. Il Monte Gurugú, nei pressi di Melilla, è stato bruciato molte volte questa estate. L'obiettivo era quello di porre fine agli insediamenti costruiti dai migranti e incoraggiarli ad allontanarsi.
    Secondo le Ong negli ospedali nei pressi di Ceuta, i feriti arrivano ogni giorno. «Vediamo persone con ferite e tagli di vario genere. Gambe e testa rotti dalla brutalità delle forze di sicurezza frontaliere, che da entrambi i lati sorvegliano». Politiche di contenimento dell'immigrazione brutali, che il governo difende. Sin dal 2006 la Spagna ha messo a segno respingimenti su respingimenti. Nel 2007, per esempio, la Guardia civile spagnola ha diretto l'operazione Indalo, alla quale hanno partecipato anche uomini e mezzi italiani, portoghesi, francesi, maltesi, tedeschi, ciprioti e rumeni. Nel 2006, addirittura, la Guardia civil spagnola si è spinta fino alle coste della Mauritania e del Senegal per intercettare e bloccare 371 immigrati.
    Ma è dal muro di Melilla che arrivano le prove più schiaccianti. Ci sono video che mostrano la Guardia civil, dopo aver braccato i migranti, tra cui minorenni, che hanno appena saltato il muro. Dopo aver cercato inutilmente di ridarli alle autorità marocchine, li lasciano almeno due ore al suolo, alcuni dei quali feriti. Il ministro dell'Interno spagnolo ammette di usare pratiche, in circostanze eccezionali, che vanno contro la legge. Anche per questo, un recente rapporto di Human rights watch ha bocciato su tutta la linea la gestione dell'immigrazione clanesdestina da parte del governo di Madrid. Fioccano le critiche, le lezioncine da Bruxelles. Resta la netta sensazione che chi è al confine viene lasciato solo. Come l'Italia che grida al collasso ma nessuno interviene.
    La Spagna ha mano libera: gas urticante sui profughi - IlGiornale.it

    Ragazzina aggredita da immigrato per uno smartphone
    TORINO – Ha aggredito e rapinato una ragazzina di 17 anni per prenderle lo smartphone. È avvenuto intorno alle 11,30 in via Sempione angolo via Monterosa.
    Qui la giovane di origine rumena aveva segnalato al 113 di essere appena stata rapinata del cellulare Samsung S4 mentre passeggiava per strada. La 17enne aveva descritto il responsabile: un cittadino extracomunitario che, dopo averle strappato dalle mani il telefonino, l’aveva anche spintonata per guadagnarsi la fuga.
    Gli agenti hanno subito fatto un giro di perlustrazione per le vie limitrofe, individuando poco distante un uomo corrispondente alla descrizione. Questi, accortosi di essere inseguito, è iniziato a scappare per le vie dell’isolato, incalzato anche da un passante che aveva notato la scena.
    Alla fine, uno degli operatori lo ha raggiunto in via Ozegna, dove dopo un tentativo di resistenza, lo ha fermato. Il ladro è un ghanese irregolare sul territorio nazionale che è stato arrestato per rapina impropria. Lo smartphone è stato poi riconsegnato alla legittima proprietaria.
    http://www.perotorino.it/attualita/c...o-inseguimento

    Verona, più volte espulso dall'Italia ma a lui non interessa: lo arresta la polizia stradale
    Protagonista un moldavo di 30 anni. Nel dicembre 2011 era stato cacciato dal territorio nazionale dal Tribunale di Modena ma già nel 2006 da Firenze era stato segnalato sempre per infrazioni alla normativa in materia di immigrazione
    Viaggiava sereno a bordo della sua Audi nuova, lungo l’autostrada A22 del Brennero ma uno dei controlli della polizia stradale lo ha smascherato. Si tratta di Rusu Andrei, 30enne moldavo, fermato, intorno alle 17e15 di giovedì, assieme ad un connazionale dai poliziotti della Stradale di Verona Sud.
    Essendo privi di documenti, l’uomo è stato accompagnato in ufficio per le procedure di fotosegnalamento ed identificazione, dalle quali risultava essere una vecchia conoscenza delle Forze dell’ordine. Infatti, nel dicembre 2011, sotto l’alias “Bersescu Ion” era stato espulso dal territorio nazionale per ordine del Tribunale di sorveglianza di Modena e, ancora prima, nel 2006, per ordine del Tribunale di Firenze, sempre per infrazioni alla normativa in materia di immigrazione.
    Alla luce di quanto accertato, il moldavo è stato arrestato per il reato di illegale re-ingresso nel territorio dello Stato senza la previa autorizzazione del Ministro dell’Interno e denunciato per il reato di false attestazioni a pubblico ufficiale sull’identità personale.

    Rapinò in un appartamento e poi percosse il proprietario: arrestata risorsa tunisina
    In via Ficucella, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia, nel corso di un servizio di controllo del territorio, hanno arrestato, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il pregiudicato tunisino Lamti Bilel, classe 1987, ritenuto responsabile del reato di rapina in abitazione, consumato in data 01.08.2013 nel comune di Cervino. Il provvedimento è scaturito dall’attività d’indagine condotta dalla stazione Carabinieri di Santa Maria a Vico. Infatti, le risultanze investigative, raccolte dai militari dell’Arma, hanno consentito di identificare il predetto che, introdottosi all’interno appartamento sito in quella via bovi n. 6, aveva asportato somma euro 70 e vari monili in oro e, nel tentativo di assicurarsi la fuga, aveva percosso il proprietario dell’abitazione. L’arrestato, pertanto, è stato associato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria.
    CRONACA - Maddaloni - Rapinò soldi e gioielli in un appartamento e poi percosse il proprietario: arrestato pregiudicato tunisino 26enne - Casertanews.it


    Per quale oscuro motivo un pregiudicato tunisino nullafacente si trova in Italia? E’ troppo razzista espellere un criminale tunisino?
    Era la sera di giovedì, in via Maserati, in zona fiera a Bologna, quando un gruppo di cinque ragazzi (descritti come un asiatico, un magrebino e tre ‘italiani’) ha iniziato a picchiare altri giovani in attesa di entrare nella sala da ballo, dove era in programma un dj set di musica elettronica. Il primo a farne le spese è stato un 19enne originario di Cosenza, studente nella città felsinea. Il malcapitato rimedierà un occhio tumefatto. Dopo l’aggressione è stato portato al Sant’Orsola dove gli hanno diagnosticato alcuni giorni di prognosi.
    Qualche ora dopo, prima delle 3, lo stesso gruppo se la prende con altri giovani, due studenti di 20 e 24 anni, che hanno denunciato di essere stati rapinati del cellulare e del portafogli mentre si trovavano in fila per entrare nella discoteca. In pronto soccorso rimedieranno rispettivamente sette giorni di prognosi per un trauma facciale al naso e tre giorni per un trauma cranico.
    Ma la disavventura non è finita. Sempre al Sant’Orsola finiscono altri giovanissimi – tra cui un ferrarese di 20 anni -, sempre per lo stesso motivo: davanti all’ingresso del locale hanno incontrato i giovani facinorosi. Uno di questi ultimi ha cercato di scavalcare la coda e, di fronte al rimbrotto di chi lo precedeva, non ha avuto altro pensiero che quello di sferrare pugni in faccia a chi cercava di condurlo a un comportamento educato. A proteggere l’aggressore sono arrivati altri quattro amici, tutti sui sedici/diciassette anni, che hanno picchiato anche il ferrarese, che era intervenuto in soccorso dell’amico.
    A sedare la rissa è intervenuta la security del locale. Da via Maserati il ferrarese con i suoi amici si è recato in prnto soccorso, ma non risulta che abbia avuto bisogno di medicazioni.

    Bari, immigrati bloccano lungomare: “Vogliamo essere mantenuti nel Cara”
    Da tempo dormono per strada, o in stazione, in attesa che venga loro riconosciuto il diritto di asilo politico e che possano essere ospitati all’interno del Cara di Palese. Ma la burocrazia procede a rilento, e accedere alla struttura per richiedenti asilo di Palese è impossibile, poichè i posti disponibili sono già esauriti. Così questa mattina una trentina di immigrati - provenienti da Afganistan, Iraq, Iran e Pakistan - sono tornati a manifestare sul lungomare Vittorio Veneto. Alcuni di loro si sono seduti per terra, a centro strada, bloccando il traffico. Sul posto si trovano polizia e carabinieri.
    Protesta immigrati sul lungomare, traffico bloccato 23 dicembre 2013

    Roma: immigrato aggredisce turista inglese palpeggiandola ripetutamente
    Termini: palpeggia turista nelle parti intime: 53enne in manette
    E’ accusato di violenza sessuale il 53enne cittadino romeno arrestato ieri dai carabinieri del Nucleo Scalo Termini. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, ha avvicinato una turista 32enne inglese palpeggiandola ripetutamente. La vittima, in un primo momento ha tentato di allontanare il molestatore che non contento è ritornato nuovamente alla carica. A questo punto la donna ha iniziato a urlare richiamando l’attenzione dei carabinieri che hanno immediatamente bloccato il 53enne. Dopo l’arresto, l’uomo è stato portato presso il carcere di Regina Coeli, dove è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
    Termini: palpeggia turista nelle parti intime: 53enne in manette

    Picchia e minaccia con machete un anziano e la figlia: tunisino arrestato ma poi rilasciato!
    CRONACA | Castel Volturno
    - Nella tarda serata di giovedì 26 u.s., personale del Commissariato Castel Volturno – Ufficio Volanti è intervenuto in località Destra Volturno, a seguito di una segnalazione pervenuta al servizio 113, il cui interlocutore faceva richiesta di un intervento urgente per aggressione da parte di persona convivente. Giunti sul posto gli operanti, non ricevendo risposta dall’interno dell’abitazione del richiedente, provvedevano a chiamare il medesimo sull’utenza mobile precedentemente rilevata, tramite la quale lo stesso riferiva di essere stato rinchiuso in casa dall’esterno, unitamente al proprio anziano genitore, dopo essere stati selvaggiamente picchiati da un giovane tunisino loro ospite.
    Dopo alcuni secondi dall’arrivo della Volante, gli stessi venivano fatti uscire dal malintenzionato che veniva prontamente bloccato dopo essere stato disarmato da un grosso cacciavite che, incurante della presenza degli agenti, continuava a brandire. Ai poliziotti i due malcapitati riferivano quindi di aver vissuto attimi di puro terrore, temendo seriamente per la loro vita, e di essere stati percossi e minacciati di morte, inizialmente con un vero macete, e successivamente con un giravite, il tutto senza alcun apparente motivo. A dire delle vittime di quell’insano gesto, il giovane di nazionalità tunisina, L.B. classe ’88, era loro ospite a titolo gratuito da circa un anno, e si occupava saltuariamente di accudire l’anziano proprietario dell’appartamento.
    All’interno dell’abitazione gli agenti rinvenivano e sequestravano anche il macete, oltre al cacciavite sottratto al giovane energumeno, rinvenendo altresì un elevato numero di bottiglie di super alcoolici, il cui abuso potrebbe verosimilmente scatenato la follia aggressiva del L.B. Al termine dell’intervento, accompagnato negli uffici del Commissariato per gli adempimenti di rito, il giovane veniva deferito all’ A.G., in stato di libertà, per i reati di minaccia aggravata e lesioni. Successivamente, accertata la regolarità della sua posizione sul territorio italiano, il predetto veniva rilasciato, anche alla luce di una riscontrata preesistente domanda di emersione dal lavoro irregolare ai sensi dell’art. 5 del decreto legislativo n.109 del 16.lug.2012.
    CRONACA - Castel Volturno - Picchia e minaccia con macete un anziano e la figlia: arrestato tunisino - Casertanews.it

    Pakistani “integrati” rubano materiale idraulico
    Bologna – Presa di mira la ditta “La Fenicia Service” di via Larga dove i Carabinieri hanno “pizzicato” e ammanettato per “furto aggravato in concorso” A. A. 19enne ed I. M. 28enne, entrambi originari del Pakistan, residenti ad Argenta, nel ferrarese. I due, operai regolari in Italia, senza precedenti di polizia, avevano appena rubato dal magazzino della ditta materiale idraulico per un valore di 10.000,00 euro. I Carabinieri, allertati da personale del servizio di vigilanza privata notturna che aveva notato la serranda di accesso ai locali della ditta “semiaperta”, giunti nei locali della ditta, hanno visto degli scatoloni contenenti materiale ed attrezzatura idraulica nelle adiacenze dell’ingresso che sembravano abbandonati o pronti per essere portati via.
    Il sospetto che i ladri fossero ancora all’interno si è rivelato fondato: i militari infatti hanno iniziato un’accurata e minuziosa ricerca, riuscendo ad individuare i due ladri nascosti sotto delle coperte dietro alcuni cassoni in legno e scatoloni accatastati nel magazzino, dove speravano di non farsi notare. I due individui erano riusciti con semplicità ad entrare nel magazzino poiché si erano serviti di chiavi “illecitamente duplicate” dal 19enne, già dipendente della ditta e licenziato lo scorso ottobre 2013. Fuori era pronta la vettura (regolarmente prestata loro da un terzo cittadino pakistano al momento risultato estraneo ai fatti) con cui avrebbero dovuto portare via la refurtiva. Uno di loro, oltre al materiale idraulico, si era imbottito il giubbotto di lucine elettriche decorative natalizie, senza pensare che, in caso di incidente, il vetro delle luminarie nell’urto lo avrebbe potuto ferire seriamente. Gli arrestati sono stati condotti alla locale Casa Circondariale in attesa della celebrazione del rito direttissimo, previsto per domani. Il materiale è stato restituito alla ditta.
    Operai rubano materiale idraulico per 10 mila euro: uno dei ladri era stato licenziato

    Far west, inseguimento e sparatoria tra carabinieri e immigrati dell’est: un arresto
    CRONACA | Caserta
    - Alle ore 18.00 odierne i Carabinieri del Nucleo Operativo del Comando Compagnia Carabinieri di Caserta, coadiuvati da quelli dai reparti dell’Arma territorialmente competenti, a seguito di una mirata attività di indagine diretta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno intercettato e bloccato un autovettura oggetto di furto a Salerno presso un abitazione privata anch’essa svaligiata. Nella circostanza i militari dell’Arma, a bordo di due autovetture, a Nocera Inferiore, hanno intimato l’alt al mezzo intercettato che, alla vista dei Carabinieri, ha speronato i mezzi dell’Arma allo scopo di guadagnare la fuga. A nulla però è servita la pericolosa manovra visto che dopo un breve inseguimento una delle auto dei Carabinieri è riuscita a recuperare terreno bloccandosi davanti al mezzo rubato. Il conducente ha però cercato di investire uno dei militari mentre uno degli occupanti puntava una pistola. L’immediata reazione ha portato i Carabinieri ad esplodere alcuni colpi di pistola all’indirizzo dei pneumatici del mezzo ancora in movimento determinandone l’immediato arresto ed il tentativo di fuga a piedi degli occupanti. Due dei tre malviventi sono riusciti a scappare per le vie limitrofe e sono al momento attivamente ricercati. Il guidatore, invece, è stato fermato ed arrestato. Lo stesso, ferito ad una gamba è in corso di identificazione è di nazionalità est europea. Nella macchina rubata è stata rinvenuta parte della refurtiva ed attrezzi da scasso.
    CRONACA - Caserta - Carabinieri inseguono e bloccano auto rapinata: un arresto dopo sparatoria - Casertanews.it

    Rapinavano ragazzini con incredibile violenza: catturati clandestini tunisini
    Varese – Tre giovani tunisini, clandestini, pregiudicati e senza fissa dimora, sono stati arrestati dai carabinieri di Saronno (Varese) su ordinanza di custodia cautelare in quanto ritenuti responsabili di concorso in rapine aggravate, lesioni volontarie. Sono i responsabili di una serie di rapine avvenute tra il 19 ed il 30 novembre 2013 ai danni di giovani e giovanissimi, nelle vicinanze dello scalo ferroviario cittadino. Gli arrestati, di età compresa tra i 18 ed i 19 anni, avrebbero organizzato ed eseguito almeno sette colpi, commessi sempre in gruppo, tre o più persone per volta, in qualche circostanza armati di coltello o sostanze urticanti, con modi sempre molto determinati e violenti. Queste aggressioni avevano suscitato particolare allarme tra la popolazione cittadina anche dopo che, in una circostanza, un genitore, al telefono con il figlio mentre quest’ultimo veniva derubato e picchiato dai rapinatori, aveva scritto anche una lettera aperta al sindaco di Saronno chiedendo l’intervento delle autorità.
    Rapine a Saronno con violenza e spray urticante, tre arresti

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    ROMA: NEI CASSONETTI IL CIBO RIFUTATO DAI “MIGRANTI”. SCHIAFFO ALLA MISERIA ED AI NOSTRI POVERI CHE AFFOLLANO LE MENSE PUBBLICHE.
    GRANDE SCOOP DI VOXNEWS.INFO
    Roma: clandestini ospiti di centri d’accoglienza buttano cibo nei cassonetti
    Evidentemente non è di loro ‘gradimento’. Periferia est di Roma, di Tor Tre Teste, quartiere tranquillo fino a 2 3 anni fa, quando sono arrivati i clandestini/rifugiati politici sistemati dallo Stato in un complesso di abitazioni nel quartiere, a spese nostre ovviamente.
    Il complesso è su una strada principale della zona e non (via Prenestina). Oltre agli innumerevoli casi di reati legati alla loro presenza e ad un campo nomadi sempre presente nel ‘fortunato’ quartiere, i residenti denunciano anche un’altra cosa.
    Lo potete vedere nella foto: mono-porzioni di cibo ancora impacchettato e destinato ai clandestini che gli stessi gettano nel cassonetto all’esterno del complesso loro riservato, perché non di loro gradimento.
    Non scordiamo che queste persone percepiscono dallo Stato, cioè da noi, circa €45 al giorno di paghetta, oltre all’alloggio, quindi, visto che l’alloggio è gratis, preferiranno spendere i loro soldi direttamente al ristorante.
    L’idea di Letta di ‘ampliare’ il diritto d’Asilo, non farà che moltiplicare queste situazioni. Nei nostri quartieri.
    ROMA: NEI CASSONETTI IL CIBO RIFUTATO DAI ?MIGRANTI?. SCHIAFFO ALLA MISERIA ED AI NOSTRI POVERI CHE AFFOLLANO LE MENSE PUBBLICHE.






    Manifestazione degli asilanti contro l’hotel che li ospita: “Il cibo non è abbastanza buono”
    ASILANTI – Cinquanta asilanti scendono in strada per protestare: “Il cibo non è buono e adatto alle nostre abitudini”
    Triscina, bella località balneare della Sicilia. Un hotel dove, nonostante sia appena aprile, i turisti cominciano ad affluire per godere delle giornate lunghe e del mare. Per molti sarebbe un sogno……ma evidentemente non per gli asilanti.
    Una cinquantina di asilanti infatti sono scesi in strada per manifestare, bloccando le strade cittadine. Per gli “ospiti” dell’hotel infatti il “cibo non sarebbe abbastanza, non molto buono e non sarebbe adeguato alle loro abitudini”.
    Per calmare gli animi è dovuta intervenire la polizia, che ha convinto i ribelli a tornare nella struttura alberghiera, per continuare a godersi la vacanza a tempo indeterminato…
    Manifestazione degli asilanti contro l'hotel che li ospita: "Il cibo non è abbastanza buono"



    Soldi, servizio di pulizia, biancheria e abbigliamento. Alfano fa tutto per i clandestini
    di REDAZIONE
    Ingrandite la fotografia, leggete e masticate di rabbia. Si tratta di un documento che una Prefettura (ma sarà uguale per tutte, evidentemente) ha diffuso agli amministratori locali su disposizione del Ministero dell’Interno, cioè in ultimis da Angelino Alfano. Dentro ci trovate i dettagli del trattamento che la Repubblica italica… alla deriva, garantisce, attraverso l’operazione Mare Nostrum, ai clandestini che arrivano sulle coste italiane.
    Non c’è molto da aggiungere. Anzi proprio nulla. Pensate solo che un nostro concittadino indigente tutte queste attenzioni le vedrebbe col binocolo, E che binocolo!
    Soldi, servizio di pulizia, biancheria e abbigliamento. Alfano fa tutto per i clandestini | L'Indipendenza



    Chi è l’idolo dei giovani in Pakistan? Mumtaz Qadri, l’uomo che ha assassinato il politico difensore di Asia Bibi
    Leone Grotti
    L’imam della moschea intitolata a Qadri sta raccogliendo fondi per ingrandirsi: «La gente lo ama, sempre più persone vogliono pregare qui»
    Una moschea costruita alla periferia di Islamabad è diventata così famosa in Pakistan che l’imam sta raccogliendo fondi per ampliarla. Trattandosi di un luogo di culto non ci sarebbe nulla di male se non fosse che l’uomo a cui la moschea è stata intitolata è Mumtaz Qadri.
    L’OMICIDIO DI TASEER. Qadri è l’ex poliziotto che nel 2011 ha assassinato l’uomo che doveva proteggere, Salman Taseer, il potente governatore musulmano del Punjab che aveva osato proteggere Asia Bibi, la donna cattolica condannata a morte per false accuse di blasfemia. Taseer aveva anche osato definire quella sulla blasfemia una «legge nera»: Qadri l’ha ucciso perché il politico islamico voleva cambiare la legge.
    «LA GENTE AMA QADRI». L’uomo è stato condannato a morte ma è diventato un idolo in Pakistan, dove l’islam radicale è molto diffuso tra la popolazione. Tanto che il giorno in cui si è presentato in tribunale, una folla di pakistani l’ha accolto lanciando petali di rosa. E il giudice che l’ha condannato a morte è stato costretto a fuggire dal paese.
    Che l’estremismo sia sempre più radicato nei sentimenti della popolazione pakistana è dimostrato dal fatto che oggi tutti vogliono pregare proprio nella moschea intitolata a Qadri: «La gente ama Mumtaz Qadri (foto a fianco, ndr)», spiega al Guardian l’imam della moschea Mohammad Ashfaq Sabri. «Sempre più gente vuole venire qui a pregare».
    Pakistan, allergata moschea Mumtaz Qadri | Tempi.it

    TSIGANES
    Rino Cammilleri |
    Leggo su News Cattoliche del 5 aprile 2014 che il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha inviato ai membri del Comité Catholique International pour les Tsiganes, in convegno in quel di Venezia, un messaggio augurale in cui si dice tra l’altro: «La Chiesa ha il compito di portare il Vangelo di Gesù in mezzo a loro, ma anche di sostenere il loro sogno d’integrazione che passa per l’educazione, la salute, il lavoro e l’alloggio». Proprio così: «il loro sogno di integrazione». Certo, io non godo di un osservatorio privilegiato, ma in tutta la mia ormai lunga vita non ho mai visto un nomade ansioso di integrarsi. Ce ne sarà senz’altro qualcuno, immagino. Forse ho sempre guardato quelli sbagliati…
    Antidoti » Blog Archive TSIGANES » Antidoti

    Tunisino nullafacente minaccia di morte due persone brandendo un machete, ma per la legge italiana non è pericoloso e quindi viene rilasciato. Logica: questa sconosciuta.
    Viaggiava su un treno regionale proveniente da Lucca e diretto alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella l’uomo arrestato per rapina dagli agenti di una volante del commissariato di polizia di Sesto Fiorentino.
    Le manette sono scattate nei confronti di uno straniero, originario di Israele e 27enne. dopo che lo stesso aveva strappato la catenina dal collo di un cittadino di 24 che viaggiava sul convoglio diretto a Firenze. Dopo una breve colluttazione, il rapinatore è riuscito a scedere dal treno, impossessandosi anche dela giacca con dentro il portaqfogli del malcapitato.
    La vittima, aggredita, è stata subito soccorsa e trasportata da un’ambulanza del 118 all’ospedale di Careggi, dove il personale sanitario lo ha refertato, viste le ferite, fortunatamente solo superficiali, con una prognosi di soli 7 giorni.
    I poliziotti della pantera, tramite la descrizione fornita dal rapinato e da altri testimoni che sul treno avevano assistito alla scena, e con l’ausilio anche delle informazioni raccolte dai colleghi della Polfer che ben conoscevano il modus operandi del malvivente, già autore, in passato, di analoghi episodi sempre sulla medesima linea ferroviaria, si sono messi sulle tracce del fuggiasco, riuscendo a rintracciarlo vicino alla stazione di Neto, in via Parri. Il particolare che ha destato sospetto negli agenti sono state le scarpe, rosse, notate, e descritte, dal rapinato. Accerchiato, e fermato, l’uomo, che nel frattempo si era “liberato” del giubbotto, della sciarpa e del cappellino, ritrovati poi in un cestino dei rifiuti, e riconsociuti dal testimoni, è stato arrestato e portato in questura.
    Colpo sul treno, arrestato il rapinatore » La Gazzetta di Lucca

    Ora i romeni minacciano il testimone della rapina
    Fu una serata di follia quella dell’8 settembre scorso a Casal dei Pazzi. Due romeni ubriachi tentarono una rapina in una pizzeria di via Francesco Selmi e all’arrivo della polizia aizzarono contro gli agenti un grande molosso che aggredì una passante. La donna era Gigliola Guerinoni, famosa alle cronache come “la mantide di Cairo Montenotte”: viveva nell’anonimato dopo aver scontato una lunga condanna per l’omicidio dell’amante, il farmacista Cesare Brin. Gli agenti riuscirono a fermare il molosso legandolo a una ringhiera ma la Guerinoni finì in prognosi riservata per i morsi dell’animale. Il veterinario arrivò dopo quasi tre ore e il cane morì soffocato davanti all’ira dei passanti e all’impotenza degli agenti. Il video de “Il Messaggero”, che documentò l’agonia del cane, sconvolse il web.

    Rissa a San Leonardo e inseguimento a folle velocità: in manette due nigeriani ubriachi e senza patente
    Verso l’una e quaranta della scorsa notte gli agenti delle Volanti sono intervenuti in via San Leonardo per una rissa fra extracomunitari. All’arrivo della Volante scatta il fuggi fuggi generale. Due nigeriani, A.E del 1982 e I.M del 1981, sono scappati su una Honda Civic. Da qui l’inseguimento per le vie cittadine: nonostante i diversi tentativi degli agenti di bloccare l’auto sia con la segnalazione di fermo sia con i dispositivi di emergenza, il nigeriano alla guida ha proseguito la corsa a folle velocità. Solo dopo circa dieci minuti di inseguimento l’auto è stata bloccata in via Genova. Ma i due africani non hanno voluto desistere e hanno ingaggiato una violenta colluttazione con i poliziotti (nel frattempo un’altra Volante era arrivata in supporto). Il 31enne alla guida aveva anche una patente falsa ed era ubriaco. Oggi il processo per direttissima per resistenza a pubblico ufficiale per entrambi i nigeriani; l’autista è accusato anche di falso materiale e guida in stato di ebbrezza.
    Rissa a San Leonardo e inseguimento a folle velocità: in manette due nigeriani - Gazzetta di Parma

    Rapina e picchia un uomo: catturato l’immigrato con 13 identità
    Cremona – Aveva ben 13 identità diverse, utilizzate in quasi 20 anni di professione. Il ladro mutaforme – con condanne pendenti a 11 anni – è stato arrestato dai carabinieri subito dopo aver messo a segno insieme a un complice una rapina in casa a Cremona ai danni di un uomo di 85 anni, derubato di 700 euro che teneva in cassaforte. Lui è stato intercettato poco dopo, il complice invece è riuscito a fuggire.
    Il rapinatore, 38 anni albanese, aveva già colpito a Bari, Milano, Peschiera, Cantù e Seregno

    Orrore a Roma: ragazza stuprata da branco di immigrati in pieno centro
    Roma – Aggredita nel cuore di Roma. Tra le lussuose vie dello shopping capitolino, tra via Frattina e via Bocca di Leone. Non a notte fonda, in mezzo a strade buie e deserte. Ma alle otto di sera quando quelle strade sono ancora prese d’assalto da turisti e romani. E’ successo ieri sera. Vittima una ragazza di 20 anni, aggredita e molestata da quattro polacchi, tre dei quali sono stati arrestati dagli agenti della polizia municipale del I gruppo dopo un rocambolesco inseguimento. Mentre uno è riuscito a fuggire. Sono passate da poco le otto di sera, due vigilesse in servizio stanno facendo un pattugliamento tra le strade del centro quando tra via Frattina e via Bocca di Leone notano una ragazza accasciata per terra: «Aiutatemi, vi prego, mi hanno appena violentato».
    La giovane urla, è ancora sotto choc, non riesce nemmeno ad alzarsi. Nemmeno il tempo di voltarsi: i quattro aggressori, tutti stranieri, sono ancora lì, a pochi metri dalla giovane. Le vigilesse del gruppo partono subito all’inseguimento degli stranieri, cercano di bloccarli ma vengono aggredite. Il tutto avviene sotto gli occhi di passanti e turisti sconvolti. Gli agenti cercano di difendersi usando lo spray al peperoncino, una di loro viene colpita con una cartella. Intanto parte la richiesta di aiuto ad altre pattuglie che arrivano immediatamente sul posto. Dopo una breve colluttazione gli agenti riescono ad avere la meglio e arrestano tre polacchi con l’accusa di violenza sessuale: uno di loro invece riesce a fuggire. I tre aggressori sono stati portati in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini proseguono per il riconoscimento del fuggitivo. La ragazza è stata medicata all’ospedale Santo Spirito con trenta giorni di prognosi.

    Carpineti: casa vacanze sventrata a colpi di piccone dai ladri. Tre arresti
    Ladri con tanto di mappa e con il kit da demolitori quelli che sono entrati in azione ieri, 9 gennaio, in pieno giorno in un’abitazione estiva dell’Appennino reggiano. A colpi di piccone si sono fatti largo per aver accesso a tutti gli ambienti della villa e trafugare quello che sapevano esserci dentro: ovvero mobili antichi. Un colpo studiato nei minimi dettagli tanto da aver disegnato una mappa precisa su come arrivare all’abitazione. Ma tanto questa scrupolosità quanto la loro arroganza, non ha fatto i conti con una pattuglia dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Castelnovo Monti che durante l’attività di controllo del territorio ha notato qualcosa di strano e si avvicinata alla villa presa di mira. Una visita inaspettata per gli stessi ladri che all’arrivo della pattuglia hanno cercato di scaricare dal furgone preso a noleggio quanto rubato: la ricognizione dei luoghi effettuata dai carabinieri ne ha però svelato la loro condotta delittuosa. Con l’accusa di concorso in tentato furto aggravato i Carabinieri hanno arrestato un 58enne di Noceto, un moldavo 54enne e un crotonese 42enne, questi ultimi abitanti a Parma, tutti ristretti a disposizione della Procura reggiana titolare dell’inchiesta. A loro i Carabinieri hanno sequestrato il kit del ladro demolitore costituito da numerose mazzette da muratore, piccone, asce, cacciaviti etc. unitamente a materiale che suffraga un attento studio del colpo, come la mappa per raggiungere l’abitazione.
    Gli arredi antichi (tavolo, sedie e lampadari) per un valore di oltre 10.000 euro sono stati recuperati e restituiti alla proprietaria dell’abitazione. Il sopralluogo nella casa estiva, ubicata nel comune di Carpineti, consentiva di accertare che i tre per accedere avevano scassinato lo scuro della finestra posta al piano terra per poi spaccare a picconate tutte le porte che conducevano ai varo cali che erano chiuse. Ingenti quindi anche i danni compiuti per il compimento dell’attività predatoria. I tre nella mattinata odierna compariranno davanti al locale Tribunale per rispondere del reato di concorso in tentato furto aggravato.

    In mezzo ai bambini: immigrati fanno sesso nudi su una panchina
    Jesi - Sarà stato quel bicchiere di troppo che avevano buttato giù. Sarà stato un modo per riscaldarsi in un freddo pomeriggio di gennaio. O forse semplicemente la passione che li ha travolti mentre si trovavano al parco. Fatto sta che un nigeriano di 38 anni e una polacca di 50 si sono spogliati e hanno iniziato a fare sesso su una panchina del Foro Boario di Jesi. Peccato che alle 18 il parco fosse ancora pieno di gente arrivata per assistere ad una partita di calcio dei ragazzi del quartiere: quindi mamme, bambini e nonni. Molti si sono girati da un’altra parte per non vedere, altri, riporta il Corriere Adriatico, hanno chiamato le forze dell’ordine. La pattuglia dei carabinieri li ha colti sul fatto mentre amoreggiavano come se niente fosse. I due sono stati invitati a ricomporsi, poi sono stati identificati e denunciati per atti osceni in luogo pubblico.
    Jesi, sesso su una panchina al parco mentre i ragazzini giocano a calcio - Libero Quotidiano

    Solo un appunto per come i cosiddetti ‘giornali’ trattano argomenti seri e il degrado, in modo divertito e ironico come fossero gossip. Ormai i giornalisti sono quasi tutti una sorta di ‘gossippari’.

    Roma: marocchino accoltella e rapina una donna incinta
    L’ha avvicinata e minacciata con un coltello. Vittima una donna incinta al quarto mese di gravidanza. L’uomo, un cittadino marocchino 46enne, ha così tentato di strappare con violenza la borsa dalle mani della vittima, per poi scappare con l’autobus. Il fatto è avvenuto alle 13 di ieri in via Casilina angolo via della Primavera, zona Centocelle.
    FUGA SUL 105 – Sul posto sono prontamente intervenuti gli agenti del Commissariato Prenestino, diretti dal dottor Mauro Fabozzi che, accertato i fatti, hanno inseguito l’uomo che si era dato alla fuga su un autobus della linea 105. Il mezzo pubblico è stato raggiunto quasi immediatamente dalla pattuglia della Polizia, che lo ha bloccato. Saliti a bordo della vettura i poliziotti, grazie alle descrizioni fornite dalla donna, hanno scovato l’uomo che, una volta fermato ha cercato di disfarsi del coltello gettandolo sotto l’autobus.
    MEDICATA IN OSPEDALE – La donna, in un primo momento, è stata soccorsa da una pattuglia del Reparto Mobile della Polizia di Stato, che transitando lungo la strada, era stata fermata da una amica della vittima e successivamente è stata accompagnata in ospedale sia per farsi medicare la mano ferita durante l’aggressione che per verificare le condizioni circa la gravidanza. L’uomo invece è stato accompagnato negli uffici del Commissariato, dove è stato arrestato per tentata rapina aggravata.

