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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Fermo, cade il teorema sull'ultrà: nigeriano non morì per il pugno
    L'esame autoptico smonta la versione della vedova di Emmanuel. Il pugno di Amedeo Mancini non fu letale. Il nigeriano morì per aver battuto la testa
    Giuseppe De Lorenzo
    "Da tali elementi, a riscontro di un apparato dentario indenne da lesione traumatiche, si può dedurre che l'energia" con cui l'Emmanuel è stato colpito al volto "sia stata di grado moderato".
    Con queste parole - e altre - il medico legale della procura di Fermo, Alessia Romanelli, mette un punto chiaro sulla vicenda di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano morto a Fermo il 5 luglio scorso dopo la lite con Amedeo Mancini.
    L'autopsia sul corpo del nigeriano
    L'esame autoptico è stato depositato il 25 ottobre e la notifica è arrivata poco fa alle parti in causa. Quello che ne emerge è chiaro: il pungo inferto da Amedeo Mancini nei confronti di Emmanuel ebbe "una energia di grado moderato", quindi non letale. Il nigeriano, insomma, morì per aver battuto la testa in terra dopo la caduta. Non solo. Nero su bianco il medico legale ha smentito la versione fornita dalla vedova Chinyery, secondo cui suo marito era stato colpito dietro la nuca dall'ultrà con un palo stradale.
    "Si ritiene - si legge nella relazione - che il capo di Emmanuel sia stato attinto da due colpi": uno compatibile con il pugno ammesso anche dallo stesso Mancini, e un "colpo a livello occipitale che ha a sua volta provocato il trauma cranico" che "per quanto attiene la produzione, il mezzo può essere identificato in una superficie ampia lineare". Ovvero il marciapiede su cui è franato il nigeriano.
    Dunque, secondo il medico legale, appare "maggiormente attendibile la dinamica secondo cui sia caduto a terra impattando il capo in regione occipitale e, per il meccanismo di contraccolpo dell'encefalo, si sia verificato il grave trauma encefalico che lo ha condotto a morte". La botta fatale, insomma, non è stata il pugno di Mancini. Ma la caduta in terra.
    Quindi, ad essere smentita totalmente (se non bastavano i testimoni oculari" è "la versione dei fatti (di Chinyery, Ndr) secondo cui il capo sia stato attinto da un corpo contundente come il segnale stradale appare scarsamente compatibile con la lesività riscontrata a livello encefalico. Questa appare suggestiva di un urto del capo in movimento contro un ostacolo fisso durante il quale, per l'energia cinetica del trauma, l'encefalo è stato sottoposto ad una violenta accelerazione seguita da altrettanto brusca decelerazione. Tale da provocare danni celebrali tipicamente da contraccolpo". "Se Emmanuel fosse stato attinto da dietro, il corpo darebbe caduto in avanti" e avrebbe provocato "danni a ginocchia, arti superiori e mani. Ma questi erano indenni da tali lesività". Quindi non è possibile che Mancini abbia colpito Emmanuel con il segnale stradale.
    Adesso il pm chiuderà le indagini. Ma intanto l'ultrà resta ai domiciliari.
    Fermo, cade il teorema sull'ultrà: nigeriano non morì per il pugno - IlGiornale.it

    Gli immigrati regolari quintuplicati in 18 anni
    Nel '98 un milione, oggi 5. Richieste di cittadinanza, boom tra i "seconda generazione"
    Francesca Angeli
    Aumenta la presenza degli stranieri in Italia, arrivati a oltre 5 milioni.
    Crescono anche le richieste di cittadinanza: nel 2015 178.000 persone hanno scelto di diventare cittadini italiani. A segnalare un fenomeno in decisa crescita è il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva nel corso di un'audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza.
    «La vera novità degli ultimi anni è rappresentata dal crescente numero di giovani immigrati e ragazzi di seconda generazione che diventano italiani - afferma Alleva- coloro che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che, nati nel nostro Paese, al compimento del diciottesimo anno di età scelgono la cittadinanza italiana, sono passati da circa 10.000 nel 2011 a oltre 66.000 nel 2015». Un altro dato significativo è quello che riguarda le richieste d'asilo. Siamo secondi soltanto alla Germania con circa 84.000 domande nel 2015 e oltre 60.000 calcolate fino a luglio nel 2016. Nel secondo trimestre del 2016 hanno fatto richiesta di protezione internazionale in un paese Ue 305.700 persone.
    L'Istat ha fornito cifre precise: al 1 gennaio 2016 gli stranieri in Italia erano saliti a 5.026.153, 12.000 in più rispetto al 2014. In totale pesano per l'8,3 sul totale della popolazione e si tratta degli immigrati regolari. Percentuale più alta rispetto alla Francia, 6,6, e poco più bassa di quella tedesca, 9,3. Rispetto alla Francia va però ricordato che la cittadinanza francese si ottiene in modo più veloce e viaggia sul doppio binario dello jus sanguinis e dello jus soli. Di questi oltre 5 milioni quasi 4 sono immigrati che provengono da paesi non comunitari ma che hanno un regolare permesso di soggiorno, sia di lungo sia di breve periodo. I non comunitari rappresentano il 70 per cento della popolazione straniera residente.
    Alleva ricorda che nel 1998 la presenza degli stranieri in Italia era ferma al di sotto del milione. Dunque in circa 17 anni gli immigrati sono quintuplicati. E questa crescita è la più marcata in Europa perché in Italia il fenomeno dei migranti è arrivato più tardi rispetto ad altri paesi ma poi è cresciuto in modo più veloce.
    Dove scelgono di vivere gli stranieri? Soprattutto al Centro-Nord dove sicuramente trovano più occasioni di lavoro, 84 per cento. Molto meno al Sud, 11 per cento, e nelle isole, 5. Gli stranieri al contrario degli italiani sono soprattutto giovani spiega Alleva: «la quota di ragazzi fino agli 11 anni è superiore a quella dei ragazzi italiani di circa 5 punti percentuali». Sono tanti i bambini che ogni anno nascono da genitori entrambi stranieri, circa 70.000. La composizione per genere della popolazione straniera registra un lieve vantaggio per le donne che rappresentano il 51,4 per cento».
    Il presidente della Commissione, Federico Gelli, PD, ha poi segnalato come si siano incrementate le previsioni di spesa del Viminale per l'immigrazione, l'accoglienza e la garanzia dei diritti nella legge di Bilancio. Nel 2017 si sale a 2.093.952.717, con un incremento pari al 59 per cento rispetto alla previsione iniziale. Incremento anche per i gli anni successivi del 32 e del 42 per cento.
    Gli immigrati regolari quintuplicati in 18 anni - IlGiornale.it

    Trump mantiene la promessa: "Via subito 3 milioni di clandestini"
    Trump conferma la costruzione della barriera anti immigrati al confine col Messico: "Parti di muro, altre di recinzione"
    Sergio Rame
    Donald Trump non si tira indietro. Adesso che è stato eletto presidente degli Stati Uniti è pronto a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.
    A partire dalle espulsioni degli immigrati irregolari. "Quello che faremo - ha spiegato in un'intervista con 60 Minutes di Cbs - è buttare fuori dal Paese o incarcerare le persone che sono criminali o hanno precedenti criminali, membri di gang, trafficanti di droga". Il provvedimento colpirà "due o tre milioni" di immigrati che risiedono clandestinamente negli Stati Uniti.
    Durante la campagna elettorale contro la candidata democratica Hillary Clinton, Trump ha più molte volte promesso la costruzione di un muro alla frontiera messicana per ostacolare l'immigrazione. Adesso è già pronto a passare alle vie di fatto. Nell'intervista con 60 Minutes ha, infatti, confermato l'intenzione di fortificare la barriera anti immigrati. Edificata in prima battuta nel 1994 durante la presidenza di Bill Clinton, la barriera sarà rafforzata con alcune parti in muratura e altre in recinzione. "In alcune aree il muro è più appropriato - ha spiegato il neo inquilino della Casa Bianca - sono molto bravo in questo, vale a dire nelle costruzioni, ci possono essere alcune recinzioni".
    E, se da una parte ferma l'ingresso a nuovi immigrati, dall'altra si propone di cacciare tutti i clandestini che oggi si trovano sul suolo americano. Ne espellerà "probabilmente due milioni, possibilmente anche tre milioni".
    Trump mantiene la promessa: "Via subito 3 milioni di clandestini" - IlGiornale.it

    Monaco, il muro anti-immigrati più alto di quello di Berlino
    Un muro alto 4 metri, più di quello di Berlino. Nella Germania di Angela Merkel i tedeschi tornano a costruire barriere. Questa volta per proteggersi dagli immigrati
    Giuseppe De Lorenzo
    Ben 27 anni dopo la caduta del muro di Berlino, la Germania torna a costruire barriere. Questa volta contro gli immigrati. E se non bastavano i 3 metri di altezza della fortificazione fatta costruire dalla Germania dell'Est per bloccare le fughe ad Ovest, oggi - al tempo di Angela Merkel - verrà costruito un muro più alto di quello che rinchiuse Berlino Ovest per oltre 20 anni.
    Il muro di Monaco anti-immigrati
    A Monaco di Baviera, nel municipio di Neuperlach Sud, 55mila anime, l'amministrazione ha autorizzato la costruzione di una barriera anti-immigrati per separare un centro di accoglienza dalle abitazioni dei residenti: 40 metri di sassi per 4 metri di altezza. La decisione risale allo scorso giugno, quando i residenti hanno lamentato il rischio che il centro profughi con 160 minori non accompagnati potesse disturbare la quiete e abbattere il valore della case che distano solo 25 metri dalle casette dei migranti.
    Messo a confronto con quello di Berlino, il muro di Monaco misura 40 centimetri in più: 3,6 quello caduto nel 1989 e 4 metri quello odierno. I migranti non potranno usarlo né per giocare a calcio, né arrampicarcisi. L'obiettivo è quello di contenerne il rumore ed evitare che la presenza di ragazzi stranieri turbi la vita di tutti i giorni dei cittadini tedeschi.
    Le proteste della politica
    Eppure, come denunciato anche dal politico locale Guido Bucholtz, socialdemocratico, la barriera ha comunque due valori simbolici. Anche se i migranti a Neuperlach potranno uscire liberamente, molti lamentano che assomigli troppo da vicino ad un ghetto nello stile di quelli ebraici.
    Il fallimento di Angela Merkel
    Ma soprattutto, il muro simboleggia la sconfitta della politica dell'accoglienza di Angela Merkel. In Baviera infatti 4 cittadini su 5 non vorrebbero i musulmani e il 73% ha atteggiamenti ostili verso i migranti. Tanto che la Cancelliera a settembre ha dovuto fare uin passo indietro sulla sua politica delle porte aperte. "Se potessi - ha ammesso - tornerei indietro per prepararmi meglio" all'emergenza profughi del 2015. Quel muro è lì a dimostrare che di certo qualcosa è andato storto.
    Monaco, il muro anti-immigrati più alto di quello di Berlino - IlGiornale.it

    Giornaloni sottomessi
    Dal Corriere che ammette tribunali della sharia in Europa a Repubblica che chiede più diritti per la comunità musulmana discriminata, la stampa è diventata la stampella dell'Invasione coranica
    di Gianluca Veneziani
    Che sui giornaloni nostrani ci fosse un clima strisciante di sottomissione culturale era cosa ormai risaputa, basti guardare le recenti posizioni sulle questioni integrazione degli immigrati, burqa e burkini e la fiducia incondizionata alle tesi del cosiddetto “islam moderato”. Ma che questa sottomissione si traducesse anche nell’invito a una rivoluzione giuridica in Occidente e all’adozione di norme compatibili con la cultura e la religione islamica ha un che di inquietante.
    In un paio di giorni Corriere della Sera e Repubblica hanno calato giù una doppietta, con interventi tutti proni verso l’islamismo à la page (in direzione della Mecca, va da sé) e pieni di un senso di autofustigazione, di condanna dell’Europa e dell’Italia in particolare, incapaci di comprendere e promuovere i diritti della comunità musulmana.
    Ha cominciato ieri Luigi Ippolito in un corsivo agghiacciante sul Corsera in cui si chiedeva se non fosse il caso di considerare “i tribunali islamici” come un “male minore” e quindi di accettare, anche in Europa, “un sistema parallelo ispirato ai principi della sharia”, che eviterebbe la contrapposizione frontale col mondo musulmano e trasformerebbe “quello che può sembrare un veicolo di oppressione” in uno “strumento per avviare un percorso di emancipazione” (sic!). In sostanza, non solo dobbiamo accettare i tribunali della sharia, ammettendo una giurisprudenza parallela e incompatibile con la nostra, ma dobbiamo anche considerarli mezzi di emancipazione, con buona pace della discriminazione verso la donna, delle fortissime limitazioni dei diritti civili e religiosi e dell’intromissione della religione nella sfera pubblica sanciti dalla stessa sharia. Siamo al delirio.
    Da par suo oggi anche l’illustre costituzionalista Michele Ainis su Repubblica propone di restituire finalmente pari dignità giuridica alla comunità musulmana, finora – a suo dire – discriminata e vittima di apartheid. La religione musulmana, sostiene Ainis, è l’unica a non avere ancora siglato con lo Stato italiano un’intesa che le consenta di godere del pieno diritto di libertà di culto, di beneficiare dell’8 per mille, di fare assistenza spirituale nelle carceri tramite propri ministri del culto ecc… Per cui è finalmente tempo di rimediare con una legge ad hoc. Peccato che Ainis non si capaciti dei motivi per cui ciò non è ancora avvenuto: il primo – che lui cita, ma solo en passant come ragione non sufficiente – è che la comunità islamica sunnita non dispone di una struttura gerarchica e dunque di rappresentanti istituzionali con cui il nostro Stato possa siglare un accordo: dispersa com’è in mille associazioni autonome e priva di una struttura verticistica, fatica a essere rappresentata da un’autorità che parli a nome di tutti. In seconda battuta, c’è un’altra ragione, molto più sostanziale, e cioè il fatto che la comunità musulmana, a differenza di tutte le altre confessioni religiose in Italia, per lo più non riconosce il principio di laicità dello Stato, su cui solo si può fondare un dialogo e un accordo con lo Stato stesso. Se il criterio guida è che le leggi sancite dalla sharia e il dettato del Corano siano superiori alle leggi italiane, e che perciò ci si debba conformare alle prime e non necessariamente alle seconde, viene meno la base di qualsiasi intesa. Bisogna riconoscere l’autorità dell’altra parte, per poter sedersi a un tavolo. Viceversa, si resta due mondi non comunicanti. Senza parlare di quelle frange estremiste che, oltre a disconoscere il principio di laicità a vantaggio di un ideale teocratico, negano la validità stessa dello Stato e anzi lo odiano in quanto simbolo di una civiltà occidentale da combattere e debellare. Lo Stato laico, simbolo della modernità occidentale corrotta, infedele e blasfema…
    Ma niente, i giornaloni non vogliono sentirci da quest’orecchio e, a fronte delle minacce incombenti che provengono proprio dal mondo islamico (strano che “sui musulmani aleggia un sentimento di paura, o quantomeno di sospetto, specie dopo l’attentato alle Twin Towers”, vero Ainis?), chiedono più sharia e più diritti per i poveri musulmani discriminati, addirittura suggerendo di creare un confronto con l’Assemblea costituente islamica proposta da Hamza Piccardo, quello che, per intendersi, chiedeva di legalizzare in Italia anche la poligamia, dopo l’istituzione delle unioni civili…
    La cosa buffa e al contempo drammatica è che, del percorso di Sottomissione, risulteremo essere non più le Vittime, ma ancora più vigliaccamente i Complici. Con la stampa a fare da stampella all’Invasione coranica.
    Giornaloni sottomessi - L'intraprendente | L'intraprendente

    Catechismo o morte
    di Camillo Langone
    Catechismo o morte. Mi racconta una maestra della provincia di Cuneo che molti alunni di origine marocchina (nati in Italia da genitori nati in Marocco), bambini di sette, otto, nove anni, il sabato e la domenica vanno a scuola di arabo e di Corano. Sono bambini le cui madri fanno le badanti e i cui padri fanno i braccianti quando va bene, i disoccupati quando va male, sono bambini che spesso ricevono sussidi pubblici, sono bambini che sempre hanno nomi arabi e anche per questo nonostante siano nati in Italia si sentiranno arabi fino ai novant’anni, ammesso che non muoiano giovani facendosi saltare in aria in mezzo a coloro che pagando le tasse li hanno fatti studiare e spesso mangiare. Se un decimo di loro crederà alla sura della Conversione nel tempo in cui una bottiglia di Barolo raggiunge l’invecchiamento ottimale la provincia di Cuneo diventerà esplosiva come una banlieue parigina. Alcuni piccoli mostri già parlano, a sette, otto, nove anni, di umma, di stato musulmano universale, concetti acquisiti nei giorni in cui i bambini nati in Italia da genitori nati in Italia vengono portati dalle mamme all’outlet di Serravalle, laddove ogni fine settimana si celebrano i saldi dell’Occidente. Catechismo o morte.
    Catechismo o morte

    Siamo l'unico Paese che regala ai migranti permessi di soggiorno
    Giuseppe De Lorenzo
    A Renzi piace fare regali. È evidente. Li fa ai migranti, cui il governo elargisce migliaia di permessi di soggiorno «speciali» che non otterrebbero in nessun altro Paese europeo.
    E ai Comuni accoglienti, cui ora il Pd vuole dare più capacità di spesa rispetto a chi si rifiuta di ospitare immigrati.
    Sembra uno scherzo, ma non lo è. In tre anni sulle coste italiane sono sbarcati più di 454mila immigrati. Una massa di persone non sempre in fuga da guerre. Le Commissioni territoriali dovrebbero decidere chi ha diritto all'accoglienza e chi no, ascoltando le storie dei richiedenti asilo ed emettendo una sentenza: assegnare lo «status di rifugiato»; concedere la «protezione sussidiaria»; oppure rigettare l'istanza, negando il permesso di soggiorno.
    Bene. Stando ai dati, il rigetto è il caso più diffuso, ma come in tutte le cose italiane esiste una scappatoia. La legge prevede che le questure possano concedere «protezione umanitaria» a chi non ottiene asilo al primo giro. Si tratta di un permesso di soggiorno di due anni che concede al migrante di lavorare e curarsi negli ospedali italiani. Non male. Le norme stabiliscono che può essere assegnata quando ci sono «gravi motivi di carattere umanitario a carico del richiedente».
    Cosa significa? Non è ben chiaro. E infatti dipende dalla discrezionalità dei commissari. Per fare un esempio: un nigeriano otterrà lo status di rifugiato se viene da zone in cui opera Boko Haram; se invece abitava in un'area pacifica del Paese africano e non ha diritto all'asilo, la Commissione può decidere che sarebbe pericoloso rispedirlo a casa. E così fa ricorso alla protezione «umanitaria» per trattenerlo in Italia.
    Diverse prefetture in via informale fanno sapere al Giornale che l'Italia fa un uso massiccio di questa forma di protezione, mentre gli altri Paesi europei vi ricorrono solo «in forma residuale». Quindi un migrante che qui ha ottenuto assistenza «umanitaria», oltre confine con ogni probabilità verrebbe dichiarato clandestino. Non stiamo parlando di casi eccezionali, ma della maggioranza assoluta degli immigrati cui l'Italia ha concesso un permesso di soggiorno. A dirlo sono i numeri della commissione parlamentare d'inchiesta. Nel 2014 delle 36.270 domande d'asilo valutate dalle Commissioni, solo 22mila hanno ottenuto una qualche forma di protezione. Di queste, il 45,5% lo ha fatto grazie allo stratagemma «umanitario». E negli anni successivi il dato è andato peggiorando: nel 2015 è schizzato a 53,3%, mentre nel 2016 la percentuale supera il 50%. Ovvero 15mila «protezioni umanitarie» su un totale di 29mila risposte positive. E non sono compresi nel conteggio i minori non accompagnati.
    Checché ne dicano quelli secondo cui «scappano tutti dalla guerra», questi dati permettono di dare una lettura diversa del fenomeno migratorio. Sommando le richieste di asilo rigettate in tre anni (circa 100mila) e quelle accolte con l'espediente «umanitario» (41mila), risulta che il 76% degli immigrati sbarcati in Italia non sono tecnicamente profughi. Tantomeno rifugiati. O almeno non lo sarebbero in Germania o in Francia.
    L'Italia, invece, non solo regala documenti con escamotage fantasiosi, ma pensa anche a premiare chi accoglie i migranti. Il Pd, infatti, ha inserito nel Dl Fisco un emendamento che dà potere alle Regioni di cedere spazi finanziari ai Comuni che accolgono richiedenti protezione internazionale. Penalizzando così chi si oppone «all'invasione». Tanto a pagare son sempre gli italiani.
    Siamo l'unico Paese che regala ai migranti permessi di soggiorno - IlGiornale.it

    La favela nel centro di Milano: così si uccidono i sudamericani
    Piazzale Loreto come una favela di Rio de Janeiro. Prima gli spari alle spalle, poi lo scempio sul cadavere con un coltello. Il tutto davanti agli occhi sconcertati dei passanti
    Giovanni Giacalone
    Non siamo nella favela della Rocinha o di Villa Cruzeiro a Rio de Janeiro e neanche nella Bajo Flores bonarense, ma in pieno centro a Milano, in piazzale Loreto, a poche centinaia di metri dal commercialissimo corso Buenos Aires e sono le 19 di sabato, orario nel quale si concentrano migliaia di persone dedite allo shopping e in procinto di iniziare la serata.
    Purtroppo però ci sono anche i balordi, due in particolare, che arrivano di corsa dalla vicina via Padova, inseguono una persona ed esplodono alcuni colpi di pistola mirando alla schiena. Il ragazzo si accascia a terra ma uno dei due soggetti, non soddisfatto, lo assale al suolo con colpi di arma da taglio. I due delinquenti si danno poi alla fuga verso via Padova e tutto sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza della vicina banca e di numerosi testimoni.
    A terra rimane Antonio Rafael Ramirez, dominicano di 37 anni, clandestino, con ferite alle gambe e alla schiena che ha poi avuto un arresto cardiaco ed è stato portato d’urgenza al San Raffaele; l’uomo ha perso molto sangue, gli hanno fatto una trasfusione, è stato operato, ma resta gravissimo.
    I medici del 118 pare non abbiano trovato ferite di arma da fuoco sul corpo della vittima, ma le testimonianze che riferiscono di aver visto e sentito l’arma sono numerose: “Abbiamo visto che lo picchiava, poi d’improvviso ha tirato fuori la pistola e ha fatto fuoco dapprima a terra. Poi si è spostato e ha sparato altre due volte”. E ancora: “Mi sono girato di scatto e ho visto quei due che colpivano l’altro, probabilmente con un coltello. Poi un altro colpo di pistola, davanti alla gente che passava, prima di scappare verso via Padova". “Uno ha estratto la pistola e ha sparato, l’altro è caduto e un terzo lo ha quasi travolto per poi accoltellarlo con una raffica di fendenti alla schiena”. “Ho visto tre che litigavano, poi il mio amico è fuggito verso piazzale Loreto. Abbiamo sentito degli spari”.
    Le circostanze e le motivazioni dell’agguato non sono ancora del tutto chiare ma alcune testimonianze possono aiutare a ricostruire parzialmente la scena. Vittima e aggressori pare fossero tutti sudamericani e la lite sarebbe partita a pochi metri dal luogo della tragedia, all’inizio di via Padova, nei metri tra il bar civico 3 e il parrucchiere “Studio 54”. La vittima abitava poco lontano da lì e frequentava il bar.
    Passanti indicano che in quel punto, così come alla vicina fermata del bus, stazionano spesso sudamericani in stato di ebrezza che lasciano a terra bottiglie di birra e che danno spesso in escandescenza e del resto non è l’unico posto di via Padova dove ciò avviene. Passare giornate intere a bere cartoni di Heineken da 66cl sembra essere il passatempo preferito di alcuni gruppi di latinos della zona.
    Non è ancora chiaro se la lite sia partita minuti prima dell’aggressione o se all’origine ci sia un litigio avvenuto la sera prima in un locale della zona.
    E’ aperta anche l’ipotesi di un regolamento di conti tra pandillas, le bande sudamericane che per tanto, troppo tempo, hanno insanguinato Milano. A portare verso tale ipotesi ci sono alcuni elementi di non poco conto: in primis l’apparente giovane età e l’abbigliamento degli aggressori che, secondo alcune testimonianze, pare avessero un fazzoletto sul volto, cappellino e cappuccio, abbigliamento che spesso contraddistingue i “mareros”, i membri delle pandillas. Altri elementi di interesse sono i giubbotti bianchi e grigi degli aggressori e il cappellino “NY Yankees della vittima”: non è detto che significhino qualcosa, ma gli esperti che conoscono bene la simbologia delle pandillas possono forse trovarvi utili elementi.
    Vi è poi la spavalderia e la non curanza con le quali hanno agito i due delinquenti, sparando e aggredendo con un’arma bianca il malcapitato davanti a tutti, fregandosene totalmente di chi avevano intorno. Senso di impunità? Pensavano di essere i boss del quartiere? Del resto le modalità di aggressione delle bande di latinos sono quelle e basta pensare all’aggressione subita dal capotreno Carlo Napoli nel giugno 2015, quando un gruppo di latinos appartenenti alla pandilla Barrio 18 lo ferirono con un machete e l’uomo rischiò l’amputazione di un braccio, oppure a quella avvenuta all’ex Fnac di corso Torino con armi da taglio nel 2011, in pieno orario di punta.
    Anche le modalità dell’attacco in sé, con armi di diversa tipologia e l’accanimento con armi da taglio sulla vittima a terra ricordano precedenti dinamiche di aggressioni messe in atto da membri di pandillas, non solo in Italia ma anche in altri paesi.
    Non dimentichiamo inoltre che in via Padova e zona parco Trotter sono da tempo attivi gruppi legati a pandillas come Barrio 18 e MS13 ed è proprio verso via Padova che gli aggressori sono fuggiti, ritenendo forse la zona un luogo sicuro dove potersi nascondere.
    La favela nel centro di Milano: così si uccidono i sudamericani - IlGiornale.it

