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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Catanzaro, in auto travolge e uccide 12enne. Romeno se la cava con 2 anni e 4 mesi
    Il ragazzino attraversava la strada davanti al negozio del nonno a Catanzaro
    Anita Sciarra
    Due anni e 4 mesi per aver travolto e ucciso con la sua auto un ragazzino. La condanna è stata inflitta con rito abbreviato ad Andrei Valentino Epurei, il romeno di 26 anni ritenuto responsabile della morte di Matteo Battaglia, un bambino di 12 anni investito col suo Suv a Sellia Marina (Catanzaro) nell'agosto del 2013.
    Matteo fu ucciso mentre, in paese, attraversava la strada davanti al negozio del nonno.
    La sentenza è stata emessa dal giudice di Catanzaro, Giuseppe Perri. L'imputato, difeso dall'avvocato Gregorio Viscomi, è stato anche condannato al risarcimento delle parti civili, genitori e nonni della vittima, rappresentate dagli avvocati Francesco Granato e Vincenzo Puccio, che sarà quantificato in sede civile.
    Al termine della requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell'imputato a tre anni e mezzo di reclusione.
    Catanzaro, in auto travolge e uccide 12enne. Romeno se la cava con 2 anni e 4 mesi - IlGiornale.it

    L'arcivescovo pacifista di Lucca: "Basta discriminazione dei rom"
    L'arcivescovo Italo Castellani si è fatto fotografare con un cartello che recava la scritta "Basta con la discriminazione contro i rom". Sullo sfondo, il simbolo della pace
    Matteo Carnieletto
    L’arcivescovo di Lucca Italo Castellani, in occasione della festa di primavera che si è svolta al centro sportivo "Vasco Zappelli" di Viareggio, ha voluto farsi immortale con un cartello che recava la scritta: "Basta con la discriminazione contro i rom". Sullo sfondo, il simbolo della pace.
    L'arcivescovo pacifista di Lucca: "Basta discriminazione dei rom" - IlGiornale.it



    E ora a scuola si studia la cultura rom al posto della grammatica italiana
    di GIROLAMO FRAGALÀ
    Ma quale grammatica italiana, quali coniugazioni dei verbi, quale analisi logica o letture tradizionali. Tra i banchi di scuola, grazie alle idee dei docenti (di sinistra) arrivano le lezioni di cultura rom. E vengono fatte nell’ora di italiano. Accade in Toscana, in una scuola media di Pisa, dove alla lavagna c’è il cosiddetto “corso di integrazione”. Immediate le reazioni polemiche dei genitori.
    Come si legge su Libero, il progetto prevede 6 ore durante le lezioni di italiano. Inizialmente il laboratorio si teneva il pomeriggio, ma nessuno lo frequentava. E allora è stato spostato alla mattina e reso obbligatorio. «Da noi – ha spiegato una professoressa – viene un educatore che lavora con i rom e che spiega ai nostri studenti quelle che sono la cultura e le tradizioni di questo popolo». Ma l’idea ha scatenato la rabbia dei genitori dei bambini che frequentano la scuola. «Mettano il laboratorio nel pomeriggio – ha chiesto un papà – perché dobbiamo essere liberi di scegliere se far frequentare certe materie ai nostri figli oppure no». Una mamma è stata particolarmente polemica: «Il fatto che il corso sia stato promosso da un’associazione che opera nell’ambito della Società della Salute la dice lunga: dietro tutto questo, come al solito, c’è il Pd». Ad andare giù duro è Matteo Salvini: «Non mi meraviglierei se a Pisa si arrivasse anche a fare corsi di accattonaggio a scuola». Da aggiungere che, sempre in Toscana, è approdato il corso di Corano.
    E ora a scuola si studia la cultura rom al posto della grammatica italiana - Secolo d'Italia

    (Ex frate) Cionfoli
    «Treni sporchi per colpa
    di zingari e immigrati»
    BARI – Giuseppe Cionfoli, noto come ex padre Cionfoli, oggi è stato ospite di "Un Giorno da Pecora", su Rai Radio2, dove ha parlato anche degli immigrati asserendo che una delle priorità da affrontare in Puglia è quella dei mezzi pubblici sporchi, a suo avviso, a causa degli immigrati.
    "Sì, – ha detto Giuseppe Cionfoli – non c'è buona educazione, quello è un grossissimo problema". Quindi, secondo lei, in Puglia – è stato chiesto – gli extracomunitari urinano per terra? "Certo, lo fanno apposta, sono diventati arroganti, fanno sempre storie coi controllori perchè non hanno i biglietti. Si tratta di extracomunitari e zingari che da Bari si spostano a Barletta e viceversa". E come si risolve questo problema? "Con più vigilanza".
    La Gazzetta del Mezzogiorno.it



    La senegalese 10 e lode e il razzismo che piace alla Tv
    di Rino Cammilleri
    Razzismo a scuola? A volte è un pericolo immaginario
    Sulla famosa marcia dei quarantamila per la Giornata romana della Vita invano ho atteso un cenno sui tg nazionali. Erano intasati da urgenze di maggior momento? No. Ma i direttori hanno ritenuto di palinsestare altrimenti la scaletta, non sia mai che l’audience avesse a crollare alla vista di certi spettacoli. Capirai: palloncini, carrozzine, mamme etero, preti e suore, qualche croce. No, no, non c’è la “notizia”, è roba rétro, basta con questa storia della famiglia, quel che “tira” è altro.
    Ed ecco l’”altro”: ieri sera (martedì 19 intendo) la corazzata nazionale (leggi Tg1) ha scomodato una troupe per mandarla a Pisa, dove –udite udite- si è verificato un clamoroso caso di razzismo (che, come tutti sanno, “tira”). Ed ecco i termini della vergogna sinceramente democratica: una studentessa di un istituto tecnico ha preso 10 (dieci!) nella materia denominata Elementi di Diritto e qualcuno gli ha mandato una o più lettere anonime cariche di invidia e livore. Tutto qui? No, perché l’insignita del massimo voto è senegalese, e il “corvo” le ha dato della «negra» in senso dispregiativo. Tutto qui, insistete? Sì, tutto qui.
    Ma il Tg1 ha ritenuto non solo di stracciarsi le vesti, ma di invitare gli italiani a stracciarsele pure loro, con tanto di interviste al preside (che ha minacciato, se lo o la pescano, le massime pene amministrative per il o la colpevole, fino alla perdita dell’anno scolastico), interviste a studenti in loco, specialmente a quelli di colore (due, uno mulatto e uno cinese; di neri-neri non ne hanno trovati). I quali –nella loro ingenua gioventù- hanno detto che si tratta di semplice invidia, deludendo gravemente l’intervistatrice che magari si augurava una lagna senza fine sul razzismo serpeggiante nelle scuole pisane, invece nisba.
    Alla povera studentessa senegalese, troppo brava in Elementi di Diritto per Istituti Tecnici (tranquilli, non è fisica quantistica), magari verrà assegnata d’ufficio una psicologa stipendiata da Pantalone, per alleviarle il gravissimo trauma infertole da quelle lettere (mostrate alla telecamera: scritte a mano in stampatello; la Digos, che non ha tempo per i furti anche con scasso e destrezza, farà presto a rintracciare il o la razzista -analisi grafologica e del dna, impronte digitali- e i tg avranno altra grassa pastura, potendo offrire al pubblico ludibrio il cretino o la cretina, con tanto di microfono piazzato al citofono di casa).
    Penserete che cose del genere, tra studenti bianchi, sono sempre accadute e i direttori dei tg non hanno speso, giustamente, i soldi del contribuente per narrarli. Ma il tema del giorno è il razzismo, fa notizia. Anzi, deve farla, e se non c’è lo si crea. Tra ragazzi, insulti basati sull’aspetto fisico sono vecchi come Caino, ma l’americanata è il “razzismo”, perciò forza. anni (sei!), figlia di amici di famiglia.
    Ma questa notizia non ha avuto l’onore del tg. Meno grave di una lettera invidiosa? No, certo, solo che il sessantottismo, sempre alla ricerca di un proletariato da difendere e coccolare, non ha ravvisato gli estremi dell’allarme pubblico da procurare, così il riflettore non si è nemmeno acceso.
    Allora –direte- sono tutti sessantottini i direttori dei tg? Macché, magari. Almeno avrebbero un’ideologia chiara e riconoscibile. No, la verità è molto peggiore, e solo chi frequenta le redazioni la conosce. D’altra parte, era una deriva insita nella logica della democrazia di massa, che ha sostituito –lodevolmente- la guerra delle armi con quella delle parole. Ma sempre guerra è. Così, le parole sono diventate arma, arma micidiale, perché «la lingua uccide più della spada» (ma questo lo dice il Vangelo, perciò è squalificato in partenza).
    Attenti alle parole, dunque. L’elenco di quelle che non si possono usare, pena la gogna (per ora), è stata stilata dall’inquisizione politicamente corretta, la quale l’ha mutuata dalla sinistra americana e la aggiorna continuamente in base agli input di questa. La «custodia della lingua», che i maestri d’ascetica si limitavano a raccomandare, il giacobinismo l’ha resa obbligatoria.
    La senegalese 10 e lode e il razzismo che piace alla Tv

    Sel: vietato pubblicare i crimini commessi dagli immigrati, è razzismo
    Sembra di star precipitando all’interno del romanzo di George Orwell, 1984. In cui il ministero della verità decideva quale sia la verità in funzione del momento.
    I deputati di Sel hanno chiesto in un’interrogazione al Ministero dell’Interno, prima firmataria Annalisa Pannarale, di assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia valutata la sussistenza dei presupposti per l‘immediata chiusura del sito internet tutti i crimini degli immigrati(Tutti i Crimini degli Immigrati | Hic sunt leones ? Gli altri parlano d'integrazione, noi ve la mostriamo) che si propone quale sito d’informazione ed è basato su fatti di cronaca nera che avrebbero come protagonisti cittadini stranieri, migranti, rom e sinti.
    I deputati ritengono che la pagina web in questione abbia l‘esito potenziale di incitare all’odio razziale e alla discriminazione, in aperta violazione dei principi della nostra Carta Costituzionale e della normativa in materia”.
    Infine si legge nell’interrogazione come l’iniziativa del sito ‘Gli altri parlano d’integrazione, noi ve la mostriamo’ “si colloca peraltro nel solco di quanto sollevato con allarme dal Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) nelle osservazioni conclusive e raccomandazioni all’Italia del 9 marzo 2012; il Comitato, infatti, aveva fatto riferimento esplicito alla diffusione preoccupante nel nostro Paese dell’incitamento all’odio razziale e di forme violente di razzismo attraverso i mass media, internet, e i social network, invitando le autorità italiane a una applicazione severa delle normative di contrasto penale alla discriminazione e all’incitamento all’odio razziale”.
    Sel: vietato pubblicare i crimini commessi dagli immigrati, è razzismo | Informare per Resistere

    DA “SANS FRONTIERES” AL “FRONT” - ROBERT MENARD, FONDATORE DI “REPORTERS SANS FRONTIERES”, DA SINDACO DI BEZIERS SI RITROVA A SPARARE A ZERO SUI MUSULMANI: “SONO TROPPI. L’INTEGRAZIONE E’ IMPOSSIBILE”
    Ménard, che ha deciso di far “schedare” i bambini musulmani, non è nuovo a iniziative controverse, un mese fa ha tappezzato la città con gigantesche immagini di una pistola e la scritta “ormai la polizia municipale ha una nuova amica” - Molti trovano ingiusto che non sia possibile conoscere il numero delle persone di origine straniera che vivono in Francia…
    Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
    Il 64,5 per cento degli allievi di Béziers sono musulmani, secondo il sindaco di estrema destra della città del Sud della Francia, Robert Ménard. Come fa a saperlo? «Sono le cifre del municipio che dirigo — ha detto Ménard nel corso di un dibattito in tv —. Mi spiace ma il sindaco ha i nomi, classe per classe, dei bambini. So che non si può ma lo faccio lo stesso».
    Un’affermazione che può costare cara al fondatore di «Reporters sans Frontières» entrato in politica vicino al Front National: schedare i cittadini su base etnica o confessionale in Francia è illegale dal 1978 e può portare a una condanna di cinque anni di carcere o 300 mila euro di multa. Ma prima ancora delle conseguenze penali, Ménard ha da temere una possibile destituzione dall’incarico di sindaco: ieri è stato interrogato per oltre un’ora nel commissariato di Montpellier, e infatti sta tentando una complicata marcia indietro.
    Nato 61 anni fa a Orano, nostalgico dell’Algeria francese come di un paradiso perduto, Ménard sostiene che a Béziers (circa 72 mila abitanti) gli immigrati (quasi tutti provenienti dal Nordafrica) sono troppi, e che l’integrazione è quindi impossibile. Ecco perché il sindaco ha prodotto in più occasioni, prima in un’intervista al giornale Midi Libre poi nel talk show Mots Croisés , la cifra di due terzi di bambini di origine islamica. «I nomi di battesimo bastano a indicare l’origine — sostiene Ménard —: se ti chiami Maria, non sei musulmana».
    La discussione sul divieto di statistiche etniche anima la Francia da vent’anni, e il caso Ménard è una buona illustrazione delle ragioni di quanti ancora difendono quel tabù. Il timore è che, come in questo caso, l’identità etnica non venga rivendicata ma subìta dal cittadino. Non sono i bambini a proclamarsi musulmani, è il sindaco a indicarli come tali analizzando i loro nomi, allo scopo di giudicarli francesi di serie B e bollarli come inadatti all’integrazione.
    Ménard non è nuovo a iniziative controverse, un mese fa ha tappezzato la città con gigantesche immagini di una pistola e la scritta «ormai la polizia municipale ha una nuova amica». Ma la questione delle statistiche non è chiusa: molti trovano ingiusto che non sia possibile conoscere il numero delle persone di origine straniera che vivono in Francia.
    In passato lo stesso Manuel Valls si è dichiarato favorevole a un’abolizione o almeno a un alleggerimento del divieto, per permettere ai ricercatori di analizzare la società e aiutare così a ridurre le discriminazioni. Nascondere le differenze per legge non basta a farle scomparire davvero, sostengono studiosi come la demografa Michèle Tribalat, spesso citata dal Front National. Ma un conto è condurre ricerche sociologiche sulla diversità, un altro usare criteri discutibili come il nome per schedare i bambini.



    Milano e Monza, crollo delle espulsioni effettive. Meno 63%.
    di REDAZIONE
    Fatta la legge trovato l’inganno. L’anello debole della legge sta tutta qui, nei dati diffusi dalle istituzioni che presidiano la sicurezza. Se restano stabili le espulsioni ‘notificate’, crollano i numeri su quelle che portano ad un effettivo accompagnamento alla frontiera: meno 62,8%.
    I numeri ci dicono insomma che crollano a Milano e a Monza gli stranieri fisicamente accompagnati alla frontiera: passano da 665 a 247. Il dato emerge alla presentazione dei dati sull’andamento della criminalità tenutasi ieri in questura. Quasi immutati, invece, gli stranieri espulsi (da 2.666 a 2.684), intendendosi per ‘espulsi’ quelli a cui è stato notificato un decreto.
    Più di un espulso su due non viene accompagnato alla frontiera | L'Indipendenza Nuova



    Il Ministro degli Interni britannico: “Italiani, rimandate i clandestini in Africa”
    La Gran Bretagna non ha assolutamente intenzione di sottostare ai diktat europei, che vogliono porre, o meglio imporre, delle quote di clandestini che ogni paese UE deve accollarsi.
    Il Ministro degli Interni inglese Theresa May è stata decisamente chiara: “Ci opporremo ad ogni proposta della Commissione Europea di introdurre quote non volontarie. L’ondata migratoria che arriva nel Mediterraneo è ormai ingestibile. L’unica soluzione è che i clandestini che arrivano sulle coste italiane, spagnole, francesi, greche, vengano riportati dalle rispettive autorità sulle sponde africane da dove sono salpati”.
    » Il Ministro degli Interni britannico: ?Italiani, rimandate i clandestini in Africa?

    Ecco il piano di Cameron contro l'estremismo islamico
    Il governo britannico presenta una norma che renderà più facile chiudere le moschee. Il premier: "Ideologia velenosa"
    Giuseppe De Lorenzo
    David Cameron fa sul serio. Nemmeno il tempo di festeggiare la vittoria elettorale che il premier britannico si appresta a varare delle norme stringenti contro il radicalismo islamico.
    Non ci saranno più moschee in cui predicatori d’odio spingono i fedeli alla guerra santa contro l’Occidente. Potranno essere chiuse con più facilità. “Siamo stati una società passivamente tollerante per troppo tempo”, ha detto Cameron presentando la nuova legge che consegnerà maggiori poteri alla polizia per la lotta al terrorismo.
    Come riporta la Bbc, la proposta sarebbe stata formulata già prima della tornata elettorale, ma il partito Conservatore non aveva trovato l’appoggio dei Lib-Dem, ex alleati di governo. Ora, però, Cameron può contare sulla maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e non dovrebbe avere grandi difficoltà a farla approvare. Anche perché quelli dell’immigrazione e del radicalismo islamico sono temi cari all’elettorato britannico.
    Il ministro dell’Interno Theresa May presentando il testo ha detto che la legge mira a combattere “coloro che attivamente cercano di promuovere l’odio e l’intolleranza”. Una minaccia, ha continuato la May, che “mina la nostra cultura britannica”. Le autorità potranno agire contro queste cellule del radicalismo non appena sia ragionevole credere che un gruppo abbia l’intenzione di incitare all’odio religioso, di minacciare la democrazia o nel caso in cui ci fosse la necessità di difendere l’ordine pubblico. Non solo, l’appartenenza o il finanziamento ad una moschea chiusa per estremismo diventano reati perseguibili penalmente.
    Un messaggio chiaro contro una “velenosa ideologia estremista”, come l’ha definita Cameron. “Una sfida al fanatismo e all’ignoranza”, ha aggiunto la May, ricordando che nel Regno Unito il livello di allerta terrorismo è già stato alzato da “sostanziale” a “grave” lo scorso agosto.
    Ecco il piano di Cameron contro l'estremismo islamico - IlGiornale.it

    VIKTOR ORBAN: ''GLI IMMIGRATI CLANDESTINI VANNO ARRESTATI E RICONDOTTI AI LORO PAESI D'ORIGINE, I CONFINI VANNO DIFESI''
    Tutti coloro che conoscono Viktor Orban sanno benissimo che e' uno dei pochissimi politici rimasti che ha a cuore il bene collettivo e quindi non sorprende che sia attaccato da tutti i fronti da chi invece porta avanti solo i propri biechi interessi, come l'Unione europea.
    Recentemente il premier ungherese ha rilasciato un'intervista in cui spiega la sua posizione sull'immigrazione e abbiamo deciso di riportarla per intero perche' e' raro trovare un capo di stato che faccia dichiarazioni piene di buon senso.
    "In futuro, ha detto il leader conservatore, ci saranno tentativi simili di raggiungere l’Europa dalle coste africane, almeno finché il Vecchio Continente sarà “di maggior successo rispetto ai Paesi che lo circondano”.
    Allo stesso tempo il traffico di esseri umani è diventato un business dagli alti profitti in Africa. I trafficanti, ha aggiunto Orbán, lasciano i migranti alla loro sorte in mare aperto. L’Europa, con i suoi valori cristiani, detiene delle responsabilità sui clandestini e per questo un simile disastro può essere considerato anche come un fallimento dell’Europa.
    “Dobbiamo proteggere i nostri confini e anche l’Europa se ne sta rendendo conto. Abbiamo inoltre bisogno di portare avanti una politica che assicuri che gli immigranti possano stare dove sono nati”. Ci saranno consultazioni a livello nazionale, ha detto ancora il primo ministro ungherese, dove sarà chiesto ai politici se sono d’accordo con la deportazione forzata nei loro paesi d'orgine con l’immediato arresto dei clandestini, o se ritengono dovrebbero essere costretti a lavorare.
    Gli immigrati che arrivano in Ungheria, ha proseguito Orbán, non sempre saranno in grado di raggiungere l’Occidente, ad esempio l’Austria e la Germania, in quanto - a suo avviso - i tedeschi ne avrebbero già abbastanza. “Occorre chiedere se ci occorrono immigrati, in generale. Ed io non credo, e per questo non darei sostegno all’immigrazione” ha concluso Orban.
    Naturalmente nessuno ha provveduto a riportare questa notizia perche' tale dichiarazione urterebbe i vari comitati d'affari che si stanno arricchendo spudoratamente con l'arrivo di questi disperati visto che tantissimi italiani vorrebbero che l'attuale governo segua l'esempio del premier ungherese.
    Noi ovviamente non ci stiamo alla congiura del sielnzio su questo tema drammaticissimo sia per le persone coinvolte nell'immigrazione clandestina, sia per le popolazioni europee aggredite da queste ondate di disperati che arrivano portati da trafficanti in massima parte islamici che così facendo finanziano anche il terrorismo internaizonale. Quindi, continueremo a riportare queste notizie scomode fino a quando la classe politica di questo paese decidera' di ascoltare i cittadini. O fino a quando viceversa i cittadini italiani si stuferanno davvero e manderanno a casa questa classe politica.
    VIKTOR ORBAN: ''GLI IMMIGRATI CLANDESTINI VANNO ARRESTATI E RICONDOTTI AI LORO PAESI D'ORIGINE, I CONFINI VANNO DIFESI'' - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

    Patto Bulgaria, Grecia e Turchia anti-clandestini. “Fuori dai nostri confini”
    di REDAZIONE
    Bulgaria, Grecia e Turchia hanno stretto un patto per creare una centro doganale e una polizia di frontiera comuni per contrastare la crescente immigrazione illegale. “Questo accordo garantisce una cooperazione maggiore dei tre Paesi che affrontano le stesse sfide, migrazioni, crimine organizzato e terrorismo”, ha sottolineato il ministro dell’Interno bulgaro, Rumyana Bachvarova, in occasione della cerimonia di firma a Sofia. Il centro comune sara’ realizzato al checkpoint di confine Kapitan Andreevo, dove si incontrano i tre Paesi. In questo modo, ha spiegato il collega turco, Sebahattin Ozturk, permettera’ alla “polizia e alle autorita’ di dogana di scambiarsi informazioni in tempo reali e reagire per fermare l’immigrazione illegale e il contrabbando”. La Turchia ospita circa due milioni di rifugiati che tentano quotidianamente di varcare i confini con Grecia e Bulgaria per cercare rifugio nell’Unione europea.
    Turchia, Bulgaria e Grecia alzano le frontiere | L'Indipendenza Nuova

    Eccovi servito l’islam moderato
    Da un sondaggio di Al Jazeera risulta che l'80% degli arabi è a favore dell'Isis. È la conferma che la versione "moderata" della religione musulmana attecchisce solo nelle teste degli islamofili di casa nostra
    di Gianluca Veneziani
    Non è mica vero che tutti i musulmani sono favorevoli all’Isis. No, infatti, “solo” quattro su cinque. Da un sondaggio choc pubblicato sul sito di Al Jazeera, risulta come ben l’81% degli utenti coinvolti (in tutto, 38mila) veda positivamente le vittorie dello Stato Islamico in Iraq e Siria.
    Ora, è pur vero che l’Isis, – come sostengono molti analisti – è soprattutto un movimento politico interno all’islam, che intende contrastare la predominanza sciita dell’Iran in Medio Oriente; ed è pur vero che le sue mire sono in buona parte economiche, ossia riuscire ad accaparrarsi buona parte dei pozzi di petrolio iracheni e riuscire così a determinare il prezzo mondiale del greggio. Detto questo però, è doveroso ricordare che l’Isis è figlio diretto dell’islam, ossia di un’interpretazione massimalista della religione di Maometto che si è fatta ideologia sanguinaria. Non si può disconoscere il diretto rapporto tra la fede musulmana e questa sua degenerazione armata, anche perché a rivendicare questo legame (sentendosene anzi i depositari più autentici) ci pensano gli stessi miliziani dello Stato Islamico, nonché alcuni fini analisti, come Daniel Pipes, presidente del Middle East Forum che oggi, intervistato da La Stampa, nota come «l’Isis è molto islamico e i leader religiosi musulmani devono riconoscerlo».
    Se allora è lecito dire che l’Isis è musulmano, e che – sondaggio alla mano – l’80% degli arabi è a favore delle sue violenze, bisogna concludere – per sillogismo – che l’islam moderato (se esiste) copre una fetta pressoché irrilevante dei fedeli di questa religione. Il che non significa certo che tutti i musulmani siano miliziani dello Stato Islamico (e ci mancherebbe!), ma che una stragrande maggioranza di quelli che vivono in Paesi a maggioranza sunnita (vedi la Turchia, vedi l’Arabia Saudita, vedi lo stesso Qatar, dove ha sede Al Jazeera) guardano con favore, ed entusiasmo, ai successi sul campo della soldataglia nera del Califfato. Appoggiando economicamente le battaglie dell’Isis (non è un mistero che molti finanziamenti ad Al Baghdadi siano arrivati dal Qatar); e appoggiando di conseguenza, anche a livello mediatico, le loro nefandezze e i loro metodi brutali.
    Ecco, il pericolo è proprio questo: che l’Isis crei un’uniformità di consenso nell’intero mondo islamico, diventandone la rappresentazione dell’indole più profonda e autentica. L’identificazione è già in corso, con buona pace del cosiddetto islam moderato. O meglio, quello esiste. Ma solo nelle teste di alcune giunte sinistrorse e islamofile di casa nostra. Convinte ancora che islamico sia una contrazione di “islam amico”.
    Eccovi servito l?islam moderato | L'intraprendente

    CHE ARABIA MI FA! FELTRI: “IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO SI INCHINA ALLA MODA E SPALANCA I BATTENTI ALL’ARABIA SAUDITA COL PRETESTO DI STUDIARNE LA CULTURA. UN LUOGO DOVE I LIBRI SONO CONSIDERATI IL VELENO DELL'ANIMA: TUTTI TRANNE UNO, IL CORANO”
    Vittorio Feltri per “il Giornale”
    Gli islamici non ci bastano mai. Abbiamo aperto le porte ai petrolieri, ai quali vendiamo banche, fabbriche (le poche rimaste), palazzi, società sportive. Piazza del Duomo a Milano spesso si riempie di uomini che pregano Allah a glutei per aria. Interi quartieri delle nostre città sono stati invasi da gente che frequenta moschee e si serve in macellerie (illegali) specializzate nello sgozzamento crudele degli animali.
    Per quieto vivere lasciamo fare. Tra poco legalizzeremo la poligamia. Ci sono parroci e addirittura vescovi impegnati nell'esegesi del Corano, tanto per gradire. Il crocifisso irrita i musulmani? Togliamolo dalle pareti degli uffici pubblici e dal collo delle bambine: che sarà mai!
    Consentiamo che la civiltà occidentale venga inquinata per dovere di ospitalità, rinunciamo pure alla nostra identità: non sappiamo che farcene in un mondo dove si predica l'integrazione, ovviamente a senso unico. Presto adotteremo il caffetano firmato da un famoso stilista. In attesa di una sfilata che reclamizzi l'abbigliamento mediorientale, il Salone del libro di Torino si inchina alla moda (in omaggio all'Isis, presumo) e spalanca i battenti all'Arabia Saudita col pretesto di studiarne la cultura, i fermenti letterari, i costumi editoriali.
    L'anno prossimo, la tradizionale manifestazione libraria che mobilita gli operatori del settore, oltre a numerosi scrittori, giornalisti, appassionati di lettura, vedrà al centro le avanguardie intellettuali di Riad, ammesso che esistano. L'annuncio è stato dato a Torino dagli organizzatori del Salone stesso (con qualche imbarazzo di alcuni di essi) e riportato dalla stampa, compreso Il Giornale. Nell'apprendere la notizia, abbiamo avuto le traveggole. Poi i brividi. Poi abbiamo riso, amaramente.
    Sono decine, centinaia le nazioni interessanti sotto il profilo culturale e delle iniziative editoriali, e noi anziché sceglierne una a caso nella certezza di non sbagliare, dato che è stimolante scoprire cosa bolle nella pentola internazionale del sapere, abbiamo selezionato l'Arabia Saudita, un luogo dove i libri sono considerati il veleno dell'anima: tutti tranne uno, il Corano, che non è solo un testo sacro, ma legge dello Stato, in base alla quale le pari opportunità, come le definiamo noi, sono parificate alle bestemmie, cioè reati.
    Invitare questo Paese che costringe i cittadini a vivere da trogloditi, è inspiegabile. Non pensiamo che i curatori della rassegna siano talmente ingenui da non essersi posti il problema che i sauditi finanziano, tra l'altro, i terroristi e alimentano il fondamentalismo. Forse gli intelligentoni torinesi sono stati indotti a convocarli per compiacere a qualche papavero politico ansioso di fare pappa e ciccia con le autorità di Riad onde concludere buoni affari. È solo un sospetto.
    Sta di fatto che il direttore del Salone, Ernesto Ferrero, tutt'altro che sprovveduto, non è l'autore della iniziativa balorda. Egli lascia intendere che altri ne sono i promotori. Chi? Il nome dell'«assassino» non è ancora venuto fuori. Ma non tarderemo a risolvere il giallo. Angelo Pezzana, fondatore del Salone, è rimasto basito. I suoi commenti ironici più che stupore rivelano disgusto. In sostanza ha detto: «Ottima l'idea di stendere tappeti rossi all'Arabia, finalmente tutti potranno constatare come sia prezioso il codice civile di quel Paese».
    Giova rammentare che Pezzana è al corrente del clima tetro e violento creato dai sauditi, i quali considerano le donne delle fattrici, non permettono loro nemmeno di guidare l'automobile, soffocano ogni libertà e non soltanto quella religiosa. Cose risapute. Il che rende più grave la decisione infausta delle eminenze grigie della kermesse piemontese.
    Eppure siamo curiosi di verificare quali prodotti culturali gli illustri ospiti di Torino l'anno venturo proporranno ai visitatori. Il manuale per tagliare abilmente la testa agli infedeli? Un saggio sulle tecniche di sterminio rapido dei cristiani? Come bruciare la nonna eretica senza fare fumo? Un trattato sull'inferiorità femminile? Una guida alla conoscenza del califfo-pensiero? Fiduciosi, aspettiamo spiegazioni da parte dei geni che ci portano in casa altri musulmani, come se non fossero sufficienti quelli che già abbiamo.



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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Fabriano, magrebina fotografa scheda elettorale
    A Fabriano una donna di 35 anni è stata pizzicata mentre stava fotografando la propria scheda elettorale dopo aver votato
    Andrea Riva
    Una donna di 35 anni di origine magrebina, da anni residente a Fabriano (Ancona), è stata sorpresa a fotografare con il suo cellulare la scheda elettorale per le regionali all'interno della cabina.
    È accaduto nel seggio 17 della Scuola media Gentile-Fermi di Fabriano. Il presidente del seggio, sentito il 'clic' dello scatto, ha avvertito gli agenti di Polizia in servizio nella sezione, ma quando i poliziotti sono arrivati la donna aveva già cancellato la foto: ha ammesso il fatto ma non ha fornito alcuna motivazione del perchè.
    È stata identificata e verrà denunciata per aver violato l'art. 1 del decreto legge 49/2008 che vieta di introdurre nei seggi apparecchiature per fotografare o registrare immagini. Rischia l'arresto da tre a sei mesi e un'ammenda da 300 a mille euro. Il seggio è rimasto bloccato per alcuni minuti per permettere agli scrutatori di verbalizzare l'accaduto. La scheda è stata annullata.
    Fabriano, magrebina fotografa scheda elettorale - IlGiornale.it

    “RADIAMO AL SUOLO I CAMPI ROM” - MARIO GIORDANO LANCIA LA CROCIATA CONTRO GLI ZINGARI: “I CAMPI SONO COVI DI DELINQUENTI VANNO ABBATTUTI. PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE DEI ROM SERVONO LE RUSPE”
    “Per i nomadi stanziali che sono la maggioranza ci sono due soluzioni: se sono italiani, si cerchino un lavoro e si paghino una casa, come fanno tutti; se sono stranieri, che se ne tornino al loro Paese. La soluzione è sotto gli occhi di tutti, perché non la si mette in pratica? Perché dobbiamo pagare luce, gas e acqua a chi ci deruba ogni giorno”…
    Mario Giordano per “Libero quotidiano”
    Adesso la parola d’ordine è: siete sciacalli. Chiedete la chiusura dei campi rom, dove l’illegalità è legge e i ladri sono i benvenuti? Sciacalli. Vi dà un po’ fastidio che accanto alla vostra casa, pagata fino all’ultimo centesimo di mutuo, prosperino le baraccopoli abusive, centrali del malaffare? Sciacalli. Vi sembra sbagliato che i nomadi mandino i bambini a mendicare o, peggio, a rubare, anziché a scuola come dovrebbero? Sciacalli. Vi indignate perché tre rom, scappando da un posto di polizia a folle velocità travolgono nove cristiani, ne ammazzano uno e ne feriscono altri? Sciacalli.
    E vi indignate ancor di più perché dopo aver fatto ’sto macello, i fenomeni del volante sono scappati via? Ancora sciacalli. Di nuovo sciacalli. Sempre sciacalli. Perché non imparate la lezione? Accoglienza, multiculturalismo, integrazione. Vogliate bene ai fratelli rom. Fatevi travolgere dal loro senso civico. E, se non basta, fatevi travolgere anche dalle loro auto che scappano via a 180 all’ora.
    Prendete il campo nomadi Monachina, uno di quelli da dove arrivano quei tre paladini dell’integrazione a 180 all’ora. Dicono sia un «campo nomadi tollerato». Proprio così: «tollerato». Siamo all’illegalità «tollerata». Accettata. Di più: all’illegalità autorizzata dall’autorità municipale. L’illegalità con il timbro ufficiale. Ma a voi sembra possibile che esistano e siano «tollerate», queste oasi di delinquenza dove le regole che valgono per tutti gli italiani sono ribaltate, sovvertite, calpestate, irrise? Dove si spaccia e si organizzano furti, si nasconde refurtiva e si incendiano rifiuti tossici, si avvelena l’aria e si calpesta l’igiene, si trafficano armi e si addestrano scippatori.
    Dove insomma ognuno fa quello che vuole, e la polizia ha persino paura ad entrare. Ditemi: vi sembra possibile? E attenti a rispondere di sì, mi raccomando. Perché altrimenti siete anche voi degli sciacalli. Noi sciacalli, che ci volete fare?, siamo fatti così: per esempio, se vediamo uno che ha intestate 24 automobili (ventiquattro!) ci viene il sospetto che sia un ladro o un farabutto o un prestanome delinquente.
    Nessuna persona onesta, forse nemmeno l’erede di Onassis e il principe del Qatar, si intesta 24 automobili. Noi sciacalli, uno così lo faremmo controllare, per esempio. Dentro il suo maledetto campo rom. Gli impediremmo di andare in giro (lui o suo figlio, ancora non si capisce), a guidare come un pazzo e giocare agli autoscontri con la vita dei cittadini che escono dalla metropolitana. Ma noi siamo sciacalli, e dunque non capiamo il valore dell’integrazione. Il quale dev’essere, all’incirca, simile a al valore di qualche testa sfracellata sul marciapiede.
    Abbiate pazienza, ma per noi sciacalli l’unico modo di favorire l’integrazione dei rom è usare le ruspe. Abbattere questi covi di illegalità. Raderli al suolo. Altro che campi tollerati. Si fanno uscire le persone e poi via con gli abbattimenti, come succederebbe a me, se costruissi una baracca abusiva in un prato. E di loro che ne facciamo? Semplice. Per i veri nomadi, che sono una minoranza, si realizzino aree di sosta dove non è permesso fermarsi più di un mese.
    Per i nomadi stanziali (ossimoro vivente) che sono la maggioranza ci sono due soluzioni: se sono italiani, si cerchino un lavoro e si paghino una casa, come fanno tutti i cittadini italiani; se sono stranieri, che se ne tornino al loro Paese. La soluzione è sotto gli occhi di tutti, perché non la si mette in pratica? Perché dobbiamo pagare luce, gas e acqua a chi ci deruba ogni giorno in stazione o dentro casa? Perché il Comune di Roma deve spendere, solo lui, 24 milioni di euro per la «Campo Nomadi Spa» specializzata in furti, borseggi e altre illegalità? Dicono: i rom non sono un’emergenza perché sono pochi.
    Peggio mi sento: se sono pochi, il problema si può risolvere subito. Perché, allora, lo si lascia crescere e incancrenire? Perché si permette a questi signori di spadroneggiare a casa nostra e di farla sempre franca?
    Ora tutti dicono che i pirati della strada, autori di quest’ultima strage, saranno inchiodati e puniti con pene esemplari. Sembra vero. Tre anni fa, nel gennaio 2012, a Milano, un rom a bordo di un Suv travolse e uccise un vigile, trascinandolo per oltre 200 metri, senza pietà e fuggì via. Ha avuto la pena ridotta a 9 anni, tra poco sarà libero. Il suo complice non ha fatto nemmeno un giorno di galera. «Nessuno paga, nessuno interviene. E le tragedie si ripetono», dicono oggi i familiari di quel bravo vigile. Chissà se saranno pure loro bollati come sciacalli.