    RAPINA A TERMINI, PICCHIANO 2 DONNE CON TIRAPUGNI: ARRESTATI ROMENI
    Un episodio di estrema violenza è stato segnalato sabato sera a piazza dei Cinquecento, a due passi dalla stazione Termini. Due donne, di origine nigeriana, sono state brutalmente aggredite da due malviventi.
    Una delle vittime è stata sbattuta con la testa contro un palo e l’altra malmenata con pugni all’addome. Il tutto per rapinarle delle borsette.
    L’incubo per le due venticinquenni è finito solo grazie all’intervento dei carabinieri chem, visto quanto stava accadendo, si sono precipitati sul posto.
    I due aggressori, due romeni, alla vista della pattuglia hanno tentato la fuga ma sono stati comunque bloccati ed ammanettati dopo un inseguimento a piedi. Le giovani, trasportate in ospedale, sono state medicate e guariranno in sei giorni.
    Ad una di loro sono state riscontrate ferite procurate con un “tirapugni di ferro”. I romeni, entrambi di 28enni, sono arrestati e accusati di tentata rapina e lesioni personali e saranno processati con il rito direttissimo.
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    PESCARA: TROVATO CON DROGA, CALCI E PUGNI AI CARABINIERI, ARRESTATO
    PESCARA - Questa mattina i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale Emmanuel Peters, operaio, cittadino nigeriano di 45 anni.
    L’uomo è stato sottoposto a perquisizione personale e trovato in possesso di alcuni grammi di marijuana nel corso di uno specifico servizio antidroga in piazza Santa Caterina.
    Durante le operazioni, però, lo straniero, al fine di guadagnarsi la fuga, ha aggredito con calci e pugni i militari riuscendo però soltanto ad aggravare la sua posizione.
    L’uomo non è stato infatti arrestato per detenzione ai fini di spaccio dello stupefacente rinvenuto, ma per il suo comportamento nei confronti dei carabinieri.
    Sottoposto agli arresti domiciliari, è stato giudicato con rito direttissimo dal Tribunale di Pescara.
    PESCARA: TROVATO CON DROGA, CALCI E PUGNI AI CARABINIERI, ARRESTATO Abruzzo Web Quotidiano on line per l'Abruzzo. Notizie, politica, sport, attualitá.

    Rimini: tunisino indemoniato scatena furiose risse con i vigili
    Rimini – Attimi di tensione, giovedì pomeriggio, nella zona di via Covignano dove gli agenti della Municipale hanno effettuato un servizio antidroga. Tutto è iniziato verso le 16.30 quando, dopo una serie di pedinamenti, il personale della Municipale ha notato il tunisino 34enne, già noto alle forze dell’ordine, che stava vendendo della droga in via del Pino a una mamma che spingeva un passeggino con un bambino piccolo.
    E’ così scattato il blitz per bloccare il pusher che, alla vista degli agenti, ha iniziato a dare in escandescenza ribellandosi all’arresto. Nel tafferuglio, il nordafricano ha spintonato uno degli agenti in borghese che, in sella a una bicicletta, aveva seguito il 34enne facendolo rovinare a terra e procurandogli la lussazione del gomito. Nei momenti agitati che ne sono seguiti, il tunisino è riuscito a fuggire mentre, i colleghi, hanno soccorso l’agente ferito che è poi stato portato in pronto soccorso. Dopo essere stato medicato, il vigile urbano ferito è stato dimesso con una prognosi di 25 giorni. E’ quindi iniziata la caccia al 34enne, già noto alle forze dell’ordine e sottoposto all’obbligo di firma presso la caserma dei carabinieri. Una disposizione che, da oltre un mese, era ignorata dal nordafricano. Sul luogo dell’aggressione, gli agenti della municipale hanno trovato, nascosto in un cespuglio, un involucro con 9 grammi di eroina. Le indagini lampo hanno poi permesso, verso le 20, di individuare il fuggitivo a Viserba a casa della ragazza del fratello. Gli agenti hanno atteso che il nordafricano uscisse e sono entranti in azione per bloccarlo ma, anche questa volta, il tunisino si è ribellato innescando un violento tafferuglio. A stento il personale della Municipale è riuscito a bloccarlo e ad ammanettarlo. Nelle sue tasche sono stati ritrovati altri 8,5 grammi di eroina e, una successiva perquisizione domiciliare, ha permesso di trovare a casa del nordafricano, in via del Platano, varie dosi di hashish, marijuana e un bilancino di precisione.
    Il 34enne, lo scorso 30 dicembre, era stato il protagonista di un’altra violenta rissa con gli agenti della Municipale in via Sigismondo. In quella occasione, il tunisino era arrivato ad aizzare contro le divise alcuni punkabbestia che sostavano nella strada con l’intendo di far fuggire il proprio fratello che stava venendo arrestato dai vigili urbani sempre per spaccio. Dopo una notte in cella, il 34enne è stato processato per direttissima venerdì mattina, difeso dall’avvocato Ninfa Renzini il 34enne ha chiesto i termini a difesa e il giudice ha disposto il trasferimento al carcere dei “Casetti” in attesa del processo.
    Pusher indiavolato manda in ospedale agente della Municipale, arrestato dopo tafferuglio

    Terni, entrano in abitazione di un grave malato e tentano furto: tre giovanissime ladre nomadi fermate
    Tre ragazzine nomadi, rispettivamente di diciannove, sedici e tredici anni, tutte con precedenti penali per furto in abitazione, condanne, denunce, più volte fuggite dalle strutture dove erano state collocate, le due più grandi attualmente incinta e la maggiorenne fotosegnalata 56 volte, ogni volta con un nome diverso. Questa mattina il trio di ladre è stato fermato dalla polizia mentre fuggiva da una casa del centro di Terni dove avevano tentato un furto.
    Gli agenti hanno raccolto la richiesta al 113 della vittima, un ternano gravemente malato che al momento del furto si trovava da solo in casa, e le hanno fermate a pochi metri dall’abitazione. Le ragazze, all’apparenza tre studentesse, curate e ben vestite, hanno detto di essere residenti a Roma e di stare a Terni per “fare un giro”, ma essendo senza documenti sono state portate in questura. Hanno negato di essere coinvolte nel tentato furto, ma nel frattempo è arrivata la vittima e le ha riconosciute.
    L’uomo ha raccontato di aver sentito suonare alla porta di casa, aveva aperto ed aveva visto solo una ragazza che gli aveva chiesto di un certo Mario. Mentre l’uomo le rispondeva di aver suonato all’indirizzo sbagliato, le altre due si erano velocemente intrufolate in casa e in un attimo erano arrivate nella camera da letto. L’uomo, però, nonostante la grave malattia, era riuscito a metterle di nuovo alla porta e a chiamare la polizia. Mentre era al telefono, le ragazze avevano continuato a bussare e a cercare di farsi aprire, avendo realizzato che l’uomo era in casa da solo e pensando probabilmente di poterlo sopraffare; quando hanno capito che l’uomo non avrebbe riaperto sono fuggite, finendo nelle mani degli agenti.
    Tutte e tre sono state denunciate per furto. Le due minori sono state collocate in una struttura per minorenni e la diciannovenne che non è stata arrestata solo per il suo avanzato stato di gravidanza è stata munita di foglio di via obbligatorio per il campo nomadi di via di Salone a Roma, dove risiede, con divieto di fare ritorno nel Comune di Terni per tre anni.
    La questura di Terni rinnova l’invito ai residenti a “fare attenzione agli sconosciuti che incontrano nei condomini o che girano nel quartiere, anche se insospettabili, e di segnalare tempestivamente ogni tipo di situazione anomala”.
    Terni, entrano in abitazione di un grave malato e tentano furto: tre giovanissime ladre nomadi fermate | Terni Oggi

    Spacciatore albanese prende a pugni carabiniere
    Bologna - Maxi sequestro di droga a Crespellano, dove i Carabinieri hanno ‘pizzicato’ un pusher a bordo di un’auto carica di marijuana. 5 kg di sostanza stupefacente rintracciata. Nei guai è finito un albanese, che dopo aver aggredito uno dei militari che l’ha fermato, è stato arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. E’ successo giovedì scorso durante un servizio di controllo del territorio che gli uomini dell’Arma stavano effettuando a bordo di auto prive dei colori d’istituto. Alle ore 17:40 circa, in località Chiesaccia, l’attenzione dei militari è stata richiamata dall’andatura fin troppo lenta di due automobili dirette a Bologna: una Fiat Stilo intestata a un pregiudicato italiano di San Giovanni in Persiceto e condotta da un altro soggetto e una Fiat Punto con tre persone a bordo.
    I Carabinieri, temendo una qualche attività delittuosa, hanno chiesto ausilio ai colleghi dell’Aliquota Radiomobile di Bologna Borgo Panigale e hanno intimato l’alt ai veicoli sospetti. “Questi, invece di rallentare, hanno accelerato e messo in atto una manovra spettacolare per sfuggire al controllo”, riportano i militari. Il conducente a bordo della Punto ha svoltato verso via Persicetana ed è riuscito a dileguarsi, mentre quello a bordo della Stilo si è diretto verso viale Palmiro Togliatti ed è rimasto bloccato in un ingorgo stradale di auto che si erano fermate a causa di un incrocio semaforico. All’arrivo dei Carabinieri, il conducente non si è fatto intimorire, anzi, è ripartito a tutta velocità scavalcando l’isola spartitraffico con un inversione di marcia e dirigendosi in via Aretusi dove ha perso il controllo del mezzo e si è schiantato contro un palo. Costretto ad abbandonare l’auto, il malvivente ha proseguito la fuga a piedi. Qualche istante dopo, i Carabinieri lo hanno scovato in un vano di aereazione di un garage sotterraneo e un militare ne ha pagato le conseguenze perché è stato aggredito con calci e pugni. Il malvivente, 32enne albanese, domiciliato a Bologna, è stato arrestato e condotto in caserma , mentre il Carabiniere ferito è stato trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove è stato medicato e dimesso con una prognosi di 6 giorni per traumi agli arti inferiori. Il movente di quanto accaduto è stato trovato nel vano portaoggetti della Fiat Stilo: 5 involucri rettangolari, ricoperti da cellophane e contenenti marijuana del peso complessivo pari a 5 kg. Quanto rinvenuto, auto e sostanza stupefacente, è stato posto sotto sequestro. Su disposizione della dott.ssa Laura Sola, PM di turno della Procura della Repubblica di Bologna, il cittadino albanese, gravato da precedenti di polizia per furto, lesioni personali e ricettazione è stato associato presso la casa circondariale di Bologna e l’arresto è stato convalidato dal GIP, dott. Mirko Margiocco. Proseguono le indagini finalizzate a chiarire alcuni aspetti della vicenda.
    Crespellano, manovra spettacolare e scazzottata: in auto trasportava 5 kg di droga

    Torino: arrestati sei spacciatori africani, usavano scuola come base
    Torino - Il controllo dello spaccio nella zona di San Salvario ha portato all’arresto di sei spacciatori, tutti di origine africana, e al sequestro di diverse dosi di cocaina. Gli agenti di Polizia hanno portato a compimento un’operazione durata un’intera notte, in cui hanno dapprima seguito alcuni giovani sospettati di essere pusher e poi sono passati all’azione. I poliziotti hanno accertato che gli spacciatori usavano come nascondiglio il cortile di una scuola e quello di una piscina. Durante l’orario di chiusura scavalcavano e recuperavano (o nascondevano) le sostanze stupefacenti. Quando gli spacciatori hanno visto gli agenti entrare in azione si sono nascosti all’interno dell’edificio scolastico usato come base, poi hanno tentato la fuga provando anche ad attaccare i poliziotti. Le manette per i giovani pusher, originari quattro del Gabon, uno del Mali e uno della Nigeria, sono scattate al termine di diversi controlli e perquisizioni effettuate su una sessantina di persone e altrettante autovetture.
    San Salvario: droga nel cortile della scuola e della piscina

    I famosi “profughi” che fuggono dalle zone di guerra.
    Ricercato per stupro di gruppo: tunisino arrestato a Roma
    Gli episodi risalgono a maggio 2012. L'uomo, 30 anni, era ricercato anche per rapina
    I carabinieri del nucleo operativo della compagnia roma centro hanno arrestato un 30enne, tunisino, senzafissa dimora, ricercato per rapina e violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza che si prostituiva, compiuti a Bologna, nel maggio del 2012. I militari, dopo aver rintracciato lo straniero gli hanno notificato, in caserma, l'ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso lo scorso novembre, dalla procura della repubblica di Bologna. Successivamente l'uomo è stato condotto presso la casa circondariale di Rebibbia, a disposizione dell'autorità giudiziaria.
    Ricercato per stupro di gruppo: tunisino arrestato a Roma - Repubblica.it

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Se vuoi prendere il treno devi pagare il pizzo ai rom
    A Firenze passeggeri accerchiati da orde di zingari. Le biglietterie automatiche controllate dal racket. Idem a Milano, Roma e Napoli
    Nino Materi -
    Il Frecciarossa entra in stazione con la stessa solennità - ormai un po' âgée - di una Wanda Osiris che scende le scale della rivista circondata dai suoi boys.
    Solo che qui, nella stazione Santa Maria Novella di Firenze, ad attendere non c'è un pubblico in delirio ma un popolo di disperati. Zingari, soprattutto.
    Sono loro a gestire il servizio di facchinaggio e di biglietteria automatica. Il racket dei rom ha organizzato le cose per bene. Ci sono due gruppi, ognuno con le rispettive specializzazioni: il primo gruppo si occupa di «aiutare» i passeggeri a portare le valigie; il secondo gruppo si preoccupa di «aiutare» i viaggiatori davanti alle biglietterie automatiche. Il verbo «aiutare» è tra virgolette perché, in realtà, si tratta di una vera e propria imposizione che la «gang dei rumeni» (ma le etnie di origine sono varie) esercita con modi violenti. Si avvicinano e ti chiedono di portarti i bagagli o di inserire il danaro nelle macchinette dei ticket, ma, se ti azzardi a rifiutare, il minimo che possa capitarti e di beccarti uno sputo in faccia. A volte va decisamente peggio e così, dagli sputi, si passa direttamente alle aggressioni.
    Di notte nei sottopassaggi ferroviari sono spesso volate anche le coltellate, tanto che la sera gli ingressi vengono addirittura transennati. Chiediamo spiegazione agli agenti della Polfer. Allargano le braccia: «Qui è territorio loro. Per un balordo che allontaniamo, ce ne sono dieci nuovi che arrivano». I giovanissimi vengono utilizzati per i borseggi (con garanzia di immunità, anche in caso di arresto in flagranza), le donne vengono messe a presidio delle biglietterie automatiche, mentre gli uomini marcano stretto i turisti. Le donne, se prima non paghi almeno un euro di pizzo, non ti lasciano fare il ticket elettronico dicendoti a chiare lettere che, se non gli versi la tariffa dovuta, dovrai sobbarcarti la fila davanti alla biglietteria tradizionale. Quantomai minacciosi si rivelano anche i facchini: guai a declinare i loro «inviti» e guai a chi cerca di interferire nei loro traffici. Personale ferroviario e poliziotti fanno il possibile: intervengono quando la tensione sale, ma fanno finta di nulla negli episodi di - diciamo così - ordinario degrado.
    Lo scorso 24 aprile il Sap (Sindacato autonomo di polizia) ha organizzato l'iniziativa denominata «Gazebo della legalità», al fine di richiamare l'attenzione pubblica «sul dilagare degli atti criminosi che quotidianamente vengono perpetrati all'interno dello scalo di Santa Maria Novella e a bordo dei convogli ferroviari».
    «È nostro obiettivo - si legge sui volantini distribuiti nella stazione fiorentina - offrire un supporto concreto sia agli operatori della polizia ferroviaria sia al personale Trenitalia che in modo esemplare si adoperano per contrastare i delinquenti. Nonostante siano oggetto, quotidianamente, di minacce o aggressioni».
    Un brutto andazzo che va avanti da tempo, se è vero com'è vero che anche l'anno scorso ci fu un altro volantinaggio in cui Firenze veniva ribattezzata «Degradopoli»: «Ci scusiamo con chi credeva di arrivare nella “Culla del Rinascimento” ma a causa dell'amministrazione comunale e del sindaco Renzi, qui potete trovare soltanto degrado, sporcizia, vagabondaggio ed accattonaggio! Stiamo lavorando per restituire dignità, decoro e onore alla nostra Firenze». Un «lavoro» che - a giudicare dai risultati - non pare sia servito granché.
    Ma questa non è certo un'esclusiva di Firenze. Lo stesso scenario urbano ritorna infatti anche nella gran parte dei principali scali ferroviari italiani (Milano, Roma, Napoli in testa), da sempre enclavi di diffusa illegalità. Una misera corte dei miracoli che, oltre alla componente nomade, contempla anche comunità stanziali formate da tossicodipendenti, barboni e disperati vari. Alcuni sono innocui, altri violenti. E spesso sono proprio gli inoffensivi a essere le prime vittime del «clan dei cattivi». Droga e alcol. Alcol e droga. Un mix che sfocia in risse, aggressioni, rapine, stupri. Stazioni ferroviarie come camere iperbariche in cui la decompressione del male rischia di esplodere ogni minuto.
    Se vuoi prendere il treno devi pagare il pizzo ai rom - IlGiornale.it

    Agli 82 profughi di Reggio servono scarpe e cellulari
    Appello in rete della Dimora d’Abramo.
    di Enrico Lorenzo Tidona
    Sono tanti, ben 82 persone, e hanno bisogno di tutto: da una sistemazione, al cibo, ai vestiti. Ma la cosa più difficile da reperire, secondo gli operatori, sono le scarpe. Per questo Marco Aicardi, membro dell’associazione Dimora d’Abramo, ha postato su facebook un vero e proprio appello, con il quale chiede aiuto ai reggiani per le decine di ospiti giunti a Reggio nell'ambito dell'emergenza umanitaria Mare Nostrum. «Stiamo assicurando loro vitto, alloggio e sostegno rispetto all'inserimento sul nostro territorio - ha scritto Aicardi - Il privato sociale sta affiancando le istituzioni grazie alla disponibilità di cooperative sociali e Caritas Italiana. Se volete aiutare queste persone in questo momento abbiamo bisogno in particolare di scarpe da uomo di grandi dimensioni (dal 42 al 47) e di telefonini cellulari».
    A spiegare la richiesta non certo usuale è lo stesso Aicardi: «Si tratta di gente giunta fin qui con delle semplici ciabatte di plastica utilizzate per molti chilometri. Attualmente stiamo seguendo 82 migranti, ospitati all’hotel City, all’hotel Italia, in due appartamenti dell’Acer di Reggio e in una casa messa a disposizione di un privato. Abbiamo bisogno anche di telefoni cellulari, con i quali tenerci in contatto con gli ospiti. Loro sono tanti, noi invece siamo sette operatori che cercano di far fronte a questa emergenza insieme alle associazioni. Ma non è sempre facile».
    Per poter provvedere al mantenimento dei profughi, il ministero versa 30 euro al giorno alla prefettura di Reggio per ciascun ospite. Soldi che vengono poi girati agli operatori per saldare il vitto, l’alloggio e il costo dei servizi. «È la soglia minima che ci è stata assicurata fino a fine giugno - afferma Aicardi - Per ora non abbiamo notizie di nuovi arrivi ma i continui sbarchi fanno presupporre che il contrario. Stiamo riuscendo a gestire la situazione, ma in caso di nuovi arrivi avremo bisogno di ulteriori aiuti».
    L’ultimo gruppo di profughi giunti a Reggio risale a domenica scorsa. «Gli ultimi arrivati sono in maggioranza nigeriani, poi ci sono maliani, gente dal centro Africa, dal Sudan, dal Gambia - racconta Aicardi - Sono giovani e uomini adulti. Le donne sono solo tre, ma due sono in dolce attesa. Da quanto ci hanno comunicato, non vogliono andarsene, ma chiedere asilo politico o comunque protezione allo Stato italiano. Vedremo il da farsi nelle prossime settimane».
    Agli 82 profughi di Reggio servono scarpe e cellulari - Cronaca - Gazzetta di Reggio



    Mare Nostrum a 5 stelle per i “migranti”: a Bologna si soggiorna a Villa Aldini
    di TONTOLO
    Qualcuno mi darà del razzista e magari di peggio. Ma io che son Tontolo ma non tontolon ‘sta cosa che la fatidica operazione “Mare Nostrum” debba ospitare i cosiddetti “migranti” (ora va di moda questa terminologia, perché le altre dizioni non sarebbero politicamente corrette) in hotel cooptati (con conseguente rischio per l’esito della imminente stagione turistica) e in altri luoghi molto ameni, mentre i nostri concittadini che perdono la casa per vari motivi devono finire sotto i ponti, questa cosa, dicevo, proprio non la capisco.
    Date un occhio dove, a Bologna, qualche giorno fa sono stati sistemati 70 di questi profughi/clandestini. E’ Villa Aldini e vi allego anche la vista panoramica che si può godere da questa residenza...
    Mare Nostrum a 5 stelle per i ?migranti?: a Bologna si soggiorna a Villa Aldini | L'Indipendenza



    Ecco quanto ci costano le pensioni degli immigrati
    Gasparri chiede lumi al governo: "È ancora necessario estendere la pensione sociale agli immigrati giunti nel Paese grazie al ricongiungimento familiare?"
    Giovanni Corato
    Ventottomilioni di euro. Tanto ci costano 56mila immigrati over 65, arrivati in Italia da almeno dieci anni con un ricongiungimento familiare e che ricevono 500 euro di pensione sociale pur non avendo versato alcun contributo.
    Sono i dati snocciolati questa mattina da Maurizio Gasparri che in un'interrogazione parlamentare ha chiesto se "sia ancora sostenibile" estendere agli immigrati, seppur regolari, la pensione sociale. Secondo il senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato, infatti, grande è il rischio che queste persone arrivino in Italia e, una volta ottenuta residenza e vitalizio, se ne tornino nel Paese di provenienza. Gasparri chiede quindi maggiori controlli "per sfatare il mito del vitalizio in favore di stranieri non realmente residenti in Italia e se in questo momento di grave e perdurante crisi economica e in tempi di spending review sia ancora necessario elargire 327.190.550 euro all’anno di assegni sociali in favore degli stessi".
    Poi si rivolge direttamente al premier che "non può parlare come un venditore di pesce, è il presidente del Consiglio: tiri fuori gli attributi, cancelli Mare Nostrum e faccia esplodere il problema". "Finché con Mare Nostrum facciamo i taxisti dei clandestini a spese dei cittadini, nessuno in Europa si porrà il problema", ha aggiunto Gasparri, "Quando a Palazzo Chigi c’era Berlusconi ha stretto accordi con i paesi del Nord Africa e con i loro interlocutori, simpatici o antipatici che fossero, riuscendo a bloccare le partenze dalla Libia. Renzi si comporta come uno che sta in tribuna con un sacchetto di pop corn. Credo che qualcuno prima o poi dovrà spiegare a Renzi che, purtroppo per nostra disgrazia, è il presidente del Consiglio".
    Ecco quanto ci costano le pensioni degli immigrati - IlGiornale.it

    Basta soccorrerli in mare, respingiamo gli immigrati in Libia
    Giampaolo Pansa
    Il problema è gigantesco e, al tempo stesso, molto semplice. Milioni di uomini, donne e bambini vogliono fuggire dall’Africa subsahariana, dalla Libia, dalla Siria e da altri Paesi del Sud. La loro meta, o la loro illusione, è di raggiungere la Germania e le nazioni scandinave, luoghi che, spesso sbagliando, vengono ritenuti ricchi e disposti ad accogliere altra immigrazione. Ma il primo traguardo di questi disperati è l’Italia. E penso sia inutile spiegare il perché. Siamo un pontile che si estende nel Mediterraneo e dunque rappresentiamo un approdo naturale per chi parte dalle coste libiche.
    Ce li ricordiamo tutti i tempi di Laura Boldrini, funzionaria dell’Onu per i rifugiati, che da Lampedusa ci incitava ad accettare tutti gli sbarchi. La si vedeva quasi ogni sera nei telegiornali: una giovane donna bella, spigliata, aggressiva e grande affabulatrice. Come una maestra severa, ci ammoniva a non essere egoisti e inospitali.
    Lo dico con rispetto e senza ironia, ma credo che la signora si sia guadagnata allora la presidenza della Camera dei deputati. Era l’unica carta che poteva mettere sul tavolo, poiché non aveva nessuna competenza istituzionale o politica. A spingerla è stato quel mago illusionista di Nichi Vendola, che in questo modo ha conquistato per la sua protetta lo scranno più alto di Montecitorio.
    Dopo la signora Boldrini, è arrivato a Lampedusa anche Papa Bergoglio. Doveva essere l’inizio d’autunno del 2013, forse il 3 ottobre, e c’era appena stata una tragedia in mare. Più di trecento migranti, stipati su un’imbarcazione malmessa, carne da macello per quei venditori di schiavi che sono gli scafisti, erano annegati. Papa Francesco fece quello che fanno i pontefici: pregò, parlò con la solita schiettezza, gettò in acqua una corona di fiori e ripartì. Si offerse di ospitare qualche profugo nei palazzi vaticani? Mistero.
    Dobbiamo rimproverare Bergoglio per questo? Da che mondo è mondo, i pontefici sono liberi di fare quello che vogliono, anche quando sbagliano. Sta di fatto che la presenza del Papa a Lampedusa, mostrata a tutto il pianeta da un’infinità di televisioni, risultò un involontario spot a favore dell’accoglienza italiana. Recitava: migranti, venite pure da noi perché nessuno vi respingerà.
    Venerdì sera ho sentito al telegiornale di Sky un intelligente collega tedesco che lavora in Italia da corrispondente. Ha usato una parola che mi ha colpito: la presenza del Papa a Lampedusa è stata «il magnete» che ha attirato in casa nostra un numero crescente di disperati pronti a tutto per arrivare in Europa. Attraverso l’ingresso più facile e generoso. La certezza di essere portati in salvo, curati da una prima assistenza sanitaria, accuditi e condotti a terra, ha moltiplicato il numero dei migranti. Soprattutto delle donne e dei bambini.
    Certi numeri vanno presi con le pinze. Ma sembra certo che nei primi tre mesi di questo 2014 siano arrivati sulle coste siciliane almeno trentamila disperati, con un incremento pazzesco rispetto allo stesso trimestre del 2013. E molti altri sembrano pronti a partire. L’arrivo dell’estate moltiplicherà gli sbarchi. I funzionari che si occupano di emigrazione, e di riflesso il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ci hanno avvisati che in Libia aspettano di partire per l’Italia almeno 600 mila migranti. Lo faranno? Certamente, se non si provvede a scoraggiarli. Forse no, se il governo deciderà di attuare alcune misure.
    L’opinione del Bestiario, per quel che conta, è che le misure minime siano almeno quattro. La prima è di sospendere subito Mare Nostrum, per un periodo di tempo limitato, ma definito in modo chiaro e senza ripensamenti. La seconda, la più dolorosa e insieme la più necessaria, è di respingere gli sbarchi, non in mare aperto, ma alla partenza. Ossia vicino alle coste libiche, ci sia o no l’accordo con la Libia, dove per altro non esiste un governo e al posto dei partiti politici ci sono dei clan o delle tribù che si combattono. Se qualche potere libico si mette di mezzo, bisogna aprire subito una vertenza all’Onu e sostenerla con la decisione necessaria. L’Onu manda dappertutto i suoi famosi caschi blu. E non si capisce perché non debba spedirli vicino alle coste libiche.
    La terza misura è di costringere l’Europa ad accollarsi una parte decisiva delle spese che l’Italia affronta per soccorrere i migranti. Il pattugliamento costa nove milioni di euro al mese. Ma Caterina Maniaci, un’eccellente collega di Libero, ha documentato che esistono altri costi mensili per circa quattro milioni. La quarta misura è infliggere pene esemplari ai pochi scafisti arrestati. Vanno processati subito, condannati in modo pesante, rinchiusi nelle carceri dove vige il regime del 41 bis e dunque trattati come mafiosi sanguinari. Oggi che fine fanno? Stanno in galera o sono già liberi? Nessuno ce lo dice con chiarezza.
    Riuscirà la politica italiana a prendere le misure qui suggerite o altre di analogo peso? Se devo essere sincero, temo di no. I partiti non mi sembrano all’altezza del compito. Il colossale problema dell’immigrazione clandestina, un reato che sbagliando è stato cancellato, è del tutto assente dal dibattito tra quel che resta del nostro sistema partitico. La Casta è rimasta prigioniera di uno schematismo coperto da ragnatele. Quello che dice: se respingi gli sbarchi sei di destra, uno sporco leghista alla Matteo Salvini. Se invece ritieni che l’Italia debba accettare chiunque, sei un buon samaritano di sinistra, nonché fedele seguace di Papa Bergoglio.
    Nel frattempo i centri di accoglienza scoppiano. I migranti fuggono e spariscono, cercando di raggiungere l’Italia del nord con tutti gli espedienti possibili. Ne hanno già visti alla Stazione centrale di Milano. Le città siciliane sono in allarme. Quella di Pozzallo, in provincia di Ragusa, è stata sommersa dall’invasione di clandestini partiti dalla Libia e si è chiusa come ai tempi dei barbari. Si cercano altri centri disposti a farsi sommergere dalle nuove maree umane in arrivo. Ma non sarà facile scovarli.
    Fra poco comincerà il semestre italiano in Europa. Cerchiamo di evitare che inizi con la solita ipocrisia impotente. Di chi è convinto che l’Italia, e i partiti annidati nelle loro comode casematte, se la cavino sempre. Un’illusione pericolosa, perché viviamo tempi feroci. Dove i salvati saranno pochi e i sommersi tanti.
    Pansa: Basta soccorrerli in mare, respingiamo gli immigrati in Libia

    PREGHIERA
    di Camillo Langone
    Statua di Bottego che credevo perduta nel cantiere della nuova stazione di Parma, o fatta sparire per masochismo antirazzista, e che invece sei appena ricomparsa dove fosti posata nel 1907 (i bei tempi dell’Africa italiana, non questi dell’Italia africana). Statua di Bottego, di Vittorio Bottego, del grande esploratore parmigiano che, recita la motivazione della medaglia d’oro, dimostrò “sagacia ammirevole nel dirigere una spedizione scientifico-militare nell’Africa equatoriale fra popolazioni ostili e bellicose” e infine “eccezionale coraggio attaccando con soli 86 uomini un nemico forte di circa un migliaio di combattenti, morendo eroicamente sul campo”. Statua di Bottego, il valoroso che rappresenti sì che saprebbe cosa fare coi maomettani orrendi che dalla Nigeria al Sudan rapiscono le cristiane e lapidano le adultere. Lui che già allora trovava insopportabile la condizione femminile sotto il Corano: “Queste poverette non hanno, neppure in giovinezza, la consolazione dell’amore, perché il padre le dà a quel pretendente che più gli offre e senza consultarle nella scelta. Avvicinandosi alla maturità, meglio sarebbe per loro il morire; il marito e i figli o le cacciano via o le tengono in conto d’inutile peso”. Lui che nel suo diario un giorno scrisse: “Stanco di predicare senza frutto, e per evitare in seguito mali maggiori, faccio somministrare a ciascun contravventore cinquanta bastonate”.
    Preghiera del 16 maggio 2014 - [ Il Foglio.it › Preghiera ]

    Cronaca di un pestaggio nero a Piazza Vittorio pensando al ministro Alfano
    Ho salvato la giacca: ma l’Italia chi la salverà? L’altra notte ero a Piazza Vittorio e qualcuno adesso potrebbe domandarmi: cosa ci fa di notte un uomo elegante come te a Piazza Vittorio? Ero alla festa di Donatella Pascucci, donna di cinema. E cosa ci fa una donna di cinema a Piazza Vittorio? Abita a pochi metri da Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Marco Bechis, Carlotta Natoli, Francesco Piccolo, Enrico Ghezzi, Mimmo Calopresti, Mario Martone, tutti incomprensibilmente pazzi per il lercio Esquilino. Insomma ero lì che parlavo con la costumista della “Grande bellezza”, Daniela Ciancio, le stavo chiedendo lumi sulla giacca rossa di Servillo e mi stava spiegando che era stata confezionata appositamente per il film da Cesare Attolini, sommo giacchista napoletano, quando Donatella mi prega di accompagnarla giù, deve spostare la macchina e ha paura dei negri. Siccome la romana Piazza Vittorio di giorno è possesso degli asiatici e di notte ostaggio degli africani. Non che pugnare coi negri rientri nel novero dei miei desideri, preferendo io l’amore alla guerra, ma un uomo non è uomo se non difende la donna. Scendendo le scale penso: e se mi gioco la giacca Borrelli? Non è su misura come quella di Servillo ma i Borrelli sono fornitori della Real Casa e la mia è una giacca stupenda, di una lana che così secca non l’ho toccata mai, e di un punto perfetto di blu. Asole ovviamente praticabili.
    Usciti dal portone Donatella ha la bella idea di fotografare, col telefonino, i subsahariani sdraiati a dozzine su stracci e cartoni, sotto il porticato. Per mandare la foto al Corriere o a Dagospia, e denunciare il degrado della piazza. Ecco però che costoro si alzano come un sol uomo, o come un solo continente, per avventarsi contro Donatella rea di averli fotografati senza autorizzazione. “Cancella! Cancella!”. E meno male che non hanno machete. Vorrei che al mio posto ci fosse Alfano l’Africano, come Aurora Lussana chiama sulla Padania il ministro secondo il quale gli italiani hanno il dovere di accogliere tutti gli africani sbarchino sulle nostre coste, siano essi mille o un milione o un miliardo. Donatella corre verso il portone e io, pur consapevole che una giacca è importante, percepisco che una donna è importantissima, quindi mi frappongo. “Cancella! Cancella!”. Sembra ce l’abbiano col mio telefonino, un vecchissimo Nokia col quale non ho mai fatto una foto una.
    Mi afferrano per la giacca, orrore, uno di loro la tira con forza, adesso me la strappa, penso. Avessi una pistola gli sparerei in faccia. Non sono preoccupato per me, né per la tbc che in quel momento forse esce dalla bocca di colui che mi urla in faccia: penso alla mia giacca bellissima. Intanto, dentro il portone, Donatella telefona alla polizia che arriva quasi subito senza peraltro turbare più di tanto i miei aggressori, tornati senza fretta ai rispettivi giacigli. Mentre i poliziotti mi interrogano e si scusano di non poter sgomberare il porticato (i negri di Piazza Vittorio sono più o meno tutti in attesa di rifugio politico, perciò intoccabili come vacche in India) capisco che l’immigrazione non è un pranzo di gala e decido che mai più mi sarei avventurato in Piazza Vittorio con una giacca così bella. Poche ore dopo eccomi a Saxa Rubra, un po’ scosso, con la barba non fatta e la giacca strattonata però miracolosamente salva, nel salottino ospiti di “Unomattina”. Cinzia Tani è tutta contenta per la vittoria del travestito barbuto all’Eurovision Song: “E’ un grande salto in avanti!”. “Un grande salto nel buio”, ho la forza di dire, pensando alla faccia dei negri di Piazza Vittorio e alle torme di africani che sull’altra sponda del Mediterraneo meditano il balzo verso un’Europa passiva, alla fine della decadenza come in quella poesia di Verlaine.
    Cronaca di un pestaggio nero a Piazza Vittorio pensando al ministro Alfano - [ Il Foglio.it › La giornata ]

    IL PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO SULLA KIENGE:UN CASTIGO PER L’ITALIA
    Boutade del primo ministro Australiano Julia Gilard sulla nostra ex ministro Cecile Kienge.
    La signora Gilard è gia’ famosa per aver lanciato strali sugli islamici con affermazioni al limite della ideologia nazista, ricordiamo ai compagni lettori infatti le sue frasi deliranti del tipo: “In Australia avete trovato quello che non avevate nei vostri paesi benedetti da Dio in grazie dell’Islam, quindi rispettateci o altrimenti andate via!” oppure: “Noi vi abbiamo dato quello che non avete, rispettateci e rispettate la nostra volontà, altrimenti andate via!”. Da una tale mente contorta che, peraltro, proviene da un paese che è gia tristemente famoso per il suo totale blocco alle frontiere sia per quanto riguarda i profughi che anche per un certosino controllo su qualsiasi cosa venga introdotta in quel paese, dobbiamo sopportare una ennesima lezione di “civilta’” oltretutto non richiesta.
    “La Kienge è stata un vero flagello per l’Italia, oserei definirla un castigo e forse non solo per l’Italia ma per l’Europa intera, che sta gia’ soffrendo di una intollerabile crisi economica senza che avesse il bisogno di peggiorare una situazione gia’ compromessa. L’interesse principale in paesi come il nostro è esclusivamente rivolto alla popolazione residente ed autoctona, nella nostra posizione, pur non soffrendo di una crisi profonda come quella italiana, non saremmo in grado di poter offrire aiuti a chicchessia, perciò non oso immaginare cosa può essere successo in Italia, paese che amo profondamente e che mi dispiace vedere affidato a mani incompetenti che per mera propaganda politica, affossano ulteriormente una popolazione fortemente provata.”
    IL PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO SULLA KIENGE:UN CASTIGO PER L?ITALIA | Catena Umana



    Ghanese ubriaco e senza assicurazione forza posto di blocco
    Modena – La Ford Fiesta che guidava era priva di copertura assicurativa ed è stata sottoposta a sequestro amministrativo. In più gli è stata contestata la velocità eccessiva e gli è stato riscontrato un tasso alcolemico superiore al limite consentito. Un cittadino 56enne di origine ghanese non si è fermato all’alt degli agenti del pronto intervento della Polizia municipale in servizio di viabilità tra via Emilia Ovest e via Rainusso, che avrebbero voluto controllare la sua vettura. Si è, invece, lanciato a velocità sostenuta in direzione via Emilia Ovest, per imboccare il parcheggio di “Palazzo Europa” e scappare in via Rainusso. Qui è stato inseguito e fermato dopo che aveva urtato un veicolo in circolazione, causando danni di modesta entità.
    Non si ferma all'alt della municipale: era ubriaco e non assicurato

    Sorpresi con 5000 euro di rame nel furgone: arrestate due risorse rumene
    Da Roma all’Umbria per impossessarsi di rame. I carabinieri della stazione di Tavernelle hanno arrestato due giovani rumeni, sorpresi martedì pomeriggio a Montali di Panicale su un furgone con targa bulgara già avvistato a Città della Pieve in mattinata.
    Ladri di rame Ai carabinieri hanno detto di aver qualche problema al motore e che si erano avvicinati all’abitazione per chiedere aiuto. Ma la scusa non ha retto. Nel giardino della casa, in quel momento disabitata, c’era infatti una considerevole quantità di calate in rame (valore commerciale pari a circa 4.000 euro), già smontate, accatastate e pronte per essere caricate sul loro furgone. Inoltre nel furgone c’era un ulteriore carico di circa 60 kg di rame, per un valore di 700 euro, rubato nella mattinata a Città della Pieve. A questo punto, ai polsi di B. I., 25enne rumeno e di N. M., anch’egli rumeno, classe 1987, entrambi domiciliati presso un campo nomadi della capitale, sono scattate le manette. Dagli ulteriori accertamenti, eseguiti successivamente presso la caserma di Tavernelle, è poi emerso che i due, nonostante la giovane età, erano già gravati da numerosi precedenti specifici.
    Da Roma all?Umbria per rubare rame: arrestati due giovani rumeni | Umbria24.it

    Ladri, rumeni, nomadi, già gravati da numerosi precedenti: sono il tipo di risorse tanto care alla congolese. Non li vuoi in Italia? Sei uno “sporco rassista”.

