Niente "macachi", siamo brasiliani antirazzisti
di Rino Cammilleri
Il prossimo campionato mondiale di calcio si svolgerà, come tutti sanno, in Brasile. Forse, però, non tutti si aspettano spalti di stadio gremiti di educande da collegio svizzero tenuto da suore orsoline. Milioni di tifosi saranno lindi, puliti, ravviati e composti. Al massimo faranno una ordinatissima «ola» da far invidia alle perfette coreografie olimpioniche cinesi. I temperamenti iracondi siederanno con un cerotto sulla bocca e avranno cura di usare, per maggior sicurezza, il nastro adesivo «americano», quello argentato che regge anche le crepe nei palloni da basket. Consentiti solo gli strumenti musicali, anche le strepitanti vuvuzelas sudafricane. Si potrà eseguire un waka-waka di gioia e gridare interiezioni tipo «capperi!» o «perdinci!», ma non di più.
Sì, perché ci sarà, negli stadi, più polizia che spettatori. E pure l’esercito, perché le norme brasiliane sono severissime con chi sgarra. Non tutti sanno, infatti, che in Brasile si deve stare attentissimi con la lingua, essendosi il Paese carioca provvisto di leggi molto dure sull’uso degli epiteti. Per esempio, ecco una notizia Ansa del 14 aprile 2014: a Maringá un giornalista è stato arrestato (sì, avete letto bene: arrestato) per aver dato del «macaco» a un giocatore. Si svolgeva la finale di ritorno del campionato regionale del Paraná e la squadra del Londrina aveva conquistato il titolo ai rigori contro l’ospitante Maringá. Uno dei gol era stato centrato dal giocatore Maicon Silva, che si era subito messo a saltellare per la gioia. In modo, supponiamo, particolarmente folkloristico, dato che la fantasia dei goleador ci ha abituati a esibizioni particolarmente, diciamo così, esuberanti, dopo una rete messa a segno. Nel caso di Silva, il reporter Lourival Santos (è vero, i cognomi brasiliani sembrano pochi e ripetitivi), presente per conto dell’emittente Rede Massa de Televisão, allo spettacolo del balletto improvvisato dal calciatore non ci ha visto più. Evidentemente tifoso della squadra perdente, ha perso ogni aplomb professionale, è balzato in piedi e ha gridato a quello: «Macaco!». Poi, prima di risedersi, ha aggiunto (forse per chiarire meglio il suo pensiero ai digiuni di zoologia): «Scimmione!». Ma non ha fatto in tempo a riaccomodarsi perché la polizia lo ha immediatamente arrestato, ar-re-sta-to. Il reporter è stato subito tradotto nelle patrie galere con l’accusa di «razzismo» e, a quanto se ne sa, in carcere ancora si trova.
Accanto a lui sedeva la collega Monique Vilela di Radio Banda B, che è stata sentita come testimone e ha confermato (ma il Santos aveva urlato o solo sibilato tra i denti? boh). L’emittente Rede Massa de Televisão, rimasta senza copertura in corso d’opera, da parte sua si è affrettata a licenziare in tronco il «razzista», diramando un comunicato di sentite scuse in cui si afferma che la ditta «ripudia e condanna tutti gli atti di razzismo, che considera un’abiezione imperdonabile in qualsiasi circostanza». Mentre il Santos in galera medita sulla sua tendenza all’intemperanza, noi ci chiediamo pensosi: ma dare dello «scimmione» a uno è razzismo?
Non è forse vero che le legislazioni di non pochi Paesi, sulla spinta dei movimenti animalisti, si stanno attrezzando per equiparare le scimmie antropomorfe agli umani in tema di diritti? Dunque, considerare la parola «scimmione» un insulto razzista andrebbe in controtendenza rispetto agli ultimi esiti del politicamente corretto. In effetti, l’ideologia politically correct è suscettibile di avvoltolarsi in una serie di contraddizioni potenzialmente senza fine, risolvibili solo accentuando allo spasimo la contrarietà al buonsenso e perfino alla logica dell’ideologia suddetta. Decisamente la definizione giuridica di «razzismo» sta talmente allargandosi da inglobare praticamente tutto e il suo contrario. A proposito, l’antichissima consuetudine di dare del «cornuto» all’arbitro che penalizza la squadra per cui stiamo tifando è «razzismo»? Bisogna che le Corti Costituzionali intervengano, così da darci il tempo di ripiegare sull’altrettanto classico, ma meno sanguinoso, «venduto». Quest’ultimo epiteto è, infatti, suscettibile solo di querela di parte. Almeno finché la plumbea cappa del «razzismo» non si stenda pure su di lui.
Niente "macachi", siamo brasiliani antirazzisti
Critichi l'Europa, sei razzista
"Ventisei milioni di persone in Europa cercano lavoro. E vogliono il tuo". Gli euroscettici inglesi lanciano i manifesti anti Ue. E vengono accusati di razzismo.