    La contessa Fedrigotti adotti un rom a casa sua
    di Gianluca Veneziani
    Qualcuno porti la contessa Isabella Bossi Fedrigotti, forse parente della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare di fantozziana memoria, nel quartiere Rubattino di Milano e la convinca che i da lei tanto auspicati «progetti e programmi di integrazione» dei rom non sono fattibili; e magari, per convincerla, le suggerisca di portarsi qualche rom a casa sua, di ospitarlo nella sua ricca dimora in pieno centro per vedere così, come diceva il grande Jannacci, l’effetto che fa.
    La Fedrigotti, che oltre a fare la contessa, fa anche la scrittrice e la giornalista, nella sua rubrica di ieri sul Corriere della Sera Milano, risponde a una lettrice e residente nel quartiere Rubattino che richiede a gran voce, per la sua zona, «progetti di integrazione che prevedano l‘inserimento a scuola dei bambini rom e quello degli adulti nel mondo lavorativo». La Fedrigotti replica accorata che il manifesto di intenti della lettrice è nobile che, nella fattispecie, «mi è piaciuto l’aggettivo “ricco” con il quale descrive il suo quartiere».
    Ora, magari, la Bossi Fedrigotti, abituata a bazzicare tra via della Spiga e via Montenapoleone, non si è mai fatta un giretto nella zona di Rubattino; e forse non conosce a puntino la situazione nell’area di via Caduti di Marcinelle, dove decine di famiglie di nomadi si accampano abusivamente in aree pubbliche e private e vengono puntualmente sgomberate, salvo tornare ad occupare i terreni il giorno seguente; e non deve aver presente la situazione di degrado e insicurezza che la loro presenza, in quella zona, causa ai residenti; né deve essersi imbattuta nell’ira e l’impotenza degli abitanti, che si ritrovano, loro malgrado, vittime di furti e borseggi.
    Allora, dato che per lei il quartiere è ancora “ricco” come una volta, e dato che per lei gli accampamenti dei nomadi sono un’opportunità e non un problema, sarebbe bene che – dopo aver constatato di persona la situazione nell’estrema periferia est di Milano, correndo il rischio di sporcarsi le sue nobili calzature nelle quali riposano i suoi nobili piedi – adotti lei, nei suoi aristocratici appartamenti, qualche allegra famigiola di nomadi e verifichi se quei giornalacci che non fanno altro che sostenere che «il quartiere Rubattino è sinonimo di degrado, delinquenza e violenza e che la causa di tutto questo sono i Rom» «sono l’essenza dell’antigiornalismo» – come ora lei sostiene – o dicono piuttosto una mezza, se non totale, verità.
    Per appurarlo, bisognerebbe fare i giornalisti (veri), andare sul campo (nomadi), e non starsene comodamente in panciolle e in pantofole nello studio di casa propria a sentenziare sul mondo che non si è mai visto, a giudicare le periferie dal centro. Dopo questa piccola indagine da reporter (contessa-reporter, sia chiaro, ché i titoli non si perdono mica facendo la cronista), la Bossi Fedrigotti Vien dal Mare dovrebbe chiedersi come mai, da qualche tempo, i residenti del quartiere sono tentati di ribattezzare l’area in cui vivono Ruba-ttino e di chiamare via Rom quella che una volta era via Rombon.
    Si faccia due domande e magari si scriva una lettera, alla quale saprebbe rispondere con più contezza di adesso. Ma faccia attenzione: non si azzardi a usare la parola “zingari” ché sennò il Corrierone, come ha già fatto Facebook con Salvini, potrebbe espellerla per un giorno per espressioni offensive. E una contessa espulsa e sgomberata, manco fosse una rom qualunque, non deve essere un bello spettacolo.
    La contessa Fedrigotti adotti un rom a casa sua | L'intraprendente



    IL GALOPPINO DI ALFANO? 100 MILIONI DI APPALTO PER GESTIRE I CLANDESTINI! ADESSO CAPISCI PERCHE’ E’ COSI’ BELLO FARE I BUONISTI? ECCO CHI GUADAGNA SULL’INVASIONE CLANDESTINA! LEGGI CHE BUSINESS
    Del centro di accoglienza catanese si è occupato anche Luca Odevaine, arrestato per Mafia capitale. Mentre adesso spunta pure un’inchiesta per mafia della procura di Catania. Nel centro tollerate tangenti, prostituzione e caporalato… –
    Nicolò Zancan per “la Stampa”
    La prima domanda che ti rivolgono, appena arrivi ai cancelli del più grande centro per richiedenti asilo d’Europa, è questa: «Vuoi una ragazza o due?». Non è un’incomprensione. «Vanno bene due ragazze per 50 euro?». Sono quattro migranti eritrei, stazionano nel buio davanti alle camionette dell’Esercito Italiano.
    Nella sera di un giorno qualunque, vendono donne. Le loro donne. Tutto si compra qui, tutto è sbagliato, connesso a vari livelli con la criminalità organizzata. Dalla strada, fino all’appalto da 97 milioni e 893 mila euro per la gestione triennale del centro stesso. Un appalto ufficialmente illegittimo. Lo ha dichiarato l’autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, con un parere datato 25 febbraio 2015: «La scelta di appaltare con unica procedura a un unico operatore una pluralità di attività eterogene (lavori, servizi, forniture) appare in contrasto con i principi di economicità, efficacia, imparzialità, pari trattamento, trasparenza…».
    C’è un’inchiesta della procura distrettuale antimafia di Catania che si sta occupando proprio di questo: di come e in cambio di cosa, l’appalto sia stato assicurato nelle mani della cooperativa consorzio «Calatino Terre di Accoglienza». Dieci indagati, come ha anticipato ieri il quotidiano La Sicilia. Due nomi rendono l’idea. Il primo è quello del sottosegretario alle Risorse agricole Giuseppe Castiglione, leader siciliano di Ndc. Il secondo è quello di Luca Odevaine, già al centro dell’inchiesta «Mafia Capitale». Il suo ruolo in Sicilia emerge da un’intercettazione: «Avendo questa relazione continua con il Ministero – dice Odevaine al suo interlocutore – sono in grado di orientare un po’ i flussi di migranti che arrivano da giù. Anche perché spesso passano da Mineo…».
    Lui siede al tavolo del Ministero dell’Interno «per favorire l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale», lui ha voce in capitolo nell’assegnazione dell’appalto.
    La sede del consorzio Calatino è in un ufficio anonimo a Caltagirone. Gli impiegati sono in forte imbarazzo. «Queste brutte notizie purtroppo erano nell’aria», dice l’unico che viene alla porta. Il presidente Paolo Ragusa preferisce non rispondere alle nostre domande. Ma non è la sorpresa, in effetti, il sentimento più appropriato per commentare quanto sta accadendo. I segnali erano noti. Se è vero che Valerio Marletta, sindaco di Palagiano, un comune della zona, aveva fiutato l’aria già anni fa: «Volevano coinvolgere anche noi nel consorzio, ma mi sono opposto. Era chiaro che quell’appalto fosse stato studiato ad hoc per favorire i soliti. Non c’era alcun dubbio su chi avrebbe vinto…».
    CASTIGLIONE ALFANO INCHIESTA APPALTO CENTRO ACCOGLIENZA CLANDESTINI

    "Abbassa la radio": Poi il marocchino pesta un italiano
    Un 35enne nordafricano ha aggredito un ragazzo italiano solo perché non il giovane non voleva abbassare il volume dello stereo
    Andrea Riva
    È in gravi condizioni il ragazzo di Ospedaletto Euganeo che ieri è stato pestato a sangue da un uomo marocchino.
    Il ragazzo, come racconta il Gazzettino, "era andato in spiaggia con la fidanzata e i due avevano deciso di tornare nella Bassa Padovana verso le 18.30. Mentre erano incolonnati sulla strada che collega Rosolina a Porto Caleri, però, sono stati avvicinati dal conducente di un'altra vettura".
    Il conducente, "un marocchino di circa 35 anni, palestrato e con i capelli rasati a zero - racconta Laura, la fidanzata del giovane finito in ospedale - si è avvicinato alla nostra auto e ci ha intimato di abbassare la musica".
    Il racconto di Laura è drammatico: "Secondo me voleva solo provocarci infatti ha sputato in faccia al mio ragazzo, anche se avevamo abbassato il volume dell'autoradio. Non abbiamo fatto in tempo neppure ad aprire bocca - ricorda Laura - e questo marocchino ha sferrato tre pugni violentissimi alle tempie del mio fidanzato, che è crollato a terra".
    Il marocchino si è poi dato alla fuga. Ora Laura ha sporto denuncia ai carabinieri e, inoltre, ha lanciato un appello su Facebook per rintracciare il marocchino.
    "Abbassa la radio": Poi il marocchino pesta un italiano - IlGiornale.it



    Crotone, rimossa la Croce del cimitero per "non turbare" i fedeli di altre religioni
    Un consigliere di minoranza attacca la giunta Pd: "Il Consiglio di Stato ha già detto che il Crocifisso fa parte del patrimonio storico"
    Giovanni Masini
    Ha suscitato polemiche in tutta Crotone la decisione di rimuovere la Croce che sormontava il cancello del cimitero comunale. Al momento di sostituire la cancellata del camposanto, denuncia il consigliere di minoranza Fabrizio Meo, la Croce applicata al centro della cancellata è sparita. Formalmente per non "turbare" la sensibilità degli islamici e degli esponenti delle religioni non cristiane.
    La decisione dell'amministrazione, spiega Meo, "sarebbe la premeditata conseguenza di una precisa scelta di 'laicità', per come ha avuto modo di spiegare - afferma il consigliere - il preposto dirigente ai lavori pubblici a riguardo interpellato: vedremo se nei prossimi giorni il sindaco (Peppino Vallone del Pd, ndr) si farà egli stesso portavoce di una posizione tanto 'avanzata".
    Parlando con Il Quotidiano della Calabria, Meo richiama poi una decisione del Consiglio di Stato secondo cui "occorre considerare che la Costituzione repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni religiose non prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico".
    Crotone, rimossa la Croce del cimitero per "non turbare" i fedeli di altre religioni - IlGiornale.it

    Belluno, chiede un pasto alla Croce Rossa: "Non ha il certificato"
    Un disoccupato dopo la coda alla Croce Rossa non ottiene il pasto: "Per me niente, per gli stranieri tutto"
    Mario Valenza
    "Chiedevo solo un pacco di pasta e un litro d'olio - racconta un bellunese di 54 anni padre di famiglia, che vuole restare anonimo - ma sono tornato indietro a mani vuote".
    Un ex dipendente della Metalba a Belluno, senza lavoro da 5 anni, è rimasto senza il pranzo perché secondo la Croce Rossa non aveva il certificato per ottenerlo. Dopo aver passato una mattinata in fila per avere un pasto caldo, l'uomo ha di fatto ricevuto un secco "no" dalla struttura.
    "Mi sono sentito umiliato - racconta l'uomo, reduce dall'evento al Gazzettino -, le persone davanti a me erano per lo più straniere e io, italiano, non ho ricevuto nulla. Mi è stato detto che devo passare per i servizi sociali del Comune, d'accordo, ma io l'appuntamento l'ho ottenuto tra quindici giorni mentre la fame e il bisogno li avevo mercoledì". Infine l'amara confessione: "Cercano sempre persone più giovani - racconta sfiduciato - o chiedono titoli anche per i lavori più semplici".
    Belluno, chiede un pasto alla Croce Rossa: "Non ha il certificato" - IlGiornale.it

    "Tradite dai vicini musulmani"
    Ainkawa è il quartiere cristiano di Erbil. Lo si riconosce subito dalle chiese, dalle donne per strada senza velo e dalle gigantografie di birre che fanno da pubblicità ai supermercati. Da quando lo Stato Islamico ha conquistato Mosul e i villaggi circostanti, migliaia di famiglie cristiane si sono riversate qui. L'atmosfera nel quartiere è tesa, soprattutto davanti i luoghi di culto dove le misure di sicurezza sono state rinforzate a seguito dei numerosi attentati. A prestare servizio nel quartiere. Insieme ai tanti volontari ci sono le monache domenicane, profughe anche loro, costrette a scappare insieme agli altri.
    Incontriamo suor Huda nel convento di Ainkawa. Felice di ospitarci per un pomeriggio e disposta a raccontarci cosa è successo a Mosul nel giugno del 2014. "Ci hanno avvertiti che l'ISIS stava per entrare in città. Sostieni gli Occhi della guerra Siamo scappati via circa tre quarti d'ora prima che arrivassero. Avevamo con noi solo i vestiti indosso." Suor Huda, così come i tanti cristiani da queste parti, ha uno spirito molto pragmatico, ha le idee chiare sul come siano andate le cose: "molti vicini di casa musulmani non ci hanno aiutato a scappare, anzi molti di loro ci hanno tradito. Le cose purtroppo sono andate così". Chiediamo a suor Huda di cosa ha realmente bisogno oggi la comunità cristiana irachena. "Non vogliamo soldi, tanto quelli non arrivano mai. Abbiamo bisogno di aiuto spirituale. La gente qui è disperata, ma non è qualcosa che ha a che fare con il denaro. E' la speranza che ci serve."
    Salutiamo suor Huda per andare a visitare la chiesa di S.Giuseppe, ma lungo la strada veniamo fermati da due suore, anche loro domenicane, che per anni hanno prestato servizio in Italia. Suor Lisa, una delle due, ha anche lei le idee chiare su come le cose siano andate a Mosul: "ci hanno tradito i nostri vicini musulmani. Prima ancora che l'Isis entrasse in città, la gente già buttava giù le croci. Quando siamo andati via sono entrati nelle nostre case. Siamo stati saccheggiati, capisci?". Anche loro come tutti sperano di tornare presto a casa, ma sanno che non sarà possibile se non grazie ad un intervento internazionale che cacci dal nord dell'Iraq le truppe di Al-Baghdadi. Intanto la vita ad Ainkawa scorre tra la paura che un giorno i terroristi arrivino anche li.
    http://www.ilgiornale.it/video/mondo...i-1136996.html

    Così l’imam social criticava Bitonci e reclutava combattenti
    Il predicatore Anass Jaffar, espulso dal Ministero, attaccava il sindaco di Padova e Donazzan. Immortalato mentre prega con gli accoliti
    di Enrico Ferro
    Anass Jaffar mentre prega sul fiume Cordevole, a Sedico, con i suoi accoliti
    PADOVA. Predicavano la jihad nelle nostre città, leggevano i nostri giornali, criticavano i nostri politici locali (il sindaco di Padova Massimo Bitonci) e regionali (l’assessore Elena Donazzan) per le posizioni anti Islam. L’ispiratore, il reclutatore, era un ventiseienne marocchino che parla e scrive in italiano ed è anche l’anima della pagina Facebook “La Scienza del Corano”, una delle più seguite dai fedeli dell'Islam in Italia. Con 22.600 seguaci si è fatto conoscere a livello nazionale perché è stato il primo a diffondere la notizia della morte del giovane musulmano bosniaco Ismar Mesinovic, residente in provincia di Belluno e morto in Siria. Anass Abu Jaffar è uno dei due destinatari del decreto di espulsione per motivi di prevenzione del terrorismo emesso dal ministro dell’Interno. I carabinieri del Ros di Padova sono riusciti a mappare la sua attività di reclutatore e predicatore in Veneto: dal greto dei fiumi a Belluno, alle moschee di Padova e Venezia fino alle campagne del trevigiano.
    Il reclutatore. Il provvedimento di espulsione scaturisce dall’attività investigativa avviata dal Ros in seguito al decesso del foreign fighter Ismar Mesinovic accorso in Siria nel gennaio 2014 per combattere. Da quel momento l’attività d’indagine ha permesso di approfondire le figure di soggetti extracomunitari di origine balcanica e magrebina che gravitavano sul territorio veneto. Tra questi è spiccato fin da subito Anass Jaffar, per la sua attività sui social network, in particolare su Facebook con il profilo personale e con la pagina chiamata “La Scienza del Corano”. Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal tenente colonnello Paolo Storoni, hanno iniziato a seguirlo fin dal momento in cui ha definito “martire” Giuliano Del Nevo, italiano convertito alla religione islamica. Tuttavia Jaffar svolgeva la sua attività di proselitismo non solo nel web. Si occupava di “convertiti” e persone socialmente disagiate: proprio dalla consultazione dei profili Facebook sono emerse le foto dei suoi “accoliti”, quasi tutti residenti nel bellunese e ripresi durante i vari incontri. A settembre del 2013 è stato immortalato sul greto del fiume Cordevole, in località La Stanga a Sedico (Belluno). La foto lo ritrae mentre prega con una ristretta cerchia di giovani tra cui Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski. Sempre lui ha pubblicato sul suo profilo Facebook le foto del “combattente” Mesinovic con il figlio Ismail Davud e il seguente commento: “Che Iddio Abbia misericordia del mio carissimo fratello Ismar e lo accetti tra i Martiri ya rabb Soubhana Allah”. L’altro destinatario del provvedimento di espulsione è Arslan Osmanoski, macedone residente ad Azzano Decimo (Pordenone), perché in contatto con il noto predicatore itinerante Bilal Bosnic, tratto in arresto a settembre 2014 nel corso dell’operazione antiterrorismo condotta dalla magistratura bosniaca.
    Attacchi a Bitonci e Donazzan. Anass Abu Jaffar lanciava invettive via Facebook. Il 9 gennaio scorso ha condiviso un articolo con la posizione del sindaco Massimo Bitonci sulle moschee a Padova e ci ha infilato la battuta: «Forse questo sindaco non ha mai letto la Costituzione italiana! Dimenticavo, è leghista, non ha mai studiato. Avrà comprato anche lui la laurea in polandia». Ne ha anche per l’assessore regionale Elena Donazzan, che aveva girato ai dirigenti scolastici una circolare per imporre agli studenti musulmani di condannare apertamente l’attentato di Parigi. «Avrei tanto da dire ma ringrazio Allah per la pazienza e dico solo che Iddio porti la sua giustizia. Io non mi devo giustificare. Invito questo assessore a riflettere su ciò che ha chiesto».
    Così l?imam social criticava Bitonci e reclutava combattenti - Cronaca - Il Mattino di Padova



    Lignano dichiara guerra agli abusivi sulla spiaggia
    Cartelli e volantini per avvisare i turisti di non comprare merce, sanzioni fino a 7.000 euro
    Contrastare l'abusivismo commerciale e la contraffazione. Con questo intento, anche quest’anno sulla spiaggia della località balneare, partirà una campagna di sensibilizzazione, che, mira ad informare i potenziali acquirenti dei rischi che derivano dall'acquisto di merce dai venditori abusivi.
    Per questo su ogni ufficio spiaggia del litorale verrà distribuito del materiale informativo e sarà affisso un cartello, scritto in diverse lingue, dove è stata riportata questa frase: “si invitano i turisti a non acquistare merci da venditori abusivi: la legge italiana punisce le persone che effettuano acquisti da venditori non autorizzati. In spiaggia è vietato sottoporsi a massaggi, tatuaggi e farsi fare le treccine. Eventuali violazioni saranno perseguite a norma di legge con una sanzione amministrativa da 100 a 7.000 euro”.
    L’esperienza degli anni passati ha confermato la preziosa attività di controllo del territorio e di prevenzione a tutela della sicurezza dei turisti italiani e stranieri, svolta dalle Forze di Polizia. In particolare, lo scorso anno si sono raggiunti lusinghieri risultati anche per quanto attiene al contrasto alle attività illegali dell’abusivismo commerciale e nella vendita di prodotti contraffatti: sono state 56 le persone denunciate per contraffazione, 197 sequestri penali ed amministrativi e 16.231 gli oggetti sequestrati.
    Nell’anno in corso, per ottimizzare le attività poste in essere l’anno precedente, sono state concordate una serie di progettualità da mettere in campo.
    In aggiunta alle attività sanzonatorie si è ritenuto di operare nell’ottica della prevenzione e della sensibilizzazione al fenomeno. D’intesa con il comune di Lignano Sabbiadoro, la Prefettura di Udine ha programmato una regia unitaria per la pianificazione dei servizi e dei singoli lidi, al fine di poter mettere in atto interventi rapidi e di rinforzo immediato anche a supporto dell’attività di volontariato a vantaggio della collettività.
    Le Forze di Polizia saranno presenti in forma articolata ed opereranno in prossimità dei siti balneari, organizzati in maniera tale da arginare l’afflusso di venditori abusivi, individuandoli ed identificandoli prima del posizionamento nelle abituali attività. Nelle spiagge i controlli saranno eseguiti dalla Polizia Municipale, nelle aree antistanti i lidi saranno in funzione le telecamere di videosorveglianza, verrà incrementata la distribuzione dei volantini ad opera dei volontari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, ed infine sarà predisposta apposita segnaletica verticale da installare sull’arenile.
    Il Friuli - Lignano dichiara guerra agli abusivi sulla spiaggia





    Il radical-chic Parenzo all'attacco di CasaPound: umiliato da Di Stefano
    Il giornalista attacca la manifestazione anti-rom di CasaPound: "Non era autorizzata". Di Stefano pubblica subito l'autorizzazione della questura e lo sbugiarda
    Ivan Francese
    David Parenzo è allergico alla destra dura e pura, non è una novità. Il giornalista celebre, tra l'altro, per essere la storica spalla di Giuseppe Cruciani a La Zanzara, questa volta se la prende con CasaPound, rea, secondo lui di aver organizzato una manifestazione non autorizzata per chiedere la chiusura di alcuni campi nomadi romani.
    A rispondergli per le rime arriva Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia, che su Twitter invita i conduttori della Zanzara a "farsi una ragione" del fatto che la manifestazione, da più parti additata come razzista e intollerante, fosse perfettamente autorizzata.
    Di fronte all'insistenza di Parenzo, che petulante sostiene che "la questura dice il contrario", a Di Stefano non resta che pubblicare la foto del verbale di autorizzazione, con tanto di timbri e firme dei funzionri della questura. Condita dall'invito ad "informarsi meglio".
    Ma per Parenzo non finisce qui: risponde ancora a Di Stefano, protestando che "a volte sbaglia anche la Questura", che secondo lui non avrebbe dovuto autorizzare quella "gazzarra" in un contesto simile. La valutazione, per carità, è libera, come chiosa anche lo stesso vicepresidente di CasaPound. Ma al netto del dato sbagliato - errare è umano - colpisce la logica che sta dietro alle parole di Parenzo.
    Come è possibile prevedere in anticipo, al momento dell'autorizzazione, se una manifestazione si trasformerà o meno in gazzarra? Tutto ciò che si può conoscere prima sono i contenuti della manifestazione, peraltro indicati alla questura e da essa approvati. Viene il dubbio che, per qualcuno, militanti come quelli di CasaPound, non dovrebbero proprio farsi vedere in pubblico. Speriamo di sbagliarci. Che ne penserà Parenzo?
    Il radical-chic Parenzo all'attacco di CasaPound: umiliato da Di Stefano - IlGiornale.it

    Delirio Laura Boldrini: “Migranti come i partigiani. Molti giovani costretti a partire sono come gli eroi della Resistenza”
    Se 70 anni fa c’erano i partigiani che combattevano per la libertà in Italia, oggi capita che molti partigiani che combattono per la libertà nei loro Paesi, dove la libertà non c’è, siano costretti a scappare, attraversando il Mediterraneo con ogni mezzo. È questo il senso che Laura Boldrini, presidente della Camera, ha voluto dare al 25 aprile, parlando da uno dei luoghi simbolo della Resistenza italiana, Casa Cervi di Gattatico.

    FRANCIA E GERMANIA RIBADISCONO CHE I MIGRANTI IRREGOLARI VANNO ESPULSI PRONTAMENTE – E IL MECCANISMO DELLE QUOTE EUROPEE (MA SOLO NOI PARLIAMO DI “QUOTE”) DEVE ESSERE “TEMPORANEO ED ECCEZIONALE”
    In un documento congiunto di Parigi e Berlino non manca un po’ di sfiducia nei nostri confronti: “La solidarietà è possibile solo se tutti gli Stati membri di primo ingresso responsabili per le frontiere esterne dell’Unione europea prendano, con il sostegno del bilancio europeo, tutte le misure giuridiche e finanziarie per rafforzare la sorveglianza delle frontiere esterne
    Marco Zatterin per La Stampa
    Francia e Germania frenano sull’Agenda dell’Immigrazione proposta dalla Commissione Ue e sulle possibilità che l’Italia possa godere di una solidarietà diffusa e ampliata nel gestire gli oneri delle Migrazioni nel Mediterraneo.
    Un comunicato congiunto firmato da Berlino e Parigi diffuso stamane afferma che il meccanismo di trasferimento temporaneo a livello europeo per i richiedenti asilo in stato di bisogno protezione manifesta, deve essere “temporaneo ed eccezionale e deve essere parte di un approccio globale in materia di migrazione”. Ha un tono propositivo, ma per l’esecutivo Ue è una doccia fredda.
    Delle cosiddette “quote di redistribuzione obbligatorie” – che a Bruxelles, però, nessuno chiama ufficialmente così – le due capitali contestano anche la formula di ripartizione e auspicano che “si tenga maggiormente conto degli sforzi già compiuti dagli Stati membri”. Il progetto, come noto, prevede la distribuzione di 40 mila migranti aventi diritto di protezione (24 mila dall’Italia, 16 dalla Grecia) sulla base di criteri legati a pil, popolazione, occupazione.
    Allo stesso modo, il comunicato sottolinea che “le regole di Dublino dovrebbero continuare a prevalere” perché “siamo fortemente legati a queste intese perché sono parte integrante dell’equilibrio nell’area Schengen”. Un problema per l’Italia, visto che i patti stabiliscono la regola del “porto vicino più sicuro”, dunque che debba essere l’Italia ad effettuare tutte le procedure di identificazione e accoglienza.
    E’ una scelta di cautela, quella franco tedesca. E pure politica, ragionata alla luce dell’onda euroscettica e populista crescente. Comunque, non priva di un qualche tono di sfiducia nei confronti dei controlli fatti dagli italiani: “La solidarietà è possibile solo se tutti gli Stati membri di primo ingresso responsabili per le frontiere esterne dell’Unione europea prendano, con il sostegno del bilancio europeo, tutte le misure giuridiche e finanziarie per rafforzare la sorveglianza delle frontiere esterne”.
    Secondo francesi e tedeschi, “i migranti che arrivano nel paese di primo ingresso devono essere indirizzati ai centri di attesa (hot spot), in prossimità dei luoghi di sbarco”. Li si procederà, con il sostegno dell’Ufficio europeo per l’asilo, all’identificazione e la registrazione dei migranti in base alle normative europee. Alcuni dei richiedenti asilo in evidente necessità di protezione saranno quindi trasferiti in altri Stati membri, in base a una chiave di ripartizione concordata. I migranti irregolari devono espulsi prontamente”.

    "Affittiamo un'isola per mettere immigrati, rom e centri sociali"
    Salvini propone di prendere spunto dall'Australia che ha affittato un’isola dove sistemare gli immigrati
    Sergio Rame
    L'idea è stata proposta più volte da Matteo Salvini. Ma non è farina del suo sacco: l'ha mutuata dall'Australia, dove è già realtà. Quel che è certo è che la proposta farà discutere.
    "L’isola è per i clandestini - assicura il leader del Carroccio - la stiamo scegliendo". Una semplice boutade? Mica tanto. L'ha annunciata ieri sera su Facebook e ci è tornato sopra oggi, a Viareggio. D'altra parte l'Australia lo ha già fatto. Si è affittata un’isola e ci ha sistemato gli immigrati. L'idea di Salvini è di fare la stessa cosa e di estendere gli "inviti" a rom e centri sociali. Parlando agli antagonisti, che lo avevano contestato proprio a Viareggio la settimana prima delle elezioni, il leader del Carroccio non ha nascosto la propria soddisfazione per la denuncia fioccata addosso ai 29 violenti. Non per questo, però, si tirerà indietro dal chiedere loro i danni: "Così daremo un po' di soldi in beneficenza a chi ne ha bisogno".
    Salvini è tornato a parlare dei rom ribadendo l'obiettivo di radere al suolo tutti i campi nomadi. "Quando torneremo al governo - spiega - il nostro obiettivo sarà chiudere tutti i campi, anche quelli cosiddetti regolari che spesso sono covi di delinquenti". Poi, precisa: "Le ruspe sono per quelli abusivi, ma l’obiettivo è zero campi".
    "Affittiamo un'isola per mettere immigrati, rom e centri sociali" - IlGiornale.it

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Immigrati. Rischio scabbia in Stazione Centrale Milano. Un medico: “Malaria e malattie infettive”
    Vista “la gravissima situazione esistente presso la Stazione Centrale di Milano, dove centinaia di profughi soggiornano nell’androne con scarsissima assistenza sanitaria e con la probabile presenza di scabbia in crescita esponenziale”, Croce Rossa Italiana comunica di aver messo a disposizione dell’Assessorato Regionale alla Sanita’ e dell’Areu 118 un ambulatorio mobile, dove operera’ il personale sanitario ASL 1 di Milano, e un’ambulanza per il trasporto dei pazienti infettivi in ospedale. L’ambulanza sara’ fornita dal Comitato Provinciale Cri di Milano, cosi’ come la roulotte-infermeria che ospita i medici Asl. La roulotte è operativa già da ieri in Stazione Centrale.
    “La situazione è grave e ci vogliono soluzioni drastiche: se adesso è chiaro a tutti che alla Stazione Centrale di Milano c’è un vero e proprio allarme sanitario l’unica soluzione è chiuderne tutti gli accessi e far entrare le persone solo dopo l’esibizione del documento di identità, del resto in città come New York è una cosa comune in molti luoghi ad alta frequentazione”. E’ la proposta della consigliera regionale lombarda del gruppo Fuxia People e medico chirurgo, Maria Teresa Baldini.
    “Per la sicurezza dal mese scorso sono stati predisposti i gate di accesso ai binari, adesso bisogna fare di più: per quanto ne sappiamo, stiamo parlando di malattie infettive, basterebbe un controllo igienico e (per i non medici o infermieri) le sorprese sarebbero molte – ha spiegato Baldini – La funzione della Stazione non è quella di un lazzaretto, anche i luoghi hanno un’identità, finalmente se ne sono accorte pure le Ferrovie”.
    “I politici ora, sostituendosi ai medici, constatano che presso la Stazione ci sono casi di scabbia e malaria, la situazione è molto più complessa perché ci sono batteri e coli che non si possono vedere – ha proseguito la consigliera – Quegli stessi politici, il cui ruolo è prevenire situazioni del genere, non hanno voluto fare allarmismo sino ad oggi e sono quindi i responsabili (assieme al Sindaco che è autorità sanitaria locale) di ciò che vediamo. Più di un anno fa, come politico e come medico, cercai in tutti i modi di affrontare il problema della Tbc e della malattie infettive legate all’immigrazione sino ad arrivare a lasciare la Lista Maroni. Il problema non fu capito e forse non viene capito ancora: dobbiamo arrivare a interventi determinati perché sulla salute non si può scherzare. Non saper vedere oltre e non riuscire ad anticipare gli eventi non è buona politica”.
    "Scabbia in crescita esponenziale" | L'Indipendenza Nuova

    Tra Trinitarios e MS13 così i latinos terrorizzano Milano
    I colpevoli della violentissima aggressione a colpi di machete farebbero parte di una pandilla, una delle gang di latinos che da anni terrorizzano Milano
    Giovanni Corato
    I colpevoli della violentissima aggressione a colpi di machete, che ieri sera è quasi costata l’amputazione di un braccio a Carlo Di Napoli, potrebbero far parte di una pandilla, una delle gang di latinos che da qualche anno replicano a Milano i comportamenti già diffusi altrove, dalle metropoli statunitensi ai paesi di origine, incluso l’impiego di armi bianche in reati come rapine e aggressioni, come avevamo già raccontato in un'inchiesta qualche anno fa.
    Tra le gang più attive a Milano ci sono i Trinitarios. Originari di Santo Domingo si ispirano idealmente ai tre patrioti che resero indipendente la Repubblica Dominicana da Haiti, nel 1844. Ma a parte i richiami a presunti "padri nobili", la gang è conosciuta per la sua ferocia, e gestisce reati da strada come furti, rapine e spaccio di droga. Nel luglio dello scorso anno la Squadra Mobile di Milano ne ha arrestato 13 membri con le accuse di associazione a delinquere, tentato omicidio, rapina aggravata, lesioni personali, spaccio di sostanze stupefacenti e porto abusivo di armi. I Trinitarios sono dotati di una struttura fortemente gerarchizzata e vengono considerati una delle realtà emergenti delle pandillas in Italia: il codice dei Trinitarios è nato nelle carceri statunitensi e si è poi diffuso anche in Europa, e si fonda su tre regole basilari, una "preghiera", sette "punti" e 21 "norme", che al di là dell’impronta vagamente romantica non presentano nulla di molto diverso dai codici di altre associazioni criminali.
    Per entrare a far parte della gang ci si sottopone a un violento pestaggio, e una volta dentro il proprio ruolo nella gerarchia si riconosce attraverso collane di colore diverso. I Trinitarios, a differenza di altre gang simili, non ostentano tatuaggi, ma si limitano a mostrare qualche volta il simbolo di una mano con tre dita aperte, che rappresenta tanto i tre presunti "patrioti fondatori" che il gesto della pistola. Gli ordini sui colpi da effettuare e i regolamenti di conti vengono di solito impartiti attraverso un codice numerico che gli investigatori sono riusciti a decifrare dopo gli arresti dello scorso anno. Dopo gli arresti del 2014 la gang sembrava decimata: tra gli arrestati c’erano anche i capi, detti «Supremo d’Italia»: si tratta di Ogardo Ramirez, 22 anni, detto «El Flaco», e Jonathan de la Rosa Paniagua (29 anni), leader del gruppo fino al 2012.
    I Trinitarios sono nemici naturali di una gang storica come i Latin Kings, e le indagini del 2014 si erano concentrate sui Trinitarios dopo l’accoltellamento di due Latin Kings, avvenuto nel febbraio di quell’anno alla fermata «De Angeli» della metropolitana milanese. L’agguato, secondo gli inquirenti, era una ritorsione per l’omicidio di un Trinitario ucciso a Cinisello Balsamo tre anni prima. Nel corso delle perquisizioni a carico dei 13 arrestati gli inquirenti avevano trovato diverse armi bianche, tra cui coltelli, mazze da baseball e tirapugni, ma anche una pistola, e avevano dimostrato che nel 2012 si era svolta a Milano una riunione di diversi esponenti dei Trinitarios a livello europeo.
    L’altra gang emergente è quella Ms13 o "Mara Salvatrucha". È una pandilla originaria di El Salvador che si è diffusa a Milano, in altre province lombarde e nella provincia di Novara. Le indagini della Squadra Mobile di Milano che nel 2013 hanno condotto all’arresto di 18 maggiorenni e 7 minorenni hanno anche dimostrato che la gang intrattiene rapporti costanti con la "casa madre" salvadoriana, pur mantenendo una certa autonomia. L’inchiesta era iniziata dopo due tentati omicidi commessi nel 2011, e aveva condotto, tra l’altro, al rinvenimento di quattro machete. Anche i Mara Salvatrucha hanno un "codice" composto da un decalogo di regole, la cui infrazione può anche prevedere la pena di morte. Attivi nelle rapine da strada, nei furti e nello spaccio, gli Ms13 sono anche dotati di un violentissimo codice di iniziazione, che prevede per le donne la sottoposizione a uno stupro. I membri della gang si identificano attraverso un tatuaggio rituale e sono soliti contrassegnare i luoghi dove si riunivano scrivendo sui muri la sigla della banda con la vernice spray.
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    Machete e scabbia: la Milano di Pisapia
    Ieri in periferia il controllore di un treno è stato aggredito da sudamericani muniti di coltellaccio, mentre in Stazione centrale si moltiplicano i casi di immigrati ammalati. Ma le politiche del sindaco sono state la retorica dell'accoglienza e il rifiuto dei militari per pattugliare strade e stazioni
    di Gianluca Veneziani
    Doveva essere una città sicura e accogliente, tollerante e vivibile nelle promesse da sogno del magico mondo di Pisapia. Ma gli annunci si spezzano presto, finite le campagne elettorali, e le utopie devono fare i conti con un dettaglio che non si era considerato prima: un piccolo problema chiamato “realtà”. E allora ti accorgi che, da quando c’è lui, l’arancione Giuliano, la città di Milano è diventata ricettacolo di pazzi sfrenati che girano armati, minacciando di togliere la vita a cittadini e lavoratori, e di migliaia di disperati, talvolta malati.
    Dopo il caso Kabobo, ieri è stata la volta di un gruppo di sudamericani, muniti di machete, che nella stazione di Villapizzone (periferia nord-ovest della città) hanno aggredito un controllore del treno, “reo” soltanto di fare il suo lavoro: aveva chiesto a quei giovani un biglietto che loro non avevano. E da qui è scaturita la reazione: tu mi chiedi il biglietto e io ti taglio un arto con un machete.
    Poi, magari viaggiando su quello stesso treno infernale, arrivi in Stazione Centrale e ti rendi conto che là, sul mezzanino di età fascista, chiusi quasi come in gabbia, ci sono decine di immigrati, perlopiù eritrei e siriani, tenuti a distanza di sicurezza non solo perché con la loro presenza susciterebbero la cattiva coscienza dei turisti venuti invece a Milano per divertirsi, ma anche perché molti di loro sono affetti da scabbia. Sì, sono tanti, quelli malati: 108 casi solo negli ultimi giorni, 500 dall’inizio dell’anno. I volontari (encomiabili, sia chiaro) li accudiscono, li medicano, li conducono alle docce. Sfidando perfino il rischio di venire contagiati. Ma la sindrome, tra chi passa in stazione, cresce: “E se attaccassero la scabbia anche a me?”. È comprensibile, ragionevole, mica si può risolvere tutto con la logica dell’accoglienza e della solidarietà. E allora il sindaco, provando a mettersi nei panni dei cittadini, che fa? Si lamenta: «Milano è stata lasciata sola», dice, «A tutto c’è un limite. Non si può pensare che la nostra città, da sola, possa risolvere un problema epocale». Pisapia ce l’ha contro il governo e il ministero degli Interni, che gli hanno mandato orde di immigrati, tra clandestini e presunti profughi, quote che il Comune, senza colpo ferire, deve accollarsi. Fa la vittima, Pisapia, piagnucola, dice “non ce la facciamo più, siamo al collasso”.
    Sì, ma. Sì, ma è stato proprio lui – con le sue promesse fasulle da campagna elettorale – a incentivare gli immigrati ad arrivare a Milano, a presentare il capoluogo lombardo come “una città aperta”, accogliente verso i fratelli rom e e musulmani; ha lavorato lui per trasformare la capitale economica d’Italia in un suk in cui possono trovare spazio – senza integrarsi, in un melting pot fallito – le più diverse etnie, le più disparate religioni, le più remote nazionalità: onesti e criminali, persone in regola e soggetti pericolosi. Venite a Milano, venghino signori, ché qui c’è spazio per tutti, anche per chi delinque, noi vi vogliamo bene, perché siamo terzomondisti, mica razzisti. E alla fine tutti, anche gli altri, quelli indesiderati, sono arrivati.
    Qualcuno ora tuona invano che, a fronte di quest’invasione, non sono aumentati i controlli delle forze dell’ordine, né è cresciuta la quantità di vigili urbani e vigilantes che verifichino che tutto sia in regola. Macché, su quel treno periferico a Villapizzone, non c’era nessuno a proteggere i controllori da un’eventuale aggressione. E hai voglia Ferrovie dello Stato a chiedere adesso «maggiore presenza delle forze dell’ordine sui convogli» e a domandare di non lasciar solo chi svolge il proprio mestiere, perché «non si può morire facendo il proprio lavoro». Macché, i cittadini, lavoratori e utenti dei servizi, a Milano sono sempre più soli. Possono essere accoltellati, così, per caso, in una normale serata; o presi a sprangate mentre passeggiano. È la città sicura di Pisapia. Il quale, all’inizio del suo mandato, ha pensato bene (cioè, male) di eliminare i pattugliamenti misti esercito-forze dell’ordine in piazze, vie e stazioni, previsti dall’operazione “Strade sicure”.
    È la città in cui un turista arriva, magari per andare a Expo, e rischia di contrarre la scabbia in Centrale, poi prende un treno in direzione Expo e finisce per essere aggredito, così, da un pazzo, che crede che per spostarsi occorra un machete, come titolo di viaggio, e non un biglietto.
    Vi si respira mal’aria, a Milano, che non è solo la malaria, nel senso della malattia che un’eritrea arrivata in Centrale avrebbe contratto, per cui adesso è ricoverata nell’ospedale Sacco; ma è la “cattiva aria” che si percepisce ad ogni passo, altro che il “il vento cambia davvero” della campagna elettorale.
    E intanto ti viene da parafrasare il ritornello di una vecchia canzone: “Ho scritto Milano sulla scabbia…”.
    Machete e scabbia: la Milano di Pisapia | L'intraprendente

    Maroni, migranti: «Referendum per capire se la gente li vuole»
    «Oggi vi annuncio qualcosa, e l’ho già anticipato al prefetto». Sui nuovi arrivi: «Premierò i sindaci che decidono di non accoglierne più»
    di Redazione Milano
    «Oggi vi annuncio qualcosa, e l’ho già anticipato al prefetto». Così Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia, parlando con LaPresse, che l’ha intercettato a margine della cerimonia del Russia National day ad Expo, a cui partecipano Putin e Renzi, al termine di un fitto colloquio con il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca. Intervenendo invece a Radio anch’io ha detto: «Facciamo un referendum, sono d’accordo anche io. Vediamo cosa pensa la gente. Sono pronto a farlo».
    Nuovi arrivi in Lombardia? «Io non so nulla di questo, non siamo informati, siamo scavalcati, fatto tutto i prefetti senza nemmeno informarci. Dico si può gestire così una situazione come questa? Faremo le verifiche e vedremo dove vanno. Se non ci sono le condizioni di abitabilità, questi non potranno stare in caserme e scuole abbandonate. Noi veniamo tenuti all’oscuro di tutto, questo è inaccettabile ma è la realtà». Lo ha detto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, sulla possibilità che ci siano eventuale nuovi arrivi in Lombardia.
    «Sembra una sorta di ritorsione contro il Nord da parte di un Governo incapace di rivolvere la situazione». È stata la riposta del presidente della Regione Lombardia intervenuto in diretta a «La Telefonata» di Maurizio Belpietro, mercoledì mattina, su Canale Cinque, all’osservazione del direttore di Libero a proposito dell’arrivo di nuovi immigrati nelle regioni settentrionali nonostante la contrarietà espressa da diversi sindaci e governatori. «È la cosa più sbagliata - ha argomentato - perché aumenta tensioni e conflitti sociali, non risolve il problema ma, al contrario, lo aumenta». Il governatore ha osservato che «stiamo parlando di clandestini, non di profughi il cui stato si ottiene solo dopo un preciso percorso» e ha contestato le modalità del Viminale di trasferimento di questi immigrati sul territorio, ricordando di «aver scritto ai prefetti dicendo che Lombardia, essendo già una delle Regioni che ne ha accolti di più, non è disposta ad accettare nuovi arrivi». In merito alle reazioni politiche verso questa decisione, Maroni ha fatto notare di agire «esattamente come Renzi. Il premier - ha fatto notare - ha detto che premierà i Comuni che accolgono più clandestini. Io premierò i sindaci che decidono di non accoglierne più».
    Maroni, migranti: «Referendum per capire se la gente li vuole» - Corriere.it

    Zaia senza paura: “Basta con questa Italia africanizzata”
    di REDAZIONE
    Senta queste intercettazioni che sono uscite dall’inchiesta “Mafia capitale”: «Se me dai… cento persone facciamo un euro a persona» dice l’ex capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, riferendosi agli immigrati. E ancora. Salvatore Buzzi: «Se resta sindaco Marino, con il mio amico ci mangiamo Roma». Sempre Buzzi a Carminati: «I consiglieri devono rispettare gli accordi». Andiamo avanti? «I processi si devono fare nelle aule giudiziarie, ma se il quadro accusatorio fosse confermato la situazione è inquietante. Siamo di fronte all’incubo che diventa realtà, cioè quello che abbiamo sempre detto, ovvero che dietro gli immigrati c’è un business…». Luca Zaia intervistato da “Libero” spinge duro contro “Mafia Capitale”.
    La Lega e Zaia spingono: “Ora è fondamentale che questa non diventi un’inchiesta accessoria, ma diventi l’inchiesta spartiacque sulla gestione degli immigrati. Se il Mose ha messo in discussione tutte le grandi opere, perché non si possono ridiscutere le politiche immigratorie? Quasi involontariamente s’è creata una filiera, non perché qualcuno si sia messo d’accordo, però l’immigrato è “gestito” dall’Africa fino al confine con l’Austria». Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, avverte che L’Isis sta organizzando i barconi… «Questo dimostra l’incapacità e l’inadeguateza di questo governo. Solo il 37% di chi sbarca da le impronte digitali. E gli altri? Diamo l’immagine della Repubblica delle banane agli africani. Non esiste al mondo una sicurezza come quella nostra…»
    L’uomo della strada però si chiede banalmente: perché non si fanno controlli come in tutti gli altri Paesi? «Maroni ha adottato i respingimenti. In Afghanistan o in Libano hanno creato i campo profughi… Noi invece siamo arrivati a zero sotto il profilo della credibilità. A gennaio abbiamo concluso il semestre di presidenza italiana nella UE. Diciamo, con una battuta, che il governo sta raggiungendo un obiettivo del suo programma: trasferire l’Africa in Italia».
    Zaia senza paura: "Basta con questa Italia africanizzata dai clandestini" - Secolo d'Italia