    Modena: causarono la morte di tre persone, arrestati immigrati spacciatori
    Modena - Gestivano lo spaccio al dettaglio in Medaglie d’Oro e strada Morane e la loro droga ha causato il decesso di tre persone per overdose. Per tale ragione, sono stati tratti in arresto dalla quinta sezione della Squadra Mobile di Modena: a finire in manette sono stati un nigeriano di 29 anni, un tunisino di 38 e un altro tunisino di 18 anni minorenne all’epoca dei fatti contestati (perciò verrà giudicato dal Tribunale per i Minorenni di Bologna). Le indagini, avviate all’indomani del primo dei tre decessi per overdose (sia di eroina che di cocaina) avvenuto nel giugno del 2012, hanno consentito di risalire all’identità di tre soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, delle morti di altrettante persone avvenute tra i mesi di giugno e luglio del 2012. L’attività di indagine ha permesso di individuare i tre quali autori materiali della cessione di svariati quantitativi di sostanza stupefacente a un vasto giro di clienti a Modena città: al 38 enne, oltre al reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è stato contestato l’episodio specifico della cessione di una dose che ha, successivamente, provocato la morte di uno dei tre tossicodipendenti. Gli arrestati, sottoposti a misura di custodia cautelare in carcere, nello specifico avrebbero gestito lo spaccio al dettaglio nelle zone circostanti la Stazione piccola: piazza Manzoni, via Medaglie d’oro, via Morane, via Archirola, via Bellinzona.
    Causarono tre morti per overdose, arrestati spacciatori

    Lavori che gli italiani non vogliono fare più.
    Bambine ricattate su Facebook: arrestato minorenne marocchino
    San Miniato (Pisa) - Ha minacciato di diffondere via internet foto ose’ di due tredicenni se non avesse ricevuto da loro dei soldi. In realta’, probabilmente, quelle foto non esistono ma le due ragazzine hanno comunque avvisato i loro genitori ed e’ scattata poi la trappola che ha permesso di arrestare un marocchino non ancora sedicenne per estorsione. Il giovane aveva contattato le due conoscenti tramite Facebook minacciando di divulgare le loro foto intime se non lo avessero pagato: le ragazzine hanno raccontato tutto ai genitori e immediatamente e’ scattata la denuncia ai carabinieri. Quando le due adolescenti, nei giorni scorsi, si sono recate all’appuntamento con il marocchino c’erano anche i militari che lo hanno arrestato. Il provvedimento e’ stato convalidato stamani dal tribunale per i minori di Firenze. Le due ragazzine negano di essersi fatte fotografare da lui e gli inquirenti non hanno sequestrato immagini, mentre hanno acquisito i messaggi sul web con la richiesta di denaro.
    "Datemi i soldi o diffondo le vostre foto osé su Facebook" - La Nazione - Pisa

    Evade dai domiciliari, trovato in kebaberia: magistrato lo rimanda a casa!
    Doveva essere ai domiciliari, invece è stato trovato in una kebaberia e quindi arrestato per il reato di evasione, per poi essere rimesso in libertà su disposizione dell’autorità giudiziaria e riaccompagnato al proprio domicilio.
    A scoprire l’evasione di un 21enne nigeriano sono stati ieri sera gli uomini della questura nel corso di servizi straordinari di controllo del territorio effettuati assieme ai colleghi del Reparto Prevenzione Crimine di Bologna nelle zone del grattacielo, della stazione e aree limitrofe. Controlli che hanno portato a identificare 35 persone (delle quali 6 extracomunitarie) e due esercizi commerciali. Proprio in uno dei due esercizi, la kebaberia di fronte alla stazione, gli agenti si sono trovati di fronte il 21enne, che risultava sottoposto alla misura restrittiva degli arresti domiciliari a seguito di indagini per droga.
    Evade dai domiciliari, trovato in kebaberia: magistrato lo rimanda a casa! | Tutti i Crimini degli Immigrati

    Si fanno largo a colpi di piccone per rubare: presi
    E’ accaduto qualche giorno fa nel carpinetano. Una pattuglia di Carabinieri in perlustrazione li coglie sul fatto
    Ladri con tanto di mappa e con il kit da demolitori quelli che sono entrati in azione, in pieno giorno, l’altro dì. A colpi di piccone si sono fatti largo per aver accesso a tutti gli ambienti della villa e trafugare quello che sapevano esserci dentro: ovvero mobili antichi. Un colpo studiato nei minimi dettagli, tanto da aver disegnato, per prepararsi, una mappa precisa su come arrivare all’abitazione. Ma tanto questa scrupolosità quanto la loro arroganza non ha fatto i conti con una pattuglia dei Carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, che, durante l’usuale attività di controllo del territorio ha notato qualcosa di strano e si avvicinata alla villa presa di mira.
    Una visita inaspettata per gli stessi ladri che, all’arrivo della pattuglia, hanno cercato di scaricare dal furgone preso a noleggio quanto rubato. La ricognizione dei luoghi effettuata dai carabinieri ne ha però svelato la loro condotta contro legge.
    Così, con l’accusa di concorso in tentato furto aggravato, i militari hanno arrestato un 58enne di Noceto, un moldavo 54enne e un crotonese 42enne, questi ultimi abitanti a Parma, tutti ristretti a disposizione della Procura reggiana, titolare dell’inchiesta.
    A loro i carabinieri hanno sequestrato il kit del “ladro demolitore”, costituito da numerose mazzette da muratore, piccone, asce, cacciaviti ecc., insieme a materiale che suffraga un attento studio del colpo, come – come detto – la mappa per raggiungere l’abitazione. Gli arredi antichi (tavolo, sedie e lampadari) per un valore di oltre 10.000 euro sono stati recuperati e restituiti alla proprietaria dell’abitazione. Il sopralluogo nella casa estiva, ubicata nel comune di Carpineti, ha consentito di accertare che i tre per accedere avevano scassinato l’imposta della finestra al piano terra per poi spaccare a picconate tutte le porte che conducevano ai vari locali, che erano chiuse. Ingenti quindi anche i danni “collaterali”.
    Si fanno largo a colpi di piccone per rubare: presi | Redacon

    Rapina e picchia un uomo: catturato il malvivente con 13 identità
    Cremona – Aveva ben 13 identità diverse, utilizzate in quasi 20 anni di professione. Il ladro mutaforme – con condanne pendenti a 11 anni – è stato arrestato dai carabinieri subito dopo aver messo a segno insieme a un complice una rapina in casa a Cremona ai danni di un uomo di 85 anni, derubato di 700 euro che teneva in cassaforte. Lui è stato intercettato poco dopo, il complice invece è riuscito a fuggire.
    Il rapinatore, 38 anni albanese, aveva già colpito a Bari, Milano, Peschiera, Cantù e Seregno

    Estorcono soldi e pc a ragazzini, due arrestati
    Coppia di fratelli marocchini finisce nella rete della polizai ferroviaria
    Per mesi hanno terrorizzato e taglieggiato un gruppo di studenti di Sampierdarena, tutti diciassettenni. Per questo due fratelli marocchini, Rafik e Azelarab “Aze” Chakir, rispettivamente di 23 anni e 29 anni, sono stati arrestati dagli agenti della polfer del compartimento di Sampierdarena. L’arresto è avvenuto in flagrante, mentre i due tentavano di intascare l’ennesima “rata” di un presunto debito che i ragazzini avrebbero contratto per l’aiuto che “Aze” Chakir avrebbe dato a uno di loro per recuperare un cellulare rubato. Ora sono accusati di estorsione in concorso. Sono stati segnalati in procura e il pm Piercarlo Di Gennaro ha aperto un fascicolo a loro carico. Restano in cella, in attesa dell’interrogatorio di convalida.
    L’incubo, per gli studenti diciassettenni, è iniziato alla metà di novembre. A uno di loro un giovane, noto nel gruppo col soprannome di Eduardo, aveva sottratto uno smartphone. Questi aveva agito con l’occulta complicità di “Aze” Chakir, che aveva distratto il giovane derubato e i suoi due amici mentre Eduardo si allontanava con il telefono. Lo stesso “Aze” Chakir si era offerto di recuperare il cellulare avvicinando lo zio di Eduardo, un presunto malvivente di Rivarolo. Ma, tornando dalla sua “missione”, aveva detto di essere stato picchiato e rapinato di settecento euro. Pretendeva dunque di essere rimborsato di quei soldi dai ragazzi che avrebbe “aiutato”.
    È iniziata così la persecuzione dei ragazzini, fatta di appuntamenti per la consegna di soldi, minacce di pestaggi e di ritorsioni, anche a familiari, tra cui i nonni di uno di loro. L’apice dell’estorsione è stata raggiunta quando, nei primi giorni di gennaio, Rafik Chakir, che nel frattempo si era sostituito al fratello “Aze” nella persecuzione dei giovani, aveva preteso di essere accompagnato a casa dei nonni di una delle vittime per farsi consegnare dei soldi. Nel frattempo i giovani, a più riprese, avevano già consegnato alla coppia di fratelli maghrebini oltre quattrocento euro, un computer portatile e una coppa d’argento sottratta proprio ai nonni di uno di loro.
    Tra le forme di pressione esercitata sui diciassettenni, anche la minaccia di una falsa denuncia. «Se non mi dai i soildi - ha detto a uno di loro Rafik Chakir - vado in questura e denuncio che mi hai rubato un computer. Passi un guaio grosso così...». Poi decine, centinaia di telefonate per spingere i ragazzi a dare loro i soldi. Una di queste telefonate è stata fatta da Rafik Chakir proprio quando un ragazzo si trovava negli uffici della polfer di Sampierdarena, per denunciare l’ormai intollerabile situazione nella quale si trovava da mesi. «Dove sei stato? Ti cerco da due ore? Li hai recuperati i soldi? Ci dobbiamo vedere subito! Me li devi dare!» ha detto il marocchino al giovane, che gli ha risposto di avere 230 euro. «Quelli vanno bene, portameli subito!». La conversazione è stata ascoltata dagli agenti della polfer che hanno spinto il giovane a organizzare un incontro col ventitreenne per scambiare la coppa d’argento con i soldi. L’incontro si è svolto in centro, e per il marocchino sono scattate le manette. Una successiva perquisizione dell’abitazione in cui abita anche il fratello “Aze” ha permesso di rinvenire il portatile sottratto durante l’estorsione. Anche il trentenne è finito in manette.
    Estorcono soldi e pc a ragazzini, due arrestati - Il Corriere Mercantile

    Marocchini rubano bandiera italiana e la gettano tra i rifiuti
    Cremona - Sono due marocchini e nemmeno adolescenti i due responsabili del furto e della distruzione della bandiera italiana strappata all’asta dell’ufficio postale di Pescarolo, paese sul confine con il Bresciano ad una decina di chilometri da Cremona.
    La scoperta dell’atto vandalico è avvenuta giovedì mattina: il netturbino aveva ritrovato il tricolore in un cassonetto insieme ai rifiuti. I carabinieri di Vescovato sono andati fino in fondo, andando a visionare anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi che si affacciano sulla piazza del paese. E quelle registrazioni hanno incastrato i due autori: un 21enne marocchino residente in paese e un suo connazionale di un anno più grande che risulta residente a Bolzano.
    I due sono accusati, tra l’altro, di vilipendio alla bandiera. Il gesto ha fatto montare la rabbia in molti residenti, anche perché nel comune, da sempre, la solidarietà e la tolleranza sono di casa.
    Rubano e distruggono bandiera italiana: due giovani finiscono nei guai - Il Giorno - Cremona

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    La Merkel taglia i sussidi agli immigrati fannulloni
    La Cancelliera contro i "turisti del welfare", stranieri che si trasferiscono in Germania solo per ottenere le generose indennità di disoccupazione
    Noam Benjamin
    Berlino - Colpo magistrale per Angela Merkel. Per mesi ha lasciato che fossero solo i cristiano-sociali bavaresi (Csu) a lamentarsi degli immigrati.
    «Chi imbroglia è fuori» è stato il titolo della campagna condotta lo scorso inverno dal partito di Monaco e che siede al Bundestag accanto ai deputati della cancelliera (Cdu). A far scattare la formazione-sorella bavarese era stato Schengen, ossia la possibilità dall'1 gennaio di quest'anno anche per i cittadini bulgari e romeni di risiedere ovunque in Europa. La Csu temeva un ricorso massiccio dei nuovi immigrati agli assegni famigliari e all'Hartz IV, il generoso sussidio di disoccupazione concesso in Germania. La corsa alla richiesta di sussidi non c'è stata, tuttavia negli ultimi mesi si è fatta più forte anche la campagna di Alternative für Deutschland (AfD), il partito che vuole il ritorno del marco tedesco e il dimezzamento delle competenze della Commissione Ue. La cancelliera ha ignorato tanto i primi quanto i secondi, limitandosi a organizzare un tavolo di lavoro dei 16 Länder federati per studiare l'intreccio fra immigrazione comunitaria e welfare nazionale.
    Poi, a soli tre giorni dal voto per le europee, intervistata dalla Passauer Neue Presse, ha dichiarato: «L'Unione europea non è un'unione sociale», annunciando nuove misure per dare un giro di vite al fenomeno del parassitismo sociale da parte degli immigrati. La cancelliera tiene alla sua fama di leader europeista e le era finora mancato il pretesto per intervenire. L'assist le è stato fornito a inizio settimana dall'Avvocatura generale della Corte europea di Giustizia, secondo cui è legittimo che la Germania rifiuti i propri sussidi a immigrati Ue che risultino essere «turisti del welfare».
    La Repubblica federale sa essere generosa e spende 33,7 miliardi di euro l'anno in trasferimenti sociali: 26,8 vanno ai cittadini tedeschi, la parte restante a stranieri (europei ed extra-Ue) legalmente residenti. Per ottenere l'Hartz IV bisogna essere in cerca di lavoro o in formazione. Da domani, però, gli immigrati non potranno più barare. Questo il parere dell'avvocato generale Melchior Wathelet, che da Lussemburgo raccomanda di escludere dai benefici coloro che «non si vogliono integrare nel mercato del lavoro». È il caso appunto di una romena di 24 anni e residente in Germania da tre che si è vista rifiutare il sussidio dal Job Center di Lipsia perché, riporta la stampa tedesca, «priva di qualifiche, non in formazione, né intenta a cercare un lavoro». La Corte europea non ha detto ancora l'ultima parola ma difficilmente si opporrà al parere dell'Avvocatura generale.
    «Non vogliamo pagare l'Hartz IV ai cittadini europei che sono in Germania solo per cercare un lavoro», ha dichiarato Merkel. Il governo sta lavorando a nuove misure che impediscano anche la concessione degli assegni famigliari (circa 180 euro) per i bambini di immigrati che non stiano lavorando. «Siamo impegnati a fondo per eliminare gli abusi», ha sentenziato la cancelliera rioccupando il centro della scena politica su un tema scottante. A chi sgarra saranno comminate sanzioni che vanno da un «foglio di via» di durata quinquennale, al carcere fino a tre anni.
    Dai banchi dell'opposizione si sono subito levate le proteste dei Verdi, la cui leader parlamentare Katrin Göring-Eckardt ha accusato il governo di essersi messo a fare una campagna populista e illegale perché incompatibile con i Trattati Ue. Gli ultimi dati ufficiali del governo tedesco dicono intanto che il numero di stranieri in Germania ha raggiunto la cifra record di 7,2 milioni. Nelle stesse ore è stato reso noto che, all'interno dell'area Ocse, la Germania è diventata la seconda meta al mondo per l'immigrazione dopo gli Stati Uniti.
    La Merkel taglia i sussidi agli immigrati fannulloni - IlGiornale.it

    MANI IN ALTO! - NELL’ITALIA IN MUTANDE AUMENTANO RAPINE E FURTI - LA MAGGIOR PARTE DEI COLPI E’ MESSA A SEGNO AL CENTRO-NORD - GLI STRANIERI INCIDONO PER IL 63% DEI BORSEGGI, PER IL 54% DEI FURTI IN CASA E 47% DELLE RAPINE -
    A livello nazionale, emerge una crescita generalizzata di furti e rapine, che invece diminuiscono nel resto d’Europa - Le rapine agli uffici postali sono aumentate del 15%, quelle per strada del 31, quelle in abitazione addirittura dell’83.
    Vladimiro Polchi per “la Repubblica”
    I quattro reati più in crescita negli ultimi anni fotografano un’Italia criminale a due velocità. Dal 2009 al 2013, nel Centro-Nord i borseggi sono aumentati del 48 per cento, i furti in abitazione del 69, le rapine in casa del 90, quelle per strada del 75. Nel Sud e nelle isole la crescita è stata invece più contenuta (borseggi +20 per cento, furti in abitazione +55, rapine in casa +66) o addirittura c’è stata una retromarcia (con le rapine in strada diminuite del 12 per cento).
    Dal 2009 a oggi, la frequenza dei borseggi è cresciuta soprattutto in Lazio, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia e Toscana. Quella dei furti in abitazione in Trentino, Veneto, Emilia e Toscana. Il numero delle rapine in casa è salito specialmente in Piemonte, Liguria, Friuli, Lombardia, Emilia e Toscana. Quello delle rapine in pubblica via in Toscana, Trentino, Friuli, Emilia, Lazio e Lombardia.
    Come si spiega? Per lo più con il ruolo degli stranieri che delinquono: «Questa tendenza — si legge infatti nella ricerca — è dovuta al ruolo che alcuni strati della popolazione immigrata hanno avuto per questi reati; alla crescita negli ultimi anni della percentuale degli stranieri sulle persone denunciate per furti e rapine e al fatto che questa popolazione vive più frequentemente nelle regioni centro-settentrionali ».
    Qualche numero: gli stranieri sono il 63 per cento del totale delle persone denunciate per borseggi, il 54 per cento per furti in casa, il 47 per le rapine in abitazione e la metà per le rapine in strada. Nelle banche sei rapinatori su cento parlano straniero.
    A livello nazionale, emerge comunque una crescita generalizzata di furti e rapine, che invece diminuiscono nel resto d’Europa. Il numero dei furti, dopo aver raggiunto il livello più basso nel 2009 (con 1.318.076 colpi), ha ripreso ad aumentare raggiungendo 1.547.769 casi nel 2013, con un incremento del 17 per cento. La crescita maggiore si è avuta con i borseggi (+43%) e i furti in abitazione (+86%). Anche il numero delle rapine negli ultimi quattro anni è cresciuto, passando da 35.822 a 43.510: un aumento del 28 per cento.

    Resistere alle botte e non fare ritardi: ecco il "manuale" della gang di latinos
    Fermata a Milano banda di Latin King. Nel "vademecum" c'è anche la prova di iniziazione per nuovi arrivati: pestati per quattro minuti senza lamentarsi
    Paola Fucilieri -
    Milano- Regole di comportamento, codici d'onore, segni e linguaggi convenzionali che solo loro potevano conoscere, svelare e che rappresentavano sia un modo per distinguersi che per celarsi agli estranei ma imporre anche la propria supremazia, li avevano sempre avuti.
    Ora, però, i Latin King - la gang latinoamericana nata a Chicago nel 1940 e poi impostasi a livello internazionale per dare una mano e solidarizzare con gli immigrati sudamericani - coltivano ambizioni di grandezza e potrebbero voler espandere i loro confini finora così strettamente etnici. Allargandosi a un mondo, il nostro, che affrontano sì con prosperidad, libertad a través del Amor come scrivono su un opuscolo di regole redatto a computer e suggellato dalla loro effigie della corona a cinque punte ritrovato casualmente nei giorni scorsi in un giardinetto nella zona centrale Sant'Agostino da una pattuglia del commissariato Porta Genova in servizio di controllo sul territorio. Tutto questo senza mai disdegnare, però, spaventosi machete coltelli dalle affilate e lunghissime lame e persino una pistola caricata con 7 proiettili, una Beretta calibro 7.65 rubata nel 2011 e nascosta in una delle scarpe dell'unico arrestato tra i sette giovani individuati, che è anche il solo italiano del gruppo, un 21enne con precedenti penali. Un'apertura, verso soggetti «nostrani» che già un'altra gang, i Trevor, anni fa, aveva anticipato proprio a Milano.
    I poliziotti l'altra sera hanno notato quei 7 giovani nell'area verde che confina con il Museo della Scienza e della Tecnica. Insieme al mini arsenale che si portavano addosso, l'opuscolo per suggellare la loro iniziazione ai Latin King che non consta sempre o, comunque, semplicemente nel ben noto e ormai folkloristico «3.60», i quattro minuti in cui, due o quattro componenti della pandilla (banda) devono picchiare e «iniziare» il nuovo aspirante. Bensì tutta una serie di ammonimenti, precetti che se non rispettati, anche in un solo caso, determineranno vere e proprie punizioni.
    Resistere alle botte e non fare ritardi: ecco il "manuale" della gang di latinos - IlGiornale.it



    Islamico non trova Corano in biblioteca: la devasta e pesta i custodi gridando “Allah u’ Akbar”
    Genova – Inneggiando ad Allah e lamentandosi perché non trovava il Corano né libri di cultura islamica ha distrutto la biblioteca civica di Busalla e picchiato due addetti che avevano provato a fermarlo.
    Per questo un senegalese di 24 anni è stato arrestato dai carabinieri di San Martino dopo una breve collutazione. Il senegalese dovrà rispondere di danneggiamento aggravato e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
    Durissima la reazione di Francesco Bruzzone, capogruppo della Lega Nord in Regione: «Sono a dir poco sconcertato nell’apprendere di episodi di questo genere. Ma un po’ c’era da aspettarselo: questi sono chiari esempi di chi vuole venire in casa nostra volendo comandare. Mi auguro che la giustizia faccia il suo corso, e non che venga rimesso in libertà dopo pochi giorni». Infine: «Esprimo vicinanza alle persone aggredite. Inorridisco e spero che notizie di questo tipo facciano svegliare il cervello della gente».
    Busalla, non trova il Corano e distrugge la biblioteca: arrestato | Liguria | Genova | Il Secolo XIX





    Roma: scontri etnici tra sudamericani e italiani
    Cinque accoltellati tre donne e due uomini: è il bilancio della violenta rissa in via Libetta 7, strada principale della movida nel quartiere Ostiense, avvenuta all’alba. Tutto sarebbe iniziato fuori la discoteca “Marylin” dopo la chiusura. Due gruppi di una ventina di persone, italiani e sud americani, si sarebbero fronteggiati dopo una lite iniziata in un locale. La polizia delle volanti e del commissariato Colombo è intervenuta dopo una segnalazione al 113.
    La ragazza cubana di 20 anni è stata medicata al Cto per ferite di arma da taglio ialle braccia e al volto e ne avrà per una decina di giorni. Con la stessa prognosi è stato medicato al Sant’Eugenio il colombiano di 26 anni, mentre l’altra ragazza di 27 anni è stata trasportata al San Camillo. L’italiano, invece, si è invece presentato all’ospedale Sant’Andrea, sempre con ferite da arma da taglio al fianco e la perforazione della milza: ha riferito ai sanitari di essere stato ferito fuori dal locale.
    Ora gli agenti stanno indagando per capire cosa è accaduto realmente, infatti, i racconti dei feriti sono diversi. Uno ha riferito di essere uscito dal locale con un amico, di aver visto le ragazze ferite e di essere intervenuto in loro aiuto, ma che a quel punto è stato aggredito da cinque ragazzi armati di coltelli. Una delle giovani, invece, ha detto di essere stata aggredita da un gruppetto di ragazze.
    Ostiense, rissa tra italiani e sudamericani giovani accoltellati nella via della movida - Repubblica.it

    Rubano il rame al cimitero di Ovindoli, due romeni arrestati dai carabinieri
    Ovindoli. Sorpresi dai Carabinieri mentre rubano rame al cimitero: in manette.
    Tratti in arresto R.D., 38enne cittadino polacco e I.C. 36enne romeno. I Carabinieri del Comando Compagnia di Avezzano hanno intensificato, su polizia sequestra rametutto il territorio di competenza, l’attività di controllo del territorio, specialmente nelle ore notturne, finalizzato al contrasto dei reati predatori, con particolare riferimento ai furti. Proprio nell’ambito di uno di questi servizi un equipaggio della Stazione Carabinieri di Ovindoli, la notte scorsa, ha intercettato i suddetti cittadini extracomunitari all’interno del locale cimitero sulla SS696 mentre erano intenti a sottrarre grondaie, discendenti e pluviali in rame. Alla vista dei militari i due accennavano un repentino tentativo di fuga, conclusosi immediatamente grazie alla prontezza dei militari che li hanno bloccati. Gli stranieri aveva già caricato quasi completamente i circa 5 quintali di rame asportati sul loro furgone.
    I riscontri immediatamente svolti hanno permesso di raccogliere numerose fonti di prova ed elementi di reità nei confronti dei ladri anche per altri furti di rame perpetrati questo mese nella Marsica. I due, dichiarati in arresto in flagranza di reato per furto aggravato, sono stati tradotti in carcere su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avezzano.
    Rubano il rame al cimitero di Ovindoli, due romeni arrestati dai carabinieri | Marsica Live

    Le strappano via la borsa in treno sotto gli occhi delle telecamere
    Una giovane australiana si stava recando da alcuni parenti a Vicenza, quando è stata avvicinata da due uomini che l'hanno prima bloccata e poi derubata. Il tutto però è stato ripreso dall'impianto di sorveglianza, che ha consentito agli uomini della Polfer di rintracciare i ladri
    Ma fortunatamente per la giovane australiana vittima di questa vicenda, le telecamere avevano ripreso ogni cosa, consentendo così agli agenti della Polfer di trarre in arresto in due individui, che domani risponderanno dell'accusa di rapina impropria davanti al gip Giuliana Franciosi.
    Le strappano via la borsa in treno sotto gli occhi delle telecamere

    Non compra cd: senegalese lo aggredisce a pugni
    L’episodio si è verificato sabato intorno alle 17 nel parcheggio del centro commerciale Carrefour di viale Marconi. Vittima dell’aggressione Roberto Delogu, 34 anni, di Quartu. Un giovane senegalese, che gli avrebbe proposto di comprare un cd, avrebbe scaricato con un pugno la rabbia per il rifiuto opposto dal possibile acquirente. E’ poi fuggito. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Selargius che hanno raccolto la denuncia. Il giovane è stato accompagnato all’ospedale e poi dimesso intorno alle 22.

    Immigrati scatenati a Roma: borseggi sul bus e in metro, 5 arresti
    Roma – I carabinieri della stazione Roma San Lorenzo in Lucina e quelli della stazione di Roma Madonna del Riposo hanno arrestato ieri, in due diverse operazioni, cinque romeni per borseggio.
    I primi quattro stranieri, due uomini di 47 e 48 anni e due donne di 44 e 47, tutti senza fissa dimora, sono stati bloccati a bordo dell’autobus, della linea 64, all’altezza di piazza Venezia, sorpresi subito dopo aver sfilato il portafogli ad un turista statunitense. Poco dopo l’arresto, i quattro sono stati condotti in caserma mentre, il portafogli, è stato restituito al turista straniero.
    Il secondo arresto è avvenuto all’interno della metro, linea A, all’altezza della fermata di piazza di Spagna, dove i militari sono riusciti a bloccare un 26enne, senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, che aveva rubato il portafogli a una turista italiana. Anche in questo caso i militari sono riusciti a recuperare la refurtiva e a riconsegnarla alla vittima mentre il giovane è stato condotto in caserma. I cinque arrestati trattenuti a disposizione dell’autorità giudiziaria, verranno processati domani in mattinata con rito direttissimo.
    Roma: borseggi sul bus e in metro, 5 arresti - Libero Quotidiano

    Venezia: venditori abusivi aggredisco turisti
    Si trovavano in una delle piazze più belle del mondo. Come ogni giorno migliaia di turisti come loro. Venerdì pomeriggio verso le 17, infatti, all’altezza dell’ala napoleonica, i visitatori sono stati aggrediti da due venditori di grano abusivi cingalesi.
    Come riporta il Gazzettino, infatti, tutto ruoterebbe attorno a una banconota da dieci euro cui avrebbe dovuto seguire un resto. Mai arrivato. I due turisti sono stati avvicinati dagli abusivi, che hanno messo del grano nelle mani della moglie. Per attirare i piccioni. Arrivati i pennuti, con relativi sorrisi della coppia, è scattata la richiesta dei soldi. Cui la donna ha cercato di assolvere tirando fuori dal portafoglio la banconota da dieci euro. Consegnandola al venditore di grano.
    A quel punto la signora era convinta che avrebbe ricevuto il resto. Invece nulla di tutto ciò. La banconota le sarebbe stata strappata dalla mano. Da lì è scaturita la discussione, cui sarebbe seguita anche una colluttazione. Il primo a intervenire un commerciante con negozio vicino al caffé Florian, attirato dalle grida della turista. Al ché l’uomo che si era preso i dieci euro, capito che era meglio tagliare la corda, si è dileguato. Il “collega”, invece, è stato bloccato da un poliziotto di quartiere in servizio di vigilanza assieme a due militari dell’esercito nelle vininanze dell’Hard Rock Café.
    Donna aggredita piazza San Marco 24 gennaio 2014

    Sono “risorse”: denunciati 3 rumeni per vari furti in aziende del Norditalia
    I Carabinieri di Occimiano, a conclusione di attività d’indagine concernente la consumazione di furti in danno di aziende commerciali, hanno denunciato in stato di libertà per concorso in furto aggravato continuato tre uomini di nazionalità romena, residenti a Torino.
    Gli accertamenti investigativi svolti dai militari della Stazione Carabinieri, corroborati da individuazioni fotografiche e dall’analisi del traffico delle utenze cellulari, hanno permesso di identificare i tre soggetti quali autori dei furti commessi, in orario notturno, nel periodo 3-12 ottobre 2013 in danno di cinque aziende ubicate in:
    - Casale Monferrato, dove, presso un’impresa di pompe funebri, asportavano un furgone Mercedes ed utensili da lavoro per un valore di 10.000,00 euro;
    - Villafranca di Verona (VR), ove trafugavano 190 litri di gasolio;
    - Povegliano Veronese (VR), dove in tre distinte società riuscivano ad asportare dei rotoli di pelle pregiata di pitone e coccodrillo e cinture finite destinate alla vendita per un valore di 1000,000 euro circa; da una lavanderia industriale asportavano un furgone e biancheria varia e presso un deposito di un’impresa edile si impossessavano di utensili professionali per un valore di 40.000,00 euro.
    Nel corso delle perquisizione delegate dalla competente Autorità Giudiziaria a carico degli interessati, i militari dell’Arma rinvenivano e sequestravano un telefono cellulare utilizzato nel corso delle azioni delittuose nonché alcune cinture di pelle pregiata asportate dall’interno di una delle ditte visitate.

