Catanzaro, in auto travolge e uccide 12enne. Romeno se la cava con 2 anni e 4 mesi
Il ragazzino attraversava la strada davanti al negozio del nonno a Catanzaro
Anita Sciarra
Due anni e 4 mesi per aver travolto e ucciso con la sua auto un ragazzino. La condanna è stata inflitta con rito abbreviato ad Andrei Valentino Epurei, il romeno di 26 anni ritenuto responsabile della morte di Matteo Battaglia, un bambino di 12 anni investito col suo Suv a Sellia Marina (Catanzaro) nell'agosto del 2013.
Matteo fu ucciso mentre, in paese, attraversava la strada davanti al negozio del nonno.
La sentenza è stata emessa dal giudice di Catanzaro, Giuseppe Perri. L'imputato, difeso dall'avvocato Gregorio Viscomi, è stato anche condannato al risarcimento delle parti civili, genitori e nonni della vittima, rappresentate dagli avvocati Francesco Granato e Vincenzo Puccio, che sarà quantificato in sede civile.
Al termine della requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell'imputato a tre anni e mezzo di reclusione.
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L'arcivescovo pacifista di Lucca: "Basta discriminazione dei rom"
L'arcivescovo Italo Castellani si è fatto fotografare con un cartello che recava la scritta "Basta con la discriminazione contro i rom". Sullo sfondo, il simbolo della pace
Matteo Carnieletto
L’arcivescovo di Lucca Italo Castellani, in occasione della festa di primavera che si è svolta al centro sportivo "Vasco Zappelli" di Viareggio, ha voluto farsi immortale con un cartello che recava la scritta: "Basta con la discriminazione contro i rom". Sullo sfondo, il simbolo della pace.
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E ora a scuola si studia la cultura rom al posto della grammatica italiana
di GIROLAMO FRAGALÀ
Ma quale grammatica italiana, quali coniugazioni dei verbi, quale analisi logica o letture tradizionali. Tra i banchi di scuola, grazie alle idee dei docenti (di sinistra) arrivano le lezioni di cultura rom. E vengono fatte nell’ora di italiano. Accade in Toscana, in una scuola media di Pisa, dove alla lavagna c’è il cosiddetto “corso di integrazione”. Immediate le reazioni polemiche dei genitori.
Come si legge su Libero, il progetto prevede 6 ore durante le lezioni di italiano. Inizialmente il laboratorio si teneva il pomeriggio, ma nessuno lo frequentava. E allora è stato spostato alla mattina e reso obbligatorio. «Da noi – ha spiegato una professoressa – viene un educatore che lavora con i rom e che spiega ai nostri studenti quelle che sono la cultura e le tradizioni di questo popolo». Ma l’idea ha scatenato la rabbia dei genitori dei bambini che frequentano la scuola. «Mettano il laboratorio nel pomeriggio – ha chiesto un papà – perché dobbiamo essere liberi di scegliere se far frequentare certe materie ai nostri figli oppure no». Una mamma è stata particolarmente polemica: «Il fatto che il corso sia stato promosso da un’associazione che opera nell’ambito della Società della Salute la dice lunga: dietro tutto questo, come al solito, c’è il Pd». Ad andare giù duro è Matteo Salvini: «Non mi meraviglierei se a Pisa si arrivasse anche a fare corsi di accattonaggio a scuola». Da aggiungere che, sempre in Toscana, è approdato il corso di Corano.
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(Ex frate) Cionfoli
«Treni sporchi per colpa
di zingari e immigrati»
BARI – Giuseppe Cionfoli, noto come ex padre Cionfoli, oggi è stato ospite di "Un Giorno da Pecora", su Rai Radio2, dove ha parlato anche degli immigrati asserendo che una delle priorità da affrontare in Puglia è quella dei mezzi pubblici sporchi, a suo avviso, a causa degli immigrati.
"Sì, – ha detto Giuseppe Cionfoli – non c'è buona educazione, quello è un grossissimo problema". Quindi, secondo lei, in Puglia – è stato chiesto – gli extracomunitari urinano per terra? "Certo, lo fanno apposta, sono diventati arroganti, fanno sempre storie coi controllori perchè non hanno i biglietti. Si tratta di extracomunitari e zingari che da Bari si spostano a Barletta e viceversa". E come si risolve questo problema? "Con più vigilanza".