    La stazione usata come un centro di accoglienza. Diagnosticati oltre 500 casi di scabbia. Salvini: "Vadano ad abbracciare Renzi e la Boldrini"
    Sergio Rame
    La Stazione Centrale di Milano è diventata un centro di prima accoglienza. Gli immigrati sono ovunque. Si confondono tra i turisti e i pendolari. Bazzicano da un punto all'altro dello scalo milanese. Tre volte al giorno gli viene servito il pranzo. Per il resto sono lasciati a loro stessi. Anche se, come trapela dal Sistema sanitario nazionale, dall’inizio di giugno ci sono stati 108 casi di scabbia.
    Una cifra monstre che lievita a 500 se si considera i casi dall’inizio dell’anno. Per questo motivo, la Regione Lombardia ha attivato un presidio sanitario nella stazione Centrale di Milano per assistere gli immigrati che continuavo a riversarsi nel capoluogo lombardo.
    Alla Centrale di Milano torna il presidio sanitario per l’accoglienza degli immigrati. "In questi giorni - ha spiegato l'assessore alla Salute Mario Mantovani - sono stati riscontrati numerosi casi di scabbia nei centri di accoglienza della città e, benchè trattasi di patologia non grave, vogliamo alzare il livello d’attenzione".
    Il presidio sarà chiamato a intervenire solo sulle situazioni di criticità di carattere sanitario che rientrano fra le competenze della Regione Lombardia. "Invece - ci ha tenuto a far presente Mantovani - le difficoltà sul piano sociale e umanitario che qui riscontriamo devono essere affrontate dal governo con risposte adeguate, essendo un tema di carattere nazionale". Anche perché la Regione sta ancora aspettando i 160 milioni di euro promessi per coprire le spese affrontare dagli ospedali lombardi per gli immigrati.
    Vista la gravissima situazione in Stazione Centrale, dove centinaia di profughi soggiornano nell'androne con scarsissima assistenza sanitaria e con la presenza di scabbia in crescita esponenziale, anche la Croce Rossa ha messo a disposizione un ambulatorio mobile, dove opererà il personale sanitario dell'Asl, e un’ambulanza per il trasporto dei pazienti infettivi in ospedale. Una mossa che, però, ha fatto crescere il livello di allerta. "Se si reputa la situazione sanitaria talmente grave da generare un vero allarme - ha commentato il Gruppo Fs - la stazione è il luogo meno indicato per affrontarlo, dal momento che è frequentata, ogni giorno, da decine di migliaia di viaggiatori e cittadini". Dallo scorso novembre le Fs hanno già messo a disposizione alcuni locali in via Sammartini, individuati dopo un sopralluogo con il Comune e la Prefettura, da destinare all'accoglienza e alle prime necessità degli immigrati, così da allentare la pressione sulla stazione. Il contratto di comodato d’uso per l’utilizzo di quegli spazi è ancora in attesa di risposta dal Comune.
    Durissimo anche il commento di Matteo Salvini allarmato dall'exploit di casi di scabbia diagnosticati in stazione Centrale: "Andassero ad abbracciare Renzi e la Boldrini!".
    La stazione Centrale di Milano diventa un Cie improvvisato: già oltre 500 casi di scabbia - IlGiornale.it

    ''BREXIT'', SI COMINCIA - CAMERON VUOLE CANCELLARE LO "HUMAN RIGHTS ACT", E SOTTRARRE IL REGNO UNITO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO. COSÌ POTRÀ CACCIARE TUTTI GLI IMMIGRATI CHE GLI PARE
    1. LONDRA, CAMERON VUOLE ABOLIRE LO HUMAN RIGHTS ACT PER ALLENTARE I LEGAMI CON L’UE
    Daniele Guido Gessa per Il Fatto Quotidiano - News su politica, cronaca, giustizia ed economia
    Abolire la principale legge britannica sui diritti umani, che per il partito conservatore nuovamente al governo è troppo legata ai vincoli dell’Unione europea, per sostituirla con nuove norme che diano a Londra più libertà di attuare misure restrittive nei confronti dell’immigrazione e di chi delinque. Questo è l’obiettivo del rinnovato esecutivo guidato da David Cameron, questa volta Tory al 100%, senza alcuna fastidiosa coalizione con il partito moderato dei liberaldemocratici.
    Un piano che è stato subito affidato al nuovo ministro della Giustizia, Michael Gove, che nel precedente mandato di Cameron per alcuni anni fu ministro dell’Istruzione, poi “dimissionato” per avere mandato in tilt il mondo della scuola, fra proteste, scioperi nazionali e malcontento diffuso. Ora Cameron ci riprova e dà a Gove – che non ha fatto studi di giurisprudenza nel suo passato – il ministero della Giustizia. Proprio a quel Gove che, ricordava il Daily Telegraph pochi giorni fa, a metà anni Novanta da editorialista del Times invocava il ripristino della pena di morte per impiccagione.
    Ora, appunto, l’Europa torna al centro delle discussioni. Con la promessa di Cameron di un referendum “fuori o dentro l’Ue” che potrebbe tenersi nel 2016 o nel 2017, un fronte sul quale si accentua lo scontro con Bruxelles è proprio quello della giustizia. Il cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’Economia quindi) George Osborne a margine dell’Ecofin ha dichiarato: “Nessuno sottovaluti la nostra determinazione ad avere successo”, riferendosi al negoziato con l’Ue che ha visto un’accelerata già dalla mattina di venerdì 8 maggio, quando si era capito che il partito conservatore sarebbe rimasto al governo, e questa volta nel pieno delle sue forze, per altri 5 anni.
    “Diamo il via al negoziato puntando a essere costruttivi e impegnati ma anche risoluti e convinti”, ha aggiunto Osborne a Bruxelles. E ora, appunto, si inizia ad alzare la voce con l’Ue affrontando proprio il tema dello Human Rights Act del 1998.
    La legge, voluta dal partito laburista quasi venti anni fa con il supporto di tutto lo spettro politico britannico, protegge 15 diritti fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libera opinione ed espressione, fino al diritto alla privacy e a un giusto processo. Tutte cose garantite dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani ed è per questo che lo Human Rights Act, nel 1998, legò definitivamente le sorti del Regno Unito a quelle dell’Ue. Da allora in poi la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, avrebbe avuto l’ultima voce, se interpellata, in tanti processi e procedimenti. Ora appunto il governo Tory punta ad abolire questo legame formale, rendendo la Corte suprema britannica un tribunale “effettivamente supremo”, come molti conservatori stanno auspicando in queste ultime ore.
    Così, sostituendo lo Human Rights Act con un “British Bill of Rights”, nessun extracomunitario condannato per terrorismo, per esempio, potrebbe fare appello a Strasburgo per non essere espulso dal Regno Unito. Ancora, il governo potrebbe continuare a rendere più duro l’approccio all’immigrazione, come già avviene da diversi anni al di qua della Manica. Così come nessun tribunale europeo potrebbe dire la sua su una qualsiasi sentenza sui diritti umani emessa in Gran Bretagna. Un qualcosa che allontanerebbe ancora di più Londra da Bruxelles.
    2. ADDIO PARRUCCONI EUROPEI. CAMERON CONTRO LO HUMAN RIGHTS ACT
    Giulio Meotti per “il Foglio”
    Quando Londra accettò di entrare nell’Unione europea, agli occhi dell’opinione pubblica britannica il Parlamento di Westminster, per la prima volta in ottocento anni, cessò di essere un organo sovrano, visto che il settanta per cento della legislazione veniva stabilito da una non eletta Commissione di burocrati stranieri. L’introduzione dell’Human Rights Act nel 1998 sembrò annullare tutte le libertà britanniche e negare il common sense della giuria e il precedente legale della Common Law. Fu la modifica più importante alla legislazione inglese dall’introduzione della Magna Charta nel 1215.
    Adesso il governo conservatore di David Cameron annuncia la volontà di abolire lo Human Rights Act. “Non abbiamo bisogno di lezioni dai giudici di Strasburgo”. Il precedente ministro della Giustizia, Christopher Grayling, l’aveva definita “una distorsione dei diritti umani che nuoce al Regno Unito”.
    Ma Cameron nel precedente governo doveva subire il veto dei Lib-Dem. Adesso, con un falco come Michael Gove alla Giustizia, i Tory hanno le mani libere e se davvero abolissero lo Human Rights Act sarebbe una rivoluzione. Contrari i Tory eurofili, per i quali non è possibile uscire dalla Convenzione dei diritti umani senza lasciare anche l’Unione europea.
    Lo Human Rights Act del 1998 è stato progettato per assorbire nel sistema inglese i diritti enunciati dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo, e presidiati dal vaglio giurisdizionale della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il caso più controverso in Inghilterra riguarda il “diritto a una vita privata e familiare”, regolarmente usato dalle associazioni che difendono gli immigrati clandestini e i terroristi da estradare per evitarne la deportazione, anche se il testo originale era inteso come monito contro la coercizione statale.
    Come scrive il Daily Mail, “un documento scritto per prevenire gli orrori dei campi di concentramento nazisti è diventato una carta dei valori per criminali e gruppi politicamente corretti”. Cameron vorrebbe un “British Bill of Rights” e un ritorno al giudizio finale nelle mani della Supreme Court britannica, e non a quella di Strasburgo. Per dirla con Guglielmo Verdirame, giurista del King’s College, “liberare la Common law” dalla deferenza verso Strasburgo significherebbe “un ritorno al migliore costituzionalismo e alla tradizione inglese di libertà”.
    Anche il multiculturalismo si nutre di questa legislazione. La comunità musulmana ha utilizzato lo Human Rights Act per cercare di ottenere il riconoscimento alla poligamia all’interno del welfare britannico. Per non parlare dei temi etici, tanto che il vescovo anglicano Michael Nazir-Ali è convinto che la legge sui diritti umani del 1998 sia stato un “cavallo di Troia” nel campo dell’etica applicata alla medicina, dello status della famiglia e dello spazio pubblico della religione.
    Non è mai stata digerita dal governo di Cameron la sentenza con cui i giudici europei hanno annullato la decisione di rimpatriare Abu Qatada, il terrorista ai vertici di al Qaida che secondo i servizi inglesi “raccoglieva denaro, incoraggiava la gente a uccidere, rivendicava assassinii”.
    Per anni, Qatada fu libero di sputare bile sul Regno Unito e i suoi valori dalla moschea di Finsbury Park. Anche la Regina Elisabetta si disse “scioccata” per il fatto che quel fondamentalista islamico non potesse essere cacciato dal suolo inglese. Ad Amman il jihadista avrebbe rischiato la tortura, così i giudici europei ordinarono a Londra di tenersi il celebre detenuto. “Ignorate la sentenza e mettetelo su un aereo”, replicò l’Express. Alla fine i Tory su quell’aereo ce l’hanno messo il terrorista islamico, ma adesso i conservatori pretendono lo scalpo dei parrucconi europei e dei loro alleati umanitaristi che, a loro dire, hanno indebolito il Regno Unito.

    Clandestini e scafisti, immunità speciale. Niente fotosegnalazione, e i mercenari liberi subito: sono “in stato di bisogno”
    di ANDREA TURATI
    Nessuna regola, un ventre molle. L’Italia è terra di nessuno e lo spiega bene la sferzante denuncia del sindacato di polizia Coisp. Il documento che pubblicano eloquente e spiega come e perché la polizia sia impotente davanti ai clandestini che rifiutano di farsi fotosegnalare. Immaginiamo cosa accadrebbe se fosse un italiano fermato a sottrarsi a questa disposizione. Ma gli stranieri “possono”.
    “Sempre di più rifiutano categoricamente i fotosegnalamenti e noi non possiamo farci nulla. Ci ammazziamo di lavoro inutilmente e nessuno interviene”
    “L’ennesima assurda situazione verificatasi in Sardegna è solo l’ultimo allarmante esempio di una realtà di cui proprio non si vuole prendere atto: i clandestini, ogni giorno di più, si rifiutano categoricamente di farsi fotosegnalare, e questo, il più delle volte, perché vogliono raggiungere altri Stati europei. Ma il sindacato aggiunge: “Di fronte a ciò non c’è proprio nulla che possiamo fare, al di là delle inutili e continue sollecitazioni alle Forze dell’Ordine perché siano rigorose nei riconoscimenti. Rigorose un accidenti! Noi non facciamo che ammazzarci di lavoro con turni che sai quando iniziano e non sai quando finiscono, non facciamo che svolgere senza mezzi e senza risorse il lavoro mastodontico di raccolta e di gestione di centinaia di immigrati alla volta, ma poi alla fine tutto è completamente vanificato, con buona pace dei nostri sforzi e, naturalmente, della sicurezza prima di tutto. Non si può più andare avanti così: i colleghi in tutta Italia non ce la fanno più, le pressioni che subiscono sono fortissime, ed i rischi che corrono altissimi.
    Basta ciance, bisogna che si cominci a dimostrare con i fatti se si è in grado o meno di amministrare questo Stato ostaggio della prepotenza di chi se ne infischia delle questioni umanitarie che straziano il sud del mondo, ma poi grida allo scandalo quando vede circolare per l’Europa tutti i clandestini che scappano dall’Italia senza che noi abbiamo potuto neppure identificarli. E che dovremmo fare? Legare i clandestini e fotosegnalarli con la forza? La tortura è reato, giusto? Ed in Italia fino a ieri non si è pensato ad altro… quindi adesso vengano i parlamentari italiani a fare i riconoscimenti dopo aver convinto centinaia di immigrati imbufaliti con i loro stupefacenti discorsi”.
    Che parla è Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, che commenta così quanto avvenuto a Cagliari nei giorni scorsi.
    Ma ecco la ciliegina sulla torta. Leggiamo con cura.
    “Sorvoliamo – prosegue Maccari – poi sull’altro straordinario dato che dei quattro presunti scafisti arrestati dopo lo sbarco due sono stati rimessi in libertà dopo che il giudice ha riconosciuto loro la scriminante dello ‘stato di bisogno’. Ma se siamo su ‘Scherzi a parte’ qualcuno ce lo dica. Se quel che facciamo per far rispettare la legge viene considerato e trattato come una barzelletta allora qualcuno ci sollevi da questo inutile e offensivo supplizio.
    I colleghi hanno lavorato senza sosta per gestire uno sbarco di quasi 900 persone, per trovare i responsabili dell’atroce viaggio, per cercare disperatamente di difendere la legalità. Ma, a quanto pare, di questo che sta diventando un concetto sempre più ‘relativo’, importa davvero solo a noi”.
    La polizia: gli immigrati rifiutano di farsi identificare. Intanto il giudice libera gli scafisti, sono "in stato di bisogno" | L'Indipendenza Nuova


    Australia, il generale che respinge i clandestini: "L'Europa faccia come noi"
    Nella terra dei canguri gli sbarchi illegali sono passati dai ventimila del 2013 a meno di centocinquanta del 2014. Merito del pugno di ferro di "Jim" Molan, che spiega: "Respingerli è umanitario"
    Giovanni Masini
    Respingere i migranti è un gesto umanitario: a dirlo è Andrew James Molan, il generale australiano ideatore della strategia contro l'immigrazione clandestina che ha azzerato gli sbarchi sulla terra dei canguri.
    Intervistato oggi dal Foglio, il militare rivendica con orgoglio i risultati dell'operazione "Sovereign borders", "Confini sovrani". Varata nel 2013, quest'operazione ha ridotto gli sbarchi illegali del 2014 a 157, quando l'anno prima erano stati oltre ventimila. Cifre che parlano da sole, ma che "Jim" Molan non rinuncia a commentare.
    Parlando dell'attuale situazione europea dice: "L'umanitarismo celebrato a parole ma sconfessato dai fatti. E una politica dell'immigrazione clandestina gestita dai governi ma su mandato dei trafficanti di clandestini. Se l'Europa vuole invertire questo status quo disastroso e mortifero ritengo che sarebbe bene studiare la lezione australiana."
    Ma come ha fatto l'Australia, ad ottenere questi risultati strabilianti? Anzitutto il governo del conservatore Tony Abbott ha scelto di affidare la gestione dell'emergenza a un'operazione militare in piena regola guidata da un militare e non di costituire l'ennesimo comitato. Quindi, semplicemente, si pattugliano le acque territoriali intercettando le navi entrate illegalmente, che vengono fermate e mandate indietro. Il tutto "nella massima sicurezza delle persone a bordo". Tanto che dall'insediamento del governo attualmente in carica, può affermare il generale, non c'è più stato un immigrato morto nelle acque del nostro paese.
    Come ultimo tassello di questa strategia, l'Australia ha stretto diversi accordi con stati come Papua Nuova Guinea o Nauru, dove vengono ospitati dei campi attrezzati per esaminare le richieste di asilo, anche grazie al lavoro delle ong internazionali.
    "Oggi si può dire che il governo australiano non lavora più su commissione degli scafisti, offrendo un "servizio taxi" a criminali cui prima bastava un sos a qualche chilometro dalla costa per incassare diecimila dollari da ogni singolo malcapitato passeggero - conclude il generale Molan - Gli scafisti, invece, sono ancora i principali autori delle politiche migratorie europee."
    Australia, il generale che respinge i clandestini: "L'Europa faccia come noi" - IlGiornale.it

    Quei veneti che aprono le loro residenze agli invasori africani
    di Camillo Langone
    Tutti a dire quanto sono cattivi gli amministratori leghisti. Allora dirò quanto sono cattivi due amministrati leghisti, i due signori residenti in Veneto che, leggo sul Corriere, hanno aperto le loro residenze agli invasori.
    Il signore di Teolo (Padova) si è preso in casa dieci invasori provenienti da Senegal, Gambia e Mali. “Noi non partiamo perché stiamo morendo di fame, ma per sognare” disse a un fotoreporter un ragazzo proprio del Mali. E il signore di Teolo è tanto cattivo da pretendere che i sogni dei ragazzi del Mali li paghino i ragazzi d’Italia che non troveranno mai lavoro siccome le tasse che consentono l’assistenzialismo impediscono alle aziende di crescere e assumere.
    Il signore di Povegliano (Treviso) in casa propria di invasori ne ha presi sei. E’ un professore di liceo e quindi già vive di soldi pubblici, adesso riceverà anche lo speciale contributo governativo destinato a chi satolla invasori. Un professore cattivissimo: con i suoi allievi non so, con i contribuenti lo so.
    Quei veneti che aprono le loro residenze agli invasori africani

    Ultima modifica di Melchisedec; 15-06-15 alle 00:55

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Immigrazione: ecco i veri numeri del businness, e adesso fatevi quattro risate
    "Cifre spaventose girano attorno al fenomeno migratorio, ecco alcuni dati inequivocabili che spiegano i motivi di tanto buonismo assurdo di una certa parte della società italiana"
    di Luna De Gattis
    In questi giorni in troppi parlano di immigrazione, i media al servizio del potere vi stanno riempiendo la testa di immagini pietose all'unico scopo di addolcire i vostri stupidi cuori e farvi accettare supinamente la lenta invasione della nostra Nazione. Vogliamo darvi alcuni dati, numeri inequivocabili, statistiche e cifre che arrivano dal Ministero dell'Interno, dai rapporti Caritas e da tutto quel mondo in apparenza sommerso che ruota attorno alla figura del "povero" clandestino. Siamo certi che i soliti stupidelli terzomondisti e buonisti ci accuseranno di razzismo, fascismo, leghismo e magari in ogni modo proveranno a darci dei falsi o dei bugiardi, ormai ci siamo abituati, abbiamo capito che amano divertirsi così e li lasciamo fare, anzi, più ci saranno di questi attacchi e più saremo felici perchè significa che siamo dalla parte giusta della battaglia.
    80 Miliardi di Euro - numeri da capogiro, sarebbe la cifra folle che il nostro stato deve spendere ogni anno per fronteggiare il fenomeno migratorio e tutte le problematiche che da esso derivano. Ovviamente questa cifra, stimata per difetto, è data dalla somma di più fattori che successivamente andremo ad analizzare. Andiamo con ordine: dati del ministero dell'interno riportati anche da Magdi Allam qualche mese fa su il giornale ci dicono che per il solo contrasto all'immigrazione clandestina, abbiamo buttato quasi due miliardi di euro in pochi anni. Questa cifra racchiude in se le sole spese per i controlli delle frontiere, per le forze messe in campo dai vari governi e per le relazioni internazionali con i paesi d'origine di questi invasori. Il fenomeno migratorio, che in tanti definiscono risorsa, si rivela tale solo per lacriminalità organizzata che recluta quotidianamente i cari clandestini e li porta nel magico mondo della delinquenza.
    Veniamo così ai costi che tali "poveri migranti" hanno per il nostro sistema giudiziario e penitenziario già di per se martoriato e ridotto ai minimi termini. Secondo i dati dell'Osapp (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) un detenuto costa allo stato italiano, dunque a tutti noi, più di un parlamentare ovvero circa 12 mila euro al mese (stima al ribasso) se consideriamo che ci sono quasi 30000 immigrati nelle patrie galereovvero quasi il 40% del totale dei detenuti, i calcoli sono ancora una volta impietosi: più di 4 miliardi di euro buttati ogni anno per mantenere gli stranieri delinquenti.. (l'IMU che abbiamo pagato grazie al governo di Mario Monti).
    E' ormai storia vecchia il dato vergognoso relativo al sussidio che ogni immigrato irregolare percepisce da quando sbarca sulle nostre coste, 45€ al giorno in media con cifre che raggiungono anche i 70€ se parliamo di minori. Uno schiaffo che le istituzioni danno ai cittadini italiani onesti che invece malapena arrivano alla fine del mese. Un altro dato vergognoso che ci arriva dal ministero dell'interno, ci parla di quanto ci costa l'accoglienza: arriviamo a quasi 3 milioni di euro al giorno, altri 2/3 miliardi buttati all'anno!! La cosa ancora più terrificante è che questo salasso, che paga il nostro stato (dunque tutti noi) viene distribuito alle fantomatiche associazioni di pseudo volontariato che si occupano della prima accoglienza e delle prime pratiche di riconoscimento.
    Ne parla addirittura il quotidiano "La Repubblica" non certo un giornale di stampo identitario e nazionalista: le varie Coop, Caritas, associazioni ecc..traggono grandi profitti dal fenomeno migratorio, più clandestini sbarcano e più loro guadagnano, alla faccia nostra e della sicurezza di questo paese, ecco spiegato tanto fazioso buonismo che guarda caso arriva sempre da quegli ambienti..
    Arriviamo poi a fare una conta dei danni collaterali che l'immigrazione porta alla nostra sempre più debole Italia.
    Dieci milioni di stranieri di cui la stragrande maggioranza si dichiara povera e dunque bisognosa, significa dieci milioni di persone che usano il nostro sistema sanitario nazionale senza versare un centesimo, dieci milioni di individui che usano abusivamente i nostri mezzi di trasporto, che rallentano l'attività didattica nelle nostre scuole,dieci milioni di potenziali criminali che possono violentare noi donne italiane, rubare nelle nostre case, ammazzare i nostri cari, togliere un'occupazione ai nostri figli, creare concorrenza sleale nel mercato del lavoro, superare le nostre famiglie nell'assegnazione delle case popolari, depredare i nostri sistemi di assistenza gratuita e di sussidi per meno abbienti, diffondere in maniera esponenziale materiale contraffatto, amplificare il mercato della droga e lo sfruttamento della prostituzione, contagiare milioni di italiani con esotiche malattie che da tempo avevamo debellato ecc...
    Secondo una stima della CGIA di Mestre, tutto questo avrebbe un costo ben superiore agli 80 miliardi di euro annui da cui siamo partiti, ma vogliamo credere che si sbaglino, anche se ne dubitiamo fortemente...
    Il fenomeno migratorio, non porta affatto ricchezza a questo paese. A prescindere dall'aspetto economico che comunque va considerato specie in un periodo di grande austerità e ristrettezza che colpisce le famiglie e le imprese italiane, lo straniero a questa Italia ha portato insicurezza, disordine, disagio sociale, lotta tra poveri, violenza, criminalità.. Non possiamo accettare tutto questo. Non me ne vogliano i soliti buonisti che spesso ci accusano di falsità e razzismo, questi dati sono incontestabili, come si può pensarla in maniera diversa? Lo stato dovrebbe essere come un buon padre di famiglia, severo ma attento al benessere ed al futuro dei propri figli.
    Purtroppo invece questo stato è diventato un Padre Padrone, cattivo e senza cuore con la propria prole ma generoso e accogliente con gli stranieri.. Non va bene.. Io non ci sto..
    Concludo rispondendo fin da subito ai soliti (più che altro uno) molestatori che cercano di rovinare il nostro lavoro: andate altrove, non siete i benvenuti, andate a predicare le vostre teorie buoniste nel primo campo Rom che trovate, oppure nel quartiere multietnico di qualche nostra città, se trovate un gruppo di Nord Africani che si sta facendo una birra nel parco alla faccia nostra, andate da loro e parlategli di accoglienza, buonismo, verità, diritti umani...poi fateci sapere che vi hanno risposto, sempre che possiate tornare indietro...
    Immigrazione: ecco i veri numeri del businness, e adesso fatevi quattro risate - Informare

    Migranti, Sarkozy usa la metafora della perdita d'acqua in casa
    L'ex presidente francese attacca a testa bassa il meccanismo delle quote
    Raffaello Binelli
    L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy in un incontro con i militanti del suo partito, l'Ump, affronta il tema del massiccio afflusso di migranti in Europa.
    Per farlo usa una metafora: per lui è come "una grande perdita d’acqua" che deve essere gestita con intelligenza e non tanto per fare. Sarkò critica la proposta di suddividere i richiedenti asilo tra i diversi Paesi dell’Ue. Ma vediamo la metafora: "In una casa - dice Sarkò - c’è un tubo che esplode e riversa acqua nella cucina. L'idraulico arriva e dice, ho una soluzione: ne lasciamo la metà in cucina, ne mettiamo un quarto nel soggiorno, un quarto nella camera dei genitori e se non basta c’è sempre la camera dei bambini".
    Con questo esempio ironizza sulla distribuzione dei migranti tra i Paesi europei, bollandola come una falsa via d’uscita dal problema: "Non ci sono più soldi, più posti di lavoro, più case, ma hanno trovato qualcosa - ha detto ancora Sarkozy - hanno pensato che la soluzione al problema dell’immigrazione non sia ridurre, ma suddividere".
    Migranti, Sarkozy usa la metafora della perdita d'acqua in casa - IlGiornale.it

    L'Ungheria alzerà un muro lungo il confine con la Serbia
    Il governo ungherese alla Ue: "Non possiamo più aspettare". La barriera sarà alta quattro metri e coprirà tutti i 175 chilometri di confine serbo
    Sergio Rame
    Quattro metri di muro per tener fuori i clandestini che ogni giorno entrano irregolarmente lungo il confine incustodito con la Serbia.
    Oggi il ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha annunciato che l'Ungheria costruirà una barriera lungo la frontiera serba per fermare il flusso dei clandestini.
    "L'immigrazione - ha denunciato Szijjarto - è uno dei problemi più seri che affronta l’Unione europea oggi". Da mesi il primo ministro Viktor Orbàn accusa l'Unione europea di non fare abbastanza per fermare l'emergenza immigrazione. "I Paesi dell’Ue cercano una soluzione ma l’Ungheria non può aspettare ancora", ha messo in chiaro il ministro degli Esteri spiegando che la barriera dovrà coprire tutti i 175 chilometri di confine con la Serbia.
    Nel giorno in cui papa Francesco invita tutti a "pregare perché le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono", l’Ungheria ha annunciato che costruirà una barriera per fermare i clandestini.
    Serbia-Ungheria, il confine che non c'è
    Non è l'unico Paese che, davanti all'incapacità di gestire l'emergenza immigrazione, ha optato per una misura tanto estrema. Nelle ultime settimane, infatti, la Francia, la Svizzera e l'Austria hanno già chiuso le frontiere con l'Italia ripristinando controlli serratissimi lungo i confini. Sebbene l'Eliseo abbia annunciato un piano ambizioso per creare 10.500 nuovi posti letti per accogliere richiedenti asilo e rifugiati, l'atteggiamento del governo francese a Ventimiglia non è affatto cambiato. Per il quinto giorno consecutivo sugli scogli dei Balzi Rossi, nella zona di Ponte San Ludovico, è rimasto il gruppo di immigrati, fermi a pochi metri dal confine, in attesa di poter superare le Alpi francesi.
    L'Ungheria alzerà un muro lungo il confine con la Serbia - IlGiornale.it

    VIVA IL MURO! - IN UNGHERIA NON SONO D’ACCORDO COL PREMIER MALDESTRO ORBAN: IL MURO DEVE ESSERE PIÙ ALTO” - ''I MIGRANTI SONO SPORCHI. PISCIANO PER STRADA. FANNO TANTA IMMONDIZIA"
    Niccolò Zancan per “la Stampa”
    Chilometri di campi coltivati, pannocchie, cavoli e grano, piccole nuvole danubiane soffici come zucchero filato, per arrivare infine a questo ristorante-bar affacciato sulla frontiera Est d’Europa. Si chiama «Viva», una pizza costa 1020 fiorini, il corrispettivo di 4 euro. E dietro al banco c’è un ragazzo di nome Cristian, 23 anni, con due braccia spesse e la pancia grossa.
    «Questa idea del muro, così come l’ha presentata il primo ministro Orbàn, non mi convince - dice -. Quattro metri non bastano». Il muro sarebbe troppo basso? «Certo! Quelli possono imparare il modo di saltarlo. Ho visto in televisione che lo fanno anche in Spagna, a Melilla, vicino al Marocco, dove le barriere sono alte più del doppio». Ma «quelli», Cristian, i migranti, i profughi, i ragazzi della tua età che scappano da guerre e povertà, cosa ti fanno di male? «Sono sporchi. Pisciano per strada. Mollano quei vestiti lerci in giro. Fanno tanta immondizia».
    Entra la signora Szucsné Kantor per un caffè. È la proprietaria di una casetta con i tetti spioventi alla fine della strada. Cappelli corti, occhiali, un gatto e delle galline. La sua foto è finita a pagina 2 dei quotidiani locali: «Viva il muro - dice sorridendo - sono proprio felice. I migranti passano davanti alla mia proprietà. Non mi sento sicura». In prima pagina c’è il filo spinato. Titoli a caratteri cubitali: «Cortina di ferro!». «Un muro contro i migranti». «Il governo ha già stanziato 30 miliardi».
    Il «fronte»
    Questa frontiera lunga 175 chilometri è quanto mai inafferrabile. Passa attraverso villaggi dispersi, dove incontri uomini e donne anziani in bicicletta, e non certo per ragioni ecologiste. Da una parte c’è la Romania, dall’altra la Bosnia. Ma è questo tratto a Sud, che confina con la Serbia, il problema.
    Nel 2012 da qui sono entrati 2 mila migranti, l’anno scorso 46 mila. I tre comuni più interessati sono Röske, Àsatthalom e Mòrahalom. Il sindaco di quest’ultimo, si chiama Nògradì Zoltàn: «Sono favorevole a tutto quello che può ripristinare l’ordine». Non sono tutti esaltati dall’idea del muro. Ma nessuno lo critica.

    «Caro Papa, sono stufo di chi fa la morale a spese degli altri»
    Il leader della Lega Nord attacca sui social la presidente della Camera, Laura Boldrini, e risponde anche a Papa Francesco. Intanto, Radio Padania gioca a provocare Matteo Renzi.
    GIULIA UGAZIO
    «Dice l'inutile Boldrini che "ogni muro ostacola lo sviluppo e il progresso». Bene, giù tutti i muri, anche il Muretto di Alassio e il Muro del Pianto. E voi, siete pronti ad abbattere il muro del vicino di casa???» , ha scritto provocatoriamente Salvini, questa mattina, sul suo profilo facebook. E, in merito all’annuncio da parte delle autorità ungheresi della costruzione di un muro anti-immigrati, ha articolato meglio il suo pensiero rispondendo ai cronisti che l’hanno interrogato:«La soluzione è difendere i confini ed eventualmente sospendere i pagamenti all'Europa».
    Salvini: Viva la Danimarca!
    Il leader del Carroccio è tornato anche sulla diatriba legata allo scontro frontale con Papa Francesco. «Ciascuno, nel suo, fa quello che può, il Papa fa il Papa e io sono l'ultimo dei buoni cristiani, sono un peccatore, ma sono stufo di chi fa la morale a spese degli altri": è quanto ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle parole del Pontefice. «La Chiesa fa tanto di buono con gli oratori, le parrocchie e le missioni all'estero, il problema è distinguere tra clandestini e rifugiati. E non mi sembra che ci siano tendopoli in Vaticano. Io rispetto tutti ma chiedo di essere rispettato".
    Sul suo profilo facebook, poco prima, Matteo Salvini aveva elogiato la Danimarca, pubblicando questo post: «Anche in Danimarca il partito "populista e xenofobo" vola, superando il 20% dei voti alle elezioni, secondo partito del Paese. Mi chiedo perché chi vuole vivere tranquillo, lavorare e controllare l'immigrazione, diventa POPULISTA e XENOFOBO. Che pena certi giornalisti, ignoranti e prezzolati. Viva la Danimarca!»
    Radio Padania lancia il servizio «sbarcare informati»
    Intanto, proprio ieri, Radio Padania ha lanciato il servizio «sbarcare informati», che - oltre alle informazioni dedicate ai clandestini che intendono raggiungere illegalmente le coste italiane - assicura consigli anche agli scafisti. L'iniziativa, evidentemente provocatoria, è partita alle ore 16 del 18 giugno e proseguirà con nove appuntamenti giornalieri. «Sbarcare informati» sarà un servizio attivo fino alla sospensione della politica migratoria scelta dal Governo Renzi.
    Come riporta il comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Lega Nord, «La nostra provocazione – secondo Alessandro Morelli, direttore dell’emittente della Lega Nord – va dritta verso quei buonisti che fanno finta di non sapere che il mercato di uomini in atto nel Mediterraneo nel peggiore dei casi arricchisce le mafie ma è comunque un business sul quale associazioni, enti e cooperative lucrano pesantemente. Interrompere l’invasione non è più un’opzione ma una necessità per la stragrande maggioranza degli ascoltatori anche non leghisti, dunque Radio Padania vuole essere pungente e rappresentare le istanze di chi se la prende con le anime belle che pare vivano una realtà da telenovela veicolata dalla grande informazione che si è allineata alle direttive del Governo Renzi/Alfano dimenticandosi delle emergenze dei cittadini italiani».
    «Caro Papa, sono stufo di chi fa la morale a spese degli altri» | Politica | DiariodelWeb.it

    Iniziato il Ramadan: 25 imam nel mirino dell'Antiterrorismo
    Hanno un obiettivo chiaro: indottrinare i fedeli e predicare l'Islam radicale. Circa 25 Imam provenienti da Egitto e Yemen sono nel mirino dei servizi di intelligence. Sarebbero arrivati in Italia per predicare durante il mese del Ramadan appena cominciato
    Mario Valenza
    Hanno un obiettivo chiaro: indottrinare i fedeli e predicare l'Islam radicale. Circa 25 Imam provenienti da Egitto e Yemen sono nel mirino dei servizi di intelligence.
    Sarebbero arrivati in Italia per predicare durante il mese del Ramadan appena cominciato. Secondo quanto racconta l'Antiterrorismo, questi Imam avrebbero il compito di esportare l'ideologia islamista tra tutti i fedeli che seguiranno il Ramadan. Ma tra questi imam si nascondono anche alcuni soggetti che usano la religione per predicare un islam radicale che dà poi seguito alle ideologia che alimentano il terrorismo. Come racconta ilTempo, questi predicatori sono conosciuti come "tabligh".
    Hanno la missione di risvegliare gli islamici dormienti e ricondurli nella fede estremista. Gli imam che predicano il radicalismo nel loro tour operano nei piccoli centro urbani o nelle periferie delle grandi città dove esistono alcune moschee clandestine. I tabligh nei loro messaggi predicano la fuga dalla contaminazione occidentale. Messaggi questi, che come racconta l'Antiterrorismo possono far presa su soggetti deboli che interpretando a loro modo la fede possono dirigersi verso attività terroristiche.
    Iniziato il Ramadan: 25 imam nel mirino dell'Antiterrorismo - IlGiornale.it

    ORA VEDIAMO SE SIETE TUTTI "CHARLIE" - WILDERS, IL POLITICO OLANDESE ANTI-ISLAM, VUOLE TRASMETTERE UN CARTONE CON MAOMETTO SULLA TV PUBBLICA, NELLO SPAZIO RISERVATO AI PARTITI - FU PROIETTATO AL FESTIVAL TEXANO DOVE UN MESE FA DUE TERRORISTI TENTARONO UNA STRAGE
    (ANSA) - Il Parlamento olandese ha rifiutato di proiettare il cartoon anti-Islam che un mese fa a Garland, in Texas, provocò la sparatoria in cui la polizia uccise due estremisti islamici che armati di fucili e pistole avevano cercato di attaccare Geert Wilders poco dopo che il leader del partito xenofobo olandese aveva tenuto un discorso al festival organizzato dall'organizzazione islamofobica di Pamela Geller per premiare caricature di Maometto.
    Ma lo stesso Wilders ha annunciato che farà passare il film nello spazio televisivo mensilmente riservato alle trasmissioni dei partiti politici. Wilders, il cui Partito della Libertà ha 12 dei 150 seggi del parlamento olandese, aveva chiesto la proiezione del cartoon, rifiutata dall'organismo di controllo interno della Camera perché non conforme ai regolamenti interni. Il leader del Partito della Libertà, con una mossa verosimilmente destinata ad offendere la comunità islamica, ha reagito al 'no' parlamentare affermando che avrebbe messo in onda il cartoon per "sostenere la gente che usa la penna e non la spada".
    "Se diciamo 'può essere offensivo, non facciamolo' - ha dichiarato alla AP - mandiamo alla gente come quella in Texas e ai loro seguaci il segnale che la cosa funziona, che ci possono intimidire e che noi abbiamo paura". Nel 2008 Wilders è stato autore del doumentario anti-islam 'Fitna'.
    Nel 2011 è stato assolto dall'accusa di apologia dell'odio, perché secondo il giudice la sua retorica antimusulmani si inseriva nel contesto del dibattito nazionale sull'immigrazione. Attualmente è di nuovo imputato di incitamento alla violenza per aver tenuto un discorso in cui chiedeva ai suoi sostenitori se volessero più o meno marocchini in Olanda. Con il pubblico che ha risposto urlando: "Meno, meno, meno".