Andrea Indini -
"È una realtà dura, ma è la realtà". Nigel Farage non ci sta a farsi dare del razzista e rimanere zitto. Non fa parte del suo temperamento. La campagna lanciata ieri in vista delle europee e delle politiche di fine maggio è stata liquidata troppo frettolosamente come "xenofoba". Un giudizio tranchant per nascondere i timori di laburisti e conservatori non sanno più come raddrizzare i sondaggi che danno l'ondata euroscettica in continua crescita. Gli slogan scelti dallo UK Independence Party sono duri, non c'è che dire, ma sono violentemente veritieri.
Alle elezioni europee manca meno di un mese. La campagna elettorale "porta a porta" di Farage continua ininterrottamente. Macina chilometri ogni settimana per sensibilizzare gli inglesi contro la dittatura dell'Unione europea. Ieri sono partite in grande stile, le affissioni pubblicitarie. A Sheffield, nel nord dell’Inghilterra, sono stati affissi i primi manifesti bollati "razzisti e xenofobi" da laburisti e conservatori. Nei cartelli il movimento euroscettico invita gli elettori a "riprendere il controllo del Paese" e punta il dito contro le politiche di Bruxelles sull’occupazione. Politiche che hanno "colpito duramente i cittadini britannici con lavoro a basso costo senza limiti". "Ventisei milioni di persone in Europa cercano lavoro - si legge in un cartellone - e vogliono il tuo".
Durissime critiche sono subito piovute da tutti i fronti. Mike Gapes, parlamentare dei Labour, ha parlato di "manifesti razzisti", mentre il conservatore Nicholas Soames ha sottolineato come siano "profondamente divisivi, offensivi e ignoranti". "La campagna dell’Ukip è razzista - ha commentato Gapes - si tratta di una campagna elettorale xenofoba disegnata per conquistare voti alimentando l’ostilità nei confronti degli stranieri che vivono, lavorano e contribuiscono a questo Paese". Farage, che nell'operazione elettorale ha investito 1,5 milioni di sterline donati dal miliardario Paul Sykes, ha zittito tutti ricordando che l’afflusso del lavoro a basso costo da parte di stranieri ha portato a un crollo dei salari e all’aumento della disoccupazione giovanile.
Forte dei sondaggi che lo danno avanti rispetto al Partito Conservatore del premier David Cameron e superato solo dai Labour, lo UK Independence Party spera di attrarre un gran numero di voti e di arrivare primo alle elezioni. Farage ha annunciato che una vittoria alle europee provocherebbe un "terremoto politico" che porterebbe l’Ukip a conquistare i primi seggi nel Parlamento britannico nel 2015 e imporrebbe un cambio di passo nei rapporti tra Londra e l’Ue.
L’uscita della Gran Bratagna dall’Unione europea e la chiusura del Paese agli stranieri, soprattutto quelli del Vecchio Continente, è tra i punti al centro del programma del partito. Secondo i sondaggi, il tema dell’immigrazione è tra i principali che condizioneranno il voto dei cittadini britannici. Tanto che Cameron è sotto pressione per rispettare la promessa di "ridurre il numero di immigrati di decine di migliaia entro il 2015". Il primo ministro ha inoltre promesso ai cittadini che se dovesse essere rieletto l’anno prossimo sarà indetto un referendum sulla proposta di abbandonare l’Ue. Una possibilità che vede la netta opposizione di laburisti e liberaldemocratici.
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Usa, no quote razziali al college: l’ultima vittoria della “rivoluzione conservatrice”
La Corte Suprema: "La nostra Costituzione è cieca quanto al colore della pelle". Ma tra i giudici è scontro. La liberal Sotomayor: "Tentativo continuo di escludere le minoranze dal processo politico"
di Roberto Festa
Un altro pilastro dell’affirmative action e della stagione dei diritti civili crolla. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che gli elettori del Michigan hanno tutto il diritto di cambiare la loro Costituzione e bandire l’appartenenza etnica e razziale come criterio di selezione nelle università e college. “La nostra Costituzione è cieca quanto al colore della pelle”, hanno scritto due dei giudici conservatori, Antonin Scalia e Clarence Thomas, che hanno sostenuto la decisione della Corte. “La nostra storia è un tentativo continuo di escludere le minoranze dal processo politico”, ha invece affermato Sonia Sotomayor, la giudice progressista che insieme a un’altra progressista, Ruth Bader Ginsburg, si è opposta alla sentenza. Di sicuro c’è che la decisione avrà conseguenze enormi sui modi in cui le università Usa formano le classi dirigenti del futuro. La diversity, il diritto e il dovere delle istituzioni educative di vedersi rappresentate da studenti di tutte le appartenenze etniche e razziali, non è più un valore nell’America 2014.