    Ecco il fronte anti-profughi
    Da Abano Terme fino a Rovigo i comitati per il no ai profughi si uniscono in una Rete che si dice pronta ad "abbattere l’intero sistema di gestione dei richiedenti asilo"
    Marco Vassallo
    Davanti al gazebo del Primo Roc, l’ex base militare di Abano Terme, quella che il prefetto di Padova voleva trasformare in un centro accoglienza per profughi, si alza la voce di quelli che dicono "no ai profughi".
    Su tutte spicca la voce di Maurizio Tentori, che esorta la folla di contestatori, presenti oramai giorno e notte, al presidio: "Stiamo uniti, mi raccomando. E più grande sarà il fronte più in alto arriverà la nostra voce".
    Il comitato "Abano dice no" è riuscito nella sua battaglia: evitare che l'ex caserma del paese fosse riepita di migranti. Ma da quel giorno di 5 settimane fa, il presidio non si muove, sono tutti lì, ancora uniti. "All’inizio sono rimasti perché temevano che il dietrofront fosse solo una manovra per convincerli ad allentare la sorveglianza e poter così scaricare nella base i primi migranti" - spiegano su Il Corriere Veneto -. Ma ora tutto è cambiato, la persone sono consepevoli della loro forza. E così, chiariscono: "Non ci si batte solo per impedire l’arrivo dei profughi ad Abano, l’obiettivo adesso è molto più ampio: abbattere l’intero sistema di gestione dei richiedenti asilo".
    Ci tiene a precisarlo Alessio Zanon, Presidente di “Forza Veneto” e Presidente Comitato “Progetto per Abano Terme”. "Il problema è che la presenza dei richiedenti asilo viene imposta senza lasciare alcuna scelta alle popolazioni locali, con l’unico risultato di alimentare un enorme business che arricchisce le cooperative". Si amplia così la battaglia contro i profughi. I comitati no-migranti si uniscono per aiutarsi e non limitarsi al proprio comune. "È nata la “Rete dei comitati per il no" spiega Francesca Barbierato, candidata per la lista "Per far rinascere Abano Terme". Una trama di comitati che si estende da Abano a Conetta fino a Monselice, passando dal Trevigiano a Rovigo.
    Una chat comune per bloccare i profughi
    La Rete dei comitati è connessa con una chat via telefonino. Il motivo? "Se uno organizza una iniziativa di protesta o se c’è da bloccare l’ingresso dei profughi le altre città sono pronte a dare il loro supporto. Faremo un grande fronte comune, in tutto il Veneto", spiega Tentori. Un vero e proprio patto di mutuo aiuto, che permette ai contestatori che arrivano anche da fuori di prendere parte alle manifestazioni.
    Ma la Rete del no ai migranti ha le idee chiare e vuole essere trasparente: manifestanti di professione, politici in cerca di voti, cacciatori di visibilità, ed estremisti violenti non sono ben accetti. Dal presidio infatti fanno sapere che "quando capiamo che hanno dei secondi fini li cacciamo a calci. Per questo abbiamo bandito le bandiere di partito e non abbiamo permesso ai politici di salire sul palco delle manifestazioni".
    Poche parole e molti fatti, sembra voler dire portavoce Alessandro Rancani, che taglia corto interpellato da Il Corriere del Veneto: "Ci muoviamo quando la popolazione chiama l’unico nostro faro è la tutela dei cittadini". Alla Rete nata ad Abano si è anche unito Nicola Lodi, detto "Naomo", che ha guidato e eretto le barricate di Gorino. Ma non è l'unico pronto a dare il proprio aiuto. Ci sono anche i militanti di Casapound di Ferrara che nel week end hanno eretto uno striscione davanti all’hotel di Ficarolo requisito dal prefetto accogliere dei migranti. Al grido "alzare ogni tipo di barricata pur di fermare questa invasione" c'é anche Forza Nuova, disposta a scendere in strada.
    Ecco il fronte anti-profughi: "Lotteremo con gli italiani" - IlGiornale.it

    Immigrato spacca la milza a una 60enne per rubarle 10 euro
    Una donna di 60 anni è stata aggredita da un immigrato a Roma, nel quartiere Monteverde, non lontano dal centro d'accoglienza della Croce Rossa Italiana
    Franco Grande
    Le ha spaccato la milza per rubarle 10 euro e le chiavi di casa. La malcapitata vittima di una rapina commessa da un immigrato è una donna di 60 anni che vive nel quartiere romano di Monteverde, non lontano dal centri d’accoglienza per rifugiati via Ramazzini, gestito dalla Croce Rossa Italiana.
    La vicenda, raccontata dal Messaggero, è avvenuta martedì 27 settembre verso le 18 nel negozio del marito dove la 60enne è stata aggredita, probabilmente un nordafricano. A dare l’allarme è stata proprio la signora che è stata soccorsa da un assicuratore che ha visto l’immigrato fuggire. La 60enne è stata poi portata all’ospedale San Camillo, dove lavora come impiegata e qui i medici le hanno asportato la milza. Il marito, Giacomo, in preda alla rabbia, aveva affisso fuori dall’erboristeria un cartello con sopra una taglia da 5000 euro per chi avesse contribuito a fare arrestare l’uomo che ha picchiato sua moglie. “Ma poi ci ha ripensato, ha detto che l’importante è che Pina sia viva, che non vuole clamore e ha tolto tutto”, ha raccontato Lilli, un’altra commerciante.
    Intanto questo furto aumenta le tensioni tra i profughi e i residenti di Monteverde che lamentano un aumento di furti e aggressioni da quando la Croce Rossa in estate ha aperto una tendopoli che accoglie 400 persone.
    La paura tra i residenti e commercianti è tanta. In via Rivaldi la titolare della tintoria si è chiusa a chiave nel negozio e per entrare bisogna suonare. “Sa quanto ci costano quei rifugiati?”, chiede un cliente dell’Ottico che aggiunge: “Due milioni e mezzo di euro. E noi siamo prigionieri in casa”. Ma c’è anche chi se la prende con i parcheggiatori irregolari, nordafricani, ormai da tempo padroni indisturbati di via Ramazzini.
    Immigrato spacca la milza a una 60enne per rubarle 10 euro - IlGiornale.it

    Il dovere di fare la guerra per Oriana Fallaci
    di Camillo Langone
    Il dovere della guerra. Soltanto tu, Oriana, potevi esortare alla guerra con una motivazione cosi' convincente e virile: il dovere. Non scrivi più, non telefoni più, non ci pungoli più direttamente ma il tuo sprone lo ritrovo nei tuoi libri, ad esempio nella corrispondenza pubblicata ora da Rizzoli, “La paura è un peccato”: “La prima condizione di libertà e di civiltà è permettere agli altri di pensarla come vogliono: finché, ovvio, permettono a noi di pensarla come vogliamo. Se ce lo impediscono la guerra tra noi e loro scatta come un dovere”.
    Io, che sono intellettualmente troppo meno muscolare di te, sento nelle tue parole un giusto rimprovero. Faccio abbastanza per difendere la mia libertà e la nostra civiltà dai coranisti e dai loro collaborazionisti come monsignor Galantino? Non credo. Devo fare di più e comincero' col dire che, mentre accampare diritti è cosa da servi, compiere il proprio dovere è cosa da uomini. Dunque ti prego di farmi avere il tuo elmetto: provero' a esserne degno.
    Il dovere di fare la guerra per Oriana Fallaci

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Il ministro dell’Invasione (a sua insaputa)
    Siamo all'arrivo record di 170mila migranti in un anno e il Viminale commenta laconico: "Non ce lo aspettavamo". Be', se porti avanti una politica di accoglienza a oltranza, senza respingere i clandestini, identificare i profughi e redistribuirli, un po' bisognava aspettarselo. Non crede, Angelino?
    di Gianluca Veneziani
    No, non lo sapeva mica. Né lo hanno avvisato. E comunque non è compito suo occuparsi di queste cose. Lui fa il ministro dell’interno, non può certo stare a badare ai numeri dell’immigrazione…
    Mentre si scopre che quest’anno l’ondata migratoria toccherà il record di 200mila arrivi sulle nostre coste (200mila!), e che già sono approdati in Italia 170mila migranti (16,5% in più rispetto allo scorso anno), il ministro Angelino Alfano casca dal pero e, candidamente, tramite i suoi funzionari al Viminale, fa sapere testualmente: “Non ce lo aspettavamo” (sic!).
    Ora, se porti avanti la politica dell’accoglienza-frontiere spalancate ai migranti – chiamata di volta in volta Mare Nostrum, Triton, Frontex e chi più ne ha più ne metta – se non riesci a mettere in atto un respingimento che sia uno e se non sei in grado di ottenere la distribuzione di mezza dozzina di profughi negli altri Paesi d’Europa, be’, come dire, ci sta che possano arrivare tutti in massa in Italia. Riassumendo, noi li prendiamo, non li rimandiamo nei Paesi d’origine (perché l’Italia ha pochissimi accordi di riammissione con gli Stati di partenza), non li fermiamo neppure in un centro identificativo per riconoscere i veri profughi e rimandare a casa i clandestini (come fa ad esempio l’Australia), non siamo capaci di far applicare l’accordo europeo sulla ripartizione quote migranti (dall’Italia dovevano essere trasferiti 24mila migranti, ne sono partiti appena 1300), e il ministro Alfano si sorprende?!
    Vabbè, ammettiamo pure che non sia consapevole delle sue responsabilità politiche, che non si renda conto che la scellerata strategia di accogliere senza respingere e senza distribuire altrove, sia un suicidio bello e buono. Diamogli pure quest’attenuante. Ma io dico: un minimo di percezione della realtà, il ministro ce l’ha? Di chiunque siano le colpe, dovrebbe essere evidente che c’è un’invasione in corso e che l’Italia è il Paese più esposto, innanzitutto per posizione geografica. E allora come si fa a dire “non ce la aspettavamo”? Un’espressione che ricorda la risposta di Padoan al Salvini che gli chiede quanto costi un litro di latte: “Non lo so, la spesa la fa mia moglie”. Ministri completamente staccati dalla realtà…
    Mettici pure l’assurda politica di redistribuzione interna dei migranti, per cui la Lombardia si deve accollare una fetta enorme, ben il 13%, un carico ormai difficilmente sopportabile, visto che si tratta del 13% su 175mila “profughi” ospitati nel nostro Paese: in sostanza, di oltre 20mila persone…
    E mettici anche la sincera difficoltà di considerare “profughi” migranti che non provengono dalla Siria o dall’Iraq o dalla Libia, dove c’è la guerra e spadroneggia l’Isis, ma dalla Nigeria (il 21%: ok, lì c’è Boko Haram, ma pensare che siano arrivati solo quest’anno 35mila profughi scappati da Boko Haram ci sembra davvero una stima iperbolica), il 12% dall’Eritrea (Paese povero, d’accordo, ma si tratta di migranti economici, dunque clandestini), il 7% dalla Guinea, il 7% dalla Costa d’Avorio, e poi ancora dal Gambia, dal Senegal, dal Sudan, dal Bangladesh ecc… Migranti economici, capite? E noi continuiamo a chiamarli rifugiati.
    Ma che ci vuoi fare, al Viminale abbiamo Alfano. Non solo “colpevole” di Invasione, ma pure Ignaro di esserlo. E non sai se sia più grave la colpa o l’ignoranza della colpa stessa.
    Il ministro dell'Invasione (a sua insaputa) - L'intraprendente | L'intraprendente

    Stranieri qui per le cure
    Ma il sistema è al collasso e pagano solo gli italiani
    Il racconto di un medico: sempre più spesso arrivano immigrati che provano a sfruttare le pieghe della legge
    Stefano Carugo - direttore del reparto di Cardiologia dell'Ospedale San Paolo di Milano
    Milano ore 9,30 ambulatorio di cardiologia. Si presentano due giovani donne velate egiziane, di cui una in gravidanza, che si affacciano alla porta della stanza con un'impegnativa di visita cardiologica.
    Entrano, non una parola di italiano, cerchi di farti capire. «Signora perché fa questa visita?». A gesti ti mostra il pancione e la tessera sanitaria, nonché un documento di identità con scritto: ricongiungimento familiare. Cerchi di chiedere: «Come sta? Da quanto tempo è qui? Prende delle medicine?». Nulla. Con il telefonino chiamano un uomo, a detta loro il marito che in un italiano stentato ti dice: «Mia moglie è qui per partorire». Lei conferma che a dieci giorni dal parto sono venute in Italia. E qualche mese prima un'altra visita. Avanti e indietro dall'Egitto.
    Altro caso: donna rumena anziana, la figlia da qualche anno vive a Milano. Scoprono alla mamma malattia di cuore in Romania e la portano in pronto soccorso da noi. Viene ricoverata con un successivo parere cardiochirurgico che conferma le indicazioni per un intervento. Spieghi ai parenti che la signora deve avere la tessera sanitaria obbligatoria, ma loro si rifiutano assolutamente di andare al consolato perché lì gli fanno perdere tempo e la pratica costa 40 euro. La paziente viene operata.
    Sono tanti i casi che vediamo sempre più spesso nei nostri ospedali di persone che, in modo più o meno congruo o furbesco, sfruttano le cosiddette pieghe della legge: se sono qui non possiamo farci nulla, dobbiamo intervenire. E che dire dei sempre più spesso utilizzati codici Stp (Straniero temporaneamente presente, ovvero più semplicemente stranieri non in regola con il permesso di soggiorno) che tanti immigrati utilizzano per le prestazioni?
    Premessa: come medico e cristiano sono per la solidarietà, ma non sono disposto a chiudere gli occhi di fronte ai giochi di furbizia che stanno ormai diventando una prassi. Perché bisogna rendersi conto che per il nostro sistema sanitario non è più possibile sostenere un carico di lavoro e di spesa che sempre più grava sulle casse del nostro servizio pubblico e quindi sulle nostre tasche di cittadini.
    Urgono delle scelte per regolamentare e razionalizzare tutto questo, soprattutto nella nostra Regione perché la Lombardia è assai attrattiva per gli utenti, ma allo stesso tempo vede sempre di più allungarsi le liste di attesa per i nostri cittadini.
    Gli operatori sanitari si prodigano, fanno molto spesso molto più di quanto sarebbe nel loro mansionario, ma le istituzioni non possono più rifiutarsi di mettere un freno a questo «turismo del parto» o al «turismo delle operazioni». A tutto c'è un limite.
    Stranieri qui per le cure Ma il sistema è al collasso e pagano solo gli italiani - IlGiornale.it

    Soldi per i corsi pre-parto musicali riservati alle donne immigrate E niente per i disoccupati friulani
    La Regione Friuli finanzia i corsi musicali per le donne arrivate clandestinamente. Ma spariscono i fondi per gli italiani
    Emanuele Ricucci
    Se l'integrazione diventa sostituzione. Il credo di Stato è l'accoglienza incondizionata, sempre più lontana da una sostenibile forma di solidarietà.
    Nella regione guidata dalla dem Debora Serracchiani, il Friuli Venezia Giulia, si attivano i corsi preparto per le donne arrivate clandestinamente in Italia. La regione ha concesso all'Ambito socio-assistenziale di Tarcento (Udine) 51mila euro per un progetto culturale che rientra nel Programma immigrazione 2016. Progetto che mira all'integrazione degli immigrati con «attività informative e laboratoriali in cui la musica funge da elemento di condivisione». Dell'intera cifra, 18.788 Euro sono stati impegnati dal Comune di Tarcento in favore dell'associazione La linea armonica per «attività laboratoriali musicali e servizi accessori per favorire l'integrazione sociale di minori e famiglie stranieri nei contesti di vita quotidiana». Tra le iniziative principali ecco spuntare i corsi preparto «Nascere cantando» che prevedono «interventi di sensibilizzazione sul significato della musica in gravidanza e sull'uso di suoni, conte e filastrocche nell'ambito della relazione mamma bambino», così come si legge nel provvedimento.
    «È grazie ad alcune scelte amministrative precise e alla giunta del sindaco Steccati che l'Ambito socio sanitario ha avuto accesso al piano regionale immigrazione 2016. Nello stesso Ambito socio sanitario friulano, contestualmente, molti italiani che avevano fatto domanda per avere accesso ai contributi regionali per la grave indigenza in cui versavano, si sono visti togliere il contributo previsto da sotto gli occhi», dice Riccardo Prisciano, consigliere comunale di Tarcento in quota Fratelli d'Italia Alleanza nazionale.
    Se da un lato, quindi, si trovano i fondi persino per i corsi preparto, dall'altro spariscono quelli destinati all'assistenza dei cittadini italiani. È la storia di M.P. un'italiana di 45 anni, residente nell'Ambito socio-assistenziale di Tarcento, invalida e disoccupata da 5 anni, sposata con G.P., italiano anch'egli invalido e disoccupato da 9 anni: «Non abbiamo lavoro e dobbiamo pagare 450 euro al mese di affitto, le bollette e trovare qualche soldo per mangiare. Io e mio marito ci siamo rivolti agli assistenti sociali in cerca di aiuto; mi hanno fatto partecipare a un bando regionale che prevedeva un contributo di 400 euro al mese, versati ogni 2 mesi, e contestualmente l'inserimento in un progetto di avviamento al lavoro attraverso l'Ufficio di collocamento. Qualche giorno fa, gli assistenti sociali mi hanno notificato una lettera nella quale mi informavano che i contributi regionali erano stati tagliati oltre della metà. Ma a noi italiani chi ci pensa?». La domanda della signora M.P., si legge sulla lettera: «È stata accolta con riserva in quanto l'attuale indisponibilità dei fondi assegnati a questo Ente da parte della Regione non permette la concessione e la successiva liquidazione della misura».
    «È inaccettabile questo modo di amministrare le risorse regionali: stiamo parlando di nostri connazionali invalidi, disoccupati - prosegue Prisciano - i pochi fondi arrivati dalla Regione sono stati destinati agli immigrati perché hanno più figli, a discapito dei connazionali». Agli italiani chi ci pensa?
    Soldi per i corsi pre-parto musicali riservati alle donne immigrate E niente per i disoccupati friulani - IlGiornale.it

    I buoni Coop rivenduti in nero: svelato il business dei migranti
    I buoni della Coop dato dalla cooperativa ai migranti diventano merce di scambio. Così ci guadagnano tutti. E pagano i cittadini
    Claudio Cartaldo
    Ci guadagnano tutti, dalla Coop ai migranti, fino ai pakistani e ai negozi arabi.
    A rimetterci sono solo gli italiani, che come al solito devono pagare. A Ferrara la Lega Nord ha smascherato un traffico (illecito) di buoni della Coop che i richiedenti asilo ospitati dalla cooperativa Camelot rivendono a cinesi e pakistani sotto prezzo. E questi, alla fine, ci comprano alcol nei supermercati.
    Il business dei migranti coi buoni Coop
    A svelare il giro in nero di buoni è stato Nicola Lodi, realizzando un lungo video pubblicato su Facebook dal consigliere regionale della Lega Nord Alan Fabbri, in cui si vedono tutte le fasi del traffico. Una piccola inchiesta che potrebbe aiutare a scoperchiare un calderone in cui in molti sembrano fare affari.
    Andiamo con ordine. Come spiega nel video Lodi, i migranti ricevono dalla cooperativa Camelot dei buoni spesa Coop "non vendibili" dal valore di 5 euro. In teoria gli stessi richiedenti asilo dovrebbero usarlo per comprare beni di prima necessità per mangiare, visto che la cooperativa che li ospita non assicura loro i pasti. Ma i migranti preferiscono venderli sotto costo (e in nero) a commercianti cinesi o pakistani, ben contenti di pagarli circa 2,5 euro e poi riversarsi il sabato (quando ci sono gli sconti) a comprare alcol. A spese del contribuente.
    Nicola Lodi ha raccolto "diverse testimonianze di commesse dell'Ipercoop che dichiarano di veder arrivare i cinesi al sabato con sacchetti pieni di ticket ad acquistare qualsiasi cosa". La Lega Nord, ha annunciato nei giorni scorsi Alan fabbri, porterà i video in questura per accertamenti.
    I buoni Coop rivenduti in nero: svelato il business dei migranti - IlGiornale.it

    Acqua negata ai migranti in via Venti, la prefettura impugna la decisione del condominio
    Genova - La prefettura di Genova ha impugnato la decisione dell’assemblea condominiale dello stabile nella centrale via Venti Settembre a Genova, dove sono ospitate sei famiglie di migranti con bambini, di non concedere l’autorizzazione per l’allaccio all’acqua condominiale. Lo ha fatto con un ricorso cautelare urgente dell’Avvocatura dello Stato, che argomenta, tra l’altro, come «per la sua particolare modestia» e per la sua collocazione l’intervento richiesto non danneggia l’estetica, al punto che la Sovraintendenza lo aveva autorizzato.
    La disputa è finita al tribunale di Genova che ha convocato le parti per il 23 novembre. La decisione della Prefettura di ospitare alcune famiglie di migranti con bambini in uno stabile nel pieno centro della città aveva provocato molte polemiche così come la decisione dell’assemblea condominiale di negare l’autorizzazione all’allaccio condominiale lasciando che l’approvvigionamento idrico delle famiglie fosse garantito solo da una cisterna.
    Genova - Acqua negata ai migranti in via Venti, la prefettura impugna la decisione del condominio | Liguria | Genova | Il Secolo XIX

    Così il Friuli della Serracchiani dà le case prima agli immigrati
    La denuncia del consigliere regionale del Friuli, Rodolfo Zinerba: "Con il criterio dei numeri dei figli saranno favoriti gli immigrati"
    Claudio Cartaldo
    Nel Friuli Venezia-Giulia a guida Debora Serracchiani fa di tutto per dare le case agli immigrati. A denunciarlo è il vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Rodolfo Ziberna. i nuovo regolamento Ater per l'assegnazione delle case popolari infatti, favorisce le famiglie di immigrati con tanti figli su quelle italiane, che normalmente si fermano a uno o due pargoli.
    "Le case finiranno solo agli immigrati"
    Ziberna ha presentato un'interrogazione per chiedere se è vero che la Giunta vuole basare l'assegnazione delle case popolari Ater sul numero dei figli. "Il criterio della numerosità dei figli - ha affermato Rodolfo Ziberna, riportato da Trieste Prima - poteva andare bene sino a dieci anni fa, ma oggi la situazione è radicalmente cambiata. Ho chiesto alla Giunta se ha fatto una simulazione di assegnazione degli alloggi alla luce dei criteri che privilegiano il numero di figli, ma ciò non è stato fatto: ha dell'incredibile che si scrivano norme senza avere consapevolezza delle loro conseguenze, espressione quantomeno di superficialità e pressapochismo. È oltremodo necessario che il regolamento assicuri un punteggio più elevato ai richiedenti che risiedono nella nostra regione da almeno cinque anni, diversamente gli alloggi Ater diventeranno a breve ciò che già appaiono: un riservato dominio di chi proviene da Stati esteri e non già degli italiani".
    La risposta della giunta regionale non si è fatta attendere. Secondo Gianni Torrenti, il regolamento terrà conto delle situazioni economiche disagiate degli italiani che si trovano in difficoltà "considerando che la finalità dell'edilizia sovvenzionata è quella di salvaguardare e tutelare il mantenimento della coesione sociale, nonché concorrere alla riduzione del disagio abitativo di soggetti e nuclei svantaggiati assegnatari dei medesimi alloggi va da sé che il disagio abitativo e le condizioni di svantaggio devono essere situazioni soggettive e non oggettive". Ma a sentire l'opposizione - e come spesso accade in altre città italiane - le condizioni economiche e familiari per ottenere sussidi pubblici e alloggi popolari sembrano scritte proprio per favorire le famiglie di stranieri. Lasciando per strada gli italiani.
    Così il Friuli della Serracchiani dà le case prima agli immigrati - IlGiornale.it

    La rivolta contro gli immigrati. Da 6 giorni barricate in strada
    A Montichiari 200 persone da giovedì sera bloccano i cancelli della caserma "Serini" a due passi dall'aeroporto dove sono attesi 130 migranti
    Giuseppe De Lorenzo
    Una settimana di barricate. Che non sembrano volersi fermare. A Montichiari (Brescia) oltre 200 cittadini da giovedì stanno realizzando un presidio permanente di fronte all'ingresso dell'ex caserma Serini per protestare contro l'arrivo di centinaia di immigrati.
    Quei bancali piazzati di fronte ai cancelli hanno un significato chiaro. Anzi: più di uno. Non solo è alta la preoccupazione per l'arrivo imminente di 130 immigrati che alloggeranno all'interno del sedime aeroportuale a pochi metri dalla pista di rullaggio dello scalo "D'Annunzio", nonostante la Digos la consideri "una zona critica per il terrorismo internazionale". I residenti infatti sono certi che questo spezzi sul nascere le speranze di sviluppo dell'aeroporto e quindi dell'economia locale. Infine, e non è poco, il centro profughi nella caserma sarebbe incompatibile con i piani di sicurezza volo dell'Enac. "Riteniamo assurdo - spiegano dal comitato - che l'Ente possa autorizzare un insediamento abitativo in una zona così pericolosa come un aereoporto, soprattutto alla luce del recente fatto di Bergamo dove un aereo ha invaso la tangenziale". In sostanza, la zona limitrofa allo scalo di Montichiari è stata bloccata per quasi vent’anni dal “Piano d'area", un insieme di vincoli urbanistici imposti per prevenire eventuali disastri aerei e permettere così all'aeroporto di svilupparsi. E mentre le aziende con grandi sacrifici non hanno potuto aprire nuove sedi in quella zona, il ministero dell'Interno può addirittura dar vita ad un centro profughi. Un controsenso.
    Milioni di euro ai profughi. E i cittadini?
    "Il governo - afferma uno dei sindaci che ieri sera si è unito alla protesta - trova 3,2 milioni di euro per gli immigrati quando da tempo chiediamo investimenti in questa zona". In piazza ci sono imprenditori, famiglie, mamme e il comitato "La Serini ai cittadini". A sostenerli anche l'assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi e Claudia Carzeri, rappresentante comunale di Forza Italia. Tra loro pure i familiari dell'eroe di guerra cui è dedicata la caserma e che nei giorni scorsi avevano chiesto di rimuovere la targa: "Da quando si è prospettata questa ipotesi - spiega Carlo Serini - la famiglia ha chiesto di non associare il nome del nonno a quello di un centro di accoglienza che ospiterà per lo più clandestini. Una scelta inopportuna e per noi inaccettabile".
    Inaccettabile, come il rischio che i 500mila metri quadri di area della caserma possano attirare ben più di 130 immigrati. La struttura ne può ospitare 700. Poi potrebbero arrivare altre tende. E allora dite pure addio allo sviluppo economico di Montichiari.
    La rivolta contro gli immigrati. Da 6 giorni barricate in strada - IlGiornale.it

    Migranti: la dura lezione di Colonia continua
    Assuntina Morresi
    “Ingenui”: si sono autodefiniti così al collettivo “Conne Island” di Lipsia, uno dei più noti centri sociali tedeschi. Motivo? Le serate organizzate per i migranti che richiedono asilo finite nel peggiore dei modi, cioè costretti addirittura a chiedere aiuto alla polizia. “Approcci sessisti e aggressioni corporali sono avvenuti da noi e in altri locali, e di frequente – anche con la conseguenza di indurre molte donne a rinunciare a partecipare, per evitare molestie e litigi”.
    Un “effetto Colonia” (ricordando le pesanti aggressioni a sfondo sessuale avvenute lo scorso capodanno da parte di gruppi di stranieri nei confronti delle donne nella piazza tedesca) esteso anche a omo e transessuali, condito da sbronze di gruppo e risse furibonde, ma non solo. Quelli di Conne Island si lamentano anche di molti “zelanti antirazzisti che hanno rimproverato i nostri uomini del servizio d’ordine” se osavano riprendere un migrante, e denunciano la banalizzazione delle aggressioni sessuali, con “giustificazioni para-culturali (che ne sanno che non si trattano così le donne?)”.
    I gestori del centro sociale tedesco hanno cercato di aprire un dibattito a sinistra, ammettendo il fallimento pure di questo tentativo: dopo vari incontri con gestori di locali in cui si erano verificati episodi simili “tutti i partecipanti erano incerti su come condurre una discussione pubblica di questo tipo senza rischiare toni razzisti”.
    La verità è che l’immigrazione non è “solo” una questione di aprire le porte a chi scappa da guerre, fame e miseria. Magari fosse la favola dei “buoni” che accolgono altri “buoni” che scappano dai “cattivi”, e vissero tutti felici e contenti. I migranti non sono numeri ma persone, e in quanto tali portano con sé la loro storia, cultura, tradizione, che si confrontano necessariamente con la nostra storia, cultura e tradizione: bisognerà pure cominciare a riconoscere che non sono tutte uguali, e ce ne è qualcuna peggiore e qualcuna migliore, usando proprio questi aggettivi.
    Bisognerà pure cominciare a giudicare pubblicamente un comportamento sbagliato, e punirlo, distinguendolo da uno rispettoso, senza timore di passare per razzisti. Non è con il politicamente corretto che si affronta il problema dell’immigrazione, altrimenti, nella migliore delle ipotesi, succederà come nei centri sociali tedeschi dove, a malincuore, hanno dovuto ammettere che “la socializzazione molto autoritaria e patriarcale tipica di alcuni paesi di origine dei profughi e la liberalità della cultura (e festaiola) occidentale possono creare anche da noi un miscuglio esplosivo”.
    E’ fondamentale prendere consapevolezza di questa realtà, se non vogliamo ridurci tutti, come al Conne Island, al paradosso di dover chiamare la polizia per evitare lo scontro di civiltà.
    https://www.loccidentale.it/articoli...lonia-continua