    Sono senza dubbio risorse, e chi lo nega è uno sporco “rassista”.
    Integrazione: banda multietnica rapina 82enne
    LAMEZIA TERME – Uno ha atteso come vedetta, l’altro ha agito prendendo di mira una signora di 82 anni alla quale ha tentato con violenza di strappare la catenina d’oro che portava al collo. Protagonisti dell’azione criminale sono stati, secondo le indagini dei carabinieri, Giuseppe Coccimiglio, 22 anni, e Mohamed Hajji, 21, entrambi arrestati con l’accusa di tentata rapina e lesioni.
    L’attività investigativa dei carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme ha permesso di identificare gli autori della tentata rapina, avvenuta lo scorso 26 settembre a Lamezia Terme. L’anziana donna, di ritorno dalla spesa, era stata aggredita e fatta cadere rovinosamente a terra, al punto da procurarle alcune lesioni. Il rapinatore aveva dovuto desistere dal tentativo di rapina perché la vittima si era messa ad urlare, attirando l’attenzione dei residenti.
    A quel punto sono scattate le indagini che hanno permesso di ricostruire l’accaduto e rintracciare gli autori, con Coccimiglio che avrebbe fatto da “palo”, mentre Hajji sarebbe stato l’autore materiale della tentata rapina. Entrambi sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.
    Buttano a terra anziana per rubare collana in oro Tentata rapina, arrestati due giovani a Lamezia - IlQuotidianodellaCalabria

    Pregiudicato marocchino accoltella turista: lo guardava
    Bologna – Arrestato un uomo per tentato omicidio aggravato al ristorante Pizza’s nella centralissima via dei Musei. L’aggressore era seduto al tavolo con un amico e durante tutto il tempo della cena non ha mai smesso di fissare e aggredire verbalmente e con dei gestacci una coppia di fratelli olandesi (la vittima del ’77 e l’altro classe ’74) seduti poco distante. I due, a Bologna per affari, hanno fatto finta di niente.
    Poi, lo scatto: l’uomo di origine marocchine ha afferrato un coltello da tavola e in un baleno è balzato addosso all’olandese, puntando a ferirlo dritto alla gola. Il colpo fortunatamente viene evitato e i soccorsi sono immediati, come anche l’intervento della Polizia, che mette le manette ai polsi di S. B., 44enne marocchino già noto alle forze dell’ordine per vari precedenti. Il titolare del locale, che è videosorvegliato, fornirà agli investigatori le riprese, per comprendere meglio l’accaduto.
    LO STESSO UOMO CHE SI ARRAMPICO’ NUDO SUL NETTUNO. Primo fra tutti il suo nome riconduce all’arrampicata sulla statua del Nettuno dopo essersi denudato quasi completamente, episodio avvenuto ben due volte in pochi mesi e finito con un incontro con alcuni funzionari del Comune, che hanno ascoltato i suoi racconti legati a un disagio sociale. Bouzaitouna è regolare in Italia ed è residente in via del Lazzaretto.
    Pregiudicato marocchino tenta di accoltellare un uomo, senza motivo | Imola Oggi

    Genova: immigrati devastano auto, uno appena uscito dal carcere su moto rubata
    Auto danneggiate, controlli a tappeto in zona Castelletto …
    Genova. Nelle ultime due settimane sono sono state innumerevoli le segnalazioni di danneggiamenti a macchine parcheggiate in corso Carbonara e nelle vie limitrofe, veri e propri raid nel cuore della notte. Per questo motivo la Squadra Mobile e le volanti della polizia, anche in borghese, hanno iniziato a controllare la zona di Castelletto con particolare costanza e hanno arrestato tre stranieri, tutti con precedenti di polizia, irregolari in Italia e privi di una stabile dimora che, in due distinti episodi, sono stati sorpresi a bordo di motoveicoli rubati e bloccati al termine di rocamboleschi inseguimenti.

    Venditore abusivo la rapina: non lo arrestano
    Genova – Nel primo pomeriggio di domenica, in Via Chiodo, era stata aggredita e rapinata da un magrebino.
    L’uomo sotto l’effetto dell’alcol, l’aveva minacciata con un coltello per sottrarle due sacchetti contenenti alcune paia di scarpe e indumenti e poi l’aveva colpita alla spalla con un arnese di ferro nel tentativo di sottrarle la borsetta.
    La vittima, una cittadina di 48 anni aveva incassato il colpo ed era riuscita a trattenere la borsetta ma non i sacchetti.
    Ieri, in via Sottoripa, la 48enne ha riconosciuto senza ombra di dubbio il suo aggressore mentre sorseggiava un caffè seduto al tavolino di un bar.
    La donna si è immediatamente rivolta al 113 ed ha subito indicato agli agenti intervenuti il suo aggressore, un 40enne marocchino regolarmente soggiornante in Italia, peraltro indicato dalla vittima come venditore di oggetti usati al mercatino abusivo di Caricamento.
    L’uomo aveva al seguito un carrellino alla cui estremità era ancorata un’asta metallica con tutta probabilità usata durante la rapina. Accompagnato in Questura per l’identificazione è stato denunciato.
    Rapinata, riconosce il suo aggressore mentre prende un caffè in Sottoripa | Liguria | Genova | Il Secolo XIX

    Palpeggiava tutte le mattine ragazzina sul bus, catturato albanese
    Genova - La squadra investigativa del commissariato Centro ha arrestato un albanese di 41 anni, responsabile del reato di violenza sessuale reiterata su minore. L’uomo palpeggiava tutte le mattine sul bus una studentessa di 14 anni che andava scuola. A dare il via alle indagini la denuncia della ragazzina. I poliziotti si sono appostati sul mezzo pubblico ed hanno aspettato che l’uomo entrasse in azione e lo hanno bloccato.
    Palpeggiamenti sull'autobus, arrestato per violenza su minore

    Savona, imboccano contromano corso Colombo su auto rubata: due ecuadoriani in manette, uno patteggia
    Savona. Domenica pomeriggio è stato arrestato per il furto di un’automobile insieme ad un connazionale minorenne. Questa mattina un ecuadoriano di 19 anni, J.C.Y.R., è stato processato per direttissima ed ha pattegiato due mesi e venti giorni di reclusione e 200 euro di multa con la sospensione condizionale.
    In aula il giovane si è giustificato: “Ho preso la patente da poco, abbiamo visto quella macchina con le chiavi inserite e l’abbiamo presa. Non volevamo rubarla, solo fare un giro. L’avremmo riportata indietro”. Secondo quanto ricostruito, il ragazzo domenica, mentre era con due amici, ha notato una Chevrolet Matiz ferma in sosta a Genova Pegli con le chiavi inserite (il proprietario era sceso solo per comprare le sigarette e l’aveva lasciata in doppia fila).
    I tre l’hanno presa e si sono diretti verso Savona dove, per due di loro, la bravata si è conclusa con l’arresto. Il diciannovenne (che era difeso dall’avvocato Gian Maria Gandolfo), arrivato in corso Colombo, ha infatti imboccato il controviale in senso vietato ed è stato notato da una pattuglia della polizia. Quando gli agenti gli hanno imtimato l’alt, i tre hanno abbandonato l’auto e sono scappati a piedi verso la stazione dove in due sono poi stati bloccati, mentre il terzo è riuscito a far perdere le proprie tracce.
    Savona, imboccano contromano corso Colombo su auto rubata: due ecuadoriani in manette, uno patteggia - IVG.it

    “Sono africano, devi fare sesso con me”: ghanese la prende a morsi e tenta stupro
    VALDAGNO (Vicenza) – I carabinieri di Valdagno, sono dovuti intervenire nelle prime ore di ieri in una sala giochi e scommesse. Verso le 3.30 circa, infatti, alla centrale operativa è giunta una telefonata da parte di una commessa della sala giochi che, con voce concitata, riferiva di essere appena stata aggredita da un avventore di colore ancora presente in sala. Fortuna ha voluto che proprio in quello stesso istante la pattuglia si trovasse a passare davanti al locale e sia potuta immediatamente intervenire. Entrati in azione ed individuato il soggetto, i militari hanno potuto ricostruire che l’uomo, intento a giocare ad una delle macchinette, approfittando della temporanea assenza di altri avventori, dapprima ha insistentemente cercato l’approccio con la commessa 33enne, arrivando persino ad offrirle del denaro a fronte di una prestazione sessuale.
    Non accettando il rifiuto, l’aggressore ha pensato bene di prendere per un braccio la vittima, di torcerglielo tirandola a sé, e di tentare di baciarla sulla bocca, non riuscendoci per il divincolarsi della donna, ma riuscendo comunque a darle un morso sul volto. Fortuna ha voluto che proprio in quell’istante rientrassero alcuni clienti, usciti precedentemente per fumare una sigaretta. Senza perdersi d’animo la donna ha telefonato al 112 ed immediato è stato l’intervento dei Carabinieri. E. R., ganese del 1975 ma regolarmente residente a Valdagno, è stato fermato e portato in caserma per l’identificazione, mentre la vittima, non avendo subito particolari traumi, ha preferito non recarsi in ospedale per i controlli del caso. Sentito il magistrato di turno, considerato che l’aggressore era privo di precedenti penali, operaio regolarmente residente in Italia, coniugato e con figli a carico, è stato denunciato a piede libero per il reato di tentata violenza sessuale.

    Ospiti di Pisapia rapinano anziana: in trasferta a Carpi
    Stava per essere compiuto un furto “fotocopia” di quello messo a segno un paio di mesi fa a San Marino: i malviventi fingono di chiedere informazioni a un’anziana e nel frattempo riescono a sfilarle preziosi da collo e dita. Questa volta però la nonna di turno ha reagito, si è messa a urlare e i banditi hanno dovuto rinunciare al colpo. Teatro della vicenda ancora una frazione: Cortile. La pronta reazione dell’anziana ha consentito di far intervenire sul posto la polizia di Stato che assieme ai vigili hanno dato la caccia ai malviventi, rintracciandoli poco dopo. Così la Squadra Volante ha tratto in arresto una banda di nomadi Rom, composta da un uomo e due donne, B.F. di anni 31, M.P. di anni 30 e C.A. di anni 28, per tentato furto aggravato. Tutti sono domiciliati presso un campo nomadi di Milano, dove dimorano oltre un centinaio di Rom. La polizia già da qualche giorno era stata allertata per la presenza di persone sospette nelle varie frazioni cittadine.
    Sono così scattati turni straordinari di controllo che hanno dato subito frutto. Ma ecco come sono andate le cose. Verso mezzogiorno di mercoledì scorso i tre nomadi stavano transitando a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata, Bmw 320 di colore grigio con targa tedesca, nei pressi di Cortile, quando hanno avvicinato un’anziana signora con la scusa di chiedere un’informazione stradale (avevano detto che dovevano raggiungere l’ospedale per far visita alla loro madre ricoverata in gravi condizioni). Questa, lo ricordiamo, è la stessa identica modalità utilizzata nel furto ai danni di due anziani a S. Marino.
    Per ringraziarla delle informazioni ricevute l’hanno fatta avvicinare dicendole di volerla abbracciare e regalarle una catenina d’oro. La stessa si è avvicinata per dire loro di non voler nulla, ma in quel momento è stata tirata verso il finestrino dell’auto per un abbraccio. In quel momento ha sentito anche una mano che stava cercando di sfilarle la catenina che portava al collo. Capite le intenzioni l’anziana ha iniziato a urlare attirando l’attenzione di figli e vicini. I ladri sono così fuggiti abbandonando il colpo. Ora sono in corso indagini per accertare se i tre sono autori di altri colpi nel modenese.
    Il dirigente il commissariato, vice questore Ori Emanuela, sottolinea che si tratta di un caso di “pendolarismo criminale”: i ladri arrivano, colpiscono e spariscono rendendo difficili le indagini. Il dirigente invita gli anziani a fare attenzione agli estranei. Infine chi avesse notato la banda è pregato di darne informazioni alla Ps. I riferimenti sono: Bmw con targa tedesca; una donna della banda ha due denti d’oro ben visibili.
    Carpi, in tre tentano di derubarla ma lei urla e li fa arrestare - Cronaca - Gazzetta di Modena

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    Predefinito Re: Le delizie della società multietnica

    Londra, un giudice vieta il velo islamico in aula
    Secondo il magistrato è "cruciale" per la giuria vedere in faccia l'imputato. Ma è polemica
    Gaia Cesare
    L'ultima scintilla la fa esplodere il giudice di una corte londinese, con un ordine perentorio, che costituisce precedente, a una cittadina britannica convertita all'islam: Rebekah Dawson, 22 anni, avvolta in un niqab nero che le copre completamente viso e corpo, lasciandole scoperti solo gli occhi, dovrà togliere il velo integrale quando le toccherà testimoniare nel corso di un processo dove è imputata per intimidazione.
    Sembrava impensabile nella Gran Bretagna multicult, madre di un'immigrazione basata sull'integrazione più che sull'assimilazione, sul rispetto e la difesa delle differenze etniche e religiose piuttosto che sulla determinazione a far abbracciare agli immigrati valori e tradizioni locali. Eppure sta accadendo anche qui, a Londra, come già avvenuto nella vicina Parigi, che con una legge fermamente voluta da Nicolas Sarkozy mise al bando nei luoghi pubblici - era il 2011 - i simboli religiosi, come burqa e niqab, che nascondono l'identità delle persone. Il velo islamico entra nel dibattito nazionale, la discussione sulla sua possibile messa al bando nelle scuole, nei tribunali o nei luoghi pubblici non suona più come una bestemmia nella patria del politically correct, nel Paese la cui politica delle «porte aperte» ha contribuito a regalare al Labour una storica tripletta elettorale prima dell'avvento della coalizione Tory-LibDem.
    Da ieri Rebekah Dawson è il simbolo di un braccio di ferro che da giorni infiamma il Regno Unito, casa di quasi tre milioni di musulmani, più numerosi qui che in Libano (come ricorda uno studio Pew Research), terza comunità in Europa dopo quella tedesca e francese. «Il processo accusatorio richiede apertura e comunicazione e sono fermamente convinto che il niqab intralci entrambe», ha dichiarato in aula, dal tribunale londinese di Blackfriars, il giudice Peter Murphy. È «cruciale» per la giuria poter vedere il viso dell'imputata mentre sta testimoniando, ha aggiunto il giudice dopo aver ottenuto il riconoscimento della giovane grazie all'intercessione di una poliziotta che ne aveva visto il volto al momento dell'arresto. Il magistrato, dopo aver concesso alla ragazza di indossare il velo integrale durante il resto del processo, deposizioni a parte, ha auspicato che «il Parlamento o una corte più alta possano fornire al più presto una risposta definitiva» sul tema.
    Sull'argomento, in realtà, lo scontro si è appena aperto. A scatenarlo era stato un altro caso, quello di una scuola superiore di Birmingham, città del nord dell'Inghilterra a fortissima immigrazione islamica, dove la scorsa settimana era stato vietato alle studentesse di indossare il velo per motivi di sicurezza, per ottenere cioè il riconoscimento degli studenti, che nel Regno Unito subiscono stretti controlli prima dell'ingresso in aula. Una petizione on-line, a cui hanno aderito quasi novemila persone in circa 48 ore, ha costretto poi l'istituto a fare marcia indietro, per evitare l'accusa conclamata di «islamofobia». La cosa non è stata gradita dalla parlamentare conservatrice Sarah Wollaston, che ha chiesto invece di estendere il divieto a tutte le scuole britanniche, perché «il velo integrale rende le donne invisibili». Il caso di Birmingham e l'uscita della deputata Tory hanno tirato per la giacchetta il premier e il suo vice, costringendoli a intervenire sull'argomento, mentre anche il sottosegretario agli Interni Jeremy Browne, liberaldemocratico, chiamava i colleghi all'apertura di un dibattito nazionale.
    Con destrezza David Cameron, che aveva da subito difeso il divieto al velo imposto a Birmingham, ha fatto sapere, dopo la marcia indietro dell'istituto, che «supporta il diritto delle scuole» di decidere sui regolamenti interni e sulle uniformi da far indossare ai propri studenti ma che non sarebbe contrario a un divieto, se volesse la scuola e se fosse anche la scuola dei suoi figli. La battaglia sul velo è appena cominciata.
    Londra, un giudice vieta il velo islamico in aula - IlGiornale.it






    GOVERNO SI PREPARA AD ACCOGLIERE I ’600MILA’ LADRI, STUPRATORI E SPACCIATORI: CACCIA A NUOVI CENTRI CITTADINI
    Uno di questi centri dovrebbe sorgere a Città Giardino, frazione della piccola cittadina di Melilli. Uno dei tanti comuni italiani che si apprestano ad essere invasi con la complicità di una classe politica oscena. Oscena e criminale.
    La Prefettura – i prefetti servono solo ad eseguire gli ordini del governo – si è praticamente accordata con di un’impresa che ha annusato il business da tempo, la “Eriches 29-Consorzio di Cooperative Sociali-Società Cooerativa Sociale a.r.l.”, con Sede a Roma, per gestire l’accoglienza dei clandestini in una struttura situata al centro della frazione. Che bello. Perché non vicino casa dei referenti dell’impresa? Non è che queste ‘imprese’ finanziano gli sbarchi? Non è che ‘investono’ nell’immigrazione clandestina per poi ricevere una pioggia di soldi rubati dalle tasche dei contribuenti da un manipolo di politici ladri?
    Governo si prepara ad accogliere i ?600mila? ladri, stupratori e spacciatori: caccia a nuovi centri cittadini | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    CGIL PROTESTA: “IMMIGRATI PORTANO MALATTIE, PROTEGGERE AUTISTI BUS”
    Prima li fanno entrare, poi si lamentano con chi denuncia l’emergenza epidemie, infine si rendono conto della realtà. In ritardo.
    C’è la protesta della Cgil dell’Amat, l’azienda del trasporto pubblico urbano a Taranto, che chiede misure protettive per gli autisti costretti a trasportare immigrati.
    Protezioni che non siano la semplice dotazione di mascherine per la bocca, visto che i bus dell’Amat sono stati usati per fare la spola dal porto mercantile alle strutture di accoglienza della citta’. Gli stessi bus coi quali si trasportano i clandestini – senza precedente controllo medico – con evidenti segni di scabbia e altre patologie, che poi vengono utilizzati dai cittadini.
    Cgil protesta: ?Immigrati portano malattie, proteggere autisti bus? | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    PREGHIERA
    di Camillo Langone
    “Non solo per l’Antico Testamento ma anche per Gesù il precetto di amare il prossimo vale solo in riferimento a coloro che sono prossimi nella stessa comunione, stesso popolo, stessa fede. Nei Vangeli non si parla certo di un amore universale esteso a tutti gli uomini” scrive Sergio Quinzio a Guido Ceronetti in una lettera del 1975 oggi nel formidabile carteggio “Un tentativo di colmare l’abisso”.
    Sollecitato da Quinzio, e nel momento in cui la tubercolosi portata dagli invasori colpisce i nostri soldati, rileggo Matteo 15 dove Gesù chiama cani gli infedeli e compie un miracolo a favore di uno di questi ma solo a seguito della sua conversione. Dagli italiani, in divisa e in borghese, si pretendono miracoli, moltiplicazione di pani pesci centri d’accoglienza, e stavolta senza niente in cambio: né conversione né assimilazione, nulla. Insomma, agli italiani si sta chiedendo di essere più santi e più potenti di Cristo: soltanto al diavolo poteva venire in mente una richiesta simile.
    Il Foglio.it - [ Edizione online ]


    PESCARA: TROVATO CON DROGA, CALCI E PUGNI AI CARABINIERI, ARRESTATO
    PESCARA - Questa mattina i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale Emmanuel Peters, operaio, cittadino nigeriano di 45 anni.
    L’uomo è stato sottoposto a perquisizione personale e trovato in possesso di alcuni grammi di marijuana nel corso di uno specifico servizio antidroga in piazza Santa Caterina.
    Durante le operazioni, però, lo straniero, al fine di guadagnarsi la fuga, ha aggredito con calci e pugni i militari riuscendo però soltanto ad aggravare la sua posizione.
    L’uomo non è stato infatti arrestato per detenzione ai fini di spaccio dello stupefacente rinvenuto, ma per il suo comportamento nei confronti dei carabinieri.
    Sottoposto agli arresti domiciliari, è stato giudicato con rito direttissimo dal Tribunale di Pescara.
    PESCARA: TROVATO CON DROGA, CALCI E PUGNI AI CARABINIERI, ARRESTATO Abruzzo Web Quotidiano on line per l'Abruzzo. Notizie, politica, sport, attualitá.

    Terni, entrano in abitazione di un grave malato e tentano furto: tre giovanissime ladre nomadi fermate
    Tre ragazzine nomadi, rispettivamente di diciannove, sedici e tredici anni, tutte con precedenti penali per furto in abitazione, condanne, denunce, più volte fuggite dalle strutture dove erano state collocate, le due più grandi attualmente incinta e la maggiorenne fotosegnalata 56 volte, ogni volta con un nome diverso. Questa mattina il trio di ladre è stato fermato dalla polizia mentre fuggiva da una casa del centro di Terni dove avevano tentato un furto.
    Gli agenti hanno raccolto la richiesta al 113 della vittima, un ternano gravemente malato che al momento del furto si trovava da solo in casa, e le hanno fermate a pochi metri dall’abitazione. Le ragazze, all’apparenza tre studentesse, curate e ben vestite, hanno detto di essere residenti a Roma e di stare a Terni per “fare un giro”, ma essendo senza documenti sono state portate in questura. Hanno negato di essere coinvolte nel tentato furto, ma nel frattempo è arrivata la vittima e le ha riconosciute.
    L’uomo ha raccontato di aver sentito suonare alla porta di casa, aveva aperto ed aveva visto solo una ragazza che gli aveva chiesto di un certo Mario. Mentre l’uomo le rispondeva di aver suonato all’indirizzo sbagliato, le altre due si erano velocemente intrufolate in casa e in un attimo erano arrivate nella camera da letto. L’uomo, però, nonostante la grave malattia, era riuscito a metterle di nuovo alla porta e a chiamare la polizia. Mentre era al telefono, le ragazze avevano continuato a bussare e a cercare di farsi aprire, avendo realizzato che l’uomo era in casa da solo e pensando probabilmente di poterlo sopraffare; quando hanno capito che l’uomo non avrebbe riaperto sono fuggite, finendo nelle mani degli agenti.
    Tutte e tre sono state denunciate per furto. Le due minori sono state collocate in una struttura per minorenni e la diciannovenne che non è stata arrestata solo per il suo avanzato stato di gravidanza è stata munita di foglio di via obbligatorio per il campo nomadi di via di Salone a Roma, dove risiede, con divieto di fare ritorno nel Comune di Terni per tre anni.
    La questura di Terni rinnova l’invito ai residenti a “fare attenzione agli sconosciuti che incontrano nei condomini o che girano nel quartiere, anche se insospettabili, e di segnalare tempestivamente ogni tipo di situazione anomala”.
    Terni, entrano in abitazione di un grave malato e tentano furto: tre giovanissime ladre nomadi fermate | Terni Oggi

    In A12 contromano per 80 chilometri: fermato a Brugnato
    Contromano per 80 chilometri in autostrada
    Genova - Ha percorso più di 80 chilometri contromano in autostrada seminando il panico questa notte sull’autostrada A12. Solo per un caso non ha provocato incidenti: in alcuni punti andava a 140 chilometri all’ora.
    Una pattuglia della polizia Stradale è riuscita ad intercettarlo e bloccarlo, coinvolgendo anche alcuni mezzi pesanti in un improvvisato posto di blocco.
    Protagonista di questa folle corsa, andata in scena intorno alle 3, è stato un giovane cittadino dominicano (M.V.D.E., 27 anni) che ha imboccato contromano l’accesso in autostrada al casello di Genova Sestri e ha percorso l’autostrada sino a Brugnato, in provincia della Spezia, dove la sua Honda “Civic” di colore rosso è stata intercettata dalla Stradale.
    La posizione del giovane è al vaglio della polizia: rischia una denuncia, oltre al ritiro della patente e una pesantissima sanzione amministrativa; secondo quanto risulta, non stava guidando sotto l’effetto di alcolici.
    In A12 contromano per 80 chilometri: fermato a Brugnato | Liguria | Genova | Il Secolo XIX

    Sfonda vetrata e l’aggredisce nel sonno: donna rapinata da marocchino
    Una donna di 65 anni è stata aggredita e rapinata in casa a Olbia da un marocchino di 26 anni che dopo la fuga è stato identificato e già arrestato dalla Polizia. La refurtiva, circa 20 mila euro tra gioielli e banconote, è stata recuperata e restituita alla legittima proprietaria.
    Questa mattina, intorno alle 8, la donna, un’insegnante in pensione che vive da sola in via Vittorio Veneto, nel centro della città, è stata svegliata da dei rumori che provenivano dalla cucina; scesa dal letto ha subito notato una vetrata in frantumi. Per lei non c’è stato neanche il tempo di chiamare i soccorsi che un uomo l’ha afferrata alla gola, bloccandole la bocca con una mano, impedendole così di urlare. Sotto la minaccia di un piede di porco, il marocchino ha intimato alla donna di consegnargli i soldi che aveva in casa. La donna, terrorizzata, ha cercato di farlo desistere dalle sue intenzioni ma l’uomo l’ha scaraventata a terra. In tutta fretta il giovane ha recuperato gioielli e denaro che ha trovato in circolazione, per poi sparire.
    Gli agenti del commissariato di Olbia, guidati dal dirigente Fernando Spinici, sono però riusciti a risalire all’autore della rapina grazie alle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza sistemate proprio in via Vittorio Veneto. Nel primo pomeriggio lo hanno trovato, in una casa al centro della città, in compagnia di due amici: sotto il divano gli agenti hanno trovato una borsa, contenente la refurtiva, ora restituita all’insegnante, che nel frattempo è stata trasportata all’ospedale dove i medici le hanno diagnosticato diverse lesione, guaribile in 30 giorni. Il marocchino, sottoposto a fermo per la rapina e le lesioni personali, è stato portato in carcere a Nuchis, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
    Aggredisce e rapina un'anziana in casa Marocchino in cella, refurtiva recuperata - Cronache dalla Sardegna - L'Unione Sarda

    Cinesi esportano capitali nei pannolini dei figli
    Banconote di grosso taglio nascoste tra scatole di cioccolatini e pannolini: viaggiavano così i soldi portati all’estero da cinesi. I meccanismi per violare la norma che consente di portare all’estero più di 10mila euro sono stati scoperti della guardia di finanza di Catania che all’aeroporto internazionale di Fontanarossa hanno emesso sanzioni per una violazione da 700mila euro.
    Corriere di Sciacca : AEROPORTO CATANIA, CINESI PORTANO A CASA SOLDI NEI PANNOLINI

    RUBA IN UN NEGOZIO E PICCHIA COMMESSE. ALGERINO ARRESTATO DALLA POLIZIA
    GENOVA
    In un negozio di via De Amicis ha prelevato dagli scaffali una giacca e un paio di jeans, del valore di circa 80 euro, ha rotto in parte le placche antitaccheggio e si è diretto spedito verso l’uscita, facendo però scattare l’allarme La titolare del negozio ha subito chiamato la Polizia e, con una dipendente, ha provato a trattenere l’uomo, che però ha reagito colpendo le due donne con calci e pugni, riuscendo così a guadagnare l’uscita.
    Sfortunatamente per lui, però, le grida delle vittime hanno attirato l’attenzione di altri dipendenti dell’esercizio commerciale e di alcuni passanti, il cui intervento è stato determinante per rallentare la fuga del rapinatore fino al pronto intervento di una volante.
    Gli agenti, grazie alla collaborazione e al senso civico dei cittadini genovesi, hanno potuto arrestare il malvivente, un cittadino algerino di 44 anni, clandestino in Italia e con numerosi precedenti di Polizia che, stamattina, sarà processato con rito direttissimo.
    RUBA IN UN NEGOZIO E PICCHIA COMMESSE. ALGERINO ARRESTATO DALLA POLIZIA - Liguria Notizie

    Trento: anziana aggredita e rapinata davanti alla chiesa
    TRENTO. Dopo le due donne scippate – da nordafricani - nel giro di poche ore in pieno centro storico, lo scorso fine settimana, ieri sera un nuovo episodio di violenza si è verificato in città. Questa volta in Bolghera, quartiere messo in allarme nelle ultime settimane da una raffica di furti in appartamento.
    La vittima è un’anziana che è stata derubata della borsa davanti alla chiesa di Sant’Antonio, sull’omonima via. L’aggressore è un uomo, apparentemente di giovane età, che per colpire ha aspettato che fosse buio. Erano circa le 18, la zona davanti alla chiesa a quell’ora della domenica non è particolarmente frequentata e non ci sono locali né negozi aperti. Dalla prima sommaria ricostruzione dell’accaduto, un uomo ha affrontato l’anziana riuscendo a farsi consegnare la borsetta che aveva con sè e in pochi minuti è riuscito a dileguarsi. Sul posto è intervenuta la squadra volante della polizia, che ora sta indagando sull’episodio. In particolare per capire se possa essere messo in relazione ad analoghi episodi di violenza avvenuti una settimana fa a in centro storico.
    Il primo risale a sabato scorso, in via Dietro le Mura B, dove poco dopo le 19 una giovane commessa di un negozio Oro cash è stata aggredita da due uomini nell’androne del palazzo dove abita: i due l’hanno spintonata e le hanno strappato di mano la borsa, scappando di corsa e riuscendo a prelevare più di mille euro con il bancomat trovato nel portafoglio rubato alla ragazza. La seconda aggressione soltanto poche ore dopo, alle 2 di notte, in piazza Duomo. Vittima anche questa volta una ragazza. La giovane stava attraversando a piedi la piazza che a quell’ora era quasi deserta. In due le sono saltati addosso e dopo averla insultata l’hanno strattonata e sono riusciti a rubarle il telefono cellulare. Episodi che, in sequenza, fanno temere una recrudescenza della microcriminalità in città.
    Derubata della borsa davanti alla chiesa - Cronaca - Trentino Corriere Alpi

    Torino: porta a passeggio il cane, circondato e accoltellato da nordafricani
    Torino – Un’aggressione in pieno giorno in un parco, quello del Valentino, che di domenica è notoriamente frequentato da centinaia di torinesi e non. Un uomo di 57 anni, uscito di casa per portare a passeggio il cane, ha rischiato la vita davanti agli occhi di tutti nella giornata di ieri. Prima un nordafricano ha tentato di scippargli la catenina d’oro che aveva al collo. Poi, avendo lui reagito al tentativo di scippo, è stato accerchiato da altri due connazionali del malvivente e accoltellato. Mentre i tre nordafricani si davano alla fuga, la gente presente nel parco ha dato l’allarme e chiamato i soccorsi. Per fortuna del cinquantasettenne la lama del coltello hanno solo sfiorato gli organi vitali, altrimenti le conseguenze sarebbero state gravissima. Quanto successo in una normalissima domenica pomeriggio in un luogo frequentato di Torino porta nuovamente alla luce un problema sicurezza che residenti e gestori di locali segnalano da tempo. Più testimonianze parlano di uno spaccio continuo all’interno del Parco del Valentino da parte di persone che contrattano con i clienti senza preoccuparsi di chi ci sia intorno. Questo crea gravi danni e problemi.
    Accoltellato al Parco del Valentino da tre scippatori

    Le strappano via la borsa in treno sotto gli occhi delle telecamere: arrestati
    Una giovane australiana si stava recando da alcuni parenti a Vicenza, quando è stata avvicinata da due uomini che l'hanno prima bloccata e poi derubata. Il tutto però è stato ripreso dall'impianto di sorveglianza, che ha consentito agli uomini della Polfer di rintracciare i ladri
    Si stava recando in treno da alcuni parenti che abitano a Vicenza, quando due giovani, uno di nazionalità tunisina e l'altro marocchina, l'hanno prima bloccata e poi derubata della propria borsa.
    Ma fortunatamente per la giovane australiana vittima di questa vicenda, le telecamere avevano ripreso ogni cosa, consentendo così agli agenti della Polfer di trarre in arresto in due individui, che domani risponderanno dell'accusa di rapina impropria davanti al gip Giuliana Franciosi.
    Le strappano via la borsa in treno sotto gli occhi delle telecamere

    Non compra cd: senegalese lo aggredisce a pugni
    L’episodio si è verificato sabato intorno alle 17 nel parcheggio del centro commerciale Carrefour di viale Marconi. Vittima dell’aggressione Roberto Delogu, 34 anni, di Quartu. Un giovane senegalese, che gli avrebbe proposto di comprare un cd, avrebbe scaricato con un pugno la rabbia per il rifiuto opposto dal possibile acquirente. E’ poi fuggito. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Selargius che hanno raccolto la denuncia. Il giovane è stato accompagnato all’ospedale e poi dimesso intorno alle 22.
    Non compra cd: senegalese lo aggredisce a pugni | Tutti i Crimini degli Immigrati

    Immigrati scatenati a Roma: borseggi sul bus e in metro, 5 arresti
    Roma – I carabinieri della stazione Roma San Lorenzo in Lucina e quelli della stazione di Roma Madonna del Riposo hanno arrestato ieri, in due diverse operazioni, cinque romeni per borseggio.
    I primi quattro stranieri, due uomini di 47 e 48 anni e due donne di 44 e 47, tutti senza fissa dimora, sono stati bloccati a bordo dell’autobus, della linea 64, all’altezza di piazza Venezia, sorpresi subito dopo aver sfilato il portafogli ad un turista statunitense. Poco dopo l’arresto, i quattro sono stati condotti in caserma mentre, il portafogli, è stato restituito al turista straniero.
    Il secondo arresto è avvenuto all’interno della metro, linea A, all’altezza della fermata di piazza di Spagna, dove i militari sono riusciti a bloccare un 26enne, senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, che aveva rubato il portafogli a una turista italiana. Anche in questo caso i militari sono riusciti a recuperare la refurtiva e a riconsegnarla alla vittima mentre il giovane è stato condotto in caserma. I cinque arrestati trattenuti a disposizione dell’autorità giudiziaria, verranno processati domani in mattinata con rito direttissimo.
    Roma: borseggi sul bus e in metro, 5 arresti - Libero Quotidiano

    ‘Nomadi’: arrivano in mercedes e molestano passanti
    SPINEA. Cacciati da Mestre, ora i nomadi più aggressivi si spostano a Spinea e Mirano. Arrivano in macchina la mattina presto, stazionano diverse ore in centro, elemosinando, a volte con metodi invadenti, dai passanti, poi lasciano la città verso sera. A segnalarlo, in questo giorni, sono diversi cittadini, che sottolineano in particolare i metodi insistenti e importuni, a volte perfino aggressivi dei questuanti.
    Il gruppo era stato nei mesi scorsi a Mestre, specie in zona corso del Popolo. Poi le proteste della gente hanno portato a una serie di azioni repressive di vigili urbani e polizia.
    «Da alcune settimane», raccontano due mamme, «sono arrivati qui questi nomadi che hanno cominciato a chiedere soldi con insistenza ai passanti». Le segnalazioni in città sono però diverse: altri cittadini hanno denunciato la presenza di elemosinanti insistenti, a volte inopportuni, perfino violenti e ubriachi.
    Il sindaco Silvano Checchin conferma l’aumento di presenze di accattoni in città nell’ultimo periodo, spiegando che le segnalazioni dei cittadini riguardano soprattutto la zona dei Bersaglieri, le Poste e alcuni parcheggi in centro. «Ho già chiesto a polizia locale e carabinieri di intensificare la sorveglianza, sfruttando il nuovo regolamento di polizia urbana che a Spinea vieta espressamente l’accattonaggio e lo sanziona. Puntiamo comunque alla prevenzione».
    Rimane la novità, per nulla gradita ai cittadini e non solo di Spinea, di doversi accollare un problema che Mestre si è scrollata di dosso a fatica. Gli elemosinanti ora si spingono nell’entroterra, cacciati da Mestre dopo mesi di polemiche e proteste. L’allarme era stato lanciato già qualche mese fa anche dall’ex sindaco Claudio Tessari dopo che molti avevano lamentato la presenza dei nomadi perfino in chiesa durante i funerali, con elemosinanti invadenti e fuori luogo.
    A Mirano non va meglio. Nonostante l’attivazione da alcune settimane del nuovo “Progetto lavoro”, con l’impiego di alcuni disoccupati incaricati della sorveglianza dei parcheggi, il Comune si trova a gestire ora un’ondata di questuanti in pieno centro, fuori dalle chiese o sotto i portici, soliti fermare i passanti, a volte addirittura bloccandoli, per chiedere la monetina. E nei parcheggi, comunque, il problema non è risolto, vista l’impossibilità di organizzare un servizio regolare continuativo.
    Invasione dei nomadi a Mirano e Spinea - Cronaca - la Nuova di Venezia