Alla sentenza di queste ore, la “Schuette v. Coalition to Defend Affirmative Action”, si è arrivati dopo una lunga storia e un progressivo allontanarsi dalla politica di pari opportunità che segnarono la stagione dei diritti civili e la legislazione del presidente Lyndon Johnson. Con una storica sentenza del 1978, la Corte stabiliva la necessità di riservare un certo numero di posti nelle università ai membri delle minoranze. Ancora nel 2003 i giudici ribadivano la legalità del criterio etnico e razziale come strumento di selezione. La “rivoluzione conservatrice” che negli ultimi trent’anni ha segnato la cultura e la società americane ha però, alla fine, travolto anche l’affirmative action. L’azione dirompente dei gruppi conservatori, ultimi quelli del Tea Party, ha contribuito a cambiare il modo stesso in cui le “azioni positive” sono viste dalla maggioranza dell’opinione pubblica: da strumento per assicurare pari opportunità a norma odiosa che aiuta ingiustamente i membri di una minoranza – senza altro merito se non essere, per l’appunto, membri di una minoranza.
La giurisdizione Usa ha finito per prendere atto di questa evoluzione. Una sentenza del 2007 limitava per la prima volta l’uso della race come criterio di ammissione universitaria. Quella di queste ore completa il processo e dà agli Stati la possibilità di escluderla del tutto dai processi di selezione. Era stata d’altra parte la maggioranza degli elettori del Michigan, nel 2006, a votare in maggioranza per bandire l’affermative action, a riprova di come le pari opportunità decise per legge non siano più in sintonia con mentalità e orientamenti della gran parte degli americani. Questo nuovo corso è stato sintetizzato dal presidente conservatore della Corte, John Roberts, secondo cui “l’unico modo per bandire la discriminazione sulla base della razza è bandire la pratica di discriminare sulla base della razza”, quindi trascurare completamente le “quote” nelle scuole e sui posti di lavoro. Resta da vedere, a questo punto, cosa succederà nel mondo universitario e scolastico americano. Tutti i dati a disposizione mostrano che in quegli Stati dove le “azioni positive” non sono più rispettate – la Florida, la California, ora il Michigan – si è verificato un deciso calo nelle registrazioni di studenti ispanici e neri nelle maggiori università.
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«Clandestino» da dieci anni prende la pensione d’invalidità
Il trucco scoperto dalla polizia che ha incrociato i dati Inps con le Entrate
di Michele Focarete
Clandestino percepisce la pensione di invalidità. Lui, egiziano da 10 anni in Italia con (apparenti) regolari permessi di soggiorno, di fatto avrebbe dovuto essere espulso perché non ha mai versato un solo euro di contributi. Quindi significa che la documentazione richiesta dalla legge per ottenere il permesso di soggiorno, non era regolare. Meglio: un datore di lavoro compiacente ha prodotto un certificato che ne attestava la sua assunzione. Ma non era così. Per cui, non potendo essere regolarizzato, non avrebbe dovuto percepire la pensione. Della rocambolesca vicenda si sono accorti gli agenti dell’ufficio immigrazione della questura che, da qualche tempo, possono interrogare il cervellone dell’Inps e delle Agenzie delle Entrate. Una sinergia telematica fortemente voluta dai vertici della polizia di Stato, proprio per evitare di rilasciare permessi di soggiorno a persone che, di fatto, non hanno mai lavorato. E quando si sono trovati davanti al caso dell’egiziano, hanno scoperto, introducendo il suo nominativo nella banca dati dell’Inps, che non aveva mai pagato i contributi.
Difficile adesso recuperare le sue pratiche per dimostrare che la documentazione che aveva prodotto ai tempi era fittizia: dopo 5 anni i dossier vengono eliminati. Difficile anche non dargli l’ennesimo permesso di soggiorno, perché ora percepisce una pensione di invalidità civile. Ma se non gli si dà il permesso, lui fa ricorso al Tar e la percentuale che possa vincere è altissima. Tra l’altro il ricorso non gli costerebbe nulla: sarà assistito da un avvocato con il gratuito patrocinio che, come prevedono chi si occupa di ricorsi, «dirà che l’egiziano si è integrato in Italia, che al suo Paese non ha più nessuno e che adesso è anche un invalido, invocando l’esistenza di un’assistenza transnazionale». «Adesso, comunque - spiegano all’ufficio Immigrazione - con l’introduzione della nuova sinergia, certi casi non dovrebbero più verificarsi. Non sarà come una volta che, per questioni di tempi, si potevano eseguire solo controlli a campione. Adesso sarà sufficiente un clic sul computer per verificare la situazione contributiva dell’immigrato».
Del resto, come recita l’articolo 5, comma 5 della legge 286/98, «la valutazione di rilasciare il permesso di soggiorno ad uno straniero, avviene nel momento in cui viene presentata la domanda». Ora, sui documenti che riguardano le assunzioni di lavoro e quindi i contributi da versare, non si potrà piu barare. «Altra stranezza, quella delle assunzioni degli stranieri, tutte a tempo indeterminato. Ma a tempo indeterminato, non assumono più nessuno». Eppure, anche qui c’è un perché. Lo spiega Ben Riadh, tunisino regolare che di permessi e documenti se ne intende. «Adesso quasi sempre è uno straniero che assume un altro straniero a tempo indeterminato per fargli avere il permesso di soggiorno. E, naturalmente, non lo fa gratis. Una volta presentata la documentazione e ottenuto il permesso di soggiorno, l’extracomunitario si licenzia. Da quel momento di lui si perdono le tracce. Nei due anni di permesso non percepisce redditi, se non qualche soldo in nero. Ma, nel momento in cui deve rinnovare il soggiorno, si ripropone con un attestato di assunzione a tempo indeterminato di un altro datore di lavoro o dello stesso». Adesso, però, con la possibilità di entrare nella banca dati Inps, per qualcuno sarà più dura truffare.