    Francesco, videomessaggio ai vescovi Usa: «La sfida è abbattere i muri
    e costruire ponti»
    A una settimana dell’elezione di Trump, il Papa si rivolge alla chiesa Usa che «durante tutta la sua storia ha accolto e integrato nuove ondate di immigrati». Serve «creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli individui e i gruppi a condividere la ricchezza delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri e a costruire ponti»
    di Gian Guido Vecchi
    A una settimana dell’elezione di Trump, Francesco invia un videomessaggio ai vescovi americani nel quale ricorda che «la Chiesa nel vostro paese durante tutta la sua storia ha accolto e integrato nuove ondate di immigrati», elogia «i doni specifici» portati dai «cattolici ispanici» e scandisce: «La nostra grande sfida è creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli individui e i gruppi a condividere la ricchezza delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri e a costruire ponti». Di più: «La comunità cristiana deve essere segno e profezia del piano di Dio per l’intera famiglia umana. Siamo chiamati ad essere portatori di buone notizie per una società attanagliata da sconcertanti cambiamenti sociali, culturali e spirituali e da una crescente polarizzazione». E questo nel giorni in cui la conferenza episcopale Usa, riunita in assemblea plenaria a Baltimora, ha eletto come vicepresidente l’arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gomez, 65 anni, nato in Messico a Monterrey ed emigrato con i genitori da bambino, il più strenuo e autorevole difensore dei diritti dei migranti nella Chiesa americana.
    L’elezione come presidente dei vescovi americani di Daniel Di Nardo, arcivescovo della diocesi texana di Galveston-Houston e di origini abruzzesi (il padre Nicola emigrò da Castel Frentano, in provincia di Chieti) era attesa e rientra nella norma della conferenza episcopale Usa, perché in genere viene sempre eletto il vicepresidente del mandato precedente. Così la sorpresa e la scelta più significativa dell’assemblea plenaria è stata quella del vicepresidente messicano di nascita: il primo latinoamericano alla vicepresidenza e fra tre anni, probabilmente, il primo alla guida dei vescovi Usa.
    In tema di migranti, Gomez non l’ha mai mandata a dire. La più grande diocesi cattolica degli Stati Uniti, del resto, è anche quella con il maggior numero di fedeli latinos. Nel 2013 pubblicò il libro «Immigration and the Next America: Renewing the Soul of Our Nation» («Immigrazione e il futuro dell’America: rinnovando l’anima della nostra nazione») nel quale raccontava la propria storia e chiedeva una «riforma globale» dell’immigrazione. «Non è una questione politica, è una questione di difesa dei diritti umani e di protezione della dignità umana», ha ripetuto pochi mesi fa, dopo che la Corte Suprema aveva bloccato il 23 giugno il piano sull’immigrazione di Obama per dare lo status legale a cinque milioni clandestini. A luglio aveva voluto celebrare una messa nella cattedrale di Los Angeles per i migranti, sui manifesti si leggeva: «Riconoscere che siamo tutti immigrati, perché siamo o siamo stati tutti stranieri in terra straniera». L’arcivescovo spiegava: «In quanto cattolici e persone di fede, riconosciamo che siamo una Chiesa di immigrati e prendiamo sul serio l’invito evangelico ad accogliere lo straniero tra noi».
    Nel video inviato a Baltimora, Francesco ricorda che gli immigrati «nella loro ricca varietà, hanno forgiato il volto mutevole della Chiesa americana». Ed elogia «il prossimo Quinto Encuentro Pastorale Nazionale Ispanico» che da gennaio al settembre 2018 riguarderà tutte le diocesi Usa. «In continuità con quelli che lo hanno preceduto, l’Encuentro cerca di riconoscere e valorizzare i doni specifici che i cattolici ispanici hanno offerto e continuano ad offrire alla Chiesa nel vostro paese. Ma è più di questo. È parte di un processo più ampio di rinnovamento e di impegno missionario, al quale tutte le vostre Chiese locali sono chiamate».
    Di qui l’invito ad abbattere muri e costruire ponti: «La Chiesa in America, come altrove, è chiamata ad “uscire” dal suo ambiente sicuro e ad essere un fermento di comunione. Comunione tra noi, con gli altri cristiani e con tutti coloro che cercano un futuro di speranza». Francesco conclude: «In modo particolare, vi chiedo di considerare come le vostre Chiese locali possono rispondere al meglio alla crescente presenza, ai doni e al potenziale della comunità ispanica. Tenendo conto del contributo che la comunità ispanica dà alla vita della nazione, prego perché l’Encuentro rechi frutto per il rinnovamento della società americana e per l’apostolato della Chiesa negli Stati Uniti».
    Francesco, videomessaggio ai vescovi Usa: «La sfida è abbattere i muri e costruire ponti» - Corriere.it

    "Così i profughi vogliono islamizzare la Germania"
    Un'interprete nei campi dei rifugiati rivela: "Disprezzano questo Paese e i suoi valori. Per i cristiani solo odio, impediscono ai figli di fraternizzare"
    Giovanni Vasso
    “Quelli che vengono qui sognano una Germania islamizzata, non c’è spazio che per l’odio nei rapporti con i cristiani”.
    L’intervista a un’operatrice nei campi d’accoglienza tedeschi rischia di trasformarsi in un caso internazionale e di azzoppare, definitivamente, l’immagine della Bundeskanzlerin Angela Merkel e della sua politica delle porte aperte.
    Una donna di origini eritree, che ha 39 anni, ha spiegato la sua esperienza di interprete con i migranti giunti in Germania negli ultimi anni. L’intervista, pubblicata dal sito Kath.net, è rimbalzata subito sui giornali e sui siti di tutta Europa.
    Il racconto della traduttrice è inquietante: “Sognano di islamizzare la Germania, disprezzano questo Paese e i suoi valori. Aiutare i cristiani è un peccato, per loro. I genitori impediscono ai loro figli persino di giocare con i figli dei cristiani – spiega la donna – ma questo è ancora niente, viene predicato odio e ancora odio contro gli infedeli”. Ha raccontato che le donne immigrate hanno ben chiaro quale sia il loro “dovere” di madri islamiste: “Ci moltiplicheremo in fretta. Dobbiamo fare più figli dei cristiani perché questa è l’unica possibilità che abbiamo per batterli”.
    L’intervista casca in un momento campale per la Merkel. La Germania ha dovuto fronteggiare il pericolo della minaccia islamista e solo qualche giorno fa, le forze di polizia hanno sgominato un’organizzazione chiamata “La vera religione” accusata di far proselitismo all’Islam radicale e di arruolare miliziani per combattere nelle schiere del Califfo.
    La Merkel paga adesso lo scotto della politica di accoglienza - di cui divenne virale con lo slogan "Welcome refugees" - che le stanno costando moltissimo, in termini di consenso. E proprio nel momento peggiore quando ormai incombono le nuove elezioni per il rinnovo del governo. Obama, in visita a Berlino, s’è prodotto in un endorsement per la cancelliera, fatto che a parecchi osservatori è parsa la prova provata a dimostrazione di come le credenziali della Merkel per la quarta elezioni di fila siano in ribasso.
    "Così i profughi vogliono islamizzare la Germania" - IlGiornale.it

    Trump ora dà ordine di preparare un registro dei musulmani Usa
    Il team del presidente sarebbe già al lavoro per approntare una lista degli immigrati che provengono da Paesi a maggioranza musulmana
    Ivan Francese
    In campagna elettorale Donald Trump era stato chiarissimo: "L'islam ci odia. I musulmani non possono entrare negli States".
    Una minaccia ripetuta più volte, sino a diventare uno degli slogan più ripetuti (e più contestati) della corsa del tycoon verso la Casa Bianca. Ebbene, ora che alla presidenza Usa c'è arrivato per davvero, The Donald avrebbe messo al lavoro il proprio staff per compilare un registro degli immigrati provenienti dai Paesi musulmani che verrebbero così schedati.
    Il Segretario di Stato per il Kansas Kris Kobach, scrive il quotidiano britannico The Independent, ha rivelato che lo staff del presidente eletto sarebbe già al lavoro per realizzare questa proposta.
    Kobach ha anche dichiarato che la nuova amministrazione targata Donald Trump potrebbe avviare la costruzione del muro di confine con il Messico anche senza passare immediatamente per l'approvazione del Congresso. Durante un dibattito sull'immigrazione nei mesi scorsi, l'attuale presidente eletto aveva fra l'altro proposto l'introduzione di una speciale carta d'identità per gli americani musulmani.
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Pugnala un passante “per caso”, arrestato a Sampierdarena
    Genova - Ha aggredito un passante con un coltello, ferendolo a una spalla, apparentemente senza alcun motivo: è successo nella notte in via Buranello, nel quartiere genovese di Sampierdarena, dove i carabinieri del nucleo Radiomobile hanno poi fermato l’autore del gesto, un cittadino ecuadoriano di 27 anni.
    Alcuni testimoni lo avrebbe visto salire a casa, dove avrebbe preso i due coltelli che aveva con sé, e poi distruggere due auto in sosta; poi l’aggressione a un uomo che era a bordo di uno scooter.
    La vittima ha riportato una lieve ferita alla spalla, visto che il fendente è stato attutito dal giubbotto: è stato soccorso dai medici del 118, mentre l’aggressore è stato arrestato per lesioni aggravate, danneggiamento e porto abusivo d’armi.
    Pugnala un passante ?per caso?, arrestato a Sampierdarena | Liguria | Genova | Il Secolo XIX

    Ci risiamo con il Natale svenduto agli islamici
    Ecco l'ennesimo affronto alla Natività. Agli alunni di una media insegnano una filastrocca pro immigrati
    Sembrerebbe uno scherzo di cattivo gusto. Un'irresponsabile idiozia di chi è intenzionato a scatenare la rabbia degli italiani che hanno a cuore la propria tradizione.
    Ma la notizia del Babbo Natale che quest'anno nella festa della Natività di Gesù non porterà i regali ai bambini italiani ma i permessi di soggiorno ai clandestini è invece vera. Incredibile e sconvolgente ma vera. Sono stati i genitori di alcuni bambini della scuola media Oreste Boni di Sorbolo, in provincia di Parma, a rivelare il testo della poesia impartita ai loro figli per la recita di Natale: «C'è un silenzio un po' speciale nella sera di Natale, tutti sono più contenti, solo un bambino batte i denti. La sua pelle è cioccolato, al freddo non è abituato, vende kleenex e accendini, bussa piano ai finestrini. Lui non sa che cos'è Natale e vedendolo lì solo viene proprio naturale di portarlo a festeggiare. C'è un silenzio un po' speciale nella sera di Natale, poi d'un tratto si apre il cielo e non c'è più freddo e gelo. Una slitta atterra in strada tra brillanti di rugiada, il bambino è spaventato: chi è quell'uomo che è atterrato? Sono io, Babbo Natale, è speciale questo giorno, ti ho portato un sacco pieno di permessi di soggiorno».
    A parte il fatto che un Babbo Natale che eliminasse il freddo e il gelo verrebbe stramaledetto dagli imprenditori la cui attività ruota attorno al turismo sciistico e dagli agricoltori le cui semine e piante necessitano del periodo di incubazione o del riposo invernale, tocchiamo con mano un attentato non solo alla nostra tradizione ma soprattutto ad una sana educazione dei nostri figli, sottraendo loro la certezza di chi siamo sul piano delle nostre radici, fede, identità e valori condensati nella tradizione. È stato l'avvocato Gianluca Vinci a denunciare per primo che «è un fatto di gravità assoluta che in una scuola pubblica si imponga di recitare canzoni di chiaro stampo politico di sinistra che esortano al rilascio in massa di permessi di soggiorno. La scuola è di tutti senza alcuna distinzione e non deve avere nessun colore politico».
    Lo scorso anno il dirigente scolastico dell'istituto Garofani a Rozzano, in provincia di Milano, aveva deciso di ribattezzare la Festa di Natale in «Festa di inverno», aveva vietato gli inni natalizi, mentre il consiglio di istituto aveva ordinato di non esporre più il crocifisso nelle aule. In parallelo sempre nel 2015 ha esordito il presepe islamo-cristiano davanti alla chiesa parrocchiale di San Giacomo a Spino d'Adda in provincia di Cremona, un presepe con statuine che raffiguravano imam, donne velate dal burqa e moschee.
    La dissacrazione del Natale cristiano avviene in un contesto dove imperversa il relativismo religioso. Ormai è lo stesso Papa Francesco che legittima l'islam come religione, santifica i clandestini, condanna i cristiani che non accolgono i clandestini che sono prevalentemente musulmani. Lo scorso 31 luglio, per la prima volta in 1400 anni di storia dell'islam, la messa domenicale è stata trasformata in una cerimonia interreligiosa islamo-cattolica consentendo agli imam di recitare i versetti del Corano in arabo dagli altari delle chiese. Lo scorso gennaio il cardinale Scola, arcivescovo di Milano, ha chiesto di far osservare nelle scuole una festività islamica così come si osservano il Natale e la Pasqua. Fermiamo questa follia suicida della Chiesa che odia il cristianesimo, dello Stato che odia gli italiani, degli italiani che odiano se stessi. Basta!
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    Ue, cambia il vento linea dura sull'immigrazione
    di Gianandrea Gaiani
    Che il tema dell’immigrazione illegale abbia assunto una dimensione strategica nella politica (o meglio nella “non politica”) europea è apparso chiaro a tutti in occasione del Brexit. E’ infatti evidente che senza i flussi di immigrati clandestini che da Italia e Balcani hanno risalito l’Europa puntando anche sulle Isole Britanniche molto probabilmente i fautori dell’uscita dalla Ue non avrebbero avuto abbastanza consensi per vincere.
    Anche negli ultimi giorni le dichiarazioni del candidato favorito alle primarie della destra repubblicana francese per le presidenziali, François Fillon, lasciano intendere una nuova linea dura contro l’immigrazione clandestina. Posizioni che sul piano politico è inevitabile che vengano assunte anche da partiti moderati sia perché il fenomeno ha raggiunto il livello della costante emergenza in termini economici e di sicurezza sia per non lasciare che il Front National e Alternative fur Deutschland incassino i consensi di un’opinione pubblica sempre più arrabbiate e preoccupata.
    In un commento, il quotidiano Il Foglio ha ben sottolineato ieri le proposte del programma di Fillon sul tema immigrazione e Islam: espulsione immediata di tutti gli stranieri che rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale, pesanti sanzioni per chiunque intrattenga rapporti con lo Stato islamico, quote per l'immigrazione legale (quella clandestina non è contemplata), controllo amministrativo del culto musulmano sorvegliando l'attività degli imam e vietando finanziamenti esteri alle moschee, abolizione del l'aiuto medico d'urgenza agli immigrati irregolari, due anni di residenza in Francia prima di accedere agli aiuti sociali. Posizioni che dovrebbero suonare come un allarme in Italia dove la politica dell’accoglienza riservata a chiunque paghi i trafficanti sta riempendo la Penisola di clandestini per nulla pacifici e riconoscenti e ormai fuori controllo. Una situazione che rischia di esploderci in faccia senza alcuna speranza né di aiuti europei né di una reale suddivisione degli immigrati illegali con i partner Ue. Roma rischia qui di trovarsi ancora più isolata in Europa, unica a continuare ad applicare un’accoglienza buonista dalle conseguenze devastanti. Abituati a guardare ai “grandi” partner europei che reagiscono solo ora ai disastri prodotti da multiculturalismo e tolleranza verso l’immigrazione illegale, faremmo forse meglio a guardare a Paesi europei più piccoli ma che costituiscono esempi concreti di ciò che si può e si deve fare per risolvere la crisi migratoria.
    Tralasciando Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, il cosiddetto Gruppo di Visegrad che rifiuta di accogliere immigrati non graditi e illegali, basta guarda a Sud e a Est dell’Italia per trovare esempi importanti di come si tutelano gli interessi nazionali scoraggiando i traffici illeciti. Malta, che pure si troverebbe sulla rotta dei barconi che dalla Libia salpano per l’Italia, non è interessata dai flussi perché non ha mai accolto nessuno in nome della legalità e dei suoi interessi economici legati al turismo, industria che mal si concilia con la presenza nell’isola di moltitudini di immigrati africani fuori controllo.
    La Bulgaria ha mostrato una saggia visione del problema fin dall’esplodere dei flussi dopo l’avvio del conflitto siriano erigendo un muro di filo spinato al confine turco e facendo presente alla Ue che aveva già abbastanza poveri tra i suoi concittadini per potersi permettere di accoglierne altri, peraltro privi di ogni diritto all’asilo. Bruxelles si rammaricò delle decisioni di Sofia, ma le accettò ricordando che le politiche migratorie sono di competenza dei singoli Stati non dall’Unione. Un messaggio che avrebbero dovuto recepire anche a Roma dove il governo chiede aiuto alla Ue ma è incapace (neppure ci prova in realtà) di respingere i clandestini in arrivo ed espellere quelli arrivati in questi anni. Mentre le navi militari italiane sbarcavano in Sicilia altri 1.400 clandestini (ormai 170 mila dall’inizio dell’anno, mezzo milioni negli ultimi tre anni), ieri il governo di Sofia ha reso noto che dall’inizio dell’anno sono state applicate misure cautelari coercitive nei confronti di 962 migranti entrati clandestinamente nel Paese e riaccompagnati ai confini. Secondo il ministero dell’Interno i più numerosi, 315, sono risultati i migranti clandestini provenienti dall’Iraq, seguiti da afghani (206) e siriani (84).
    Soltanto nella settimana scorsa tali misure sono state applicate nei confronti di 51 migranti illegali. Il ministero ha aggiunto che a metà dicembre sarà effettuato il primo volo su Kabul per il rimpatrio di migranti illegali afghani. Con le sue limitate risorse la Bulgaria ci dimostra che “un’altra Europa è possibile”, applicando la legge, impedendo l’immigrazione illegale e scoraggiando i flussi con espulsioni e respingimenti.
    Ue, cambia il vento linea dura sull'immigrazione

    Dopo Trump, è il turno dell’Austria?
    Dopo l’America, la prossima sorpresa potrebbe arrivare da Vienna, dove si vota fra pochi giorni. E sono tanti i paralleli fra il nuovo presidente americano e il candidato di destra Hofer. Che lancia una proposta choc sui rifugiati
    Simone Zoppellaro
    La battaglia politica per le elezioni del 4 dicembre a Vienna è entrata nel vivo.
    Ieri il candidato della destra Hofer e il verde Van der Bellen si sono confrontati in un dibattito televisivo sui due temi più caldi di questo voto: l’immigrazione e la possibile uscita dell’Austria dall’Europa, sull’onda della Brexit. Una contro l’altra, due visioni opposte, in un’elezione dall’esito incerto che avrà importanti ripercussioni in tutta Europa. Un voto controverso, quello austriaco, che ha luogo dopo che a maggio Hofer aveva perso per soli 31mila voti contro Van der Bellen, ottenendo però un’altra possibilità. La Corte costituzionale aveva infatti annullato il risultato per irregolarità nei conteggi dei voti. E così oggi si annuncia un possibile ribaltamento del risultato di maggio, grazie anche a un “effetto Trump” che potrebbe giocare a favore della destra.
    Molte, in effetti, le analogie fra i due leader. È lo stesso Hofer a sottolinearlo: «Un paragone potrebbe essere che Trump ha avuto venti contrari negli Usa e ha vinto comunque». E ha aggiunto: «Dovunque le elite si allontanino dagli elettori, quelle saranno spazzate via dal voto». Diversi i punti di contatto anche nei loro programmi: linea dura contro immigrazione e musulmani, dialogo e vicinanza nei confronti della Russia di Putin. Stessa anche la resistenza che incontrano nelle file della destra più moderata, oltre all’ostracismo dei media. Eppure Hofer continua a guadagnare consensi, e mentre il suo avversario ripete il mantra della Merkel sui rifugiati – «Wir schaffen das» (‘Ce la faremo’) – ieri il vincitore del dibattito a detta di tutti è stato proprio il leader del FPÖ, partito di destra che già fu di Jörg Haider.
    Con una proposta choc: creare una zona di sicurezza dove far alloggiare i rifugiati, ma in Nord Africa anziché in Europa. «L’Austria spende 270.000 euro per ogni rifugiato. Solo lo scorso anno abbiamo alloggiati 90.000 rifugiati, per non parlare delle famiglie al seguito», ha dichiarato Hofer al sito di informazione di Sputnik. «Moltiplicate questa cifra per 270.000 e vi renderete conto della quantità di denaro di cui stiamo parlando. Per una somma molto minore avremmo potuto stabilito una zona di sicurezza in Nord Africa, in cui possano formarsi le persone che un giorno ricostruiranno i loro Paesi».
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    Torturato in casa da quattro ladri immigrati: "Ero certo di morire"
    Enrico Salice è stato vittima di tortura da parte di quattro ladri immigrati a Voghera. Entrati nella sua casa lo hanno massacrato per appena 200 euro
    Claudio Cartaldo
    Una violenta aggressioe, con torture e botte inaudite. Una costola rotta, i segni delle violenze sul corpo martoriato dalle torture.
    Enrico Salice, contadino di 54 anni di Voghera, è stato vittima di una violenta rapina il 7 novembre scorso. Quattro ladri incappucciati, che Enrico definisce "stranieri africani", lo hanno massacrato per appena 200 euro di bottino.
    Enrico ha raccontato la sua incredibile vicenda al populista, in una intervista video. I rapinatori sono entrati nella sua casa forzando la porta, poi hanno devastato tutto quello che hanno trovato. In camera da letto hanno visto Enrico disteso a letto ed hanno sfogato tutta la loro violenza sul povero agricoltore. "Mi dicevano 'Zitto, zitto. Dove sono i soldi?' - racconta Enrico -Ora ti uccidiamo".
    La sua casa ora sembra una discarica a causa del disastro provocato dai ladri: cassetti ribaltati, porte divelte, armadi violati e tutto gettato in terra. "Mi sono saltati addosso e per evitare che potessi reagire mi hanno bloccato polsi. Poi hanno iniziato ad urlare: 'Non gridare, ti uccidiamo, ti uccidiamo'. Ogni tanto poi con un accedino mi bruciavano il braccio". Per torturarlo. Ustioni di secondo grado ancora ben visibili sul corpo di Enrico.
    "Avevano la pelle scura - continua l'uomo - Africani. Mi dicevano: 'Dacci i soldi, dacci i soldi", poi mi minacciavano con la pistola e il coltello. Ero convinto quella sera sarebbe stata l'ultima della mia vita". Oltre alle scottature curate poi in ospedale, Enrico ha riportato anche la frattura di una costola. "Gli ho anche detto che avevo subito un intervento e che ho una valvola meccanica, ma loro niente - aggiunge - Mi chiedevano in continuazione il Pin". Poi l'orrore: "Mi hanno messo le mani al collo e mi hanno sollevato buttandomi contro il muro. Mi hanno fatto inginocchiare mi hanno messo un piede sulla testa schiacciandomela. 'Dacci il pin", continuavano. Mi ricordavo solo due numeri, glieli ho dati insieme a due di fantasia. Loro mi hanno legato i polsi con il cavo el televisore. Mi hanno detto: 'Andiamo in banca. Se i numeri non sono quelli giusti torniamo e ti ammazziamo".
    Alla fine è riuscito a liberarsi e a nascondersi nel suo fienile. Per poi denunciare il tutto ai carabinieri.
    Torturato in casa da quattro ladri immigrati: "Ero certo di morire" - IlGiornale.it

    La Politica Italiana per la Sostituzione dei Cittadini in un Grafico
    Di FunnyKing



    Questo grafico è stato redatto da Linkiesta e si basa su dati Eurostat del 2014.
    Si può notare quale sia l’incidenza di stranieri in possesso di una laurea sul totale residente in ciascun paese e testimonia sostanzialmente una cosa:
    La attrattività pressoché nulla dell’Italia per stranieri ad alta istruzione
    Il problema è strutturale e non riguarda l’intenzione italiana a far venire su dall’Africa bassa manovalanza, riguarda proprio la mancanza di un ecosistema e di un sistema di regole fiscali, amministrative e sociali per attrarre e mantenere lavoro qualificato.
    Se ci pensate è la stessa faccia della medaglia che riguarda la fuga di giovani italiani qualificati (o giovani semplicemente coraggiosi).
    E dunque dobbiamo pensare all’Italia come ad un imbuto la cui apertura maggiore è rivolta verso l’Africa con un simpatico filtro sul beccuccio che trattiene il peggio.
    Ma lo ripeto, non è intenzionale, fosse intenzionale si potrebbe cambiare politica. E’ strutturale, e vale anche per gli italiani.
    Che meraviglioso e luminoso futuro aspetta l’Italia sostituita dalle “risorse africane” come sempre quelle scelte meglio. Cherry Picking al contrario.
    La Politica Italiana per la Sostituzione dei Cittadini in un Grafico - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato

    Scricchiolano le fondamenta
    Rapporto choc della Caritas: gli italiani più poveri degli immigrati
    I numeri parlano più delle parole. Non dicono proprio tutto ma tracciano un orizzonte. A volte cupo, come quello che emerge dal rapporto annuale della Caritas.
    Nel 2015 le persone sotto la soglia della povertà che hanno chiesto aiuto sono aumentate, ma soprattutto sono cresciuti i giovani (sotto i quarant'anni) e al Sud uno storico sorpasso: per la prima volta tra gli indigenti i cittadini italiani sono più degli immigrati: 66 per cento contro 34.
    Chi l'avrebbe detto, solo pochi anni fa, che i nostri «ultimi» avrebbero dovuto contendersi l'elemosina, in posizione minoritaria, con disperati venuti da fuori? È la prova che non ce ne può essere per tutti, che lavoro e risorse non sono concetti teorici, e quindi infiniti, ma limitati. Andavano gestiti, non è stato fatto per scelta politica scellerata. Il nostro governo si è comportato, e si sta comportando, come quel padre di famiglia che per correre appresso alla fame nel mondo ha speso tutte le sue risorse e ora i suoi figli non hanno di che vivere. O come a chi va a fare volontariato, mollando gli anziani genitori nella solitudine e a volte nell'indigenza.
    Una casa sta in piedi se tengono le fondamenta, non se ha un bel tetto. E così è la società le cui fondamenta sono i membri fondatori. Lasciare indietro i nostri giovani per fare i crocerossini non so se ci porterà in paradiso ma sicuramente ci condurrà alla rovina, che poi è l'anticamera dell'inferno per tutti, soccorsi e soccorritori. Il tempo stringe, ma nessuno pare preoccuparsi. Rispetto a quella disegnata dalla Caritas, la situazione non può che essere peggiorata, perché gli sbarchi sono aumentati a dismisura e i parametri economici sono al palo. Ma il governo e il parlamento hanno chiuso per referendum. I poveri, si sa, possono aspettare. Per definizione non hanno nulla da perdere.
    Scricchiolano le fondamenta - IlGiornale.it