    Venezia: venditori abusivi aggredisco turisti
    Si trovavano in una delle piazze più belle del mondo. Come ogni giorno migliaia di turisti come loro. Venerdì pomeriggio verso le 17, infatti, all’altezza dell’ala napoleonica, i visitatori sono stati aggrediti da due venditori di grano abusivi cingalesi.
    Come riporta il Gazzettino, infatti, tutto ruoterebbe attorno a una banconota da dieci euro cui avrebbe dovuto seguire un resto. Mai arrivato. I due turisti sono stati avvicinati dagli abusivi, che hanno messo del grano nelle mani della moglie. Per attirare i piccioni. Arrivati i pennuti, con relativi sorrisi della coppia, è scattata la richiesta dei soldi. Cui la donna ha cercato di assolvere tirando fuori dal portafoglio la banconota da dieci euro. Consegnandola al venditore di grano.
    A quel punto la signora era convinta che avrebbe ricevuto il resto. Invece nulla di tutto ciò. La banconota le sarebbe stata strappata dalla mano. Da lì è scaturita la discussione, cui sarebbe seguita anche una colluttazione. Il primo a intervenire un commerciante con negozio vicino al caffé Florian, attirato dalle grida della turista. Al ché l’uomo che si era preso i dieci euro, capito che era meglio tagliare la corda, si è dileguato. Il “collega”, invece, è stato bloccato da un poliziotto di quartiere in servizio di vigilanza assieme a due militari dell’esercito nelle vininanze dell’Hard Rock Café.
    Donna aggredita piazza San Marco 24 gennaio 2014

    A novant’anni pestata a sangue insieme alla famiglia da banda dell’Est
    Belve feroci, senza pietà, senza scrupoli. Per un po’ di soldi e qualche prezioso, hanno picchiato selvaggiamente, legato e imbavagliato un’anziana di novant’anni, la figlia e il genero.
    L’uomo, che ha tentato di reagire ai quattro uomini incappucciati, è stato massacrato a colpi di spranga: ha riportato la frattura di due vertebre, un trauma cranico e ha il viso tumefatto. Ieri mattina, dal Carlo Poma dove ha ricevuto le prime cure, è stato portato in elisoccorso a Brescia e ricoverato in Neurochirurgia.
    La notte di violenza folle si è consumata a Levata, in una villetta del nuovo quartiere residenziale di via Canneti. Bersaglio, la famiglia Signorelli, il marito Franco Adriano, 69 anni, ex titolare dello storico Bar Adriano di via Chiassi, la moglie Vanna Golfrè Andreasi, 68 anni e la madre di lei, Elsa, 89 anni.
    I tre dividono la stessa abitazione: l’anziana al piano di sotto, figlia e genero al primo piano. Sono da poco passate le tre di notte. Il quartiere non è certamente isolato, le villette sono una addossata all’altra, ma a quell’ora chiaramente le strade sono deserte.
    I malviventi sono una banda di quattro uomini, incappucciati, dell’Est Europeo. Entrano in casa facilmente, forzando una finestra sul retro. In un attimo sono nella stanza dell’anziana. Non hanno paura di essere scoperti, non hanno niente da perdere. Probabilmente sanno che in casa vivono tre persone di una certa età e l’allarme non c’è. Entrano nella stanza della novantenne senza tante premure, lei si sveglia e loro non stanno a perdere tempo: la trascinano giù dal letto, la scagliano a terra, poi prendono delle calze in un cassetto, la legano e la imbavagliano lì sul pavimento.
    Rapina violenta in casa Tre picchiati a sangue - Cronaca - Gazzetta di Mantova

    Anziana 83enne stuprata da immigrato romeno: i particolari dell’orrore
    Catanzaro – Entra in casa di un’anziana signora che si era mossa a carità, ne esce in manette accompagnato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale, violazione di domicilio e lesioni. Nella giornata di ieri i Carabinieri della Stazione di Gizzeria Lido hanno tratto in arresto un cittadino rumeno, Sorinel Plesescu, classe 67, reo di aver usato violenza e costretto con la forza un’anziana donna di 83 anni ad avere un rapporto sessuale con lo stesso.
    L’uomo inizialmente avrebbe approfittato dell’ingenuità della donna, introducendosi illecitamente all’interno dell’abitazione della vicina con la scusa di ricevere 2 euro. Nella circostanza, all’arrivo dei militari unitamente alla locale polizia municipale, l’anziana signora, ancora riversata sul letto, si presentava in evidente stato di shock e con evidenti tracce di sangue presenti sulla biancheria della stessa, sul letto e in altre zone dell’abitazione. La stessa signora totalmente tremante e indifesa, confermava sin da subito l’aggressione subita a sfondo sessuale. L’aggressore aveva, nonostante le urla di aiuto della signora, iniziato col baciarla e palpeggiarla su tutto il corpo, facendole assumere con violenza tutte le posizioni desiderate, costringendola e immobilizzandola, alzandole il vestito e sfilandole l’intimo.
    La donna aveva cercato con tutte le forze di difendersi strenuamente dall’attacco del suo vicino, riuscendo ad imbracciare un coltello da cucina, nel tentativo di liberarsi dell’aggressore, il quale riusciva a disarmarla, facendole cadere il coltello sul pavimento e cagionandole altresì delle lesioni sul polso e sulla mano destra. La violenta azione e abuso del vicino venivano solamente interrotte dall’attenzione dei vicini accorsi a seguito delle urla dell’anziana a cui è tempestivamente seguito l’intervento di tutte le forze dell’ordine che hanno proceduto ad immobilizzare il rumeno, rinchiusosi inizialmente nella propria abitazione, e a dichiararlo a seguito delle formalità di rito, in stato di arresto e condotto successivamente presso la locale casa circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
    Arresto rumeno dai carabinieri di Gizzeria per violenza sessuale su donna di 83 anni - LameziaInforma.it

    Catania: finanzieri circondati e picchiati da immigrati
    CATANIA - Una pattuglia di militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nel corso di un servizio di antiabusivismo e contrasto alla contraffazione, eseguito nella serata di ieri, nella zona di Corso Sicilia, è stata aggredita da un ambulante abusivo, nei cui confronti stava operando un sequestro di merce contraffatta. Nell’ambito dei servizi disposti per il contrasto dei fenomeni dell’abusivismo commerciale e della lotta al mercato del falso nella città di Catania, i finanzieri del Gruppo di Catania hanno sottoposto a controllo un cittadino extracomunitario che esponeva per la vendita scarpe e capi di abbigliamento palesemente contraffatti. Durante il controllo, l’ambulante ha cercato di opporre resistenza, afferrando le buste di plastica che contenevano le scarpe e strattonando i militari. Nel contempo, sono intervenuti altri 4 extracomunitari che, accerchiando i finanzieri e spingendoli ripetutamente, hanno dato man forte al connazionale nel tentativo di sottrarre al sequestro la merce contraffatta.
    I finanzieri sono riusciti comunque ad allertare la sala operativa del Comando Provinciale, che ha fatto inviare in supporto due pattuglie della Polizia di Stato in servizio nelle immediate vicinanze. All’arrivo delle volanti, gli aggressori sono fuggiti dileguandosi nelle stradine adiacenti Corso Sicilia. I militari, che al termine dei concitati momenti non hanno fortunatamente riportato ferite, sono riusciti comunque a sottoporre a sequestro scarpe, recanti i marchi “Nike”, “Harmont e Blaine”, “Adidas” e “Hogan”, tutte rigorosamente contraffatti. Sopralluoghi immediatamente effettuati, grazie anche all’ausilio di ulteriori pattuglie di finanzieri fatte affluire sul posto, non hanno consentito di rintracciare i fuggitivi. L’episodio di ieri sera non è isolato, ma segue altri casi analoghi verificatisi da quando sono stati intensificati i controlli antiabusivismo e anticontraffazione della Guardia di Finanza, a Catania e in provincia. E’ di qualche settimana fa l’arresto di un ambulante che, durante un controllo, ha opposto resistenza e tentato di aggredire violentemente i finanzieri.
    Finanzieri aggrediti in Corso Sicilia - LiveSicilia Catania

    Preso stupratore seriale: è marocchino
    Ancora una brillante azione dei carabinieri di Saluzzo. Nella giornata odierna i militari hanno infatti assicurato alla giustizia un cittadino di nazionalità marocchina che da qualche tempo aveva scelto come zona per le sue imprese malavitose via Bodoni e la zona posta ai piedi della collina della città.
    Lì, nonostante i recenti appostamenti di alcuni carabinieri in borghese, sembra aggredisse i passanti, preferibilmente donne, di cui poi – in almeno un caso – tentava anche di abusare.
    Il marocchino, che viveva in città con una sorella, è stato riconosciuto da una delle sue ultime vittime, aggredita la sera precedente, rapinata degli oggetti d’oro e sfuggita ad un tentativo di stupro nonostante il coltello puntato sull’addome. La donna, divincolatasi dalla presa dell’uomo sembra avesse poi trovato rifugio nei locali del vicino Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino.
    Al momento non è dato sapere quante “imprese” siano riconducibili ed ascrivibili all’uomo. Ma la città tira un sospiro di sollievo.
    Saluzzo: arrestato il rapinatore solitario che agiva ai piedi della collina, nella zona di via Bodoni*-*Quotidiano online della provincia di Cuneo

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    Predefinito Re: Le delizie della società multietnica

    Gli algerini festeggiano la vittoria: notte di vandalismi in Francia
    I tifosi algerini festeggiano la vittoria della propria nazionale ai mondiali mettendo a soqquadro le città francesi…
    Vandalismi, incendi, traffico paralizzato… La vittoria dell’Algeria ai mondiali in Brasile contro la Corea del Sud ha causato il caos nelle città francesi invase, non sempre pacificamente, dagli ultras algerini…
    Gli algerini festeggiano la vittoria: notte di vandalismi in Francia



    Se lo straniero non paga il biglietto ci vuole “il mediatore in bus”
    Un progetto congiunto tra Cap e Caritas per cercare di eliminare i conflitti che insorgono fra passeggeri e personale di bordo. Le aggressioni subìte in seguito a liti risulta una delle principali cause di infortuni sul lavoro
    PRATO. Il progetto si chiama “Mediatori in bus” e lo scopo è l’integrazione socio-culturale delle diverse etnie presenti sul territorio a bordo degli autobus Cap, tramite la figura del mediatore culturale. Finanziato dalla Provincia attraverso il fondo sociale europeo con 15mila euro vede come promotori la Caritas e la Cap. Idalia Venco, direttrice della Caritas di Prato, ha preso in prestito il modello utilizzato da una Caritas di Napoli e lo ha proposto ai vertici Cap che lo hanno sposato in pieno. Questo alla luce dei vari momenti di tensione che si vengono a creare a bordo dei bus della Cap. Conflitti sfociati anche in minacce, spinte ed aggressioni. Questo fa emergere un dato negativo: i “controllori” a bordo dei mezzi Cap vedono come una delle loro principali cause di infortunio sul lavoro quella, appunto, relativa alle aggressioni subite all’interno dei bus. «Questo – si spiega in una nota – è generato dalle incomprensioni dovute alla distanza culturale».
    Con la nuova figura che si sta andando a formare l’azienda dei trasporti vuole cercare di mettere la parola fine ai troppi diverbi nati in seguito, ad esempio, alla mancanza di biglietto necessario per poter viaggiare su di un mezzo di trasporto. Secondo la vice presidente della Provincia Ambra Giorgi «spesso si creano momenti di tensione e conflitti perché gli immigrati e gli extracomunitari non conoscono le regole e di conseguenza non le rispettano».
    Il progetto in questione, dunque, prevede la formazione di sedici verificatori Cap (scelti fra il personale che più di altri è già impegnato nel compito dei controlli sui percorsi urbani ed extraurbani) e sei extracomunitari provenienti dalla Nigeria e dal Maghreb, le zone di origini delle persone che, in base alle segnalazioni giunte alla Cap, danno maggiori problemi. Il “Mediatore in bus” vede la parte in aula gestita da due docenti, uno psicologo e un mediatore culturale, la formazione pratica è, invece, a bordo dei pullman ed andrà avanti fino al 31 luglio. Sui percorsi ritenuti più a rischio “portoghesi” viaggeranno sulle Lam gruppi formati da due verificatori e tre mediatori.
    Terminato luglio, i verificatori saranno formati e pronti a dirimere eventuali controversie che potranno ancora sorgere. «Tutto questo – aggiunge Giorgi – per una coesione sociale e creare un clima migliore e più tranquillo per tutti quelli che, a partire dagli autisti, sono sui mezzi Cap». Per Giuseppe Gori, presidente Cap, «Si porta avanti un progetto di integrazione sociale», e gli fa eco il direttore dell’azienda di trasporti pratese, Alberto Banci, che sottolinea come con questa iniziativa ci sia stata una buona capacità sul territorio di fare sinergia.
    «Ogni anno – spiega Banci – sulle nostre linee vengono controllati 160mila utenti. Abbiamo individuato i percorsi critici (uno è nella zona Ovest, ndr) dove è più alta la percentuale di coloro che non pagano e non sono in regola con i titoli di viaggio. Lì punteremo molto sul progetto».
    Il direttore Cap è soddisfatto e reputa il progetto un bell’esempio da seguire. «La nostra è una delle primissime realtà italiane a portare avanti l’iniziativa – conclude – Un laboratorio per lavorare nella maniera più serena possibile».
    Se lo straniero non paga il biglietto ci vuole ?il mediatore in bus? - Cronaca - il Tirreno

    Desenzano: non pagano il biglietto, scaricati in caserma
    Cinque giovani extracomunitari che non hanno il biglietto, su un autobus di linea a Desenzano del Garda: l'autista non ci pensa due volte, e li 'scarica' al Commissariato di Polizia
    L’autista del bus urbano di Desenzano del Garda non ci ha pensato due volte. Forse visti anche i precedenti, una sessantina di ragazzi che un mesetto fa avevano letteralmente dirottato un altro pullman, ha ingranato la marcia e si è diretto al Commissariato di polizia.
    Cinque i ragazzi senza biglietto, e che a quanto pare non avevano intenzione di pagarlo. Altri cinque accusati dello stesso ‘reato’, ma che invece il biglietto ce l’avevano, e altre persone sull’autobus che, verso le 19, stava rientrando dalla Spiaggia d’Oro.
    Li ha ‘scaricati’ davanti al Commissariato, ha girato il pullman e se n’è andato. Costringendo gli agenti ad un’identificazione ‘volante’: tutti senza documenti, giovani extracomunitari, sono stati accompagnati in Questura a Brescia.
    Desenzano del Garda: in cinque senza biglietto, l'autista li 'scarica' al commissariato di Polizia

    Hai detto n…? Ti devi dimettere. Così il fondamentalismo politicamente corretto della Bbc si abbatte sui suoi giornalisti
    Sotto “processo” il presentatore di Top Gear e uno speaker radiofonico: hanno infranto per sbaglio il tabù razzismo. Boris Johnson: «È un mondo alla Boko Haram»
    Redazione
    È stato un fuorionda a incastrare Jeremy Clarkson. Un video “rubato” in cui si vede il celebre presentatore inglese, anchorman del programma tv dedicato ai motori Top Gear, canticchiare una filastrocca molto nota ai bambini inglesi. «Eeny, meeny, miny moe», ripete lo sventurato mentre fa scherzosamente “la conta” tra due automobili. Nemmeno si capisce bene quello che dice Clarkson, più che canticchiare farfuglia. Ma il fatto è che quella canzoncina contiene la parola “nigger”, ormai diventata tabù nell’Inghilterra pioniera del politicamente corretto (irripetibile al punto da essere indicata come “N-word”), e tanto è bastato perché il conduttore britannico finisse sulla graticola. Il paradosso è che Clarkson è famoso proprio per lo stile spiritoso e provocatorio con cui parla di auto veloci e non solo. Ma fare il “maledetto” in diretta tv in funzione dell’audience è un conto, farlo a telecamere spente, evidentemente, è tutt’altra cosa. Clarkson si è dovuto scusare pubblicamente, e per qualche giorno ha rischiato seriamente il posto.
    IL CASO DAVID LOWE. Non è raro che la lotta al razzismo in Gran Bretagna degeneri in un moralismo senza pietà. Ne sa qualcosa la Bbc, che di Top Gear è produttrice e ha vissuto il “processo” a Clarkson come un dramma devastante. E che un paio di giorni fa, probabilmente per evitare altre polemiche del genere, ha di fatto cacciato David Lowe, 68 anni, storica voce di Radio Devon. La sua colpa? Aver mandato in onda una canzone del 1930, The Sun Has Got His Hat On, dove compare di nuovo la “N-word”, ancora lei. Non è servito a niente ricordare che nell’epoca in cui il brano è stato scritto quel termine non era affatto considerato razzista. A nulla sono valse le spiegazioni di Lowe, che ha ammesso di essere incappato in un «errore innocente»: allo speaker è stato chiesto di licenziarsi, cosa che lui ha fatto con rassegnazione.
    «UN MONDO ALLA BOKO HARAM». Chi non ne può davvero più di questo moralismo inquisitorio è Boris Johnson, sindaco di Londra e giornalista spesso iperbolico, noto per le battute “estreme” e anche per qualche sparata (mesi fa propose di togliere i figli dalle famiglie dei fondamentalisti musulmani). Nella sua rubrica sul Daily Telegraph Johnson ha paragonato le vicende di Clarkson e Lowe niente meno che ai metodi seguiti in Nigeria da Boko Haram. Certo, c’è la non trascurabile differenza che i terroristi islamici africani tagliano gole e bruciano villaggi, ma anche il loro – nota Johnson – è un sistema dove pochi decidono che cosa è “haram”, vietato, pericoloso, e chi supera questa linea è finito, anche se lo fa per sbaglio, farfugliando una filastrocca o trasmettendo una canzone vecchia di un secolo. «Quando i gerarchi della Bbc hanno sentito dell’ultima cantonata, presa da uno speaker relativamente senza importanza di Radio Devon, (…) non importava nulla che fosse un conduttore popolare ed esperto: si sono visti riaccadere tutto un’altra volta. I tweet, le twitstorm, l’incubo dell’infinito hastag “Bbc razzista”», scrive Johnson. E chiude: «Sebbene in maniera moderata, anche noi viviamo in un mondo alla Boko Haram, dove tutto dipende dal furore turbolento della folla di internet, e dove burocrati e politici impauriti sono trascinati da un fiume di indignazione preconfezionata».
    Anti-razzismo estremista alla Bbc. I casi Clarkson e Lowe | Tempi.it

    La guerra santa di Al Italy il "bresciano"
    Fumava, beveva, giurava "l'Italia è il mio Paese". Poi è partito per la Siria: "Per uccidere gli infedeli"
    Gian Micalessin
    Lo sussurrano gli inquirenti che da Brescia, fino agli uffici anti terrorismo del Viminale, seguono la sua scia sbiadita. Anas el Abboubi alias «Anas al Italy» è uno dei trenta jihadisti partiti dall'Italia e approdati, come ricordava il ministro degli interni Angelino Alfano, sui campi di battaglia siriani. La storia delle quattro vite di Anas merita però di essere raccontata. A differenza di Giuliano Del Nevo, l'islamista genovese ucciso in Siria nel 2013, Anas è italiano solo a metà. A differenza di Ismar Mesinovic, l'imbianchino bosniaco partito da Belluno e caduto sulla strada di Damasco il 4 gennaio, non è uno sbandato. L'immigrato marocchino di seconda generazione Anas El Abboubi, 21 anni, è l'icona, il paradigma, degli oltre mille islamisti partiti dall'Europa alle volte delle prime linee del jihadismo. A differenza di altri figli delle periferie scomparsi tra le nebbie della guerra Anas si lascia dietro però una traccia indelebile.
    Tutto inizia verso la fine del 1999 quando Anas e sua madre lasciano Marrakech per raggiungere il padre a Vobarno, 40 chilometri da Brescia. Per Anas quel sonnacchioso paesino della Valle Sabbia è la palestra dell'integrazione. Per raggiungerla e trasformarsi in McKhalif, il rapper di belle speranze raccontato da un reportage di Mtv del marzo 2012 (Nel Ritmo di Allah: La storia di Mc Khalifh) Anas si ubriaca, fuma spinelli, fa del suo peggio per somigliare ai coetanei italiani.
    Da quell'intervista inizia la trasformazione. Aboliti alcool, musica e spinelli abbraccia il Corano, si tuffa, nonostante l'arabo stentato, nella lettura dei siti islamici più estremisti. Fino a quando nel settembre 2012 si presenta in Questura a Brescia chiedendo i permessi per una manifestazione in cui bruciare bandiere israeliane e americane. Dietro l'apparente ingenuità c'è un fanatismo in rapida crescita. Seguendo le vie della «jihad on line» frequenta i siti più estremisti, racconta la sua voglia di combattere, fonda la succursale italiana di Sharia 4, l'organizzazione belga famosa per aver inviato centinaia di giovani in Siria. L'attività più preoccupante sono però i sopralluoghi virtuali tramite Google Maps sulla stazione ferroviaria e su una caserma di Brescia. Così nel giugno 2013 la Digos di Brescia, preoccupata per il rischio attentati, decide di sbatterlo in galera. Non dura molto. In poche settimane i magistrati firmano il decreto di scarcerazione e ad agosto 2013 Anas è già oltre quella frontiera turco siriana Siria diventata, dopo il 2011, la soglia del jihad.
    Il 9 ottobre sul suo indirizzo Facebook (Anas al Italy Anas l'Italiano) compare un video in cui si esaltano le azioni dello «Stato Islamico dell'Iraq e della Siria». Il giorno dopo pubblica una propria foto con il kalashnikov in spalla su cui campeggia la scritta «Kill the taghot», uccidi gli infedeli. A dicembre è con i suoi compagni d'armi alla periferia di una Aleppo imbiancata di neve.
    Da allora non più una parola. Solo i richiami disperati dell'amica Abby Jamila. L'ultimo del 5 maggio scorso: «Che bello è stato rivederti! Abbracciarti forte da levare il respiro, accarezzare il tuo viso che da tanto non vedevo più.... Un unico rammarico, svegliarmi e capire che era soltanto un sogno». Un sogno diventato forse un presagio.
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    Anche il Dalai Lama boccia il buonismo: "Troppi immigrati, basta"
    Il capo spirituale dei buddisti in visita in Italia
    Redazione
    Per un giorno è come se il Dalai Lama si fosse tolto la veste arancione per vestire il verde color Lega.
    Il capo spirituale dei buddisti in versione Salvini. In visita a Pomaia, in provincia di Pisa dove nei prossimi anni sarà costruito un complesso monastico buddista, il leader spirituale dei tibetani è riuscito anche a parlare di «emergenza sbarchi» e immigrazione. Con un chiaro riferimento alla drammatica situazione italiana non si è accodato al buonismo generale sugli sbarchi: «Il buon cuore non basta - ha detto - bisogna avere il coraggio di dire basta, quando sono troppi, e intervenire nei loro paesi».
    Anche il Dalai Lama boccia il buonismo: "Troppi immigrati, basta" - IlGiornale.it



    LA VILLETTA DI LUSSO PER I CLANDESTINI DI MARE NOSTRUM
    Una notizia che evidenzia la gravità della situazione. La “Domus Mater”, struttura in cui fino allo scorso settembre risiedevano sei sacerdoti anziani della Diocesi, dal 15 maggio accoglie quindici immigrati raccattati dall’operazione “Mare nostrum”.
    L’edificio è di proprietà della Diocesi – che è sempre attiva nel business dell’immigrazione – in via Montalbano, ed è circondato da un ampio parco, dove i clandestini potranno gozzovigliare a spese dei contribuenti.
    Dopo gli interventi per attrezzare e arredare con tutti i confort necessari: tv a schermo piatto e condizionatori, secondo le esigenze degli ospiti.
    Dice Roberto Castagna, della Cooperativa Arcobaleno, una cooperativa che appare spesso nel business di Mare Nostrum: «L’iniziativa è partita da Caritas ambrosiana, e precisamente dal vice direttore lecchese Luciano Gualzetti, che ha stabilito un comodato con la Cooperativa Arcobaleno, in collegamento con la Prefettura di Lecco, per l’accoglienza di profughi nella “Casa Mater”. I primi undici sono arrivati il 23 maggio, uomini dai 20 ai 25 anni. Il 30 maggio si sono aggiunte quattro persone dal Gambia, già residenti in un albero a Crandola, che non era più disponibile. Sono tutti raccolti dall’operazione “Mare nostrum” sbarcati a Pozzallo, poi accolti a Comiso (Ragusa), quindi a Malpensa e giunti a Lecco il 12 maggio, dopo essere stati provvisoriamente collocati in alberghi». Una bella vacanza, con viaggio aereo compreso.
    E’ noto come in Gambia ci sia stata la guerra. Nell’800....
    «Non avevano alcun tipo di documento. Sono stati accompagnati in Questura per l’identificazione. La settimana successiva hanno deposto la richiesta di protezione internazionale (asilo politico) che sarà valutata da una commissione territoriale di Milano. Ora possono quindi anche usufruire dell’assistenza sanitaria». Senza pagare il ticket.
    Quanto credete che possa reggere, il SSN, quando è sottoposto a questa pressione migratoria? Con pochi che pagano e tutti gli africani, zingari e compagnia che usfufruiscono gratis dei nostri ospedali senza mai avere pagato un centesimo di tasse?
    «Del tutto sprovvisti di scarpe, vestiti…Erano partiti con la sola idea di venire in Europa. Qualcuno del Mali parla francese; inglese qualcuno del Gambia, un certo numero è analfabeta. Ospitati all’inizio in albergo, si sono sentiti stretti, costretti; adesso invece sono rilassati. Un operatore della vicina casa Abramo li segue, insieme ad alcuni volontari. Grazie alla collaborazione del Consorzio Comunità Montana Valsassina e di Les Cultures si è anche avviato un corso di insegnamento della lingua italiana a Villa Aldé tutti i giorni. Viene loro fornita la spesa per il vitto giornaliero.».
    Sono risorse. Analfabeti dal Gambia, ai quali facciamo anche la spesa. Che ‘buone’, queste cooperative così ansiose di ‘accogliere’ e succhiare i contributi pubblici.
    Date l’8 per mille alla ex Chiesa Cattolica, ve lo chiede Kabobo e i suoi fratelli. Così possono acquistare tante villette dove ospitarli.
    Ecco a voi la villetta di lusso per i clandestini di Mare Nostrum ? FOTO | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE









    Irrompe in casa per rubare e pesta i proprietari: arrestato algerino
    Gli uomini della Sezione Investigativa del Commissariato P.S. di Maddaloni diretto dalla dr.ssa Renata Catalano e coordinati dal Sost. Commissario Esposito Vito, unitamente a personale della Sezione Investigativa del Commissariato P.S. di Melfi diretto dal Commissario Capo Aniello Ingenito e coordinati dagli Ispettori Urino e Brindisi, nella mattinata odierna, a seguito di laboriose indagini hanno tratto in arresto il cittadino algerino Nekaa Abdelouahab di anni 42. Il predetto, secondo l’accusa, circa un anno fa, insieme a due complici faceva irruzione in un abitazione e dopo aver razziato oggetti di valori e danaro, percuotevano le vittime onde assicurarsi la fuga.
    Le indagini anche tecniche, eseguite di concerto tra i due uffici di polizia permettevano di individuare il Nekaa e di procedere alla sua cattura a seguito di emissione di ordine di custodia cautelare in carcere del Tribunale potentino. Dopo le formalità di rito, il Nekaa veniva tradotto dai poliziotti presso la Casa Circondariale di Potenza a disposizione di quell’A.G.
    CRONACA - Maddaloni - Accusato di aver rubato e percosso i proprietari in un'abitazione: arrestato 42enne algerino - Casertanews.it

    Dopo aver scontato la pena sarà espulso? Certo che no, espellere risorse è roba da “rassisti”.
    Milano: ogni venerdì rapina la stessa farmacia
    I poliziotti si appostano fuori e arrestano uno straniero che aveva appena rapinato la farmacia. Accade in via Boifava. Era un colpo “premeditato” che avveniva ogni venerdì.
    Milano: ogni venerdì rapina la stessa farmacia ? VIDEO | Tutti i Crimini degli Immigrati

    Aggredisce e picchia Poliziotto, Arresto Iracheno a Brindisi
    BRINDISI – Un cittadino iracheno di 29 anni, Salar Abdullah Ziad, senza fissa dimora, è stato arrestato a Brindisi per aver aggredito violentemente un poliziotto con calci e pugni. L’agente aveva appena scoperto che, a differenza di quanto raccontato dallo straniero, il giovane non era più ospite, dal 2012, del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Restinco.
    L’iracheno è in carcere con le accuse di resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. I fatti si sono verificati ieri sera nel centro di Brindisi. Un equipaggio della sezione Volanti della questura si era recato in corte Tirolo in seguito ad una segnalazione anonima al 113 di una lite in atto in quella zona. All’arrivo gli agenti hanno trovato solo il giovane, ubriaco e con diverse escoriazioni al volto e alle mani. Non aveva documenti. Il 29enne ha raccontato di essere ospite del Cara di Restinco, ma l’ispettore di turno di vigilanza ha appurato che non era più così da un paio d’anni. A quel punto il giovane ha picchiato il poliziotto, che ha dovuto recarsi al Pronto soccorso per le ferite riportate, giudicate guaribili dai medici in 17 giorni.
    Aggredisce e picchia poliziotto, arresto iracheno a Brindisi | Lecce ed il Salento online

    Pensionato bloccato e tirato giù dalla bici Massacrato con calci e pugni senza motivo
    L’aggressione in strada a Feltre vicino la stazione, vittima un 58enne. Un uomo già in cella, ma è ancora caccia ai complici
    FELTRE (Belluno)– L’hanno tirato giù dalla bicicletta e l’hanno preso a calci e pugni per futili motivi: vittima dell’inaudita violenza un pensionato feltrino di 58 anni, pestato da alcuni balordi nei pressi della stazione ferroviaria. Giovedì mattina, uno degli aggressori è stato arrestato, mentre proseguono gli accertamenti su altre due persone che avrebbero partecipato al pestaggio. La vittima dell’aggressione, l’11 giugno scorso, stava passando in bicicletta davanti alla stazione, quando vicino al piazzale degli autobus in partenza è stato fermato da alcuni sbandati che da qualche tempo bazzicano nei pressi dei binari. La presenza di soggetti senza fissa dimora, italiani e stranieri, che esagerano con l’alcool e a volte disturbano la gente di passaggio, è nota da tempo. Mai però si era arrivati a un vero e proprio pestaggio. Questa volta, però, per cause in via di accertamento, i senzatetto hanno tirato giù dalla sella un pensionato di passaggio. Una volta a terra, l’uomo è stato tempestato di calci e pugni da due o tre persone: ne è uscito in pessime condizioni, con un trauma cranico, un trauma cervicale, il setto nasale frantumato e le costole rotte. L’attacco, insomma, è stato molto violento, e ha provocato ferite che all’ospedale «Santa Maria del Prato» hanno giudicato curabili in 50 giorni.
    Subito sono scattate le indagini da parte dei carabinieri di Feltre, che tra i responsabili dell’aggressione hanno individuato un extracomunitario senza fissa dimora. Giovedì, alle prime luci del giorno, il picchiatore è stato catturato, arrestato e condotto al carcere di Baldenich. Dovrà rispondere delle lesioni gravi provocate, con l’aggravante dei futili motivi. Le posizioni di altre due persone che potrebbero aver partecipato al pestaggio sono al vaglio degli inquirenti.
    Pensionato bloccato e tirato giù dalla bici Massacrato con calci e pugni senza motivo - Corriere del Veneto

    Invasione: scoperta nuova fabbrica clandestina cinese
    Milano – Carabinieri trovano sei lavoratori cinesi irregolari, sequestrati 2mila euro in contanti e merce per un valore complessivo di 100mila euro, 22 macchine da cucire e 248 capi di vestiario. È successo mercoledì in un laboratorio di confezioni di abbigliamento a Casaletto di sopra, in provincia di Cremona. La titolare dell’esercizio è una 35enne cinese, che gestiva l’attivita insieme al marito. Alle loro dipendenze c’erano sei operai della stessa nazionalità, cinque dei quali senza permesso di soggiorno e un’altro con il documento scaduto.
    I due coniugi sono stati deferiti al tribunale di Cremona per concorso in favoreggiamento all’immigrazione clandestina e per avere fatto ricorso a dipendenti privi di documenti validi per il soggiorno.
    Cremona: in una fabbrica di abbigliamento scoperti 6 operai clandestini - Libero Quotidiano

    Botte al Centro Lame: ladro indiavolato affronta 5 vigilantes e ne ferisce uno
    Frattura scomposta alla mano per una delle cinque guardie che hanno bloccato un 30enne che tentava di scappare con 100 euro di whisky: l'uomo è stato arrestato
    Bologna - Il parapiglia scoppiato ieri pomeriggio all'Ipercoop del Centro Lame, in via Marco Polo, si è risolto con la frattura alla mano per un vigilante e con l'arresto di un ladro, un 30enne tunisino.
    L'uomo, aiutato da un complice, aveva rubato diverse bottiglie di Chivas Regal e Ballantyne (per oltre 100 euro). Il tunisino, scoperto e inseguito dagli addetti alla sicurezza che dalle telecamere avevano visto i due in azione, non è riuscito a dileguarsi perché nella fuga si è schiantato contro la porta a vetri del centro commerciale, che al suo arrivo non si è aperta in tempo. Nonostante la caduta, il 30enne ha reagito con molta violenza alle cinque guardie che hanno cercato di trattenerlo. Una di queste, un 41enne di Potenza, ha rimediato nella zuffa la frattura scomposta di una mano, giudicata guaribile in 30 giorni dai medici dell’ospedale Rizzoli. Il tunisino, già con precedenti e clandestino, sebbene sia in Italia da una decina d’anni, agli agenti che lo hanno arrestato avrebbe detto che spera di essere rimpatriato. Il complice è invece riuscito a fuggire
    Botte al Centro Lame: ladro indiavolato affronta 5 vigilantes e ne ferisce uno - il Resto del Carlino - Bologna