«Clandestino» da dieci anni prende la pensione d’invalidità - Corriere.it
Alfano spalanca le porte ai clandestini
C'è una stima del Viminale che spaventa la Marina Militare. E questa stima parla di 600mila clandestini pronti a prendere d'assalto le nostre coste
Andrea Indini
C'è una stima del Viminale che spaventa la Marina Militare. E questa stima parla di 600mila clandestini pronti a prendere d'assalto le nostre coste.
Lo stivale come trampolino di lancio per arrivare in Italia e nella non più così ricca Europa. Dinnanzi a questa invasione il ministro dell'Interno Angelino Alfano spalanca le porte a chiunque voglia intraprendere il viaggio della speranza. Dal Viminale è stata, infatti, inviata una circolare a tutti i prefetti affinché si attivino per accogliere le migliaia di immigrati sbarcati nelle ultime ore. "Caro Alfano - ha commentato il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini - ti pagano lo stipendio per difendere i confini, non per farci invadere da migliaia di disperati e delinquenti".
"Non fatevi prendere le impronte digitali, evitate il riconoscimento". Sono i consigli mimati a gesti dalla banchina del porto di Pozzallo da due giovanissime eritree sbarcate ieri nel Ragusano. Sedute a terra, gesticolano senza dire una parola per invitare le persone a bordo a non dare le proprie generalità. Tra i suggerimenti che si scambiano gli extracomunitari c’è quello di rivestire i polpastrelli con lo smalto per le unghie, così da impedire i rilievi dattiloscopici. Nelle ultime quarantott'ore sono sbarcati in Italia oltre quattromila clandestini obbligando la Marina Militare a impiegare oltre 1.600 navi per i soccorsi. Si tratta di una progressione di eventi che allarma il Viminale. Come stimato dal portavoce del commissario Ue Cecilia Malmstrom, dalla Libia sarebbero pronti a partire 600mila immigrati alla volta delle coste italiane. Una situazione catastrofica per cui non bastano gli 80 milioni di euro stanziati da Frontex. Come spiegato da Alfano, l'Italia spende ogni giorno 300mila euro, 9 milioni al mese, per soccorrere gli extracomunitari.
Stando ai dati del Vimanle, dal 18 ottobre scorso la Marina Militare avrebbe già soccorso 14.500 persone. "Lo sbarco degli immigrati sulle coste italiane - ha spiegato ieri Alfano al Senato - è un fenomeno che non è destinato a decrescere ma anzi ad aumentare".
"Questi sono numeri che non rappresentano una tantum ma rischiano di diventare quasi quotidiani - spiega l’ammiraglio Roberto Camerini, comandante della Marina Militare in Sicilia - è un flusso enorme aumentato di dieci volte rispetto allo scorso anno". Le risorse aggiuntive a Frontex, al di là degli 80 milioni di euro previsti, dipendono dalla volontà dei 28 Stati Membri. Ma la partita dell’Italia su questo fronte, per il 2014 è ancora tutta da giocare, soprattutto in vista del semestre di presidenza Ue. Tuttavia, l'abolizione del reato di clandestinità e le politiche lassiste del governo Renzi non lasciano sperare in una inversione di rotta. Tanto più dopo la circolare di oggi spedita dal Viminale ai prefetti affinché trovino, al più presto, le strutture per "accogliere le migliaia di immigrati sbarcati nelle ultime ore".
A chiedere al Viminale il pugno duro contro gli sbarchi è Salvini che da settimane sta girando il Paese per raccogliere le firme contro l'immigrazione incontrollata. "Non accetto chi dice che preferiamo salvare 15mila vite. Sarebbe meglio avere 15mila morti? - ha tuonato il ministro dell'Interno - lo dico a gente, come i leghisti, che fa campagna elettorale sull'immigrazione". "Chi si nasconde dietro ai morti per cercare alibi alla propria incapacità di gestire le politiche sull’immigrazione ci crea non poco imbarazzo - hanno replicato i deputati del Carroccio, Nicola Molteni e Guido Guidesi - noi non vogliamo un solo immigrato morto ma non vogliamo nemmeno un solo clandestino in più".
Alfano spalanca le porte ai clandestini - IlGiornale.it
In Germania non si fanno problemi: campo di rifugiati distrutto dalle ruspe
I moralizzatori tedeschi non sono poi così “moralizzanti” quando le cose accadono a casa loro! Da tempo centinaia di rifugiati si erano accampati nel quartiere di Kreuzberg a Berlino. Ma le autorità, stufe dei disagi e della sporcizia, hanno dato un ultimatum: “o vi trasferite in una struttura adibita o vi arrangiate, ma il campo sarà distrutto”.