La Gazzetta del Mezzogiorno.it
La senegalese 10 e lode e il razzismo che piace alla Tv
di Rino Cammilleri
Razzismo a scuola? A volte è un pericolo immaginario
Sulla famosa marcia dei quarantamila per la Giornata romana della Vita invano ho atteso un cenno sui tg nazionali. Erano intasati da urgenze di maggior momento? No. Ma i direttori hanno ritenuto di palinsestare altrimenti la scaletta, non sia mai che l’audience avesse a crollare alla vista di certi spettacoli. Capirai: palloncini, carrozzine, mamme etero, preti e suore, qualche croce. No, no, non c’è la “notizia”, è roba rétro, basta con questa storia della famiglia, quel che “tira” è altro.
Ed ecco l’”altro”: ieri sera (martedì 19 intendo) la corazzata nazionale (leggi Tg1) ha scomodato una troupe per mandarla a Pisa, dove –udite udite- si è verificato un clamoroso caso di razzismo (che, come tutti sanno, “tira”). Ed ecco i termini della vergogna sinceramente democratica: una studentessa di un istituto tecnico ha preso 10 (dieci!) nella materia denominata Elementi di Diritto e qualcuno gli ha mandato una o più lettere anonime cariche di invidia e livore. Tutto qui? No, perché l’insignita del massimo voto è senegalese, e il “corvo” le ha dato della «negra» in senso dispregiativo. Tutto qui, insistete? Sì, tutto qui.
Ma il Tg1 ha ritenuto non solo di stracciarsi le vesti, ma di invitare gli italiani a stracciarsele pure loro, con tanto di interviste al preside (che ha minacciato, se lo o la pescano, le massime pene amministrative per il o la colpevole, fino alla perdita dell’anno scolastico), interviste a studenti in loco, specialmente a quelli di colore (due, uno mulatto e uno cinese; di neri-neri non ne hanno trovati). I quali –nella loro ingenua gioventù- hanno detto che si tratta di semplice invidia, deludendo gravemente l’intervistatrice che magari si augurava una lagna senza fine sul razzismo serpeggiante nelle scuole pisane, invece nisba.
Alla povera studentessa senegalese, troppo brava in Elementi di Diritto per Istituti Tecnici (tranquilli, non è fisica quantistica), magari verrà assegnata d’ufficio una psicologa stipendiata da Pantalone, per alleviarle il gravissimo trauma infertole da quelle lettere (mostrate alla telecamera: scritte a mano in stampatello; la Digos, che non ha tempo per i furti anche con scasso e destrezza, farà presto a rintracciare il o la razzista -analisi grafologica e del dna, impronte digitali- e i tg avranno altra grassa pastura, potendo offrire al pubblico ludibrio il cretino o la cretina, con tanto di microfono piazzato al citofono di casa).
Penserete che cose del genere, tra studenti bianchi, sono sempre accadute e i direttori dei tg non hanno speso, giustamente, i soldi del contribuente per narrarli. Ma il tema del giorno è il razzismo, fa notizia. Anzi, deve farla, e se non c’è lo si crea. Tra ragazzi, insulti basati sull’aspetto fisico sono vecchi come Caino, ma l’americanata è il “razzismo”, perciò forza. anni (sei!), figlia di amici di famiglia.
Ma questa notizia non ha avuto l’onore del tg. Meno grave di una lettera invidiosa? No, certo, solo che il sessantottismo, sempre alla ricerca di un proletariato da difendere e coccolare, non ha ravvisato gli estremi dell’allarme pubblico da procurare, così il riflettore non si è nemmeno acceso.
Allora –direte- sono tutti sessantottini i direttori dei tg? Macché, magari. Almeno avrebbero un’ideologia chiara e riconoscibile. No, la verità è molto peggiore, e solo chi frequenta le redazioni la conosce. D’altra parte, era una deriva insita nella logica della democrazia di massa, che ha sostituito –lodevolmente- la guerra delle armi con quella delle parole. Ma sempre guerra è. Così, le parole sono diventate arma, arma micidiale, perché «la lingua uccide più della spada» (ma questo lo dice il Vangelo, perciò è squalificato in partenza).
Attenti alle parole, dunque. L’elenco di quelle che non si possono usare, pena la gogna (per ora), è stata stilata dall’inquisizione politicamente corretta, la quale l’ha mutuata dalla sinistra americana e la aggiorna continuamente in base agli input di questa. La «custodia della lingua», che i maestri d’ascetica si limitavano a raccomandare, il giacobinismo l’ha resa obbligatoria.