    L'allarme sugli immigrati: "Sbarcati 30 terroristi dell'Isis"
    I servizi di intelligence: "La loro identità è nota, si sono mischiati agli immigrati". L'Italia è l'autostrada dei terroristi
    Mario Valenza
    Mentre si prova a cercare una soluzione per risolvere l'emrgenza profughi scoppiata nelle città italiane del Nord, in Sicilia proseguono gli sbarchi di immigrati.
    Ma ad approdare sulle nostre coste non sarebbero solo disperati in fuga dalle guerre dell'Africa e del Medio Oriente, ma anche terroristi.
    Sarebbero almeno trenta i jihadisti sbarcati in Italia nelle ultime settimane. E altri sarebbero già pronti per partire verso l'Italia. L'indiscrezione che ha allertato i nostri servizi di intelligence arriva dagli Stati Uniti. I servizi segreti statunitensi, attaverso Fox News, hanno fatto sapere che trenta jihadisti si sarebbero imbarcati insieme ai migranti verso l'Italia.
    La loro identità sarebbe nota ai nostri 007. Ma nonostante l'allarme i jihadisti sarebbero stati salvati dalla Guardia Costiera insieme agli altri immigrati nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Senza documenti e col rifiuto di farsi identificare, i terroristi si sarebbero mescolati tra migliaia di immigrati facendo perdere così le loro tracce. Secondo i servizi l'obiettivo dei terroristi è quello di approdare in Italia per poi spostarsi in altri Stati Europei e di arrivare anche negli Stati Uniti. L'Italia sarebbe dunque la terra di passaggio per i terroristi che gudagnandosi spesso lo status di rifugiato hanno anche una sorta di scudo con le autorità che indagano sui loro spostamenti. Le notizie che giungono dagli Stati Uniti sconfesserebbero la linea di chi sostiene poco credibile la tesi di infiltrazioni jihadiste tra i migranti. Abdul Basit Haroun, consigliere del governo libico, ha rivelato che sui barconi Isis carica i suoi uomini per inviarli in Europa "perché la polizia europea non sa chi appartiene all'Isis e chi è invece un rifugiato".
    L'allarme sugli immigrati: "Sbarcati 30 terroristi dell'Isis" - IlGiornale.it

    Dal Washington Post: nella terra delle libertà, ogni anno, 26 mila crimini per razzismo e xenofobia
    In un'analisi per il WP parla l’avvocato Richard Cohen, direttore del South Poverty Law Center.
    Oltre 26 mila sono i crimini che negli Stati Uniti vengono commessi ogni anno, motivati da razzismo e xenofobia o che costituiscono attacchi contro minoranze ideologiche o etniche, ha denunciato l’avvocato Richard Cohen, direttore del South Poverty Law Center.
    In un’analisi realizzata per il quotidiano Washington Post, Cohen ha ricordato che secondo l’ultimo rapporto dell’FBI nel 2013 questi crimini sono stati 5.928 nell’intero paese, e solo 51 in South Carolina, lo stato a cui appartiene Charleston, dove è stato perpetrato il massacro.
    Le stime sono basate su «segnalazioni volontarie delle agenzie di sicurezza» distribuite in tutto il paese.
    I numeri forniti dall’ufficio statistico della Segreteria di Giustizia, anche per il 2013, sono molto diversi, visto che circa 256 mila persone sono vittime ogni anno di crimini motivati dall’odio.
    In assenza di un obbligo di denuncia per questi crimini, ha sottolineato Cohen, «molte agenzie rifiutano di collaborare. Il Mississippi, per esempio, ha riferito di soli quattro crimini nel 2013, mentre l’Alabama sei».
    Proprio in questi due stati del sud sono attivi gruppi suprematisti e il Ku Klux Klan. Inoltre, secondo l’Ufficio di Statistica, almeno un quarto delle vittime di questi attacchi non li denuncia, in particolare gli immigrati clandestini che temono il rimpatrio.
    Molto alto, inoltre, è il numero dei gruppi che istigano all’odio negli Stati Uniti: ben 784 al 2013 contro i 457 del 1999.
    Dal Washington Post: nella terra delle libertà, ogni anno, 26 mila crimini per razzismo e xenofobia - World Affairs - L'Antidiplomatico

    Non provocate l’uomo bianco
    I tristi fatti di Charleston dovrebbero insegnare alle élite politiche dei paesi occidentali una cosa: non provocare l’uomo bianco.
    La situazione di ‘assedio razziale’ che vivono le popolazioni bianche in tutto il mondo, non può che generare – anche – risposte sbagliate di questo tipo.
    Difronte a pericoli reali, come questo:



    Gli individui reagiscono in modo differente. C’è chi si impegna in politica, cercando di cambiare le cose; chi si arrende; e poi c’è chi inizia a sparare. Spesso a caso.
    E saranno sempre di più, se le autorità non agiscono per eliminare il problema. Quando la sopravvivenza del tuo gruppo è in pericolo, diventa difficile ragionare freddamente.
    E la situazione è veramente di ‘assedio’ per l’uomo bianco. Circondato ad ogni lato dalla montante marea colorata. Indebolito, internamente, dalla martellante propaganda nichilista di papi, media di distrazione di massa e politici a libro paga delle multinazionali. Propaganda che, dopo Charleston, diverrà ancora più incessante, già ha iniziato il fanatico governatore della Toscana, il povero Rossi, con un bizzarro parallelismo con la situazione italiana.
    Non potete pensare che tutti facciano un inchino alla sostituzione etnica in corso.
    Sintesi: evitate di mescolare popolazioni. Genererete mostri incontrollabili.
    Identità.com » Non provocate l?uomo bianco

    Trento, la Curia dà ai profughi un alloggio a 5 stelle
    La protesta del Carroccio: "Le madri trentine non hanno le case popolari ma gli stranieri vengono alloggiati in palazzi stile Dubai"
    Giovanni Masini -
    Trento - Quando ci presentiamo all'ingresso del centro di accoglienza noto come "ex motel Agip", il portinaio fa il vago.
    Ci spiega che per visitarlo serve un permesso, che può essere rilasciato dall'apposito ufficio per la gestione dell'emergenza profughi, telefonando al dirigente che, guarda caso, è appena andato via.
    Siamo a Trento, nelle retrovie di quella marcia forzata che migliaia di immigrati intraprendono da mesi alla volta del Brennero e quindi, nei loro sogni, della Germania. Il confine austriaco però è chiuso e la maggior parte rimangono bloccati nelle valli dell'Alto Adige, a Bolzano e a Trento. Le due Province autonome continuano ad approntare piani di accoglienza, mentre le altre Regioni del nord - Veneto, Lombardia, Friuli - tuonano contro i nuovi arrivi.
    Tra i più combattivi contro la politica della sinistra al governo ci sono gli esponenti della Lega Nord: il segretario provinciale Maurizio Fugatti combatte da tempo per riportare, dice lui, i trentini in testa all'agenda politica della Provincia autonoma. "Ci sono madri trentine disoccupate che non riescono ad ottenere le case popolari e noi continuiamo ad accogliere i profughi da tutta Italia - ci spiega - Sicuramente chi è già qui fotografa questi centri di accoglienza belli lucidi e puliti, manda le immagini agli amici in Sicilia o in Africa e così ne arriveranno sempre di più."
    Visitare il centro sembra impossibile, il dirigente competente ci rimanda all'ufficio stampa della Provincia, che tira in ballo l'assessorato, che promette di richiamarci... La struttura è pulita ed accogliente, fino a pochi mesi fa ospitava gli studenti universitari fuori sede. E questa non è il solo ambiente destinato a ricevere i profughi.
    In città ha fatto molto scalpore anche la notizia che altre decine di immigrati verranno sistemati nel cosiddetto Palazzo Centochiavi, un edificio di nove piani della Curia locale che però deve ancora essere riadattato alla futura destinazione. Anche in questo caso, è la Lega Nord a sollevare dubbi sull'opportunità della decisione della Curia - e della Provincia, che per alloggiare i profughi ha ricevuto il palazzo in comodato d'uso gratuito. Su cui però il Carroccio esprime perplessità: "Quanto durerà questo comodato d'uso? - domanda piccato l'ex consigliere comunale Claudio Villotti - Chi pagherà tutte le spese? E che dire della piccola chiesa annessa alla struttura: quanto tempo dovrà passare prima che la trasformino in moschea?".
    Trento, la Curia dà ai profughi un alloggio a 5 stelle - IlGiornale.it

    Danimarca, vince il partito anti-immigrazione
    La coalizione di centrodestra sarà guidata dal liberale Lars Lokke Rasmussen, ma il primo partito di governo è il Partito del Popolo danese
    Giuseppe De Lorenzo
    La Danimarca va alla destra. Anzi, all'estrema destra. Il fiume di voti che stanno raccogliendo i partiti critici dell'Unione Europea è ormai una realtà politica che difficilmente può passare in secondo piano.
    A Copenaghen, infatti, i conservatori conquistano 90 seggi sui 179 disponibili e potranno governare senza problemi per tutta la legislatura. Ma a soprendere è soprattutto quel 21% di consensi che sono finiti a Kristian Thulesen Dahl, leader del Partito del Popolo danese.
    Una campagna completamente improntata nella lotta all'immigrazione e nella critica al processo di integrazione europea, quella del Partito del Popolo danese che ora avrà un ruolo chiave nella formazione del governo di Lars Lokke Rasmussen, il candidato premier del blocco conservatore. "C'è una maggioranza che ritiene che la Danimarca abbia bisogno di un nuovo governo e ci ha dato la possibilità di riprendere quelle chiavi", ha detto Rasmussen. Ma non può festeggiare fino in fondo: il suo partito liberale, infatti, ha perso il 7% dei consensi ed ha lasciato al Partito del Popolo il primato nella coalizione di centro-destra.
    Anche da Matteo Salvini arrivano i complimenti per il partito nazionalista danese: "Anche in Danimarca il partito 'populista e xenofobo' vola, superando il 20% dei voti alle elezioni, secondo partito del Paese. Mi chiedo perché chi vuole vivere tranquillo, lavorare e controllare l'immigrazione, diventa POPULISTA e XENOFOBO".
    La destra ha vinto la battaglia elettorale grazie alla lotta all'immigrazione. Copenaghen, infatti, spinta dall'opinione pubblica ha ristretto le maglie del suo sistema di accoglienza e non ha accettato la redistribuzione di migranti stabilita dall'Unione Europea. La Danimarca, infatti, ha fatto appello alla clausola di esclusione che, come Irlanda e Gran Bretagna, le permette di non ospitare i profughi. Così ha trionfato il Partito del Popolo.
    Danimarca, vince il partito anti-immigrazione - IlGiornale.it

    EMERGENZA PROFUGHI: LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE
    Maurizio Blondet
    PAOLO SENSINI – Basta solo un rilievo, per la verità di un’evidenza elementare, per smontare tutta la canea mediatica sui “profughi da accogliere perché scappano dalla guerra”. Ma se uno fosse davvero tale, cioè arrivasse effettivamente da zone o Paesi dove sono in corso conflitti armati, perché non portare con sé i documenti personali che ne attestino seduta stante la provenienza? Dovrebbe essere lui il primo interessato a portarseli dietro, o no? Tutti i “migranti”, invece, ne sono sistematicamente sprovvisti, e dunque ci vogliono mesi e mesi per identificarli e attribuirgli l’eventuale status di “profugo”. E intanto le coop e compagnia cantante ce magnano… Strano, vero? Qualcuno, se può, lo faccia presente al mongolino Afghano…
    EMERGENZA PROFUGHI: LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE - Blondet & Friends

    Verremo pur sommersi da scabbia, merda e machete. Ma un’alternativa c’è
    di Camillo Langone
    Non è vero che di fronte all’invasione non c’è niente da fare. Noi “non ammazziamo i vicini di mare. Neanche quando si fanno minacciosi alle nostre coste. E’ così e non puoi farci niente, caro Langone” scrive Giuliano Ferrara. Lo so bene che gli italiani non conoscono l’onore e sempre tendono a parteggiare per l’invasore quand’esso appare vincente (in questo caso: demograficamente vincente).
    Fra mille degradanti episodi ne ricordo giusto due: Mantova 1526, quando Giovanni dalle Bande Nere che cercava di fermare gli invasori venne ucciso dall’arma fornita dal Duca di Ferrara, e Sicilia 1943, quando i bombardatori vennero accolti con applausi e fiori dalle popolazioni bombardate. Lo so bene che alla regola della sottomissione nemmeno stavolta bisogna aspettarsi eccezione, che sotto la linea gotica la Lega non avrà mai la maggioranza perché è il partito degli avari mentre potrebbe averla il Cinque Stelle siccome è il partito degli invidiosi.
    Essendo l’invidia “il peccato diabolico per eccellenza” (Sant’Agostino) e il diavolo “principe di questo mondo” (Gesù) si capisce come i grillini, nonostante l’avanzato stato di bollitura del comico eponimo, partano con un bel vantaggio. E’ l’invidia che fa aprire le porte della propria città allo straniero col quale si è raggiunto, o si spera di raggiungere, un accordo a spese della fazione rivale. In un paese di tenori e gelatai, di pizzaioli e tifosi, funziona così, lo so bene.
    Eppure l’invasione non la accetto. Accettate di farvi invadere, se vi piace tanto, se ci trovate una convenienza, magari anche solo quella di sentirvi nella corrente e buoni. Ego non. Io non smetto di pensare a un’alternativa che non è la guerra (sono isolazionista come uno shogun giapponese del Settecento, come un presidente americano degli Anni Venti), è la difesa. Abbiamo un ministero della Difesa: è solo un costo? Non è precisamente vero che nessuno al mondo respinge gli invasori “con violenza e rigore doganiere”: la Spagna a Ceuta li respinge virilmente, la Francia manda la Gendarmerie a sigillare la frontiera con l’Italia, quella nazione cogliona che crede alla fiaba di Schengen, Marocco e Israele non fanno che alzare alti, ben sorvegliati muri, l’Australia sbatte i richiedenti asilo in Papuasia, così imparano, poi li deporta in Cambogia, così imparano meglio, mentre Malesia e Indonesia trainano i barconi fuori dalle acque territoriali e li guardano tornare mesti ai porti d’imbarco (notare che a respingere gli invasori, di norma maomettani, sono spesso governi maomettani).
    Io non smetto di pensare a un’alternativa all’invasione pur sapendo che i succitati sono esempi molto difficili da seguire per il popolo più decadente del mondo. Sì, è molto probabile che verremo sommersi da scabbia, merda e machete. (Per dirla in modo più poetico, parafrasando Verlaine: guarderemo passare i grandi barbari neri componendo tweet indolenti). Ma perfino in questo malaugurato caso ci sarà ancora qualcosa da fare: salvare le parole e con esse la possibilità di pensare.
    Florenskij, grande teologo cristiano assassinato da Stalin, ha scritto che “il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza anche il pensiero”. Pertanto sono orgoglioso di non usare mai la grossolana parola “migranti” (non stiamo parlando di rondini) né l’imprecisa parola “profughi” (non stiamo parlando di istriani). Non uso mai nemmeno la parola “disperati”: per trovare il coraggio di imbarcarsi bisogna essere, al contrario, pieni di sogni circa l’avvenire. Disperati sono gli italiani le cui aspettative continuamente decrescono e che perciò hanno smesso di far figli: nel 2014 (ultimissimi dati Istat) le morti hanno superato le nascite di 100.000 unità, rispetto al 2013 mancano all’appello 12.000 bambini, uno strazio.
    Invasione significa “1) penetrazione in un territorio di popoli che migrano in cerca di nuove sedi; 2) irruzione violenta o arbitraria di persone in un luogo”. Chiamare “invasore” chi commette invasione non è abbastanza, magari lo fosse, ma non è nemmeno niente: io cerco di mantenere viva questa parola, è il mio farci qualcosa.
    Verremo pur sommersi da scabbia, merda e machete. Ma un?alternativa c?è

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Avvisateli che si tratta di terroristi «islamici»
    Nei messaggi di cordoglio dopo le stragi di ieri, tutti, da Mattarella ad Alfano, da Renzi alla Mogherini, hanno parlato vagamente di «estremismo», «fondamentalismo», «terrorismo». Ce ne fosse stato uno ad avere il coraggio di dire che erano miliziani di religione musulmana...
    di Gianluca Veneziani
    Certe forme di autocensura ricordano da vicino le ipocrisie linguistiche di quella fiction Rai sulle foibe, Il cuore nel pozzo, in cui i soldatacci slavi di Tito venivano benignamente definiti «titini», senza che mai una volta li si chiamasse per quello che era davvero: dei «comunisti».
    Ecco, la stessa dinamica di omissione, di edulcoramento della realtà politically correct – quanto mai inopportuna, visto che poco prima c’erano state delle stragi in tre continenti – è andata in scena ieri, a ridosso degli attentati in Tunisia, Francia e Kuwait. Subito è partito il coro automatico di cordoglio istituzionale, le frasi di rito, gli inviti a restare uniti e a tener duro e non cedere alla paura. Ma che in uno, uno soltanto, dei messaggi dei nostri rappresentanti politici fossero comparse le parole «musulmano» o «islamico», a proposito degli attacchi jihadisti, peraltro rivendicati dall’Isis…. Macché.
    I nostri presidenti e ministri hanno preferito ricorrere a perifrasi, giri di parole, sottintesi vagamente allusivi, a vere e proprie acrobazie linguistiche pur di non pronunciare quelle due paroline magiche, che avrebbero potuto subito farli bollare come «islamofobi».
    Così il capo dello Stato Mattarella – da cui, viste le sue precedenti performance, non ti aspettavi dicesse nulla di sconcertante – se l’è cavata con un «in un giorno in cui la violenza fondamentalista esprime la sua strategia di terrore», bla bla bla, «va espressa solidarietà ai Paesi che hanno avuto vittime negli attacchi terroristici». Fondamentalismo di cosa, Presidente? Terrorismo di quale matrice? Strategia di terrore ispirata a quale religione? Boh, non è dato saperlo. Anche il ministro Angelino Alfano, uno che di solito ha l’abitudine di dire le cose papale papale (sì, come no!), ha parlato come se fosse in un fantasy, dove non meglio specificate forze del Buio minacciano quelle della Luce. «Quello che la giornata di oggi ci insegna», ha detto in tono solenne, «è che c’è un mondo sfidato dal Terrore e noi vinceremo questa sfida se noi metteremo in campo la forza delle grandi democrazie». “Noi”, “loro”, “il Terrore”, “le grandi democrazie”… Ma cosa, Alfano? Vorremmo, non dico nomi e cognomi, ma almeno qualche indicazione più precisa su chi combatte per la libertà e chi, o meglio i fanatici di quale religione, combattono per demolirla.
    Niente, invece. Reticenza assoluta, vaghezza, voluta imprecisione. Tutto resta sospeso, indeterminato, perché il Male non si può nominare, ché fa troppa paura. Anche il premier Matteo Renzi, lui, l’uomo forte, cazzuto, determinato, il decisionista con le palle, sì lui, si limita a un debolissimo «Tutti uniti contro l’odio e il terrore». Il Califfo al-Baghdadi e i miliziani dello Stato islamico se la saranno fatti sotto… E poi c’è lei, lady Europa, misses Affari esteri dell’Unione, signore e signori, Federica Mogherini, che non ha esitato un attimo a dire la sua, come si confà a una donna di peso, senza peli sulla lingua. «I terroristi vogliono dividerci», ha tuonato, «ma ci uniscono ancora di più. Stiamo assistendo a un tentativo senza precedenti di manipolare la religione per giustificare il terrorismo. Non cadremo nella trappola». La Religione? Ma perché, signora Mogherini, esiste solo una religione nel mondo? A quale si riferiva nella fattispecie? E quando aggiunge che «i terroristi mirano a destabilizzare le nostre società, spargendo paura, sospetto e pregiudizio», di quali terroristi parlava? Dei brigatisti rossi? Dei Nar? Dei terroristi dell’Eta o di quelli dell’Ira? No, perché sa, Mogherini, letta così proprio non si capisce…
    Ma sono le cautele ipocrite di chi non vuole ammettere che queste sono le manifestazioni estremistiche di una religione, l’islam, che già in sé – come ha avuto oggi il coraggio di dimostrare il Corriere, riportando alcuni versetti violenti del Corano, e come avevamo già avuto modo noi di sottolineare – contiene un invito esplicito a convertire gli infedeli con il ricorso alla forza. Un’ipocrisia che, se utilizzata con lo stesso metro, dovrebbe portare a definire le Crociate “tentativi di riconquistare il Santo Sepolcro con le armi da parte di miliziani devoti a una fede” e a indicare i conquistadores come “guerriglieri che, ricorrendo alla violenza, hanno invaso territori altrui, con il pretesto di convertirli a una religione”, senza specificare quali fossero la fede e la religione in questione. Cosa che ovviamente non succede, perché in questi ultimi due casi si parla di cristianesimo.
    Se invece è in ballo l’islam, allora le bocche si cuciono, le labbra si serrano, i riferimenti espliciti alla religione vengono banditi. Vogliamo difendere la libertà d’espressione, e siamo tutti bravi a gridare “Je suis Charlie”. Ma poi siamo i primi a censurarci quando si tratta di dire pane al pane, vino al vino, e musulmano al musulmano.
    Avvisateli che si tratta di terroristi «islamici» | L'intraprendente

    Il Venerdì di sangue e la cieca follia occidentale
    Non è finito il conteggio delle vittime, ma è già iniziata la penosa gara dei “distinguo” tra islamici cattivoni e islamici “moderati” (che però nessuno sa dire dove si trovino). Le terribili responsabilità della Chiesa. Possiamo ancora salvarci?
    di Paolo Deotto
    Quelli che, secondo alcuni che non nominiamo per carità cristiana, sono nostri “fratelli”, hanno degnamente festeggiato oggi il venerdì, dedicandosi all’attività nella quale eccellono: uccidere.
    Dobbiamo qui fare l’elenco di quanto è accaduto in Francia, Kuwait, Tunisia, Somalia? Non credo. Le notizie non mancano e sono in continuo aggiornamento per completare l’unica cosa che si può fare “dopo”: la triste conta delle vittime.
    Il numero delle vittime, la ferocia dei comportamenti di questi scellerati, sono tragiche evidenze che parlano da sole e se nel mondo occidentale esistesse ancora un barlume di ragione, ogni governo si attrezzerebbe militarmente, anzitutto per porre sotto il più rigido controllo gli islamici presenti – e rimandarne il più possibile a casa loro – e poi per impedire con qualsiasi mezzo, ripeto “qualsiasi”, lo stillicidio inarrestabile di arrivi di “barconi”, nei quali è praticamente impossibile un’identificazione sicura di tutti gli occupanti.
    Invece già si stanno alzando le voci degli “intellettuali”, tutti preoccupati di riproporre lo stantio refrain degli islamici “moderati”, delle necessarie distinzioni, della collaborazione con il mondo islamico, che in verità è formato da miti fanciulli che desiderano solo vivere pacificamente, nel reciproco rispetto.
    Ignoranti e pavidi. Ignoranti, perché non si sono mai presi la pena di leggere il corano, e quel po’ che conoscono viene da loro interpretato in modo del tutto arbitrario, però funzionale al progressivo intontimento del mondo (ex)civile. “La guerra santa non va interpretata alla lettera”, ammoniscono col ditino alzato gli “intellettuali”. E la cosa è tanto più grottesca, di fronte a un mondo islamico che fa di tutto per dimostrare che la guerra santa invece, per loro, è una cosa tremendamente seria, è una guerra.
    Pavidi, perché questa pletora di pennivendoli, politici, intellettuali a gettone, sono sempre pronti a saltare in sella con chi è, o è ritenuto, il vincente. Il mondo islamico, con la sua carica inarrestabile di violenza, è da molti visto come il probabile vincitore futuro, e quindi è meglio adularlo ora, il più possibile. Poveri illusi: saranno i primi a finir male, perché gli islamici li disprezzano, come disprezzano tutti coloro che non sanno difendersi.
    Neanche questo venerdì di sangue aprirà gli occhi a quanti, nell’Empireo, dirigono le nostre società putrefatte. È inevitabile, perché dopo decenni in cui il mondo occidentale, culla della civiltà cristiana, e quindi della civiltà, si è messo con impegno a suicidarsi, rinnegando le proprie radici, il risultato non poteva essere diverso.
    Quando esistevano ancora gli uomini, con tutti i loro mille difetti, ma erano Uomini (“U” maiuscola), abbiamo avuto Lepanto. Ma da quando è iniziata la corsa verso il baratro, con la “scoperta” delle meraviglie del protestantesimo, dell’illuminismo, dello stato laico, delle gioie terrene garantite dal comunismo e via via fino alla “libertà religiosa”, e altri mille simili imbrogli, ci si è avviati, a velocità sempre più folle, verso il fondo del baratro.
    Al fondo del baratro cosa troviamo? Le fogne, è ovvio, dove scorre il liquame. E infatti ormai il mondo ex-civile si rotola nelle perversioni, come i maiali nel fango, e gode troppo in questo suo divertimento satanico e suicida, per rendersi conto che sta arrivando il nemico, che non viene per “aprire un dialogo”, ma per farlo a pezzi.
    In questo sfacelo, è terribile la responsabilità storica della Chiesa, che, ormai persa, almeno nei suoi massimi esponenti, la Fede, vaneggia di dialoghi, preghiere comuni con le false religioni. La Chiesa conciliare festosa e assembleare, che ha abbracciato il maledetto imbroglio della libertà religiosa, rinunciando al suo compito di guida spirituale e morale del mondo civile e al suo obbligo di apostolato.
    Questa Chiesa, docile ai comandi di un mondo impazzito, ha annullato la vera difesa che aveva la civiltà occidentale, la Fede, sostituendola con un vezzeggiamento ipocrita ed effeminato dei peccatori. Rinnegando sé stessa, ha dato una solida mano al mondo ansioso di suicidarsi. Il diavolo può essere contento.
    Quale motivazione potremo dare oggi ai nostri giovani per combattere realmente – e combattere vuol dire saper fare anche la guerra – contro la satanica incombente minaccia dell’islam? Prometteremo loro un “gay pride” in più come premio in caso di vittoria, come quello che domani lercerà le strade di quella che fu un tempo la città di Sant’Ambrogio, nel silenzio complice di una curia di pusillanimi?
    Conoscevo il caso di un tale che aveva una moglie così infedele da tradirlo di continuo e di fronte a tutti. Il pover’uomo ne soffriva troppo e quindi, anziché prendere a schiaffoni la fedifraga e a legnate l’amante di turno, si era costruito un mondo immaginario, e andava dicendo a parenti ed amici di avere una moglie che era una perla di virtù coniugali. Morì ucciso dalla moglie, che lo uccise aiutata dall’amante di turno, ma morì felice, perché, ormai era diventato del tutto pazzo e prima di morire esclamò: “cara, lo so che lo fai in un momento di rabbia; ma tu sei ben diversa, mi hai sempre amato, io ti conosco e ti ho capito”.
    Vogliamo fare la fine di questo infelice cornuto? Preferirei di no. E allora attrezziamoci nell’unico modo possibile. Ritrovando la nostra dignità di cristiani cattolici; potremo così anche ricominciare a comportarci da uomini. Combattenti, ove necessario.
    Il Venerdì di sangue e la cieca follia occidentale* ?* di Paolo Deotto | Riscossa Cristiana

    La Tunisia ne chiude 80, Renzi si oppone alla legge "anti-moschee" di Maroni
    Il governo a marzo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la "legge anti-moschee" della Regione Lombardia
    Giuseppe De Lorenzo
    La Tunisia la risposta al terrorismo islamico l'ha trovata in quella che è l'unica mossa che doveva essere fatta: chiudere le moschee dove avviene la radicalizzazione, dove uomini e donne fedeli di Allah doventano reclute dello Stato Islamico.
    Tunisi ne ha chiuse 80 ed è un paese a maggioranza musulmana. L'Italia e il governo Renzi, invece, pensano bene che sia opportuno ostacolare l'unica legge italiana che metta dei paletti alla costruzione di nuovi luoghi di culto islamici. Nel gennaio di quest'anno, infatti, il governo a guida leghista della regione Lombardia ha approvato una legge regionale che definisce le regole per l'apertura di nuove moschee. In realtà, la norma vale per tutti i luoghi di culto di tutte le religioni, ma le opposizioni non hanno esitato a chiamarla "legge anti-moschee". Anche fosse, gli ultimi attentati dimostrano che non sarebbe una scelta sciocca.
    La legge voluta da Maroni prevede che per costruire un minareto sia necessario stipulare convenzioni urbanistiche con i Comuni interessati, si debba "rispettare il paesaggio lombardo" e che gli interessati debbano farsi carico delle spese per i parcheggi, strade e degli impianti di video-sorveglianza che è obbligatorio installare. Di più: il Pirellone, infatti, ha inserito anche un articolo che permette ai comuni di indire dei referendum consultivi per far esprimere la popolazione sulla volontà o meno di avere una moschea nella loro comunità cittadina. Le regole valgono sia per le religioni che hanno stipulato un concordato con lo Stato, sia per quelle che non l'hanno fatto, come l'Islam. Per queste, sarà necessario sottoporre le richieste di autorizzazione anche al controllo di una consulta regionale.
    Misure non discriminanti, ma - visti i tempi - di buon senso. Eppure Matteo Renzi, senza tener conto di quanto sta avvenendo in questi mesi e dimostrando di essere meno lungimirante dei governatori tunisini, in marzo ha deciso di impugnare la legge lombarda di fronte alla Corte costituzionale. Per cancellarla.
    Evidentemente per il premier la radicalizzazione che avviene nelle moschee di tutto il mondo, e anche in quelle italiane, non sono un problema.
    La Tunisia ne chiude 80, Renzi si oppone alla legge "anti-moschee" di Maroni - IlGiornale.it

    La Regione vuol chiudere le moschee
    Dopo le stragi, Maroni segue la linea dura del premier tunisino. In città rafforzati i controlli
    Redazione
    Il presidente della Regione Lombardia attacca, il prefetto preferisce non rispondere. Dopo gli attentati terroristici che hanno sconvolto tre continenti e causato la morte di 37 persone, di cui molti europei, Milano e l'Italia fanno i conti con l'allarme terrorismo. E con le polemiche politiche. Venerdì sera il prefetto Francesco Paolo Tronca ha convocato il comitato per l'Ordine e la sicurezza per «verificare l'opportunità di un ulteriore innalzamento dei livelli di sicurezza». Risultato? «È stata decisa una intensificazione delle misure di sicurezza presso gli obiettivi sensibili».
    Ma per l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, non basta: «Il capo del governo tunisino ha deciso di chiudere ottanta moschee: quando lo dice la Lega veniamo accusati di essere dei beceri razzisti. Bisogna prendere esempio da ciò che sta facendo il presidente tunisino e fare anche in Italia così».
    La Regione vuol chiudere le moschee - IlGiornale.it

    Appunti di "un socioculturalmente sfavorito"
    di Camillo Langone
    Secondo Ernesto Galli della Loggia sono un socioculturalmente sfavorito, siccome penso che “quel passabile livello di sicurezza di cui abbiamo finora sempre goduto nelle nostre città e sui nostri treni sia messo in pericolo dall’immigrazione”. In effetti un socioculturalmente sfavorito, uno che non scrive in prima pagina sul Corriere e non insegna all’università, non avrebbe mai nemmeno ipotizzato ciò che il professor Galli della Loggia ha proposto per integrare gli stranieri che ci stanno invadendo: 1) “incentivi a tutti gli immigrati che intraprendono in proprio piccole attività artigianali o commerciali” (incentivi a carico del contribuente e perciò innanzitutto dei nativi che i soldi per mettersi in proprio se li sognano); 2) “presa in carico da parte dello Stato delle spese per l’istruzione universitaria di giovani immigrati” (spese a carico del contribuente e perciò innanzitutto dei nativi che non sono potuti andare all’università e che non possono mandarci i propri figli). Proposte ingiuste, insostenibili, incostituzionali, oltre che fomentatrici di nuova invasione: un socioculturalmente sfavorito non le avrebbe mai formulate perché chi non è ricco né laureato non può permettersi di non essere intelligente.
    Appunti di "un socioculturalmente sfavorito"

    Le accuse di Cameron agli italiani: "I migranti vanno schedati meglio"
    Londra prepare una task force per contrastare il traffico di uomini. Intanto punta il dito: "Inutile accusarsi a vicenda con Parigi. Roma deve fare di più"
    Lucio Di Marzo
    Saranno circa novanta agenti e funzionari a costituire la nuova task force britannica contro gli scafisti. Uomini che saranno distribuiti tra la base siciliana dell'Europol e quella dell'Aia, con lo scopo di continuare la guerra ai trafficanti di essere umani, con il contributo degli agenti della National Crime Agency, della polizia di frontiera, dell'immigrazione e della procura generale.
    Il piano di Downing Street prevede operazioni che interessino i Paesi del Corno d'Africa e le rotte seguite dai trafficanti. Intanto emergono dettagli sulla missione Enterprise, che sostituirà la Bulwark nelle acque mediterranee. Anche in questo il compito sarà più in chiave anti-trafficanti che non per il salvataggio dei migranti in difficoltà.
    Il premier britannico, David Cameron, ha pronunciato parole di fuoco contro Roma. "Vogliamo vedere migranti meglio schedati ma francamente molto di questo bisogna che sia fatto in Italia, dove arrivano, piuttosto che in Francia", ha detto, aggiungedo che si dovrebbe anche fare di più perché "la Gran Bretagna sia un posto meno facile per i clandestini per arrivare e lavorare".
    "Dovremmo trovare un modo perché ogni macchina che arriva nel Regno Unito venga controllata - ha proposto provocatoriamente il numero uno dell'Ukip, Nigel Farage - Se significa che tutto diventerà più lento...così sia. Dobbiamo essere più duri".
    Le accuse di Cameron agli italiani: "I migranti vanno schedati meglio" - IlGiornale.it

    A Trieste gli immigrati vanno a curarsi in taxi a spese nostre
    Immigrati e clandestini verranno trasportati nelle strutture sanitarie in taxi. Gratis. In cambio verranno tagliati i trasporti urgenti per i cittadini
    Sonia Bedeschi
    Chissà se i triestini avranno digerito l'iniziativa messa in campo dall'azienda sanitaria: disporre l'impiego di mezzi di trasporto, cioè di un servizio "taxi sanitario", per trasportare clandestini e immigrati nelle apposite strutture sanitarie.
    Punta i piedi il segretario provinciale della Lega Nord Pierpaolo Roberti che dice: "Si tratta di immigrati in taxi pagati dai triestini. La sanità triestina è allo sbando e ora si decide di tagliare ulteriori servizi ai cittadini e destinare risorse, cioè soldi, ai clandestini".
    Come continua a spiegare il segretario provinciale Roberti "si tratta di un servizio taxi in piena regola che, precisa, non riguarda le urgenze bensì il semplice trasporto di immigrati alle strutture sanitarie locali: una decisione di suo estremamente discutibile, per loro infatti è gratis mentre per noi no".
    Oltre a togliere risorse ai cittadini, l'iniziativa alquanto discutibile, che sta suscitando non poche polemiche, nasconde anche la beffa. Infatti, dovete sapere che per fare posto al "taxi sanitario gratuito", verra' pesantemente depotenziata l’attività a sostegno dei trasferimenti, questi sì urgenti, neonatali e trapiantistici, anche fuori sede. Insomma un vero e proprio schiaffo alla cittadinanza. Forse, a breve, oltre alla rivolta dei cittadini, sentiremo parlare di disordini tra tassisti e immigrati, come è già successo in altre parti d'Italia con i conducenti di autobus che temono malattie e aggressioni.
    A Trieste gli immigrati vanno a curarsi in taxi a spese nostre - IlGiornale.it

    GUERRE DA SPIAGGIA - VU' CUMPRÀ PICCHIA AGENTE: RIMINI E’ GIA’ UN CAMPO DI BATTAGLIA E TANTI TEMONO CHE LO SARA’ PER TUTTA L’ESTATE - CORSI DI ARTI MARZIALI E "KARATE-PARTY" IN SPIAGGIA PER TENERE LONTANI I VENDITORI ABUSIVI
    Poliziotto aggredito da un ambulante che stava identificando: inizia così l’estate romagnola - Niente di nuovo da quelle parti: anche due anni fa ambulanti addosso agli uomini in divisa sulla sabbia, botte da orbi, una scena che aveva sconvolto i turisti - E c’è chi si inventa «karateparty» anti-abusivi sul bagnoasciuga...
    Emanuela Fontana per “il Giornale”
    La stagione dei venditori abusivi della spiaggia a Rimini parte con un ferito: un poliziotto aggredito mentre stava identificando un clandestino che gli si è rivoltato contro. l'agente è finito in ospedale per una contusione allo sterno e a una mano. Inizia così l'estate romagnola: si va alla guerra, forze dell'ordine contro venditori illegali.
    Rimini e già campo di battaglia e tanti temono che lo sarà, peggio, per tutta l'estate. Era già successo, due anni fa: ambulanti addosso agli uomini in divisa sulla sabbia, botte da orbi, una scena che aveva fatto sconvolto i turisti.
    Si erano preparati da sabato i poliziotti con pattugliamenti in coordinamento con la polizia municipale, la Capitaneria di porto e i carabinieri. Quest'anno non si possono ripetere gli abissi dell'estate del 2014, quando allo stabilimento 128 si contarono 107 venditori abusivi in 29 metri di spazio, tre cordoni di ambulanti tra i primi lettini e il mare, il bagnoasciuga completamente interdetto al passaggio dei turisti. La gestione della città non aveva saputo arginare il fenomeno, pochi uomini e scarso coordinamento.
    Sabato la situazione delle frazioni di Rimini sembrava sotto controllo, il bagnino del 128, Vainer Nanni, si è inventato una manifestazione di arti marziali sulla battigia per tenere lontani gli abusivi: «È un modo per riconquistare la spiaggia». In effetti lì intorno il miracolo: di vu'cumprà nemmeno l'ombra. Domenica è quindi ripartito il pattuglione delle quattro forze schierate, concentrato tra gli stabilimenti 80 e 81. Appena gli abusivi hanno visto gli agenti avvicinarsi, hanno arrotolato i borsoni e hanno iniziato a correre verso la strada.
    Come da prassi alle persone bloccate sono stati chiesti i documenti, e a quel punto la tensione è salita. Molti ambulanti hanno iniziato a gridare e hanno tentato di scappare ancora. Tre sono stati fermati e uno, un senegalese irregolare, ha aggredito due agenti con una scarica di calci e di pugni.
    Un poliziotto è finito al pronto-soccorso: prognosi di 7 giorni. Il senegalese è stato portato in questura e processato per direttissima. La pena non è chiara: divieto di dimora nel comune di Rimini. È stato però accompagnato nel centro di espulsione (Cie) di Torino. La polizia conta il primo ferito, i bagnini si preparano a una lunga estate:
    «Due anni fa - racconta il bagnino Nanni, che di mattina fa l'avvocato - siccome mi ostinavo ad allontanare gli ambulanti e a chiamare la polizia alcuni di loro hanno iniziato a minacciarmi». Mostra le foto incredibili di quei giorni: tre file di vu' cumprà schierati e i turisti bloccati sotto gli ombrelloni.
    Dopo le minacce, la distruzione: «Ho trovato venti lettini tagliati e una dozzina di ombrelloni rotti»". E allora il bagnino avvocato ha deciso di passare a un'altra guerra: «Ci stiamo inventando una serie di iniziative sul bagnoasciuga. La concessione finisce a 25 metri dal mare, e noi lì, proprio nel punto in cui di solito si piazzano i venditori, ogni sabato e ogni domenica organizziamo eventi tra cui delle dimostrazioni di arti marziali».
    guerre da spiaggia - «vu' cumprà» picchia agente: rimini e? gia? un campo di battaglia - Cronache

    L’EX CAMPIONE ITALIANO DEI PESI MASSIMI, FABIO TUIACH, CAPEGGIA IL COMITATO PER “RICONQUISTARE” TRIESTE E TOGLIERLA DALLE MANI DI BULLI E TEPPISTI - GANG DI SERBI E KOSOVARI SPADRONEGGIANO SULLE SPIAGGE DELLA CITTÀ
    Che in città ci siano bande organizzate di adolescenti pronti allo scontro fra loro è provato da una recente rissa che qualcuno ha documentato scattando foto da un telefonino e che quindi, con tutta probabilità, porterà a nomi e cognomi da iscrivere nel registro degli indagati…
    Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
    Al ventesimo minuto della telefonata Fabio Tuiach ripesca un pezzo del suo passato: «Da bambino ero timido e insicuro, subivo il comportamento dei bulli. Poi a 16 anni sono andato in palestra di pugilato e con mia grande sorpresa mi sono accorto che picchiavo più degli altri. Così le cose sono cambiate... Oggi questi teppistelli mi fanno ridere, non riesco proprio ad avere paura dei bulli».
    Un quintale scarso per un metro e novanta di altezza, Fabio dice di sé: «Ho 35 anni, due bambini e un terzo in arrivo. Fino all’altra settimana ero campione d’Italia dei pesi massimi. Poi ho perso ai punti rimettendoci il titolo, con un verdetto secondo me non giusto ma fa niente... fa parte dello sport».
    Della vita, invece, fanno parte gli spacconi di quartiere, i ragazzetti un po’ vandali, attaccabrighe e prepotenti che lui non vorrebbe vedere mai sulla stessa strada dei suoi due bambini, una femmina di otto anni («dolce e tenera», dice) e un maschio di 11. «Ecco. È per loro che domenica vado a riprendermi i Topolini. Vediamo se qualcuno viene a fare l’aggressivo con me...».
    Un po’ di chiarimenti. Fabio è un pugile professionista cresciuto a pane e pugni nella sua città natale, Trieste. Topolini è il nome di uno stabilimento balneare attrezzato e gratuito sul lungomare della frazione di Barcola e domenica sarà «il giorno dell’occupazione», per dirla con le sue parole: decine e decine di famiglie, la sua in testa, passeranno la giornata intera sul lungomare di Barcola.
    E infine: i bulli che non spaventano il nostro pugile dovrebbero essere giovani kosovari, ragazzi che vivono in città e che avrebbero fatto dei Topolini una sorta di territorio off-limits per i coetanei triestini.
    Che in città ci siano bande organizzate di adolescenti pronti allo scontro fra loro è provato da una recente rissa che qualcuno ha documentato scattando foto da un telefonino e che quindi, con tutta probabilità, porterà a nomi e cognomi da iscrivere nel registro degli indagati. Uno sguardo di troppo verso una ragazza, pare.
    «I nostri ragazzini non vanno più ai Topolini perché lì ci sono quelli che li trattano male» si è convinto Fabio Tuiach prima di lanciare via facebook l’idea di «riprendersi i Bagni e la Barcola» con l’occupazione simbolica di domenica prossima.
    «Dicono che siano kosovari ma poco importa da dove vengano. Quello che si dice in giro è che molestano le ragazze e picchiano i ragazzi, li buttano in acqua, quel posto è diventato il loro territorio. La mia proposta è riprenderselo con una bella giornata di mare da passare con le nostre famiglie. Vedo che è piaciuta, mi ha scritto tutta Trieste, credo che domenica saremo migliaia».