    Accogliere i baby-profughi ci costa 500 milioni all'anno
    Boom di arrivi ma pure di truffe. E le leggi impediscono di distinguere chi è davvero minore e chi invece finge
    Giuseppe Marino
    Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, ripete, l'uomo che cade nel vuoto.
    È il mantra del governo, quando parla agli italiani del sistema di accoglienza dei migranti. Curiosamente, a Bruxelles lo stesso governo per batterecassa intona una canzone diversa, raccontando che «l'Italia non reggerebbe un altro anno di arrivi come il 2016», parole dello stesso Renzi. Poi emergono le rivolte stile Gorino, gli scandali alla Mafia capitale, le truffe dei finti minorenni migranti come quella svelata dalla Procura di Bologna e raccontata dal Giornale.
    Il caso dei minori non accompagnati sta emergendo in tutta la sua gravità e si può riassumere in una cifra: più 55 per cento. È il dato sulle presenze nei centri di accoglienza italiani al 31 agosto 2016: 13.862 contro gli 8.943 del 31 agosto 2015 (dati del ministero del Lavoro). Un crescendo imponente, che preoccupa operatori sociali ed enti locali, cui spetta farsi carico degli under 18 stranieri senza genitori. La maggior parte finisce in comunità le cui rette vanno da 80 a 120 euro al giorno (contro i circa 30 degli adulti). Lo Stato centrale contribuisce solo per 45 euro. Questa suddivisione impedisce di avere un quadro finanziario chiaro, ma calcolando una media di 100 euro al giorno e basandosi sul numero di ospiti attuali, si arriva a un costo di oltre 500 milioni l'anno per le casse pubbliche. Che sono talmente sotto pressione da essere finite in tribunale. Un gruppo di cooperative per l'accoglienza di minori che non riceveva i soldi da mesi ha denunciato tre ministri. Il tribunale li ha prosciolti ammettendo che i pagamenti latitavano, ma stabilendo che non pagare non è reato.
    Quello dei minori è un dramma vero. E in prospettiva, se il sistema funzionasse, i migranti più giovani sarebbero quelli con maggiori possibilità di integrarsi. Ma, al di là del fatto che il nostro sistema si basa sull'assistenzialismo più che su una vera integrazione, l'inchiesta dell'antimafia di Bologna e le tante denunce parallele che stanno arrivando da mezza d'Italia, fanno capire che dietro al boom degli «Msna», i minori stranieri non accompagnati, c'è un altro business, in mano a trafficanti internazionali che approfittano del sistema dell'accoglienza italiano, incapace di distinguere tra veri e finti minori. Un'inchiesta a Forlì ha svelato che tante famiglie albanesi portano i figli a studiare in Italia fingendo di abbandonarli. E quella di Bologna dipinge uno scenario ancora più ampio: le norme (comprensibilmente) prevedono che un minore abbandonato non possa essere espulso. L'unica risorsa per veriicare se minore lo è davvero è la radiografia del polso che rivela se la crescita ossea è completa, il che accade intorno ai 19 anni. Ma nei tribunali l'esame viene considerato affidabile con una approssimazione di due anni. Basta un ricorso al Tar e si diventa minorenni d'ufficio.
    Allo scoccare dei 18 anni, veri o presunti, si ottiene facilmente, grazie ai buchi della normativa e nonostante una circolare contraria del Viminale, un permesso di soggiorno, molto più facilmente di quanto accade a un maggiorenne con regolare lavoro in Italia. E le mafie dei trafficanti lo sanno bene. «La frequenza degli arrivi e la conoscenza di quello che spetta ai minori -ha detto al Tirreno Sandra Capuzzi, presidente della Sds, l'ente pubblico che eroga l'assistenza a Pisa- ci fa pensare che magari queste famiglie sono state istruite a comportarsi in quel modo. Poi, il più delle volte, compiono diciotto anni e spariscono».
    Accogliere i baby-profughi ci costa 500 milioni all'anno - IlGiornale.it

    La dura parte del cattivo. Non salvare i bambini?
    Da cattivi, pessimi elementi, diciamo la nostra prima che la virtuosa dittatura del Bene ce lo impedisca definitivamente… considerazioni su Save the Children e altro, avendo a mente che non abbiamo il dovere di suicidarci.
    di Roberto Pecchioli
    “Io non sono razzista, ma…”. Inizia invariabilmente così ogni conversazione di chi vorrebbe dire la verità sull’immigrazione e sugli autentici sentimenti dell’uomo normale di fronte alla dissoluzione della propria identità ed alla violazione del proprio spazio territoriale. E’ un incipit difensivo, perdente, timoroso della reazione altrui, tipico di chi si sente già sconfitto nella guerra delle parole, come se i suoi naturali convincimenti fossero un male, o addirittura una manifestazione di malvagità. Colpa della volgare mistificazione di tutto che subiamo ogni giorno. Quindi non è opportuno partire da una giustificazione così balbettante e paurosa, excusatio non petita, per rivendicare la parte dei cattivi.
    Osiamo affermare che c’è bisogno di cattivi, giacché l’intero campo è occupato dai buoni, in gran parte finti, e dai bene intenzionati, peggiori dei primi, che pronunciano sentenze ovvie con il dito alzato ed atteggiando la bocca a sedere di gallina. In tal modo si salvano l’anima e rimangono saldamente dalla parte della ragione. In una strofa molto bella di “Dio è morto”, Francesco Guccini, quasi mezzo secolo fa, cantava: “Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, è un dio che è morto”.
    Da cattivi, pessimi elementi, diciamo la nostra prima che la virtuosa dittatura del Bene ce lo impedisca definitivamente. In questi giorni, in molte cassette della posta si trova una busta che racchiude un’elegante e presumibilmente costosa brochure dal titolo Salviamo i bambini in mare, con all’interno la tessera non richiesta di una di quelle virtuose ONG – organizzazioni non governative – che spargono il bene per l’universo mondo. Gli indirizzi sono precisi, l’iscrizione mai sollecitata, ma tesserarsi al “bene” è un atto dovuto. Parliamo di Save the children, salviamo i bambini, e chi potrebbe essere contrario, salvo qualche anziano bilioso infastidito dai loro giochi sotto le finestre. Invece no, ed un briciolo di cattiveria gioverebbe alla verità.
    Da una rapida ricerca in rete, apprendiamo che Save the children è attiva dal 1919, su iniziativa di una caritatevole signora inglese traumatizzata dalle sofferenze dei bimbi nella prima guerra mondiale; che, non ne dubitavamo, gode del riconoscimento dell’ONU, il più grande bacino artificiale del Bene, ed ha salvato migliaia e migliaia di minori. Congratulazioni vere, chapeau anche da un cattivo impenitente!
    Eppure, eppure, vien voglia di dire “noi non siamo malfidati, ma…”. Cattivi sì, ma non temerari, non affermiamo in nessun modo che Save the children o altri siano sfruttatori delle sofferenze dei minori. Qualche considerazione da bastian contrari ce le vogliamo permettere, da dissidenti, o da pessimi elementi.
    La prima, ovvia e, lo ammettiamo, un po’ demagogica riflessione è relativa alle spese, indubbiamente ingenti, per la propaganda, per il bel pieghevole a colori ricevuto in molte case, per i nomi importanti di signori e signore non certo povere che dirigono l’organizzazione e che, vivaddio, si priveranno di molto, moltissimo, per salvare i bambini sotto l’alto patronato dell’ONU (si dice così, ma non si è mai capito che significhi). Scusate la brutalità popolana, ma vorremmo meno depliants e più minestre, e vale per tanti, tanti altri, specie per i molti che di bene parlano assai, ma si ritraggono inorriditi quando è necessario fare qualcosa di personale, immediato e concreto per il vicino di casa, non per lo sconosciuto dello Sri Lanka o del Burkina Faso.
    I benemeriti salvatori di Save The Children possiedono una nave, Vos Hestia. Armarne una costa milioni e milioni, e poi l’equipaggio, provviste e dotazioni, le tasse di stazionamento, i mille certificati del registro navale. Come Greenpeace, altra accolita dedita al Bene Universale, devono maneggiare tanto denaro, e le loro burocrazie interne non saranno certo formate da volontari intrepidi. La brochure ci informa che la nave Vos Hestia è presente, dal 7 settembre scorso, nelle acque internazionali del Mediterraneo per partecipare alle operazioni di ricerca e soccorso a mare della nostra Guardia Costiera, ergo per alimentare l’invasione d’Europa e d’Italia. I numeri sono da capogiro: nel corso dell’anno sono già sbarcati oltre ventimila minori, dei quali il 90 per cento non accompagnati. Gli esseri umani vanno rifocillati dopo aver loro salvato la vita, evidentemente, ma, filantropi come siete, avete riflettuto sul perché 20.000 minori abbiano attraversato da soli mezza Africa, poi siano stati caricati su imbarcazioni pronte all’uso nella libera e pacifica Libia ed altrove, e da chi? Non sarebbe il caso di impedire, ancor prima di quelle degli adulti, le partenze dei bambini? Quali schifezze si celano dietro il fenomeno, chi lo paga, alimenta, organizza? E perché mai dovremmo caricarci di altri ospiti indesiderati, o Signori del Bene?
    La vostra non richiesta propaganda parla di fuga da guerre, persecuzioni e povertà, e canta la nuova, ma già collaudata canzone del “salvataggio di profughi”. Dunque, meglio sarebbe concentrare le risorse delle ONG – evidentemente notevoli – in Africa, esigere blocchi navali che limitino ed impediscano le partenze, fermare le vie dell’emigrazione, imporre, con lo scudo nientemeno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, politiche diverse da quelle del Fondo Monetario e della Banca Mondiale che depredano i popoli, restituire a bambini ed adulti la speranza di vivere nella propria terra. Dopo quello alla vita, l’altro diritto fondamentale negato, nel Regno dei Buoni, è quello di non emigrare, restare nel proprio ambiente, e lì vivere con dignità secondo costumi e tradizioni. Non possiamo solo “salvare”.
    Intanto, il bieco cattivo segnala il trasbordo ideologico imposto dal linguaggio mediatico. Non ci sono più clandestini, ma migranti o profughi anche in assenza di guerre, e l’invasione è chiamata salvataggio. Ovvio, solo delle belve feroci disapproverebbero chi trae a riva, e salva. Solo militaristi ostinati potrebbero stupirsi del ruolo da bagnini dei soldati della Marina e dell’uso delle navi grigie come traghetti. Frattanto, se hanno voluto una nave, i salvatori con brevetto ONU sapevano bene, e da tempo, che cosa bollisse nel calderone africano. Perché non ci hanno implorato di salvare i bambini dall’emigrazione, dall’abbandono da parte di genitori e governi, dai pericoli e dalle porcherie che avranno già visto e, ahimè, vissuto?
    Nella cortese lettera allegata alla brochure, il direttore generale per l’Italia di Save The Children cita una sedicenne nigeriana che dice: “Ho deciso di fuggire in Italia per costruirmi un futuro migliore”. Povera ragazza, temiamo per lei che il futuro non sia granché neppure qui, ma intanto, lei ha deciso anche per noi, la nostra opinione non vale nulla, ha creduto a fior di mascalzoni che sfruttano e, incidentalmente, rendono invivibile anche l’Italia, e l’Europa, per lei e per noi.
    Chi avrà un cuore tanto indurito da non voler salvare i bambini? Hanno individuato il punto debole, specie in un popolo che vezzeggia cagnolini ma non ha figli, che si commuove facilmente per tutto, ma poi passa oltre a farsi i fatti suoi. Ha versato qualche lacrima a buon mercato, magari ha lasciato il suo obolo via SMS, si è congratulato con se stesso per la bontà e sensibilità, maledicendo i razzisti cinici e perfidi, e poi, via, ad immergersi nella quotidianità armato di pugnale, veleno e maldicenza.
    Non si chiede mai, il Buonista Globale, chi organizzi e paghi i viaggi, tenuto conto che per quei miseri le cifre di cui si parla per partecipare alla carovane sono enormi, quali siano le motivazioni vere, come mai dei bambini e dei ragazzi siano per il mondo da soli. Il naviglio dei Buoni incrocia nel mediterraneo meridionale e raccoglie chi può: lo esige il diritto della navigazione e, prima, la qualità di esseri umani. Ma non basta, e soprattutto, questo non dissipa il sospetto che varie Organizzazioni Non Governative siano complici del dramma epocale, magari attraverso finanziatori così potenti che i loro nomi possono essere solo sussurrati (il noto benefattore Soros è della partita?).
    L’immigrazione, specie quella legata a movimenti così potenti ed intensi, è un dramma anche per chi “deve” accogliere, sotto pena di essere accusato di qualsiasi nefandezza ed al prezzo di non essere più padrone di ciò che ha ereditato, costruito, amato. Chi ha sfruttato, alimentato guerre, fomentato spoliazioni comodamente seduto negli uffici di comando dei grattacieli, chi è complice tra i popoli martoriati, non compare, ma detta la morale, attraverso i ben pagati servizi di politici, intellettuali, ecclesiastici, nuovi e vecchi approfittatori.
    Non ci stiamo, non ci stiamo più. Se loro sono i buoni, noi rivendichiamo l’onore di essere i cattivi. Forse non salviamo bambini, ma certamente non li avremmo mai messi nella condizione di schiavi, carne da macello, merce di scambio, soggetti del ricatto. Ma noi non siamo anime belle, nel senso romantico ed auto celebrativo del termine. Tentiamo, con alterni risultati, di restare esseri morali, e di amare il prossimo, a partire, appunto, dai più vicini, dai “nostri”. Ma non ci faremmo mai schermo, come i poteri forti, dei più sfortunati e dei più sfruttati, per distruggere contemporaneamente, con l’immigrazione selvaggia, i paesi di chi viene fatto partire e quelli di destinazione.
    Siamo tanto cattivi che non fondiamo finte cooperative e organizzazioni caritatevoli, né armiamo navi. Non nascondiamo che il nostro cuore è per i terremotati fratelli nostri, per loro daremo il sangue senza esitare. Agli altri, Dio abbia misericordia anche di noi empi, daremo solo se potremo, se ne resta.
    Non abbiamo il dovere di suicidarci. Comincino le anime belle, insieme con i mistici dell’accoglienza, ed alzino le natiche dalle loro comode poltrone le élite che dirigono il Bene dopo uno sguardo al listino di Borsa, al costo della manodopera ed al Nuovo Ordine Mondiale, di cui ignorano tutto bambini ed adulti prima gettati nell’alto mare aperto, e poi, “rari nantes in gurgite vasto”, salvati, deportati e posti a carico nostro.
    Ci siamo seduti, noi cattivi, dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. E’ una frase di Bertolt Brecht, il drammaturgo tedesco con il cuore dalla parte comunista del muro ed il portafogli in quella capitalista. Un’ abitudine piuttosto comune, tra i buoni…
    La dura parte del cattivo. Non salvare i bambini? ? di Roberto Pecchioli | Riscossa Cristiana

    Torino in balia degli immigrati: molotov e scontri in strada
    Notte di tensioni al Moi di Torino, l'ex villaggio olimpico occupato dagli immigrati
    Luca Romano
    Notte di tensioni al Moi di Torino, l'ex villaggio olimpico occupato dagli immigrati.
    Intorno alle 23 nelle palazzine di via Giordano Bruno sono esplose due bombe carte, lanciate da soggetti ancora non identificati. Gli immigrati, circa trecento, sono quindi scesi in strada riversando i cassonetti, sradicando alcuni cartelli stradali e lanciando sassi e bottiglie. Sul posto, oltre alla polizia, si sono recati anche i vigili del fuoco. La situazione sembrava essersi placata, ma stamattina la tensione è tornata alta. Tra i residenti regna la paura: "Fino a ieri eravamo soltanto stufi di questa situazione di illegalità diffusa. Adesso abbiamo davvero paura".
    I profughi sono tornati in strada e hanno gettato cassonetti sulla via, lanciano oggetti contro alcune persone che, terrorizzate, si sono nascoste nei negozi costretti a chiudere.
    Quella zona ormai è regno di clandestini. Ma non solo. Come è stato documentato più volte, il Moi è diventato anche una centrale dello spaccio. I residenti lo hanno visto e sopportano male la situazione. Le case sono occupate. Sui loro tetti anche le parabole per la televisione.
    Torino in balia dei profughi: molotov e scontri in strada - IlGiornale.it

    In Sardegna bombardato un agriturismo scelto per ospitare migranti
    Succede in Sardegna come segno di protesta per l'arrivo, deciso dal prefetto, di alcuni migranti a Buddusò
    Francesco Curridori
    In Sardegna, pur di non accogliere i migranti, hanno devastato un agriturismo facendolo esplodere con una bomba rudimentale.
    È quanto successo mercoledì notte a Buddusò, il paesino di 4mila abitanti in provincia di Olbia Tempio-Pausania che la prefettura aveva individuato come luogo idoneo all’accoglienza.
    Anche in questo caso il preavviso è stato appena sufficiente perché il sindaco Giovanni Antonio Satta convocasse una seduta straordinaria del consiglio comunale. “Siamo stati informati dalla prefettura di avere individuato nel nostro comune una struttura da adibire a centro accoglienza, modus operandi sempre più frequente con l’aumento del flusso migratorio. In caso di necessità il locale potrebbe ospitare gli arrivi. Per questo ho deciso di indire l’assemblea, nella speranza che i toni non si esasperino”, aveva detto il primo cittadino, intervistato da Sardegnalive.net, ma ormai era già troppo tardi.
    In Sardegna l’emergenza migranti continua, dunque, a infuocare gli animi. La scorsa settimana il prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta, ha ricevuto una busta contente una lettera minatoria e due proiettili per impedire di trasformare l’ex scuola di polizia penitenziaria di Monastir, già presa di mira da un attentato incendiario, in un centro d’accoglienza per migranti.
    A Vairano Patenora, nel Casertano, qualche giorno fa, i carabinieri hanno fermato quattro ragazzi italiani considerati i responsabili di un violento raid compiuto ai danni di alcuni immigrati del Mali, ospitati in un centro di accoglienza della città. I fermati rispondono di lesioni personali e porto d’armi, con l’aggravante della discriminazione razziale. A provocare la rissa, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Capua, sarebbe il furto di un telefonino che, stando a quanto dicono gli italiani, sarebbe stato commesso da uno dei migranti. Dopo il furto, si legge sul Corriere, i quattro sono andati nell’appartamento che ospitava gli stranieri, armati di spranghe e di una pistola e hanno anche sparato due colpi andati a vuoto per impaurire gli stranieri. Uno degli stranieri picchiati è stato portato in ospedale e ha avuto 25 giorni di prognosi, mentre gli altri se la sono cavata con alcune contusioni.
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    L'allarme di Confcommercio. Più immigrati = più crimini
    Lo studio: il tasso di reati cresce in proporzione ai clandestini In fumo 26,5 miliardi. Minacciato un negoziante su dieci
    Antonio Signorini
    Più immigrati uguale più criminalità. L'equazione che qualcuno potrebbe bollare come becera e figlia di un pregiudizio è confermata dalle statistiche.
    Che ci dicono anche un'altra cosa: il Centro-Nord, sta superando il Sud in quanto a tasso di criminalità. A fare il punto è una delle categorie più penalizzate dalla criminalità, cioè il commercio. Ieri la principale associazione degli esercenti, Confcommercio, ha presentato l'iniziativa «Legalità, mi piace». La denuncia del presidente della Confederazione Carlo Sangalli è chiara: i fenomeni criminali «non diminuiscono e quest'anno sottraggono alle imprese del commercio e ai pubblici esercizi 26,5 miliardi di euro di fatturato con la perdita di 180.000 posto di lavoro regolari». Con un dato più che allarmante: un negoziante su 10 è stato minacciato.
    Tra i dati diffusi dal centro studi della confederazione diretto da Mariano Bella, spunta un focus sul ruolo dell'immigrazione. Per capire quanto pesi, il ricercatore ha calcolato quanto varia in percentuale il tasso di criminalità se crescono di almeno un punto percentuale alcune variabili. La prima è il Pil. E la relazione è diretta. Per ogni punto di ricchezza, la criminalità (cioè i reati denunciati) cresce dello 0,3%. La spiegazione è chiara: la ricchezza attira i criminali.
    Poi l'immigrazione. Se la presenza di immigrati sale di un punto percentuale nella stessa area si registra un aumento del tasso di criminalità dello 0,4%. Impossibile che non ci sia una relazione.
    Bella si è quindi concentrato sugli autori dei crimini. Il tasso per gli italiani è di 4,3 criminali ogni 1.000 abitanti. Gli stranieri residenti regolari sono il doppio: 8,5 ogni mille. Se si passa agli immigrati irregolari, la presenza di autori di crimini sale: tra 148 e 247 ogni mille persone.
    Confcommercio ha commissionato a GfK Eurisko una indagine sulla criminalità percepita dai commercianti e imprenditori. Più di un imprenditore su quattro, il 28%, pensa ci sia stato un peggioramento nei livelli di sicurezza per la propria attività rispetto all'anno scorso, il dato si accentua al Nord Est, al Sud e nel settore alimentare. I fenomeni maggiormente percepiti in aumento sono: l'abusivismo (in aumento per il 51% delle imprese), i furti (per il 47%), la contraffazione (per il 44%); seguono le rapine (37%). Più contenuta la crescita dei comportamenti criminali tipicamente collegabili alla criminalità organizzata. «Se vogliamo tornare a crescere - ha sottolineato Sangalli - bisogna rimuovere i difetti strutturali della nostra economia, a partire dal deficit di legalità».
    L'allarme di Confcommercio. Più immigrati = più crimini - IlGiornale.it

    Udine, i profughi protestano perché vogliono stare in hotel
    Il capogruppo della Lega alla Camera si sfoga su Facebook dopo il sit-in dei profughi di udine contro la Croce Rossa: "Basta accoglienza buonista"
    Francesco Curridori
    “E' inaccettabile quanto avvenuto a udine. Clandestini, perché sono e rimangono clandestini, che protestano perché vogliono essere alloggiati in hotel, perché vogliono almeno 10 lamette a testa per farsi la barba, perché il cibo non è di loro gradimento...".
    A scrivere è Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord alla Camera che, con un post su Facebook ha deciso di commentare cosi' la notizia, apparsa sul Gazzettino Veneto, delle proteste dei profughi contro le modalità d’accoglienza della Croce Rossa.
    Stando alla ricostruzione di Fedriga, pero' non è affatto vero che siano stati trattati male o che non sia stato previsto per loro un corso di italiano ma anzi “gli operatori della Croce Rossa confermano che è stato fatto ma solo 5 su 17 vi hanno partecipato e gli altri 12 invece giocavano a carte". "Non solo: hanno anche gettato i vestiti ricevuti, come confermano sempre gli operatori della Croce Rossa. Queste persone - prosegue Fedriga - sono state in hotel a Lignano e poi a Forni Avoltri. Adesso non accettano di essere trasferiti in una struttura che non sia un albergo o un camping. E' inaccettabile”.
    La colpa è della “Regione a guida Serracchiani, che permette questo, stanno umiliando i nostri cittadini, soprattutto quelli che vivono la crisi sulla loro pelle. Stanno mortificando – attacca l’esponente leghista - quelle madri e quei padri che non riescono a garantire il cibo per i loro figli viste le difficoltà economiche che sta vivendo il nostro Paese. Stanno offendendo quelle persone che non hanno un tetto sotto il quale far vivere la propria famiglia”. Non usa vie di mezzo contro gli ingrati: “I sedicenti migranti che protestano se ne vadano a calci nel sedere. dovrebbero essere riconoscenti e ringraziare senza dire null'altro, invece si permettono di inscenare sit-in e manifestazioni. Adesso basta! Ridiamo dignità ai nostri cittadini, utilizziamo le risorse per garantire una risposta alla loro necessità. Basta accoglienza buonista – conclude Fedriga - che sta rendendo i nostri territori invivibili e insicuri. Prima la nostra gente”.
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    Tutti uomini e nessun siriano. ​Ecco la verità sui migranti
    Il 77% delle domande di asilo rigettate, i finti minorenni, i clandestini e i "migranti fantasma": tutti i dati (ufficiali) sull'immigrazione
    Giuseppe De Lorenzo
    Sugli ultimi tre anni di immigrazione si contrappongono due narrazioni: quella di chi predica accoglienza contro chi chiede respingimenti. Normale sia così: ponti contro muri.
    Questi ultimi però da tempo denunciano alcune anomalie nel flusso migratorio, affermando che i profughi sono tutti uomini, che non fuggono dalle guerre, che si fingono minorenni e che anche se clandestini non vengono mai espulsi. Hanno ragione? Difficile dirlo per principio. Bisogna far parlare i numeri .
    Dal 2014 a ottobre 2016 sono entrati in Italia 455.660 immigrati. I dati più aggiornati (Commissione parlamentare d'inchiesta) dicono che nel biennio 2015-2016 su 300.414 ingressi ben 219.301 sono maschi e appena 41.478 le donne. E anche tra i minorenni c'è prevalenza di sesso maschile: dei 14.225 minori censiti nel 2016, il 94,1% sono ragazzi contro soltanto 835 bambine.
    Bene. Sugli under 18 sorge peraltro un altro dilemma. A ottobre un'inchiesta dell'Antimafia di Bologna ha dimostrato che molti dei migranti "minorenni" in realtà sono ben più maturi. Non è un caso se il 54,3% (7.723) di loro ha 17 anni e il 27,1% (3.860) ne ha 16. Possibile siano tutti a un passo dalla maggiore età? Possibile. Infatti, come scrive l'Unhcr, in Italia non c'è una "procedura unica per determinare l'età" e sovente ci si basa sull'esame auxologico (controllo sulla crescita delle ossa). Purtroppo il margine d'errore è alto e viene quasi sempre passato a favore del profugo. Cosa significa? Che se un immigrato afferma di avere 16 anni e l'esame dice che ne ha più di 18, le autorità dichiarano 17 anni in base ai principi di "presunzione della minore età" e "beneficio del dubbio". Cioè "qualora non sia possibile stabilire con certezza l’età di un individuo" viene comunque considerarlo minorenne.
    "Nessuno scappa dalla Siria"
    Fuori da ogni ideologia, i numeri dimostrano che chi arriva in Italia non fugge dalle guerre. Da gennaio a ottobre 2016 sono stati rilevati 159.496 ingressi e di questi solo 953 scappavano dalla Siria. La maggioranza viene da Nigeria (33.807), Gambia (10.489) e Guinea (11.131). E le nazionalità più rappresentate sono peraltro quelle che ottengono la più alta percentuale di respingimenti delle richieste d'asilo: nel 2016 i siriani sono lo 0,6% e il 98% ha ottenuto lo status di rifugiato; i nigeriani invece sono il 21.2% e addirittura il 71% si è visto respingere l'asilo. Non va meglio a Gambia e Guinea, la cui percentuale di accoglimenti crolla al 4%.
    Anche il dato aggregato racconta la stessa storia. Nei primi 10 mesi del 2016, delle 76.448 domande esaminate, solo il 19% (14.562) ha ottenuto una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, 5%; protezione sussidiaria, 14%). Poi c'è un 20% che riceve la "protezione umanitaria", un tipo di permesso di soggiorno tutto italiano e che negli altri Paesi è usato solo in via residuale. Infine, al 57% (43.898) è riservato netto diniego. A conti fatti, quindi, il 77% non è tecnicamente un "rifugiato".
    Che fine fanno i migranti?
    Viene da chiedersi allora che fine facciano quelli che non ottengono il permesso di soggiorno. Semplice: scompaiono. Negli ultimi due anni ben 5.086 persone sono risultate irreperibili dalle Commissioni. A questi vanno aggiunte le mancate espulsioni, ovvero migranti che non vengono rimpatriati perché costa troppo: il ministero parla di 33.422 individui nel biennio 2015-2016. Infine ci sono i cosiddetti "migranti fantasma", cioè coloro che dopo il rigetto della domanda d'asilo presentano ricorso in tribunale e lo perdono. In tre anni 99.618 richiedenti si sono visti negare la protezione internazionale e secondo la magistratura il 56% perde il ricorso. Dovrebbero abbandonare il Paese, ma non lo fanno. A conti fatti si tratta di 55mila persone cui viene dato un foglio di via nella speranza (vana) che si allontanino autonomamente. Sommando le tre voci (irreperibili, mancate espulsioni e migranti fantasma) si arriva così a 93mila clandestini. Liberi di girare nel Belpaese.
    Nessun siriano, molti clandestini e pochi (veri) rifugiati. Ecco. I numeri dicono tutto questo. E i numeri, è evidente, non possono sbagliare.
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    Umbria, maghrebini devastano Presepe: denunciati in tre
    A Gualdo Tadino tre nordafricani sono stati denunciati per aver distrutto quattro statue del celebre "Presepe emozionale", da inagurare il 2 dicembre
    Ivan Francese
    Puntuale come il Natale, arriverà anche quest'anno la stucchevole polemica sul Presepe.
    E stavolta non inizia davvero nel migliore dei modi, la carrellata di notizie che da qui al 25 dicembre riempiranno le pagine dei giornali italiani, com'è consuetudine ormai da qualche anno a questa parte, sul giudizio dato alla rappresentazione della Natività tanto cara al cuore dei fedeli e degli amanti della tradizione.
    È infatti davvero un brutto episodio quello andato in scena a Gualdo Tadino, in Umbria, dove tre maghrebini sono stati denunciati dai carabinieri per aver distrutto alcune statue del famoso "Presepe emozionale", che avrebbe dovuto essere inaugurato il 2 dicembre prossimo.
    Nei giorni scorsi, racconta la stampa locale, quattro soggetti in cartone della sacra rappresentazione sono stati oggetto di vandalismi da parte di ignoti imbecilli. Ignoti almeno fino alla giornata di ieri, quando i militari dell'Arma della compagnia della città hanno denunciato i tre nordafricani ritenuti responsabili della devastazione in base ad alcune testimonianze e grazie alla ricostruzione resa possibile dalle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti sul luogo.
    I carabinieri, racconta l'Ansa, "hanno ricevuto attestazioni di merito da parte dell'amministrazione comunale e della cittadinanza": nella città umbra infatti il Presepe emozionale, realizzato per iniziativa del Comune, del polo musuale e dei frati cappuccini, è un evento molto sentito che richiama anche diversi turisti dalle zone circostanti.
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    Arresta spacciatore che lo picchia. Ma "ai domiciliari" finisce il poliziotto
    A Catanzaro uno spacciatore per sfuggire all'arresto manda all'ospedale un poliziotto. Ma il giudice lo libera immediatamente
    Claudio Cartaldo
    Ladro libero e poliziotto che lo ha arrestato "ai domiciliari". L'ultimo caso, denuncia il sindacato di polizia, in cui un agente viene aggredito, picchiato e infine umilitato da una giustizia che non fa mai in modo che i responsabili paghino per i reati commessi.
    "Al momento dell'arresto - racconta l segretario generale regionale del Coisp Calabria (Sindacato indipendente di polizia), Giuseppe Brugnano - l'uomo ha cercato la fuga, al punto da lanciarsi da una finestra, ne è nata una colluttazione con il poliziotto presente che ha riportato alcune fratture. Alla fine della giornata, per lo spacciatore, un cittadino senegalese, il giudice ha convalidato l'arresto senza disporre alcuna misura e facendolo tornare subito in libertà'. Il poliziotto ha invece trascorso la giornata al pronto soccorso dell'ospedale di Catanzaro, ed ora si trova "ai domiciliari" per i trenta giorni di prognosi necessari per le ferite riportate. Siamo all'assurdo".
    Il poliziotto è "ai domiciliari" a causa delle fratture riportate in servizio. Non certo per motivi giudiziari. Ma visto che il malvivente è potuto tornare subito a fare il suo "lavoro", fa impressione pensare che mentre l'agente per il suo intervento dovrà rimanere a casa con le ossa rotte, il giudice abbia pensato di liberare immediatamente lo spacciatore. È normale che alla fine i poliziotti si sentano "ingabbiati" da una giustizia che non li premia mai.
    Secondo il Coisp, "c'e' una falla evidente nel sistema giudiziario, basti pensare che lo spacciatore protagonista di questa vicenda non ha mai trascorso un solo giorno in carcere. In questo modo la giustizia diventa non credibile e chi delinque sa bene di essere quasi tutelato da un sistema legislativo che non solo non prevede la certezza della pena, ma che non garantisce nemmeno una risposta immediata: chi delinque, infatti, torna in libertà' dopo poche ore". Infine "un appello al Governo nazionale perché riveda il sistema legislativo e giudiziario, garantendo risposte concrete sia nei confronti dei delinquenti che di chi, ogni giorno, rappresenta lo Stato per garantire la legalità'".
    Arresta spacciatore che lo picchia. Ma "ai domiciliari" finisce il poliziotto - IlGiornale.it