La senegalese 10 e lode e il razzismo che piace alla Tv
Sel: vietato pubblicare i crimini commessi dagli immigrati, è razzismo
Sembra di star precipitando all’interno del romanzo di George Orwell, 1984. In cui il ministero della verità decideva quale sia la verità in funzione del momento.
I deputati di Sel hanno chiesto in un’interrogazione al Ministero dell’Interno, prima firmataria Annalisa Pannarale, di assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia valutata la sussistenza dei presupposti per l‘immediata chiusura del sito internet tutti i crimini degli immigrati(Tutti i Crimini degli Immigrati | Hic sunt leones ? Gli altri parlano d'integrazione, noi ve la mostriamo) che si propone quale sito d’informazione ed è basato su fatti di cronaca nera che avrebbero come protagonisti cittadini stranieri, migranti, rom e sinti.
I deputati ritengono che la pagina web in questione abbia l‘esito potenziale di incitare all’odio razziale e alla discriminazione, in aperta violazione dei principi della nostra Carta Costituzionale e della normativa in materia”.
Infine si legge nell’interrogazione come l’iniziativa del sito ‘Gli altri parlano d’integrazione, noi ve la mostriamo’ “si colloca peraltro nel solco di quanto sollevato con allarme dal Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) nelle osservazioni conclusive e raccomandazioni all’Italia del 9 marzo 2012; il Comitato, infatti, aveva fatto riferimento esplicito alla diffusione preoccupante nel nostro Paese dell’incitamento all’odio razziale e di forme violente di razzismo attraverso i mass media, internet, e i social network, invitando le autorità italiane a una applicazione severa delle normative di contrasto penale alla discriminazione e all’incitamento all’odio razziale”.
Sel: vietato pubblicare i crimini commessi dagli immigrati, è razzismo | Informare per Resistere
DA “SANS FRONTIERES” AL “FRONT” - ROBERT MENARD, FONDATORE DI “REPORTERS SANS FRONTIERES”, DA SINDACO DI BEZIERS SI RITROVA A SPARARE A ZERO SUI MUSULMANI: “SONO TROPPI. L’INTEGRAZIONE E’ IMPOSSIBILE”
Ménard, che ha deciso di far “schedare” i bambini musulmani, non è nuovo a iniziative controverse, un mese fa ha tappezzato la città con gigantesche immagini di una pistola e la scritta “ormai la polizia municipale ha una nuova amica” - Molti trovano ingiusto che non sia possibile conoscere il numero delle persone di origine straniera che vivono in Francia…
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Il 64,5 per cento degli allievi di Béziers sono musulmani, secondo il sindaco di estrema destra della città del Sud della Francia, Robert Ménard. Come fa a saperlo? «Sono le cifre del municipio che dirigo — ha detto Ménard nel corso di un dibattito in tv —. Mi spiace ma il sindaco ha i nomi, classe per classe, dei bambini. So che non si può ma lo faccio lo stesso».
Un’affermazione che può costare cara al fondatore di «Reporters sans Frontières» entrato in politica vicino al Front National: schedare i cittadini su base etnica o confessionale in Francia è illegale dal 1978 e può portare a una condanna di cinque anni di carcere o 300 mila euro di multa. Ma prima ancora delle conseguenze penali, Ménard ha da temere una possibile destituzione dall’incarico di sindaco: ieri è stato interrogato per oltre un’ora nel commissariato di Montpellier, e infatti sta tentando una complicata marcia indietro.
Nato 61 anni fa a Orano, nostalgico dell’Algeria francese come di un paradiso perduto, Ménard sostiene che a Béziers (circa 72 mila abitanti) gli immigrati (quasi tutti provenienti dal Nordafrica) sono troppi, e che l’integrazione è quindi impossibile. Ecco perché il sindaco ha prodotto in più occasioni, prima in un’intervista al giornale Midi Libre poi nel talk show Mots Croisés , la cifra di due terzi di bambini di origine islamica. «I nomi di battesimo bastano a indicare l’origine — sostiene Ménard —: se ti chiami Maria, non sei musulmana».
La discussione sul divieto di statistiche etniche anima la Francia da vent’anni, e il caso Ménard è una buona illustrazione delle ragioni di quanti ancora difendono quel tabù. Il timore è che, come in questo caso, l’identità etnica non venga rivendicata ma subìta dal cittadino. Non sono i bambini a proclamarsi musulmani, è il sindaco a indicarli come tali analizzando i loro nomi, allo scopo di giudicarli francesi di serie B e bollarli come inadatti all’integrazione.