    “Sono immigrato, voglio dei soldi o uccido il tuo gatto”: arrestato romeno
    MATERA – Da alcuni giorni, a Matera, entrava in un negozio chiedendo, senza ottenerli, soldi alla commerciante; davanti al nuovo rifiuto della donna, ha ‘rapito’ il suo gatto ed è scappato: ”Se non mi dai i soldi, lo ammazzo”, ha gridato un cittadino romeno di 39 anni, poi fermato dalla stessa donna e da una sua amica che sono riuscite a riprendersi l’animale. L’uomo – che aveva provato a fuggire – è stato infine arrestato dalla Polizia con le accuse di tentata estorsione e rapina.
    'Se non mi dai i soldi, uccido il gatto' - Basilicata - ANSA.it

    Arrestata “risorsa” nigeriana: aveva ingerito 92 ovuli di eroina
    A Napoli, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa, unitamente a quelli della locale Arma, hanno proceduto all’arresto, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, della cittadina nigeriana Glory Michael, cl.1986, residente in Alessandria. Nella circostanza la donna, mostratasi particolarmente nervosa ed intollerante nei riguardi dei Carabinieri che la stavano controllando, li faceva insospettire, inducendoli a condurla, per eseguire specifici e più approfonditi esami, presso l’Ospedale Civile di Aversa, laddove si scopriva che aveva ingerito nr. 92 (novantadue) ovuli contenenti eroina per grammi 1.200 (milleduecento). Lo stupefacente è stato sottoposto a sequestro mentre la donna è stata sottoposta ad ulteriori accertamenti sanitari volti anche a verificarne lo stato di salute, così come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.
    CRONACA - Aversa - Cittadina nigeriana ingerisce 92 ovuli di eroina: arrestata - Casertanews.it

    La “risorsa” nigeriana sarà espulsa dall’Italia? Ma certo che no, espellere criminali stranieri è troppo “rassista”.
    Vanno ai domiciliari gli albanesi arrestati due volte in due giorni
    Per droga
    Scicli - Tornano agli arresti domiciliari i due cugini albanesi Endrion Tabaku, 19 anni, e Viktor Tabaku, 23enne, arrestati due volte nel giro di 24 ore dai carabinieri della Tenenza di Scicli prima per concorso di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e poi per evasione dai domiciliari. Il giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto la nuova misura in attesa del direttissimo. I due, difesi dall’avv. Edoardo Cappello, hanno risposto alle domande del Gip. Sostengono di essere evasi per fare un fax al legale che era stato assegnato loro d’ufficio. Quanto alla droga sarebbe di Victor “per uso personale” malgrado un po’ eccessiva: mezzo chilo.
    Cronaca Scicli - Vanno ai domiciliari gli albanesi arrestati due volte in due giorni - RagusaNews

    Pordenone: li liberano, e loro tornano a razziare le profumerie
    Pordenone, stop alla banda dei furti nelle profumerie
    Cinesi e mongoli, avevano colpito in mezzo Nord Italia. Venivano dalla Francia e vi tornavano a furti eseguiti. Già arrestati, ma non era servito
    banda furti profumeria denunce
    PORDENONE. La polizia di Pordenone ha scoperto e denunciato i componenti della banda che depredeva le profumeria di mezzo Nord Italia. Il gruppetto non avava smesso di delinquere nonostante un precedente arresto a carico.
    Sul registro degli indagati sono finiti B.U., 25 anni, cittadina cinese, residente in Francia; S.B., 26 anni, cittadino cinese residente in Francia, pregiudicato; B.S., 34 anni, cittadina mongola, senza fissa dimora, pregiudicata e A.O., 33 anni, cittadino mongolo, residente in Francia, pregiudicato.
    Le indagini, avviate dalla terza sezione reati contro il patrimonio della squadra mobile della Questura di Pordenone a seguito di un furto commesso al centro commerciale “Emisfero” di Fiume Veneto, hanno accertato che il gruppo composto da due donne e due uomini proveniente dalla Francia, specializzato nei furti di prodotti di profumeria, entrava in Italia in auto e, dopo aver commesso i furti ai danni di profumerie di centri commerciali del Nord Italia, rientrava in Francia.
    In particolare sulle auto era stato creato un apposito vano un vano per occultare la merce rubata, mentre per eludere i sistemi anti-taccheggio venivano utilizzate delle borse schermate.
    L’attività investigativa effettuata in collaborazione con la polizia stradale di Verona, la squadra mobile di Brescia ed il commissariato di Portogruaro, ha inoltre consentito alla polizia pordenonese di raccogliere elementi di prova nei confronti dei componenti della banda anche per altre azioni criminose.
    Tra esse la rapina impropria dello scorso 3 marzo alla profumeria “Sephora” di Lonato del Garda (Brescia), ubicata all’interno centro commerciale “Leone”; il furto consumato l’11 aprile 2013 nella profumeria “Sephora” all’interno del centro commerciale di Portogruaro; il furto consumato sempre l’11 aprile ai danni della profumeria “Gardenia” all’interno del centro commerciale “Emisfero” di Fiume Veneto; la ricettazione di confezioni di profumi relativa a un furto consumato ai danni del negozio “Douglas” di Verona.
    In quest’ultima circostanza il gruppo fu arrestato il 4 marzo 2013 dalla polizia stradale di Verona Sud. Ma naturalmente, essendo in Italia, in forza dell’attuale deficitario sistema legislativo, un mese dopo era già tornato a colpire, come descritto, a Portogruaro e Fiume Veneto.
    Ora queste nuove denunce a piede libero. Sperando che bastino ad arrestare l’attività della banda, per quanto permangano, in primis agli investigatori, numerosi dubbi in proposito.
    Pordenone, stop alla banda dei furti nelle profumerie - Cronaca - Messaggero Veneto

    Ius soli: baby gang di africani circonda e rapina minorenni
    Brescia - Lo hanno affrontato in cinque a muso duro, dopo averlo accerchiato in strada. «Dammi il telefonino», gli ha gridato in faccia il capobranco, un ragazzo nordafricano che era spalleggiato da altri ragazzi di colore.
    Tutti giovanissimi, forse figli di immigrati della prima ondata. Marco – il nome è di fantasia, trattandosi di un 15enne -, uno studente che abita a Chiesanuova, non ha fatto in tempo a scappare. La baby gang lo ha spintonato, insultato e derubato di un cellulare Sony vecchio modello, che vale poche decine di euro. LA RAPINA si è consumata alle 18.30 di sabato in via Parma, a Chiesanuova, e fa seguito ad altri analoghi episodi accaduti in città a gennaio, lo scorso anno e quello prima ancora. Sulle rapine indaga la questura, che ha allestito un’apposita squadra di investigatori. DA ACCERTARE SE si tratti dello stesso gruppo di ragazzi di colore, probabilmente minorenni come le vittime, che dettano legge in varie zone di Brescia, al «Freccia Rossa» come in stazione, in corso Magenta e in corso Zanardelli. Non sono mancati i furti in massa nei negozi di telefonia.
    Le rapine e gli episodi di bullismo, non sempre denunciati dalle vittime per paura di vendette anche trasversali, sono avvenuti davanti o dentro alcune scuole, nei parchi pubblici e all’esterno di pub, piadinerie e punti di aggregazione. Nel bottino cellulari, giubbotti o felpe, merce rivenduta per bere una birra o per lo spinello di gruppo al parco. Episodi inquietanti, anche se in parte rassicura, come confermano in questura, che sono molte le segnalazioni giunte dai genitori e dalle scuole. Ma non è facile individuare gli autori delle rapine da strada. Le baby gang multietniche sono diverse, e le denunce non bastano a intimorirle.F.MO.
    Bresciaoggi.it - dalla home

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    La moglie partorisce con l'ostetrico: musulmano scatena il caos in corsia
    CONEGLIANO - L'ostetrico uomo, un marito intransigente e una donna in travaglio. Sono gli ingredienti di una serata ad alta tensione all'ospedale di Conegliano dove il marito della donna, un macedone di religione musulmana, quando si è accorto che ad assistere la moglie era un ostetrico, si è opposto con veemenza. E nessuno è riuscito a fargli cambiare idea, al punto che sono stati chiamati perfino i carabinieri. Sono stati proprio gli uomini dell'Arma a riportarlo, volente o nolente, alla ragione.
    La moglie partorisce con l'ostetrico: musulmano scatena il caos in ospedale

    Orario anticipato perché gli operai a digiuno nel pomeriggio crollano
    Chiara Campo
    Arridatece i bergamaschi. Puntuali, di sana e robusta costituzione e con una fama da carpentieri e operai instancabili.
    Sarà anche merito, forse, di schiscette e bevande abbondanti, per resistere al caldo e alla fatica. È più o meno questo il senso degli esposti annunciati dai cittadini di via Eritrea, zona Certosa, dove sono in corso i lavori della strada di collegamento Zara-Expo che collegherà la città con il sito dell'Esposizione Universale. Un cantiere di forte impatto, sia acustico che sul traffico. Code, modifiche alla viabilità, i martelli pneumatici accesi per ore. I cittadini già sopportavano poco i lavori, da qualche giorno la convivenza col maxi- cantieri è diventata intollerabile.
    Motivo? Le ruspe hanno iniziato a scavare addirittura dalle 5 del mattino. Ci sono ritardi sulla tabella di marcia? A quanto pare, non è questo il motivo. Riferisce Enrico Salerani, capogruppo della Lega Nord nel Consiglio di Zona 8, che qualche sera fa un collega consigliere che risiede nelle vicinanze del grande cantiere della Eritrea-Expo, «che da mesi provoca disagi e polemiche» ha denunciato l'apertura anticipata dei rumorosi lavori. «Abbiamo subito pensato ad un ritardo per la consegna delle opere - spiega - ma questa ipotesi cozza col fatto che i lavori si interrompono nel pomeriggio quando invece, approfittando proprio della luce, potrebbero protrarsi fino alle 20 senza nemmeno usare i fari come avveniva nei mesi bui».
    La spiegazione reale l'ha ricevuta in cantiere una residente, che è scesa di casa esasperata all'alba a chiedere spiegazioni. «Il capocantiere - riferisce Salerani - ha spiegato che questo ritmo continuerà fino a che non terminerà il ramadan, perché gli operai altrimenti non stanno in piedi». I lavoratori musulmani devono rispettare il mese del digiuno, non possono consumare cibo dall'alba al tramonto. E col caldo già al pomeriggio, perdono le forze. Devono essere parecchi, se si arriva ad anticipare e fermare i lavori secondo le loro esigenze.
    «Viva l'integrazione - tuona il leghista -. I residenti non accettano tale sopruso, presenteranno esposti». Non è questione di razzismo né di mancare rispetto alle fedi altrui. Ma gli operai che seguono il ramadan contano più dei lavoratori milanesi? Anche loro hanno diritto al riposto, e a non rischiare un colpo di sonno in ufficio perché passano le notti in bianco.
    Orario anticipato perché gli operai a digiuno nel pomeriggio crollano - IlGiornale.it

    I Mondiali svelano la Francia algerina.
    “La Francia è algerina” urlano per le strade parigine i tifosi più scatenati dopo che la loro “vera” squadra si è qualificata agli ottavi di finale dei mondiali. Auto bruciate, supermercati saccheggiati, negozi distrutti, poliziotti e militari picchiati, sono già stati il “contorno francese” di tutte le partite giocate finora dall’Algeria. Dopo la partita con la Russia, oltre a incendi e distruzioni in tutta la Francia, a Carcassonne un gruppo di “tifosi” è arrivato ad assaltare un piccolo drappello di paracadutisti in libera uscita. Marine Le Pen ha fatto notare che dietro a queste azioni c’è un astio profondo verso la Francia e nessuna scusa calcistica poiché le violenze si ripetono sempre, indipendentemente dal fatto che l’Algeria vinca, pareggi o perda.
    “E’ la dimostrazione che l’integrazione di cui parla la sinistra è miseramente fallita” nota il Fronte Nazionale ed è difficile dargli torto perchè le migliaia di giovani che si riversano nelle strade con le bandiere con la mezzaluna non solo sono francesi, ma spesso sono figli di genitori nati in Francia e forse l’Algeria dei loro avi non l’hanno mai neppure vista. Immigrati di terza o quarta generazione, nati ed educati in Francia, ma disinteressati alla nazionale transalpina, che pure è stracolma di calciatori di origine straniera, e invasati fino alla violenza per la nazionale di quella che considerano la loro vera patria, l’Algeria.
    Già tempo fa il famoso filosofo Alain Finkielkraut parlando di una identità francese in disfacimento scrisse che non era normale che alle partite di calcio tra Francia e squadre magrebine l’inno francese fosse fischiato dall’80% del pubblico ed aggiunse che poteva essere oggetto di inquietudine vedere la vittoria del presidente Hollande festeggiata con bandiere tunisine, camerunesi e algerine. Chissà cosa direbbe oggi.
    Il problema è che questa gente non si ferma al tifo: la presa violenta delle strade è il modo di marcare il territorio e di segnare ulteriormente i confini dello “stato nello Stato”. “I loro nonni rifiutavano l’Algeria francese, loro vorrebbero la Francia algerina” nota su “Le Figaro” lo scrittore Ivan Riouful che spiega: “Quel che sta succedendo è assurdo: quelle che vediamo nelle strade sono manifestazioni di appartenenza e di fierezza patriottica, ma la patria non è la Francia. In alcuni comuni le bandiere francesi sono state strappate e sostituite da quelle algerine. C’è una ricerca di visibilità e appropriazione dei luoghi pubblici: questi giovani vogliono mostrare e far capire che prima di essere francesi sono algerini. Quelle bandiere brandite nelle strade esprimono il rifiuto di vivere insieme e una volontà di contro-colonizzazione. Se l’integrazione avesse funzionato sarebbero in strada a festeggiare le vittorie della Francia e invece tutta una generazione di giovani sembra comportarsi come se volesse una rivincita sulla Francia colonizzatrice: vogliono la Francia algerina”.
    La domanda che “Le Figaro” si pone è se la Francia deve accettare tutto questo o reagire e lo scrittore nota: ”Anche ad Algeri hanno festeggiato, ma senza violenze contro le forze dell’ordine: laggiù lo stato è rispettato mentre qui la debolezza francese porta a queste derive. In un processo di abbandono, autoflagellazione e indulgenza lo stato ha perso attrattività e ogni autorità”.
    Intanto dopo ogni partita le simpatie dei francesi per la Le Pen aumentano. Lei ha detto che la doppia nazionalità dovrebbe essere abolita, “o si è francesi o si è algerini”.
    I Mondiali svelano la Francia algerina. | Max Ferrari

    Gettati via i pasti dei profughi: si indaga sullo spreco in Sicilia
    Mentre continuano gli sbarchi in Sicilia, a Pozzallo errori di gestione e il cibo va nella spazzatura. L'ira del prete di frontiera: potevamo darli a italiani bisognosi
    Valentina Raffa
    Pozzallo (Ragusa) - L'ondata di sbarchi continua e sulla costa meridionale della Sicilia è emergenza continua. Gestire la marea di umanità disperata in arrivo non è una passeggiata e i Comuni bussano continuamente a Roma in cerca di risorse.
    Ecco perché appare ancora più incredibile lo spreco documentato fotograficamente al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Qualcuno dentro la struttura ha fotografato lo spreco e le immagini rimbalzate sul sito locale Ragusanews.com hanno creato un (comprensibile) vespaio. Pasta, carne e frutta: tutto pagato dai contribuenti, tutto finito tra i rifiuti. Come se non bastasse lo sforzo che il Paese sta facendo per l'accoglienza. Uno schiaffo in faccia alla crisi e alle famiglie, anche a quelle italiane, che faticano a riempire il frigorifero. Uno spreco su cui ora indagano i carabinieri della Compagnia di Modica, che hanno sentito i responsabili del Cpsa, ed è stata aperta anche un'inchiesta amministrativa interna alla struttura.
    Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, ha inviato una nota al sindaco, Luigi Ammatuna, e all'Azienda sanitaria provinciale di Ragusa per avere lumi sullo spreco, che sembrerebbe dipendere da un incrocio perverso tra le abitudini alimentari degli immigrati e carenze organizzative del Centro. La convenzione tra Prefettura e Comune prevede, infatti, il rispetto delle tradizioni religiose e una scelta di alimenti non in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti. E se ciò è stato rispettato - elemento che sarà vagliato per accertarsi del rispetto degli accordi - sarà il caso di ricontare il numero di pasti fornito quotidianamente e la corrispondenza con quello degli ospiti del centro, visto che la convenzione tra Comune e una ditta di Pescara con succursale a Ispica, non lontano dal Cpsa, aggiudicataria del bando, prevede un pagamento di 15 euro al giorno a persona per i pasti. Non prepararli affatto, anziché buttarli, avrebbe significato risparmiare denaro pubblico. Ma c'è di più: se anche si fossero sbagliati i conti, magari perché gli immigrati, riescono a nutrirsi da soli in paese, non si potevano recuperare i pasti girandoli a chi ha bisogno? Il Cpsa replica che non è previsto dalla convenzione. Il che non evita l'indignazione.
    Imbufalito Don Beniamino Sacco, il prete che aveva annunciato di voler devolvere il 10% del finanziamento per accogliere gli immigrati alle famiglie italiane bisognose, e lo sta facendo davvero, in barba alle convenzioni.
    Gettati via i pasti dei profughi: si indaga sullo spreco in Sicilia - IlGiornale.it

    Proposta leghista «Vietare il burqa anche a Milano»
    Redazione
    Subito un'ordinanza per vietare l'uso del burpa e del nidaq nei luoghi pubblici. A chiederlo con una mozione urgente depositata ieri a Palazzo Marino è il consigliere leghista Massimiliano Bastoni. Con il pronunciamento nei giorni scorsi della Corte europea dei diritti dell'uomo che sentenzia la legittimità del divieto di indossare burqa nei luoghi aperti al pubblico «riteniamo che siano ormai maturi i tempi affinché anche in Italia si possa legiferare in tal senso» afferma il consigliere del Carroccio. Una proposta di legge risulta già depositata alla Camera dei Deputati e, a livello comunale, «la Lega Nord ha presentato una mozione che chiede al sindaco di Milano di predisporre un'apposita ordinanza».
    DOPO LA SENTENZAProposta leghista «Vietare il burqa anche a Milano» - IlGiornale.it


    Campania, l'allarme dell'esperta: «Gli immigrati stanno riportando tubercolosi e meningite»
    Lo ha detto la professoressa Triassi nel corso di un convegno: "All'origine del fenomeno la crescita degli sbarchi e le cattive condizioni igieniche delle persone che arrivano"
    Crescono i casi di malattie infettive. Lo ha detto Maria Triassi direttore del Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II a margine della presentazione del Progetto Araknos II.
    Secondo quanto spiegato da Triassi, in Campania si assiste a un incremento dei casi di tubercolosi e al ritorno di alcune malattie infettive che, nel vecchio continente, erano «quasi del tutto debellate, silenti».
    All'origine - secondo quanto spiegato da Triassi - la crescita del fenomeno migratorio che, «ogni giorno fa registrare nuovi sbarchi sulle nostre coste» e «le cattive condizioni igienico sanitarie» in cui i migranti vivono in Italia e in Campania.
    «In alcune nazioni da cui provengono i migranti - ha detto Triassi - alcune patologie come la tubercolosi e la meningite, che da noi sono quasi del tutto scomparse, sono endemiche e silenti nell'individuo. Questi virus - ha aggiunto - con i climi più freddi possono acutizzarsi e diffondersi». Una situazione che può diventare di difficile gestione soprattutto se «il portatore di malattie infettive viene a contatto con i malati cronici che, di conseguenza, soffrono di immunodepressione».
    Campania, l'allarme dell'esperta: «Gli immigrati stanno riportando tubercolosi e meningite»



    Così il governo trasferisce l'Africa in Italia
    di Gianandrea Gaiani
    Governo Renzi all’offensiva sul fronte dell’emergenza immigrati per mobilitare la comunità internazionale. L'Italia intende "aiutare le autorità libiche a «chiedere formalmente l'aiuto dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite» ha detto il presidente del Consiglio precisando che l'obiettivo è consentire all'Unhcr di «andare in Libia e gestire da lì l'afflusso» delle popolazioni immigrate.
    «Mare nostrum continua perché un popolo civile non manda alle deriva dei bambini, salva quei bambini» ha detto in conferenza stampa con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, a Villa Madama. Per questo La gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo «richiede maggiore presenza in Libia e il rafforzamento di Frontex».
    La visione di Renzi è semplicistica, non risolutiva e non tiene conto del fatto che la presenza di agenzie dell’Onu in Libia richiederebbe una forza di sicurezza che protegga da miliziani e criminali sia il personale dell’Onu sia gli immigrati e che Tripoli non è in grado o non è interessata a garantire. Quanto alla pretesa che l’Europa cooperi a Roma sembra sfuggire il vero punto critico della situazione. Se anche i partner della Ue aprissero le frontiere agli immigrati illegali sbarcati in Italia, e se ogni Marina Militare europea inviasse proprie navi ad aiutare quelle italiane, a imbarcare clandestini in mezzo al Mediterraneo, l’emergenza immigrati, non solo non si risolverebbe, ma assumerebbe proporzioni ancora maggiori. I Paesi europei lo sanno, per questo ci sbattono la porta in faccia. L’Italia fa finta di non capirlo per mancanza di coraggio politico e per buonismo ideologico o “boldrinismo”.
    I fatti però parlano chiaro. Da quando è attiva Mare nostrum e l’Italia accoglie chiunque paghi il pizzo a trafficanti e schiavisti, i flussi migratori sono aumentati e il prezzo del “biglietto” per la traversata si è ridotto da 3 mila euro a 1.500 o anche meno. Se l’Europa seguisse l’esempio italico milioni di africani lascerebbero il loro Paese in cerca di migliori condizioni di vita in Europa e i trafficanti incasserebbero miliardi pur praticando prezzi di saldo.
    Per questa ragione, che sembra sfuggire al governo italiano, solo una decisa azione di respingimento può bloccare un esodo insostenibile in termini finanziari, sociali ma a lungo termine anche politici, per l’Italia come per ogni altro Paese europeo. Impiegare la flotta solo per soccorrere immigrati non ha senso perché porterà solo a rendere infinita l’emergenza. L’unica opzione efficace e razionale è il ripristino della sovranità nazionale, utilizzando le navi militari per riportare i clandestini sulla costa libica, in una fascia costiera protetta da nostri militari (meglio se con il via libera di Tripoli e con il contributo di contingenti europei) dove creare una cornice di sicurezza nella quale possano operare le agenzie umanitarie. L’obiettivo dovrebbe essere però di aiutare gli immigrati a tornare ai loro Paesi scoraggiando così nuovi flussi e togliendo il giro d’affari ai trafficanti. Chi è disposto a pagare il biglietto agli scafisti per ritrovarsi sulla costa africana?
    A parte gli appelli inconcludenti e un po’ infantili al nuovo governo libico (qualcuno dica a Renzi che non è stato ancora formato, dopo il voto del 25 giugno), all’Onu e alla Ue, l’unica iniziativa concreta che il governo italiano sta attuando per far fronte all’emergenza è uno stanziamento di 130 milioni di euro (in aggiunta ai 210 stanziati nel novembre scorso dal governo Letta) per pagare i costi dell’assistenza agli immigrati illegali e mettere a disposizione caserme inutilizzate per ospitarli. Iniziative annunciate peraltro pubblicamente dal Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che avranno già avuto un’ampia eco in Africa e Medio Oriente incoraggiando molti altri a mettersi in marcia per raggiungere le coste libiche dove, secondo un’inchiesta pubblicata dal settimanale L’Espresso, ci sono già 3 milioni di persone in attesa di un posto sui barconi. Un numero che grazie alla politica sull’immigrazione di Renzi, non potrà che continuare ad aumentare. Avanti c’è posto!
    Così il governo trasferisce l'Africa in Italia

    Vaga in città da dieci giorni: "Io, cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi"
    L'appello di Antonio Di Salvo, 56enne che vaga per la città come un'anima in pena da dieci giorni: "E ora dove vado?"
    di Marianna Vazzana
    Milano, 2 luglio 2014 - "Chiedo solo un posto per dormire". Antonio Di Salvo, 56 anni, vaga come un’anima in pena per la città da 10 giorni. Si trascina reggendosi su una stampella ("ho subìto un’operazione all’anca tre mesi fa"), uno zainetto con il necessario per la fisioterapia ("quella per fortuna è gratis") e un’altra busta con i suoi oggetti personali ("non ho un posto in cui conservarli"). Dormiva in un centro d’accoglienza di viale Isonzo. "Poi, di punto in bianco, mi hanno mandato via, insieme ad altri, per far posto ai profughi eritrei. Era il 21 giugno". Ma Antonio chiede una sistemazione, non di essere un privilegiato. Il rischio, in questi casi, è che si scateni una guerra tra poveri ugualmente disperati e ugualmente bisognosi. Negli ultimi giorni l’uomo si è arrangiato come ha potuto, dormendo – racconta – nella sala d’attesa dell’aeroporto di Linate, accomodato su un sedile di ferro.
    Ieri, visto che non pioveva, ha lasciato il suo ombrello nascosto sopra una macchinetta del caffè sperando che nessuno lo vedesse. "Non volevo portarmelo dietro, sono già stracarico e cammino a fatica", spiega. Su una panchina mostra vari documenti, tra cui quello di un ospedale, relativo all’operazione subita, e un altro dell’Inps con l’elenco dei lavori effettuati. "Lavoravo come magazziniere ma non ho ancora accumulato abbastanza anni di contributi per poter andare in pensione", continua. Due figli, divorziato, "c’è voluto un attimo a perdere tutto".
    E ora è senza nulla, vive con un sussidio comunale di 150 euro mensili destinato agli adulti in difficoltà. Di questi soldi, ne spendeva 50 per pagare il dormitorio ogni mese. E dopo essere uscito da viale Isonzo ha continuato a sperare. "Gli assistenti sociali mi hanno chiesto di pazientare un paio di giorni perché per me ci sarebbe stata accoglienza in una struttura vicino al cimitero Monumentale. Ma lì mi hanno rifiutato. Aspetto una chiamata da circa una settimana, non posso continuare così, sto affrontando la fisioterapia e presto dovrò operarmi di nuovo". Così ieri mattina si è giocato l’ultima carta: "Sono andato in questura a chiedere aiuto". E tra le carte sventola un altro foglio, indirizzato al dormitorio di viale Ortles dagli agenti di polizia: "Si prega di voler ospitare la persona per 3 giorni in quanto trovasi, in questo momento, priva di mezzi di sussistenza". Un’ancora di salvezza, anche se temporanea. Nel frattempo Antonio bussa quotidianamente a un convento di suore per avere un po’ di cibo e chiede aiuto ai centri d’ascolto."Ho un nuovo appuntamento, spero possano darmi una mano". Antonio fa anche sapere di aver presentato domanda per una casa popolare già nel 2007. "Io non sono un barbone – sottolinea – sono solo molto sfortunato". Ora spera di avere un letto in viale Ortles. "Ma 3 giorni volano, mi serve qualcosa di più stabile. Vorrei poter restare”. Il Comune risponde che il posto c’è,"nessuno viene mandato via". Antonio incrocia le dita.
    Vaga in città da dieci giorni: "Io, cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi" - Milano - Il Giorno - Quotidiano di Milano, notizie della Lombardia

    Bitonci mette i sigilli al market africano
    Tre mesi di stop al negozio in cui è stata trovata droga, poi aperture a tempo
    «È la prima volta che una giunta chiude un esercizio commerciale in città»
    di Simonetta Zanetti
    Esercizio chiuso per tre mesi, aperture future con il timer e divieto di vendita di alcolici. Sono gli effetti della cura Bitonci-Saia sui negozi etnici. Il primo a finire nella rete del setaccio degli esercizi di connotazione straniera è il minimarket dell’Arcella in cui qualche giorno fa la polizia ha sequestrato un consistente quantitativo di marijuana stoccato dalla titolare tra gli effetti personali della figlioletta di due anni. Quella della «tolleranza zero» è una strategia ampiamente annunciata in campagna elettorale e ribadita all’indomani della vittoria delle elezioni dalla coppia di sceriffi che abitano palazzo Moroni secondo la filosofia che «nei negozi etnici le regole devono essere seguite con lo stesso rigore preteso da quelli italiani». L’intenzione dichiarata è di “scremare” gli immigrati, allontanando, in un modo o nell’altro, quelli che avviano attività illecite.
    La vicenda
    Giovedì sera, la polizia si è presentata nel minimarket di via Piacentino 5, ancora aperto a tarda ora, per un controllo. Qui i cani anti droga hanno individuato 130 grammi di marijuana nel borsone in cui la titolare nigeriana, Faith Omorowa Okao, 41 anni, teneva i pannolini della figlioletta; altri 300 erano nell’abitazione. Una scoperta simile a quella fatta a novembre dai carabinieri che tra gli scaffali del negozio avevano rinvenuto dosi di erba pronte per la vendita.
    Il provvedimento
    Ieri quindi è scattato il provvedimento del sindaco che dispone, appunto, la chiusura per tre mesi dell’esercizio a partire dalla data di notifica. Decorso tale periodo, fino al 31 dicembre, il minimarket dovrà chiudere non oltre le 18.30, osservando il divieto di vendita per asporto e di detenzione di bevande alcoliche di qualunque gradazione. In caso contrario, scatterà la denuncia penale: «Per la prima volta a Padova viene applicato il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali per la chiusura di un’attività commerciale» annuncia Massimo Bitonci che si è avvalso del comma 4 dell’articolo 54 che prevede per il sindaco, in qualità di ufficiale di governo, la possibilità di intervenire con atto motivato con provvedimenti «contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana».
    «Il provvedimento si è reso necessario dopo i numerosi e circostanziati esposti presentati dai cittadini e il recente intervento del Reparto prevenzione crimine che ha arrestato la titolare del minimarket per detenzione di un ingente quantitativo di droga» spiega ancora Bitonci «con le proprie frequentazioni questo esercizio ha creato situazioni di pericolo, disturbo della quiete pubblica e intralcio al transito, anche pedonale, dei residenti. La chiusura quindi è disposta inizialmente per tre mesi, allo scopo di scongiurare ulteriori disagi per la comunità. È un chiaro monito per tutte le attività del genere - avverte quindi il sindaco - non esisteranno ulteriori deroghe a comportamenti illegali o al limite della legalità anche solo in ambito amministrativo. Ho dato mandato alla Polizia locale perché svolga un controllo metodico e programmato di tutte queste tipologie di esercizi commerciali».
    La svolta
    Anche l’amministrazione precedente si era avvalsa del Testo unico, ma limitatamente all’anticipazione dell’orario di chiusura, ad esempio nell’area del Borgomagno, spiega l’assessore alla Sicurezza. Ma non c’è traccia di stop prolungati agli esercizi commerciali. «Questo provvedimento nasce sull’onda del controllo dell’anticrimine, a testimonianza dello spirito di collaborazione con le forze dell’ordine tanto auspicato sul territorio - sostiene Maurizio Saia - ma noi ci muoviamo comunque in tutti i casi di fronte agli esposti dettagliati che ci arrivano dai cittadini. È anche e soprattutto grazie alle segnalazioni della gente che il sindaco può prendere questo tipo di iniziative». Gli esposti arrivano direttamente al sindaco o alla Polizia municipale, rendendo possibile un incrocio delle criticità che indicano così la strada di intervento: «L’attività di ascolto sugli esposti alla Polizia locale per indicazione politica era stata messa da parte - prosegue - un po’ per mancanza di uomini e un po’ perché quelli che c’erano venivano utilizzati per servizi visibili ma inutili, che servivano solo a fare cinema».
    In questo senso, infine, Saia sollecita i cittadini a «continuare a segnalare in modo ordinato le situazioni critiche» perché «finalmente c’è un’amministrazione che ascolta».
    Bitonci mette i sigilli al market africano - Cronaca - il Mattino di Padova

    Rimini: maghrebini rapinano coppia, sfuggono a linciaggio e accoltellano agenti
    Rimini – Notte agitata a Marina Centro dove, un trio di nordafricani, ha aggredito una coppia di riminesi che stava uscendo da un pub di piazza Marvelli. Erano circa le 2 di lunedì quando le vittime, che si erano trattenute al Rose&Crown per assistere alla partita del Superbowl, sono uscite dal locale per tornare a casa. Mentre stavano per salire a bordo della loro vettura, tre nordafricani si sono avvicinati alla coppia per cercare di mettere a segno una rapina. Vistisi aggrediti, i due riminesi hanno urlato per chiedere aiuto e, dal pub, sono accorsi clienti e dipendenti per soccorrere i malcapitati. Ne è nato un violento tafferuglio tanto che, nella lite, la ragazza è stata colpita con un pugno al volto e un vetro dell’auto è andato distrutto. In quel momento, una pattuglia della polizia stava passando in piazza Marvelli e gli agenti sono intervenuti per bloccare i malviventi. Nei momenti concitati, tuttavia, uno dei tre è riuscito a fuggire mentre, gli altri due, sono stati portati via a stento da quello che si stava trasformando in un linciaggio. I due malviventi, piuttosto malconci, sono stati accompagnati in ospedale per le cure.
    Uno dei due, nella mattinata di lunedì, è quindi stato dimesso dal pronto soccorso e affidato agli agenti della polizia per essere portato in Questura per le formalità di rito. Una volta arrivato in camera di sicurezza, però, il nordafricano ha estratto un cutter nascosto nei calzini e, con la lama, ha cercato di aggredire gli agenti che lo avevano in custodia tagliandosi, allo stesso tempo, per evitare di essere fermato. Nelle stanze di corso d’Augusto ne è nato un secondo parapiglia con il personale della polizia che, nonostante la minaccia della lama, è riuscito a bloccare il nordafricano e a immobilizzarlo per poi portarlo una seconda volta in pronto soccorso per essere medicato. Lo straniero, oltre alla rapina, dovrà rispondere anche di minacce e resistenza a pubblico ufficiale. “Questo non è solo un problema per Rimini ma sta diventando una piaga a livello nazionale - ha sottolineato Richard Di Angelo, titolare del Rose&Crown - non si può confondere l’accoglienza e il buonismo con la libertà di chi viene nel nostro Paese per delinquere. Fortunatamente le urla della ragazza sono state sentite dai miei dipendenti e dai clienti che si trovavano nel locale che hanno fatto in tempo a soccorrere i due rapinati dai tre nordafricani che, mi hanno poi riferito, erano anche completamente ubriachi”.
    Dopo la violenta rapina cerca di accoltellare gli agenti che lo portano in Questura