    Londra usa il pugno duro con gli immigrati: "Niente cure senza passaporto"
    Al vaglio del ministero della Sanità un piano per ridurre le spese e i costi. Nel mirino gli stranieri.
    Sergio Rame
    Il governo inglese sta studiando un piano per limitare le cure mediche agli immigrati. Non potranno accedervi se non avranno il passaporto. La riforma del Sistema nazionale sanitario è stata avanzata da alcuni membri del governo che, davanti al lievitare dei costi della sanità, hanno deciso di mettere al primo posto i cittadini britannici.
    Il piano è stato pensato per contenere i costi del Sistema sanitario nazionale colpendo i cosiddetti "turisti del welfare". Secondo il Guardian, infatti, il più alto funzionario del ministero della Sanità, Chris Wormald, avrebbe ventilato l'ipotesi di "subordinare l'accesso alle cure alla presentazione di un documento d'identità". L'idea non è nuova. Nel Regno Unito ci sono già alcune strutture, come l'ospedale di Peterborough, che la applicano. Nella cittadina del Cambridgeshire questa misura si è resa necessari dal momento che l'intera area è stata presa d'assalto dagli immigrati. Adesso il ministero della Salute starebbe valutando se "estendere lo schema a tutti gli ospedali del Regno Unito".
    La norma, che all'ospedale di Peterborough è già realtà, potrebbe essere applicata al St George's Hospital. La struttura, che si trova nel Sud di Londra, è stata ribattezzato "Lagos Shuttle". Qui le donne nigeriane vengono apposta per partorire e avere accesso alle cure mediche gratuite. "Il turismo della salute al St George’s - dicono i vertici dell’ospedale alla Stampa - costa al sistema sanitario pubblico circa 4,6 milioni di sterline l’anno".
    Secondo quanto trapela dal governo, il controllo dei passaporti riguarderebbe solo le operazioni e i test ospedalieri, non le visite di emergenza. La misura, poi, non colpirebbe i cittadini comunitari (quindi nemmeno italiani inclusi) che continuerebbero a ricevere prestazioni gratuite secondo il sistema di reciprocità dell'Unione europea. Questo quadro di favore, però, potrebbe venire meno quando l'uscita del Regno Unito dalla Ue potrebbe essere effettiva. Secondo le stime del governo gli stranieri costano tra i 100 e i 300 milioni di sterline all’anno, circa lo 0,3% della spesa sanitaria nazionale (91,5 miliardi).
    Londra usa il pugno duro con gli immigrati: "Niente cure senza passaporto" - IlGiornale.it

    A Prato scoperta la fabbrica dei falsi permessi di soggiorno
    I titolari e dipendenti di due studi di consulenza di Prato sono accusati di vari reati tra associazione per delinquere, truffa aggravata all'Inps, violazione della normativa sul rilascio e sul rinnovo del permesso di soggiorno e in materia di immigrazione clandestina.
    Francesco Curridori
    A Prato sono arrivate le manette per 15 persone, mentre per altre 19 sono scattate le misure interdittive e 83 risultano indagate.
    È questo l'esito delle 111 perquisizioni eseguite dalla Guardia di Finanza della provincia toscana come risultato dell'indagine denominata 'Colletti bianchi' che riguarda i titolari e dipendenti di due studi di consulenza accusati di vari reati tra associazione per delinquere, truffa aggravata all'Inps, violazione della normativa sul rilascio e sul rinnovo del permesso di soggiorno e in materia di immigrazione clandestina.
    I titolari e i dipendenti dei due studi professionali (alcuni di origine cinese), come spiega Repubblica, avrebbero avviato una attività di favoreggiamento tesa a far restare in Italia, in condizioni di illegalità, un elevato numero di cittadini extracomunitari, soprattutto cinesi. Una serie di documenti falsi venivano smerciato, dietro lauti compensi, pur di avere in cambio il rinnovo del permesso di soggiorno. Una volta ottenuto questo il lavoratore cinese, regolaarizzato solo per un breve periodo, veniva formalmente licenziato anche se continuava a lavorare in nero.
    Secondo Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Toscana "Oltre che nei confronti delle aziende cinesi e dei professionisti coinvolti, le misure interdittive andrebbero emesse nei confronti dei politici che hanno permesso, con le politiche delle porte aperte e della tolleranza illimitata, che nelle nostre città si siano create delle vere e proprie enclave dell'illegalità dominate da etnie di ogni tipo".
    "Mentre assistiamo all'ennesimo fatto di cronaca del genere - sottolinea Donzelli - le istituzioni a guida Pd continuano a permettere gli sbarchi e a parlare di accoglienza. Si tratta di scelte mirate appositamente a favorire il business dell'immigrazione, e che non hanno alcuna altra logica nell'interesse dei cittadini italiani". "Da anni denunciamo con i sopralluoghi nei capannoni cinesi tra Prato e a Firenze la grave situazione: tutt'oggi in Toscana, come in molte altre regioni d'Italia, pullulano i casi di aziende straniere a cui, in nome della tolleranza e di una finta integrazione, vengono concessi veri e propri privilegi che mai sarebbero permessi alle aziende italiane oneste che pagano le tasse - conclude Donzelli - questo sistema deve essere al più presto spezzato per restituire giustizia e legalità ai nostri imprenditori e cittadini".
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    Migranti, ultimo trucco
    Nozze con gli italiani ma a loro insaputa
    Napoli, scoperto un business di matrimoni finti per ottenere il permesso di soggiorno
    Simone Di Meo
    Il poveretto in questione è un uomo di trent'anni che, un bel giorno, scopre dal certificato di stato civile di essere felicemente coniugato con una donna extracomunitaria che lui, ovviamente, non ha mai conosciuto né visto in vita sua. Secondo le carte dell'ufficio Anagrafe della IV Municipalità, sarebbe convolato a giuste nozze il 2 luglio 2014 tra la felicitazione di amici e parenti.
    Quel che sembra una trovata alla Woody Allen, è l'inizio di un incubo burocratico. Il malcapitato si rivolge ad un avvocato e avvia il procedimento amministrativo per chiedere la rettifica dei documenti e la cancellazione del «lieto evento». Parallelamente, il Comune di Napoli avvia le ispezioni di propria competenza. La storia è talmente buffa che impiega un secondo a uscire dall'angusto recinto di Gianturco per raggiungere Palazzo San Giacomo e diventare la barzelletta del mese. Alcuni buontemponi propongono pure di studiare la Smorfia e di provare a costruire un bel terno.
    Il lavoro degli «007» comunali si rivela più facile del previsto, comunque: la pratica è stata istruita dall'unica dipendente in servizio in quel periodo. Viene convocata e «interrogata». Si scopre così che, dietro le immancabili giustificazioni sui problemi familiari e sul carico di lavoro troppo gravoso, l'impiegata ha proprio commesso delle gravi negligenze nel disbrigo dell'incartamento. Non si è accorta che la firma del vero promesso sposo e di quello «sostitutivo», diciamo così, non erano uguali. Non si è resa conto che abitavano in due strade diverse (il primo a San Giovanni a Teduccio, il secondo a Poggioreale; e quindi era anche incompetente per territorio a segnare l'atto). Né ha trovato il tempo e la voglia di allegare, al fascicolo, le fotocopie delle carte di identità limitandosi solo a registrare (e invertire) nelle pubblicazioni gli estremi dei documenti. Insomma, un gran bel rompicapo.
    Chi si aspettava però una punizione esemplare per la lavoratrice non proprio modello è rimasto deluso: secondo i canoni dei «giudici» comunali, l'errore non è così grave in fin dei conti. L'«imputata» ha sbagliato in buona fede, e non risultano a suo carico altri procedimenti. Dunque, può tirare un sospiro di sollievo. Il direttore generale della Municipalità le commina tre giorni di sospensione dallo stipendio. Insomma, una sanzione da 110 euro, ticket mensa inclusi.
    E lo sposo che non sapeva di essere sposato? Ha quasi terminato le pratiche per il «divorzio». Ha dovuto, ovviamente, pagare di tasca propria non solo l'avvocato ma anche le marche da bollo e tutta la chincaglieria da apporre sulla modulistica ma almeno potrà riconquistare così il suo status di single. La Procura di Napoli, intanto, si è già messa al lavoro. Il legale dell'uomo ha inviato una dettagliata denuncia per eventuali profili di reato. Sarà pure stato un incidente di percorso, ma il grande business dei matrimoni finti come ha ricordato il quotidiano Il Mattino non conosce crisi: ci sono vere e proprie organizzazioni in grado di combinare nozze di comodo con anziani napoletani per poche migliaia di euro. Un modo facile e veloce per ottenere l'ambita cittadinanza italiana.
    Migranti, ultimo trucco Nozze con gli italiani ma a loro insaputa - IlGiornale.it

    Il politicamente corretto uccide anche Shakespeare
    Per il regista Amos Gitai Otello è un immigrato “arrivato a Venezia dall’Africa, che viene contrastato e distrutto dallo spirito europeo". Non sappiamo cos'abbia letto ma non era il Bardo. Ora ci aspettiamo la versione gay e contro islamofobia e zingarofobia...
    di Laura Zambelli Del Rocino
    Ci mancava solo l’Otello politicamente corretto. Col riferimento ai migranti, ecco la tragedia shakespeariana al servizio della sensibilizzazione dell’Europa nei confronti di un esodo incontrollato, quello causato dagli stessi politici che poi incolpano i popoli civilizzati di inciviltà etica. Il regista ebreo Amos Gitai, che cura la messa in scena dell’Otello rossiniano al San Carlo di Napoli, punta su una presunta contemporaneità “in quanto parla dell’immigrazione, degli spostamenti dei popoli e delle sofferenze che provocano”, politicizzando e decontestualizzando così l’opera originale per adattarla a un’epoca successiva di 400 anni. È pur vero che l’emarginazione, il razzismo e i pregiudizi sono tematiche universali nello spazio e nel tempo, ma è altrettanto vero che in Shakespeare rappresentano il pretesto per l’analisi psicologica individuale, prima ancora che sociale, nella fattispecie peraltro incentrata su ipocrisia, gelosia e inganno, debolezze squisitamente umane a prescindere dal colore della pelle.
    Tanto più che Otello è nobile e cristiano, come un Barack Obama qualsiasi, non certo paragonabile all’attuale tipologia del migrante. “Il plot di Otello è radicato in pieno nel nostro tempo perché narra la storia di un ragazzo nero di somma bellezza, arrivato a Venezia dall’Africa, che viene contrastato e distrutto dallo spirito europeo. L’Europa deve ancora confrontarsi con le sue responsabilità verso i nuovi venuti”, così Gitai, e ci risiamo con la tirata di orecchie all’Occidente, colpevole per i motivi sbagliati, ancora siamo allo “spirito europeo” anziché alle tragiche politiche di accoglienza e integrazione, faccenda meno spirituale e più tristemente tangibile. Il vero coup de théâtre e di giustizia artistica sarebbe quello di concedere la parte di Otello a un negro subsahariano o a un più sbiadito nordafricano, a scelta, visto che Shakespeare stesso non si è mai espresso chiaramente sull’esatta gradazione del colore della pelle. Invece sarà il solito bianco prevaricatore di palcoscenico (Gabriele Ferro) a recitare, spalmato di fondotinta marrone al pari dei menestrelli americani che si tingevano da negretti, secondo lo stile blackface già condannato per razzismo da Martin Luther King. Non ci sono baritoni africani all’altezza?
    Attendiamo un Otello gay che impazzisca per il suo Desdemonio, tanto per combattere l’omofobia. O un Otello musulmano contro l’islamofobia, o un Rom contro la zingarofobia. Più ragionevole sarebbe lasciare intonso l’Otello originale e inscenare un Rotello qualsiasi a uso e consumo del messaggio di sensibilizzazione e solidarietà che a quanto pare deve impregnare persino un’opera lirica. Strumentalizzare persone e artisti è un peccato di antipatia, ma sfruttare le opere classiche lo è doppiamente. Le opere rivisitate non sono una novità, già una trasposizione cinematografica ne può allargare o restringere i confini sostanziali, è quando viene distorto l’intento dell’autore che si prefigura un sopruso: Shakespeare non ci risulta si occupasse dei problemi connessi all’esodo di massa dall’Africa e dal Medioriente. Era un raffinatissimo analista dei sentimenti, dove in Otello il “nero” è nero ma poteva anche essere giallo, ma a noi di un cinese non frega nulla, visto che è più organizzato e stakanovista degli altoatesini messi insieme, oltre a non filare di striscio le femmine nostrane.
    Stupisce piuttosto che nessuno tiri in ballo il femminicidio, forse perché Otello poi si giustizia dignitosamente da sé anziché animare i Pomeriggi 5, i Porta a porta e i Quarti gradi, per i quali un africano assassino è un povero emarginato e l’equivalente bianco è un mostro automaticamente condannabile anche in base a un processo puramente indiziario. Poi perché non concedere a un nero imbiancato la parte di Iago, il subdolo bugiardo responsabile dei fraintendimenti di Otello, almeno sarebbe salva la par condicio. E se fosse un dilettante, chissenefrega, tanto Iago è già un infame di suo. Una cosa sono le faccende socio-sentimentali tra un nero e una bianca, così come tra un ebreo e una palestinese e al limite tra un pisano e una livornese, altra cosa è l’esodo di una massa di disperati che destabilizza l’Europa intera.
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    Migrante la stupra ma non viene espulso. E la vittima si lascia morire di fame
    La 72enne non riesce a superare il trauma e si sta lasciando morire di fame nel reparto di terapia intensiva dove è ricoverata
    Marta Proietti
    Una donna di 72 anni è stata violentata da un profugo afgano che aveva salvato.
    L'ennesima barbarie, che sta indignano l'Europa, è accaduta in Austria.
    Come scrive il Daily Mail, l'anziana donna stava passeggiando con il suo cane lungo il canale Schwechat a Traiskirchen, nel distretto di Baden in Bassa Austria, quando ha visto due adolescenti, entrambi richiedenti asilo, che nuotavano nel fiume. Uno dei due si è sentito male e la 72enne si è offerta di aiutarlo, salvandogli la vita.
    "Un improvviso colpo alla schiena", racconta l'anziana che, in pochi attimi, si è trovata a terra. Il profugo, all'epoca dei fatti 17enne, le ha messo una mano davanti alla bocca e con l'altra le ha strappato i vestiti.
    Sotto choc, la donna è però riusciuta ad alzarsi e ad andare a casa dove è rimasta chiusa fino a quando un'amica, passata per caso, non le ha prestato i primi soccorsi. La figlia dell'anziana, prima della tragedia, lavorare in un campo per rifugiati. Non avrebbe mai immaginato che una cosa simili potesse accadere a sua madre: "Sta vivendo una fine terribile, quando la guardo vedo degli occhi vuoti, in un corpo che è solo pelle e ossa. Lo sapevo che sarebbe andata così: ha perso la voglia di vivere dopo l'accaduto".
    La donna non riesce a superare il trauma e si sta lasciando morire di fame nel reparto di terapia intensiva dove è ricoverata. Il ragazzo è stato condannato a venti mesi di carcere ma non sarà espulso dal Paese: in Austria serve una condanna a tre anni.
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    L'Italia ricopre d'oro gli immigrati per costruirsi una nuova vita
    Il piano del governo per finanziare i sogni degli immigrati. Dai 400 euro per le spese di prima necessità ai 1.600 euro per l'attuazione dei piani di reintegrazione
    Sergio Rame
    Sei italiano e vuoi ricominciare da zero una nuova vita? Lo Stato non intende darti una mano. Fuguriamoci un primo sostentamento economico.
    Per gli immigrati, invece, è pronto a stendere ponti d'oro. Non solo li sostiene nell'impresa di crearsi una nuova vita. Ma offre loro addirittura un pacchetto da diverse migliaia di euro.
    E' stato rilanciato, per la terza volta, il progetto per incentivare i ritorni volontari in patria di cittadini provenienti da Colombia, Ecuador, Perù, Ghana, Marocco, Nigeria e Senegal attraverso un percorso, che coinvolgerà anche i rispettivi consolati, di reinserimento socio-economico nel proprio Paese di origine che prevederà, oltre al pagamento delle spese di viaggio (ovviamente in prima classe), anche un primo contributo di 400 euro per le spese di prima necessità e un secondo contributo per l'attuazione dei piani di reintegrazione di 1.600 euro per singoli o capofamiglia, integrato di altri 800 euro per ogni persona maggiorenne a carico e di altri 480 euro per i minorenni a carico.
    A denunciare questa ennesima assurdità è la Lega Nord, per bocca del segretario lombardo, il deputato leghista Paolo Grimoldi. Che sbotta: "È una follia. Queste persone si possono rimpatriare gratis, senza dargli un centesimo. Mettiamole sugli aerei e rispediamole a casa loro". Basta fare un paio di calcoli per capire che il sistema non regge: per gli immigrati con una famiglia numerosa al seguito il contributo offerto dal Viminale, pagato con i soldi dei contribuenti italiani, potrebbe arrivare anche oltre i 3.000 euro. "Questi soldi – aggiunge Grimoldi - si potrebbero usare per aiutare i nostri anziani in difficoltà, chi è in difficoltà abitativa, chi è disoccupato o chi ha in casa una persona malata o grave disabilità e non trova aiuti dallo Stato o dagli enti locali".
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    Falsi omosessuali e perseguitati: il bluff dell'asilo
    di Andrea Zambrano
    Il grande bluff dell’accoglienza dei migranti mascherati da asili politici, va in scena con i dati ufficiali del Ministero degli Interni. Stando all’ultimo report disponibile relativo a fine agosto 2016 dei 58mila richiedenti soltanto 2.400 hanno ottenuto lo status di rifugiato politico, il 5%. Appena il 13% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 18% la protezione umanitaria. I dati più inquietanti sono quelli relativi ai dinieghi, cioè i rifiuti che sono il 59%. Dati impietosi dunque, che mostrano come quella dell’accoglienza indiscriminata di clandestini, parola ormai tabù, sia diventata istituzionalizzata nel segno della richiesta d’asilo facile dato che è molto meno facile la concessione dello status.
    Tra le popolazioni più richiedenti troviamo la Nigeria, con 9.700 sbarcati nel solo 2016. Seguono il Pakistan, il Gambia, il Senegal e l’Eritrea. Nessuno di questi stati ha un conflitto permanente in corso. Per trovarlo bisogna andare in Siria dove però ci sono appena 929 richiedenti e l’Ucraina, appena 1665.
    Le Prefetture ormai hanno affinato il sistema con il quale smascherano la quasi totalità dei falsi richiedenti asilo. Alcuni casi raccontati alla Nuova BQ dai presidenti di commissioni territoriali.
    La Nigeria è sterminata, ma soltanto in tre dei 36 stati permane la minaccia di Boko Haram. Nel nord. Infatti i nigeriani che arrivano sulle nostre coste e chiedono alle commissioni lo status di rifugiato si dichiarano cittadini del nord in fuga da Boko Haram. Peccato che si tratti per il 95% di persone che provengono dal sud della Nigeria, relativamente tranquillo per gli standard africani, ma povero. Chi sbarca sulle nostre coste sfugge da una condizione di povertà o di poche chance per il futuro, non però da situazioni belliche o di persecuzione che giustificherebbero l’applicazione dell’articolo 1 della convenzione di Ginevra.
    Anche perché il vero rifugiato cerca di stare vicino casa il più possibile, non si fa 6000 km, ma attende nei campi profughi o in altri paesi confinanti che la situazione migliori fino al punto di consentirgli di tornare a casa. Non è questo il caso.
    Ma come si fa a smascherare un nigeriano del sud da uno del nord?Semplice: con la differenza linguistica che permette agli interpreti delle prefetture di timbrare il foglio di diniego. E anche con i cognome, con una differenza ancor più marcata rispetto alla nostra divisione nord sud, perché di marca più tribale.
    Lo stesso accade per i pachistani, che provengono prevalentemente dal Punjab. E con il Mali. Basta confrontare lingua e accenti per sciogliere il nodo. In altri casi ci sono richiedenti che dicono di essere omosessuali nei loro paesi d’origine. Anche in questo caso con sistemi incrociati, si scopre il bluff dato che gli omosessuali in molti stati sono perseguitati effettivamente, ma solo in alcune regioni.
    E i siriani? Pochissimi. Mediamente una commissione territoriale ne vede passare dai suoi uffici appena 3/4 all’anno. Davvero un numero impercettibile tanto che i veri rifugiati in Italia si vedono con il contagocce.
    Interessante il caso dell’Ucraina, dove il conflitto è soltanto nel Donbass. Ebbene: la maggior parte degli ucraini che arrivano vengono smascherati perché si viene a sapere che non sono altro che figli di badanti che chiedono un ricongiungimento familiare a spese delo Stato.
    E’ un sistema deformato che incoraggia tutti gli attori a dare il peggio di sé.
    Falsi omosessuali e perseguitati: il bluff dell'asilo

    "Tolgono lavoro agli italiani"
    Ecco le prove sugli immigrati
    Un articolo del Cer (Centro Europa Ricerche) dal titolo "European Migration adn Job Market" dimostra gli effetti (negativi) delle migrazioni sui lavoratori autoctoni
    Claudio Cartaldo
    I migranti rubano il lavoro agli italiani. A dirlo non sono "populisti" e "razzisti", ma i dati di una ricerca scientifica condotta da due economisti che hanno presentato il loro lavoro all'Università Lumsa di Roma.
    Il titolo dell'articolo del Cer (Centro Europa Ricerche) è "European Migration adn Job Market", che tradotto significa quale impatto ha l'immigrazione sul mercato del lavoro.
    Immigrati rubano il lavoro
    A riportare la notizia è stato il sito (progressista) pagina99, che ammette come il lavoro dei due economisti, Stefano Collignon e Piero Esposito, arrivi a proporre "una narrazione alternativa, nella quale i migranti che premono sul mercato del lavoro in alcuni casi vanno a occupare posti che potrebbero essere appannaggio della manodopera nazionale". Semplice dunque: i migranti rubano il lavoro agli italiani. Forse non serviva uno studio accademico per capirlo, ma di certo aiuta a certificare quello che i cittadini temono da tempo.
    "Negli ultimi 25 anni - scrive pagina99 - la popolazione europea è cresciuta di 34,3 milioni. Tre quarti di questi “nuovi cittadini” sono migranti". Non solo. L'Italia può vantare un record particolare: in Europa siamo gli unici ad avere il tasso di occupazione tra gli immigrati adulti di nove punti più altro a quello degli italiani. Tradotto: in percentuale gli stranieri trovano occupazione più facilmente degli italiani. I dati riguardano il 2007 (nel frattempo l'immigrazione è aumentata) e si parla di "56 adulti su cento lavorano" tra gli italiani e di "65 su cento gli immigrati (quelli con permesso di soggiorno) ad avere un’occupazione". A questo bisogna aggiungere i lavoratori in nero e via dicendo.
    "Tolgono lavoro agli italiani" Ecco le prove sugli immigrati - IlGiornale.it