Ménard non è nuovo a iniziative controverse, un mese fa ha tappezzato la città con gigantesche immagini di una pistola e la scritta «ormai la polizia municipale ha una nuova amica». Ma la questione delle statistiche non è chiusa: molti trovano ingiusto che non sia possibile conoscere il numero delle persone di origine straniera che vivono in Francia.
In passato lo stesso Manuel Valls si è dichiarato favorevole a un’abolizione o almeno a un alleggerimento del divieto, per permettere ai ricercatori di analizzare la società e aiutare così a ridurre le discriminazioni. Nascondere le differenze per legge non basta a farle scomparire davvero, sostengono studiosi come la demografa Michèle Tribalat, spesso citata dal Front National. Ma un conto è condurre ricerche sociologiche sulla diversità, un altro usare criteri discutibili come il nome per schedare i bambini.
Milano e Monza, crollo delle espulsioni effettive. Meno 63%.
di REDAZIONE
Fatta la legge trovato l’inganno. L’anello debole della legge sta tutta qui, nei dati diffusi dalle istituzioni che presidiano la sicurezza. Se restano stabili le espulsioni ‘notificate’, crollano i numeri su quelle che portano ad un effettivo accompagnamento alla frontiera: meno 62,8%.
I numeri ci dicono insomma che crollano a Milano e a Monza gli stranieri fisicamente accompagnati alla frontiera: passano da 665 a 247. Il dato emerge alla presentazione dei dati sull’andamento della criminalità tenutasi ieri in questura. Quasi immutati, invece, gli stranieri espulsi (da 2.666 a 2.684), intendendosi per ‘espulsi’ quelli a cui è stato notificato un decreto.
Più di un espulso su due non viene accompagnato alla frontiera | L'Indipendenza Nuova
Il Ministro degli Interni britannico: “Italiani, rimandate i clandestini in Africa”
La Gran Bretagna non ha assolutamente intenzione di sottostare ai diktat europei, che vogliono porre, o meglio imporre, delle quote di clandestini che ogni paese UE deve accollarsi.
Il Ministro degli Interni inglese Theresa May è stata decisamente chiara: “Ci opporremo ad ogni proposta della Commissione Europea di introdurre quote non volontarie. L’ondata migratoria che arriva nel Mediterraneo è ormai ingestibile. L’unica soluzione è che i clandestini che arrivano sulle coste italiane, spagnole, francesi, greche, vengano riportati dalle rispettive autorità sulle sponde africane da dove sono salpati”.
» Il Ministro degli Interni britannico: ?Italiani, rimandate i clandestini in Africa?
Ecco il piano di Cameron contro l'estremismo islamico
Il governo britannico presenta una norma che renderà più facile chiudere le moschee. Il premier: "Ideologia velenosa"
Giuseppe De Lorenzo
David Cameron fa sul serio. Nemmeno il tempo di festeggiare la vittoria elettorale che il premier britannico si appresta a varare delle norme stringenti contro il radicalismo islamico.
Non ci saranno più moschee in cui predicatori d’odio spingono i fedeli alla guerra santa contro l’Occidente. Potranno essere chiuse con più facilità. “Siamo stati una società passivamente tollerante per troppo tempo”, ha detto Cameron presentando la nuova legge che consegnerà maggiori poteri alla polizia per la lotta al terrorismo.
Come riporta la Bbc, la proposta sarebbe stata formulata già prima della tornata elettorale, ma il partito Conservatore non aveva trovato l’appoggio dei Lib-Dem, ex alleati di governo. Ora, però, Cameron può contare sulla maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e non dovrebbe avere grandi difficoltà a farla approvare. Anche perché quelli dell’immigrazione e del radicalismo islamico sono temi cari all’elettorato britannico.
Il ministro dell’Interno Theresa May presentando il testo ha detto che la legge mira a combattere “coloro che attivamente cercano di promuovere l’odio e l’intolleranza”. Una minaccia, ha continuato la May, che “mina la nostra cultura britannica”. Le autorità potranno agire contro queste cellule del radicalismo non appena sia ragionevole credere che un gruppo abbia l’intenzione di incitare all’odio religioso, di minacciare la democrazia o nel caso in cui ci fosse la necessità di difendere l’ordine pubblico. Non solo, l’appartenenza o il finanziamento ad una moschea chiusa per estremismo diventano reati perseguibili penalmente.