    Cinesi esportano capitali nei pannolini dei figli
    Banconote di grosso taglio nascoste tra scatole di cioccolatini e pannolini: viaggiavano così i soldi portati all’estero da cinesi che tornavano a casa per la ‘festa di primavera’, che coincide con il loro Capodanno. I meccanismi per violare la norma che consente di portare all’estero più di 10mila euro sono stati scoperti della guardia di finanza di Catania che all’aeroporto internazionale di Fontanarossa hanno emesso sanzioni per una violazione da 700mila euro.
    Corriere di Sciacca : AEROPORTO CATANIA, CINESI PORTANO A CASA SOLDI NEI PANNOLINI

    Catturato maniaco che ha terrorizzato Bologna: è romeno
    Bologna – Il presunto maniaco seriale che ha terrorizzato Bologna all’inizio di gennaio sarebbe stato arrestato in Danimarca. Si tratta di Cezarin Robert Tivadar, 26enne di nazionalità romena, a Copenaghen per motivi di studio ma rientrato in città in occasione delle feste natalizie per trascorrerle con la madre. Il giovane è stato raggiunto da un mandato d’arresto europeo. E’ accusato di due aggressioni, avvenute all’alba di sabato 11 gennaio.
    Il 26enne avrebbe palpeggiato, davanti all’androne di casa, due ragazze. Una delle due vittime lo aveva riconosciuto con certezza dalle foto e ha riferito di averlo già incontrato, la stessa sera, prima del pedinamento e dell’aggressione, e di essere stata oggetto di approcci anche in precedenza, in un locale notturno.
    Danimarca, preso il presunto maniaco di Bologna: è un 26enne romeno - Tgcom24

    “Non pago, sono migrante”: pesta commesse ma passanti lo bloccano
    RUBA IN UN NEGOZIO E PICCHIA COMMESSE. ALGERINO ARRESTATO DALLA POLIZIA
    GENOVA. In un negozio di via De Amicis ha prelevato dagli scaffali una giacca e un paio di jeans, del valore di circa 80 euro, ha rotto in parte le placche antitaccheggio e si è diretto spedito verso l’uscita, facendo però scattare l’allarme La titolare del negozio ha subito chiamato la Polizia e, con una dipendente, ha provato a trattenere l’uomo, che però ha reagito colpendo le due donne con calci e pugni, riuscendo così a guadagnare l’uscita.
    Sfortunatamente per lui, però, le grida delle vittime hanno attirato l’attenzione di altri dipendenti dell’esercizio commerciale e di alcuni passanti, il cui intervento è stato determinante per rallentare la fuga del rapinatore fino al pronto intervento di una volante.
    Gli agenti, grazie alla collaborazione e al senso civico dei cittadini genovesi, hanno potuto arrestare il malvivente, un cittadino algerino di 44 anni, clandestino in Italia e con numerosi precedenti di Polizia che, stamattina, sarà processato con rito direttissimo.
    RUBA IN UN NEGOZIO E PICCHIA COMMESSE. ALGERINO ARRESTATO DALLA POLIZIA - Liguria Notizie

    Clandestini marocchini pestano e derubano: prima donna, poi anziano
    Sesto San Giovanni (Milano)– Arrestati in flagranza di reato due pregiudicati marocchini disoccupati, irregolari e senza fissa dimora, di 24 e 23 anni. I due alle 19 di ieri hanno rapinato una 37enne e un 74enne in via Crescenzago a Sesto San Giovanni. La donna è stata aggredita mentre tornava dal lavoro, i due le hanno chiesto una sigaretta per strada e l’hanno poi colpita con un pugno al volto stordendola e derubandola del cellulare, poi gettato in un prato, recuperato e restituito dagli agenti di Polizia al momento dell’arresto.
    Il marito della vittima, 36enne, avvisato immediatamente dalla moglie della rapina, ha chiamato la Polizia. Poi ha convinto la donna a fare un giro per il quartiere per cercare e bloccare i due rapinatori. La coppia li ha ritrovati infatti dopo una decina di minuti intenti ad aggredire un anziano esattamente dove era avvenuta la prima aggressione, in via Crescenzago. Giunti sul posto subito, gli agenti di Polizia di Sesto sono hanno salvato il 74enne dalle percosse arrestando i due marocchini per rapina continuata.
    Donna presa a pugni in faccia e anziano aggredito: arrestati i due rapinatori di via Crescenzago a Sesto - Il Giorno - Sesto Cinisello

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Pasti buttati dagli immigrati, la grillina: "Non digeriscono la pasta"
    A Pozzallo buttato via il cibo per gli immigrati. Per la Lorefice il problema è la pasta: "Non la digeriscono". E suggerisce di adeguare gli orari al ramadan
    Andrea Indini
    Gli sbarchi di clandestini non si arrestano. Complice il bel tempo, il Mediterraneo riversa decine di migliaia di disperati sulle nostre coste.
    C'è chi fugge dalla guerra e chi cerca semplicemente un lavoro. E, mentre in Italia dilagano disoccupazione e povertà, il fallimento dell'operazione "Mare nostrum" si trasforma in un costo abnorme per le casse pubbliche.
    Gettati via i pasti dei profughi: gli sprechi in Sicilia
    Le forze della Marina Militare sono impegnate giorno e notte per salvare i barconi in difficoltà, i centri di prima accoglienza sono al collasso e gli enti locali sono obbligati a ospitare migliaia di immigrati che non sanno nemmeno dove mettere. Eppure per la grillina Marialucia Lorefice la vera emergenza è il tipo di cibo fornito agli stranieri appena sbarcati. Pasta e carne non vanno bene: hanno abitudini alimentari e culturali diverse e, a suo dire, lo Stato italiano è chiamato ad adeguarsi alle loro esigenze.
    La scorsa settimana la Lorefice ha depositato un'interrogazione sul problema della gestione dei pasti nei centri di prima accoglienza. Lo spunto sono state le fotografie scattate al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Qualcuno dentro la struttura ha fotografato lo spreco e le immagini rimbalzate sul sito locale Ragusanews e riportate dal Giornale hanno creato un vespaio senza precedenti. Pasta, carne e frutta: tutto pagato dai contribuenti, tutto finito tra i rifiuti. Uno spreco su cui è già stata aperta un'inchiesta amministrativa interna alla struttura. E qui è scesa in campo la Lorefice. Non perché sanamente imbarazzata dallo spreco, bensì sulla dieta a cui sarebbero "obbligati" gli stranieri. "Sebbene quelli offerti rispondono alle caratteristiche dieta mediterranea, la migliore, i migranti provengo da zone in cui sono abituati a nutrirsi di cose ben diverse - si legge sulla pagina Facebook della grillina - questo significa che anche la semplice pasta diventa per loro un problema. Non riescono a digerirla". Non solo. A suo dire il problema si porrebbe anche per la carne che i musulmani non possono mangiare.
    Per tutelare "le tradizioni religiose" degli islamici, la grillina ha addirittura mobilitato la prefettura di Ragusa e il Viminale. Al ministro dell'Interno Angelino Alfano è stato chiesto di estendere le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica e di "modificare gli orari di distribuzione dei pasti, conseguentemente a particolari periodi di preghiera come quello attuale del ramadan". Una richiesta che ha destato non poche polemiche. Il leghista Davide Boni, per esempio, twitta stupito il contenuto dell'interrogazione. Non è l'unico. In uno stato di emergenza come questo, preoccuparsi della dieta degli stranieri ha scatenato un feroce dibattito sulla rete.
    Pasti buttati dagli immigrati, la grillina: "Non digeriscono la pasta" - IlGiornale.it



    LO STATO SPENDE PIÙ PER CLANDESTINI CHE PER PENSIONATI ITALIANI
    Roma – Nel 2013 il 43% dei pensionati, ovvero 6,8 milioni di persone, ha ricevuto uno o più assegni per un importo totale medio mensile inferiore a 1.000 euro lordi. Tra questi, il 13,4% pari a 2,1 milioni si situa al di sotto di 500 euro. Lo rileva l’Inps nel suo rapporto annuale.
    I clandestini che arrivano con i barconi, e che furbescamente si dichiarano profughi, vengono ospitati in centri di accoglienza, hotels, e altre strutture messe a disposizione dalle istituzioni – poco democratiche – con i soldi dei cittadini. Per ognuno di loro lo Stato spende in media 45 euro al giorno tra cibo – spesso gettato nella spazzatura perché non gradito – indumenti, sigarette e paghetta, spese sanitarie escluse. Il costo totale mensile è di circa 1.400 euro per ogni clandestino.
    Lo Stato spende più per i clandestini che per i pensionati italiani, cittadini che hanno lavorato una vita e versato contributi per essere umiliati da chi dovrebbe tutelarli e premiarli.
    Lo Stato spende più per clandestini che per pensionati italiani | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE



    IMMIGRATI
    Rino Cammilleri
    Domanda: quanto tempo ci vorrà perché l’intero continente africano sbarchi a Pozzallo? Gli scafisti, nelle loro conversazioni (note alla polizia) si rassicurano l’un l’altro sul fatto che in Italia al massimo staranno «dentro» per poco. E tra i c.d. «disperati» ci sono pure quelli che fanno avanti e indietro. Tra gli sbarcati dell’1 giugno 2014 c’erano anche due spacciatori marocchini, tutti e due già condannati in Italia (uno addirittura a sette anni) e fuggiti. Ma adesso ritornati come «disperati». Be’, almeno due sono stati (è il caso di dirlo) pescati.
    Il ministro dell’interno, durante un convegno Ue a Lussemburgo, ha detto: «Nessuno è in grado di escludere la presenza di jihadisti tra gli immigrati. Certamente la nostra vigilanza è altissima». Come quella francese e belga (v. strage nel museo ebraico di Bruxelles)? Certo, però, che quest’Italia laica e laicissima governata a tappeto dalla sinistra che, per definizione, del Vangelo se ne sbatte, è strana: traghetta a casa sua e a spese sue chiunque voglia, basta che sia «povero» o tale almeno appaia. Ma tutte le eresie sono così: prendono un pezzo di Vangelo e buttano il resto. Senza il Vangelo ci sarebbero stati Voltaire e Marx? Ecco perché il buonismo gauchista ammalia tanti preti.
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    Putin: “L’Europa crea parassiti”
    La crisi in alcuni paesi europei lo ha dimostrato chiaramente. La parola chiave qui è inefficienza. Non la politica sociale, ma la vita con spese superiori alle proprie risorse, la perdita di controllo sullo stato generale dell’economia, gli squilibri strutturali sono ciò che ha portato alle conseguenze che possiamo vedere oggi in Europa. In molti paesi europei inoltre sta fiorendo il parassitismo: non lavorare è spesso assai più proficuo che lavorare. Questa è una minaccia non solo all’economia, ma alle basi morali della società. È ben noto che molti cittadini dei paesi meno sviluppati arrivano in Europa apposta per “vivere dell’assistenza sociale”, come si dice in Germania. Per la Russia questo tipo di approccio è inaccettabile.
    Vladimir Putin
    Putin: "L'Europa crea parassiti" : Mattinonline

    Lega contro l'assistenza ai minori stranieri
    Milano
    Il gruppo della Lega al Pirellone ha definito «propagandistici» i progetti di legge di Ncd e Patto civico sull'assistenza sanitaria ai minori figli di migranti irregolari, presentati in commissione Sanità. Il primo dei due provvedimenti è finalizzato a garantire il diritto alla salute dei minori con l'iscrizione nel sistema sanitario regionale, a prescindere dal loro status. Il secondo intende recepire l'accordo in Conferenza Stato-Regioni per l'applicazione in Lombardia della normativa per l'assistenza sanitaria alla popolazione straniera.
    IN COMMISSIONELega contro l'assistenza ai minori stranieri - IlGiornale.it

    Vicenza, la Chiesa arruola i vigilantes contro i rom: "Integrarli è impossibile"
    Decine di senzatetto nelle ultime settimane sono stati accolti per la notte sotto i portici della chiesa vicentina di San Pio X: anziché dormire e ringraziare la comunità per il misericordioso gesto, hanno sporcato, insozzato i muri e disturbato con schiamazzi il riposo degli abitanti delle case attorno. Insomma, si sono comportati come hanno voluto. Il parroco, don Ferdinando Pistore, dopo aver lasciato correre per un bel pezzo sperando che prima o poi obbedissero ai suoi richiami, ha deciso di chiudere i cancelli ogni sera alle 23.30. Ma non è bastato. Il gruppo di barboni, principalmente romeni, ha sempre cercato il modo di intrufolarsi. Ovviamente se ne sono fregati del cartello affisso sul sagrato che indica il divieto di accesso. Il sacerdote, esasperato per la mancanza di un minimo di civiltà da parte degli "ospiti" - ben lontani dal volere collaborare per una convivenza civile - per garantire la sicurezza e il decoro ha quindi deciso di affidarsi a un servizio di sorveglianza. E ora tocca ai vigilantes tenere a bada i maleducati clochard e riportare un po' di ordine nella zona. Il provvedimento è stato preso dopo un confronto col consiglio pastorale parrocchiale aperto a tutti i cittadini.
    Il caso, naturalmente, è destinato a far discutere. Don Ferdinando, raggiunto al telefono da «Libero», non ha voluto commentare la vicenda e ha spiegato il perché. «Ho parlato coi colleghi della stampa locale e sono state riportate informazioni non corrette» ha detto. Con gentilezza ci ha rimandati al sito della parrocchia. «Lì trovate per filo e per segno la nostra posizione, portate pazienza ma non voglio dire altro». Dunque, sulla pagina internet della chiesa, leggiamo che la situazione sarebbe precipitata dopo che i primi immigrati che avevano eletto a dormitorio i portici della chiesa si sono spostati altrove, «lasciando spazio ad altri gruppi di persone, più numerosi e poco disponibili a osservare le poche regole concordate, rendendo così la situazione, già molto precaria, del tutto insostenibile». Poi, il consiglio pastorale sottolinea che «si è trattato di una decisione presa con grande rammarico e sofferenza interiore a cui non si sarebbe mai voluti dover giungere, ma parsa inevitabile visto il fallimento dei percorsi di integrazione intrapresi con queste persone». Quindi di nuovo una precisazione sul motivo della scelta: «La parrocchia ha dovuto riconoscere di non possedere le risorse umane e professionali necessarie per affrontare una situazione così complessa, ma ha soprattutto dovuto prendere atto della non disponibilità di queste persone a intraprendere percorsi di inserimento più consoni alla loro dignità umana e alla convivenza».
    Vicenza, la Chiesa arruola i vigilantes contro i rom: "Integrarli è impossibile" - Libero Quotidiano

    Boldrini fa la tour operator sulla pelle degli italiani
    La situazione sbarchi è al collasso, ma la presidente della Camera spalanca le frontiere agli immigrati
    Massimiliano Parente
    Ma quale emergenza immigrazione, suvvia. Non esageriamo. Migliaia di sbarchi di sfollati ogni giorno e Laura Boldrini è lì lì per sbarcare in Sicilia, non a nuoto come Beppe Grillo perché non ha ancora fatto la prova costume ma portandosi dietro un mare di belle parole da dire agli immigrati, sentite qui: «Welcome, benvenuti in un posto sicuro, nessuno vi torturerà, nessuno vi ammazzerà, nessuno vi perseguiterà più».
    Una figata. Un discorso sensibilissimo, annunciato in un'intervista alla Stampa, che passerà alla storia come il discorso del welcome.
    Welcome, che problema c'è, è l'uovo di Colombo, l'ovetto fresco di Laura. Perfino l'Europa, un pachiderma addormentato, registra una situazione gravissima, gli svizzeri se ne fregano e con un referendum hanno chiuso le frontiere, ma per Laura la soluzione è semplice, è welcome, accogliere tutti con una ghirlanda di fiori come alle Hawaii, tanto diciamo la verità, Mare Nostrum per ora sono solo cavoli nostri.
    Attenzione, Laura mica parla a vanvera. Lei è stata in Sudan, lì si dorme nelle bettole, il bagno è un buco per terra, sarà di quelli alla turca, ma senza offesa per i turchi, ci mancherebbe. Ci sono posti in cui ti camminano addosso gli scarafaggi, lo sapevate? Se è per questo ci sono pure in molte periferie italiane, ma mica si possono imbarcare per tornare qui a prendere il welcome di Laura. Comunque sia: «Ora che siete qui organizzatevi, non riposate sugli allori, perché bisogna essere realistici, l'Italia può fare molto, ma non può fare tutto».
    Veramente in Italia non riescono a organizzarsi neppure gli italiani per se stessi, siamo annientati dalle tasse, nei supermercati la gente toglie un detersivo dalla busta della spesa perché non ce la fa a arrivare a fine mese e non ha gli occhi per piangere e neppure la scorta per ridere. La disoccupazione forse si smuoverà nel 2017, con questa data che si sposta sempre più avanti, praticamente i giovani disoccupati già adesso hanno cinquant'anni. Ma non ci camminano mica addosso gli scarafaggi, al limite ci camminano addosso gli africani, ma questi sono discorsi egoistici. Anche perché gli italiani, non dimentichiamolo, sono occidentali, e per una di sinistra l'Occidente è come il peccato originale per un cattolico.
    Qui al limite si suicidano gli imprenditori, che comunque per Laura sono il simbolo del capitalismo. Anzi, io questo welcome lo piazzerei a Lampedusa con un cartello al neon tipo Las Vegas. Che poi non sarà mica limitato ai soli poveracci che si imbarcano nel Mediterraneo, credo vada esteso a tutto il mondo, dovremmo organizzare un ponte aereo con ogni Paese sottosviluppato e portarli qui, a Welcomelandia.
    E anche sul femminicidio, quello vero, diamo asilo a tutte le donne maltrattate dai musulmani, sempre però che lo vogliano loro, perché la cultura islamica va rispettata sia lì sia quando arrivano qui, mica siamo Oriana Fallaci. Un italiano che picchia una donna è da arrestare, un musulmano che la uccide e la sotterra in giardino, in fondo, è cultura. Infatti l'esportazione della democrazia è sempre stata un'aggressione occidentale, per quelli come Laura. Invece la ricetta di Laura Welcome è geniale, è la dottrina Bush al contrario: importare l'Africa, e a questo punto scusate anche l'India, volete mettere il vantaggio, non c'è più bisogno di andare lì per ritrovare se stessi, si tengano solo i marò.
    Welcome a chiunque voglia, insomma, senza discriminazione. Anche agli zingari, che sono nomadi ma non so perché sono stanziati da anni dentro i cassonetti sotto casa mia, appena li vedo gli dico welcome. Però poi Laura Welcome dice anche che «ci vuole una cabina di regia capace di far colloquiare tutti gli attori» e ti viene il dubbio che forse stia parlando di un film, abbiamo frainteso tutto. E allora se non la candidiamo al Nobel per la pace diamole almeno premio un Oscar per la migliore interpretazione della Vispa Teresa, mandiamola a Hollywood e quando torna l'accogliamo anche noi con un bel welcome a quel paese.
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    Bologna: marocchino tenta violenza su poliziotta, ‘denunciato’
    Ancora un episodio di molestie sessuali in città. E’ accaduto ieri sera, nei pressi della stazione centrale. Questa volta l’allarme lanciato dalla vittima è vero, contrariamente alla denuncia – rivelatasi poi fasulla – di una studentessa che diceva di essere stata molestata qualche giorno fa, nella stessa zona.
    Ma al palpeggiatore – uno cittadino marocchino di 30 anni- è andata malissimo. Ha indirizzato la sua libido verso la donna decisamente più sbagliata: una agente della Polfer (polizia ferroviaria), che mantenendo il controllo ha braccato e denunciato l’individuo.
    La poliziotta era da poco scesa da un treno per iniziare il proprio turno di lavoro, quando, nel sottopassaggio, si è imbattuta nel molestatore. Si è sentita tastare il sedere, prontamente la donna ha afferrato lo straniero, qualificandosi come una agente della Polizia ferroviaria. L’uomo, preso in contropiede, ha fatto per divincolarsi. Ne è nato un alterco, che ha richiamato l’attenzione del personale ferroviari, intervenuti in aiuto della collega.
    Per il malintenzionato è scattata una denuncia per molestie sessuali.
    Stazione, palpeggiatore in azione, prende un 'granchio': molesta una poliziotta

    La trascina in auto e tenta sequestro: emergenza immigrati a Padova
    Aveva appena finito il suo turno di lavoro alla clinica geriatrica dell’ospedale di Padova, era al telefono con un’amica e stava per salire nella sua auto parcheggiata in via San Massimo quando all’improvviso è spuntato dal nulla un individuo, probabilmente un nordafricano, che minacciandola si è fatto consegnare le chiavi dell’auto per poi sequestrarla a bordo della vettura nel tentativo di rapinarla. Vittima della brutta avventura, giovedì sera alle 21, un’infermiera 35enne di Mestrino.
    L’AMICA DÀ L’ALLARME. Subito l’uomo ha strappato di mano il cellulare alla donna, l’ha fatta salire nella sua Peugeot 206 a suon di spintoni, le ha sfilato la sciarpa che indossava e l’ha usata per legarla. Poi si è messo alla guida, ed è iniziato un viaggio da incubo alla ricerca di un bancomat dal quale il malvivente intendeva far prelevare alla vittima tutti i suoi soldi. Guidava e intanto la minacciava e le intimava continuamente di non guardarlo. Nel frattempo l’amica che aveva assistito alla brusca interruzione della telefonata e aveva provato più volte a richiamare l’infermiera senza ottenere risposta ha dato l’allarme alla polizia che ha inviato immediatamente una pattuglia in via San Massimo. Ma ormai i due si erano già allontanati.
    “SALVATA” DALLA CORRI PER PADOVA. L’aggressore intanto ha imboccato via Vigonovese alla Stanga, cercava uno sportello bancomat appartato per mettere in atto il suo piano, invece proprio qui ha scorto i lampeggianti delle forze dell’ordine che stavano scortando i runners della “Corri per Padova”. Temendo di essere scoperto ha fermato l’auto ed è scappato facendo perdere le sue tracce. Unico bottino il cellulare della 35enne, che le aveva sottratto in via San Massimo.
    INDAGINI IN CORSO. A questo punto l’infermiera è potuta scendere e chiedere aiuto proprio agli uomini che stavano scortando la marcia serale cittadina. Sul caso indaga la polizia, la scientifica ha sequestrato l’auto e la sciarpa della donna alla ricerca di indizi utili.
    Infermiera sequestrata e rapinata a Padova in via San Massimo

    Uccise pensionato: sconto di 1/3 della pena
    BOLOGNA - Fabio Orsi stamattina era in aula, anche se gli è costato parecchio. Voleva vedere in faccia il ragazzo rom che, il pomeriggio di quasi un anno fa, ha rubato una vecchia Punto nel garage di famiglia, ha investito il padre Quinto innestando la retromarcia, lo ha schiacciato contro il portone e lo ha ucciso, per poi scappare via a piedi. La sentenza è arrivata poco dopo l’una. Il giudice dell’udienza preliminare ha condannato a 16 anni per omicidio volontario Sonic Halilovic. Il pm Beatrice Ronchi aveva chiesto una condanna a 16 anni, la stessa decisa dal Gup Andra Scarpa. Ora bisognerà attendere le motivazioni. Ma il commento del figlio resta amaro e sconsolato: “Non c’è mai soddisfazione per un padre che non c’è più, potevano anche dargli cinquant’anni, ma nessuno mi restituirà mai mio padre”.
    La Procura aveva accusato Sonic Halilovic, il responsabile della morte del pensionato, di rapina impropria e di omicidio volontario con il dolo eventuale, un’ipotesi tecnicamente difficile da sostenere, pena base da 21 a 24 anni. La difesa ha tentato di tutto, forte di una consulenza tecnica di parte, per far passare la tesi del delitto colposo, roba da condanna lieve, da ordinario incidente stradale. Il ladro d’auto, la tesi sostenuta, si abbassò istintivamente sul sedile perché il figlio del pensionato battè un palanchino sulla carrozzeria e da quella posizione non fu grado di vedere dallo specchietto retrovisore, impossibilitato a scorgere Quinto.
    “Ho cercato di spiegare a Fabio e alla mamma — racconta il legale di parte civile, Giovanni Porcelli — quali potrebbero essere le possibili decisioni del giudice. Capire la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente, quando il dolore è forte, irrimediabile, è difficile e ostico. Io spero che l’impostazione dalla procura regga, ma non ho certezze assolute e non ne ho date. Non ho illuso i familiari, non sarebbe stato corretto. Spero di averli preparati a quello che per loro potrebbe essere il peggio”. Il processo si è tenuto con il rito abbreviato, scelta che comporta il taglio di un terzo della pena.
    Omicidio Quinto Orsi, condanna a 16 anni - Repubblica.it

    Ius Soli in azione ad Anzio: commercialista aggredito da ‘italiani’
    Se l’è vista brutta il commercialista di Anzio aggredito l’altra sera a Colle Cocchino, un quartiere periferico della cittadina del litorale.
    L’AGGRESSIONE – L’uomo aveva appena chiuso la porta di casa quando all’improvviso è stato aggredito alle spalle da un rapinatore con il volto coperto da un passamontagna, che armato di pistola gli ha intimato di stare fermo e di riaprire la porta della sua abitazione. Il commercialista ha però reagito colpendo il rapinatore. Aveva avuto la meglio quando alle sue spalle è intervenuto un altro uomo complice del rapinatore, che con un bastone lo ha colpito alla testa e alle spalle.
    LA FUGA – Dopo alcuni momenti di paura e grazie al suo sangue freddo, l’uomo però è riuscito a scappare e a chiedere aiuto ai vicini di casa. A quel punto i due malviventi, molto probabilmente nazionalità ‘italiana’, si sono dati alla fuga. Il commercialista è stato medicato, per le ferite alla testa, al pronto soccorso dell’ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno.
    ENNESIMO TENTATIVO DI FURTO – Solo due giorni fa era fallito un altro tentativo di furto, arrivato a un passo dal linciaggio. Il fatto è accaduto in zona Tor Pignattara a un giovane di 20 anni, beccato da quella che avrebbe dovuto essere la vittima di una sua rapina e sottratto dalle autorità alle mani di alcuni testimoni inferociti, in difesa del concittadino, pronti a pestarlo. Il ragazzo, evaso dagli arresti domiciliari e con numerosi precedenti per furto, è nato in Italia ma risiedeva in un campo nomadi di Roma e fu arrestato a settembre dello scorso anno, sempre per rapina, proprio dagli stessi agenti di Tor Pignattara.
    IL FATTO – L’uomo, S.S., si è introdotto nella tarda serata di lunedì in un’abitazione di via Sabaudia, aggirando i controlli domiciliari e passando per il balcone della casa; il proprietario lo ha colto in flagrante mentre armeggiava con alcuni strumenti per forzare la finestra e lo ha costretto alla fuga. La vittima ha inseguito il ragazzo all’interno del parco Villa Gordiani, all’interno del quale alcuni agenti di polizia, insospettiti dalle circostanze, hanno fermato il ladro e l’hanno condotto presso l’autovettura di servizio.
    IL TENTATIVO DI LINCIAGGIO – Durante il tragitto da villa Gordiani alla macchina, i poliziotti si sono imbattuti in un gruppo di persone intenzionate a linciare il ladro per il tentativo di reato. Il colpevole è stato protetto dalle guardie, non senza fatica, e letteralmente salvato da un violento pestaggio. Dopo gli accertamenti il pregiudicato è stato ammanettato e arrestato per l’ennesima volta.
    LE ACCUSE – L’uomo dovrà rispondere ora delle gravi accuse di tentato furto in abitazione ed evasione dagli arresti domiciliari, avendo sulle spalle anche altri arresti e denunce per casi analoghi.
    Anzio, preso a bastonate da due rapinatori - Cinque Quotidiano

    Rissa furibonda in piazza De Angeli: 21enne accoltellato
    Portato al San Carlo, le sue condizioni sono molto gravi. Sarebbe stato colpito da alcuni stranieri, ma ancora non è chiara la dinamica
    Furibonda lite a Milano. Un ragazzo di 21 anni, Michele G., e' stato accoltellato in serata di giovedì 13 febbraio in piazza De Angeli a Milano.
    Si tratta di un ragazzo italiano che, secondo quanto riportato dalla polizia, avrebbe avuto un acceso diverbio con alcuni stranieri per motivi ancora da chiarire. Nel parapiglia sarebbero state coinvolte una ventina di persone, molte delle quali sudamericane.
    Sono stati alcuni passanti a richiedere l'intervento della polizia riferendo di una lite in corso.
    Milano: Rissa con Accoltellato in piazza De Angeli

    Rapina in via Emilia S. Stefano, commerciante all'ospedale
    Un 32enne georgiano è entrato nel negozio My Optic, ha rubato un paio di occhiali e poi ha scagliato l'esercente contro un muro. Arrestato dai carabinieri
    REGGIO EMILIA - Rapina un commerciante in via Emilia Santo Stefano e lo manda all'ospedale. In carcere finisce un georgiano di 32 anni, Giorgi Margveladze, senza fissa dimora, che è stato arrestato poco dopo in piazza della Vittoria dai carabinieri. E' successo mercoledì sera al negozio My Optic dove l'immigrato è entrato e ha rubato un paio di occhiali da sole del valore di 200 euro. Il commerciante, Giovanni Lasagni, accortosi del furto, è riuscito a bloccare il ladro prima che uscisse, ma è stato aggredito dal georgiano che lo ha scagliato contro il muro del negozio e poi si è dato alla fuga con il commerciante che si è lanciato di nuovo al suo inseguimento.
    Appena fuori dal negozio il ladro ha gettato gli occhiali recuperati dal negoziante che ha continuato ad inseguirlo fino a raggiungere Piazza della Vittoria dove è inciampato cadendo a terra ed è stato poi fermato dai carabinieri. Il georgiano è stato arrestato per rapina. Il commerciante ha riportato 20 giorni di prognosi per un'importante lussatura all'omero.
    Il commerciante aggredito: "Ci sono furti sempre più spesso"
    Il commerciante aggredito racconta a Reggionline: "Questo personaggio qua è entrato e ha cercato di rubare un occhiale e poi, dopo una colluttazione, mi ha sbattuto contro il muro e ho avuto una distorsione alla spalla. E' già successo un'altra volta, un anno fa e anche l'altra volta c'era stata una colluttazione con il rapinatore, ma non mi ero fatto nulla. Com'è la via Emilia? Ci sono furti sempre più spesso, alcuni riusciamo a sventarli e altri no. Ci sono personaggi un po' strani che bivaccano in piazza della Vittoria".
    http://www.reggionline.com/notizie/2...9#.Uv__JPl5N1E

    Modena: immigrati turchi tentano di stuprare due studentesse
    Dopo essersi godute un caffè nell’area benessere dello stabile, avevano deciso di tornare in camera salendo con l’ascensore: ad attenderli, però, c’erano due uomini armati di pessime intenzioni. Questo il prologo di un grave episodio che ha avuto luogo venerdì notte al residence per studenti universitari di via delle Costellazioni, struttura non più in gestione dell’Ateneo ma di una società esterna. A notte fonda, una coppia di uomini di nazionalità turca di 44 e 43 anni, residenti nella struttura, ha atteso due giovani studentesse poco più che ventenni all’interno della cabina dell’ascensore per riservare loro attenzioni non gradite: approfittando della stazza e della forza fisica superiore, le hanno immobilizzate per poi iniziare a palpeggiarle sotto la camicetta. Una delle due ragazze è riuscita a divincolarsi dalla morsa una volta giunta al quarto piano, mentre l’altra è stata vittima di ulteriori attenzioni da cui è stato possibile liberarsi successivamente solo grazie a un vigoroso spintone. Corse immediatamente in portineria, una delle giovani ha informato il custode ha subito allertato la polizia di stato: una volta raccolta la descrizione, per gli agenti non è stato difficile individuare i due soggetti all’interno della struttura. Rintracciati, i due turchi sono stati tratti in arresto con l’accusa di violenza sessuale: uno dei due ha reagito con spintoni e parole grosse, ottenendo così un’ulteriore denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
    Palpeggiamenti in ascensore, violenza sessuale alla residenza di via delle Costellazioni

    ‘Sono profugo, oltre casa dovete pagarmi bolletta da 800€’: e aggredisce impiegati
    RAGUSA. Per mostrare il suo disappunto per non poter pagare una bolletta della luce per un importo superiore agli 800 euro, avrebbe impedito l’ingresso e l’uscita ad alcune dipendenti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), dove è ospitato in un appartamento con altri tre connazionali.
    Protagonista un ghanese di 36 anni, che è stato denunciato per violenza privata dagli agenti di una Volante.
    Diciannovenne suicida a Palermo da ponte Corleone- gds.it

    Un fan del connazionale Kabobo.
    Colpo da 15 mila euro a Leivi
    Un ladro arrestato a Rapallo
    Alessandro Ponte
    Rapallo - È quasi un maxifurto quello messo a segno sabato notte scorso nel centro di Leivi. I malviventi, approfittando dell’assenza dei proprietari di un elegante appartamento, hanno forzato una portafinestra portando via un bottino complessivo di 15 mila euro, dei quali mille e cinquecento in contanti, due orologio di valore e diverse monete d’oro. A scoprire il furto è stato il padrone di casa, che si era assentato durante il week end. L’uomo, un trentacinquenne di Leivi, si era assentato da casa nella serata di venerdì scorso. Al rientro, la mattina dopo, ha trovato una finestra forzata. All’interno dell’appartamento poi, messo a soqquadro dai malviventi, mancavano due orologi di valore, mille e 500 euro in contanti e altri monili d’oro. L’uomo ha denunciato il furto ai carabinieri della compagnia di Chiavari che si stanno occupando dell’indagine.
    Si tratta invece di un giovane diciannovenne di origini marocchine ma cresciuto e residente a Rapallo, l’uomo arrestato dalle volanti del commissariato di polizia di Rapallo mentre tentava un furto in appartamento in via Betti. Le manette si sono strette ai polsi del ragazzo nella notte tra domenica e lunedì scorsi. L’allarme era stato lanciato da alcuni residenti di via Betti. Gli agenti hanno subito notato la finestra dell’abitazione (al pian terreno) aperta, e le tapparelle divelte e appoggiate al terreno. In quel preciso istante anche il giovane, che si era introdotto nell’appartamento, ha notato gli agenti, tentando così una fuga da un’altra finestra. Dopo un brevissimo inseguimento l’uomo è stato fermato ed arrestato.
    Colpo da 15 mila euro a Leivi Un ladro arrestato a Rapallo | Liguria | Levante | Il Secolo XIX

    Preso stupratore seriale: è marocchino
    Ancora una brillante azione dei carabinieri di Saluzzo. Nella giornata odierna i militari hanno infatti assicurato alla giustizia un cittadino di nazionalità marocchina che da qualche tempo aveva scelto come zona per le sue imprese malavitose via Bodoni e la zona posta ai piedi della collina della città.
    Lì, nonostante i recenti appostamenti di alcuni carabinieri in borghese, sembra aggredisse i passanti, preferibilmente donne, di cui poi – in almeno un caso – tentava anche di abusare.
    Il marocchino, che viveva in città con una sorella, è stato riconosciuto da una delle sue ultime vittime, aggredita la sera precedente, rapinata degli oggetti d’oro e sfuggita ad un tentativo di stupro nonostante il coltello puntato sull’addome. La donna, divincolatasi dalla presa dell’uomo sembra avesse poi trovato rifugio nei locali del vicino Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino.
    Al momento non è dato sapere quante “imprese” siano riconducibili ed ascrivibili all’uomo. Ma la città tira un sospiro di sollievo.
    Saluzzo: arrestato il rapinatore solitario che agiva ai piedi della collina, nella zona di via Bodoni - Quotidiano online della provincia di Cuneo