    Il Gran Dragone del Ku Klux Klan: "Un sacco di bianchi negli Stati Uniti stanno cominciando a svegliarsi". Il Gran Dragone del Ku Klux Klan: Un sacco di bianchi negli Stati Uniti stanno cominciando a svegliarsi. I nazionalisti bianchi condannano la strage di Charleston ma si identificano con Dylann Roof
    Le rivolte che hanno segnato Baltimora alla fine di aprile e il massacro compiuto la scorsa settimana presso la chiesa metodista di Charleston ci avvertono che la società americana vacilla perennemente sull'orlo di uno sconvolgimento sociale, scrive il blog americano ZeroHedge. Sempre più spesso, quelli che sentono che 'il sistema' ha in qualche modo fallito si rivolgono alla violenza come mezzo per affrontare le loro rimostranze, che tradisce una completa mancanza di fiducia nella capacità del governo di contribuire a creare le condizioni in cui i gruppi e gli individui con interessi divergenti possono coesistere senza affondare in uno stato di natura hobbesiano.
    Che cosa riserva il futuro per una società americana in preda a disordini sociali non si può dire, ma dopo i tragici eventi in Carolina del Sud la scorsa settimana, un gruppo ha una previsione. Da Reuters:
    I leader dei principali gruppi di supremazia bianca americani hanno una lunga lista di lamentele. Dicono che i media ignorano la violenza dei neri sui bianchi; che la desegregazione ha portato a scuole più povere per gli studenti bianchi; che i bianchi negli Stati Uniti hanno perso il potere a favore dei neri.
    E mentre non perdonano la sparatoria della scorsa settimana che ha ucciso nove fedeli neri in una chiesa di Charleston, molti dei leader dicono di comprendere le motivazioni dietro l'attacco - e prevedono nuove violenze in futuro.
    Interviste con una mezza dozzina di importanti nazionalisti bianchi rivelano un movimento che si dice è stato ri-energizzato da cose come l'elezione del primo presidente nero degli Stati Uniti e, più recentemente, da quello che i leader del movimento descrivono come "un assedio" contro poliziotti bianchi .
    "Un sacco di bianchi negli Stati Uniti stanno cominciando a svegliarsi", ha detto Robert Jones, "Gran Dragone" dei "Cavalieri bianchi" del Ku Klux Klan nella Carolina del Nord. I bianchi, ha detto, sono "stufi" della mancanza di attenzione dei crimini commessi dai neri contro i bianchi.
    Dylann Roof, l'uomo accusato dell'attacco della scorsa settimana alla Emmanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston, non è noto per aver aderito a nessun gruppo di suprematisti bianchi, ma un manifesto attribuito a lui descrive come è stato radicalizzato on-line, venendo a conoscenza dei "brutali omicidi di bianchi da parte dei neri", navigando sul sito web del gruppo naizonalista Consiglio dei cittadini conservatori.
    Bradley Griffin, membro del consiglio del Consiglio, ha definito l'attacco di Charleston "orribile", e ha tentato di distanziare l'organizzazione dalle uccisioni. "Nessuno nel nostro gruppo ha mai detto, 'andate a prendere una pistola e sparate alle persone a caso. Non so dove questo ragazzo abbia preso questa idea", ha detto in un'intervista. Ma ha anche detto che è in sintonia con la rabbia di Roof.
    "Se qualcuno tocca un capello ad una persona di colore, è una notizie internazionale, mentre i crimini più orribili e inimmaginabili sono inflitti ai bianchi per tutto il tempo, e credo che i mezzi di comunicazione lo minimizzino", ha detto. Il sito web del Consiglio ha descritto il gruppo "come l'unico serio gruppo di attivisti a livello nazionale che si batte per i diritti bianchi" e ha messo in guardia contro il "moderno teppismo nero."
    I leader del movimento potere bianco avvertono che le sparatorie della scorsa settimana potrebbero presagire un aumento della violenza da parte dei bianchi scontenti che vedono il loro mondo che cambia in modi che non possono accettare.
    Il Gran Dragone del Ku Klux Klan: "Un sacco di bianchi negli Stati Uniti stanno cominciando a svegliarsi". - World Affairs - L'Antidiplomatico

    “La Seconda Guerra Civile Americana” di Macdonald e la fantapolitica delle Milizie
    Diego Sobrà
    A metà degli anni Settanta, il fisico ed ex ricercatore William Luther Pierce (1933-2002), sotto lo pseudonimo di Andrew Mcdonald, pubblicò a puntate i Diari di Turner, sulla rivista «Attack!», organo ufficiale della National Alliance. Si trattava di un’organizzazione politica ultra-nazionalista, fondata dall’autore stesso, la cui base ideologica coniugava una forte connotazione razzista, propugnante la superiorità dei bianchi sulle altre etnie, a una critica radicale all’assetto socio-economico americano, di tipo multietnico. Dal 1978, anno della sua prima pubblicazione, la sua diffusione non ha conosciuto arresti nell’eterogenea galassia del radicalismo identitario statunitense. Dai Neo-Confederati a Potere Bianco, le posizioni più intransigenti e avverse alle scelte del Governo statunitense riguardo temi quali l’immigrazione, l’aborto o i diritti omosessuali hanno trovato nello scritto di Pierce voce e megafono delle loro istanze. Un libro culto, insomma, e, forse proprio perché tale, presunto ispiratore di una serie di atti eclatanti, i più citati tra i quali rimangono l’attentato di Oklahoma City organizzato da Timothy McVeigh e Terry Nichols nel 1996 e, prima ancora, nel 1984, l’omicidio dello speaker radiofonico Alan Berg – episodio portato sullo schermo dal film di Oliver Stone Talk Radio.
    Il romanzo, appena pubblicato in edizione italiana con il titolo La Seconda Guerra Civile Americana, si apre con una prefazione, vergata da anonimi redattori, datata un secolo dopo i fatti successivamente narrati, ambientati negli anni Novanta del Novecento. L’espediente narrativo è quello di presentare il ritrovamento del diario di uno dei primi membri attivi del movimento ariano e xenofobo che avrebbe portato al rovesciamento del governo degli Stati Uniti e all’eliminazione di tutti i gruppi razziali considerati impuri – in particolare, ebrei e afro-americani.
    Earl Turner, protagonista della vicenda, assieme alla fidanzata Katherine, è membro di una delle tante cellule all’interno della struttura rivoluzionaria conosciuta come “Organizzazione”, che mette in atto azioni di sabotaggio e attentati a danno del “Sistema”. Teorie che, ricalcando le odierne ipotesi cospirazioniste, chiamano in causa il preciso progetto di un Nuovo Ordine Mondiale, basato sulla distruzione delle differenze nazionali in vista di un dittatoriale internazionalismo monetario atto a trasformare i cittadini in lobotomizzati consumatori della merce marchiata con il nome di “democrazia”.
    Gli sforzi di Turner e dei suoi vengono ricompensati con l’esplosione di una vera e propria guerra razziale su scala mondiale, combattuta anche con armi atomiche, le quali porteranno all’annientamento di buona parte della popolazione del pianeta, ma che salveranno abbastanza membri della razza ariana, rifugiatisi al sicuro in una colonia californiana per ripopolare il mondo.
    Libri. ?La Seconda Guerra Civile Americana? di Macdonald e la fantapolitica delle Milizie | Barbadillo

    Il Regno Unito costruirà un muro anti-immigrati per fermare i clandestini
    Il ministro dell'Immigrazione di Londra: "Abbiamo inviato a Calais diversi chilometri di barriera protettiva: bisogna tutelare la sicurezza nazionale"
    Giovanni Masini
    Due miglia, poco più di tre chilometri di barriera anti-immigrati: questo l'incredibile carico che sarebbe partito in treno dal Regno Unito con destinazione Calais.
    Da mesi la città francese affacciata sulla Manica è teatro di durissimi scontri tra polizia e migranti, che tentano in ogni modo di attraversare il braccio di mare che separa la Gran Bretagna dal continente. Per fermare le migliaia di disperati pronti a tutto pur di passare la Manica, il governo di Sua Maestà ha deciso il varo di misure drastiche, che comporterebbero, tra l'altro, la costruzione di un vero e proprio muro a protezione dei terminal dei tir a Coquelles, vicino a Calais. Una soluzione che ricorda quella già prospettata (e poi parzialmente smentita) dall'Ungheria per risolvere il problema dell'immigrazione clandestina proveniente dalla Serbia.
    Si tratterebbe di una barriera di circa tre metri, già usata per garantire la sicurezza delle Olimpiadi di Londra nel 2012 e del vertice Nato tenutosi in Galles l'anno scorso. La misura riguarderebbe anche l'ingresso dell'Eurotunnel ferroviario e stradale. Il governo britannico, per bocca del premier David Cameron, ha inoltre puntato il dito contro il rischio di infiltrazioni jihadiste, in particolare dopo gli attentati di venerdì in Tunisia e Francia.
    Il ministro britannico per l'immigrazione James Brokenshire ha anticipato a The Telegraph che il governo di Londra si rivolgerà alla Commissione europea per chiedere aiuti nel contrasto all'immigrazione clandestina e che si appellerà anche alle compagnie di trasporti internazionali per chiedere il rafforzamento dei controlli di sicurezza sui camion.
    Ad aprile, le autorità di frontiera franco-inglesi avevano registrato, nei dodici mesi precedenti, ben 39.000 tentativi di ingresso in Gran Bretagna da parte di clandestini. L'anno prima erano stati meno della metà. I migranti spesso sfruttano i rallentamenti del traffico veicolare per tentare di intrufolarsi sui camion fermi in coda. In questo senso sarebbero allo studio anche nuove misure per rimuovere i rallentamenti al traffico.
    Il Regno Unito costruirà un muro anti-immigrati per fermare i clandestini - IlGiornale.it

    DOPO LA DANIMARCA, ANCHE LA SVEZIA SVOLTA A DESTRA! PARTITO ANTI IMMIGRAZIONE SALE AL 20% (E ACCUSA L'ITALIA DI RENZI)
    Il vento del nazionalismo soffia forte in tutta Europa toccando anche la Svezia. A tale proposito e' interessante notare come pochi giorni fa i sondaggi dessero il partito degli Sweden Democrats al 20%, una popolarita' mai raggiunta prima da questo partito anti-immigrazione che viene costantemente attaccato dalla stampa di regime svedese.
    Tale sondaggio ha anche rivelato che l'alleanza di centro destra e' in vantaggio dell'1,4% sulla coalizione di governo del centro sinistra, un dato che dimostra come anche in Svezia la gente ne abbia le tasche piene del buonismo riguardo all'immigrazione, un argomento che anche nel paese scandinavo e' molto sentito.
    Infatti la Svezia e' il paese europeo che accoglie piu' rifugiati in percentuale della popolazione, ma tale politica diventa sempre meno popolare non solo per il fatto che molti di questi immigrati - la stragrande maggioranza islamici - ricevono sussidi generosi ma soprattutto perche' sono responsabili della maggior parte degli stupri e di altri crimini violenti contro le donne e le ragazze compiuti in suolo svedese.
    Quel che e' certo e' che cresce il numero degli europei che rifiuta queste politiche migratorie folli che vedono l'Italia di Renzi la principale responsabile per colpa dell'ideologia terzomondista criminale del Pd, che dopo essere stato costretto ad abbandonare l'ideologia comunista dopo che i russi per primi l'avevano rigettata, ha trovato in questo ultimo rottame ideologico l'unica ragione d'esistere, visto che ormai da tempo il Pd non fa più gli interessi delle classi lavoratrici, ma solo della finanza e dei circoli massonici che la dominano.
    DOPO LA DANIMARCA, ANCHE LA SVEZIA SVOLTA A DESTRA! PARTITO ANTI IMMIGRAZIONE SALE AL 20% (E ACCUSA L'ITALIA DI RENZI) - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

    GLI SLOVACCHI DI RIBELLANO ALLA UE E ALL'IMMIGRAZIONE SELVAGGIA DI ISLAMICI IN EUROPA PER COLPA DELL'ITALIA
    Londra - L'opposizione alla folle politica migratoria voluta dai parassiti di Bruxelles cresce sempre di piu'. A tale proposito e' interessante notare come sabato scorso molte migliaia di persone abbiano protestato nel centro di Bratislava contro l'immigrazione in Europa.
    "Sono felice che siamo arrivati in tanti per difendere la Slovacchia, in questa situazione non possiamo tornare indietro. È nostro obbligo morale prenderci cura dei nostri figli, della nostra nazione, del nostro paese" ha dichiarato Marian Kotleba, uno degli organizzatori della marcia.
    La manifestazione, denominata 'Stop all'islamizzazione dell'Europa! Insieme contro il diktat di Bruxelles e l'Europa agli europei', è stata indetta dal leader del partito nazionalista La Nostra Slovacchia che nelle ultime elezioni regionali è stato eletto governatore della regione di Banska Bystrica.
    Kotleba ha criticato aspramente anche gli eurodeputati slovacchi che a Bruxelles hanno votato a favore delle quote. Secondo Kotleba la Slovacchia dovrebbe inviare in Italia militari e poliziotti per proteggere le frontiere sud dell'Europa, dato che il governo italiano non riesce (non vuole) farlo
    "Un solo immigrato è già troppo", ha detto nel suo discorso. Nonostante la marcia fosse accompagnata dalla polizia, non si è riusciti ad evitare scontri con un altro corteo denominato "Insieme contro l'odio, un'azione di protesta contro la xenofobia, il razzismo, il nazismo e per la solidarietà", al quale hanno partecipato circa 100 persone dell'ultra sinistra, ovviamente in tenuta da black bloc.
    A riportare questa notizia, assieme a Russia Today, e' stato il Corriere del Ticino mentre la stampa italiana ha preferito censurarla, forse per non offendere la sensibilita' dei vari Alfano, Renzi e Boldrini.
    Purtroppo per loro però gli altri paesi europei non sono disposti a farsi carico di questi immigrati perche' sanno che ignorare la volonta' popolare sarebbe un suicidio e questo significa che la patata bollente dell'immigrazione restera' in mano agli italiani. Certamente non agli scovacchi.
    GLI SLOVACCHI DI RIBELLANO ALLA UE E ALL'IMMIGRAZIONE SELVAGGIA DI ISLAMICI IN EUROPA PER COLPA DELL'ITALIA - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it



    Integrazione sogno impossibile: l'islam vuole solo ucciderci
    Non possiamo più credere che europei e arabi possano amalgamarsi. Tutte le volte ci illudiamo che ogni massacro sia un caso isolato
    Vittorio Feltri
    Due attentati in un sol giorno, uno in Francia, vicino a Lione, con un uomo decapitato e la sua testa accostata a una bandiera dell'Isis, tanto perché non ci fossero equivoci sulla matrice del delitto, e il secondo in Tunisia, nel Golfo di Hammamet (sissignori, quello di Craxi), con addirittura 37 salme, turisti freddati in spiaggia a titolo dimostrativo o addirittura inseguiti nelle stanze di un paio di resort, ex luoghi paradisiaci di vacanze.
    Non è finita.
    In Kuwait, per gradire, alcuni kamikaze si sono fatti esplodere davanti a una moschea: 13 cadaveri. Per oggi, anzi per ieri, può bastare a rammentarci che le guerre di religione o gli scontri di civiltà, o come diavolo si vogliano definire i massacri seriali in corso, non sono fenomeni regionali irrilevanti né destinati ad essere circoscritti a qualche zona particolare.
    Siamo di fronte all'ennesima esplosione di follia omicida su scala internazionale di cui non comprendiamo, per accidia o per incapacità di valutare la portata dei fatti, la genesi e le finalità. Ogni volta che accadono episodi di questa gravità, i nostri sentimenti oscillano tra l'incredulità e lo stupore e, nonostante si ripetano con regolarità, ci illudiamo che siano casi isolati, non significativi di uno stato permanente di terrore voluto dagli islamisti allo scopo di farci capire che l'obiettivo siamo noi, noi dell'Occidente, infedeli da eliminare.
    Illuminante, nella sua stupidità, il commento di François Hollande: «Non dobbiamo cedere alla paura». Scusi, presidente, con tutto il rispetto, ma come si fa a non avere paura di assassini crudeli e spietati che agiscono in nome di Allah? Che tagliano teste come se potassero alberelli? Che gettano bombe e compiono stragi? Dovremmo essere sereni e pensare che i fondamentalisti sono dei mattacchioni mossi da spirito goliardico?
    Alcuni mesi orsono i ragazzotti dell'Isis hanno assaltato un giornale satirico parigino, Charlie Hebdo, ed è stata un'ecatombe. Non contenti, hanno stecchito altri cittadini il giorno appresso. Ma lei, Hollande, se ne è già dimenticato? Si è scordato di essere sceso in piazza in segno di solidarietà nei confronti dei morti ammazzati? Quella manifestazione in teoria doveva servire a sensibilizzare le coscienze dei francesi e, in genere, degli europei, mobilitandoli nella lotta ai malnati. Che ieri si sono nuovamente dati da fare per seminare terrore e versare sangue. E adesso lei ci viene a dire di non soccombere alla paura. Ci suggerisce di esultare? O forse confonde la paura con il panico? Già. Il panico è un cattivo consigliere, mentre la paura è indispensabile per trovare il coraggio di organizzare una difesa seria dal pericolo. Difesa alla quale, dopo una settimana dall'eccidio nella sede del settimanale, lei non ha più pensato. Così come non ci hanno più pensato coloro che sfilarono con lei lungo i boulevard di Parigi in segno di protesta contro i nemici della nostra civiltà.
    Sia chiaro. Non ce l'abbiamo con il presidente francese: siamo irritati a causa dell'indifferenza europea, di ogni Paese comunitario, ai problemi riguardanti la sicurezza della gente minacciata dai musulmani esaltati che, dai tempi delle Torri Gemelle abbattute a New York, non hanno più smesso di attaccare le nostre democrazie talmente tolleranti da aver tollerato perfino l'immigrazione in massa proveniente dal Medio Oriente. Il dramma è che noi non abbiamo abbastanza paura (e qui evoco il titolo di un mio libro in materia) dei carnefici dello Stato islamico perché, in fondo, speriamo che essi si stanchino di sterminarci gratis e scoprano il piacere di vivere nel Vecchio Continente, dove i testi religiosi, compreso il Corano, appartengono alla sfera culturale e non si applicano quali codici penali.
    Ci illudiamo. Non esistono i musulmani moderati. Anche quelli che non sparano, difficilmente, anzi mai, deplorano i fratelli criminali, probabilmente in silenzio approvano le uccisioni che compiono. Tutto ciò non succede per caso, ma è il frutto velenoso di un'immigrazione incontrollata che ha invaso il nostro continente, Francia, Inghilterra, Italia, eccetera, senza mai integrarsi appieno e rimanendo legata alla tradizione islamica, come dimostra la circostanza che quasi tutti i terroristi attivi dalle nostre parti sono figli e nipoti di musulmani trapiantati qui da decenni. L'integrazione è un sogno irrealizzabile. O comprendiamo questo concetto elementare o continueremo a credere ingenuamente che europei e arabi possano amalgamarsi e rispettare gli stessi valori. Aspetta e spera.
    Gli Stati Uniti sono andati due volte in Irak e una volta in Afghanistan per esportarvi la democrazia, provocando centinaia di migliaia di vittime: hanno fatto un buco nell'acqua. Ovvio, in quei Paesi se ne infischiano dei nostri modelli istituzionali, non sanno cosa siano e li rifiutano, preferiscono il Corano e le sue feroci disposizioni comprendenti la decapitazione, il taglio delle mani e dei piedi, per sorvolare sulle crocifissioni, recentemente tornate di moda insieme con il rogo: bruciare vivi i cristiani piace all'islam integralista. E noi come ci proteggiamo? Ospitando in casa nostra cani e porci, salvo lagnarci perché non si limitano ad abbaiare e a grugnire: uccidono.
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    I vu' cumprà evadono impuniti e i negozi chiudono per multe
    L'ira del titolare di una nota pescheria: "Hanno messo i sigilli per 4 scontrini non battuti da pochi euro". Il comandante dei vigili è impotente sugli abusivi: "Ci servono più uomini"
    Stefano Zurlo
    Quattro scontrini. Per finire nei guai basta poco: un poker di errori nell'arco di anni e anni di pezzi di carta battuti regolarmente. Guai grossi. Perché se il negoziante, magari in perfetta buonafede, infila una collana di quattro errori, ecco scattare il cappio...
    Chiusura del locale per qualche giorno, sigilli, divieto assoluto di entrare anche solo ad accendere un frigorifero.
    Lo Stato, qui in Riviera fa sul serio. E punzecchia ferocemente i commercianti che vendono i loro prodotti ai milanesi con seconda casa incorporata. C'è qualcosa che stride, qualcosa che non quadra, forse un meccanismo autolesionistico, perché se il Budello, la strada dello struscio che attraversa tutto il borgo, ha la più alta concentrazione di mete per lo shopping dell'intera Liguria, le spiagge sono invece il cortile di casa dei vù cumprà. Ce ne sono a centinaia, arrivano da Genova, battono gli arenili come nemmeno i russi a Stalingrado. Ombrellone per ombrellone, assediano i turisti per tutto il giorno. E cosi l'economia della contraffazione e del nero vince su quella legale dei bar, delle panetterie che sfornano le focaccine, delle pescherie ben frequentate, dei ristoranti. Non è un naufragio ma è una lotta impari.
    Per carità, i vigili fanno la loro parte, sequestrano e organizzano blitz sulla sabbia, ma per uno che viene messo fuori gioco ce ne sono altri cento che sfuggono. «Noi quest'anno siamo partiti con un'azione robusta di prevenzione del fenomeno – spiega al Giornale il comandante della polizia municipale Francesco Parrella – ma gli organici sono quelli che sono: siamo diciassette più cinque stagionali, i nostri numeri sono in discesa e invece il contesto richiederebbe più forze in campo». Insomma, i vigili mostrano i muscoli, ma per stroncare questa industria che cammina sul falso e la slealtà ci vorrebbe ben altro. «Sappiamo – prosegue Parrella – che esiste una centrale, una sorta di magazzino generale che rifornisce gli abusivi della riviera di Ponente come di quella di Levante, ma certo non possono essere i vigili di Alassio a condurre l'inchiesta».
    Sulla spiaggia si gioca a guardia e ladri, dietro, sul Budello e sull'Aurelia, si usa la mano pesante. «Noi ci siamo dimenticati di battere quattro scontrini in otto anni – racconta tutto d'un fiato Federico Tessitore della prestigiosa pescheria La boutique del mare - e la Guardia di Finanza è stata implacabile: ci ha imposto la chiusura per quattro-cinque giorni all'inizio di marzo». Pausa. Tessitore previene ogni possibile obiezione: «No, guardi, non siamo ladri o evasori. Quattro scontrini in otto anni cosa sono? Fra l'altro gli ultimi due incidenti ci sono capitati nel giro di una settimana. Il primo è successo a me: l'orario di chiusura era passato da un pezzo, mi sono completamente dimenticato di battere lo scontrino e il cliente è stato controllato all'uscita dalle Fiamme gialle. Poi è accaduto a mia mamma: c'era un caos incredibile, una signora ha pagato ed è corsa fuori, mia mamma ha lasciato perdere. Stiamo parlando rispettivamente di cinque e venti euro, o giù, di lì, scusi ma sono briciole sul nostro volume d'affari». Niente da fare: i finanzieri hanno calato la scure: chiusura e sigilli all'inizio di marzo 2015. «Abbiamo provato in tutti i modi – prosegue Tessitore – ad attenuare l'impatto della punizione. Abbiamo chiesto, quantomeno, di spostare la chiusura a febbraio, subito dopo i lavori di ristrutturazione della pescheria, ma non c'è stata alcuna possibilità di cambiare almeno le date. Io in otto anni non avevo mai chiuso, mai. Nemmeno un giorno di ferie e questa situazione ha provocato un danno importante. Noi serviamo i privati e i ristoranti e chi glielo va a spiegare al ristoratore che tu sei fuori uso per quattro scontrini? Ho passato giorni e giorni a chiedere scusa a destra e sinistra, ma qualche cliente l'ho perso».
    Insomma, il far–west e il Grande fratello fiscale si fronteggiano a pochi metri di distanza. Risultato: chi rispetta le regole viene penalizzato.
    I vu' cumprà evadono impuniti e i negozi chiudono per multe - IlGiornale.it

    "Così mi sono ripreso il box che un immigrato aveva occupato"
    La prima volta che ci aveva provato era stato picchiato e minacciato. Ora Marco De Vita ce l'ha fatta. Invita gli italiani a fare come lui e rivolge un appello al parlamento
    Orlando Sacchelli
    Dopo aver sporto regolare denuncia e atteso alcuni giorni, ha capito che la situazione non si sarebbe risolta in tempi brevi.
    Sarebbero passati mesi, nella migliore delle ipotesi. Anni, secondo le statistiche dei tempi della giustizia. Così il 39enne Marco De Vita ha pensato di risolvere il problema a modo suo.
    Spalleggiato da un gruppo di amici (tra cui alcuni militanti di Forza Nuova) è tornato alla palazzina di Castello d'Agogna (Pavia), ma le Forze dell'ordine, racconta, gli hanno impedito di avvicinarsi al box insieme ad altre persone. Volevano evitare possibili disordini, visto che il sit-in di protesta, autorizzato fino alle 22.30, è iniziato tardi e sarebbe finito oltre l'orario prestabilito.
    "Così, dopo alcune resistenze, all'inizio non volevano far passare neanche, mi sono recato da solo alla palazzina e, sempre da solo, ho lanciato fuori dal mio box la roba che non era mia". De Vita ha documentato la "liberazione del box" con alcuni video che ha realizzato con il cellulare. Dopo aver spostato nel cortile tutti gli oggetti che si trovavano all'interno del box (sedie, tavoli, vetri rotti e altre cose) si è tolto un'altra soddisfazione. Aiutato da un fabbro (un militante di Forza nuova che si è offerto di eseguire il lavoro gratuitamente) ha installato un robusto cancello di metallo. E poco dopo, non contento, ha pubblicato tutti i video sulla sua pagina Facebook, chiedendo agli amici di condividerli.
    Marco De Vita con una camicia insanguinata: si è ferito con alcuni vetri rotti liberando il suo box
    La sua, infatti, non vuole essere una protesta isolata e neanche un'azione da kamikaze. Spera che il suo esempio venga seguito e non solo. Auspica anche un intervento delle istituzioni a favore della legalità. Chiede che gli immigrati rispettino le leggi, e se non lo fanno vengano sanzionati.
    Poi va avanti e si rivolge ai politici: "Spero che la mia azione possa spingere il parlamento ad approvare una legge che metta in condizione le Forze dell'Ordine, una volta accertata l'occupazione abusiva di una proprietà, di intervenire immediatamente per ripristinare la legalità, senza costringere il proprietario a dover innescare una procedura legale, costosa e lunga, per arrivare al risultato. Se ci fosse stata questa legge - sottolinea - quando ho denunciato il fatto con in mano il titolo di proprietà del box, i carabinieri avrebbero potuto e dovuto liberarlo immediatamente e darmi le chiavi nuove, addebitando l'azione di sgombero, e il reato, a chi mi aveva occupato il box". Ma così non è stato. E De Vita è stato costretto a un'azione borderline per far rispettare il proprio diritto. Rischiando (e spendendo soldi) in prima persona.
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    Il console fa un passo indietro: «No a Plaza Perù»
    Michelangelo Bonessa
    La discussione se intitolare o meno una piazza di Bruzzano al Perù si conclude con un passo indietro dell'Amministrazione comunale e del console della nazione sudamericana. All'incontro in Consiglio di zona 9 convocato per ascoltare le parti, il diplomatico e i bruzzanesi inferociti, si sono presentate una cinquantina di persone per ribadire il proprio no a una scelta calata dall'alto e che rischiava di sfavorire l'integrazione invece che agevolarla.
    Questo almeno il parere dei rappresentanti del quartiere che hanno saputo dell'intenzione del Comune, seguita a una formale richiesta della comunità peruviana, grazie all'attività sul territorio della Lega Nord e a seguire di tutto il centro destra. I residenti avevano il terrore di vedere la loro zona diventare il punto di ritrovo di tutte le feste sudamericane che spesso causano disagio e a volte problemi di ordine pubblico perché nella richiesta di intitolazione era compreso l'utilizzo esclusivo della piazza per le festività nazionali. L'immagine di decine di migliaia di peruviani intenti a festeggiare a suon di birre sotto casa loro li ha convinti a mobilitarsi. Sono state raccolte delle firme per tutelare quella che ormai viene chiamata «piazza degli aquiloni» da chi vive in zona. E si sono presentati in massa in Consiglio per ribadire le proprie preoccupazioni e le perplessità.
    Di fronte a ciò il console del Perù ha preferito ritirare la proposta di intitolazione, così come ribadito da Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune, che ha anche invitato in cittadini a presentarne una per chiedere di ufficializzare il nome Piazza degli Aquiloni. «Evidentemente questo nome corrisponde a un vissuto della comunità - ha punzecchiato Del Corno - curioso che se ne ricordino soltanto adesso». Stilettata subito rispedita al mittente da un boato dell'aula. Non è stato solo il rappresentante della sinistra a criticare gli interventi dei bruzzanesi: Antonella Loconsolo, vicepresidente di zona 9 in quota Sel, ha replicato su Facebook a una signora che aveva rimarcato come certe comunità straniere tendano già a isolarsi da sole: «Che una cittadina si permetta di dire in commissione consiliare che nelle scuole i bambini italiani non possono giocare o integrarsi con i bambini peruviani è una cosa che mi fa ribrezzo».
    «È una vittoria dei cittadini e della buona politica - ha commentato Andrea Pellegrini, consigliere di zona leghista - cioè quella che si è limitata a informare la gente che si è mobilitata e ha ottenuto di far cambiare le scelte calate dall'alto».
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    Lombardia cancella legge su finanziamenti ai campi rom, contrari Pd e 5Stelle
    Lorenzo Berti
    Il Consiglio regionale della Lombardia ha deciso di cancellare una legge del 1989 riguardante le “azioni regionali per la tutela delle popolazioni appartenenti alle etnie tradizionalmente nomadi e seminomadi” ed un altra del 2000 relativa agli “interventi per la promozione dell’integrazione europea”. In pratica quindi non ci sarà più spazio per finanziamenti regionali ai campi rom.
    Promotore dell’iniziativa è il consigliere della Lega Nord Fabio Rolfi, il quale spiega: “In Lombardia non vogliamo più spendere né soldi né tempo per l’assistenzialismo a chi non se lo merita. Con questo provvedimento abbiamo cancellato definitivamente una legge discriminatoria nei confronti dei lombardi e assistenzialista, che è servita unicamente a foraggiare il mangia-mangia di certe cooperative interessate”.Lombardia cancella legge su nomadi, lega in aula con ruspa
    Hanno votato a favore del provvedimento anche le altre forze della maggioranza di centro-destra mentre hanno espresso parere contrario il PD (“questa è la Regione guidata dalla Lega che non perde occasione per fare propaganda sui soliti temi, ovvero contro i nomadi e contro l’Europa”, le parole del consigliere democratico Fabio Pizzul) ed anche il Movimento 5Stelle.
    Al termine della seduta alcuni leghisti hanno mostrato in aula una ruspa giocattolo.
    Lombardia, basta fondi ai campi rom. Contrari PD e 5Stelle | IL PRIMATO NAZIONALE

    Non ha il certificato medico? L'immigrato non può entrare in città
    Da un mese decine di immigrati bivaccano in città. Il sindaco Canepa: "Devo tutelare la sicurezza e la salute dei nostri cittadini e dei nostri turisti"
    Sergio Rame
    Alassio chiude le porte della città. Il sindaco Enzo Canepa, espressione di una lista civica vicino al centrodestra, ha firmato una ordinanza in cui vieta l'ingresso in città agli immigrati sprovvisti di un certificato sanitario.
    L'ordinanza si chiama "Tutela sanitaria". Per entrare nella città del celebre Muretto gli extracomunitari dovranno dimostrare di non avere malattie infettive e trasmissibili. Una decisione per alcuni estrema, per molto obbligata dopo che, dal mese scorso, sono arrivate in città svariate decine di immigrati che provengono da Paesi in cui sono presenti malattie come tubercolosi, scabbia, Aids, ebola e dove la profilassi non è adeguata. L'ordinanza del sindaco, che nei giorni scorsi si era rifiutato di accogliere otto immigrati impostigli dal Viminale, impedisce agli stranieri senza certificato medico di insediarsi anche occasionalmente nel Comune. "Questa disposizione, che serve a tutelare la sicurezza e la salute dei nostri cittadini e dei nostri turisti - commenta Canepa - è divenuta necessaria come risposta alla situazione di emergenza e all’invasione incontrollata del territorio nazionale avvenuta negli ultimi mesi".
    Non ha il certificato medico? L'immigrato non può entrare in città - IlGiornale.it

    Bocciata richiesta di asilo, immigrati espulsi protestano in strada
    La Lega Nord chiede l'immediata espulsione. Salvini: "Per la sinistra che li difende espulsione politica"
    Claudio Cartaldo
    Non sono profughi, non possono sperare di avere la protezione internazionale né il diritto d'asilo. Ma una trentina di immigrati a Biella hanno occupato le strade di fronte alla prefettura.
    Nelle scorse ore i trenta maliani hanno ricevuto la lettera di espulsione, ma lamentavano di non aver i documenti necessari e le indicazioni su come lasciare l'Italia.
    La Lega Nord attacca: "Quando si manifestano i propri (presunti) diritti non si devono ledere i diritti degli altri - si legge sulla pagina Facebook del Carroccio - Bloccare le strade e provocare disagi alla gente che lavora non è una forma tollerabile di protesta. E non è tollerabile che a clandestini, già espulsi, sia consentito di scatenare il caos e bloccare una città". "Hanno fatto entrare chiunque - ha aggiuto il deputato leghista Roberto Simonetti - ma solo il 6% ha diritto a protezione internazionale. Per tutti gli altri, clandestini, la soluzione è solo una: espulsioni a raffica e massima fermezza nel far rispettare i provvedimenti".
    Anche Matteo Salvini è intervenuto a gamba tesa sulla vicenda: "L'unica risposta possibile? Espulsione immediata per tutti. E per la sinistra che li difende, espulsione dalla politica!".
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    “El Peligro” non doveva stare neppure in Italia
    di Gianluca Veneziani
    Non doveva stare neppure in Italia. Non solo non doveva accompagnarsi a persone armate di machete, non solo non doveva salire sul treno senza biglietto, non solo doveva scontare più a lungo in carcere il suo coinvolgimento nei reati compiuti tra 2010 e 2013 dalla pandilla, la gang di strada di cui faceva parte (tentati omicidi, lesioni aggravate, pestaggi, rapine). Ma non doveva stare neppure nel nostro Paese.
    Il 20enne ecuadoriano Jackson Jahir Lopez Trivino, in arte “Peligro” (Pericolo), uno dei giovani arrestati ieri per l’aggressione al controllore Carlo Di Napoli a Villapizzone, aveva il permesso di soggiorno scaduto e quindi viveva da qualche tempo in Italia da irregolare.
    La sua vicenda è esemplare in quanto dimostra che, prima ancora di respingere al mittente nuovi clandestini e finti profughi, dovremmo rimpatriare gli immigrati che già vivono in Italia in evidente stato di irregolarità.
    In seconda istanza, la sua storia conferma che dovremmo essere molto più intransigenti nei confronti di chi ha commesso alcuni tipi di reati. Non si può rimettere subito in libertà – come Trivino, già arrestato nell’ottobre 2013 nell’ambito dell’operazione «Mareros» contro le gang milanesi di latinos e scarcerato poco dopo – è stato coinvolto, seppur facendo solo da “palo”, in tentati omicidi e pestaggi di gruppo, solo perché al tempo dei fatti era ancora un minorenne (ricordiamo che, in Italia, per il concorso in tentato omicidio si possono ottenere pene superiori a cinque anni).
    In terzo luogo, la sua vicenda testimonia che, oltre ad applicare fino in fondo le pene che già ci sono, bisognerebbe inasprirle, attraverso alcune modifiche legislative. Ad esempio, un immigrato con semplice permesso di soggiorno, dopo avere scontato fino all’ultimo la pena per il reato commesso, dovrebbe essere rimpatriato, appena uscito dal carcere. Il semplice aver commesso quel tipo di reato – appurato naturalmente da una condanna definitiva, in terzo grado – dovrebbe renderlo inadeguato a restare a vivere ancora nel nostro Paese. E quindi a ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno. Sarebbe un bel deterrente per gli immigrati che vivono nel nostro Paese, e puntano a ottenere la cittadinanza. Vuoi lavorare e vivere da noi? Bene, devi rispettare le regole del nostro Paese. Altrimenti, se le infrangi, dopo aver scontato la pena per il reato commesso, verrai seduta stante rimandato nel tuo Paese, con l’impossibilità di tornare nel nostro. Non avrai mai più diritto né a un permesso di soggiorno né, tanto meno, alla cittadinanza.
    Prima ancora, dunque, di piazzare sui vagoni militari pronti a sparare, come ha detto Maroni, e di controllare il territorio con l’esercito, ci vorrebbero almeno altri quattro passaggi: un maggior filtro alle frontiere per verificare se chi viene a vivere nel nostro Paese ha tutti i requisiti per farne parte (hai precedenti penali nel tuo Paese? – come è il caso dell’esecutore materiale dell’aggressione col machete, il salvadoregno Josè Emilio Rosa Martinez, già membro della violenta gang MS13 in Salvador – be’, allora non avrai mai diritto a vivere in Italia); una migliore applicazione delle leggi esistenti (se sei complice di un pestaggio o di un tentato omicidio, non puoi uscire dal gabbio solo dopo qualche mese, come se avessi compiuto un reato lieve); un inasprimento delle pene (con la possibilità di prevedere l’espulsione, subito dopo aver scontato la pena, per immigrati non ancora cittadini italiani che hanno commesso un reato riconosciuto tale dalla nostra giustizia); e infine un più capillare controllo amministrativo sulla validità o meno del proprio permesso di soggiorno.
    Senza queste misure, continueremo solo a riempirci di nuovi proclami e lacrime di coccodrillo, in discorse misti tra chiacchiere e distintivo. Assistendo inermi ad altre braccia tagliate da criminali, liberi di scorrazzare con armi e di usare a piacimento il proprio machete.
    ?El Peligro? non doveva stare neppure in Italia | L'intraprendente

    La Nbc ha licenziato Donald Trump per le sue idee sull'immigrazione
    "I migranti messicani sono tutti criminali e strupratori".
    Lucio Di Marzo
    Miss America e Miss Universo quest'anno non andranno in onda sulla NBC. È colpa di Donald Trump secondo l'emittente. La decisione è arrivata infatti dopo commenti sull'immigrazione dal Messico che il miliardario ha fatto in una delle tappe della sua campagna elettorale.
    Trump si è candidato per un posto da sfidante del campo repubblicano alle prossime elezioni presidenziali. Di recente ha speso parole durissime per i migranti che arrivano negli Stati Uniti dal Messico, suggerendo che la maggior parte di loro sono criminali e stupratori.
    È successo il 16 giugno. E in fondo non c'è nulla di cui stupirsi, se è vero che Trump ha promesso di costruire un muro al confine tra Stati Uniti e Messico se fosse eletto, facendo pagare il costo ai vicini di casa centramericani.
    La Nbc ha licenziato Donald Trump per le sue idee sull'immigrazione - IlGiornale.it



    Non più 10 ma 1 solo comandamento: accogliete
    Pubblichiamo di seguito un commento sul fenomeno immigrazione QUANDO È LO STATO AD ESSERE IRREGOLARE di GIOVANNI COMINELLI, pubblicato sull’Eco di Bergamo e, a seguire, la replica del prof. Sergio Bianchini. Il quotidiano non ha pubblicato la lettera, l’Indipendenzanuova.com lo fa volentieri.
    (dall’Eco di Bergamo)
    di GIOVANNI COMINELLI
    La riflessione che segue nasce dalla partecipazione ad un’assemblea svoltasi all’Oratorio di Parre e da un comunicato stampa. Voci ufficiose hanno fatto trapelare la decisione del Prefetto di Bergamo di collocare nel Comune di Parre circa 70 «richiedenti asilo». Il comunicato di mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, afferma: «Il sistema di accoglienza italiano per richiedenti asilo, improvvisato, insufficiente, politicamente non condiviso, segnato da malaffare e da una burocrazia impagliata, ha portato a una mancanza dcredibilità dell’Italia in Europa, e ha giustificato in qualche modo un mancato accordo europeo sull’agenda delle migrazioni».
    Il meccanismo è il seguente: il ministero dell’Interno comunica alla prefettura il numero di immigrati da ospitare. Il prefetto prende contatto con gli enti assegnatari, che provvedono a reperire strutture ricettive disponibili. Il tutto a 35 euro al giorno per immigrato, di cui 12 alla struttura, 2 all’immigrato, il resto all’Ente, per attività di mediazione socio-culturale.
    E il Comune nel quale insiste la struttura? Non solo è tenuto tuttora all’oscuro, ma il prefetto, interpellato dal sindaco, risponde che la norma gli permette di rispondere entro 30 giorni, non prima. Poiché anche quelli burocratici sono segreti di Pulcinella, la popolazione è entrata in allarme, avendo sotto gli occhi l’esempio della non lontana Lizzola, abitanti 90, immigrati 110, più o meno. La prospettiva di avere in un piccolo paese una settantina di giovani dai 18 ai 30 anni, che vagano nelle strade per mesi e mesi, frustrati, repressi e incattiviti – non è permesso farli lavorare neppure come volontari, a meno che qualcuno paghi un’assicurazione – allarma e spaventa. Tutti i bene intenzionati che fanno appello all’umanità e all’accoglienza rischiano di parlare al vento.
    Più comoda sul piano della propaganda è la posizione di chi dice no. Solo che un Comune non può dire no allo Stato. Così, alla fine, da una parte stanno una popolazione impaurita e i lucidi speculatori sulle sue paure, dalle quali sperano di attingere voti per le prossime elezioni politiche, dall’altra lo Stato che procede implacabile e ottuso, senza dialogare con il territorio e i suoi rappresentanti, quasi che operasse in una zona di occupazione. Intanto, come fa notare lo studioso Giampiero Della Zuanna, «la procedura di concessione o negazione dell’asilo dura dai due ai tre anni, durante i quali i richiedenti asilo hanno il diritto di essere mantenuti dallo Stato e non hanno alcun obbligo di lavorare, come se fossero prigionieri di guerra». Le commissioni prefettizie sono troppo poche, lavorano troppo poco, i ricorsi contro le decisioni sono scaricati sulla sola Corte d’Appello di Milano.
    I migranti spesso non vengono identificati, sperando che se ne vadano verso Francia o Germania, magari con l’espediente furbesco del permesso di transito. C’è da meravigliarsi se vengono bloccati a Ventimiglia o al Brennero?
    Risposta di SERGIO BIANCHINI
    Caro Giovanni, come al solito le tue descrizioni sono perfette ma ci sono stavolta alcuni presupposti che non quadrano. Coloro che si oppongono non sono solo lucidi e cinici arraffatori di voti, sono spessissimo anche normali avversari del degrado e del pericolo che inesorabilmente vediamo avanzare. Non prendi in nessuna considerazione e nemmeno nomini la facoltà di respingimento che per i fuggiaschi economici è doverosa e legale.
    Proprio l’inefficienza cronica dello stato giustifica ed anzi certifica le paure. Ma questa inefficienza non è casuale, è la normalissima conseguenza del comportamento velleitario e moralistico (alla rovescia perché non basato sulla realtà) delle nostre classi dirigenti e dell’ipervolontarismo a senso unico della chiesa cattolica che drena risorse intellettuali ed umane per il suo disegno, che è mondiale ormai a scapito dell’Italia.
    Italia che la nuova chiesa sembra incredibilmente disposta a regalare alle amicizie africane ed americane, cosa a cui non sono disposte né la chiesa polacca che quella spagnola e irlandese.
    Ormai per la chiesa (in Italia) i comandamenti non sono più dieci ma 1 solo (che non è nei dieci) e cioè l’accoglienza. Il papa che ha detto di non poter giudicare nessuno (-chi sono io per giudicare?-) in riferimento all’omosessualità, ha condannato tutti i “non accoglienti” e fatto “pregare” per loro. Il disprezzo (nuovo cattolicesimo?) duromollista come lo stato italiano.
    Sono disposti a tutto su questo tema. Anche ad un durissimo scontro interno. Più volte il papa ha invitato i cattolici “a mordersi la lingua”. Quindi soffocamento di qualunque dissenso interno e totale apertura anzi pompatura, anzi creazione continua di canali solo alle istanze assistenziali a spese degli altri.
    Infatti non c’è alcuna forzatura delle parrocchie verso i propri fedeli ma solo un ottundimento e una colpevolizzazione (antidemocratica) della pubblica opinione (maggioritaria) per continuare a dilapidare risorse statali e sicurezza civile e sociale che avevamo anche da poveri.
    Brutta strada, brutta situazione. Il fatalismo storico degli intellettuali ex combattenti si è sposato in pieno con l’africanismo militante della nuova chiesa e degli USA che è fortissimamente antieuropeo.
    Continuiamo ad andare a 10 km dalle coste libiche a prenderli e rifiutiamo di distinguere tra rifugiati e cercatori di benessere, evocati, garantiti e pilotati da noi stessi andando contro la logica e le disposizioni europee presentate come demoniache.
    Le contraddizioni della chiesa cattolica, italiana | L'Indipendenza Nuova