Molti di loro hanno accettato il compromesso, altri però pensavano di poter fare la voce grossa… Così la polizia è arrivata con le ruspe e, senza troppi problemi, hanno distrutto l’accampamento. Regalando ai “dissidenti” l’ordinanza di lasciare la città…
In Germania non si fanno problemi: campo di rifugiati distrutto dalle ruspe
Allarme baby-gangs a Varese: parla una vittima
Varese - «Paura? No. In quel momento ho sentito soltanto una grande rabbia. Rabbia per non poter fare niente». Marco (il nome è di fantasia), è un ragazzo di 16 anni che vive nel Gallaratese.
Un anno fa è stato aggredito da una baby gang, fenomeno che a Varese sta purtroppo diventando sempre più frequente, come dimostra il blitz dell’altro giorno in stazione ai danni di un ventenne e quello di corso Moro contro due fidanzatini: «Vicino al McDonald’s di Busto – racconta – Erano in tre. Ma di fatto soltanto uno di loro mi ha aggredito. Gli altri due gli facevano da guardaspalle».
L’aggressore, poi identificato, aveva all’epoca 17 anni. «Gente di m….. – aggiunge Marco – Insomma gente che è meglio evitare – dice spiegando il perché dell’anonimato richiesto – vorrei evitare di andarci di mezzo o che magari facciano qualcosa alla mia famiglia».
La tecnica utilizzata dalla baby gang è stata classica: il ragazzino accerchiato e isolato dal gruppetto di amici. Le minacce di botte: faccia a faccia con tre persone.
«Nel mio caso volevano i soldi. Continuava a chiedere i soldi – racconta il ragazzo – Ed è lì che mi è montata la rabbia. Erano in tre, io ero da solo. Rabbia per non poter reagire, per non essere in condizioni di fare niente. Nessuna paura, soltanto rabbia. Probabilmente per una ragazza è diverso. Probabilmente è peggio». Frustrazione e impotenza. Sei all’angolo, chi ti aggredisce è poco più vecchio di te.
Ma la gang è composta da più persone, mentre tu sei solo. Dura qualche minuto, poi finisce. Marco ha fatto la scelta giusta: «Ho denunciato quello che era successo», racconta il ragazzo.
Ha spiegato l’accaduto ai genitori e poi si è rivolto alle forze dell’ordine. Molti ragazzi non lo fanno. Molti stanno zitti per paura. «E sbagliano – spiega l’adolescente – Certo c’è un attimo di apprensione. Pensi che magari potrebbero vendicarsi. Ma stare zitti è la cosa più stupida che si possa fare». E per più di una ragione.
«La prima – dice Marco – è che se tutti stessero zitti questi continuerebbero indisturbati a fare ciò che fanno. E quello che è capitato a te, tacendo, gli consenti di farlo a qualcun altro. E questo non è giusto».
La seconda ragione è pratica e sensata. «Se stai zitto, se subisci, si accaniranno contro di te. I bulli ragionano così. Se la prendono con quello debole, con quello che resta in silenzio. Così può accadere che, se credono tu sia così la prima volta pretendono dieci euro, poi ne vorranno venti , poi ti minacceranno per avere il cellulare» prosegue Marco. E così via.
Alcune delle aggressioni registrate nel corso dei mesi hanno lasciato le vittime in mutande. Letteralmente.
Nel senso che i baby rapinatori tra minacce e botte oltre a cellulari e denaro si sono fatti consegnare anche vari capi di abbigliamento firmati. «Io ho superato quello che mi è successo – racconta Marco – Non ho minimamente cambiato le mie abitudini o smesso di frequentare i posti che di solito frequento. Non ho paura. E cambiare il modo di comportarsi, essere apprensivi sarebbe come dar loro soddisfazione».
«È successo, ho denunciato, è superato. Continuo per la mia strada: gente così non va nemmeno calcolata». Sulla denuncia Marco insiste: «Anzi faccio appello a chiunque si trovi in questa situazione:ditelo. Rivolgetevi alle forze dell’ordine. Altrimenti – conclude il ragazzo – è come se vi avessero aggredito due volte».
«Io, vittima di una baby gang ho reagito denunciando tutto» - Cronaca Varese La Provincia di Varese - Notizie di Varese e provincia
Palermo, pesta e rapina anziano: arrestata risorsa tunisina
La polizia ha arrestato per rapina Imed Kachroud, tunisino, 44 anni. Avrebbe fatto parte della banda che a settembre ha aggredito un sessantenne che passeggiava, di sera, in via Maqueda. I banditi hanno affiancato la vittima, che era con un amico, l’hanno picchiata a calci e pugni e costretta a cedere il portafoglio con 250 euro e il telefono cellulare. Poi si sono diretti verso l’altro uomo, un messicano, che però è riuscito a mettersi in salvo. Dall’analisi delle celle agganciate dal telefonino rubato gli agenti sono risaliti al rapinatore arrestato che è stato anche riconosciuto dalla vittima. Non sono stati ancora identificati gli altri banditi.