    Anziana 83enne stuprata da immigrato romeno: i particolari dell’orrore
    Catanzaro – Entra in casa di un’anziana signora che si era mossa a carità, ne esce in manette accompagnato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale, violazione di domicilio e lesioni. Nella giornata di ieri i Carabinieri della Stazione di Gizzeria Lido hanno tratto in arresto un cittadino rumeno, Sorinel Plesescu, classe 67, reo di aver usato violenza e costretto con la forza un’anziana donna di 83 anni ad avere un rapporto sessuale con lo stesso.
    L’uomo inizialmente avrebbe approfittato dell’ingenuità della donna, introducendosi illecitamente all’interno dell’abitazione della vicina con la scusa di ricevere 2 euro. Nella circostanza, all’arrivo dei militari unitamente alla locale polizia municipale, l’anziana signora, ancora riversata sul letto, si presentava in evidente stato di shock e con evidenti tracce di sangue presenti sulla biancheria della stessa, sul letto e in altre zone dell’abitazione. La stessa signora totalmente tremante e indifesa, confermava sin da subito l’aggressione subita a sfondo sessuale. L’aggressore aveva, nonostante le urla di aiuto della signora, iniziato col baciarla e palpeggiarla su tutto il corpo, facendole assumere con violenza tutte le posizioni desiderate, costringendola e immobilizzandola, alzandole il vestito e sfilandole l’intimo.
    La donna aveva cercato con tutte le forze di difendersi strenuamente dall’attacco del suo vicino, riuscendo ad imbracciare un coltello da cucina, nel tentativo di liberarsi dell’aggressore, il quale riusciva a disarmarla, facendole cadere il coltello sul pavimento e cagionandole altresì delle lesioni sul polso e sulla mano destra. La violenta azione e abuso del vicino venivano solamente interrotte dall’attenzione dei vicini accorsi a seguito delle urla dell’anziana a cui è tempestivamente seguito l’intervento di tutte le forze dell’ordine che hanno proceduto ad immobilizzare il rumeno, rinchiusosi inizialmente nella propria abitazione, e a dichiararlo a seguito delle formalità di rito, in stato di arresto e condotto successivamente presso la locale casa circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
    Arresto rumeno dai carabinieri di Gizzeria per violenza sessuale su donna di 83 anni - LameziaInforma.it

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    ORDINE DEI MEDICI: “CLANDESTINI PORTANO MALATTIE, È EMERGENZA SANITARIA”
    Roma – L’Ordine dei Medici di Roma lancia l’allarme sanitario legato all’immigrazione. La prossima settimana l’Ordine approverà una risoluzione per chiedere alla Regione “di potenziare la vigilanza sanitaria” sui 6mila clandestini che Alfano vuole portare entro agosto nella Capitale, al fine di evitare il “rischio contagio”.
    Regione e Comune devono “mettere in campo tutti i controlli necessari per tutelare la salute dei romani e degli stranieri a cui si darà accoglienza”.
    Roberto Lala, presidente dell’organizzazione, si dice “fortemente preoccupato” per la salute degli oltre 200 operatori sanitari che verranno mobilitati:«Quando si tratta di clandestini e non di immigrati regolari, bisogna considerare che arrivano in Italia senza avere alle spalle un check up di vaccinazioni regolare e documentabile.”
    “Per questo devono essere sottoposti ad accertamenti sanitari rigorosi. Tutte le statistiche indicano negli ultimi mesi un incremento dei casi di tubercolosi e il ritorno di alcune malattie infettive che in Europa erano quasi del tutto debellate”, ha concluso Lala.
    Serve aggiungere altro?
    Ordine dei Medici: ?Clandestini portano malattie, è emergenza sanitaria? | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    CHOC: CLANDESTINI POSSONO RIFIUTARE VISITA SANITARIA!
    E’ accaduto a immigrati inviati da Renzi a Piombino: è così che si garantisce la salute pubblica?
    PIOMBINO – Avevano chiesta la Concordia per dare un po’ di respiro ad una città devastata dalla crisi dell’Ilva, invece, avere votato da quasi un secolo il Pd nelle sue varie incarnazioni, è valso ai cittadini di Piombino qualche decina di clandestini dell’operazione Mare Nostrum.
    Pseudo volontari della Croce rossa sono andati a prenderli martedì notte all’aeroporto di Pisa, dove erano sbarcati insieme ad altre centinaia poi sparpagliati in tutta la Toscana.
    Si tratta di eritrei e bengalesi. E si sa, in Eritrea e Bangladesh c’è la guerra. Ah no, non c’è.
    A Pisa, i volontari della Cri li hanno messi su un pullman e portati a Riotorto, nella ex scuola di Franciana. Molti sono subito fuggiti, andando a rinforzare le fila del crimine che assedia piazze e stazioni.
    Non è la prima volta che la scuola ospita un gruppo di clandestini camuffati da profughi.
    La prefettura pagherà la Croce rossa (che aveva vergognosamente partecipato a un bando per il business dell’accoglienza) mentre il Comune ha concesso la struttura. Senza vergogna.
    I clandestini riceveranno vitto, alloggio prevedendo anche accompagnamento, assistenza e orientamento, e tutto quello che gli operai dell’Ilva non hanno: una paga di 45 al giorno, e percorsi individuali di inserimento socio-economico.
    Mercoledì scorso, alcuni eritrei avevano abbandonato la struttura. Otto di questi sono stati segnalati da alcuni camionisti sulla Variante, all’altezza di San Vincenzo. Fermati dalla polizia, gli stranieri sono stati raggiunti dai ‘volontari’ della Croce rossa e convinti a tornare indietro. Il business rende fior di soldi alla Croce Rossa, soldi delle nostre tasse, e non hanno intenzione di rinunciarci.
    Prenderanno parte al business anche le associazioni Gdeim Izik, Cantiere in movimento ed Emergency. Piatto ricco, mi ci ficco.
    Si apprende un fatto sconcertante: tutti i sedicenti profughi hanno rifiutato la visita sanitaria per accertare eventuali malattie contagiose.
    Non è obbligatoria. Roba da Renzi.
    Choc: clandestini possono rifiutare visita sanitaria! | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    Stranieri ospiti a Magenta: altri casi di TBC?
    (m.t.) - Torna la preoccupazione per possibili nuovi casi di tubercolosi tra i cittadini stranieri ospitati a Magenta e alcuni di loro ricoverati per ulteriori accertamenti all'ospedale di Legnano.
    In giornata, anche il dr. Giorgio Scivoletto ha preso parte a un incontro a Magenta per dettagliare meglio la situazione, già ben descritta in un comunicato stampa diffuso dal Comune magentino.
    "Con nota trasmessa nel pomeriggio del 30 luglio - leggiamo nel documento - il Direttore generale ASL ha informato il Sindaco Invernizzi che le persone sono state sottoposte al test di Mantoux in data 15 e 18 luglio 2014 e che di questi 27 soggetti necessitano di ulteriori approfondimenti clinici, radiografia del torace e visita pneumologica, presso l’Ospedale di Magenta da concludersi entro venerdì 1° agosto. Tra questi, a due pazienti sono stati riscontrate lesioni toraciche e sono stati inviati per i prescritti accertamenti presso l’U.O. Malattie Infettive del Presidio Ospedaliero di Legnano: per loro, la prima comunicazione trasmessa escludeva focolai di tubercolosi".
    "A distanza di mezz’ora dal ricevimento di questa nota - prosegue il comunicato - la Segreteria del Sindaco è stata contattata dalla Direzione generale per segnalare che, ad integrazione delle notizie fornite poco prima, è stato rilevato un caso di positività per TBC per una persona già ricoverata a Legnano".
    Nel frattempo, cresce la preoccupazione tra i volontari addetti all'assistenza dei cittadini stranieri nella struttura Vincenziana e per questo l’Azienda Sanitaria ha altresì consigliato che “i volontari e gli operatori utilizzino sistemi di protezione individuale, come le mascherine, e che adottino regolari precauzioni igieniche” e che gli stessi verranno sottoposti quanto prima al test di Mantoux.
    A margine della conferenza di oggi pomeriggio da segnalare il commento del consigliere della Lega Nord Simone Gelli: "Credo opportuno da parte del sindaco Invernizzi la convocazione di un consiglio comunale straordinario in cui, assieme all'Asl, faccia il punto dettagliato della situazione sanitaria di tutti gli stranieri presenti sul territorio magentino. La popolazione ha diritto di sapere cosa stia succedendo davvero. Comunque il sindaco, prima di permettere agli immigrati di girare liberamente, avrebbe dovuto prendere le precauzioni necessarie".
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    Povera Italia: un immigrato costa il doppio di un agente
    Tra alloggio e altre spese un clandestino che si fa registrare «guadagna» molto più del poliziotto o del militare che lo accoglie allo sbarco. È l'altra faccia dell'emergenza
    Fabrizio Ravoni
    A Lampedusa come a Pozzallo, a Marsala come ad Agusta. Quando arriva una nave carica di disperati, marinai e poliziotti non hanno tempo di ricordare Pasolini e la sua Valle Giulia .
    Ma quando gli immigrati vengono trasferiti nelle strutture ricettive, scatta la «lotta di classe». Con un paradosso.
    Nel Mezzogiorno, calcola l'Istat, la soglia di povertà per un single è pari a 706 euro al mese. Gli immigrati, una volta registrati, ricevono un reddito mensile di 900 euro netti al mese (30 euro al giorno per le spese personali). Altri 900 euro vanno a chi li alloggia (altri 30 euro al giorno: nel marsalese non ci sono più posti liberi nei bed and breakfast; ed ormai ci sono famiglie che li accolgono anche a casa pur di recuperare 30 euro). E 600 euro vanno a coprire le spese assicurative.
    Nel complesso, ogni immigrato che accetta la registrazione costa allo Stato 2.400 euro al mese. Tanto per fare un esempio, un poliziotto guadagna la metà. Un Volontario di Marina che lo salva dal barcone dello scafista riceve 900 euro al mese. Esattamente lo stesso che prende l'immigrato dopo qualche giorno. In compenso, non ha nessuno che gli paga l'alloggio o la scheda di 5 euro per il telefonino.
    Con 2.400 euro di reddito mensile, l'Istat ricorda che nel Mezzogiorno una famiglia di 5 persone (padre, madre e 3 figli adolescenti a carico) scavalla la soglia di povertà, stimata in poco più di 2.000 euro mensili.
    Il disagio delle Forze dell'ordine e militari nei riguardi dell'Operazione Mare Nostrum inizia a lievitare. Per il momento (forse per uniformarsi alle tradizioni della ligure Roberta Pinotti) il fenomeno è limitato al mugugno. Ma c'è. È sempre più forte.
    Al Viminale, per esempio, iniziano a preoccuparsi per un fenomeno che si sta diffondendo tra gli immigrati: segno che alcuni di loro sono stati indottrinati alla partenza. Molti disperati che arrivano sulle nostre coste rifiutano di rilasciare le impronte digitali (alcuni si bruciano i polpastrelli). Il motivo è chiaro. Se lo facessero, i loro dati (al di là del nome che forniscono) verrebbero messi nel data-base europeo. Invece, preferiscono farsi registrare come rifugiati politici nei paesi del Nord Europa, in Olanda soprattutto. Il rischio che temono all'Interno è che l'Olanda possa chiudere le frontiere e rispedire in Italia gli immigrati.
    Al Viminale, ma anche alla Marina militare, poi, ricordano che Mare Nostrum ha prodotto un altro fenomeno che ha favorito l'aumento delle vittime in mare. La costante presenza delle navi militari italiane a poche miglia di distanza dalle acque libiche ha portato gli scafisti ad utilizzare imbarcazioni sempre più vecchie e poco sicure. Prima dovevano reggere il mare fino a Lampedusa. Ora devono fare poche miglia per incrociare una «nave grigia» con la bandiera italiana a poppa.
    I centri d'accoglienza, grazie a questo sistema, sono ormai al collasso. E gli immigrati vengono distribuiti su tutto il territorio nazionale. In pochi giorni sono atterrati a Malpensa ed a Torino Caselle 12 voli noleggiati per trasferire dalle parti di Novara gli ex disperati in sedi della Croce rossa od in altre individuate dalla Protezione civile. A trasferirli dagli aeroporti alle sedi di accoglienza, pullman militari. Su questi mezzi, però, i poliziotti non salgono. Per non creare tensioni, dicono. In realtà, sembra per non avere problemi con i sindacati interni. Pochi giorni fa in Sicilia era esplosa una rivolta in un centro d'accoglienza. Gli immigrati protestavano perché era saltato il collegamento Sky per i Mondiali di calcio.
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    Multa al gelataio che regala un cono ma gli abusivi vendono indisturbati
    Finanzieri implacabili con l'esercente a pochi passi da vu cumprà. La Provincia: invece c'è chi non paga tasse e danneggia l'economia
    Matteo Basile
    Lungomare di Varazze, provincia di Savona. La stagione turistica fino a questo momento, complice il maltempo, non è stata un granché ma un po' di struscio c'è.
    Turisti e residenti passeggiano, venditori abusivi mostrano la loro merce indisturbati. Una ragazza entra in una gelateria e saluta il proprietario, suo amico di vecchia di data. Chiacchierano un po', poi lui le offre un gelato. Lei insiste per pagare ma l'esercente non sente ragioni. Figurarsi se fa pagare un cono a un'amica! Lei esce con in mano il suo gelato ma dopo pochi passi due signori distinti le si avvicinano e con fare serio le chiedono: Scusi, ha lo scontrino?». «Me l'ha offerto il proprietario, è un mio amico», ha replicato lei ma non è servito a nulla. Pochi istanti e i due agenti della guardia di finanza stilano un bel verbale per l'esercente reo di non aver fatto lo scontrino per il gelato non pagato. In quanto regalato. Paradossale? Piaccia o no, fanno 300 e rotti euro di multa. Il tutto mentre a pochi metri di distanza venditori ambulanti abusivi stavano lavorando indisturbati. Loro che lo scontrino fiscale non sanno nemmeno cosa sia, così come permessi, tasse e autorizzazioni varie. «Ho provato a farlo notare ai finanzieri ma non sembravano interessati», ha raccontato la donna. Lui che comunque non attacca i finanzieri, consapevole che la legge non ammette ignoranza. «Purtroppo la legge prevede di battere lo scontrino anche se si tratta di un omaggio - ha ammesso -. Ma a testimonianza della mia buona fede ci sono le oltre 300 ricevute che avevo già battuto nelle ore precedenti. La mia è stata una svista». Che pagherà a caro prezzo. Più di 300 euro per un cono gelato del valore di due euro oltre all'ignominia di passare per evasore fiscale.
    «Gli agenti fanno il loro lavoro ed è giusto che lo facciano ma com'è possibile che venga multato un gelataio per uno scontrino mentre i venditori ambulanti abusivi possano fare quel che vogliono senza essere nemmeno disturbati?», tuona Angelo Vaccarezza, presidente della Provincia di Savona. «Dimentichiamoci dell'ambulante che arriva in spiaggia con il sacco, ora girano con i tablet, mostrano il loro “catalogo” ai turisti e poi fanno le consegnane», spiega Vaccarezza. «Tra l'altro quando organizziamo pattuglioni ad hoc contro il fenomeno dell'abusivismo capita che i turisti si schierino dalla loro parte e contro le forze dell'ordine. È assurdo, oltre a non pagare le tasse e a vendere merce scadente, alimentano un mercato parallelo che finanzia organizzazioni illecite che danneggiano l'economia». «Facciamo quello che possiamo con le risorse che abbiamo e nonostante i tagli del governo. Cercheremo di aumentare i presidi», promette il sindaco Alessandro Bozzano.
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    PREGHIERA
    di Camillo Langone
    Santa Maria Maddalena, Maddalena pentita, ma perché i buoni non si pentono mai? Tu ti pentisti in quanto puttana, io mi pento in quanto inetto. Piango sui cristiani di Mosul, marchiati, scacciati, rapinati, confiscati, e purtroppo non vedo pentimento fra chi avrebbe potuto (e forse ancora potrebbe) salvarli organizzando un ponte aereo Mesopotamia-Italia. Sono gli stessi politici italiani ed europei, puttane e inetti come noi ma diversamente da noi impenitenti, che acconsentono tranquillamente all’invasione che ogni giorno si realizza in Sicilia. Perché sono buoni, loro. Noi invece siamo cattivi, siamo lussuriosi e accidiosi e desiderosi di sparare a quei barconi che producono aumento delle tasse e abbassamento delle prestazioni pensionistiche e ospedaliere.
    PREGHIERA - 22 Luglio 2014

    Ora ‘Luxuria’ ha paura degli immigrati: ‘Quartiere rovinato da immigrazione’
    «Lo Stato deve fare qualcosa»
    «Ho paura», afferma scossa Luxuria che racconta anche di un quartiere ormai cambiato: «Il Pigneto era un piccolo borgo felice, ma ora non è più così. È demoralizzante». Cambiare casa? «Io amo la mia abitazione e non vorrei farlo – aggiunge – spero di non esservi obbligata e di sentirmi invece protetta dallo Stato. Comunque dovrò modificare la mia vita. Mi sono esposta, sanno dove abito e quindi dovrò stare più attenta. Il Pigneto era un angolo di paradiso, ma ora è vittima di una vera e propria occupazione del territorio da parte degli spacciatori con risse continue. Lo Stato deve fare qualcosa».
    Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, commenta:«Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza a Vladimir Luxuria per l’aggressione di cui è stata vittima al Pigneto. Ci aspettiamo che a Luxuria arrivi la solidarietà di molti anche dalle istituzioni e dalla politica. Anche perché questa aggressione sembra dovuta per l’impegno di Vladimir a favore della sicurezza e della legalità nel suo quartiere, cosa che le deve rendere merito e non violenza».«Lo Stato deve fare qualcosa»
    Luxuria aggredita per strada, «ho paura, sanno dove abito» - Corriere.it



    SVEZIA: POLIZIOTTO ABBANDONANO A FOLLA DI IMMIGRATI OSTILI
    Il fatto ha portato a un conflitto tra gli agenti di polizia locale e i dirigenti della polizia.
    Due poliziotti seguono il conducente di una moto che sta seminando il panico. Un’auto privata si intromette e fa “blocco”, guidando verso l’auto della polizia, impedendo ai poliziotti di arrestare il conducente del motociclo.
    Sia l’automobilista che il motociclista sono noti alla polizia.
    Un ufficiale di polizia lascia l’auto e a piedi inizia ad inseguire l’automobilista. L’ufficiale di polizia è immediatamente circondato da una folla in rapida crescita tra 50 e 70 immigrati aggressivi che lo minacciano. Il poliziotto, che chiama rinforzi, riceve minacce di morte verbali, insulti e sputi in faccia.
    Siamo a Koppergården, Svezia. Zona nota per le sommosse di immigrati islamici.
    L’Europa, invece di piagnucolare per Gaza, dovrebbe pensare alle tante ‘gaza’ che stanno crescendo nelle periferie delle sue città.
    La folla minaccia di uccidere l’ufficiale di polizia. Si rifiutano di seguire gli ordini. L’ufficiale estrae la sua arma di servizio per scoraggiare e respingere un eventuale attacco.
    L’atmosfera si fa tesa, sempre più tesa. L’ufficiale aspetta gli agenti di polizia di rinforzo. Non arriveranno mai. Dovrà fuggire.
    Dieci pattuglie di polizia, soprattutto da Helsingborg, sono infatti state chiamate sul posto. Ma tutte le pattuglie si riuniscono un po’ a nord della zona, all’incrocio Tullstorpsvägen-Stenorsvägen.
    Il capo delle pattuglie sceglie di non intervenire, perché, secondo fonti del giornale Landskrona Posten, la polizia aveva paura di provocare una sommossa.
    Ha dell’incredibile: la Polizia che abbandona un proprio uomo in mezzo ad una folla ostile, perché ‘teme’ di provocare disordini. Come Gaza, peggio di Gaza.
    Voci critiche all’interno della polizia hanno dichiarato che questo significa che i criminali sapranno da oggi – in realtà già da un pezzo – che possono far fuggire la polizia dalla zona.
    Una indagine preliminare sui fatti è in corso.
    Svezia: poliziotto abbandonato a folla di immigrati ostili | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    Gli austriaci ci rimandano indietro 93 profughi: “Per noi sono clandestini, vedetevela voi”
    Nella notte tra sabato 12 e domenica 13 luglio 93 profughi che si trovavano in territorio austriaco nei pressi della stazione ferroviaria del Brennero sono stati bloccati e rimandati in Italia da parte delle gendarmeria.
    Questa operazione, alla quale non sono nuovi gli agenti tirolesi, si colloca nell’applicazione delle disposizioni del governo di Vienna volte a bloccare il flusso migratorio diretto verso i Paesi del nord Europa. A tal proposito nel corso del 2013 i turni giornalieri di guardia al confine sono aumentati da 3 a 5 ed i bloccati e rispediti in Italia sono stati oltre 1.500.
    Peter Gantolier, responsabile della polizia di Innsbruck per i controlli Schengen sui treni, afferma che: “Negli ultimi dodici mesi stiamo registrando un notevole aumento di profughi che entrano dall’Italia senza documenti. Visto che non intendono chiedere asilo politico in Austria, vengono consegnati alle autorità italiane. Una volta respinti in Italia, fanno però perdere le loro tracce.”
    Da parte italiana nulla può la Polizia di Stato in quanto, avendo il nostro governo firmato gli “Accordi di riammissione degli immigrati clandestini”, ha l’obbligo legale di riammettere i profughi nel territorio nazionale.
    Gli austriaci ci rimandano indietro 93 profughi: ?Per noi sono clandestini, vedetevela voi? | IL PRIMATO NAZIONALE

    BITONCI RESPINGE CLANDESTINI: “PRONTE AZIONI PLATEALI, NON SIAMO PROVINCIA DELL’IMPERO”
    Padova – Il governo Renzi-Alfano vuole portare altri 800 clandestini in Veneto. Si tratta di immigrati arrivati nei giorni scorsi a Salerno a bordo della nave Etna, nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
    Il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, ha incontrato in mattinata i colleghi delle altre sei Prefetture della regione, i questori ed i sindaci dei capoluoghi. Padova è stata rappresentata dalll’assessore Alessandra Brunetti.
    Il ministero dell’Interno guidato da Alfano, in accordo con quello della Difesa, avrebbe intenzione di utilizzare le caserme dismesse, quelle che si dovevano vendere per alleggerire il debito pubblico.
    Per quanto riguarda Padova la caserma scelta sarebbe la Romagnoli, a Chiesanuova. Sono al vaglio del ministero anche la Pierobon e quelle dismesse di Abano e di Bagnoli di Sopra.
    Furiosa la reazione sindaco leghista Massimo Bitonci che ha ribadito, sulla propria pagina facebook, la posizione dell’amministrazione comunale: “A seguito dell’incontro tenutosi in mattinata presso la Prefettura di Venezia, ribadisco quando già affermato, in quel contesto, dall’Assessore al Sociale Alessandra Brunetti, convocata dal prefetto Domenico Cuttaia: no all’uso dell’ex Caserma Romagnoli di Padova come hub veneto di riferimento per i richiedenti asilo. I nostri concittadini patiscono ogni giorno gli effetti di politiche sull’immigrazione che sono sbagliate, che gravano oltre il limite sui contribuenti e mettono a repentaglio la vita di migliaia di disperati che, da ogni angolo del mondo, vengono in Italia in cerca di fortuna. La precedente Amministrazione ha già impegnato troppe risorse per progetti di integrazione e sostegno agli immigrati: 400.000 euro per lo SPRAR e più di 600.000 euro, da inizio anno, per i minori stranieri non accompagnati. Per questo non siamo disposti ad incrementare il numero di ospiti, a fronte di centinaia di padovani che, quotidianamente, si rivolgono agli uffici del Comune per chiedere una casa, un lavoro o un aiuto anche solo temporaneo. Siamo pronti ad azioni plateali. Porteremo in piazza i padovani disoccupati, gli esodati, gli anziani con la pensione minima e tutti gli esclusi da uno Stato che dimentica i propri figli e i propri padri. L’atteggiamento del Prefetto di Venezia è irrispettoso della dignità delle istituzioni cittadine. Non accettiamo di doverci piegare agli ordini, pena il rischio di un’invasione disordinata di extracomunitari. Padova non è una provincia dell’impero”.
    Bitonci respinge clandestini: ?Pronte azioni plateali, non siamo provincia dell?impero? | VoxNews - VERSIONE MANUTENZIONE

    Cultura Boldriniana
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    Irrompe in casa per rubare e pesta i proprietari: arrestato algerino
    - Gli uomini della Sezione Investigativa del Commissariato P.S. di Maddaloni diretto dalla dr.ssa Renata Catalano e coordinati dal Sost. Commissario Esposito Vito, unitamente a personale della Sezione Investigativa del Commissariato P.S. di Melfi diretto dal Commissario Capo Aniello Ingenito e coordinati dagli Ispettori Urino e Brindisi, nella mattinata odierna, a seguito di laboriose indagini hanno tratto in arresto il cittadino algerino Nekaa Abdelouahab di anni 42. Il predetto, secondo l’accusa, circa un anno fa, insieme a due complici faceva irruzione in un abitazione e dopo aver razziato oggetti di valori e danaro, percuotevano le vittime onde assicurarsi la fuga.
    Le indagini anche tecniche, eseguite di concerto tra i due uffici di polizia permettevano di individuare il Nekaa e di procedere alla sua cattura a seguito di emissione di ordine di custodia cautelare in carcere del Tribunale potentino. Dopo le formalità di rito, il Nekaa veniva tradotto dai poliziotti presso la Casa Circondariale di Potenza a disposizione di quell’A.G.
    CRONACA - Maddaloni - Accusato di aver rubato e percosso i proprietari in un'abitazione: arrestato 42enne algerino - Casertanews.it

    Dopo aver scontato la pena sarà espulso? Certo che no, espellere risorse è roba da “rassisti”.
    Catania: finanzieri circondati e picchiati da immigrati
    CATANIA 09 febbraio 2014 - Una pattuglia di militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nel corso di un servizio di antiabusivismo e contrasto alla contraffazione, eseguito nella serata di ieri, 8 febbraio, nella zona di Corso Sicilia, è stata aggredita da un ambulante abusivo, nei cui confronti stava operando un sequestro di merce contraffatta. Nell’ambito dei servizi disposti per il contrasto dei fenomeni dell’abusivismo commerciale e della lotta al mercato del falso nella città di Catania, i finanzieri del Gruppo di Catania hanno sottoposto a controllo un cittadino extracomunitario che esponeva per la vendita scarpe e capi di abbigliamento palesemente contraffatti. Durante il controllo, l’ambulante ha cercato di opporre resistenza, afferrando le buste di plastica che contenevano le scarpe e strattonando i militari. Nel contempo, sono intervenuti altri 4 extracomunitari che, accerchiando i finanzieri e spingendoli ripetutamente, hanno dato man forte al connazionale nel tentativo di sottrarre al sequestro la merce contraffatta.
    I finanzieri sono riusciti comunque ad allertare la sala operativa del Comando Provinciale, che ha fatto inviare in supporto due pattuglie della Polizia di Stato in servizio nelle immediate vicinanze. All’arrivo delle volanti, gli aggressori sono fuggiti dileguandosi nelle stradine adiacenti Corso Sicilia. I militari, che al termine dei concitati momenti non hanno fortunatamente riportato ferite, sono riusciti comunque a sottoporre a sequestro scarpe, recanti i marchi “Nike”, “Harmont e Blaine”, “Adidas” e “Hogan”, tutte rigorosamente contraffatti. Sopralluoghi immediatamente effettuati, grazie anche all’ausilio di ulteriori pattuglie di finanzieri fatte affluire sul posto, non hanno consentito di rintracciare i fuggitivi. L’episodio di ieri sera non è isolato, ma segue altri casi analoghi verificatisi da quando sono stati intensificati i controlli antiabusivismo e anticontraffazione della Guardia di Finanza, a Catania e in provincia. E’ di qualche settimana fa l’arresto di un ambulante che, durante un controllo, ha opposto resistenza e tentato di aggredire violentemente i finanzieri.
    Finanzieri aggrediti in Corso Sicilia - LiveSicilia Catania

    Genova: marocchino ubriaco molesta e picchia una donna in strada
    Ha avvicinato in strada una sconosciuta e ha iniziato a rivolgergli delle domande a cui lei ha rifiutato di rispondere, chiedendogli di andarsene e di lasciarla in pace.
    L’uomo però non se n’è affatto andato, ma anzi si è alterato e ha iniziato a minacciarla, agitando il manico di un rullo da pittura e colpendola con uno schiaffo.
    L’aggressione veniva fortunatamente subito interrotta dal pronto arrivo sul posto delle volanti e del Commissariato Centro, su cui a quel punto si concentravano le attenzioni dell’esagitato. L’uomo infatti si è subito scagliato contro gli agenti che, evitando i tentativi di colpirli e la forte resistenza opposta, sono riusciti a disarmarlo e a contenerlo. Il fermato, un cittadino marocchino di 31 anni, è stato arrestato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, denunciato per il reato di minacce aggravate e sanzionato per l’ubriachezza manifesta.
    MAROCCHINO UBRIACO MOLESTA DONNA E VIENE ARRESTATO - Liguria Notizie

    Furti in casa: nei primi mesi del 2014 nel Barese, immigrati hanno rubato 5 volte più degli italiani
    I carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno effettuato nel capoluogo ed in provincia servizi di controllo del territorio finalizzati a prevenire e reprimere il fenomeno dei furti in abitazione per garantire alla cittadinanza un adeguato livello di sicurezza e legalita’. Dall’inizio dell’anno, a seguito di controlli sistematici e quotidiani principalmente effettuati in orario notturno, 15 persone sono state arrestate ed un georgiano denunciato per furto in abitazione. Dodici arresti sono avvenuti in flagranza di reato e tre in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dei 15 arrestati due sono georgiani, uno romeno ed i restanti italiani. Due arresti sono avvenuti nel Nord barese mentre i restanti in Bari e provincia. Negli ultimi cinque giorni i Carabinieri hanno sventato due furti in abitazione. In particolare a Bisceglie un georgiano 30enne e’ stato sorpreso e bloccato mentre tentava di introdursi nell’abitazione di una 56enne del luogo forzando la porta diingresso. Nella sua disponibilita’ i carabinieri hanno rinvenuto numerosi arnesi da scasso sottoposti a sequestro. L’uomo, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, e’ stato associato presso la locale casa circondariale. A Monopoli un altro georgiano 24enne e’ stato deferito in stato di liberta’ con l’accusa di possesso ingiustificato di chiavi alterate e grimaldelli. Il giovane e’ stato sorpreso a bordo di un’auto, assieme ad altri due connazionali, con numerosi arnesi da scasso sottoposti a sequestro. Gli altri due complici sono stati proposti per la misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio.(AGI)

    Numeri che dicono tutto: 3 su 15, esclusi i Rom con cittadinanza italiana, significa il 15% dei ladri, in una zona dove gli immigrati sono meno del 5% della popolazione. Incidono nei furti 3 volte la loro presenza, e rubano 5 volte più degli italiani.

    “Dammi l’auto, sono migrante”: colpi di taglierino e calci ad agenti
    A Pozzuoli i carabinieri hanno arrestato per tentata rapina un 34enne algerino senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine: è stato sorpreso dal proprietario mentre rubava un’auto, lo ha quindi minacciato con un taglierino ed aggredito con calci e pugni.
    I militari, allertati da una telefonata al 112, sono intervenuti sul posto e – dopo una breve colluttazione – hanno messo l’uomo in manette. La vittima della sua aggressione ha riportato delle contusioni guaribili in tre giorni. L’algerino 34enne è invece in attesa di processo per direttissima.
    Prova a rubargli l'auto, poi lo aggredisce: viene arrestato

    Emergenza immigrati: a Reggio Emilia c’è paura
    Basta entrare, chiedere. E capire come lo scenario che dipingono le commesse del centro storico sia sempre più preoccupante. «Abbiamo paura la sera, quando usciamo dal negozio. E ora anche di giorno». La rapina dell’altro pomeriggio, all’ottica My Optic, è sulla bocca di tutti. C’era luce quando il georgiano è entrato e ha sbattuto l’esercente a terra, per rubare un paio di occhiali da 200 euro. Ma il negoziante lo ha inseguito; dalla via Emilia a piazza della Vittoria, finché non è riuscito a fermarlo. E i carabinieri lo hanno arrestato.
    Ma in quella corsa nessuno gli ha dato una mano, raccontava la vittima, Giovanni Lasagni con un braccio al collo e una prognosi di venti giorni. Chi lavora in centro storico, adesso, non si sente più tranquillo. Al punto che preferisce parlare solo a patto dell’anonimato, temendo ritorsioni. «Alle 18,30 c’è il coprifuoco. E i poliziotti di quartiere dove sono? La Municipale pensa a dare le multe, ma quando c’è bisogno non ci sono mai. Basterebbe che passassero un po’ di più per strada, anche solo per fare da deterrente. Quando esco dal negozio, invece, ho molta paura», spiega una commessa di 27 anni. Un timore condiviso anche dai colleghi uomini, però: «Passare di fianco al Valli, la sera, per raggiungere il parcheggio mette i brividi. Sembrano un branco di lupi. Servirebbero più controlli, ma sanno che i tossici sono lì… E nessuno fa niente… Siamo in balìa di spacciatori e degrado… ».
    Dell’indifferenza generale che ha fatto da teatro alla rapina di mercoledì non si stupiscono Andrea e Simone Beggi, della caffetteria I Fratellini di via Crispi. «Purtroppo la crisi ha reso tutti più egoisti e indifferenti. La gente non è più disposta a rischiare per niente. Si tiene stretta quel che ha — sottolinea Simone —. Manca la solidarietà, non ci si conosce più tutti come una volta. Qui come altrove. In città ci sono molti stranieri e vengono però percepiti come pericolo anche se sono brave persone. L’integrazione è un processo lungo e difficile. Dobbiamo cambiare mentalità. Ma non sarà facile. Intanto, comunque, la polizia municipale dovrebbe fare di più, invece sembra voglia soltanto vessare i commercianti con continui controlli».

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    Un 21enne è stato accoltellato a Milano da alcuni stranieri. Le sue condizioni sono gravi. Il ferito, Michele D.G. è stato colpito all’addome ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale San Carlo. Secondo la polizia sarebbe stato aggredito intorno alle 19.30 in piazza De Angeli, nel corso di una rissa scoppiata tra 20-30 persone, molte delle quali sudamericane.
    Accoltellato in piazza De Angeli: 21enne grave in ospedale - Il Giorno - Milano

 

 
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