    Così la Corsica si oppone all’invasione
    di Lorenzo Cafarchio
    IAF. I Arabi Fora. Fuori gli arabi. La Corsica e l’immigrazione un binomio esplosivo, da dicembre a questa parte nell’isola francese si sono verificati numerosi episodi di scontri tra la popolazione locale e gli immigrati. L’ultimo caso? La scorsa estate, presso la località di Sisco, dipartimento dell’Alta Corsica, zona nord-est dell’isola. In spiaggia alcuni magrebini hanno aggredito – a differenza di quanto riferito dai media internazionali, che hanno parlato di una lite nata per un burkini – i turisti accorsi a godersi le onde del mar Tirreno. Inoltre una donna, che si stava facendo il bagno con indosso un bikini, è stata fatta oggetto di una sassaiola. Gli animi si scaldano e dagli insulti si è passati ai fatti. I nordafricani hanno aggredito i giovani del luogo, giovani che sono stati difesi dall’arrivo, sul posto, dei propri parenti decisi a vendicare le offese subite. Alcuni testimoni hanno riferito di un arpione lanciato dagli africani verso i locali. Ma l’intervento della Gendarmeria ha riportato tutto alla calma. Calma dimostrasi apparente, fugace, capace di durare solo poche ore.
    Il Primato Nazionale, nelle scorse settimane, ha raggiunto un indipendentista corso il quale ha raccontato cosa è avvenuto la notte dopo l’aggressione in spiaggia. “La notizia si diffonde in un lampo e il giorno dopo la popolazione si riunisce davanti al comune, circa 600 persone ascoltano la versione dei paesani coinvolti nei fatti. Subito la popolazione vuole fare giustizia anche per il fatto che gli aggressori gridavano Allah Akbar. Si trattava di contrastare un tentativo di conquista. A Bastia, nel quartiere Lupino, c’è una forte presenza magrebina, tanto che costoro si sentono liberi di poter dire che sono a casa loro. La popolazione è salita a Lupino per affermare che quella e tutta l’isola è terra dei corsi“. Il messaggio è forte e chiaro, senza mezzi termini, la popolazione corsa digerisce malvolentieri il fenomeno dell’immigrazione che sta colpendo l’Europa intera.
    Il sindaco di Sisco, Ange-Pierre Vivoni, nei giorni successivi ai fatti ha voluto dimostrare la propria vicinanza ai suoi concittadini. “In ogni isola la reazione è dettata dalla paura di essere invasi. Fare il bagno in burkini è vissuta come una provocazione che non rispetta i costumi della nostra comunità“. “Communauté de destin”, ravvisa il Corsera, per andare a pescare in un retroterra culturale e sociale fortissimo, lontano anni luce dalla dinamiche culturali e di pensiero odierne. Fedeli ad un insegnamento, che arriva da lontano, cioè dagli scritti di Lucio Anneo Seneca: “Il destino guida chi lo segue di sua volontà, chi si ribella, lo trascina“. La popolazione della Corsica ha scelto una reazione che si staglia in controtendenza con quello che vediamo nel resto del continente. Dai vertici del Fronte di liberazione nazionale della Corsica – Flnc-22 ottobre – arrivano parole di fuoco contro l’Isis. “Sappiate che la vostra filosofia assurda non ci spaventa (…): ogni attacco contro il nostro popolo comporterebbe da parte nostra una risposa determinata”.
    Sampiero, l’indipendentista intervistato di cui sopra, ha le idee chiare su come si sta comportando il suo popolo. “I corsi hanno una capacità di liberazione che l’Europa ancora non ha notato, la lotta di liberazione nazionale viene combattuta sia contro la Francia e la sua ingiusta oppressione, sia contro l’immigrazione e lo Stato Islamico”. (…) Eppure il coraggio dei pochi, contro i tanti, che cantano per restare uomini parte della Corsica, chiama a raccolta le città, i quartieri, le strade del Vecchio Continente che non possono opporre resistenza al richiamo che si chiama dovere. Un dovere che fa rima con la parola destino.
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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    Così gli stranieri hanno conquistato le case popolari
    I cittadini stranieri ottengono gran parte degli alloggi. Ora molti Comuni corrono ai ripari per arginare il fenomeno: correttivi ai meccanismi per avanzare nelle graduatorie
    Alessandra Benignetti
    Si aggrava il problema dell’emergenza abitativa per molti cittadini italiani. E in questo contesto, il problema dell’assegnazione di molti alloggi popolari agli stranieri, conta sempre di più, in un Paese in cui, come testimoniano i dati appena pubblicati dall’Istat, oltre un italiano su 4 è a rischio povertà assoluta. Quest’anno, alcune delle più importanti città d’Italia, infatti, apporteranno dei correttivi ai requisiti per ottenere l’assegnazione di un alloggio popolare, proprio per limitare l’accesso della popolazione straniera che, in proporzione, spesso è facilitata nella scalata alle graduatorie per l'assegnazione. Con redditi più bassi e famiglie più numerose, infatti, gli stranieri, in questi anni, sono stati naturalmente avvantaggiati.
    Milano
    Nel capoluogo lombardo ad esempio, nel 2012, su 1190 case popolari, quasi la metà, ovvero 455, sono state assegnate a cittadini stranieri. Stessa situazione l’anno dopo, nel 2013, quando ai cittadini extracomunitari furono destinate oltre il 40% delle 800 case popolari assegnate quell’anno dal Comune. Un dato sproporzionato, visto che, all’epoca, la popolazione straniera, in una città di quasi un milione e mezzo di abitanti, era di circa 250mila persone. Per questo, nel 2015, la giunta Maroni propose di innalzare a 10 gli anni di residenza nella Regione Lombardia, come uno dei criteri per l’assegnazione delle case popolari, che poi fu abbassata a 5 anni, nella legge di riforma dell’erogazione del servizio abitativo, approvata nel 2015 dalla Regione Lombardia. Ora, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Aler, il 34% degli inquilini delle case popolari di Milano sono stranieri.
    Bologna
    Nella città della Torre degli Asinelli, il 2014 è stato l’anno della svolta, come riporta Il Resto del Carlino, con il 51% degli alloggi Acer assegnati a cittadini stranieri. A Bologna nel 2014, infatti, più della metà degli appartamenti consegnati dall’Azienda Casa Emilia Romagna, 169 su 330, sono stati destinati ad extracomunitari. Gli stranieri risultano primi anche nelle domande per gli alloggi di edilizia popolare. Come riporta lo stesso quotidiano, infatti, citando i dati dell’Acer, nell’anno 2014 sono arrivate 3.686 richieste da parte di cittadini stranieri extra Ue e 3.189 da parte di cittadini italiani. La tendenza degli ultimi anni, anche nel capoluogo Emiliano, è quella di mettere stranieri ed italiani sullo stesso piano nell’accesso alle case popolari.
    Torino
    A luglio di quest’anno Repubblica riportava come, in dieci anni, a Torino, il numero di case popolari consegnate agli extracomunitari, fosse triplicato. Nel 2004, infatti, secondo i dati citati dal quotidiano, le case assegnate agli stranieri furono 64 su 646, mentre nel 2014, sono state il 40%. Anche qui, a pesare, sono i requisiti per avanzare in graduatoria. Vengono prima, infatti, le famiglie con più figli, che oggi sono perlopiù straniere. Un problema, questo, che è stato riconosciuto anche a sinistra, dall’ex sindaco del Pd, Piero Fassino, che ne aveva fatto addirittura un argomento nella scorsa campagna elettorale. I numeri delle assegnazioni sono infatti sproporzionati rispetto alle percentuali della popolazione straniera in città, che pesa per il 14-15%, e che vede assegnarsi, il 40% degli alloggi. Per questo nel 2017, come riporta La Stampa, la Regione Piemonte ha messo in cantiere una delibera con cui si inizierà anche la revisione dei criteri di assegnazione degli alloggi, “approfondendo il tema delle famiglie straniere”.
    Firenze
    Regole più dure per limitare l’accesso degli stranieri alle case popolari sono state introdotte anche nel bando per l’assegnazione delle case popolari che si è chiuso a fine novembre, a Firenze. Gli stranieri che presentano domanda per ottenere un alloggio popolare nel capoluogo toscano sono circa il 43%, con una percentuale di assegnazione di circa il 10%. Per limitare il fenomeno, nel nuovo bando compare quindi l’obbligo per i cittadini stranieri di dimostrare legalmente di non essere proprietari di immobili nel proprio Paese od in Italia, mentre prima era sufficiente soltanto presentare l’autocertificazione. Priorità per ottenere le chiavi, infine, riporta la stampa locale, sarà data a chi risiede stabilmente in Toscana da almeno cinque anni, agli anziani e alle famiglie con disabili.
    La Capitale, infine, da anni è in stato di emergenza abitativa. L’offerta di alloggi da parte dell’Ater non riesce a far fronte alla situazione attuale e occupazioni come quella della casa destinata alla famiglia dell’operaio marocchino, più che rientrare, come è stato ipotizzato da qualcuno, nelle logiche del “mercato nero” delle case popolari, sembra scaturire dallo stato di estrema necessità in cui versano alcune famiglie romane. L’uomo, che occupa abusivamente l’appartamento assegnato legalmente alla famiglia marocchina, prima aveva vissuto, infatti, per tre anni in una roulotte.
    Così gli stranieri hanno conquistato le case popolari - IlGiornale.it

    SCABBIA DILAGA IN TUTTA EUROPA, ESPERTO: “GRAZIE AI PROFUGHI”
    Per molti anni la Scabbia in Europa era praticamente sparita. Ora è tornata, ci spiegano i media svizzeri: grazie ai profughi.
    Le città più colpite sembrano essere le grandi città tedesche nella parte occidentale. Ma sempre più casi vengono registrati anche in Svizzera, per non parlare dell’Italia, dove dall’avvento di Matteo Renzi è ormai una malattia endemica insieme a Tubercolosi e Meningite..
    Sul loro cammino i clandestini passano in ogni sorta di luogo antigienico, dove potrebbero essere stati infestati da Sarcoptes Cabiei, che provoca il classico prurito.
    Già nel novembre del 2015 un’indagine condotta nel Canton San Gallo dal dott. Markus Betschart e i suoi colleghi sottolineava come la malattia fosse diffusa tra i richiedenti asilo.
    Secondo Bernhard Korge, dermatologo e docente presso l’Università di Colonia, gli acari della scabbia oggi sono meno “appariscenti” rispetto a prima. «La presentazione clinica della malattia è cambiata», spiega al “Welt” .
    E proprio questa sintomatologia diversa che porterebbe a ritardi nella diagnosi. In questo modo le “persone” colpite hanno più possibilità di infettare chi gli sta vicino. Questo potrebbe essere uno dei motivi dell’incremento di casi, secondo Korge.
    SCABBIA DILAGA IN TUTTA EUROPA, ESPERTO: ?GRAZIE AI PROFUGHI? | VoxNews

    Raggi: "Roma città aperta ai migranti". Presto un hub informativo per i profughi
    Dal Vaticano, la Raggi promette "migliaia di posti per i profughi" a Roma. E il Campidoglio prepara un hub per "orientare e informare" i migranti che arrivano nella Capitale
    Alessandra Benignetti
    "Roma vuole fare la sua parte nell'accoglienza" di migranti e rifugiati. Lo ha detto, stamane, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, intervenendo in Vaticano, al summit dei sindaci europei, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, sul tema “Europa: i rifugiati sono nostri fratelli”.
    Roma è in piena emergenza profughi. Centinaia di migranti cosiddetti “transitanti”, di passaggio nella Capitale, da mesi dormono in strada nei pressi della stazione Tiburtina. Per loro il Campidoglio aveva individuato, nei giorni scorsi, una prima soluzione, con il trasferimento di 92 migranti nella struttura gestita dalla Croce Rossa Italiana in via del Frantoio. Ora Roma si prepara ad accoglierne altri, in una maxi struttura da mille posti o in due centri da 500 posti ognuno, come si è appreso dal bando pubblicato la scorsa settimana dalla Prefettura. “Migliaia”, infatti, ha spiegato il sindaco, intervenendo al summit in Vaticano, sono i posti che Roma metterà a disposizione dei profughi, e per i quali si sta lavorando, “assieme alle istituzioni, anche attraverso la preziosa collaborazione di numerose associazioni no profit”. “Roma è una città aperta all'accoglienza, disponibile al dialogo, al centro di migrazioni e scambi sociali ed economici tra diversi popoli”, ha detto la prima cittadina grillina, la quale ha assicurato che le istituzioni cittadine si impegneranno “al massimo per garantire un'accoglienza adeguata”.
    Presto un hub informativo per i migranti
    Il Campidoglio ha già messo in cantiere, infatti, la creazione di un punto informativo dedicato ai migranti alla Stazione Tiburtina. Un progetto che era stato già annunciato nelle scorse settimane dalla stessa Raggi e dall’assessore alla Persona, Scuola e Comunità Solidale, Laura Baldassarre. Oggi in Vaticano, la Raggi ha confermato che l’hub informativo alla Stazione Tiburtina, si farà. Si tratta di un progetto sperimentale il cui scopo sarà quello di fornire ai migranti un servizio di “informazione e orientamento”, al fine di poter “offrire una soluzione di maggiore stabilità rispetto a tende o rifugi provvisori”. Centinaia di migranti in questi mesi, sono stati ospitati, infatti, non senza polemiche, nella tendopoli allestita dai volontari del Baobab a via Cupa, e, in seguito, nelle tende montate nei pressi della Stazione Tiburtina. L’obiettivo del centro informativo sarà quindi, quello di offrire un “tetto” ad ogni singolo migrante che arriva nella città. “Stiamo attuando azioni concrete per trovare un'accoglienza per ogni singola persona che arriva”, ha annunciato, infatti, il sindaco.
    La Raggi è intervenuta anche sull’episodio di cronaca dei giorni scorsi a San Basilio, dove un’intera palazzina è scesa in strada per impedire ad una famiglia marocchina di prendere possesso della casa popolare regolarmente assegnatagli, e bloccare, così, lo sgombero di un senzatetto romano, che occupava abusivamente l’appartamento. "Atteggiamenti di chiusura verso l'altro, come quelli ai quali sfortunatamente ho assistito nei giorni scorsi anche nella mia città, offendono la nostra dignità di persone”, ha ribadito la Raggi, che nella giornata di ieri ha incontrato la famiglia Mourad, promettendo all’operaio marocchino e a sua moglie un nuovo alloggio. Tutti noi “abbiamo un dovere morale di solidarietà nei confronti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle rifugiate”, ha concluso la sindaca che ha ricordato come “l'immigrazione” sia “già una risorsa per la nostra città”. "I rifugiati sono nostri fratelli e sorelle. Roma città accogliente farà la sua parte", ha infine scritto Virginia Raggi in un tweet, a margine dell’incontro in Vaticano, con i sindaci delle maggiori città europee.
    Raggi: "Roma città aperta ai migranti". Presto un hub informativo per i profughi - IlGiornale.it

    Il rom che derubò Ermes dà fuoco alla sua roulotte per ottenere una casa
    Blu Helt, uno dei due rom che entrarono nella ricicleria di Ermes Mattielli, ha dato fuoco volontariamente ala sua roulotte chiedendo subito un aiuto al Comune
    Claudio Cartaldo
    Ha dato fuoco alla sua roulotte nella speranza, probabilmente, di ottenere una casa dal Comune. Il rom protagonista di questa tentata "truffa" è Blu Hel, noto per essere uno il nomade che, insieme a Cris Caris, entrò nella proprietà di Ermes Mattielli, il rigattiere di Scalini di Arsiero morto un anno fa dopo la condanna a 5 anni e 4 mesi di galera (e 135mila euro di risarcimento) per aver esploso 14 colpi di arma da fuoco contro i due ladri.
    Bene. Nel febbraio scorso era toccato a Caris finire in manette per un ulteriore furto, ora è arrivato il turno di Blu Helt. Il 36enne nomade, insieme a sua moglie di 23 e i due figli di 6 e 4 anni, nella notte tra sabato e domenica ha visto la sua roulotte andare in fiamme a San Vito di Leguzzano. Completamente distrutta. Subito dopo il rogo, Helt si era affrettato a chiedere al Comune una casa: "Abbiamo perso tutto, abbiamo bisogno di un aiuto dal Comune, almeno per i nostri bambini, uno dei quali va a scuola qui in paese. Altrimenti dovrò andare a rubare per sopravvivere".
    Fa sorridere il fatto che la "minaccia" di furti in caso di mancati aiuti dal Comune sia arrivata proprio dalla persona che ai furti, evidentemente, era più che avvezzo. Come dimostra l'intrusione nella ricicleria di Ermes Mattielli. Non solo. Perché oggi i carabinieri della Compagnia di Schio hanno scoperto che a distruggere la roulotte è sì stato un incendio doloso, come ipotizzato dal nomade, ma l'autore non è un nemico della famiglia Helt. Ma lui stesso. Le immagini di videosorveglianza, infatti, hanno ripreso il nomade discutere con la moglie, tirarla a forza fuori dalla roulotte insieme ai figli e poi gettarvi all'interno due oggetti incendiari. I carabinieri hanno già realizzato il riconoscimento dei volti presenti nel video e sono certi che a generare le fiamme sia stato lo stesso Helt.
    Il rom che derubò Ermes dà fuoco alla sua roulotte per ottenere una casa - IlGiornale.it

    Olanda, leader della destra anti-islamica Wilders condannato: “Incitamento all’odio”
    E' stato giudicato colpevole per le parole pronunciate a un comizio del 2014, in cui aveva chiesto ai sostenitori se volessero o meno più marocchini nel Paese. Per lui, però, nessuna sanzione, nonostante la pubblica accusa avesse chiesto una multa di 5mila euro
    di F. Q.
    Nel 2014 aveva chiesto a una folla di sostenitori durante un comizio se desiderassero avere “più o meno” marocchini nel Paese. “Meno”, aveva risposto il gruppo. E a quel punto lui, dal palco, aveva replicato: “Ci occuperemo di questo”. Parole che sono costate una condanna per incitamento all’odio al leader della destra anti-islamica olandese Geert Wilders, giudicato colpevole da un tribunale del Paese. Che, però, non ha deciso nessuna sanzione nei suoi confronti, nonostante la pubblica accusa avesse chiesto una multa di 5mila euro.
    Una corte di tre giudici, secondo quanto riporta il sito Dutch News, ha stabilito solo che le sue dichiarazioni sono “avvilenti e insultanti” per la popolazione marocchina dell’Olanda.
    Wilders, che non si trovava in aula durante la lettura della sentenza, aveva denunciato il processo come un attacco alla libertà di espressione. A tre mesi dalle elezioni, il suo partito della Libertà (Pvv) è dato in testa nei sondaggi con circa il 20% dei voti.
    Olanda, leader della destra anti-islamica Wilders condannato: "Incitamento all'odio" - Il Fatto Quotidiano

    La corte lo condanna e Wilders ringrazia: ora vincerò le elezioni
    Molti si chiedono quali siano le ragioni del successo politico di Geert Wilders, il leader olandese finito sotto processo per aver detto di volere meno immigrati marocchini nel Paese. Si fanno elucubrazioni sul populismo dilagante in Europa, si dice che ad avanzare sono i leader nazionalisti. Qualcuno tira anche in ballo il passato dell’Olanda, che con grandi difficoltà ha fatto i conti con l’occupazione nazista e la partecipazione attiva all’Olocausto, riducendo insomma Wilders a un papabile nipotino di Hitler.
    C’è anche chi rivanga la storia dell’immigrazione, dai mercanti arabi ad Amsterdam nel rinascimento alla decolonizzazione e all’arrivo dei “surinami”, finché, tra gli anni sessanta e settanta, con il trapasso all’economia dei servizi, i governi olandesi aprono le porte all’immigrazione turca e marocchina. In seguito, con le politiche dei ricongiungimenti familiari, e la creazione di enclave musulmane sempre più grandi nelle città olandesi, l’islam diventa la seconda religione del Paese. E con l’islam turco e marocchino arriva l’integralismo e con l’integralismo la jihad.
    Theo Van Gogh, amico di Wilders, autore di un cortometraggio "blasfemo" sull’islam e il corpo della donna, viene sgozzato da un marocchino per strada, mentre era sulla sua bicicletta. Gli olandesi portano fiori, il girasole simbolo dell'Olanda, sul posto dov'è stata ammazzato. E’ in questo passaggio chiave della storia olandese contemporanea che si inserisce Wilders, nella incapacità delle elite multiculturali del suo Paese di riconoscere che il sistema della integrazione stava collassando insieme al welfare, e che il peso della immigrazione diventava sempre più insostenibile con l’avanzare della crisi economica.
    Ora però è arrivata la sentenza: una condanna strana. I giudici puniscono Wilders senza infliggergli realmente una pena, in pratica gli dicono dovresti solo vergognarti per quello che hai detto; al peggio il politico olandese dovrà pagare una ammenda in denaro. Ma l’accusa più grave, quella di incitamento dall’odio, scompare dalla sentenza. Come se in zona cesarini i giudici si fossero accorti che negare la libertà di parola a quello che viene considerato il vincitore delle prossime elezioni in Olanda, paragonandolo a un odiatore di professione, sarebbe stato troppo, anche per popoli ormai abbondantemente sedati dal politicamente corretto.
    Una sentenza debole, quella della corte olandese, come deboli erano le accuse che venivano mosse. E adesso Wilders, che è animale politico, fiuta l’aria di vittoria, e rilancia. Sentite cosa ha detto subito dopo la “condanna” in un video diffuso su YouTube. Di seguito alcune delle sue dichiarazioni tradotte. La verità è che con questa sentenza i giudici olandesi hanno perso la faccia, facendo un favore enorme a Wilders e ai “populisti”.
    “Ho un messaggio per i giudici che mi hanno condannato: avete limitato la libertà di espressione di milioni di olandesi, nessuno vi crede più", dice Geert Wilders.
    "Fortunatamente la verità e la libertà sono più forti di voi, e anche io. Non resterò mai in silenzio e voi non potrete fermarmi. Questa sentenza prova che voi giudici siete completamente fuori dalla realtà".
    Wilders si rivolge quindi al premier olandese Mark Rutte e "al resto dell'elite multiculturale”, “non riuscirete a zittirmi e a sconfiggere il PVV. Il sostegno al partito è più forte che mai e cresce ogni giorno. Gli olandesi vogliono che gli sia restituito il loro Paese e tengono alla loro libertà. Il genio di un cambiamento positivo non si può rinchiudere in una bottiglia".
    "Alle persone a casa dico: la libertà di espressione è il vostro orgoglio e tale resterà. Per secoli noi olandesi abbiamo detto la verità nuda e cruda. La libertà di espressione è il nostro bene più importante e non permetteremo mai che ce la portino via, perché la fiamma della libertà brucia con noi e non può essere spenta".
    https://www.loccidentale.it/articoli...ro-le-elezioni