Un messaggio chiaro contro una “velenosa ideologia estremista”, come l’ha definita Cameron. “Una sfida al fanatismo e all’ignoranza”, ha aggiunto la May, ricordando che nel Regno Unito il livello di allerta terrorismo è già stato alzato da “sostanziale” a “grave” lo scorso agosto.
Ecco il piano di Cameron contro l'estremismo islamico - IlGiornale.it
VIKTOR ORBAN: ''GLI IMMIGRATI CLANDESTINI VANNO ARRESTATI E RICONDOTTI AI LORO PAESI D'ORIGINE, I CONFINI VANNO DIFESI''
Tutti coloro che conoscono Viktor Orban sanno benissimo che e' uno dei pochissimi politici rimasti che ha a cuore il bene collettivo e quindi non sorprende che sia attaccato da tutti i fronti da chi invece porta avanti solo i propri biechi interessi, come l'Unione europea.
Recentemente il premier ungherese ha rilasciato un'intervista in cui spiega la sua posizione sull'immigrazione e abbiamo deciso di riportarla per intero perche' e' raro trovare un capo di stato che faccia dichiarazioni piene di buon senso.
"In futuro, ha detto il leader conservatore, ci saranno tentativi simili di raggiungere l’Europa dalle coste africane, almeno finché il Vecchio Continente sarà “di maggior successo rispetto ai Paesi che lo circondano”.
Allo stesso tempo il traffico di esseri umani è diventato un business dagli alti profitti in Africa. I trafficanti, ha aggiunto Orbán, lasciano i migranti alla loro sorte in mare aperto. L’Europa, con i suoi valori cristiani, detiene delle responsabilità sui clandestini e per questo un simile disastro può essere considerato anche come un fallimento dell’Europa.
“Dobbiamo proteggere i nostri confini e anche l’Europa se ne sta rendendo conto. Abbiamo inoltre bisogno di portare avanti una politica che assicuri che gli immigranti possano stare dove sono nati”. Ci saranno consultazioni a livello nazionale, ha detto ancora il primo ministro ungherese, dove sarà chiesto ai politici se sono d’accordo con la deportazione forzata nei loro paesi d'orgine con l’immediato arresto dei clandestini, o se ritengono dovrebbero essere costretti a lavorare.
Gli immigrati che arrivano in Ungheria, ha proseguito Orbán, non sempre saranno in grado di raggiungere l’Occidente, ad esempio l’Austria e la Germania, in quanto - a suo avviso - i tedeschi ne avrebbero già abbastanza. “Occorre chiedere se ci occorrono immigrati, in generale. Ed io non credo, e per questo non darei sostegno all’immigrazione” ha concluso Orban.
Naturalmente nessuno ha provveduto a riportare questa notizia perche' tale dichiarazione urterebbe i vari comitati d'affari che si stanno arricchendo spudoratamente con l'arrivo di questi disperati visto che tantissimi italiani vorrebbero che l'attuale governo segua l'esempio del premier ungherese.
Noi ovviamente non ci stiamo alla congiura del sielnzio su questo tema drammaticissimo sia per le persone coinvolte nell'immigrazione clandestina, sia per le popolazioni europee aggredite da queste ondate di disperati che arrivano portati da trafficanti in massima parte islamici che così facendo finanziano anche il terrorismo internaizonale. Quindi, continueremo a riportare queste notizie scomode fino a quando la classe politica di questo paese decidera' di ascoltare i cittadini. O fino a quando viceversa i cittadini italiani si stuferanno davvero e manderanno a casa questa classe politica.
VIKTOR ORBAN: ''GLI IMMIGRATI CLANDESTINI VANNO ARRESTATI E RICONDOTTI AI LORO PAESI D'ORIGINE, I CONFINI VANNO DIFESI'' - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it
Patto Bulgaria, Grecia e Turchia anti-clandestini. “Fuori dai nostri confini”
di REDAZIONE
Bulgaria, Grecia e Turchia hanno stretto un patto per creare una centro doganale e una polizia di frontiera comuni per contrastare la crescente immigrazione illegale. “Questo accordo garantisce una cooperazione maggiore dei tre Paesi che affrontano le stesse sfide, migrazioni, crimine organizzato e terrorismo”, ha sottolineato il ministro dell’Interno bulgaro, Rumyana Bachvarova, in occasione della cerimonia di firma a Sofia. Il centro comune sara’ realizzato al checkpoint di confine Kapitan Andreevo, dove si incontrano i tre Paesi. In questo modo, ha spiegato il collega turco, Sebahattin Ozturk, permettera’ alla “polizia e alle autorita’ di dogana di scambiarsi informazioni in tempo reali e reagire per fermare l’immigrazione illegale e il contrabbando”. La Turchia ospita circa due milioni di rifugiati che tentano quotidianamente di varcare i confini con Grecia e Bulgaria per cercare rifugio nell’Unione europea.