    I convertiti all'islam sono più pericolosi
    Il buonismo dilagante ci fa chiudere gli occhi davanti all'odio dell'islam
    Magdi Cristiano Allam
    Non commentiamo l'errore madornale di sottovalutare la presenza in Italia di autoctoni convertiti all'islam e arruolati nel terrorismo islamico globalizzato, riducendolo a un fatto di cronaca, sicuramente eclatante, ma che si archivia dopo qualche giorno.
    Ricordo che quando nel 1999 rivelai da Londra la presenza di campi di addestramento alla guerra santa islamica sul territorio britannico, il fatto suscitò più incredulità che preoccupazione. Solo quando il 7 luglio 2005 quattro terroristi suicidi britannici, tra cui un convertito, si fecero esplodere nella metropolitana e nel centro di Londra, il governo di Tony Blair capì che aveva la guerra in casa e denunciò i predicatori d'odio annidati nelle moschee.
    Ebbene, dieci anni dopo dobbiamo prendere atto che l'Occidente non è più solo una “fabbrica” di terroristi islamici che vanno ad espletare la loro Jihad altrove nel mondo, ma è diventato esso stesso territorio di guerra santa islamica, dove la minaccia più insidiosa è rappresentata dagli autoctoni convertiti, proprio perché sono simili a noi, tranne il fatto di odiarci al punto da volerci sterminare o sottomettere per far trionfare lo “Stato islamico” dentro casa nostra.
    I convertiti all'islam, che incarnano il terrorismo autoctono e prefigurano la guerra santa endogena, sono il cavallo di Troia permanente, il nemico interno a cui noi accordiamo i diritti sanciti dalla Costituzione, illudendoci che potremo fermarli un attimo prima che perpetrino degli attentati, grazie ad una efficace azione di prevenzione come quella che ha portato all'arresto dei familiari di Maria Giulia Sergio, partita con il marito albanese per lo “Stato islamico” dell'Isis, anche loro convertiti all'islam.
    Al riguardo, l'islam è categorico. Maometto, secondo la narrazione di Abd Allah, ha prescritto che il sangue di un musulmano può essere sparso «nel caso in cui abbandoni l'islam (commettendo apostasia) e lasci la comunità dei musulmani» (Hadis, 9:83:17). Il nemico interno viene immediatamente eliminato.
    All'opposto, l'Occidente il nemico interno lo coltiva. La profonda crisi valoriale e identitaria è il terreno fertile che favorisce l'islamizzazione delle nostre società. Il relativismo religioso, promosso anche dalla Chiesa cattolica, nobilita l'islam elevandolo a religione di pari dignità del cristianesimo. Il buonismo dilagante nega qualsiasi nesso tra l'islam e i terroristi, favorendo la diffusione delle moschee e il proselitismo islamico.
    Una volta che varcano la porta dello “Stato islamico”, i nostri convertiti si vedono subito affidare i compiti più sporchi, sgozzare, decapitare, massacrare. Con le mani grondanti di sangue subiscono un trauma mentale ed affettivo che li marchierà a vita. Non illudiamoci che possano essere “recuperati” alla civiltà che esalta la sacralità della vita. Loro sono l'arma più insidiosa che ci sconfiggerà, dopo essersi trasformati in “bombe umane” dal lavaggio di cervello che subiscono nelle moschee o nei siti jihadisti, pronti ad esplodere in qualsiasi momento.
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    Buonanno contro i musulmani: "O rigano dritti o fuori dalle balle"
    L'eurodeputato leghista, ospite di Del Debbio, litiga con tutti: "C'è troppo permissivismo, troppa democrazia"
    Francesco Curridori
    Gianluca Buonanno contro tutti. L'europarlamentare leghista, ospite del programma Dalla vostra parte di Paolo Del Debbio, attacca i musulmani che vivono in Italia e che violano la legge.
    “Questi - dice Buonanno sono ospiti. Se noi andiamo in Tunisia, Egitto e in qualsiasi posto del mondo arabo non ci possiamo permettere di dire cose del genere. Questi fanno tutto quello che vogliono perché ormai esiste il permissivismo sempre”. Il problema, secondo lui è che "troppa democrazia porta a queste cose" e perciò gli stranieri, non solo i musulmani, "devono capire che o rigano dritto o devono andare fuori dalle balle".
    Buonanno, poi, ribadisce questo concetto anche quando si parla di chi gestisce le moschee e dice: "Devono comportarsi bene, altrimenti calci nel sedere perché questi non ci perdonano nulla, fra vent’anni saremo dominati da questi se non mettiamo delle regole ferree".
    In un secondo momento attacca frontalmente l'ospite di fede islamica con un linguaggio alquanto colorito: "Avete rotto i coglioni. Gente come lei non deve stare in Italia perché vuole fomentare l’odio. L’unica cosa buona che ha fatto oggi è che si è messo la giacca e non la palandrana".
    Infine arriva il battibecco anche con la senatrice del Pd Francesca Puglisi che cerca, senza successo, di spiegare i provvedimenti del governo contro il terrorismo. Contro di lei, Buonanno grida: "Avete fatto quattro svuotacarceri depenalizzando i reati. Ma sai quello che dici o dici cazzate? Ma che cacchio stai dicendo? Sei una bugiarda!"
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    Salvini: "Vorrei essere ungherese"
    Il leader del Carroccio appoggia l'idea di Budapest di sospendere il trattato di Dublino
    Mario Valenza
    "Il Governo ungherese blocca l’ingresso degli immigrati per difendere i suoi cittadini. La barca è piena. Vorrei essere ungherese". Così Matteo Salvini su Twitter commenta la decisione dell'Ungheria di sospendere il trattato di Dublino. Dopo l'annuncio della costruzione di un muro di quattro metri al confine con la Serbia, l'Ungheria torna a sfidare l'Europa sul tema immigrazione.
    Meta di un'ondata straordinaria di migranti irregolari (da inizio anno ne sarebbero arrivati circa 60mila), Budapest ha infatti deciso di sospendere il trattato di Dublino sui richiedenti asilo per proteggere "gli interessi ungheresi".
    Salvini: "Vorrei essere ungherese" - IlGiornale.it

    Ungheria: 175km di muro anticlandestini alto 4 metri. Ma per l’Onu chi difende il suolo è xenofobo
    di ROBERTO BERNARDELLI
    L’Ungheria costruirà una barriera alta 4 metri lungo la frontiera con la Serbia per fermare il flusso degli immigrati clandestini. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, definendo “l’immigrazione uno dei problemi più seri che affronta l’Unione europea oggi”. “I Paesi dell’Ue cercano una soluzione ma l’Ungheria non può aspettare ancora”, ha aggiunto il ministro, spiegando che la barriera dovrà coprire tutti i 175 chilometri di confine con la Serbia.
    Pronti, via, malta e cazzuola per difendere il territorio, la bandiera, la patria. Coraggiosi, gli ungheresi, soprattutto padroni a casa loro. “Abbiamo verificato che 50.000 persone entrate in Ungheria, quindi in Europa, hanno passato la frontiera senza documenti. Conosciamo l’approccio dell’Unione europea al fenomeno migratorio, e vorremmo contribuire con qualche soluzione efficace. Ma con questi numeri e nella situazione attuale, le cose sono diverse”, ha affermato il premier Orban, già accusato di xenofobia dalle Nazioni Unite.
    Nel darsi una nuova Costituzione, nel recente 2011, l’Ungheria venne tacciata di aver effettuato una svolta autoritaria. E allora, cari amici, ecco cosa vi ripropone l’indipendenzanuova.com: il preambolo alla Carta ungherese, così come venne stilata, ma assai poco diffusa dai media. Perché?
    Grazie alla traduzione del prof. Giuseppe Reguzzoni di seguito pubblichiamo questo documento pieno di valori condivisibili e, per forza di cose, invidiabili. Nessun partito, né leader di partito, da allora, fece tesoro e memoria di questo documento che sancisce le libertà e l’autonomia dai poteri forti. Certi politici, si sa, non hanno bisogno di apprendere, sanno già tutto.
    PREAMBOLO DELLA COSTITUZIONE UNGHERESE 2011
    «Dio benedica l’Ungheria!
    Noi, membri della Nazione ungherese, all’inizio del nuovo millennio, nella nostra responsabilità davanti a tutti gli Ungheresi, dichiariamo quanto segue:
    Siamo fieri che il nostro re Stefano il Santo mille anni fa abbia fondato lo Stato ungherese su solide fondamenta e abbia reso la nostra patria parte dell’Europa cristiana.
    Siamo fieri dei nostri antenati, che combatterono per la salvaguardia, la libertà e l’indipendenza della nostra patria.
    Siamo fieri delle straordinarie opere spirituali degli uomini e delle donne ungheresi.
    Siamo fieri che il nostro popolo abbia difeso per secoli l’Europa, combattendo per i suoi valori e accrescendoli con la propria dedizione e il proprio zelo.
    Riconosciamo il Cristianesimo come forza che tiene insieme la nazione. Rispettiamo le diverse tradizioni religiose del nostro Paese.
    Giuriamo di conservare l’unità spirituale e culturale della nostra nazione, più volte lacerata nelle tempeste del secolo appena concluso.
    Ci impegniamo a difendere e salvaguardare la nostra eredità, la cultura ungherese, la nostra lingua così unica, i valori realizzati dall’uomo e dati dalla natura nel bacino dei Carpazi. Consapevoli della responsabilità che abbiamo davanti ai nostri discendenti, tuteliamo i fondamenti della loro futura esistenza mediante l’uso prudente e accurato delle risorse materiali, culturali e naturali.
    Crediamo che la nostra cultura nazionale possa offrire un ricco contributo alla complessità dell’unità europea.
    Rispettiamo la libertà e la cultura degli altri popoli e ricerchiamo la collaborazione con tutti popoli del mondo.
    Professiamo che il fondamento dell’esistenza umana è la dignità dell’uomo.
    Professiamo, quindi, che la libertà del singolo può svilupparsi solo nella collaborazione con gli altri.
    Professiamo, inoltre, che condizioni essenziali della nostra vita comune sono la famiglia e la nazione, che i valori fondanti la nostra reciproca appartenenza sono la fedeltà, la fede e l’amore.
    Professiamo che fondamento della capacità di comunità e dell’onore di tutti gli esseri umani c’è il lavoro, efficace espressione dello spirito umano.
    Riconosciamo che la piena realizzazione della sicurezza, dell’ordine, della giustizia e della libertà è il fine comune dei cittadini e dello Stato.
    Professiamo che una corretta sovranità statale si ha solo là, dove lo Stato è al servizio dei propri cittadini e ne cura gli interessi con equità, senza abusi e faziosità.
    Onoriamo le conquiste della nostra costituzione storica e la Santa Corona che impersona la continuità statale e costituzionale dell’Ungheria.
    Non riconosciamo la continuità giuridica della costituzione comunista del 1949, che è stata a fondamento di un regime tirannico, e per questo ne dichiariamo l’invalidità.
    Siamo d’accordo con i deputati del primo libero parlamento che, nella loro prima delibera, hanno dichiarato che la nostra attuale libertà è scaturita dalla rivoluzione contro il comunismo mondiale e dalla lotta per la libertà del 1956.
    Dichiariamo che, dopo i decenni del secolo XX che hanno prodotto gravi sconvolgimenti morali, abbiamo bisogno di un rinnovamento spirituale e culturale.
    Confidiamo in un futuro plasmato da noi tutti, insieme, e nella vocazione della giovane generazione. Crediamo che i nostri figli e i nostri nipoti, con le loro capacità, la loro perseveranza e la loro energia spirituale, renderanno di nuovo grande l’Ungheria.
    La nostra Costituzione è il fondamento del nostro ordinamento giuridico: un contratto tra gli Ungheresi del passato, del presente e del futuro, una cornice vivente che esprime la volontà della nazione e la forma in cui noi desideriamo vivere.
    Noi, cittadini dell’Ungheria, vogliamo fondare l’ordinamento del nostro Paese sulla collaborazione di tutti i membri della nostra nazione».
    L'Ungheria si difende: 175km di muro. In nome della Costituzione | L'Indipendenza Nuova

    Ultima modifica di Melchisedec; 06-07-15 alle 00:33

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Le Langhe si ribellano ai caporali del Barolo: "Noi non siamo così"
    Un gruppo di imprenditori denuncia il fenomeno: "Basta manodopera straniera pagata 3 euro l'ora"
    PAOLO GRISERI
    CUNEO - Luigi la racconta con la schiettezza delle Langhe di una volta, quando erano i contadini piemontesi a lavorare e imprecare perché "la terra è bassa", come diceva Agostino nella Malora di Fenoglio. Racconta quella storia perché lui, produttore e oggi benestante, non accetta lo scandalo. Quella scena gli fa ancora ribollire il sangue: "Ci dovremmo vergognare, e molti, per fortuna, lo stanno facendo. Non dobbiamo consentire che siano poche mele marce a gettare discredito su questa terra".
    "Erano lì, a un centinaio di metri dalla mia finestra. Due donne, non più giovani, due delle tante che insieme ai mariti arrivano a decine al mattino presto del sabato per "sfemminellare", per togliere le gemme non maturate dal tralcio delle viti del mio vicino". Deci ore, sotto il sole, pagato in nero 3 euro all'ora. "Sono macedoni, come migliaia di altri. C'è chi accetta di pagarli una miseria. Guadagnandoci una fortuna. Sono pochi ma sono produttori come me. Gente come me. Che ha cominciato da zero negli anni ‘80. Eravamo tutti ragazzi, senza un quattrino. Abbiamo messo le bottiglie di vino nella valigia e abbiamo cominciato a girare il mondo per venderle. Oggi produciamo il Barolo, il Dolcetto, vini doc che certe volte arrivano a costare 200 euro alla bottiglia. Con che faccia qualche furbo paga 3 euro i braccianti?".
    Quello di Luigi è un racconto agghiacciante. Forse per questo preferisce non farsi chiamare col suo vero nome. Ma è anche il possibile inizio di una riscossa "perché solo noi produttori possiamo bloccare tutto questo. Anche perché, per fortuna, chi sfrutta la gente in quel modo, è una minoranza. La Langa è sana".
    Le Langhe si ribellano ai caporali del Barolo: "Noi non siamo così" - Repubblica.it

    La Versilia in trincea, vigilantes in spiaggia: "Qui ormai è guerra"
    Viareggio è un suk, uno stabilimento su due ha rinforzato la sicurezza, di notte non si gira più: "Troppi immigrati e ogni anno aumentano"
    Stefano Zurlo
    Non offrono ai turisti scimmie e serpenti come al mercato di Marrakesh, ma i vu' cumprà dalla pelle nera hanno fatto del loro meglio per trasformare questo angolo incantato della Versilia stretto fra le Apuane e il Tirreno in un piccolo suk.
    Eccoli a grappoli sul molo cantato un tempo dal grande Mario Tobino e oggi tappezzato da bancarelle scintillanti: gli occhiali Gucci o simil Gucci, le borse che promettono Prada a prezzi stracciati e tutto il solito tappeto magico di mercanzie. «Sono tanti, sono troppi e aumentano esponenzialmente ogni anno», dice subito senza mezzi termini Carlo Monti, proprietario del bagno Vespucci e presidente dell'associazione che riunisce i 125 stabilimenti balneari. «Noi – schematizza Monti – abbiamo due problemi: gli ambulanti abusivi di giorno, criminalità e spaccio di notte. Ed è il secondo fronte a preoccuparci di più».
    «Da un paio d'anni sta cambiando tutto – prosegue Monti - il 10 per cento degli stabilimenti si è dotato di vigilantes per la notte e il 50 per cento si è legato a società di guardie giurate». La sabbia come un caveau. Telecamere. Allarmi. Guardiani. Pezzi di storia, come il Nettuno e il Balena che dall'unità d‘Italia ne hanno viste di ogni, devono spendere per la sicurezza come fossero filiali di istituti di credito. «Dieci anni fa - aggiunge Monti – un discorso del genere l'avrei giudicato una follia. Uno scherzo buono per il Carnevale. Ma oggi no. Siamo in guerra. In guerra. E lo dico con tutto l'amore per la mia terra che rimane bellissima».
    «La pineta di Ponente – spiega Letizia Tassinari, giornalista di Tgregione – diventa pericolosa dopo una certa ora. Tutti l'attraversavano a mezzanotte o all'una in bicicletta, magari dopo aver comprato un gelato; oggi si consiglia prudenza. I cespugli sono l'habitat degli spacciatori». Droghe leggere, cocaina, addirittura a 30 euro per dose, e poi l'eroina che conosce un discreto ritorno come certi modelli anni Settanta. Gira e rigira, gli spacciatori sono sempre gli stessi: nordafricani, di solito marocchini, clandestini, con una sfilza di precedenti lunga così e fogli di via a pacchi ma imbullonati alla pineta come alcuni politici alla sedia. E sono questi soggetti che al buio aprono le cabine, rovinano le attrezzature, spaccano le vetrine, si portano via la cassa senza nemmeno aprirla. Risultato. gli arenili si blindano, i bagnini lasciano il posto alle divise, ombrelloni e sdraio vengono monitorati con sistemi di videosorveglianza.
    Se ci spostiamo di qualche centinaio di metri in Darsena, dietro i cantieri che costruiscono gli yacht dei sogni per i ricchi di tutto il mondo, ecco che i locali della movida si consorziano per fronteggiare l'emergenza. Aggressioni. Minacce. Furti dopo l'aperitivo o una cenetta a lume di candela. «Ci siamo messi insieme racconta Emiliano Cerri, titolare del Maki Maki – e abbiamo assunto quattro o cinque guardie giurate»: una piccola militarizzazione del territorio per salvare l'attività. «I miei clienti meno giovani e sbarazzini – allarga le braccia Cerri – avevano paura, dopo una certa ora non si facevano più vedere. Ora con questo investimenti stiamo riprendendo». D'altra parte lo Stato è in ritirata, il Comune non ha più nemmeno i soldi per piangere: «Viareggio – dice Alessandro Santini, uomo bandiera di Forza Italia ed ex presidente della Fondazione Carnevale – è ufficialmente in dissesto e il buco è stimato in 110-140 milioni. I vigili sono scesi da 130 a 90, la notte tutta la Versilia è affidata a una pattuglia della polizia e a una dei carabinieri». Dunque, i privati si arrangiano per fermare il declino. Ma anche oggi i siti locali titolano sull'ennesimo capitolo di nera: l'arresto di un marocchino irregolare che ha tentato di uccidere un connazionale di soli 19 anni, pure lui senza permesso. E le notti ruggenti della Versilia sono sempre più nere.
    La Versilia in trincea, vigilantes in spiaggia: "Qui ormai è guerra" - IlGiornale.it

    INTEGRAZIONE PERFETTA: BABY GANG MULTIETNICA “IN AZIONE”, I CARABINIERI LI COLGONO IN FLAGRANZA
    Ancora una baby gang, questa volta, però, decisamente poco baby e molto gang. Il gruppo, infatti, fermato dalle forze dell’ordine per una violenta rapina compiuta al Flaminio ai danni di un ragazzo romano di 23 anni, è a dir poco vario, per età e provenienza geografica. Ma l’aggressività e il modus agendi sono, in compenso, quelli tipici di una banda criminale se non proprio baby, comunque, una vera e propria gang…
    Un sedicenne romeno è stato arrestato ed altri 6 giovani, tra i 14 e 18 anni, sono stati denunciati dai carabinieri del Nucleo radiomobile di Roma per una rapina compiuta al Flaminio ai danni di uno sventurato ventitreenne romano. L’adolescente dell’est Europa, già conosciuto alle forze dell’ordine, è stato accusato di rapina aggravata in concorso e lesioni personali ai danni della giovane vittima romana, e con le stesse accuse sono finiti nei guai anche altri 6 ragazzetti di età comprese tra i 14 e i 18 anni – anche loro già noti per altri precedenti casi ai carabinieri – accusati di aver spalleggiato l’esecutore materiale della rapina. Si tratta di tre ragazzi romani, un moldavo, un romeno e un altro, infine, originario della Repubblica di Capo Verde.
    Un gruppetto a dir poco assortito, per età e nazionalità, in cui il comune denominatore era la violenza declinata alla criminalità quotidiana. E così, in base a quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, la gang multietnica sarebbe entrata in azione in viale Tiziano, all’angolo con via Sacconi, dove il sedicenne – una sorta di capo banda – facendosi scudo con gli altri conoscenti, dopo aver individuato la vittima da colpire, l’ha violentemente aggredita prima, impossessandosi del suo portafogli, poi.
    La scena è stata notata dai carabinieri, in quel momento in transito e dunque tempestivamente intervenuti, tanto che, nonostante il fuggi fuggi generale, i militari sono riusciti a bloccare tutti i responsabili e a soccorrere la vittima, poi trasportata all’ospedale Santo Spirito della capitale, dove le sono state diagnosticate lesioni giudicate guaribili in 5 giorni. L’arrestato è stato portato nel Centro di Prima Accoglienza di via Virginia Agnelli dove è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Gli altri ragazzi, invece, sono stati affidati ai genitori, separando – speriamo non solo per il momento – i destini dei componenti del multietnico gruppetto malavitoso.
    INTEGRAZIONE PERFETTA: BABY GANG MULTIETNICA ?IN AZIONE?, I CARABINIERI LI COLGONO IN FLAGRANZA | Gazzetta della Sera

    Coisp: i cittadini stanno cominciando a difendersi da soli e non è follia collettiva
    “Non passa giorno, ormai, senza una nuova nefasta notizia di cittadini che tentano disperatamente di difendersi da soli e finiscono in situazioni terribili, drammatiche, che non di rado pagano alla fine anche duramente. C’è chi cerca la vigilanza privata, chi si mette a sparare, chi insegue malviventi incurante di quanto può capitargli. Non può certamente trattarsi di follia collettiva…
    C’è un problema gravissimo che si amplia a macchia d’olio: un senso di insicurezza e di abbandono, la percezione di un senso di solitudine e di un’inadeguatezza di un sistema che apparentemente lascia in cittadini in balìa di se stessi.
    Mai come adesso è indispensabile che lo Stato aumenti in maniera massiccia gli sforzi per darci la possibilità di stare ancora più vicini alla gente. Non siamo in numero sufficiente per la quantità di servizi da svolgere, non siamo abbastanza equipaggiati, non siamo sufficientemente supportati per dimostrare la reale forza e autorevolezza di uno Stato che non può e non vuole piegarsi alla delinquenza, che sia comune o organizzata non importa”.
    Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, interviene così a proposito del crescente numero di episodi di “scontri diretti” fra malviventi e le loro vittime, terminati il più delle volte con morti o feriti, ed inevitabili procedimenti giudiziari che finiscono per sconvolgere le vite delle stesse Vittime ancor più che quelle dei loro aggressori.
    La storia del 29enne di Serle che la sera del 14 dicembre ha ucciso un ladro albanese sorpreso a rubare a casa del fratello, a quanto pare durante una colluttazione, dopo averlo cercato per un paio d’ore in paese, armato di fucile.
    La donna rimasta ferita di striscio a Viguzzolo dopo che una coppia ha sorpreso i ladri nella propria abitazione dando poi vita a una sparatoria durante la quale la vicina di casa è stata colpita al volto, per fortuna non gravemente.
    Il commerciante di 52 anni di Caravaggio che è stato svegliato nel cuore della notte da alcuni rumori provenienti dal pianterreno di casa, dove si trova il suo negozio di articoli da giardinaggio, ha spalancato una finestra del primo piano e sorpreso due ladri intenti a introdursi nel punto vendita, impugnando poi la sua pistola calibro 38 regolarmente detenuta ed esplodendo due colpi di pistola contro i ladri, uno dei quali è rimasto ucciso.
    La rapina in villa a Parabiago, nel Milanese, finita con un bandito ferito dopo che il proprietario dell’abitazione, un avvocato, alla vista di due malviventi armati di pistola ha sparato cinque colpi che hanno raggiunto all’addome uno dei ladri, poi riusciti a scappare.
    I quattro colpi di revolver e le fucilate sparati in strada Rotta Palmero, zona di confine tra le campagne di Borgaretto e l’area industriale di Orbassano, dove una banda di ladri incappucciati ha tentato l’ennesimo assalto ad una casa agricola alle spalle dell’ex stabilimento Comau.
    L’oramai famosa vicenda del benzinaio Graziano Stacchio, che ha sventato una rapina in una gioielleria armato di un fucile da caccia sparando dei colpi uno dei quali ha raggiunto un malvivente poi deceduto… Sono solo alcuni esempi, ultimi in ordine di tempo, di una lunghissima lista di episodi di cronaca con un comun denominatore, cittadini esasperati che tentano di difendersi da soli.
    “L’assurda pericolosità di tutto questo – aggiunge Maccari – deve essere prontamente affrontata. I cittadini devono tener presente che spetta alle Forze dell’Ordine intervenire per fare sicurezza, ma è innegabile che non si può impedire o annullare l’istinto di conservazione che il più delle volte porta le Vittime a reagire.
    La sicurezza percepita è importante quanto quella reale, la severità di un apparato che mette al primo posto la tutela dei cittadini deve essere rimarcata e non svuotata di contenuti reali come sta accadendo a causa di tanti nefasti provvedimenti. Depenalizzare i reati che più colpiscono la gente comune, ‘svuotare’ le carceri perché non c’è posto per i troppi condannati, tagliare i presidi di Polizia sul territorio ed altre folli iniziative del genere, non faranno altro che aumentare un problema di cui solo la gente onesta farà le spese”.
    Coisp: i cittadini stanno cominciando a difendersi da soli e non è follia collettiva | Imola Oggi



    Boldrini: i migranti sono l'avanguardia di uno stile di vita che presto sarà uno stile di vita per moltissimi di noi.


    Sindaco non vuole i profughi e il prefetto deve arrendersi
    Mella Cristina Almici, sindaco di Bagnolo nel bresciano: "Non volevamo distruggere il nostro angolo di verde"
    Claudio Cartaldo
    Alla fine l'ha spuntata lei, Mella Cristina Almici, sindaco di Bagnolo, un piccolo paesino bresciano. l prefetto alla fine ha dovuto cedere e annullare il trasferimento di profughi.
    Gli immigrati sarebbero dovuti andare ad occupare un immobile messo a disposizione da un privato, ma il sindaco si è messo di traverso. "Un'iniziativa davanti alla quale abbiamo manifestato immediatamente la nostra più totale opposizione - ha detto il sindaco - l'edificio in questione non era altro che un capannone industriale che si trova nella nostra campagna e volevamo evitare di trasformare un angolo verde del nostro territorio in una sorta di valvola di sfogo destinata a rappresentare una soluzione a problemi che da nessun'altra parte trovavano risposta". Così ha fatto sapere al prefetto che nel suo comune a queste condizioni non avrebbe messo piede nessun profugo.
    "Non era stato prospettato neppure il numero preciso dei rifugiati che avrebbero potuto trovare ospitalità - ha aggiunto - Inizialmente si è parlato di sei persone ma, viste le dimensioni del capannone e l'intenzione di far fronte all'emergenza, i possibili arrivi avrebbero potuto essere ben più numerosi, rendendo più che giustificate le preoccupazioni con le quali la comunità ha accolto la notizia del possibile arrivo di stranieri".
    Un precedente che potrebbe far sperare i sindaci italiani che da mesi lamentano l'impossibilità ad accogliere nuovi migranti e il disagio per i loro cittadini creato da questa situazione.
    Sindaco non vuole i profughi e il prefetto deve arrendersi - IlGiornale.it

    Anno 2000, la profezia di Biffi: immigrati, preferire i cristiani. E poi: temo i politici imprudenti
    di BENEDETTA BAIOCCHI
    Correva l’anno 2000 e un cardinale fuori dal coro, milanese, e arcivescovo di Bologna, disse: “I musulmani sono molto diversi da noi e vogliono farci diventare come loro”. E poi, ancora: “Non ho paura dell’Islam, che devo evangelizzare, ma della straordinaria imprevidenza dei nostri politici”.
    Lo disse fuori dai denti il cardinale: “Preferire i cristiani” perché “i musulmani sono molto lontani da noi e vogliono farci diventare come loro”.
    Prima i cristiani
    Cosa c’è da aggiungere? La memoria corta di certi parroci che prestano le sale parrocchiali per il ramadan, ha rimosso che il 13 settembre di 15 anni fa, Biffi sconcertò le masse ecclesiastiche e la stessa Cei, illustrando la lettera pastorale indirizzata al clero della diocesi. Diceva, Biffi, che se l'immigrazione fosse risultata inevitabile, lo Stato avrebbe dovuto favorire l’ingresso di immigrati cristiani, perché più integrabili.
    Al termine della presentazione del testo, Biffi ribadì: “Ho paura della straordinaria imprevidenza dei responsabili della nostra vita pubblica. Ho paura dell’inconsistenza dei nostri opinionisti. Ho paura dell’insipienza di molti cattolici, specie i più acculturati e loquaci. In questi giorni, leggendo certi interventi, più volte sono stato tentato di ripetere una frase di Dietrich Bonhoeffer: “Contro la stupidità sono senza difesa”.
    Più volte nel trattare i diritti-doveri dei musulmani spiegava che questo concetto è rivolto allo Stato laico, non alla coscienza dei cristiani: “Il mio compito è evangelizzare i musulmani. Il compito dello Stato laico è invece tenere presenti tutte le difficoltà di inserimento dei musulmani nella vita civile”. E questo perché i fedeli dell’Islam “nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità”, dunque “ben decisi a restare sostanzialmente diversi in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro”.
    Le differenze notevoli
    Punto primo: “un diritto di famiglia incompatibile con il nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica”. E Biffi si scandalizzava soprattutto del fatto che gli opinionisti laici non si accorgessero della bomba innescata.
    State preparando la vostra estinzione
    Per Biffi, poi, il pericolo incombente per la Chiesa non sarebbe arrivato tanto dagli immigrati con fedi diverse, quanto piuttosto da quei cristiani che rinunciano alla propria identità, “preparando la loro estinzione”. In quel periodo la maggioranza dell’episcopato non condivideva l’invito a «privilegiare» l’immigrazione cattolica, o cristiana, rispetto a quella islamica. E così le parole del cardinal Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, che nella sua dodicesima nota pastorale invitava il governo a «salvare l’identità della nazione» rimasero lettera morta. Di più, mortissima.
    http://www.lindipendenzanuova.com/an....ZGIoijX5.dpuf

    Ormai Schengen non vale più: la Danimarca introduce controlli alla frontiera tedesca
    Dopo la Francia, la Gran Bretagna e l'Austria anche la Danimarca respinge gli immigrati al confine. Il trattato di Schengen è carta straccia
    Sergio Rame
    Il Trattato di Schengen ormai è carta straccia. Sono sempre meno i Paesi dell'Unione europea che lo rispettano.
    In piena emergenza immigrazione, anche la Danimarca ha deciso di introdurre controlli alla frontiera con la Germania per fermare i clandestini e arginare il contrabbando.
    L'Europa torna ad alzare i muri. O meglio, a chiudere le frontiere. In risposta all'incapacità degli euroburocrati di Bruxelles di difendere i confini dalle ondate migratorie, sono sempre più i Paesi che hanno aderito al Trattato di Schengen a respingere gli extracomuniatri che tentano di vecare i confini. I primi sono stati la Francia, che a Ventimiglia non fa più passare nessuno, la Svizzera e l'Austria. Poi l'Ungheria ha avanzato la proposta di alzare un muro di quattro metri per fermare l'invasione dalla Serbia. Negli ultimi giorni il Regno Unito ha approvato la costruzione di una barriera di due miglia, dalle parti di Calais, per bloccare l'avanzata degli immigrati dalla Francia.
    L'ultimo Paese a chiudere la frontiera è stata, infine, la Danimarcia. Della decisione il neoministro degli Esteri, Kristian Jensen, ha informato il collega tedesco, Frank-Walter Steinmeier, assicurando che "i controlli saranno comunque in linea con gli accordi di Schengen". Già nel 2011 la Danimarca aveva imposto verifiche a campione su alcune auto in transito nella penisola di Jutland, unico punto di confine terrestre con l’Europa continentale. La decisione di Copenaghen è frutto dell’accordo di coalizione con il partito di destra Df, fondamentale per il governo al fine di avere i voti necessari in parlamento. Tra le altre richieste del partito conservatore c’è il referendum sulla permanenza della Danimarca nell'Unione europea, dopo il voto britannico, entro la fine del 2017.
    Ormai Schengen non vale più: la Danimarca introduce controlli alla frontiera tedesca - IlGiornale.it

    L'Ungheria approva il muro anti-immigrati
    Sì alla controversa legge che permetterà tra le altre cose di espellere i migranti con procedura accelerata e di rifiutare le domande dei profughi che arrivano da Paesi sicuri
    Chiara Sarra
    In Ungheria sorgerà un muro di quattro metri con filo spinato al confine con la Serbia. La legge presentata dal governo è stata infatti approvata dal parlamento ieri sera con i 151 voti a favore della maggioranza governativa e degli estremisti nazionalisti di Jobbik e 41 voti contrari.
    Oltre al muro, la norma prevede tra le altre cose anche l’espulsione degli immigrati con procedura accelerata e permetterà a Budapest di respingere le domande dei migranti che nel loro viaggio da Siria, Afghanistan o Iran arrivano in Ungheria provegono da Paesi sicuri.
    "L’Ungheria deve affrontare la più grande ondata di migranti della sua storia - afferma il ministro dell’Interno Sandor Pinter - la sua capacità di accoglienza è superata del 130%". Solo da gennaio sono 67mila i migranti arrivati in Ungheria. Di questi 1600 sono arrivati solo nello scorsa settimana.
    L'Ungheria approva il muro anti-immigrati - IlGiornale.it

    Un immigrato su 4 è positivo all'epatite
    Tutti gli immigrati avranno diritto alle cure. Cure efficaci, ma anche molto costose
    Sergio Rame
    "Il 20-25% degli immigrati che arrivano sulle coste italiane è positivo all’epatite C".
    Nel corso di un incontro organizzato a Vienna da Msd, a margine del Congresso internazionale sul fegato, Antonio Craxì, ordinario di Gastroenterologia all'Università di Palermo, ha lanciato un nuovo allarme. Che, dopo l'allerta per il diffondersi di casi di scabbia in tutto il Paese, rischia di aggravare una situazione già precaria di per sé.
    Per Craxì "una parte di immigrati diventa stanziale, dunque si tratta di pazienti che avranno diritto alle cure". Cure efficaci, ma anche molto costose. Aspetto, questo, che è stato esaminato a lungo dagli specialisti a Vienna. "A fronte del Fondo per gli innovativi - spiega - in Italia fino a ieri erano stati spesi per i nuovi medicinali anti-epatite C circa 90 milioni di euro". Ovviamente, con importanti disparità fra le regioni: a fronte dei 10-15 milioni di euro spesi in Lombardia ed Emilia Romagna, la Sicilia si ferma a meno di 1,5 milioni. "Proprio a Mazara e Marsala - conclude Craxì - ci sono dei gruppi di stranieri ormai stanziali in cui il virus dell’epatite C è presente".
    Un immigrato su 4 è positivo all'epatite - IlGiornale.it

    La proposta del sindaco Orlando: "Abolire il permesso di soggiorno". Salvini: "Senza regole, ci sarà il caos"
    Il sindaco di Palermo: "Il diritto umano alla mobilità è inalienabile". Il leader della Lega: "Ci sono anche i doveri"
    Nico Di Giuseppe
    "Occorre abolire il permesso di soggiorno, come abbiamo previsto dalla Carta di Palermo, sottoscritta a fine marzo al termine del convegno internazionale "Io sono persona, dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto"".
    A lanciare la proposta è il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, nel corso del dibattito "Europa e Immigrazione: fra rigore e accoglienza" al Teatro Massimo, a Palermo, nell’ambito del Festival del lavoro 2015. "Il diritto umano alla mobilità è inalienabile".
    La risposta del leader della Lega non si è fatta attendere: "Il sindaco di Palermo parla dell’abolizione del permesso di soggiorno, ma ha dipinto l’anarchia, un altro pianeta. Mi sembra una visione del mondo bizzarra, egoista, non gestibile. Insomma, se si tolgono i doveri è anarchia totale. Il mondo senza confini e senza barriere è bello da dipingere in un convegno il sabato mattina, la realtà è diversa o ci diamo delle regole o salta tutto. L’Italia ha bisogno di più certezza del diritto. Il resto d’Europa difende gli interessi dei propri cittadini: la Francia presidia i confini, come fa l’Austria o altri paesi. Perché l’Italia non deve farlo?
    Poi, chi scappa dalla guerra va accolto, ma sono un quarto di quelli che arrivano, gli altri sono immigrati clandestini. Sogno un mondo dove si accolga chi si può permettere di accogliere. Togliamo l’obbligo del permesso di soggiorno? Chi lo spiega ai 22mila fessi che aspettano una casa popolare a Milano, che accogliere è un diritto inalienabile?".
    La proposta del sindaco Orlando: "Abolire il permesso di soggiorno". Salvini: "Senza regole, ci sarà il caos" - IlGiornale.it

    Studio: più sei intelligente, e più sei ‘razzista’
    In questi giorni sono stati pubblicati due interessanti studi sull’intelligenza e la sua correlazione con il cosiddetto ‘pregiudizio razziale’. Ancora una volta, viene dimostrato come vi sia una correlazione diretta; al decrescere dell’intelligenza, decresce anche il ‘razzismo’.
    I due studi di cui andiamo a parlare hanno analizzato l’effetto della stimolazione elettrica sul cervello – elettroshock a bassa intensità (EBI) – sul quoziente intellettivo e sull’atteggiamento degli individui rispetto a persone ‘diverse’.
    Il primo studio, pubblicato su Behavioural Brain Research ha cercato di comprendere l’effetto di questo EBI sull’aumento del QI. Il risultato è stato scoprire ceteris paribus un effetto negativo. L’effetto negativo era concentrato soprattutto in una della misurazioni del QI, quella del ragionamento percettivo.
    Il RP è una categoria di ragionamento fluido non verbale, ovvero la capacità di pensare in modo logico e applicare la logica a problemi nuovi escogitando soluzioni innovative. Si tratta di uno dei quattro gruppi di ragionamento testati dal Weschsler Intelligence Scale for Children.
    Cosa ancora più interessante, è che i ricercatori, analizzando ancora più in particolare la categoria del RP, hanno scoperto l’effetto negativo essere particolarmente forte nella sottocategoria del ragionamento matrice, dove i partecipanti, dopo avere presa visione di due gruppi di simboli doveva comprendere quale fosse il simbolo mancante dall’altro gruppo. Questo tenetelo a mente, perché servirà a capire il prossimo studio che vi illustreremo.
    Lo studio del Leiden Institute of Brain and Cognition, pubblicato su Brain Stimulation, ha dimostrato che le persone sottoposte a EBI somministrati alla parte frontale del cervello, mostrano una forte diminuzione del ‘pregiudizio razziale’. In sintesi: non fanno differenze tra individui in base alla loro razza/etnia.
    A parte l’inquietante motivazione di questo studio, che potete bene immaginare (creare individui lobotomizzate e quindi buonisti alla cantante amico dei profughi), i due studi comparati tra loro mostrano un’evidenza inequivocabile: alla riduzione dell’intelligenza corrisponde una consequenziale riduzione del cosiddetto razzismo. E attenzione, con razzismo non si intende ‘odiare qualcuno’, ma comprendere che siamo diversi, e che non è evolutivamente sensato fare entrare individui geneticamente diversi da te nel tuo territorio.
    Non è strano, che uno dei gruppi umani con il QI più elevato, gli ebrei askenaziti, siano anche uno dei gruppi meno propensi al meticciamento. E questo lo si nota in tutte le popolazioni.
    Riprendete il risultato del primo studio: presa visione di due gruppi di simboli doveva comprendere quale fosse il simbolo mancante dall’altro gruppo. Ecco, chi predica l’accoglienza è incapace di riconoscere il ‘simbolo mancante’. Il problema è che sono al governo. Sulle navi della Marina. E in televisione. E sono tutti scemi.
    Insomma, volevano capire come renderci tutti ‘amici dei migranti’, e hanno scoperto che l’unico modo per farlo è renderci tutti più scemi.
    Identità.com » Studio: più sei intelligente, e più sei ?razzista?