    Wilders condannato (senza pena), Breitbart senza pubblicità: benvenuti nell’Urss dell’hate speech
    Di Mauro Bottarelli
    La notizia, di per sè, non cambia la giornata a nessuno ma tra le sue pieghe c’è un qualcosa che invece pesa. E pesa parecchio. Ieri il commissario Ue alla Migrazione e Affari interni, Dimitris Avramopoulos, ha infatti annunciato che “la Commissione europea ha chiuso la procedura di infrazione contro Italia e Grecia per la raccolta delle impronte digitali Eurodac”. La questione è poco nota: nel dicembre 2015, la Commissione aveva inviato a Roma e Atene lettere di costituzione in mora perché i due Paesi non rilevavano, né trasmettevano alla banca dati Eurodac, le impronte digitali di tutti i cittadini di Paesi terzi entrati in modo irregolare nella Ue attraverso le loro frontiere esterne. Ieri, invece, Bruxelles ha indicato che “dati i notevoli miglioramenti registrati nelle attività di rilevamento delle impronte digitali a partire dall’inizio del 2016, Grecia e Italia stanno rilevando le impronte digitali dei cittadini di Paesi terzi conformemente al regolamento Eurodac”.
    Ma, come anticipato, la notizia porta con sé anche dei ricaschi. Primo, la Commissione ha stabilito che l’obiettivo di completare la redistribuzione dei rifugiati da Italia e Grecia al resto d’Europa entro il settembre dell’anno prossimo è ancora raggiungibile ma solo se, da subito, tutti i Paesi accetteranno di accogliere almeno 3mila rifugiati al mese da Italia (un migliaio) e Grecia (2mila), che dovranno aumentare a 4.500 (3mila dalla Grecia e 1.500 dall’Italia) a partire da aprile. Campa cavallo, vallo a dire alla Merkel in campagna elettorale, così come a Manuel Valls. Ma ecco la vera notizia: “Se confrontiamo Italia e Grecia vediamo che fino all’80% dei migranti che attraversano il Mar Egeo sono profughi, mentre la maggioranza di quelli che arrivano in Italia dal Mediterraneo centrale, anche in questo caso l’80%, sono irregolari. Non intendiamo cambiare i criteri delle nazionalità da ricollocare”.
    Cosa significa questo? Che ce li teniamo tutti, altro che redistribuzione! Ti pigliano anche per il culo, questi signori. Non solo ammettono candidamente ciò che chi non è ideologicamente accecato dice da sempre, ovvero che si tratta in larghissima parte di clandestini economici ma prima ti vendono la balla della redistribuzione che va avanti e poi ti confermano che quel processo non riguarderà l’Italia, visto che ospita l’80% di clandestini provenienti da Paesi che non rientrano nei criteri per lo status di rifugiato.
    E il nostro governo, come ha reagito? Quale governo, in effetti? Qui siamo tutti presi con le consultazioni al Quirinale, attendendo con ansia che il presidente della Repubblica vanifichi con la sua scelta il chiaro messaggio politico uscito dalle urne del referendum: prepariamoci a un Renzi-bis, oppure a una scelta tra Padoan e Grasso. Roba che entusiasma le masse, non c’è che dire. In compenso, è molto attivo proprio il ministro competente per la questione migratoria, ovvero il titolare del Viminale, Angelino Alfano. Ha tuonato contro la Commissione Ue, chiedendo rispetto per l’Italia? Ha minacciato ritorsioni in caso di mancata redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi membri? No, Alfano si prepara a usare le ultime cartucce del governo di cui fa parte e nei prossimi giorni inizierà il piano di redistribuzione dei migranti per superare i la resistenza dei 5.400 comuni che al momento si sono rifiutati di accogliere immigrati.
    Il governo assegnerà ad ogni comune 3 profughi ogni mille abitanti e Alfano si è detto pronto ad “abbattere” le barricate di quegli italiani che, come a Goro e Gorino e in altre parti d’Italia, si stanno ribellando. “Siamo pronti ad abbattere muri e barricate – fanno sapere dal Viminale -. Le circolari sono scritte, i prefetti allertati. Non è più accettabile che alcuni comuni si sobbarchino il peso dell’emergenza, mentre tanti altri se ne lavino le mani”. I migranti verranno indirizzati soltanto nei Comuni che al momento non ospitano richiedenti asilo, mentre i 2.600 comuni che già accolgono saranno “salvi”, soprattutto i mille che aderiscono volontariamente al sistema Sprar. Negli altri casi, il ministero dell’Interno è pronto anche a requisire strutture pubbliche per alloggiare i migranti. E, in extrema ratio, pure quelle private. Ecco la risposta italiana alla presa in giro di Bruxelles, come al solito orgogliosa e fiera.
    Ma c’è dell’altro che Angelino Alfano dovrebbe controllare, magari in compagnia di qualche Procura siciliana. Stando a una denuncia del think tank GEFIRA, infatti, sarebbero le ong impegnate nel salvataggio dei migranti a operare con veri e propri scafisti, facilitandone l’arrivo in Italia attraverso l’utilizzo di navi che andrebbero a prendere gli immigrati al largo delle coste libiche per portarli nel nostro Paese, con l’assistenza attiva della Guardia costiera. La denuncia di GEFIRA si basa di due mesi di monitoraggio dei movimenti della navi di proprietà o noleggiate da ong, compiuto attraverso il sito marinetraffic.com. E cosa si scopre? Che i trafficanti di esseri umani contattano la Guardia costiera italiana in anticipo per ricevere supporto, mentre le navi delle ong si muovono verso i “rescue spot” anche se le persone da salvare sono ancora in Libia. Le quindici navi osservate da GEFIRA abbandonano regolarmente i porti italiani, muovendosi verso sud, si fermano appena prima di arrivare sulla costa libica, caricano i migranti e si rifanno le 260 miglia di viaggio verso l’Italia, anche se il porto tunisino di Zarzis è soltanto a 60 miglia dal “rescue spot”. E queste ong hanno nome e cognome, stando alla denuncia di GEFIRA: MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye e Life Boat. Viminale, Farnesina e qualche Procura non sono interessati a scoprire se è vero? Perché se così fosse siamo di fronte al reato di traffico di esseri umani, fattispecie che quest’anno ha già visto infliggere pene fino a 6 anni e 4 mesi dal tribunale di Palermo. Perché nessuno apre bocca? Perché nessuno chiede conto dell’indagine condotta da GEFIRA, anche solo per smentirla e restituire il loro buon nome alle ong coinvolte?
    Perché, ad esempio, in Danimarca si sono stufati di essere presi in giro (alla buon’ora) e il Servizio per l’immigrazione ha messo in dubbio l’età di circa 800 richiedenti asilo che hanno certificato di avere meno di 18. Guarda caso, dopo uno studio con scanner e raggi X su ossa e denti compiuto dal Dipartimento di medicina forense dell’Università di Copenhagen, si scoperto che il 74% di loro (circa 600 persone) è in realtà adulto, come riporta il quotidiano Jyllands-Posten. Il problema è che in Danimarca i minori non accompagnati godono di vantaggio negati agli adulti, tra cui quello fondamentale di poter far entrare la propria famiglia nel Paese ospitante per il ricongiungimento. Quindi, il rischio è che nei fai entrare uno e te ne ritrovi magari sei o sette.
    Alla fine di novembre, il numero di questi test commissionati dal Servizio immigrazione era il doppio di quelli compiuti l’anno scorso ed entro fino anno si arriverà a 1000. Ma, ovviamente, c’è chi non vuole aprire gli occhi nemmeno di fronte all’evidenza. Se Martin Henriksen, portavoce del Partito del popolo danese, ha denunciato come i richiedenti asilo mentano volontariamente per ottenere vantaggi cui non hanno diritto, chiedendo più controlli e un giro di vite, ecco che Eva Singer, responsabile del Dipartimento migranti del Consiglio danese per i rifugiati, sembra giustificare questi comportamenti: “Molte di queste persone non sanno esattamente quanti anni hanno, perché nei loro Paesi l’anagrafe non funziona come qui da noi”. Irrecuperabili.
    Ma il meglio deve ancora venire, perché questa mattina il leader del PVV olandese, Geert Wilders, è stato condannato per discriminazione e incitamento all’odio razziale per le frasi contro la comunità marocchina espresse durante un comizio nel 2014. La pena? Nessuna. La Corte ha infatti sentenziato che “è provato legalmente e convintamente che Wilders ha insultato i marocchini come un gruppo etnico” ma il giudice, Hendrik Steenhuis, ha sottolineato che “la Corte ha deciso di non comminare una pena a Wilders, perché la condanna è una punizione sufficiente per un deputato democraticamente eletto”.
    Wilders, il quale ha già preannunciato ricorso, ribadendo che le frasi in oggetto rientrano nella sua libertà di espressione, si è limitato a un tweet: “Tre giudici che odiano il PVV hanno dichiarato i marocchini una razza e condannato me e mezza Olanda. Follia”. Insomma, la prima condanna per “hate speech” è stata emessa e colpendo anche un bersaglio strategico. Ma, attenzione, perché l’offensiva del politicamente corretto non si limita alle minacce di Alfano, ai deliri danesi o alle condanne olandesi: siamo al boicottaggio. Dopo essere finito nell’elenco dei media bollati come propaganda russa e spacciatori di “fake news”, il sito conservatore Breitbart si è visto togliere le inserzioni pubblicitarie da BMW, dalla catena di ristoranti Vapiano, della catena di supermercati Rewe e da Deutsche Telekom, tutte adducendo la medesima motivazione: preoccupazione per i contenuti che pubblica.
    Breitbart si è schierato dichiaratamente e apertamente con Donald Trump e fa della lotta all’immigrazione clandestina e all’islamizzazione delle capitale occidentali un cavallo di battaglia da sempre ma, a quanto pare, la retorica e la censura invocata dalla Merkel verso la post-verità in un discorso di due settimane fa al Bundestag, sta sortendo i suoi primi effetti. Se la catena Vapiano ha dichiarato che “le posizioni di Breitbart contrastano con i nostri valori, ovvero l’apertura e la tolleranza”, Deutsche Telekom ha dichiarato che “non tollera azioni e scritti discriminatori in nessun caso, Abbiamo reagito immediatamente, levando la pubblicità e mettendo il sito nella black list”.
    La mossa di queste aziende, ovviamente legata alle intemerate della Merkel, si sposa anche con la campagna lanciata da Twitter in Gran Bretagna (Stop Funding Hate) e Germania (Kein Geld Für Rechts – Niente soldi per la destra) per spingere le aziende a ritirare la pubblicità da siti accusati di “hate speech”. Ora, verrebbe da chiedersi se prima delle accuse della Merkel, i responsabili pubblicitari di quelle aziende non si fossero mai presi la briga di controllare i contenuti di Breitbart, visto che sono su quella lunghezza d’onda da sempre, non da qualche mese. Ma c’è di peggio da constatare: siamo alle liste di proscrizione, alla gogna pubblica, alla negazione dell’agibilità di pensiero e al ricatto esistenziale da introiti pubblicitari. La chiamano democrazia, voi credeteci pure. A proposito, dove sono tutti i Charlie Hebdo dei miei coglioni, adesso? La libertà di espressione vale solo se sei di sinistra e pro-migranti? Lunga vita a Breitbart!
    Wilders condannato (senza pena), Breitbart senza pubblicità: benvenuti nell'Urss dell'hate speech - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato

    La tv tedesca copre il migrante che violentò e uccise Maria Ladenburg
    L'emittente statale Ard nella bufera per non aver dato la notizia dell'uccisione e dello stupro di una diciannovenne, per cui è stato arrestato un migrante afghano
    Ivan Francese
    Il copione è sempre lo stesso: la cronaca offre storie di reati perpetrati dai migranti (che delinquono, né più né meno, proprio come gli "indigeni"), i media insabbiano il caso e dopo poco tempo i cittadini furibondi chiedono conto della mancata informazione.
    Con tanti saluti al dovere di cronaca.
    È più o meno lo schema che si applica anche all'omicidio della giovane Maria Ladenburg, 19enne tedesca figlia di un funzionario Ue violentata e uccisa settimana scorsa a Friburgo, nel sud della Germania. Il maggior indiziato è un richiedente asilo afghano di diciassette anni: un dettaglio di pubblico dominio, rimbalzato su tutti i giornali fin dal primo momento.
    Dappertutto meno che sulla televisione pubblica tedesca Ard, che nella puntata di sabato scorso dello show di prima serata Tagesschau non ha nemmeno menzionato il caso per timore di alimentare il risentimento contro gli immigrati. Una scelta che ha giustamente sollevato un'ondata di polemiche, con il capo dell'attualità di Ard, Kai Gniffke, che ha spiegato che la trasmissione si occupa "assai raramente di singoli casi di cronaca, dando la prorità a eventi di caratttere sociale, nazionale o internazionale".
    La scelta dell'emittente pubblica tedesca è però stata criticata sia dal presidente della commissione parlamentare per gli interni, il cristiano democratico Ansgar Heveling, che ha parlato di una "decisione sbagliata", sia dai populisti euroscettici di Alternative fur Deutschland, che si sono scagliati contro la giustificazione "ridicola" dell'Ard.
    Lunedì scorso Tagesschau ha deciso di dedicare un approfondimento all'omicidio della piccola Ladenburg, spiegando di aver scelto di occuparsene "quando il caso ha assunto una rilevanza politica".
    Il precedente della Svezia
    ll tentativo di insabbiare il caso da parte dell'Ard ha un analogo precedente nel comportamento della polizia svedese, che poco meno di un anno fa avrebbe evitato di divulgare la notizia relativa ad alcune adolescenti molestate a un festival musicale proprio per non alimentare la rabbia contro gli immigrati. Peccato che questa omissione abbia consentito, a un anno di distanza, il ripetersi di quelle molestie che forse, se fossero state denunciate pubblicamente, avrebbero potute essere evitate.
    La tv tedesca copre il migrante che violentò e uccise Maria Ladenburg - IlGiornale.it

    BERGOGLIO: “TROPPA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE, BASTA DARE BRUTTE NOTIZIE”
    In una intervista al settimanale cattolico belga ‘Tertio’. Bergoglio invoca la censura, chiedendo ai media (già di perse poco propensi a raccontare la realtà) di “non cadere nella malattia della coprofilia, che è voler sempre comunicare lo scandalo, comunicare le cose brutte, anche se siano verità. E siccome la gente ha la tendenza alla malattia della coprofagia (mangiare escrementi), si può fare molto danno”.
    L’avrà lui la tendenza alla coprofagia. Ma che gente frequenta? I media devono descrivere la realtà, non una versione onirica e abbellita della stessa in stile totalitarismo del carosello. Non esistono notizie brutte o belle, ma solo vere o false.
    Bergoglio: ?Troppa libertà di informazione, basta dare brutte notizie? | VoxNews

    MEDICI A TV: “STUFI DI RICUCIRE SEDERI LACERATI DI BAMBINI STUPRATI DA PROFUGHI”
    La televisione bulgara fa un reportage da una cittadina di confine con la Turchia che è assediata dalla presenza di accampamenti di ‘profughi’ islamici.
    Fioriscono casinò e attività illegali. Disordini. Gli affaristi se ne avvantaggiano. Ma i cittadini comuni ne subiscono le conseguenze. E, come si sente nell’intervista, i medici sono “stanchi di ricucire culi lacerati di adolescenti stuprati dai profughi”:
    E’ un’altra notizia ‘brutta’ che non piacerebbe a Bergoglio. Una notizia che “incita all’odio” e che quindi non va pubblicata.
    Medici a TV: ?STUFI di ricucire sederi lacerati di bambini stuprati da profughi? ? VIDEO | VoxNews

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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    TORINO: SGOMBERATI COMMERCIANTI REGOLARI, SONO “IMPATTANTI”
    Per carità, le ‘casupole’ regolari dei commercianti possono anche essere ‘impattanti’, ma forse lo sono di più i 1.500 spacciatori che occupano abusivamente le palazzine olimpiche:
    Torino: sgomberati commercianti regolari, sono ?impattanti? | VoxNews



    PROFUGHI CIRCONDANO HOTEL: “PER FAVORE TRANS FATA”
    Protesta dei fancazzisti africani accolti presso l’Hotel Grillo di Amendolara Marina, provincia di Cosenza.
    Ignoriamo il significato della richiesta. A meno che…




    MILANO: MUTUI GRATIS A PROFUGHI MONTELLO PER DIVENTARE IMPRENDITORI
    Gli immigrati della Montello – la caserma di Milano sottratta alla collettività per donarla ai fancazzisti africani e islamici – diventeranno imprenditori.
    Trentadue corsi di formazione saranno attivati all’interno della caserma e saranno totalmente gratuiti per loro, pagati dai contribuenti.
    Proprio in questi giorni i trecento richiedenti asilo ospiti a scrocco della caserma stanno partecipando ai colloqui dopo i quali, secondo la loro preferenza, parteciperanno alle lezioni che prevedono classi di quindici persone ciascuna e corsi per imparare a svolgere i mestieri più disparati per sostituire i lavoratori italiani: il panettiere, il pizzaiolo, il muratore, alle lezioni di informatica e per l’installazione di reti telefoniche e internet, da quelli per addetti alla logistica e magazzinieri a quelli di orticoltura, di cucina, sartoria, falegnameria, parrucchieria, video-storty telling e buttafuori.
    Oltre ai corsi, agli immigrati (ricordiamo che sono al 94% clandestini, ma verrà scoperto solo tra qualche anno) sarà anche destinato un fondo per il microcredito, finalizzato all’avvio di attività imprenditoriali.
    La spesa complessiva sarà di alemno 253mila euro per un anno: soldi destinati alla retribuzione di docenti, tutor, mediatori ma anche all’acquisto di materiali, attrezzature e perfino ad attività come tornei sportivi e cineforum. Escluso i piccoli mutui per i futuri imprenditori, ovviamente.
    MILANO: MUTUI GRATIS A PROFUGHI MONTELLO PER DIVENTARE IMPRENDITORI | VoxNews

    Il blitz di 30 migranti al market. Si mangiano tutto senza pagare
    A Cagliari un gruppo di migranti sono entrati nel Lidl e hanno consumato il cibo senza pagarlo: "Pensavamo ci si potesse servire"
    Claudio Cartaldo
    Trenta migranti algerini hanno fatto irruzione in un supermercato Lidl e lo hanno "saccheggiato".
    Ma invece di tentare di uscire senza pagare, hanno consumato direttamente la merce in loco, arraffando e divorando tutto quello che gli capitava sotto mano.
    La vicenda risale a mercoledì scorso a Cagliari, quando un gruppo di algerini appena sbarcati nell'isola sono entrati nel supermarket e hanno iniziato a mangiare gli alimenti "sotto gli occhi sorpresi dei clienti e del personale del supermercato". Come riporta L'unione sarda, i migranti non hanno dato segnale di volersi fermare nemmeno quando la guardia giurata in servizio li ha minacciati di chiamare la polizia. Una decina di loro sono fuggiti, ma gli altri 20 hanno continuato a mangiare. E così all'arrivo della volante si sono giustificati dicendo che pensavano "ci si potesse servire". Normale mangiare a sbafo in un supermercato.
    La polizia ha provveduto ad identificare in particolar modo quelli in possesso di un decreto di espulsione disposto dalla questura dopo il loro sbarco. Gli algerini che arrivano al di fuori della ricollocazione ministeriale, infatti, non hanno il diritto né di entrare nel sistema di accoglienza né di un pasto gratis o di un albergo. E così hanno pensato di servirsi da soli. Direttamente al Lidl.
    Il blitz di 30 migranti al market. Si mangiano tutto senza pagare - IlGiornale.it

    PREGHIERA
    L’Afghanistan è in Italia
    L’esercito torni nelle caserme. Ma non per oziarci, per liberarle. Cosa ci fanno i nostri soldati in Libano, Mali, Somalia, Kosovo, Afghanistan? L’Afghanistan è in Italia. E’ ad esempio nella caserma Caverzerani di Udine che l’immigrazionismo ha trasformato in un bivacco di invasori (vulgo: profughi). Sono 800 pachistani e appunto afghani che dormono, mangiano, bevono, si ubriacano, sporcano, non puliscono, si drogano, si picchiano e pregano quel dio che ha ordinato loro di scannarci (però in due moschee diverse perché altrimenti si scannano anche fra correligionari).
    Ne ha scritto Irene Giurovich sul Giornale: un reportage che lascia a bocca aperta, reso possibile da un coraggio che le invidio e che le ha consentito di introdursi, come inserviente della Croce Rossa, fra la peggio gioventù d’oriente. “Qui dentro per un eventuale profugo cattolico non c’è storia. Una sera era atteso un profugo-primo ingresso, ma all’ultimo minuto, su segnalazione della Questura, è stato dirottato in un altro campo. Troppo pericoloso. Chi? Lui? No. La motivazione era tutt’altra: era cattolico”. Lassù in Friuli la Croce Rossa si inchina all’occupante (“Le leggi le faccio io”, dice un boss asiatico) e alimenta una testa di ponte islamica con i soldi dei contribuenti. Arrivino i nostri.
    L?Afghanistan è in Italia - Il Foglio

    ONG FANNO CONTRABBANDO “INDUSTRIALE” DI CLANDESTINI?
    Maurizio Blondet
    Sembra proprio che alcune grandi ONG collaborino con i trafficanti; noleggiano appositamente delle navi e contrabbandano immigrati clandestini su scala industriale grazie alla legislazione introdotta da Bruxelles. La guardia costiera italiana li assiste.
    Lo scrive e documenta Gefira Foundation che ha messo sotto controllo i movimenti di 15 navi noleggiate da ONG che fanno la spola tra l’Africa e l’Italia. Le organizzazioni coinvolte sono: MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye and Life Boat.
    Le ONG dicono di aver preso i clandestini nel Canale di Sicilia, quando in realtà li hanno imbarcati vicino a Tripoli. Non è salvataggio ma contrabbando di esseri umani. Risultano coinvolti anche contractors americani e le autorità maltesi.
    Qualcuno può spiegare?
    Per due mesi, utilizzando marinetraffic.com, abbiamo monitorato i movimenti delle navi di proprietà di un paio di organizzazioni non governative, e, utilizzando i dati di data.unhcr.org. abbiamo tenuto traccia degli arrivi giornalieri di immigrati africani in Italia. Si è scoperto che eravamo testimoni di una grande truffa e un’operazione illegale di traffico umano. Assistiti dalla guardia costiera italiana, che ha coordinato le loro attività, le ONG, i contrabbandieri, la mafia, in combutta con l’Unione Europea, hanno spedito migliaia di clandestini verso l’Europa con il pretesto di salvare le persone. I trafficanti di esseri umani contattano la guardia costiera italiana in anticipo per ricevere sostegno e per raccogliere il loro equivoco carico.
    Le navi delle ONG vengono dirette al “posto di soccorso”, anche quando quelle da soccorrere sono ancora in Libia. Le 15 navi che abbiamo osservato sono o di proprietà o noleggiate da delle ONG e sono state regolarmente viste lasciare i loro porti in Italia, dirigersi a sud, fermarsi poco prima di raggiungere la costa libica, prendere a bordo il loro carico umano, e fare di nuovo rotta indietro per 260 miglia verso l’Italia, anche se il porto di Zarzis in Tunisia è a sole 60 miglia di distanza dal punto di salvataggio.
    La vera intenzione di chi è dietro le ONG non è chiara. Il loro movente può essere il denaro, e non saremmo sorpresi se si rivelasse che è così, ma ciò che c’è dietro potrebbe anche essere motivato politicamente.
    ONG FANNO CONTRABBANDO "INDUSTRIALE" DI CLANDESTINI? - Blondet & Friends

    Rimini, al bando Tu scendi dalle stelle. La scuola sceglie canti africani
    I bambini di ben due istituti di Rimini e provincia non canteranno nei loro spettacoli natalizi il Tu scendi dalle stelle. Le scuole lo hanno elimanato per dei canti africani. Tutto per favorire l'integrazione
    Gabriele Bertocchi
    "Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo...".
    Non ci saranno altre note o versi di questo tanto amato canto di Natale, che è parte della nostra cultura cristiana. Anzi, ad essere precisi non ci sarà proprio nulla. È questa la decisione presa da una scuola primaria di Rimini e in una della Provincia.
    La decisione che cancella le nostre radici
    E allora cosa canteranno i bambini nella tradizionali recite natalizie? Sinceramente non saprei dirvelo, e probabilmente nemmeno cantarvelo. Infatti, al posto dei classici canti di Natale ci saranno dei cori africani. Non siamo di fronte a un'opzione avanzata da qualche fan dell'integrazione. No, si tratta di una decisione presa e già messa in atto. Uno degli spettacoli di Natale interpretato dagli alunni di una primaria di Rimini è andato già in scena. Un altro è atteso il 23 dicembre.
    La scelta di eliminare il canto cristiano per uno africano è arrivata all'interno di un progetto sulla fratellanza dei popoli, mirato all'integrazione di tutte le culture. Perplessità e proteste (ovviamente) sono state avanzate dai genitori degli istituti. Sabrina Saccomanni dell'Associazione Evita Peron spiega, dalle pagine di AltaRimini.it, come questa scelta rappresenti un attacco alle radici cristiane del Natale, ricordando come il 25 dicembre sia la festa per la nascita di Gesù.
    La melodia bandita perché troppo cristiana
    Sorge una domanda: non si poteva far cantare entrambe le melodie? No. È proprio qui che sorge l'indignazione di tutti. "Il canto - come spiega la responsabile dell'associazione Evita Peron - è stato messo al bando perché può urtare la sensibilità di bambini e genitori che appartengono a un'altra religione". "Ragionando in questo modo - prosegue la Saccomanni - fanno perdere ai nostri figli i nostri valori e le nostre tradizioni, come ad esempio il presepe".
    "Ma oltre alle tradizioni, il Natale perde anche un po' di magia - aggiunge la Saccomanni- quella delle emozioni dei genitori, che con gli occhi lucidi ammirano i propri figli intonare canzoni che hanno pervaso il periodo natalizio della loro infanzia".
    Eliminando i canti cristiani si cancellano quelle che sono le nostre radice e la nostra cultura. Così facendo il progetto viene invalidato: con la disintegrazione delle tradizione non può esserci integrazione ma solo prevaricazione.
    Rimini, al bando Tu scendi dalle stelle. La scuola sceglie canti africani - IlGiornale.it

    "Io, da ex comunista pentito dico: i migranti sono animali"
    Roberto, ex operaio prima nel Pci e poi nella Cgil, vive nel quartiere "Bolognina" nel capoluogo emiliano. Simbolo del degrado dovuto all'alto tasso di immigrazione
    Claudio Cartaldo
    Roberto Simonazzi la Bolognina la vive da una vita. Lì dove a comandare ormai sono il degrado e lo spaccio di droga ha la casa popolare dell'Acer.
    "Prima noi italiani - urla Roberto - Bravi i romani di San Basilio a reagire, io sto con loro". Non sorprende che questo ex operaio di 54 anni, orfano e al lavoro da quando ha 14 anni, abbia coltivato così tanta avversione nei confronti dei migranti: "Questi animali - dice al Corriere - mi hanno aggredito già tre volte".
    Come molti altri ex operai della Bolognina, Roberto è stato comunista e poi militante della Cgil. In fondo la "svolta della Bolognina" che portò allo scioglimento del Pci e alla nascita dei Ds venne fatta nel 1989 proprio nella sede del Partito Comunista a due passi da casa sua. Nell'angolo poco lontano, dalle 3 del pomeriggio gli spacciatori agiscono. Sono quasi tutti migranti, nascondono le dosi nella corteccia degli alberi o sotto le auto e molti di loro vivono (o occupano) le case popolari: un vero e proprio outlet della droga gestito dagli immigrati.
    In molti non ne possono più. Come raccontato da Giuseppe De Lorenzo su ilGiornale, da tempo alcuni cittadini si sono organizzati per le ronde notturne. Anche Roberto passeggia molte sere per cercare di evitare furti e spaccate ormai all'ordine del giorno. Di polizia non ne gira abbastanza e anche le camionette dell'esercito possono solo dissuadere qualche malvivente. E poco più. "Qui la battaglia è quotidiana - dice Roberto - furti, spaccate, spaccio ovunque. Puntano solo gli italiani per farci andare via". E in effetti in Bolognina si vedono sempre più stranieri e sempre meno italiani.
    Per questo da ex comunista pentito ora Roberto li chiama "animali". Perché non ne può più. "Tengo a portata di mano una boccetta di antidepressivo - afferma - La mia fortuna è l'invalidità, lo ammetto, e campo così. Aggiungendoci poi quello che mi danno gli amici dell'associazione". Infatti nel tempo libero va a raccogliere cibo da dare ai poveri. "Io non ce l'ho con gli stranieri - dice - ma chi picchia e deruba un vecchio deve essere affogato nell'oceano". Alle elezioni Roberto ha votato M5S, ma a Bologna la sua preferenza l'ha data alla Lega Nord. "Chi devo votare? - si domanda - Mi hanno trasformato in un caso sociale dentro una bomba sociale".
    "Io, da ex comunista pentito dico: i migranti sono animali" - IlGiornale.it

    La circolare choc dell'ospedale: "Migranti al posto dei pazienti"
    L'azienda ospedaliera invita i medici a dimettere i pazienti per far spazio agli immigrati che stanno per sbarcare. L'attacco di Mauro Pili: "Una follia"
    Claudio Cartaldo
    "In previsione dello sbarco dei migranti previsto per la giornata di oggi, si invita a provvedere a bloccare i ricoveri programmati e a dimettere i pazienti dimissibili, al fine di poter affrontare l'eventuale emergenza". È questa la circolare inviata dal direttore medico dei presidi ospedalieri di Cagliari ai medici. Firmato Giuseppe Ortu in data 13 dicembre 2016.
    In sostanza l'Azienda ospedaliera ha imposto ai suoi medici di mandare via dalle sale della corsia i malati italiani e sardi per poter curare i migranti che stavano per sbarcare nell'isola. "La comunicazione - attacca l'on. Marco Pini - imposta dall'assessorato regionale tra la follia e la totale spregiudicatezza di una regione allo sbando che arriva a pianificare lo sfollamento degli ospedali, mandando a casa i pazienti che risultano ricoverati per un motivo, altrimenti non dovrebbero essere ricoverati, e rispedire a casa coloro per i quali era pianificato il ricovero".
    Il fatto è che non si riesce a capire per quale motivo un paziente che, seppur "dimettibile", debba anticipare il ritorno a casa. Se è in ospedale un motivo ci sarà. Oppure si tratta di spreco di denaro pubblico. E invece li mandano a casa perché bisogna curare i migranti. "Un atto che rasenta la follia - attacca ancora Pili - e la degenerazione gestionale di questa partita immigrazione: nessuna seria pianificazione con prefetture che danno l’assenso senza aver in alcun modo la certezza della più elementare logistica. E’ semplicemente incredibile che una nota ufficiale abbia disposto questa follia sanitaria. Siamo dinanzi a provvedimenti che lasciano esterrefatti e sollevano dubbi seri sulla capacità di governo della sanità. Un fatto grace che segnalerò al Ministro con una interrogazione urgente al ministro della salute".
    "E’ impensabile - ha concluso Pili - che l’assessore della Sanità abbia ispirato questa circolare ma si sia guardato bene di annunciarla pubblicamente. Bene farebbero i vertici della sanità, dopo questo ennesimo scandalo, a trarne le conseguenze per manifesta incapacità gestionale e per spregiudicatezza senza precedenti nel governo della partita sanitaria in Sardegna”.
    La circolare choc dell'ospedale: "Migranti al posto dei pazienti" - IlGiornale.it

    Giordania. Alloggio garantito per 8mila famiglie di iracheni con l’8 per mille
    Attraverso Caritas-Giordania, la Chiesa italiana ha destinato 2 milioni e 200mila euro per garantire ai profughi il pagamento dell’affitto per tutto il 2017.
    Sono più di 8mila le famiglie di iracheni accolte dalla Caritas in Giordania. Attraverso Caritas-Giordania, la Chiesa italiana ha destinato 2 milioni e 200mila euro, dai fondi dell’8 per mille italiano, per garantire a queste persone il pagamento dell’affitto per tutto il 2017.
    Giordania. Alloggio garantito per 8mila famiglie di profughi iracheni con l?8 per mille | Informare per Resistere