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Piacenza: scontri etnici in via dei Pisoni tra italiani e stranieri, usati martelli e accette
Piacenza – Violenta rissa giovedì pomeriggio in via dei Pisoni, denunciate cinque persone tra italiani e stranieri. Per cause ancora da accertare, verso le 15 del pomeriggio, i due gruppi sono entrati in contatto e hanno iniziato a darsele di santa ragione e sono spuntati anche un martello e un’accetta. Tutto sarebbe nato da alcune divergenze tra il titolare nordafricano dell’officina che si trova nella via e un cliente italiano. Sul posto sono intervenuti un agente dell’Ivri e tre pattuglie della polizia Municipale piacentina. Gli agenti hanno fermato cinque persone, tra stranieri (nordafricani) e italiani, tutti di età compresa tra i 30 e i 40 anni e li hanno portati al comando di via Rogerio per identificarli e denunciarli. Sequestrati anche un martello e un’accetta. Gli accertamenti sul caso sono ancora in corso.
MAROCCHINI RUBANO SMARTPHONE A NERVI. ARRESTATI
GENOVA. Un 42enne genovese si è rivolto ieri pomeriggio ai poliziotti del Commissariato Nervi, denunciando di essere stato appena derubato dello smartphone da due nordafricani, che lo avevano avvicinato in strada con la scusa di vendergli dei fiori.
Gli agenti, in sevizio in quel momento negli uffici, si sono precipitati sul luogo dove era avvenuto il reato individuando i due soggetti alla fermata dell’autobus di viale Franchini.
Raggiunti e bloccati mentre già erano saliti sul mezzo pubblico, i due uomini sono stati invitati ad attendere l’arrivo dell’autovettura di servizio, per essere accompagnati negli uffici. In quel frangente uno dei due ha strattonato un operatore e lo ha colpito con una gomitata, nel tentativo subito bloccato di darsi alla fuga.
Una volta in Commissariato, i due fermati si sono dimostrati poco collaborativi e hanno rifiutato di declinare le proprie generalità.
Grazie al foto-segnalamento e alla comparazione delle impronte digitali, i due uomini sono stati identificati come cittadini marocchini, rispettivamente di 30 e 27 anni, entrambi irregolari in Italia e con numerosi precedenti di Polizia. I due sono stati denunciati per i reati di furto aggravato, rifiuto d’indicazione sull’identità personale e per la violazione della normativa sull’immigrazione. Il 27enne, che ha aggredito il poliziotto nel tentativo di fuga, è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.
Romeno aggredisce poliziotti con bastone
Nel pomeriggio di ieri un romeno di anni 34 è stato arrestato dai poliziotti di Frascati per violenza, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Gli agenti si sono reati a Zagarolo, presso la dimora dello straniero, per rintracciare l’ex moglie, indagata per furto. Alla richiesta degli agenti di esibire un documento per l’identificazione, lo straniero si è rifiutato, opponendo viva resistenza e con una scopa da giardino con manico in legno, ha tentato di colpire, ripetutamente, con una ferocia inaudita e senza motivo, i poliziotti. Solo con l’aiuto di agenti sono riusciti a bloccare l’energumeno che è stato arrestato.
Romeno aggredisce poliziotti, arrestato
“Sono migrante, riviste porno gratis”: e fa incetta
Ruba riviste in edicola, denunciato dai carabinieri
L’episodio si è verificato a Fiume Veneto. Ha sottratto 13 periodici e cd senza pagare
furti denunce
PORDENONE. I carabinieri della Compagnia di Pordenone hanno effettuato diverse attività di contrasto alla microcriminalità in città e provincia.
A San Vito al Tagliamento è stato denunciato per ricettazione K.M., 18 anni, ghanese abitante a Pordenone il quale, in seguito a una perquisizione effettuata in casa sua, è stato trovato in possesso di un cellulare rubato il 2 ottobre a San Vito, del valore di 150 euro, che è stato restituito al proprietario, un minore.
Denuncia per furto per M.C., 44 anni di Fiume Veneto che, una mattina di alcuni giorni fa, entrato in orario di apertura al pubblico in un’edicola di via Cantore, si era impossessato di tredici riviste e alcuni cd musicali senza pagare, corrispondente a 140 euro. La refurtiva è stata recuperata e restituita al titolare della rivendita.
A Cordovado, i carabinieri hanno denunciato S.M., 40 anni, romeno, abitante a Morsano, per evasione. L’uomo, già agli arresti domiciliari per reati commessi all’estero, nel corso dei periodici controlli non è stato trovato a casa, rendendosi irreperibile.
Infine, nell’ambito dell’attività di controllo alla circolazione stradale, i carabinieri di Pordenone hanno denunciato F.F., 49 anni di Sacile, che guidava in stato di ebbrezza. Fermato in viale Venezia a Pordenone, gli è stata ritirata la patente.