Turchia, Bulgaria e Grecia alzano le frontiere | L'Indipendenza Nuova
Eccovi servito l’islam moderato
Da un sondaggio di Al Jazeera risulta che l'80% degli arabi è a favore dell'Isis. È la conferma che la versione "moderata" della religione musulmana attecchisce solo nelle teste degli islamofili di casa nostra
di Gianluca Veneziani
Non è mica vero che tutti i musulmani sono favorevoli all’Isis. No, infatti, “solo” quattro su cinque. Da un sondaggio choc pubblicato sul sito di Al Jazeera, risulta come ben l’81% degli utenti coinvolti (in tutto, 38mila) veda positivamente le vittorie dello Stato Islamico in Iraq e Siria.
Ora, è pur vero che l’Isis, – come sostengono molti analisti – è soprattutto un movimento politico interno all’islam, che intende contrastare la predominanza sciita dell’Iran in Medio Oriente; ed è pur vero che le sue mire sono in buona parte economiche, ossia riuscire ad accaparrarsi buona parte dei pozzi di petrolio iracheni e riuscire così a determinare il prezzo mondiale del greggio. Detto questo però, è doveroso ricordare che l’Isis è figlio diretto dell’islam, ossia di un’interpretazione massimalista della religione di Maometto che si è fatta ideologia sanguinaria. Non si può disconoscere il diretto rapporto tra la fede musulmana e questa sua degenerazione armata, anche perché a rivendicare questo legame (sentendosene anzi i depositari più autentici) ci pensano gli stessi miliziani dello Stato Islamico, nonché alcuni fini analisti, come Daniel Pipes, presidente del Middle East Forum che oggi, intervistato da La Stampa, nota come «l’Isis è molto islamico e i leader religiosi musulmani devono riconoscerlo».
Se allora è lecito dire che l’Isis è musulmano, e che – sondaggio alla mano – l’80% degli arabi è a favore delle sue violenze, bisogna concludere – per sillogismo – che l’islam moderato (se esiste) copre una fetta pressoché irrilevante dei fedeli di questa religione. Il che non significa certo che tutti i musulmani siano miliziani dello Stato Islamico (e ci mancherebbe!), ma che una stragrande maggioranza di quelli che vivono in Paesi a maggioranza sunnita (vedi la Turchia, vedi l’Arabia Saudita, vedi lo stesso Qatar, dove ha sede Al Jazeera) guardano con favore, ed entusiasmo, ai successi sul campo della soldataglia nera del Califfato. Appoggiando economicamente le battaglie dell’Isis (non è un mistero che molti finanziamenti ad Al Baghdadi siano arrivati dal Qatar); e appoggiando di conseguenza, anche a livello mediatico, le loro nefandezze e i loro metodi brutali.
Ecco, il pericolo è proprio questo: che l’Isis crei un’uniformità di consenso nell’intero mondo islamico, diventandone la rappresentazione dell’indole più profonda e autentica. L’identificazione è già in corso, con buona pace del cosiddetto islam moderato. O meglio, quello esiste. Ma solo nelle teste di alcune giunte sinistrorse e islamofile di casa nostra. Convinte ancora che islamico sia una contrazione di “islam amico”.
Eccovi servito l?islam moderato | L'intraprendente
CHE ARABIA MI FA! FELTRI: “IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO SI INCHINA ALLA MODA E SPALANCA I BATTENTI ALL’ARABIA SAUDITA COL PRETESTO DI STUDIARNE LA CULTURA. UN LUOGO DOVE I LIBRI SONO CONSIDERATI IL VELENO DELL'ANIMA: TUTTI TRANNE UNO, IL CORANO”
Vittorio Feltri per “il Giornale”
Gli islamici non ci bastano mai. Abbiamo aperto le porte ai petrolieri, ai quali vendiamo banche, fabbriche (le poche rimaste), palazzi, società sportive. Piazza del Duomo a Milano spesso si riempie di uomini che pregano Allah a glutei per aria. Interi quartieri delle nostre città sono stati invasi da gente che frequenta moschee e si serve in macellerie (illegali) specializzate nello sgozzamento crudele degli animali.