    Muraro: «Gli uomini di colore imbastardiscono la nostra razza»
    TREVISO - Dichiarazioni choc sul caso migranti: «Volete portare gli uomini di colore qui per imbastardire la nostra razza. A me non va bene».
    La frase è uscita ieri sera dalla bocca del presidente della provincia di Treviso, ed ex leghista, Leonardo Muraro nel corso di una trasmissione a Rete Veneta. Il tema del dibattitto coordinato da Luigi Bacialli era quello dell’emergenza profughi in Veneto.
    Muraro choc: «Gli uomini di colore imbastardiscono la nostra razza»



    Effetti non collaterali del Corano
    È bene chiarire una cosa, mentre ci indigniamo per l'ultimo orrore dell'Isis, la crocifissione e amputazione di una "spia". Tutte le azioni dei terroristi si fondano su un'applicazione rigorosa della lettera del testo sacro. Ecco le prove...
    di Magdi Cristiano Allam
    È bene chiarire una cosa, mentre montano l’indignazione e l’orrore per l’ultima barbarie diffusa in rete dallo Stato Islamico. Niente di quello che fanno i terroristi è frutto di una estemporanea crudeltà. Al contrario, tutto è fondato e tutto si tiene, in un’ideologia mortifera che non solo prevede, ma impone la violenza contro i nemici di Allah.
    Prendiamo, appunto, quest’ultimo e sconvolgente episodio. Un uomo, vestito con la classica tuta arancione, è accusato di avere coltivato legami con i Peshmerga curdi, nemici irriducibili dell’Isis, e crocifisso in uno scenario desertico. Nelle sequenze successive, uno jihadista armato di coltellaccio mozza prima una mano e poi un piede all’uomo, che si contorce per il dolore. Infine, si vede il poveretto pendere senza vita dalla croce.
    Sono sacrosanti, la nostra indignazione e il nostro scandalo, sono quello che ci differenzia. Ma devono poggiare su una salda conoscenza di quello a cui ci troviamo di fronte, senza infingimenti o ipocrisie. Quello a cui ci troviamo di fronte è né più né meno che un’applicazione alla lettera dei dettami del Corano. Provocazione? Niente affatto: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano tagliate loro la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso”. Sura quinta, versetto 33.
    Capite allora che il nostro scandalo e la nostra meraviglia, di noi occidentali spesso politicamente corretti, tendono a fuggire colpevolmente dalla verità. Che è perfino banale, nella sua durezza: l’Isis, e il terrorismo islamico in generale, non fanno che prendere sul serio la prescrizione coranica, e ricavarne le logiche conseguenze nella pratica. Sono rigorosi e filologicamente corretti, fondano le loro azioni nella lettera del testo sacro della religione islamica. È esattamente il contrario della versione ufficiale che propaga la classe dirigente occidentale, a partire da Obama e da Cameron (tralasciamo Renzi, che in queste partite non conta nulla). L’islam è una religione di pace, ci assicurano. L’Isis, Al Qaeda, i terroristi, addirittura tutti gli integralisti, perseguono una versione deviata e falsa dell’islam, che è nemica del vero islam, ci ripetono. Mentre vale esattamente l’opposto: i fondamentalisti, e i gruppi come l’Isis anzitutto, sono i più fedeli applicatori del Corano, si regolano in base alla sua lettera, che prevede morte e sofferenze indicibili per gli apostati, per i miscredenti, per tutti i nemici di Allah e del Profeta. Sono i musulmani “moderati”, quelli che non vivono il proprio credo come pratica violenta contro gli infedeli, a discostarsi dalla consegna coranica. È questo che intendo, quando dico che possono ben esistere musulmani moderati, nel senso di persone, ma non può esistere l’islam moderato, nel senso ideologico e teologico. L’islam è uno, e si basa su precetti come quello riportato, o su detti attribuiti a Maometto del genere del seguente: “Quando l’Apostolo di Allah (il Profeta Maometto) ebbe tagliato i piedi e le mani di quelli che gli avevano rubato i cammelli e che ebbe loro levato gli occhi con dei chiodi riscaldati sul fuoco, Allah lo ammonì e rivelò: la punizione di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo apostolo e che li affrontano con tutte le loro forze per seminare la discordia sulla Terra, sarà l’esecuzione (per decapitazione) o la crocefissione.” (Abu Zinad, Dawud XXXVIII 4357)”.
    Aggiungete che per i musulmani il Corano è un testo increato, della stessa sostanza di Dio, e dunque non assoggettabile all’esercizio umano dell’interpretazione, e potete facilmente giudicare chi rispetti più la sua lettera, e il suo spirito. Del resto, fu l’arcivescovo di Mosul Emil Nona, ad ammonirci tra i primi sulla “correttezza” islamica dell’Isis, e dunque sulla sua pericolosità. Non lo abbiamo ascoltato, non lo hanno ascoltato i nostri politici, e l’Isis ha dilagato in Siria e Iraq. Sarebbe davvero ora di rivedere le nostre certezze buoniste, e di dirlo chiaramente: l’Isis è islam, e si comporta come tale.
    Effetti non collaterali del Corano | L'intraprendente


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Agente aggredito in piazza Duomo: spettacolare arresto di 3 africani
    In pieno giorno davanti al Duomo un gruppo di africani ha accerchiando un agente picchiandolo. A salvarlo l'intervento dei colleghi
    Giuseppe De Lorenzo
    Hanno accerchiato un agente della polizia municipale che li aveva intimati di andarsene dopo un tentativo di furto.
    Lo hanno aggredito, trascinato a terra e colpito con pugni e calci. Costringendolo ad andare di corsa all'opedale con l'ambulanza.
    Sembra una scena della perideria di Chicago, ma non lo è. Siamo al centro storico di Milano, sotto la "Madonnina", ai piedi del Duomo. Intorno alle 17.40 di ieri un gruppo di africani si avvicina a due turisti per estorcere loro del denaro. Il poliziotto in borghese, conoscendo le modalità della truffa e per fare in modo che non avvenga, li obbliga ad andarsene. Ma non basta. Gli africani tornano all'assalto del turista, cercando di ottenere i soldi dal turista. Così, al nuovo invito ad andarsene, gli africani hanno accerchiato l'agente. Poi lo hanno aggredito con calci e pugni: è finito a terra, solo contro 15 aggressori. Solo dopo qualche istante dopo sono accorsi altri agenti in borghese, che dopo lunghe colluttazioni sono riusciti ad arrestare tre persone.
    Un pomeriggio di ordinaria follia: 12 volanti di polizia e municipale sono accorse per portare al fresco gli africani. Sembra Chicago, dicevamo, ma non lo è. Ogni giorno nel sagrato del Duomo, gli immigrati estorcono denaro e compiono rapine.
    Le tecniche utilizzate sono sempre le stesse. La prima consiste nell'accerchiare il turista, intimandolo con minacce e violenze verbali a consegnare il denaro. Non appena i malcapitati estraggono dalle borse il portafoglio, vengono alleggeriti. Venti o cinquanta euro ogni volta. Il secondo metodo, invece, è più semplice: gli africani si propongono per fare una foto con il Duomo come sfondo, poi se il turista desidera riavere il telefono deve pagare. Infine, mentre qualcuno si propone per vendere chicchi di mais (usati per attirare i piccioni), altri derubano il malcapitato da dietro. Rapine ed estorsioni, a centinaia, in pieno centro.
    Possibile che Pisapia permetta tutto questo, nell'anno dell'Expo, nel luogo che dovrebbe diventare la cartolina della città che si presenta al mondo? Quanti turisti, schifati dall'aver subito un furto in centro, racconteranno Milano come un luogo degradato piuttosto che come una stupenda città da visitare?
    Stavolta, però, agli africani è andata male. Ora i filmati delle telecamere di sorveglianza della piazza saranno utilizzati per riconoscere altre persone che hanno partecipato all'aggressione. Resta un solo rammarico, quello degli agenti: "Tra un paio di giorni al massimo saranno di nuovo qui. Non vale nemmeno la pena arrestarli".
    Agente aggredito in piazza Duomo: spettacolare arresto di 3 africani - IlGiornale.it

    Agente aggredito in Duomo: già liberi gli africani arrestati ieri
    Dopo l'aggressione all'agente della municipale e lo spettacolare arresto di ieri davanti al Duomo di Milano, nemmeno 24 ore e abbiamo trovato i due africani arrestati già liberi
    Giuseppe De Lorenzo
    "Vedrete - ci diceva la polizia municipale poco dopo gli arresti di ieri in piazza Duomo - domani li avranno già rilasciati e li troverete di nuovo qui sotto la 'Madonnina'. Come tutti i giorni".
    Aggredito un agente: l'arresto di tre africani
    Non volevamo crederci. Pensavamo, o forse solo speravamo, che il giudice li avrebbe mandati almeno qualche giorni in galera. In fondo ieri gli agenti avevano arrestato quei due africani in fragranza di reato, avevano picchiato un poliziotto in borghese.
    Allora siamo tornati nel sagrato del Duomo, per verificare se avessimo trovato o meno gli arrestati di nuovo in libertà. Ed è andata così. Le foto lo dimostrano. Due degli arrestati della spettacolare operazione di ieri in pieno centro sono già a piede libero, pronti a ricominciare - come ogni giorno - con i loro furti ai danni dei turisti e dell'immagine di Milano.
    I due africani sono vestiti esattamente come ieri. Arrivano in piazza poco dopo le 14.30, nemmeno 24 ore dopo l'aggressione agli agenti e il fermo. Si sono presentati di fronte ai poliziotti che il giorno prima con fatica li avevano consegnati all'autorità giudiziaria per il processo per direttissima, nella speranza di vederli scontare qualche giorno di carcere.
    Sono andati a sbeffeggiarli, ridendo mentre con il linguaggio del corpo dicevano agli agenti: "Vedete, siamo liberi. Siamo di nuovo qui".
    E allora viene da chiedersi per quale motivo intere squadre mobili di polizia, camionette dell'esercito nell'operazione "Strade sicure", carabinieri e guardia di finanza siano mandate a pattugliare le zone del centro. Gli africani e i malviventi lo sanno: nemmeno 24 ore e il giudice li metterà in libertà. Pronti a ricominciare con le rapine e le estorsioni.
    Il rammarico degli agenti, allora, rimane sempre quello: "Non vale nemmeno la pena arrestarli". A pagrne le spese è Milano, è l'Italia. Incapace di garantire sicurezza ai suoi cittadini.
    Agente aggredito in Duomo: già liberi gli africani arrestati ieri - IlGiornale.it



    CHI FA DONAZIONI A MEDICI SENZA FRONTIERE, FINANZIA L’INVASIONE
    Dietro la facciata dei ‘buoni medici’, una falange di dottoroni, che dagli italiani si fanno pagare centinaia di euro a visita e poi, per fare i ‘buoni’, partono per vacanze adventure in luoghi sperduti.
    Ora, hanno fatto un salto di qualità – in senso dispregiativo – veleggiano anche per il Mediterraneo, in realtà battono con le loro tonnare la costa libica a caccia di clandestini da raccattare e portare in Italia.
    E MSF, da brava multinazionale, fa un sacco di pubblicità. Perché, un’associazione benefica fa pubblicità? Per raccattare soldi. Business.
    E da mestieranti del pietismo, le loro pubblicità sono costruite per impietosire gli sciocchi. E i disinformati.
    Ma la realtà è diversa. Con la loro nave, la Phoenix, gestita in combutta con una multinazionale delle disgrazie -MULTINAZIONALE DELLE DISGRAZIE ATTIVA TRAGHETTO PER PORTARE CLANDESTINI IN ITALIA – raccatta quotidianamente centinaia di maschi adulti africani.
    Eccoli:



    Chi versa donazioni a Medici Senza Frontiere, pensando di fare una buona azione – capita di sbagliare – in realtà finanzia l’invasione. Sta pagando per raccattare clandestini e portarli nel proprio condominio.
    Identità.com » CHI FA DONAZIONI A MEDICI SENZA FRONTIERE, FINANZIA L?INVASIONE

    Ungheria, l'ideatore del muro: "È l'unica soluzione per fermare i clandestini"
    Laszlo Toroskay, il sindaco di Ásotthalom, è stato il primo a lanciare un anno fa la proposta della costruzione di una barriera per fermare gli ingressi illegali
    Alessandra Benignetti
    Da quando abbiamo visitato Ásotthalom a maggio scorso, documentando la situazione nella cittadina magiara divenuta da due anni crocevia di transito per migliaia di migranti che ogni giorno entrano nell’Eurozona passando per i Balcani nel nostro reportage per IlGiornale.it, è cambiato poco.
    E così è arrivata la notizia choc della decisione del governo ungherese di costruire un muro lungo 175 km e alto 4 metri per proteggere il confine tra l’Ungheria e la Serbia.
    Dopo meno di un mese dalla nostra visita abbiamo ricontattato Laszlo Toroskay, il sindaco di Ásotthalom, il primo a lanciare un anno fa sui media ungheresi la proposta della costruzione di una barriera per fermare gli ingressi illegali, che ci racconta come è nata la decisione di costruire il muro.
    Quella del muro quindi è stata una sua idea prima che un’idea di Orbán?
    “Vivendo ogni giorno questa situazione sono stato io ad avere l’idea della costruzione di una barriera, prendendo ad esempio quelle che sono state costruite tra Bulgaria e Turchia o tra Stati Uniti e Messico. Ho fatto pressione sul governo per la realizzazione di questa barriera, ma solo attraverso i media e non tramite contatti diretti”.
    Pensa che il muro possa risolvere davvero il problema?
    “La costruzione di una barriera è un provvedimento efficace ma non è la soluzione definitiva. Abbiamo bisogno anche di controlli di polizia, telecamere e sistemi di allarme. Penso che i migranti dovranno d’ora in poi studiare nuove rotte. Questa è l’unica soluzione per l’Ungheria oggi, perché l’Unione Europea si è dimostrata incapace di risolvere il problema. Penso che, sebbene abbia suscitato scandalo in tutto il mondo, questa sia l’unica soluzione plausibile per fermare il traffico di migranti nel nostro Paese e costringerli a trovare altre rotte”.
    Il premier serbo, Aleksandar Vucic’, però si è detto “scioccato” riguardo questa decisione.
    “I serbi da parte loro, non sono famosi per sedersi al tavolo e discutere le proprie decisioni prima di prenderle. Inoltre, ci sono stati molti casi di arresti per corruzione tra la polizia di frontiera serba. Molti migranti, infatti, hanno riferito che proprio la polizia di Belgrado li avrebbe favoriti nell’attraversare i confini. Questo è testimoniato anche da molti articoli e reportage apparsi sui media ungheresi. Penso che Vucic’ dovrebbe pensare per prima cosa a risolvere questo problema. È al contempo un diritto e un dovere di ogni Stato difendere le proprie frontiere. L’Ungheria non sta chiudendo il confine legale, sta solo impedendo il passaggio illegale. Questa è una differenza importante, non stiamo chiudendo i nostri confini ma solo bloccando gli ingressi illegali”.
    Non pensa che, come hanno accusato le Nazioni Unite, l’Unione Europea e molte ONG, questo provvedimento violi il diritto di asilo?
    “Gli unici rifugiati reali in Ungheria dovrebbero arrivare dall’Ucraina, che è l’unico Paese confinante in cui è in corso una guerra. Tutti gli altri Stati che confinano con l’Ungheria sono sicuri. Questo significa che molti dei migranti che passano di qui entrano in Ungheria per ragioni economiche e non perché si rifugiano dai conflitti. Questo tipo di immigrati non possiamo ospitarli, non possiamo mantenerli, non possiamo garantirgli un lavoro perché a malapena riusciamo a garantirlo ai nostri cittadini. Chi arriva dalla Siria o dall’Iraq dovrebbe chiedere ospitalità a Paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, il Qatar. Questi Paesi sono infinitamente più ricchi dell’Ungheria e dovrebbero accogliere i rifugiati come facemmo noi con i rifugiati della guerra in ex Yugoslavia negli anni ’90”.
    State pensando ad una revisione di Schengen?
    “Penso che molti Paesi ci stiano pensando: è evidente dal comportamento francese nei confronti dell’Italia. Anche in Germania ed Austria ne stanno discutendo. Questo è il motivo per il quale costruiremo questa barriera: sul piano teorico io sarei contrario, perché credo nell’Europa delle nazioni, in un’Europa senza confini. Ma oggi questa visione dell’Europa è messa a rischio proprio dai flussi migratori, che potrebbero provocare la fine della libera circolazione in Europa”.
    Una proposta di un sindaco vicino a Jobbik, raccolta dal governo di Fidesz. Pensa che potrebbero esserci alleanze in futuro?
    “Non so se Jobbik e Fidesz saranno alleati in futuro, non spetta a me deciderlo. Per ora saluto questo passo coraggioso del governo ungherese sulla costruzione del muro”.
    Pensa che ci sia bisogno di una linea dura anche in Italia sull’immigrazione?
    “Certo, anche l’Italia dovrebbe prendere dei provvedimenti seri e coraggiosi per proteggere la propria nazione”.
    Ungheria, l'ideatore del muro: "È l'unica soluzione per fermare i clandestini" - IlGiornale.it

    Crema, vince la protesta dei genitori. Il vescovo sposta i migranti dalla scuola delle suore
    di Alex Corlazzoli
    A Crema monsignor Oscar Cantoni costretto a cambiare idea dopo aver messo a disposizione un ex convento per dare accoglienza ai profughi. La decisione dopo le manifestazioni sotto le finestre del palazzo vescovile da parte di mamme e papà dei bambini che frequentano la scuola vicina.
    I genitori in queste ore a Crema, dopo una protesta sotto il palazzo della Curia, hanno costretto il vescovo Oscar Cantoni a fare marcia indietro e a richiudere le porte dell’ex convento delle Ancelle aperte per dare accoglienza a un gruppo di giovani immigrati. In meno di 24 ore monsignor Cantoni ha cambiato idea. In un primo momento, infatti, don Giorgio Zucchelli, presidente della Fondazione “Manziana” (che gestisce le scuole paritarie della diocesi), aveva annunciato a mamme e papà dei bambini che nello spazio vicino all’asilo sarebbero stati accolti una ventina di immigrati. A quel punto era esplosa la protesta dei genitori e così ora il vescovo è stato costretto al passo indietro: “Vista la tenace e strenua opposizione di molti genitori della scuola diocesana Manziana, sezione Ancelle, ad accogliere i profughi, inviati con urgenza dalla Prefettura di Cremona, nei locali debitamente predisposti, anche con il consenso della Asl, è stata sospesa la scelta di accogliere i migranti in questo stabile”.
    La protesta aveva reso necessario anche un intervento degli agenti della Digos: “Il vescovo ha deciso – diceva una mamma – che degli immigrati in piena fase ormonale fossero vicini a dei bambini. Questi ragazzi magari hanno ricevuto abusi e sono propensi a fare qualcosa che può urtare la sensibilità di un bambino di cinque anni che potrebbe riportare danni per la vita. La curia guadagna accogliendo queste persone. Il vescovo ha fatto solo un conto economico”.
    La manifestazione è proseguita per buona parte della serata sotto le finestre del monsignore, con tanto di grida contro di lui. La protesta è montata: i genitori hanno prima annunciato che non avrebbero mandato i bambini all’attività estiva promossa dagli oratori, poi la scelta di scrivere alla Cei. Per tutta la giornata sui social network sono proseguite le polemiche. Infine la decisione: marcia indietro.
    I genitori non vogliono i migranti | L'Indipendenza Nuova



    "Stiamo africanizzando il Veneto"
    Il governatore polemizza con Matteo Renzi: "Questa non è un’emergenza. Ci hanno dormito sopra per quattro anni. Basta profughi"
    Andrea Riva
    "Questa non è un’emergenza. Ci hanno dormito sopra per quattro anni, stiamo africanizzando il Veneto".
    Lo ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia in merito alla situazione a Quinto di Treviso dove alcuni residenti hanno protestato contro la presenza di un centinaio di migranti in appartamenti sfitti di un residence, dove loro abitano.
    Zaia ha detto di aver chiesto all’Ulss di fare un’ispezione sanitaria. "Penso - ha spiegato - che i sindaci siano messi nelle condizioni di produrre delle ordinanze se i dati andassero nella direzione della inagibilità dei luoghi. Con il sovraffollamento io se fossi un sindaco farei un’ordinanza di sgombero. I sindaci sono eletti dal popolo e i prefetti non mi risulta si siano mai candidati. Qui comandiamo noi. I veneti scelgono i loro amministratori e i loro sindaci".
    "Il governo - ha concluso Zaia - non deve mandare più anche un solo profugo. Purtroppo questi fatti accadono anche in altre regioni d’Italia. Noi non condividiamo il discorso della violenza, ma siamo qui e protesteremo fino alla fine".
    "Stiamo africanizzando il Veneto" - IlGiornale.it

    «Via i migranti», scontri da Nord a Sud
    Lega e neo fascisti in prima fila
    Rivolte contro l'arrivo di immigrati a Roma ed in Veneto. Nella Capitale, in particolare, duri scontri tra manifestanti - Casapound in prima linea - e forze dell'ordine, con 14 agenti feriti e due arresti. Dal Viminale si fa sapere che «non cambia niente» nel piano di distribuzione degli stranieri secondo i parametri concordati con le Regioni. I prefetti, è l'indicazione, proseguiranno nella «paziente e caparbia» ricerca di soluzioni di ospitalità su tutto il territorio nazionale. Ed esplode la polemica politica, con Lega e centrodestra che mettono sotto accusa il premier Matteo Renzi ed il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.
    A Quinto di Treviso la protesta - sostenuta anche da rappresentanti di Forza Nuova - è iniziata giovedì con l'arrivo di 101 profughi in un residence. Il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo ed il governatore del Veneto, Luca Zaia, l'hanno sostenuta scagliandosi contro il prefetto. Dopo ore di tensione gli stranieri sono stati trasferiti nell'ex caserma «Serena», a cavallo dei comuni di Treviso e Casier.
    A Roma gli stranieri da sistemare erano 19. La struttura individuata dal prefetto della Capitale, Franco Gabrielli, era un'ex scuola a Casale San Nicola, periferia Nord della città. In mattinata un blocco stradale di cittadini ha impedito l'accesso del pullman che trasportava i profughi. Molto attivi, anche in questo caso, i militanti di destra, quelli di Casa Pound. Gabrielli ha subito indicato la linea ferma, con la rimozione del blocco da parte delle forze dell'ordine. Sono seguiti lanci di bottiglie e tafferugli, ma il mezzo è arrivato nella struttura. Il prefetto ha definito l'accaduto «una cosa indecente e indecorosa».
    «Invece di rompere le palle ai sindaci e ai cittadini (italiani e immigrati regolari) che protestano - ha tuonato il leader della Lega, Matteo Salvini - che i prefetti facciano il loro lavoro e la smettano di coccolare migliaia di clandestini. Accoglieteli in Prefettura o a casa vostra, se li volete. Vabbè che dipendete da Alfano... ma vergognatevi!».
    Per la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, «i responsabili dell'ennesima mattinata di scontro sociale nella periferia di Roma hanno nomi e cognomi precisi: Matteo Renzi, Angelino Alfano, Ignazio Marino. Si dovrebbero vergognare. Per questi signori l'emergenza immigrazione si risolve facendo entrare tutti gli immigrati e stipandoli in luoghi lontani dagli occhi, ovvero nelle già degradate periferie».
    Il premier Renzi si è fatto sentire con una telefonata al sindaco di Treviso, al quale ha manifestato attenzione per l'emergenza. Dal Viminale fanno sapere che il piano di smistamento degli stranieri che sbarcano prosegue, con l'obiettivo di riequilibrare le presenze sul territorio sgravando le regioni che ora sopportano il peso maggiore dell'ospitalità (la Sicilia in primis).
    Un compito difficile, visto che ci sono già 84mila stranieri nel sistema di accoglienza e gli sbarchi si susseguono a ritmi elevati: gli arrivi nel 2015 hanno superato quota 82mila.
    https://www.ladige.it/news/italia/20...izia-2-arresti

    Salvini: "La rivolta di Quinto? Non la temo, la auguro"
    Il leader della Lega nord a Eraclea spara a zero in tema di profughi e rilancia il caso del residence di Quinto di Treviso
    QUINTO. "Quello che è successo a Quinto di Treviso io non lo temo, io me lo auguro - Parla così il segretario della Lega Nord Matteo Salvini da Eraclea - Che la gente difenda le sue proprietà e il futuro dei propri figli io me lo auguro; il problema è non farli partire, non farli arrivare qui, non dove ospitarli". "Ci sono le mamme e i papà che si incazzano - ha aggiunto respingendo l'accusa di cavalcare la protesta -, la Lega cerca di far capire a qualche prefetto imbecille di non soffiare sul fuoco, cerca di contenerla la protesta, non di cavalcarla". "Noi ci siamo sempre invitando alla calma, non incito io alla violenza ma è questa violenza di stato ospitare qua i migranti e la colpa - ha concluso, riferendosi ai migranti di Eraclea - non è loro ma di un governo di imbecilli".
    "Questi residence devono essere messi a disposizione degli italiani in difficoltà, non dei ciabattanti che rischiano di rovinare una stagione turistica". Così Matteo Salvini, a Eraclea, 250 migranti sono stati ospitati in un residence
    "Non scappano da una guerra, per la stragrande maggioranza è gente che immigra illegalmente, solo una netta minoranza ottiene asilo - ha aggiunto - qua dentro ci sono immigrati clandestini e questa è una struttura che deve aiutare cittadini italiani in difficoltà". Salvini è stato accolto da circa 300 persone che in precedenza hanno intonato in coro lo slogan "sgombero, sgombero, sgombero".
    Salvini: La rivolta di Quinto? Non la temo, la auguro - Cronaca - Tribuna di Treviso

    Merkel alla ragazza libanese: 'Non c'è posto per tutti'. E la ragazzina scoppia in lacrime
    Durante un incontro in una scuola a Rostock prende la parola una ragazzina palestinese scappata con la famiglia dal Libano
    Durante un incontro in una scuola a Rostock, in Germania, alla presenza di Angela Merkel prende la parola una ragazzina palestinese scappata con la famiglia dal Libano. La giovane racconta alla cancelliera tedesca di avere paura di essere rimandata nel suo paese. La Merkel le dice che la Germania non puo' ospitare tutti i profughi. Ad un certo punto la giovane scoppia a piangere.
    Potrà restare in Germania la bambina palestinese in lacrime dopo la risposta della Merkel. E la parodia spopola in rete - Europa - ANSA.it

    C’aveva ragione la Merkel
    Che cosa significhi oggi un'indiscriminata apertura delle frontiere lo si è visto con le rivolte dei residenti romani e veneti, esasperati dal continuo afflusso di immigrati. Nonostante i nostri media l'abbiano stroncata all'unanimità, ha fatto bene la Cancelliera a dire la verità alla bambina palestinese...
    di Corrado Ocone
    Hanno fatto il giro del mondo le immagini della ragazza di origine palestinese che piange dopo che Angela Merkel le ha spiegato che la Germania non può farsi carico di tutti i profughi che sono arrivati e che continueranno ad arrivare sul suo territorio. Un episodio che ha suscitato un’ondata di reazioni e emozioni negative verso la Merkel e i tedeschi, giudicati in toto dai mezzi di comunicazione insensibili e protervi. Non c’è da stupire: la comunicazione moderna, soprattutto quella che si svolge sui social, lavora sulle emozioni e non sollecita la riflessione. E, in più, puntando alla semplificazione dei messaggi, trova pan per i suoi denti, possiamo dire, in situazioni umane elementari come è quella che sembra mettere di fronte un Davide arrogante e un Golia debole e indifeso. Nella fattispecie, una donna di potere e una ragazzina il cui unico torto sembrerebbe essere quello di non essere nata tedesca.
    Per la Merkel, come direbbero gli esperti di comunicazione politica, un vero autogol! Al cancelliere, in fondo, sarebbe bastato usare qualche frase di circostanza, fare qualche proclama generico, mostrare un po’ di attenzione alle “ragioni umane” della faccenda, e poi lasciare andare le cose come sono destinate ad andare. In una parola, le sarebbe bastato prendere per i fondelli gli spettatori della trasmissione di cui era ospite e anche la piccolina.
    Perché non l’ha fatto? Per un semplice motivo, che è forse anche il motivo della forza, non solo economica ma anche politica, della Germania di oggi. La politica non è demagogia: non consiste nel sollecitare le passioni meno nobili e più intolleranti dell’animo umano, ma nemmeno nell’indorare la pillola e immunizzare i cittadini-elettori dalla realtà dei fatti cullando i loro buoni sentimenti. La politica, quando è alta politica, è “politica di verità”.
    Quali possano essere le conseguenze di una indiscriminata apertura delle frontiere, oggi e nello specifico dell’Europa attuale, lo si è visto sempre ieri nelle immagini pure diffuse dai media della rivolta dei residenti di un quartiere di periferia romano contro l’arrivo di un gruppo di profughi. Il rischio concreto è di instillare una guerra sul territorio: una guerra fra poveri per il lavoro, le risorse, la conquista di una vita decente. Anche in questo caso, non parlare con chiarezza, non dire la verità, è una iattura.
    Ecco, i nostri radical chic, che non conoscono le periferie e che, dall’alto dei loro salotti, si indignano per la Merkel e predicano un’apertura delle frontiere, senza se e senza ma, dovrebbero riflettere. Non sarebbe allora il caso di affrontare finalmente in modo politico e responsabile, come fanno la Merkel e Cameron, il problema dell’immigrazione? Un problema così grave e pericoloso che rischia di stravolgere la comune convivenza e forse gli stessi valori fondanti della nostra civiltà.
    C?aveva ragione la Merkel | L'intraprendente



    IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA. L’anatema terzomondista. Riflessioni su massoneria e monito bergogliano
    di CdP Ricciotti
    Consideriamo l’anatema bergogliano sulla vicenda dei presunti immigrati (ovvero i clandestini, chiamiamoli come è opportuno).
    Dopo il viaggio a Lampedusa e dopo aver invitato ad accogliere tutti i migranti, ecco che Bergoglio lancia un anatema contro coloro che si rifiutano di accogliere i clandestini: “Vi invito tutti a pregare perchè le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono”.
    La stampa, i modernisti, gli speculatori ed una parte di politica ci ricamano su! Morale, milioni di cattolici si interrogano su queste illogiche dichiarazioni.
    Ma come si arriva ad una dichiarazione del genere?
    Perché Bergoglio scaglia il suo illogico “anatema” contro chi, invece, usa probabilmente la retta ragione nel contrastare l’evidente invasione?
    Le basi vengono costruite da alcuni soggetti, poco a poco da anni, tuttavia in questa sede, per brevità, sono obbligato a tralasciare qualsivoglia approfondimento di teologia politica e geopolitica. Si sappia solo che l’ufficio marketing e comunicazione del Vaticano pilotato dai modernisti, a tempo debito, un tassello alla volta, verificata la predisposizione dei soggetti destinatari di un messaggio, così di epoca in epoca scaglia “missili contro il dogma”, lo fa solo al momento opportuno (ovvero “quando i tempi sono maturi”). Adesso i tempi sono maturi per condividere e far passare per cattolico addirittura il “divorzio breve” (v. “finestra di Overton”), per esempio. Veniamo al dunque.
    Già tempo fa i miasmi pestiferi di Cantalamessa, sedicente predicatore della Santa Sede, avevano colpito nel segno. Cantalamessa disse: “[…] tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa. La loro povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue” (2013-12-20 da Radio Vaticana, ultima predica d’Avvento, Cappella Redemptoris Mater in Vaticano). Vediamo cosa dice invece la Chiesa Cattolica (Cat. san Pio X): n° 105. Che cos’è la Chiesa? «La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo […]». Secondo Cantalamessa invece “tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa“. Vediamo cosa dice invece la Chiesa Cattolica (Cat. san Pio X): n° 280. «[…] il Battesimo di sangue [è] il martirio sofferto per Gesù Cristo […]». Secondo Cantalamessa invece “la loro [dei poveri non battezzati] povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue“. Secondo Cantalamessa, quindi, il «battesimo di sangue» o «martirio» dipenderebbe dagli emolumenti transitati sul conto in banca o dai depositi postali/bancari/titoli/azioni, ecc … al di sotto di un certo patrimonio scatterebbe, sempre secondo Cantalamessa, il «battesimo di sangue» al pari delle esenzioni fiscali. Secondo Cantalamessa il «battesimo di sangue» dipenderebbe in alternativa dalla sofferenza, indipendentemente da come uno soffra, perché e per chi. A questo punto i dannati nell’Inferno che sono coloro che soffrono di più, oppure anche noi uomini che veniamo castigati da Dio per la nostra empietà con la sofferenza, riceveremmo tutti il «battesimo di sangue». (Evviva!!! Pecchiamo tutti e diventiamo poveri, così riceviamo il battesimo di sangue – sic!!!!!!).
    Sulla falsa riga si è recentemente espresso Mattiazzo, che pretende di essere vescovo di Padova, quando ha detto in omelia: “Ricordiamoci sempre che anche Gesù, Maria e Giuseppe sono stati profughi”. I padovani, già vessati dallo Stato (democratismo, tassazione iniqua, legislazione violenta, disoccupazione, vessazioni varie – misure massoniche per favorire l’emigrazione degli onesti e per disgregare le identità nazionali in ragione del N.W.O.; cf. Rerum Novarum, Leone XIII), abbandonati anche da chi credono rappresenti la Chiesa, giustamente sono insorti, aggiungendosi alla schiera dei tanti anticlericali.
    Come si vede, pure in questa circostanza il modernismo vuole allontanare dalla Chiesa con questi stratagemmi, per poi far confluire, a tempo debito, tutti in un’unica religione universale al servizio della Sinagoga (v. Noachismo): una sorta di consiglio direttivo della fede adeguata ai tempi (nulla di più eretico; cf. Simbolo).
    Dove sta l’inganno nella dichiarazione di Mattiazzo? Secondo lui, il semplice fatto di essere “profugo” accomunerebbe tutti i profughi e li renderebbe uguali agli occhi di Dio. Nonostante le diversità di fede, comportamento, tendenze, cultura, abitudini, usi, costumi – quindi da Gesù, san Giuseppe e Maria di Nazareth, al ragazzino cresciuto col fucile in mano da bambino, o al clandestino che defeca in pubblico – se essi hanno UNA solo caratteristica in comune – “l’essere profugo” – sarebbero tutti uguali. Gesù, san Giuseppe e la Vergine Maria, secondo la sua logica, sarebbero uguali agli spacciatori, agli stupratori di importazione, etc … poiché tutti “profughi”. Insomma, una vera “patente di innocenza” che conferirebbe diritti assoluti. Sarebbe come dire che una Ferrari, una Fiat Duna, una Smart elettrica, o un Hammer H1 sono tutte uguali, perché sono tutte automobili, o perché hanno tutte le ruote! Quest’uomo o è affetto da un’ignoranza apocalittica in materia teologica, oppure mente da far vomitare. Non esistono alternative ammissibili.
    Perché sono obbligato a definire il recente “anatema” di Bergoglio: terzomondista?
    Il terzomondismo è una dottrina politica, con finalità cosmopolita (preludio al N.W.O.: mondo inferiore o Noachita, al servizio della Sinagoga), partorita in ambienti massonici, secondo la quale il sottosviluppo dei paesi del terzo mondo sarebbe un prodotto del presunto colonialismo occidentale e delle sue seguenti derivazioni.
    Da questa generica ed imprecisata teoria, che fa leva piuttosto sul bieco sentimentalismo oscurando l’intelletto (v. indottrinamenti scolastici: UNICEF etc.), scaturiscono pericolosi sensi di colpa che inducono già nei bambini ed in masse di benpensanti occidentali (teologicamente preparati dai modernisti all’ignoranza religiosa, quindi quasi indifesi), solitamente fomentati da demagoghi al servizio dei potentati mondialisti, ad accogliere stranieri scriteriatamente a danno, sovente, dei propri stessi connazionali.
    Secondo questa idea priva di qualsivoglia base storica così generalizzante, se non per le varie e gravi eccezioni commesse dagli antesignani dei mondialisti stessi (ovvero gli accusatori di oggi sono gli stessi autori dei soprusi passati), le potenze coloniali sarebbero responsabili della povertà delle loro antiche colonie ed avrebbero procurato benefici solo a se medesime.
    Il terzomondismo è intrinsecamente pericoloso perché estromette i diritti di Dio, attribuisce colpe ad intere popolazioni innocenti, glissa sulla questione determinate delle grazie attuali (chi non ha fede ordinariamente ha meno grazie, dunque ordinariamente ha più castighi), urta i diritti degli uomini onesti, aprendo paurosamente ad invasioni - fino ad epoche recenti arginate con diplomazia e/o motivata guerra – ed a squilibrate forme di concorrenza.
    La filantropia, oggi chiamata arbitrariamente “carità”, catalizza consensi e vorrebbe “lavare” le coscienze degli incoscienti, quantomeno agli occhi del pubblico, sul presupposto che il terzomondismo debba essere credibile e vincolante sul piano quantomeno umano.
    Le tante dinamiche qui brevemente accennate, fanno parte di un piano molto più ampio – documentabile con evidenza cristallina – che è in atto da due secoli e che vorrebbe annientare, passo dopo passo, con precise misure strategiche, la fede cristiana. Abbattuti questi eserciti di uomini di fede, si arriverebbe ad un passo dalla cristallizzazione e codificazione della religione globale al servizio della Sinagoga.
    È un mio delirio? Non credo proprio: valutate voi. Leone XIII in Humanum Genus ricorda: occorre togliere la maschera filantropica alla massoneria. Se consideriamo che due fra i peccati più gravi che “gridano vendetta al cospetto di Dio” sono l’oppressione ai poveri e la frode del giusto salario agli onesti lavoratori (cf. Cat. San Pio X), perché Bergoglio non “scomunica” Renzi, per esempio? Perché non scomunica Monti? Perché non scomunica soggetti e rappresentanti autorevoli di queste due tipologie di peccato ma se la prende con i “poveri cristi” che, per necessità, stanno diventando “razzisti”? Semplicemente perché Bergoglio, Renzi, Monti, etc … dimostrano evidentemente di lavorare per lo stesso padrone: certamente non può essere Dio.
    IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA. L?anatema terzomondista. Riflessioni su massoneria e monito bergogliano - Radio Spada


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Fermano un clandestino
    Questore punisce i poliziotti
    Due poliziotti a Campobasso fermano un immigrato andato in escandescenze per strada: scatta l'azione disciplinare
    Valentina Raffa
    Due poliziotti a Campobasso, chiamati da un cittadino, fermano un immigrato andato in escandescenze per strada. Ai controlli risulta pregiudicato e già colpito da decreto di espulsione. E il questore che fa? Comunica l'avvio di un'azione disciplinare contro i due agenti. Sono colpevoli di avere sforato l'orario di servizio e, di conseguenza, di avere allegato richiesta di 4 ore di straordinario per cui «non risulta esservi stata richiesta di autorizzazione». L'importo è di 26 euro ciascuno.
    «Avrebbero dovuto lasciare l'immigrato perchè terminavano il turno? O avrebbero dovuto invitarlo a uscire fuori di testa quando l'indomani avrebbero ripreso servizio?», si interroga il sindacato di polizia Consap.
    «Se non avessero compiuto il loro dovere, sarebbero stati colpevoli di omissione d'atti di ufficio - dice il segretario regionale Consap Molise, Peppino Pica -. È una vicenda incredibile. È mai possibile che in tempi come questi, in cui il fenomeno dell'immigrazione appare sempre più complesso e di difficile gestione, due poliziotti, dopo aver passato sei ore in strada, obbligati improvvisamente a rimanere a lavorare ininterrottamente fino al pomeriggio avanzato, siano stati puniti per avere fatto il loro dovere? Ma quale autorizzazione ci sarebbe voluta per compiere il proprio dovere? Quanto avvenuto è triste, ma è anche sintomatico di come la polizia in Italia sia ridotta a una condizione tale da non potere più gestire la sicurezza, il quotidiano, l'ordinario. Figuriamoci se si dovesse presentare qualcosa di straordinario».
    Di positivo in questa storia c'è che i poliziotti hanno espletato il loro compito. E visto che l'immigrato era stato colpito nel 2014 da decreto di espulsione dall'Italia, a cui evidentemente non aveva ottemperato, è scattata la denuncia e, come da prassi, è stato invitato a presentarsi l'indomani all'Ufficio stranieri per le pratiche di espulsione. Tutto da manuale, insomma, fuorchè l'epilogo per i poliziotti, che si porteranno dietro il richiamo scritto per tutta la loro carriera.
    Fermano un clandestino Questore punisce i poliziotti - IlGiornale.it