Ruba riviste in edicola, denunciato dai carabinieri - Cronaca - Messaggero Veneto
Brescia: tenta di stuprare due ragazze, arrestato clandestino
Aggredisce due ragazze, palestinese arrestato
La polizia di Brescia, nella mattinata di sabato, ha confermato le indiscrezioni di stampa su un tentativo di stupro avvenuto a Brescia, non lontano da via Milano.
Una volante è intervenuta in via Valcamonica, all’altezza del fiume Mella, a seguito di una segnalazione di aggressione in strada giunta da parte di una donna al 113. La pattuglia, giunta sul posto nel giro di pochi minuti, all’intersezione tra via Valcamonica e via Soriana, ha notato la presenza in strada di cinque persone, tutte straniere, tra le quali un uomo che colpiva al volto una donna nigeriana 22enne. Con loro altre donne che tentavano di allontanarlo. Gli agenti hanno immediatamente bloccato l’uomo e, in base alla testimonianza della vittima e dei presenti, hanno ricostruito quanto accaduto.
A.M, cittadino palestinese di 31 anni, ha avvicinato in strada la ragazza africana, chiedendole di consumare con lui un rapporto sessuale. Al suo rifiuto, dopo aver insistito offrendole anche del denaro, l’immigrato ha inizato a colpirla al volto, privandola del cellulare.
Vano è risultato l’intervento di un passante che, a bordo della sua auto si è fermato per soccorrere la donna. L’aggressore, dopo aver infranto il parabrezza della macchina del soccorittore, lo ha costretto ad allontanarsi. Gli agenti sul posto hanno inoltre raccolto la testimonianza di una coppia di cittadini bresciani, che era rimasta poco distante.
Gli stessi, rincuorati dalla presenza degli agenti, hanno raccontato che poco prima, anche loro, avevano subito l’aggressione dello straniero che aveva tentato di molestare sessualmente la ragazza. Solo l’intervento del fidanzato lo aveva fatto desistere. Con precedenti per reati in materia di stupefacenti ed immigrazione clandestina, A.M., è stato pertanto arrestato per violenza sessuale continuata e lesioni personali. L’arresto è stato convalidato.»
Prende assegno disoccupazione: gestisce prostituzione nigeriana
L’ultima maman di questa brutta storia è stata individuata. E’ una donna di 39 anni, nigeriana. Formalmente risulta disoccupata. Fino a qualche tempo fa gestiva un supermercato a Barriera di Milano, oggi non ha impiego, ma possiede un Nissan Qashqai nuovo di zecca, due Ipad e tre – corposi – conti correnti. Insieme ad altri due connazionali (già arrestati a giugno) avrebbe ridotto in schiavitù una prostituta di via Postiglione, a Moncalieri. Un anno e mezzo di violenza, terrore e riti ancestrali. Il gip di Torino Stefano Vitelli ha disposto per lei l’obbligo di firma.
Aveva 19 anni, Tina. E sognava di fare la hostess sui voli della Panam. Viveva in un villaggio nelle foreste a 20 km da Benin City. La chiamarono un giorno dell’inverno 2012. «Ti vogliono in Italia – gli disse una lontana parente del padre – vai a fare la cameriera e magari realizzi i tuoi desideri». La donna l’aveva venduta a tre nigeriani residenti a Torino: due di queste – secondo l’accusa – erano maman di professione. L’hanno comprata per 50 mila euro, sfruttata, abbandonata su un marciapiede di via Postiglione a Moncalieri, zona industriale di grandi aziende con un florido mercato del sesso che non si ferma neanche dopo le multe salatissime disposte dal Comune ormai quattro anni fa. Il 13 giugno scorso i carabinieri la trovarono proprio lì, sul marciapiede. L’avevano gonfiata di botte, sanguinava. All’inizio sembrò una rapina, poi un maresciallo della stazione riuscì a convincerla a raccontare tutto da un letto d’ospedale. E saltò fuori la verità.
Due giorni fa, nell’ultima perquisizione effettuata in casa della terza presunta responsabile di questo sfruttamento, i militari hanno trovato un’agendina nera con tutti i debiti di Tina. Era nascosta nel rullo della tapparella di casa della maman. Dentro c’erano annotati i suoi versamenti, tutti scritti a detrazione della cifra iniziale, quella che una volta saldata – le avrebbe regalato la libertà.
Pochi giorni dopo i fatti il pm Antonio Smeriglio chiese e ottenne l’arresto dei primi due componenti di questo sodalizio. L’altroieri il cerchio si è chiuso con una terza persona indagata per sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, rapina aggravata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per portare Tina a Moncalieri le avevano procurato una falsa identità. Al suo arrivo le avevano intimato di chiedere asilo politico in Questura, ma i poliziotti non glielo avevano concesso. Dopo pochi mesi sulla strada, obbligata a prostituirsi , Tina era riuscita a scappare rifugiandosi in una comunità vicino a Porta Nuova, ma i suoi presunti aguzzini avevano minacciato i genitori in patria. Contattata dal padre, era tornata sul marciapiede. Ci hanno pensato i militari di Moncalieri a liberarla una volta per tutte. Quando fu abbandonata sul ciglio della strada dopo essere stata picchiata, era in cinta. Ha perso anche il bambino.