Per quieto vivere lasciamo fare. Tra poco legalizzeremo la poligamia. Ci sono parroci e addirittura vescovi impegnati nell'esegesi del Corano, tanto per gradire. Il crocifisso irrita i musulmani? Togliamolo dalle pareti degli uffici pubblici e dal collo delle bambine: che sarà mai!
Consentiamo che la civiltà occidentale venga inquinata per dovere di ospitalità, rinunciamo pure alla nostra identità: non sappiamo che farcene in un mondo dove si predica l'integrazione, ovviamente a senso unico. Presto adotteremo il caffetano firmato da un famoso stilista. In attesa di una sfilata che reclamizzi l'abbigliamento mediorientale, il Salone del libro di Torino si inchina alla moda (in omaggio all'Isis, presumo) e spalanca i battenti all'Arabia Saudita col pretesto di studiarne la cultura, i fermenti letterari, i costumi editoriali.
L'anno prossimo, la tradizionale manifestazione libraria che mobilita gli operatori del settore, oltre a numerosi scrittori, giornalisti, appassionati di lettura, vedrà al centro le avanguardie intellettuali di Riad, ammesso che esistano. L'annuncio è stato dato a Torino dagli organizzatori del Salone stesso (con qualche imbarazzo di alcuni di essi) e riportato dalla stampa, compreso Il Giornale. Nell'apprendere la notizia, abbiamo avuto le traveggole. Poi i brividi. Poi abbiamo riso, amaramente.
Sono decine, centinaia le nazioni interessanti sotto il profilo culturale e delle iniziative editoriali, e noi anziché sceglierne una a caso nella certezza di non sbagliare, dato che è stimolante scoprire cosa bolle nella pentola internazionale del sapere, abbiamo selezionato l'Arabia Saudita, un luogo dove i libri sono considerati il veleno dell'anima: tutti tranne uno, il Corano, che non è solo un testo sacro, ma legge dello Stato, in base alla quale le pari opportunità, come le definiamo noi, sono parificate alle bestemmie, cioè reati.
Invitare questo Paese che costringe i cittadini a vivere da trogloditi, è inspiegabile. Non pensiamo che i curatori della rassegna siano talmente ingenui da non essersi posti il problema che i sauditi finanziano, tra l'altro, i terroristi e alimentano il fondamentalismo. Forse gli intelligentoni torinesi sono stati indotti a convocarli per compiacere a qualche papavero politico ansioso di fare pappa e ciccia con le autorità di Riad onde concludere buoni affari. È solo un sospetto.
Sta di fatto che il direttore del Salone, Ernesto Ferrero, tutt'altro che sprovveduto, non è l'autore della iniziativa balorda. Egli lascia intendere che altri ne sono i promotori. Chi? Il nome dell'«assassino» non è ancora venuto fuori. Ma non tarderemo a risolvere il giallo. Angelo Pezzana, fondatore del Salone, è rimasto basito. I suoi commenti ironici più che stupore rivelano disgusto. In sostanza ha detto: «Ottima l'idea di stendere tappeti rossi all'Arabia, finalmente tutti potranno constatare come sia prezioso il codice civile di quel Paese».
Giova rammentare che Pezzana è al corrente del clima tetro e violento creato dai sauditi, i quali considerano le donne delle fattrici, non permettono loro nemmeno di guidare l'automobile, soffocano ogni libertà e non soltanto quella religiosa. Cose risapute. Il che rende più grave la decisione infausta delle eminenze grigie della kermesse piemontese.
Eppure siamo curiosi di verificare quali prodotti culturali gli illustri ospiti di Torino l'anno venturo proporranno ai visitatori. Il manuale per tagliare abilmente la testa agli infedeli? Un saggio sulle tecniche di sterminio rapido dei cristiani? Come bruciare la nonna eretica senza fare fumo? Un trattato sull'inferiorità femminile? Una guida alla conoscenza del califfo-pensiero? Fiduciosi, aspettiamo spiegazioni da parte dei geni che ci portano in casa altri musulmani, come se non fossero sufficienti quelli che già abbiamo.