    I comuni contro i prefetti: "Non vogliamo immigrati, prima i nostri concittadini"
    Dieci comuni del vicentino dicono no all’invio di migranti sul loro territorio: "Il prefetton non può imporci scelte di un governo che non è in grado di trovare una soluzione"
    Andrea Riva
    Dieci comuni del vicentino hanno detto no all’invio di migranti sul loro territorio.
    La decisione è stata resa nota nel corso di un incontro, in Municipio a Bassano del Grappa, al Prefetto di Vicenza, Eugenio Soldà, che era intervenuto alla Conferenza dei sindaci del bassanese, convocato per discutere sulle problematiche legate all’ ospitalità richiesta per i profughi.
    I dieci Comuni sono Rosà, Tezze sul Brenta, Cartigliano, Romano d’Ezzelino, Rossano Veneto, Schiavon, Pove del Grappa, Pozzoleone, Asiago e Gallio. "Ho voluto rimarcare al Prefetto - spiega il sindaco di Rosà, Paolo Bordignon - come ci sono due visioni diverse sul tema: lui rappresenta lo Stato mentre noi sindaci siamo chiamati a rispondere ai nostri concittadini, al popolo che ci ha eletto. Le nostre emergenze sono i problemi quotidiani della nostra gente esasperata da tante difficoltà. Da queste diverse posizioni dobbiamo partire. Lui non può imporci scelte di un governo che non è in grado di trovare una soluzione. Il nostro no è forte e deciso, prima vengono i nostri concittadini".
    I comuni contro i prefetti: "Non vogliamo immigrati, prima i nostri concittadini" - IlGiornale.it

    SINDACO DELLA VERSILIA SI RIBELLA: ”BASTA! L’ESERCITO CONTRO GLI EXTRACOMUNITARI VENDITORI ABUSIVI, LADRI, SPACCIATORI”
    MARINA DI PIETRASANTA – VERSILIA – Probabilmente la maggior parte degli italiani non conosce il signor Massimo Mallegni, ed è un vero peccato. E’ il sindaco di un piccolo comune della Versilia: Marina di Pietrasanta. Ma prima di ogni commento, vediamo i fatti per i quali è chiamato in causa.
    Versilia vittima di furti, scippi e venditori ambulanti abusivi a migliaia, tutti clandestini nord africani e senegalesi, tanto da essere diventato un danno per l’immagine di un territorio che di turismo vive. E che del turismo non puo’ fare a meno.
    Nel mirino di ladri, scippatori e vere e proprie bande organizzate, la maggior parte formate da rom, albanesi, romeni e centro africani, sono le abitazioni di turisti e residenti “visitate” ormai quotidianamente e nei confronti delle quali le forze dell’ordine, nonostante gli sforzi, poco possono. E riescono.
    Una vera e propria emergenza, anche alla luce di una serie interminabile di furti, scippi ed atti vandalici – dai 15 ai 20 al giorno – che hanno spinto il sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni a scrivere al Prefetto di Lucca, Giovanna Cagliostro e a suggerire il coinvolgimento dell’esercito nella funzione di vigilanza e controllo del territorio a fianco di Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Municipale.
    “Signor Prefetto, le scrivo queste poche righe per significarle il grande disagio che la nostra comunita’ e non solo la nostra, sta subendo a proposito della mancanza di sicurezza. Purtroppo – spiega Mallegni – il fenomeno e’ complesso e con varie sfaccettature, che passano dai furti in appartamento, agli scippi e all’invasione di venditori abusivi, tutti extracomunitari, sulle nostre spiagge e non solo. Queste piaghe si stanno allargando in modo preoccupante con vere e proprie orde di soggetti che vengono scaricati sui territori, alcuni vendono prodotti, talvolta anche contraffatti, altri, si occupano di rubare in casa alle persone per bene, altrimenti si dedicano a rovinare la vita ai nostri figli con lo spaccio di stupefacenti”.
    Queste, le coraggiose parole scritte nero su bianco dal sindaco.
    Il Sindaco di Pietrasanta nel primo mese di mandato ha potenziato il servizio di vigilanza notturno della Polizia municipale aumentando il numero di pattuglie ed agenti impiegate sette giorni su sette per tutta l’estate anche di notte. Seguira’ l’attivazione di telecamere di videosorveglianza, che pero’ attualmente non sono sufficienti per arginare l’emergenza e per dare risposte immediate.
    “Con le sole nostre forze – ha evidenziato Mallegni nella lettera al prefetto – non siamo in grado di contrastare questi fenomeni ma ritengo che la comunita’ debba essere salvaguardata da queste problematiche. Inoltre le ricordo che il nostro e’ un territorio a vocazione turistica che non si puo’ assolutamente permettere di veder ulteriormente danneggiata la gia’ compromessa immagine commerciale. Sono consapevole degli sforzi che le Forze di Polizia, fanno tutti i giorni con gli scarsi organici a loro disposizione. Tuttavia riscontro, purtroppo, una grande difficolta’ da parte di codesta Prefettura nel coordinare con efficacia azioni di contrasto reali a tali fenomeni. Auspico che ella vorra’ attivarsi in tal senso il prima possibile coinvolgendo, come doveroso, anche il Governo, perche’ finalmente qualcuno si faccia carico, oltre a noi Sindaci, di questi allarmanti problemi. L’esercito – conclude – potrebbe essere un valido sostegno ai territori, utilizzando i militari per vigilare sulla nostra sicurezza”.
    Ovviamente in questa Italia governata dal Pd invece di arrivare l’esercito, arriveranno a carico del sindaco di Pietrasanta le solite infamanti accuse d’essere uno xenofobo perchè non apprezza i vantaggi e le gioie della società multietnica, e di essere un razzista perchè sottolinea in modo tendenzioso il fatto che i ladri, i farabutti, gli spacciatori, i venditori di merce falsa sono tutti extracomunitari e la maggior parte anche clandestini.
    Inosmma, siamo praticamente certi che per il Pd e per Renzi il vero pericolo è il sindaco di Pietrasanta.
    A cui va tutta la stima e la solidarietà degli italiani perbene. Che a dispetto del Pd, sono la maggioranza del Paese.
    SINDACO DELLA VERSILIA SI RIBELLA: ?BASTA! L?ESERCITO CONTRO GLI EXTRACOMUNITARI VENDITORI ABUSIVI, LADRI, SPACCIATORI? | Gazzetta della Sera

    Ma questo è un parroco?
    di Paolo Deotto
    Don Gianfranco Formenton, parroco di Sant’Angelo in Mercole, frazione di Spoleto, era fino a ieri un qualsiasi parroco, come ce ne sono migliaia. Probabilmente, oltre ai suoi parrocchiani, nessuno lo conosceva. Ora ha ottenuto, con una sola azione balorda, due risultati: quello di diventare noto a livello nazionale e di autocertificare la sua adesione totale e incondizionata al conformismo più greve e mondano, quello che sta sommergendo buona parte del clero, con un effetto devastante.
    Ci sono nuovi padroni, che richiedono nuovi slogan. E poiché bisogna, come insegna la luminosa figura di Don Abbondio, non inimicarsi mai il potente di turno, non manca mai chi sa essere più realista del re.
    Dopo i fatti di Casale San Nicola (Roma), dove i residenti si sono ribellati all’arrivo di “migranti” e ne sono nati scontri con la Polizia, la nuova parola d’ordine è stata: Razzisti. Ovviamente non si fa la fatica di capire perché un popolo accogliente come è quello italiano ormai sia esasperato dal dilagare di presenze straniere, in gran parte del tutto fuori controllo. Razzista è una parola magica, che va ad aggiungersi all’evasore fiscale e al mafioso. Anche “fascista” tira ancora abbastanza, però è un po’ datato. E allora dagli al razzista.
    E così il baldo parroco ha pensato bene di esporre sulla porta della chiesa il cartello che vedete: “In questa chiesa è vietato l’ingresso ai razzisti… tornate a casa vostra!”. Perfetto. L’oscuro parroco è diventato “qualcuno” e ha ben certificato, presso le competenti superiori autorità, che lui è allineato. Signori, non scandalizzatevi, la pagnotta è la pagnotta e ormai per tanti, troppi, preti il sacerdozio è solo un impiego, sicuro finché non si sgarra. Non si sgarra con la Dottrina? Ma va là! Quella a chi interessa più? L’importante è non sgarrare con i vertici, soprattutto con “il” vertice. Comprensibile, no? Ci sono stati esempi molto duri di come la “chiesa della misericordia” sia misericordiosa con i preti che ancora pensano di fare i preti…
    E in più il baldo parroco ha avuto anche a sua soddisfazione personale: intervistato, ha potuto dire la sua ad un’ampia platea. Il fatto che abbia dimostrato un certo pressapochismo storico e che addirittura sia riuscito a individuare la ragione profonda del terrorismo, può solo far sorridere. Chi vuol leggere la summa teologica di don Formenton, può farlo. Troverà anche la foto che pubblichiamo, nella quale si vede un tale (da cosa si capisce che è un prete?) con un camicia azzurra e una sciarpa arcobaleno – colore non casuale – al collo. O dobbiamo pensare che questa sia la tenuta “sacerdotale” del parroco? Temiamo di sì. I conformisti adorano l’uniformità. I sessantottini dovevano per forza indossare l’eskimo, mentre ora la “bandiera” omosessuale è d’obbligo per chi vuole togliere qualsiasi dubbio sul suo disciplinato allineamento col pensiero unico.
    Sia ben chiaro: il signor Gianfranco Formenton può dire ciò che vuole. Sarebbe facile obiettargli di parlare di razzismo a chi magari è stata stuprata da un “migrante”, che poverino forse si sentiva tanto solo, o a un controllore delle ferrovie a cui è stato tagliato un braccio con un colpo di machete, o a qualcuno delle migliaia di vittime della politica sconsiderata che ha riversato in Italia centinaia di migliaia di disperati, ai quali non siamo in grado di dare accoglienza né lavoro e dei quali sì e no un dieci per cento è identificato con sicurezza. Una moltitudine in mezzo alla quale ci sono certamente anche persone oneste e meritevoli di assistenza, ma in cui abbondano gli sbandati e i delinquenti. Soprattutto una moltitudine che le “autorità” vogliono scaricare sui cittadini, perché ormai non sanno più che pesci pigliare:
    Però si dà il caso che il signor Gianfranco Formenton sia un prete, cioè un consacrato, cioè un uomo che ha ricevuto il sacramento dell’ordine. Insomma, un uomo da cui i fedeli dovrebbero avere anzitutto la guida spirituale, i Sacramenti, l’insegnamento della Dottrina. Certo, non è facile essere prete in una chiesa sempre più disastrata, dove la confusione è ai vertici e dove si discute allegramente sulla “ricchezza” dei rapporti omosessuali, si mette in dubbio la sacralità del matrimonio, si compiono sacrilegi o si assiste in silenzio, non si parla più di aborto, e così via. Non è facile, per chi voglia essere sacerdote. Diventa facilissimo per chi evidentemente non si preoccupa della santità di vita, sua e del popolo che gi è stato affidato. Molto più facile mettersi al collo una bella stola arcobaleno e ripetere i ritornelli imposti dal regime.
    Ci limitiamo a ripetere quanto scritto nel titolo: ma questo è un parroco?
    Ma questo* è un parroco?* ?* di Paolo Deotto | Riscossa Cristiana



    I clandestini contano più degli italiani
    L'Istat ci dice che ci sono 12 milioni di italiani poveri. Eppure il nostro Paese continua ad accogliere tutti
    Se da un lato l'Italia pretende il coinvolgimento dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite per condividere la responsabilità dell'accoglienza dei clandestini che ci stanno invadendo al punto da diventare l'emergenza nazionale e la priorità del governo e, dall'altro, ripetiamo ai massimi livelli che continueremo comunque ad accoglierli, i conti non tornano. Escludendo che chi ci governa siano degli stupidi o degli ingenui, la conclusione è che sono obbligati ad attuare una strategia imposta da chi veramente comanda e detiene il potere.
    Non c'è nessuno Stato al mondo che antepone le rivendicazioni dei clandestini rispetto alle legittime necessità dei propri cittadini, a maggior ragione quando l'Istat ci dice che ci sono 12 milioni di italiani poveri. Eppure siamo certi che agli alti livelli del potere, sia esso il capo dello Stato Mattarella o Papa Francesco, nulla accade per caso.
    È significativo che alle manifestazioni che si sono svolte a Roma, l'una a favore della famiglia naturale, l'altra a favore dell'accoglienza dei clandestini nella «Giornata mondiale del rifugiato», le istituzioni erano presenti solo alla manifestazione pro-clandestini. Persino la Chiesa si è divisa, è mancato l'avallo della Conferenza Episcopale Italiana e non c'è stato un messaggio «ad hoc» di Papa Francesco al «Family Day». All'opposto il Papa, all'udienza generale di mercoledì scorso in Piazza San Pietro, aveva evocato anticipatamente la Giornata mondiale del rifugiato, arrivando al punto da considerare «peccato» il non accogliere i clandestini e chiedendo ai fedeli di pregare per il perdono delle istituzioni e i singoli che commettono questo peccato.
    Chi sono i compagni del Papa nella crociata pro-clandestini lo si è visto alla manifestazione di ieri, organizzata dalle solite associazioni catto-comuniste: Caritas, Acli, Arci, Libera, Emergency, Medici senza frontiere e Amnesty. Presenti i segretari generali della Cgil Susanna Camusso e della Uil Carmelo Barbagallo. A Firenze c'era la «presidentessa» della Camera Laura Boldrini al convegno dal titolo che sa di sonora presa in giro degli italiani «Casa dolce casa», insieme a Carlotta Sami, portavoce dell'Organizzazione Mondiale per i Rifugiati per il Sud Europa. A Milano la Cariras Ambrosiana ha addirittura dedicato eventi per un'intera settimana al tema di migranti e rifugiati.
    Com'è possibile che continuiamo a subire dei danni economici, sociali e valoriali, quasi si trattasse di una calamità naturale, come se avessimo perso la capacità d'intendere e di volere? Chi sono i poteri forti a cui si sottomettono Mattarella, Renzi, la Boldrini, la Camusso ed anche Papa Francesco? È la Cupola della finanza speculativa globalizzata? È la Massoneria?
    Nel 1925 il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), fondatore dell'Unione Paneuropea da cui è nata l'Unione Europea, nel suo libro Praktischer Idealismus («Idealismo pratico»), scrisse che gli abitanti dei futuri «Stati Uniti d'Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale (...) È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall'elite al potere. L'uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità».
    Il premio europeo Coudenhove-Kalergi, che viene assegnato ogni due anni, è stato attribuito Angela Merkel nel 2010, al presidente del Consiglio dell'Unione Europea Herman Van Rompuy nel 2012, all'attuale presidente della Commisione Europea Jean-Claude Juncker nel 2014.
    In Italia il cardinale Angelo Scola teorizza da anni la bontà del "meticciato culturale", concetto caro all'ex ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge. Ebbene a noi italiani che non ci rassegniamo ad avere culle vuote e frontiere spalancate, che non rinunciamo alle nostre radici, fede, identità, valori e civiltà, non ci rimane che rimboccarci le maniche per riscattarci da questa diabolica strategia di annientamento etnico e culturale e salvaguardare il nostro diritto ad essere pienamente noi stessi a casa nostra.
    I clandestini contano più degli italiani - IlGiornale.it

    La scrittrice immigrata in Francia: “Francesi, se non volete gli immigrati andate via dal paese”
    Hanno suscitato molte polemiche le dichiarazioni sulla TV francese della scrittrice senegalese Fatou Diome:
    “Non resterete come dei pesci rossi dentro la fortezza europea. L’Europa non sarà più risparmiata. Quindi o troviamo una soluzione che vada bene a tutti oppure andatevene dall’Europa perché abbiamo intenzione di restarci“.
    Un invito a lasciare la Francia non particolarmente apprezzato dal pubblico francese…
    » La scrittrice immigrata in Francia: ?Francesi, se non volete gli immigrati andate via dal paese?



    La Francia: test delle ossa per respingere i migranti maggiorenni
    di BRUNO DETASSIS
    C’erano una volta la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. La Francia però prima pensa a casa propria. Il presidente del Consiglio Generale delle Alpes-Maritimes, Eric Ciotti, propone di effettuare test sulle ossa dei migranti fermati a Mentone per determinare se sono davvero minorenni e quindi se hanno effettivamente il diritto di non essere rispediti in Italia.
    In visita alla polizia di Mentone, il deputato neogollista francese ha lanciato “un grido d’allarme” sulla “saturazione” delle strutture d’accoglienza per minori nel dipartimento delle Alpes-Marittimes. Contrariamente ai maggiorenni, che respinge in Italia, la Francia ha invece l’obbligo di accogliere i minorenni non accompagnati provenienti dall’Italia. “Ormai lo Stato italiano rifiuta di riprendere i minori isolati stranieri dicendo che questa riammissione non e’ prevista nel quadro degli accordi Schengen”, spiega Ciotti a Nice-Matin. Di qui, l’idea delle radiografie al polso che andrebbero realizzate durante le quattro ore del fermo, uno strumento che consentirebbe di determinare se i migranti hanno piu’ di 21 anni. “In alcuni casi – dice il deputato – e’ molto difficile valutare l’eta’ di persone o giovani adulti che possono facilmente farsi passare per minorenni e quindi truffare il sistema”. Per lui, si tratta di una procedura “assolutamente legale”, anche se gia’ in passato e’ stata oggetto di critiche da parte delle associazioni per la difesa dei diritti umani.
    Libertà, uguaglianza, fraternità, per chi vuole la Francia | L'Indipendenza Nuova

    Il coraggio di Cameron sull'islam che manca all'Europa
    di Marco Respinti
    David Cameron è un politico ambiguo. Anzi, è un politico. La sua mano destra ignora quel che fa la sua sinistra. Come leader di un partito che si chiama esattamente come la filosofia cui dice d’ispirarsi (e che dunque del conservatorismo pretende il monopolio di principio e di fatto) dovrebbe guidarne le sorti, e oggi quelle dell’intera Gran Bretagna di cui è primo ministro, di conseguenza e coerentemente. Per esempio, difendendo i princìpi non negoziabili e le politiche del bene comune dai giacobinismi e dai relativismi che li assalgono, esattamente come è nel dna del conservatorismo.
    Ma Cameron non sfugge alla “maledizione” di Winston Churchill” (1874-1965), il famoso leader che iniziò come membro del Partito Conservatore, che passò al Partito Liberale dopo che questo ebbe vinto le lezioni nel 1906 e che nel 1924, puntando a diventare primo ministro come però allora i liberali non potevano garantirgli, rientrò nel Partito Conservatore. E non sfuggendo a quella “maledizione”, al momento giusto Cameron ha archiviato la difesa magistrale della famiglia naturale per spingere la legge che il 29 marzo 2014 ha riconosciuto il “matrimonio” Lgbt.
    Fatta questa tara doverosa al personaggio, è però impossibile sottacere la forza e l’importanza del discorso che il premier britannico ha pronunciato il 20 luglio in una scuola secondaria di Birmingham, la Ninestiles School, An Academy. A tema l’intollerabile minaccia che l’islamismo, in particolare l’utopia del califfato mondiale di Abu Bakr al-Baghdadi, pone a quello che un tempo di sarebbe chiamato “mondo libero”. Cameron ha detto senza mezzo termini che «ciò che stiamo combattendo […] è una ideologia». Un’ideologia perversa animata da una «causa velenosa» (“veleno” è un termine che nel discorso ricorre più volte), non meno pericolosa di «fascismo o comunismo» e che «ultimamente cerca di distruggere gli Stati-nazione per inventarsi un proprio regno di barbarie». Quest’ideologia, basata su «discriminazione, settarismo e segregazione», agisce attraverso una violenza atroce, e attraverso una propaganda assurda contro i valori base della convivenza civile tra le persone (libertà, democrazia e pari dignità tra uomini e donne).
    Qualcuno ripete bovinamente che il risentimento islamico sarebbe dovuto, ricorda Cameron, alla miseria in cui le superpotenze occidentali costringerebbero i Paesi a maggioranza musulmana, oppure alle trame attuate per invadere l’Afghanistan o alla guerra in Irak, ma va sempre ricordato che molti degli attuali jihadisti provengono da famiglie benestanti e hanno frequentato università prestigiose, che «dal Kosovo alla Somalia Paesi come la Gran Bretagna sono intervenuti per salvare dai massacri popolazioni musulmane» e che oggi sono «gruppi come lo Stato islamico, al-Qa’ida e Boko Haram quelli che assassinano i musulmani». Tutte cose fondamentali, certo, ma mai come una frase secca e semplice che proprio per questo risuona con enorme potenza soprattutto perché pronunciata dal capo politico di uno dei Paesi più importanti del mondo: «Negare semplicisticamente che esistano legami tra la religione islamica e gli estremisti non funziona perché gli estremisti s’identificano come musulmani». È palese, ma nessuna carica istituzionale del “mondo libero” lo ha mai detto.
    Detto da Cameron tutto questo segna una svolta che dà il senso rotondo di una delle frasi d’esordio del suo discorso alla Ninestiles School: «Come primo ministro voglio lavorare con voi per oppormi e sconfiggere questa posizione». È una presa di coscienza decisiva, forse un punto di non ritorno, certamente quello che da tempo i leader del “mondo libero” dovevano fare, ma non hanno colpevolmente fatto. Pensarsi di nuovo come unità, come Occidente, come luce della civiltà sfidata dal buio. Essere una delle economie più solide del pianeta, essere uno dei sistemi industriali più prosperi del mondo, essere una delle democrazie più antiche della Terra comporta delle responsabilità. Forse oggi Cameron se n’è accorto: per lo Stato islamico, al-Qa’ida, Boko Haram e i loro affiliati potrebbe non essere una buona notizia, per i musulmani loro vittime sì e per i perseguitati pure. L’unico pericolo è che adesso Cameron torni a fare il politico di sempre, scordandosi della sua buona retorica. O che ripeta le medesime goffaggini compiute in Libia e in Siria dove la Gran Bretagna si è trovata a dar man forte ai jihadisti.
    Il coraggio di Cameron sull'islam che manca all'Europa

    L'Ungheria inizia a costruire il muro
    Alessandra Benignetti
    Detto, fatto. Ad una settimana dalla sua approvazione in Parlamento a Budapest, grazie ad un insolita alleanza tra il partito di governo Fidesz e gli ultranazionalisti di Jobbik, oggi la legge che autorizza la costruzione del muro anti-immigrati tra Ungheria e Serbia, è divenuta realtà.
    Sono arrivati stamane infatti, i militari dell’esercito ungherese incaricati di effettuare i primi sopralluoghi nella foresta che circonda i piccoli comuni di Ásotthalom e Morahalom, al confine tra Ungheria e Serbia, dove verrà edificata la barriera. Qui, a pochi chilometri dai due centri abitati, sono già state montate le tende che ospiteranno i militari, che da oggi saranno impegnati ad effettuare i rilevamenti e a supervisionare i lavori di costruzione. Secondo le prime indiscrezioni, trapelate dagli uomini dell’esercito giunti sul posto, per ora, quello che verrà realizzato sarà solo un prototipo. Ovvero, una “versione pilota” del muro, lunga 200 metri. Praticamente un “test”, secondo quello che hanno riferito i militari, per verificare l’effettiva utilità di questo strumento nel contrasto ai flussi migratori che hanno interessato il Paese in maniera massiccia negli ultimi mesi.
    La decisione di costruire una barriera alta quattro metri e lunga 175km era stata annunciata il 17 giugno scorso dal ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto. Una proposta che, dopo aver fatto discutere la comunità internazionale, era stata seguita dalla firma di un memorandum d’intesa trilaterale tra Ungheria, Austria e Serbia per il rafforzamento dei controlli lungo le frontiere condivise. L’accordo, firmato la scorsa settimana e che prevede l’utilizzo di pattuglie congiunte per controllare gli attraversamenti irregolari, non è stato evidentemente reputato sufficiente dal governo di Orbán. E così l’opzione del muro è rimasta in piedi e la sua costruzione è stata autorizzata con una legge, che pure dispone l’accelerazione delle procedure di espulsione per gli immigrati irregolari che entrano in territorio ungherese.
    Il governo magiaro ha adottato questi provvedimenti in relazione all’aumento esponenziale dei flussi migratori provenienti dai Balcani occidentali verso l’Ungheria. Il confine serbo-ungherese infatti, è quello più colpito dai passaggi dei migranti che utilizzano questa rotta: secondo i dati diffusi dall’agenzia europea Frontex, qui nel 2014 sono stati registrati il 72% degli attraversamenti illegali rilevati nell’intera regione.
    L'Ungheria inizia a costruire il muro - IlGiornale.it

    I TRUCI DI “SALVATRUCHA” - LA GUERRA DELLE BANDE SUDAMERICANE A MILANO È UN CONFLITTO MAI SOPITO NONOSTANTE PIÙ DI 300 ARRESTI - NEL 2014 CI SONO STATE 309 AGGRESSIONI AI DIPENDENTI DELLE FERROVIE E 140 NEI PRIMI CINQUE MESI DEL 2015
    I seicento agenti della polizia ferroviaria (ne servirebbero un centinaio in più) devono sorvegliare ogni giorno 150 convogli di Trenitalia e 2.100 regionali di Trenord. Dalle 19 alle 7, per ammissione di macchinisti, capotreni e controllori ugualmente flagellati da pesanti carenze d’organico, scatta l’orario della paura…
    A cura di Roberta Mercuri per “il Foglio del lunedì”
    Giovedì sera un gruppo di sudamericani (tra cui una ragazza) si trovava nella prima carrozza del treno S14 del passante ferroviario proveniente da Expo e diretto alla stazione di Milano Rogoredo, periferia Sud. Mentre il treno entrava nella stazione di Villapizzone, Carlo Di Napoli, 32 anni, originario di Foggia, sposato, una figlia di cinque mesi, controllore di Trenord in servizio, insieme a un collega fuori servizio ma che in quel momento si trovava sul convoglio, ha chiesto di vedere i biglietti.
    Solo uno era in regola con il titolo di viaggio. Alcuni ragazzi sono fuggiti, mentre i due controllori sono riusciti a bloccarne quattro o cinque. A quel punto uno di loro, il salvadoregno Josè Emilio Rosa Martinez, 19 anni, già padre di un bambino di sei mesi, ha tirato fuori il machete appeso alla cintura, mimetizzato dai pantaloni oversize, e si è scagliato contro il controllore.
    Al capotreno ha quasi tranciato di netto il braccio sinistro: per salvarlo è servita un’operazione chirurgica durata tutta la notte (riesce già a muovere le dita ma ci vorranno settimane per accertare che tutte le funzioni vitali siano state riattivate). L’altro ferroviere, il 31enne Riccardo M., se l’è cavata con un taglio da ventidue punti in fronte.
    Tre i fermati, tutti affiliati alla Ms-13, i Mara salvatrucha, gang latina nata in America centrale che l’Fbi considera la “pandilla” più pericolosa al mondo: oltre a Rosa Martinez, il ventenne Jackson Jahir Lopez Trivino, ecuadoriano, permesso di soggiorno scaduto da poco, soprannominato Peligro (Pericolo), arrestato due anni fa e giudicato dal Tribunale dei minori perché i fatti contestati risalivano al periodo in cui non era ancora maggiorenne, e il diciannovenne salvadoregno Alexis Ernesto Garcia Rojas detto Smoking perché fuma di continuo. Sono accusati di tentato omicidio in concorso.
    Peligro era sul treno senza biglietto e senza documenti in regola: ecco perché Josè Emilio Rosa Martinez avrebbe attaccato il controllore. «Quello stava strattonando “Peligro”, dovevo difenderlo».
    Rosa Martinez: «Avevamo bevuto vodka in un parco, poi abbiamo preso il treno del Passante alla stazione Certosa. Il machete? Lo porto con me per difendermi, non sai mai chi puoi incontrare... ».
    La guerra delle pandillas sudamericane a Milano è un conflitto mai sopito nonostante più di 300 arresti. Ragazzi sempre armati: mannaie, coltelli, ma anche pistole. I simboli delle gang disegnati sui muri dei quartieri. La banda dei tre arrestati aveva base ad Affori, vicino al parco di Villa Litta.
    La catena di violenza di quella banda: 20 maggio 2010, lesioni aggravate contro «Vampirin » (punizione interna alla stessa pandilla); 23 agosto 2010, tentato omicidio di «Drupin» (dei rivali Ms-18); 12 settembre 2010, tentato omicidio di «Tito» e «Caramelo» (altri rivali, i Chicago); 9 gennaio 2011, rapina e tentato omicidio di «Muerto» (dei Neta). E poi una serie di pestaggi, rapine in metrò, liti e spedizioni punitive in parchi e discoteche di musica latino-americana. Il capotreno Carlo Di Napoli: «Abbiamo chiesto i biglietti, ci hanno detto di no. Abbiamo capito che erano ubriachi, e abbiamo deciso di allontanarci. Ci sono venuti dietro e ci hanno aggredito alle spalle. Ho visto Riccardo a terra: ho tentato di andare verso di lui, e ho sentito un colpo al braccio».
    Reazioni della destra dopo l’aggressione. Berlusconi: «Sono sotto shock, ci vuole l’esercito, il governo dov’è?»; Maroni: «Mettiamo militari e polizia sui treni, se è necessario sparare, si spari»; Meloni: «La Milano di Expo è fuori controllo»; l’assessore regionale Beccalossi: «Penso alla legge del taglione»; Bergamini: «Milano come il Bronx»; Salvini: «Sembra di essere a Calcutta».
    I seicento agenti della polizia ferroviaria (ne servirebbero un centinaio in più) devono sorvegliare ogni giorno 150 convogli di Trenitalia e 2.100 regionali di Trenord. Dalle 19 alle 7, per ammissione di macchinisti, capotreni e controllori ugualmente flagellati da pesanti carenze d’organico, scatta l’orario della paura. I macchinisti erano due e son diventati uno; anche i controllori giravano a coppie e ora vanno in solitudine; contenziosi su chi debba pagare il servizio hanno impedito la nascita di un efficiente sistema di vigilanza affidato alle guardie.
    Aggressioni ai dipendenti delle Ferrovie nel 2014: 309 (80 in più dell’anno prima). Nei primi cinque mesi del 2015: 140. Stranieri responsabili delle violenze (nel 2015): 54, contro i 41 italiani.
    Poletti: «Di violenze sui treni oramai ce n’è un catalogo guardando solo agli ultimi anni: le botte al capotreno sulla Milano-Rho qualche anno fa, gli spintoni sulla Treviglio-Novara per i troppi ritardi, i calci e pugni al controllore, da due usciti dalla discoteca e arrivati in Centrale senza biglietto, le catenate a un macchinista a Lodi, l’immigrato che a Villapizzone cerca di strangolare una capotreno, i pugni a un altro a Cesano Maderno e le bottigliate a un macchinista sulla Varese-Milano. Solo nei primi 6 mesi del 2015 Trenord ha calcolato 18 aggressioni fisiche e 26 violente minacce verbali. Ma naturalmente ci sono tutti i casi più lievi che non vengono nemmeno denunciati».
    Adriano Coscia, capotreno che dopo 33 anni di servizio a fare su e giù sulle linee della Nord da Milano a Voghera, porta a casa per 38 ore di lavoro 1.800 euro al mese più gli straordinari: «Io non sono un carabiniere. Sono un capotreno. Ho la responsabilità di tutti i viaggiatori e devo pure stare attento alla mia pelle. E sa cosa dico? Che in certe condizioni io il biglietto non lo chiedo più. Se vogliono viaggiare gratis lo facciano».
    Andrea Galli: «Le stazioni sono diventate luoghi di spaccio di droga. A volte di scontri tra bande sudamericane. I controllori ricevono sputi in faccia, insulti, spintoni, schiaffoni, pugni, fin quando non incontrano gente con un machete. I vagoni subiscono devastazioni ai sedili e ai finestrini. Le donne che prendono i treni dal tardo pomeriggio in avanti, se possibile, si raccomandano a casa che qualcuno le aspetti direttamente sulla banchina, che si raggiungono camminando per centinaia e centinaia di metri senza incontrare negozi e spazi pubblicitari».
    Benny Casadei Lucchi: «L’altra sera ero sul treno successivo a quello della gang con il machete. Dopo mezzora fermi in mezzo al niente ad aspettare di ripartire ho picchiato forte su quella porta blindata. Volevo capire. È uscito il controllore. “Siamo fermi perché ci sono le ambulanze a Villapizzone. Hanno accoltellato due miei colleghi” mi ha detto lei. Bianca come un lenzuolo».
    «Il treno è come la strada, può salire di tutto» (detto che circola tra i ferrovieri).



    SALVINI PROPONE L'ALLEANZA CON LA RUSSIA PER SCONFIGGERE IL TERRORISMO
    «Contro l'Isis l'arma vincente è Vladimir Putin»
    L’emergenza immigrazione, per il segretario della Lega Nord, è ormai insostenibile e gli italiani non ce la fanno più. Aumenta giorno dopo il giorno il rischio che esplodano episodi di guerriglia urbana, e cresce la percezione del pericolo Isis
    ROMA – La Lega Nord rilancia sull’emergenza immigrazione. A fronte di un governo nazionale confuso e incapace, l’unica speranza – secondo il segretario del Carroccio, Matteo Salvini – è l’alleanza con la Russia di Vladimir Putin per sconfiggere l’Isis e il terrorismo internazionale.
    «Ha ragione la signora con cui ho parlato adesso: sui temi Immigrazione e Sicurezza, il comportamento di questo GOVERNO è CRIMINALE», ha scritto qualche ora fa Matteo Salvini sulla sua pagina facebook. L’emergenza immigrazione, per il segretario della Lega Nord, è ormai insostenibile e gli italiani non ce la fanno più. Aumenta giorno dopo il giorno il rischio che esplodano episodi di guerriglia urbana, e cresce la percezione del pericolo Isis. Di fronte al montare della paura, della frustrazione e della rabbia della popolazione italiana, Salvini ritiene si debba percorrere un’unica strada. «Bisognerebbe costituire un tavolo europeo e americano insieme a Putin per decidere le misure da adottare contro i terroristi islamisti dell'Isis, che hanno apertamente dichiarato di voler conquistare Roma».
    Cerchiamo l’alleanza con Putin
    Il segretario della Lega Nord sottolinea le responsabilità dell'amministrazione Obama per gli «errori gravissimi» commessi nella politica estera ed il pericolo che, con l'accordo sul nucleare iraniano, gli Stati Uniti «continuino pericolosamente a sbagliare e ad aumentare i rischi per la pace, già ampiamente compromessa a causa delle loro scelte errate».
    Questa non è immigrazione, è un’invasione programmata
    Tutto il suo partito è compatto nel voler cercare altrove gli strumenti idonei per affrontare l’emergenza immigrazione, strumenti di cui sembra privo il governo Renzi. "La politica migratoria dei governi della sinistra, non solo di quello guidato da Renzi, è pessima, e sta creando un mostro sociale che prima o poi scoppierà. Questa è una invasione, non si tratta di immigrazione. Ed è un'invasione programmata. Chi dice che il nostro governo è incapace mente perché l'esecutivo sa benissimo quello che sta accadendo e vuole distruggere la società di questo Paese».
    «Contro l'Isis l'arma vincente è Vladimir Putin» | Politica | DiariodelWeb.it

    I 5 (falsi) luoghi comuni del buonismo ad oltranza
    Non è vero che non possiamo dire no agli immigrati e che l'Africa è vittima dell'Occidente. E vi spieghiamo perché
    Gian Micalessin
    Sono i cinque totem del buonismo ad oltranza. E gli argomenti preferiti da governo e sinistra per convincerci che l'immigrazione fuori controllo è la conseguenza di tragedie epocali anziché il risultato degli errori commessi tra il 2013 e il 2015.
    Trenta mesi durante i quali l'Italia ha messo le proprie navi a disposizione dei migranti irregolari, ma si è ben guardata dall'affrontare la questione libica ed avviare politiche di contenimento degli sbarchi. Ma basta esaminare i dati del Ministero dell'Interno per capire che quei cinque totem sono pura finzione ideologica.
    Chi cerca rifugio in Italia fugge da guerre e persecuzioni
    Falso. Tra i 64mila 886 migranti che nel 2014 hanno presentato richiesta di protezione internazionale in Italia solo 812 provengono dalla Somalia, 505 dalla Siria e 480 dall'Eritrea. Dunque solo un'esigua minoranza dei richiedenti asilo in Italia fugge da Paesi dove sono in corso conflitti o persecuzioni. La maggior parte proviene, infatti, da Nigeria (10.138 richieste), Mali (9.771 ), Gambia (8.556), Pakistan (7191), Senegal (4.678) e Bangladesh (4582). Peccato che in Gambia, Pakistan, Senegal e Bangladesh non si registrino guerre o tragedie epocali. In Nigeria i Boko Haram fanno strage tra i cristiani del nord est, ma la maggior parte dei nigeriani approdati da noi sono musulmani alla ricerca di sistemazione economica. Nel Mali operano dal 2012 i soldati francesi impegnati a spegnere l'insurrezione islamista accesasi anche grazie all'eliminazione di Gheddafi in Libia. Ma la Francia, nonostante le sue responsabilità, lascia volentieri a noi anche i migranti del Mali.
    Non possiamo dire no ai migranti mentre i Paesi mediorientali ne accolgono milioni
    Falso. L'Arabia Saudita e il Qatar finanziano e armano le fazioni jihadiste attive in Siria, ma non accolgono un solo rifugiato. E ne vietano l'entrata sul proprio territorio. La Turchia, invece, utilizza i profughi per garantire un bacino di reclutamento ai gruppi jihadisti in lotta contro Bashar Assad. Il milione e duecentomila rifugiati del Libano sono la conseguenza della contiguità geografica e dei giochi delle fazioni che, come in Turchia, li utilizzano per garantire reclute alla causa jihadista.
    L'ondata migratoria è una catastrofe figlia del disinteresse per l'Africa
    Falso. Negli ultimi 60 anni i regimi africani si sono divorati più di mille miliardi di dollari in aiuti occidentali. Oggi di fronte alla pretesa di vederli ricambiati con riforme politiche ed economiche preferiscono rivolgersi ad una Cina che concede crediti a lungo termine in cambio di materie prime. Così mentre la Cina s'arricchisce con le risorse africane noi subiamo le conseguenze di un'alleanza che fa di Pechino la nuova potenza coloniale dell'Africa. Ed il vero responsabile dei suoi più recenti disastri.
    Neppure una Libia con un governo stabile fermerebbe l'ondata migratoria
    Falso. L'Africa è devastata da fame, guerra e povertà da mezzo secolo, ma gli sbarchi sulle nostre coste subiscono una rapida impennata solo all'inizio del 2014. Tanto che gli oltre 50mila sbarchi dei primi sei mesi del 2015 finiscono con il pareggiare la somma dei 13.267 sbarchi del 2012 e dei 42.925 del 2013. La situazione africana si è deteriorata così drasticamente in due anni? Ovviamente no. Le cause sono più semplici ed evidenti. Nel 2012 e nel 2013 la presenza di un governo a Tripoli e l'assenza di missioni di soccorso ai barconi contribuiscono a contenere il fenomeno. E un seppur debole governo centrale impedisce alle milizie jihadiste attive sui confini meridionali di garantire «materia prima» ai trafficanti di uomini presenti sulle coste. L'avvio, a fine 2013, di Mare Nostrum e il caos seguito alla salita al potere a Tripoli, nell'agosto 2014, di una coalizione islamista sono, a conti fatti, le vere cause degli oltre 220mila sbarchi registrati dal gennaio 2014 a oggi.
    L'Italia è un Paese egoista. Gli altri paesi europei son più generosi
    Falso. Nel 2014 l'Italia ha garantito 20.630 dei 183.365 asili concessi nei 28 paesi dell'Unione Europea. Davanti a noi c'è solo la Germania con 47.555 casi e l'immensa Svezia con 33.025. La Francia ne ha concessi 20.640, cioè solo 10 più di noi. E uno studio basato sui dati 2013 dell'European Migration Network, agenzia della Commissione Europea, rivela che i Paesi con il più alto numero di migranti in stato di detenzione sono: Francia (38.266 casi), Spagna (9.020), Ungheria (6496), Bulgaria (6.303), Belgio (6.285). Alla faccia dell'Italia cattiva.
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Già tempo fa i miasmi pestiferi di Cantalamessa, sedicente predicatore della Santa Sede, avevano colpito nel segno. Cantalamessa disse: “[…] tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa. La loro povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue”

    C'è una grave confusione tra essenza ed esistenza. Tutti i poveri, ma tutta l'umanità in genere, appartiene a Cristo, perchè siamo stati comperati a caro prezzo afferma l'Apostolo, però poi
    questa potenzialità si deve concretizzare, cioè perfezionare con il passaggio definitivo nella Chiesa secondo le sue regole ed è qui che l'atto di appartenenza non si perfeziona mai.
    Nel senso che non si perfeziona esternamente. Poi non sappiamo come Dio giudichi ogni singola anima ma in foro esterno il perfezionamento dell'appartenenza alla Chiesa non si dà, mentre qui
    l'assurdità è che la si dà come una cosa acquisita anche senza l'assenso dei soggetti.
    Ultima modifica di emv; 29-07-15 alle 00:36
    IN PALESTINA È GENOCIDIO! ROSA E OLINDO LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE! BASTA ECOFOLLIE GREEN!


    “Sorgi, Dio, difendi la tua causa.”
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


 

 
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