La Stampa - Botte per farla prostituire Nei guai anche la terza maman
Stupro' 18enne, marocchino arrestato a Milano, incastrato dal dna
(AGI) - Milano - I Carabinieri milanesi hanno fermato un cittadino marocchino, N. Y., 27enne, con regolare permesso di soggiorno, ritenuto responsabile di un'aggressione e violenza sessuale a una ragazza moldava appena diciottenne.
La giovane, il mattino del 7 dicembre, dopo una serata passata con delle amiche, era stata bloccata prima di poter raggiungere la propria abitazione, picchiata e trascinata nel sottoscala di uno stabile in zona Loreto, dove l'uomo l'aveva poi stuprata. Il marocchino e' stato fermato dopo una settimana nelle vie del quartiere, in possesso di un coltello e con ferite sulla mano. Le analisi dei profili genetici hanno poi confermato la piena corrispondenza con l'autore del reato, il cui provvedimento io arresto e' stato convalidato dal Gip del Tribunale di Milano. (AGI) .
E’ morta a 9 anni, ammazzata da romeno ubriaco e drogato
E’ morta al Bambin Gesù di Roma la bambina di 9 anni rimasta ferita nell’incidente di ieri sulla Nettunense a Campo di Carne nel territorio di Aprilia.
L’auto sulla quale viaggiava con i suoi genitori e due cugini di 18 e 20 anni si è scontrata frontalmente con un’altra macchina condotta da un cittadino romeno di 25 anni che avrebbe effettuato un sorpasso azzardato invadendo la corsia opposta. Cinque in tutto i feriti. A quanto si e’ appreso il romeno, anche lui ferito, e’ risultato positivo ad alcol e droga. Senza patente e assicurazione. La famiglia della piccola ha deciso di donare gli organi.
http://www.latinapress.it/cronaca-la...-alcol-e-droga
Picchia e minaccia con machete un anziano e la figlia: tunisino arrestato ma poi rilasciato!
CRONACA | Castel Volturno
- Nella tarda serata di giovedì personale del Commissariato Castel Volturno – Ufficio Volanti è intervenuto in località Destra Volturno, a seguito di una segnalazione pervenuta al servizio 113, il cui interlocutore faceva richiesta di un intervento urgente per aggressione da parte di persona convivente. Giunti sul posto gli operanti, non ricevendo risposta dall’interno dell’abitazione del richiedente, provvedevano a chiamare il medesimo sull’utenza mobile precedentemente rilevata, tramite la quale lo stesso riferiva di essere stato rinchiuso in casa dall’esterno, unitamente al proprio anziano genitore, dopo essere stati selvaggiamente picchiati da un giovane tunisino loro ospite. Dopo alcuni secondi dall’arrivo della Volante, gli stessi venivano fatti uscire dal malintenzionato che veniva prontamente bloccato dopo essere stato disarmato da un grosso cacciavite che, incurante della presenza degli agenti, continuava a brandire.
Ai poliziotti i due malcapitati riferivano quindi di aver vissuto attimi di puro terrore, temendo seriamente per la loro vita, e di essere stati percossi e minacciati di morte, inizialmente con un vero macete, e successivamente con un giravite, il tutto senza alcun apparente motivo. A dire delle vittime di quell’insano gesto, il giovane di nazionalità tunisina, L.B. classe ’88, era loro ospite a titolo gratuito da circa un anno, e si occupava saltuariamente di accudire l’anziano proprietario dell’appartamento. All’interno dell’abitazione gli agenti rinvenivano e sequestravano anche il macete, oltre al cacciavite sottratto al giovane energumeno, rinvenendo altresì un elevato numero di bottiglie di super alcoolici, il cui abuso potrebbe verosimilmente scatenato la follia aggressiva del L.B. Al termine dell’intervento, accompagnato negli uffici del Commissariato per gli adempimenti di rito, il giovane veniva deferito all’ A.G., in stato di libertà, per i reati di minaccia aggravata e lesioni. Successivamente, accertata la regolarità della sua posizione sul territorio italiano, il predetto veniva rilasciato, anche alla luce di una riscontrata preesistente domanda di emersione dal lavoro irregolare ai sensi dell’art. 5 del decreto legislativo n.109 del 16.lug.2012. Dopo l’intervento, tempestivo ed efficace del personale intervenuto sul posto, il richiedente ha mostrato vivi sentimenti di gratitudine nei confronti della Polizia di Stato.
CRONACA - Castel Volturno - Picchia e minaccia con macete un anziano e la figlia: arrestato tunisino - Casertanews.it
Tunisino nullafacente minaccia di morte due persone brandendo un machete, ma per la legge italiana non è pericoloso e quindi viene rilasciato. Logica: questa sconosciuta.