    Germania, 12enne voleva far saltare mercatino Natale e municipio
    Aveva piazzato bombe artigianali nei pressi delle due strutture
    Un ragazzino dodicenne di origine irachena ha tentato due volte, nel giro di una decina di giorni, di compiere un attentato esplosivo nella città tedesca di Ludwigshafen, non lontano da Francoforte, in Germania. Lo ha rivelato la rivista Focus, notizia poi confermata dalla procura federale tedesca: il primo obiettivo, il 26 novembre, era un mercatino di Natale, il secondo un centro commerciale nei pressi del municipio.
    Il ragazzino, nato a Ludwigshafen e con doppia cittadinanza tedesca e irachena, aveva lo zaino pieno di barattoli di vetro riempiti di polvere esplosiva, di chiodi e di materiale pirotecnico. Non è riuscito a farlo esplodere la prima volta al mercatino di Natale e quindi ha tentato di nuovo il 5 dicembre deponendo lo zaino in una siepe nei pressi del municipio. Alcuni passanti lo hanno individuato e avvisato la polizia.
    La procura ha specificato che "il minore non è perseguibile" data la sua età e quindi non è stato incriminato. Secondo fonti concordanti, il ragazzino avrebbe avuto contatti con il gruppo terroristico dello 'Stato islamico' e sarebbe stato radicalizzato da persone ancora ignote. ?Germania, 12enne voleva far saltare mercatino Natale e municipio - Rai News

    L'ira dei migranti al Cie: "Dateci più soldi o vi scanniamo"
    Nessuna riconoscenza per chi li ospita offrendo cibo, indumenti e perfino una "paghetta". Dagli immigrati una inquietante minaccia
    Nino Materi
    Altro che riconoscenza per chi li ospita offrendo cibo, indumenti e perfino una «paghetta». Da parte loro la risposta non è stato un «grazie», ma un inquietante «se non ci date più soldi e cibo migliore, vi scanniamo».
    Qualche giorno in cella e gli autori del gesto sono ora liberi di ritornare nel centro di accoglienza dove i tre immigrati (un nigeriano e due gambiani) avevano all'inizio del mese sequestrato e minacciato di «tagliare la testa» a due operatori della cooperativa che gestisce a Potenza una struttura di ricovero per richiedenti asilo.
    La «colpa» dei responsabili dell'ostello? Essersi rifiutati di «integrare» il quotidiano «pocket money» destinato agli ospiti del centro con ulteriore danaro che gli africani reclamavano non si sa a che titolo; una richiesta assurda che era degenerata in aggressioni e tentativi di rivolta rientrati solo dopo un blitz della polizia. Ma quello che sembrava un intervento di routine delle forze dell'ordine ha svelato un risvolto più grave. Risultato: l'arresto con una serie di accuse che però non sono state sufficienti per tenere in carcere il terzetto.
    Denuncia delle vittime e rapporto della polizia evidenziano le intenzioni di una non marginale fetta di presunti profughi. Nell'esercito di chi attende a braccia conserte il riconoscimento dello status di rifugiato non mancano le teste calde che avanzano pretese: «Abbiamo bisogno di più soldi, cibo rispettoso delle nostre origini e condizioni di vita migliori». Pretendono «rispetto» e «umanità», ma poi minacciano di «scannare» chi cerca di dargli una mano.
    L'ira dei migranti al Cie: "Dateci più soldi o vi scanniamo" - IlGiornale.it

    Il Papa e i migranti sui barconi verso l'Italia: sono come Gesù
    CITTA' DEL VATICANO. Il presepe collocato in Piazza San Pietro richiama "la triste realtà dei migranti sui barconi diretti verso l'Italia. Nell'esperienza di questi fratelli e sorelle, rivediamo quella del bambino Gesù, che al momento della nascita non trovò alloggio e venne alla luce nella grotta di Betlemme; e poi fu portato in Egitto per sfuggire alla minaccia di Erode". Lo ha detto il Papa sottolineando come sia "un messaggio di fraternità, di condivisione, di accoglienza e di solidarietà".
    Il Papa: i migranti sui barconi verso l'Italia sono come Gesù - Giornale di Sicilia


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    ESPORTIAMO LAUREATI ED IMPORTIAMO AFRICANI
    Sono sempre di più i laureati italiani con più di 25 anni di età che lasciano il Paese (quasi 23 mila nel 2015, +13% sul 2014) ma l’emigrazione aumenta anche fra chi ha un titolo di studio medio-basso (52 mila, +9%).
    Le cancellazioni dall’anagrafe per l’estero di cittadini italiani sono aumentate nel 2015 del 15%, rispetto all’anno precedente, passando da 89 mila a 102 mila unità.
    Ma attenzione, una gran parte di questi “emigrati” sono, per fortuna, italiani di carta, ovvero immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, sono oltre 23 mila: il 55% torna nel Paese di nascita, il 37% emigra in un Paese dell’Unione europea, il restante 8% si dirige verso un Paese terzo non Ue. Quindi i veri italiani che si sono spostati all’estero sono 79 mila.
    ESPORTIAMO LAUREATI ED IMPORTIAMO AFRICANI | VoxNews

    MAGISTRATI E A$$OCIAZIONI REGALANO BONUS BEBE’ A IMMIGRATI
    In realtà, non è la prima sentenza al riguardo. Già nell’aprile scorso, infatti, il Tribunale di Bergamo si era pronunciato in maniera simile a quanto fatto, nelle ore scorse, dal Tribunale di Milano: il bonus bebè di 80/160 euro al mese per tre anni spetta anche agli immigrati con semplice permesso di lavoro.
    A confermare l’interpretazione estensiva dell’attribuzione è una sentenza che, due giorni fa, nel capoluogo lombardo, ha riconosciuto il diritto all’assegno ad una donna salvadoregna, priva non solo della cittadinanza italiana ma anche di permesso di soggiorno di lungo periodo, come previsto dai requisiti elencati nella legge finanziaria 2015 per accedere appunto al bonus bebé. La donna, dotata di semplice permesso di soggiorno lavorativo, aveva infatti ricevuto il no dell’Inps rispetto alla sua richiesta e così, sostenuta da alcune associazioni, aveva fatto ricorso contro la decisione sulla base di una direttiva europea che esige pari trattamento nel settore della sicurezza sociale anche per i cittadini di paesi che non fanno parte dell’Unione Europea.
    MAGISTRATI E A$$OCIAZIONI REGALANO BONUS BEBE? A IMMIGRATI | VoxNews

    PRESEPE ISLAMICO: MADONNA COL BURQA, MUSTAPHA ELIMINA GIUSEPPE
    A Potenza, in una parrocchia gestita da un “prete – politico”, il Natale 2016 sarà ricordato per il ‘Presepe’ islamico.
    Situati alla sinistra della tavola da mensa, in una chiesa a loggia circolare, sono collocati il tipico Mustafa ed una donna col burqa. Sì, perché l’immigrofilo gestore della parrocchia ha ben pensato di sostituire la stalla con una tenda da beduino, san Giuseppe con una statuetta del Mustafa di turno e la Vergine Maria con una donna col burqa.
    Non basta. Il tradizionale e vero presepe, con tanto di pastori, pecorelle, bue, asinello e grotta della natività, è prigioniero di un muro involgarito da slogan razzisti. All’esterno della muraglia, invece, è ubicato quello che evidentemente il “don”, o chi per lui, ritiene essere il vero presepe. Troneggia l’agnostico slogan della carboneria finanziaria e mondialista «Costruiamo ponti non muri», poi c’è la tenda beduina, ci sono Mustafa e la donna oppressa, c’è il Bambinello soffocato con crudeltà sotto un pannetto bianco, ci sono i personaggi in abbigliamento tipico islamista con baffoni e narghilè.
    Non mancano il cestino con la scritta “offerte” e la bandiera satanico-omosessualista con i colori dell’arcobaleno.
    Evidentemente il gestore della parrocchia, che pare compiacersi di queste archeologiche, sterili e mondane polemiche, non si è reso contro che il primo costruttore di muri sembra essere proprio lui, avendo circondato gli innocenti pastori, gli animali e la grotta con la “prigione muro” che non può essersi edificata da sola, né può essere stata costruita dagli inanimati pupazzi del presepe.
    Il subdolo villaggio pretende di denunciare i cristiani, ossia i personaggi del vero presepe, i quali sarebbero verosimilmente costruttori di muri e razzisti, come evidenziano le scritte decorative: “Viva la razza bianca”, etc…
    All’esterno del muro ci sarebbero, al contrario, i cosiddetti “solidali” in veste islamica, i quali rispetterebbero il vero spirito antirazzista, tanto da ospitare addirittura il Bambinello. Un’apostatica sovversione dei valori con ottusa negazione del dato storico. Bisognerebbe ricordare al “prete islamista” che quando i cristiani morivano martiri per Dio, portando vera libertà, solidarietà, civiltà, benessere, cultura, progresso, scienza, arte e bellezza in tutto il mondo conosciuto, i suoi stimati maomettani tagliavano teste, depredavano, stupravano, torturavano animali per tradizione, avevano gli schiavi, i matrimoni pedofili, la donna “capra-oggetto”, negavano il progresso scientifico e demonizzavano gli artisti. Credenze ed atteggiamenti molto diffusi ancora oggi, prescritti apertamente dal Corano e dalla Sunna, che conosco! Di pessimo gusto anche la scelta del Mustafa con pantaloni corti e stretti sul polpaccio.
    L’ISIS opprime e perseguita chi rifiuta di indossarli, ma forse queste cose lui non le sa. Afferma il Corano ed. UCOII: «[…] i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! Hanno preso i […] loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico. Non vi è dio all’infuori di Lui!» (Sura IX, 30-31). Ma non erano i cristiani a costruire muri?
    PRESEPE ISLAMICO: MADONNA COL BURQA, MUSTAPHA ELIMINA GIUSEPPE | VoxNews

    PREFETTO FERRARA MINACCIA GORO: “PROFUGHI A CASA VOSTRA SENZA CONSENSO”
    Un nuovo accordo tra affaristi locali legati al PD e la Prefettura per obbligare i Comuni che si oppongono all’invasione.
    E’ la nuova convenzione per l’accoglienza dei fancazzisti africani detti ‘profughi’ nella provincia di Ferrara che arriva dopo i fatti di Gorino (le barricate del paese per non ospitare quelli in arrivo). E’ stata firmata questa mattina, tra Asp (azienda servizi persona) e Prefettura, dal Prefetto Michele Tortora e dalla dirigente Angela Alvisi.
    L’accordo resterà in vigore fino al 31 dicembre 2017: “Dovunque troveremo strutture pubbliche idonee a ospitare profughi, procederemo a occuparle anche senza il consenso della locale amministrazione”, ha minacciato il prefetto.
    Vogliono la guerra. Sono figli di un governo non eletto e lavorano per la nostra sostituzione. C’è una sola risposta: barricate. A oltranza!
    PREFETTO FERRARA MINACCIA GORO: ?PROFUGHI A CASA VOSTRA SENZA CONSENSO? | VoxNews

    PROFUGO SU HUFFPOST: “STUPRI COLPA DONNE CHE GIRANO SOLE”
    Prima o poi l’Huffington Post dovrà decidere tra due fanatismi: quello femminazi e quello dell’accoglienza indiscriminata degli immigrati, che sfocia nella islamofilia.
    Un suo giornalista, Aras Bacho, che è anche un profugo siriano residente in Germania, in vista del prossimo Capodanno ha colpevolizzato le vittime degli stupri di Colonia: “La maggior parte delle volte la colpa è delle donne. Girano sole la sera”.
    Profugo su HuffPost: ?Stupri colpa donne che girano sole? | VoxNews

    BELLO FIGO INCITA ALLO STUPRO DI DONNE BIANCHE
    I media di distrazione di massa vogliono far passare il rapper swag (ovvero demenziale) come un artista incompreso dalle masse italiche razziste e discriminato perché ‘negro’. Le sue, secondo i satiri danzanti del giornalismo italiano, sono “intelligenti provocazioni”.
    Il ghanese – tutta la crème arriva da quelle zone dell’Africa Occidentale – ha iniziato la sua carriera come Gucci Boy, con canzoni su YouTube dal titolo: “Mi faccio una segha, Stasera scopo, Culo, Tette, Pompini, Mi faccio tua mamma, Ce l’ho grosso, Ho scopato la sua ragazza”. E pensare ch YouTube censura ogni video che minimamente non celebra l’immigrazione.
    Dopo che la casa di moda Gucci lo ha invitato a cambiar nome, si è ribattezzato Bello FiGo. Perché una cosa grande ce l’ha, l’ego.
    Nella canzone “Non pago affitto”, Bello FiGo spiega il mondo dei profughi in fuga dalla guerra: «Io non pago affitto», «Appena arrivati in Italia abbiamo case, macchine, fighe», «Io non faccio l’operaio / Non mi sporco le mani», «Sono un profugo», «Matteo Renzi ha detto che è casa nostra / quindi tutti i miei amici votiamo tutti Pd», «Io dormo in albergo a quattro stelle», «Vogliamo wifi e anche stipendio».
    Un modo, dicono ancora i media di distrazione di massa, per “distruggere gli stereotipi sull’immigrazione”. Prima spiegate a Bello FiGo cosa è uno stereotipo.
    Anche perché Bello FiGo, ospite di Dalla vostra parte, ha affermato di cantare cose vere, cose che i suoi «amici profughi » pensano, e di farlo «tramite le canzoni per difenderli un po’».
    Ai cittadini di Rosarno in collegamento, persone che vivono in una palazzina senza acqua, luce e riscaldamento e facevano presente «al signor rapper che l’affitto glielo paghiamo noi con le tasse», ha risposto: «Va bene lo stesso, l’importante è che ce l’abbiamo».
    C’è però un aspetto di questa faccenda che finora è rimasto sottotraccia, ma che è fondamentale per capire come sia ridotto questo nostro Paese. In Non pago affitto, Bello FiGo non si limita a dire che gli immigrati vogliono il wi-fi e non hanno intenzione di lavorare. Ma pronuncia frasi come (perdonate ancora la volgarità, ma il testo bisogna conoscerlo per intero): «Noi vogliamo le fighe bianche / scoparle in bocca», «Ho bisogno di una figa bianca / perché la mattina mi sveglio sempre con il c…o duro».
    Poi la minaccia: «Un sacco di fighe bianche saranno scopate», «apri la bocca ti lancio un po’ di pioggia». Questa è un’istigazione maschilista all’odio verso le donne. Le donne bianche, per la precisione: quindi è anche discriminazione razziale. Questo è, inoltre, sessismo, cioè concezione oggettuale della donna intesa come mero sfogatoio di impulsi sessuali. Il tutto è ancora più grave perché Bello FiGo pone in canzone il diritto a reclamare una cosa che realmente accade.
    Secondo il Dossier statistico immigrazione 2016 realizzato dal centro studi Idos, gli stranieri in Italia commettono il 38,7% delle violenze sessuali (un’incidenza 6 volta quella degli Italiani). Le cronache, nel corso degli ultimi anni, ci hanno dato notizia di stupri, aggressioni e molestie di ogni tipo. Non solo a Colonia, ma pure nel nostro Paese. Eppure Bello FiGo non si fa alcun problema nel prendersi gioco delle donne italiane che vengono abusate e maltrattate. Come si sentirebbe Bello FiGo se un italiano cantasse le stesse cose rivolte alle donne profughe? A sua madre?
    Viene da chiedersi anche dove stiano i volenterosi difensori della dignità femminile, sempre pronti a gridare al femminicidio e al sessismo laddove magari non c’è, e a mettere la testa sotto la sabbia quando c’è ed è di matrice non italiana. In questo caso, tacciono.
    Perché Bello FiGo appartiene a una minoranza, per quanto aggressiva e predatrice. Poiché si atteggia a profugo, tutto gli è concesso. Può dire quello che vuole, può farsi beffe all’infinito degli italiani e, soprattutto, delle donne italiane come me e moltissime altre. Le cui tasse pagano davvero la sua accoglienza.
    Ad esempio, la Boldrini dov’è?
    Bello FiGo incita allo stupro di donne bianche | VoxNews

    TERRA BRUCIATA INTORNO A BELLO FIGO: SALTA UN ALTRO CONCERTO



    Ravenna, offre il pranzo di Natale ai poveri, "ma solo se italiani"
    Un ristoratore di Ravenna ha invitato a pranzo 23 persone indigenti, ma scelte accuratamente solo fra gli italiani.
    Luca Romano
    Aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più. Ma solo se italiano. Il testo della celebre canzone potrebbe essere rivisto così, se si pensa alla storia che ci arriva da Punta Marina, frazione litoranea del Comune di Ravenna, in Emilia-Romagna.
    Qui, come racconta l'edizione ravennate del Resto del Carlino, un ristoratore della famiglia Moriconi ha deciso di invitare a pranzo, nel giorno di Natale, ventitre poveri. Accuratamente scelti solo ed esclusivamente fra i connazionali.
    Il titolare è consapevole, spiega, che un simile gesto potrebbe costargli delle accuse di razzismo. Ma risponde: "La crisi sta producendo effetti devastanti sugli italiani delle classi più basse e della ex classe media, che non hanno strumenti a cui appellarsi per un aiuto. Non saranno mai primi nelle graduatorie delle case popolari, non hanno diarie giornaliere.."
    "Voglio aiutare gli italiani che conoscono ora la stessa disperazione che ho sperimentato io quando ero ragazzo - Ci sono tanti italiani che soffrono e non sanno come fare. È un fenomeno sociale."
    Gli italiani indigenti, sostiene Moriconi, "hanno pagato le tasse e fatto girare l'economia di questo Paese". E a chi lo accusa di razzismo ribatte: "Così si nasconde una realtà drammatica".
    Ravenna, offre il pranzo di Natale ai poveri, "ma solo se italiani" - IlGiornale.it

    Noale, decapitato il pupazzo di bimba di colore sull'albero di Natale
    Ivan Francese
    A Noale, in provincia di Venezia, l'albero di Natale allestito in piazza XX Settembre è stato preso di mira da ignoti teppisti.
    La devastazione, però, non è stata casuale: fra le varie sagome di bambini che addobbavano il tipico abete, ad essere trovata decapitata è stata quella raffigurante una bimba di colore. Inoltre sui rami della conifera sono stati affissi i vessilli delle contrade del paese, fissati alle frasche con grucce rudimentali.
    Noale, decapitato il pupazzo di bimba di colore sull'albero di Natale - IlGiornale.it

    EMERGENZA MENINGITE TRA IMMIGRATI
    Allarme epidemia in provincia di Caserta. Ricoverate in ospedale, ad Aversa, due immigrati affetti da scabbia e, più preoccupante, da meningite.
    Nei giorni scorsi, all’ospedale Moscati di Aversa, sono stati segnalati i due casi. Il primo paziente, un 28enne maghrebino, è affetto da scabbia. Il secondo è un nordafricano di 40 anni. L’uomo è stato trasferito all’ospedale Cotugno di Napoli dove è ricoverato presso il reparto di malattie infettive.
    Il paziente è stato sottoposto a tutti i controlli e le analisi del caso per verificare la diagnosi di sospetta meningite e attivare, insieme alle cure, anche un’operazione di profilassi sul territorio. Ma i controlli dovrebbero essere fatti alle frontiere.
    All’inizio del mese di ottobre, un bimbo di appena dieci anni era stato ricoverato prima al “Moscati” e successivamente trasferito al “Cotugno” di Napoli. I medici gli riscontrarono una forma di meningite che, per fortuna, fu ritenuta curabile dai sanitari napoletani. Giusto un mese prima, a settembre, un altro bimbo di undici anni aveva accusato gli identici sintomi a Trentola Ducenta, sempre nella provincia di Caserta e, soccorso prima all’ospedale di Aversa, fu trasferito alla struttura sanitaria di Napoli.
    E ora sappiamo chi ringraziare.
    EMERGENZA MENINGITE TRA IMMIGRATI | VoxNews



    MENINGITE: COLPITO UN ALTRO BIMBO DI 18 MESI
    Paura per un bimbo di 18 mesi al Cotugno. “Si tratta di meningite”, hanno spiegato i medici alla madre.
    Come riportato da Metropolis, è la spaventosa diagnosi fornita dai medici del San Leonardo di Castellammare di Stabia alla madre di un bimbo di 18 mesi, a proposito del suo piccolo.
    Originaria di Sorrento, la famiglia aveva portato il bimbo al pronto soccorso. L’allarme era scattato fin da subito. Dopo gli accertamenti del caso, il piccolo è stato trasferito al Corugno dove si trova adesso in rianimazione.
    Meningite: colpito un altro bimbo di 18 mesi | VoxNews

    MENINGITE: BIMBO 4 ANNI RICOVERATO A MILANO, ASILO CHIUSO
    È stato accertato un nuovo caso di meningite all’asilo “Pontida” di Busto Arsizio. La situazione è ora sotto controllo ma per precauzione la scuola è stata chiusa. Questa volta, vittima del contagio, è stato un bimbo di appena 4 anni, ricoverato da lunedì sera all’ospedale De Marchi di Milano dopo che gli accertamenti medici sono risultati positivi alla meningite batterica. Immediate le indagini per prevenire qualsiasi tipo di epidemia verso gli ultimi contatti del bambino. Le condizioni del piccolo sono ora in lieve e costante miglioramento ma si mantiene l’allerta nella scuola dell’infanzia frequentata dal bambino.
    Il bambino di 4 anni originario di Busto Arsizio, provincia di Varese, è stato contagiato da meningite batterica di tipo B, quella più pericolosa perchè causa di gravi infezioni.
    Tutti coloro che hanno avuto contati diretti con il bambino contagiato da meningite sono stati sottoposti a specifica profilassi antibiotica; la scuola chiusa al pubblica e gli ambienti correttamente igienizzati secondo le norme previste in tali casi.
    Fino adesso, la Regione Lombardia aveva messo a disposizione gratuitamente i vaccini contro la meningite A, C, W135 e Y. Dal prossimo anno sarà disponibile anche quello contro la meningite batterica di tipo B.
    Meningite: bimbo 4 anni ricoverato a Milano, Asilo chiuso | VoxNews

    Condannato sindaco che rifiuta gli immigrati con malattie infettive
    Il sindaco di Alassio emana un'ordinanza per vietare l'ingresso in città agli immigrati con malattie contagiose. Il gip lo condanna: "È discriminazione razziale"
    Sergio Rame
    Condannato, senza se e senza ma. Il sindaco di Alassio Enzo Canepa è finito nei guai per un'ordinanza emessa l'estate del 2015.
    Per proteggere i propri cittadini aveva siglato un provvedimento che vietava "l'ingresso sul territorio alassino a migranti sprovvisti di certificato sanitario che attesti l'assenza di malattie infettive e trasmissibili". Adesso dovrà sborsare 3.750 per aver tutelato i propri cittadini.
    Nell'estate del 2015 espleva, per la prima volta, l'emergenza immigrati a Ventimiglia. La Francia aveva da poco bloccato il passaggio al confine e gli immigrati bivaccavano, giorno e notte, sugli scogli. Le forze di polizia avevano segnalato, in più di un'occasione, casi di scabbia. Da qui la scelta di Canepa di blindare Alassio. Ma quell'ordinanza, che vietava "l'ingresso sul territorio alassino a migranti sprovvisti di certificato sanitario che attesti l'assenza di malattie infettive e trasmissibili", gli è costata cara. Contro di lui si sono schierate alcune associazioni che difendono gli immigrati. Hanno presentato subito un esposto a cui il gip del tribunale di Savona ha dato ragione condannando il primo cittadino per "discriminazione razziale".
    "Lo rifarei altre mille volte per tutelare i miei cittadini - spiega Canepa a Libero - una cosa è certa: abbiamo impugnato quella sanzione penale". Con il legale Giorgio Cangiano, sindaco della vicina Albenga, ha deciso di non patteggiare ma di discutere la questione in un'Aula di tribunale. "Volevo difendere le ragioni dell'amministrazione - continua il primo cittadino di Alassio - e del provvedimento che non aveva nulla di razzista" . Adesso si opporrà alla sanzione di 3.750 euro comminata dal tribunale di Savona. "Sono un amministratore che ha a cuore la salute dei suoi cittadini - conclude Canepa - quella è un'ordinanza a tutela di tutti, nel rispetto di informare anche i nuovi arrivati della loro condizione di salute, e al contempo tutelare i residenti e gli altri ospiti della città".
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    Altro che pagarci le pensioni, gli immigrati sono solo un costo
    La bugia delle "pensioni pagate dagli immigrati": versano 11 miliardi di contributi ma ne costano 16,6 per welfare e sanità
    Rachele Nenzi
    Un luogo comune molto diffuso in Italia racconta che gli immigrati che arrivano nel Belpaese siano fondamentali per pagare le pensioni agli italiani. Ma per l'Italia non è un conto in positivo: i migranti infatti ci costano ogni anno il 2% della spesa pubblica, ovvero circa 16,6 miliardi di euro. Più di quanto versino per i contributi.
    La bugia del "gli immigrati ci pagano le pensioni"
    La Fondazione Leone Moressa in questi giorni ha pubblicato un report annuale sull'economia dell'immigrazione. I numeri sono chiari, ma vanno letti correttamente. La Fondazione ha infatti usato un gioco interessante, immaginando gli immigrati come una enorme azienda: gli stranieri producono, in maniera aggregata, un Pil complessivo di 127 miliardi di euro all'anno (8,8% del Pil nazionale). "Come la Fiat", fanno sapere dalla Fondazione.
    I dati inoltre dimostrano che i lavoratori stranieri nel 2014 hanno pagato 11 miliardi di contributi pensionistici e 6,8 miliardi di Irpef (l'8,7% del totale dei contribuenti). In sostanza hanno "pagato" la pensione a 640mila italiani. Un bel numero, certo: ma bisogna guardare anche a quanto costano gli immigrati allo Stato.
    Innanzittutto, ogni anno l'Italia versa le pensioni mensili a 100mila immigrati (75mila extracomunitari e 25mila comunitari dell'Est), quindi le pensioni "pagate dagli stranieri" scendono a 540mila. Inoltre vanno aggiunti i costi per welfare e sanità pubblica a cui ricorrono gli stranieri. Il conto finale è in rosso: i 5 milioni di migranti presenti in Italia pesano sulla spesa pubblica nazionale per il 2% del totale. E poiché nel 2015 il Belpaese ha speso 830miliardi di euro, questo significa che gli immigrati sono costati agli italiani 16,6 miliardi. A conti fatti, insomma, comuntiari ed extracomunitari ci costano più di quanto diano per le pensioni e quasi lo stesso se si considera pure l'irpef. Non proprio un bel guadagno.
    La ricerca della Fondazione Moressa racconta anche altro. Gli stranieri si dedicano soprattutto al settore dei servizi (50,7%), in particolare la ristorazione (19%), e prediligono lavori di bassa qualifica (nel 66% dei casi). E questo significa reddito inferiore e maggior numero di famiglie sotto la soglia di povertà.
    Attenzione, però: gli immigrati trovano più facilmente lavoro. Il 47% degli immigrati è occupato (contro il 36% della popolazione italiana), ma nella maggior parte dei casi (66%) si tratta di lavori a bassa qualifica.
    In crescita sono invece le imprese, con negozi di stranieri che crescono come funghi nelle città italiane. Il confronto con le Pmi italiane è degradante, e dovrebbe far riflettere: nel 2015 erano registrate 550mila imprese straniere (e 656mila imprenditori immigrati) a fronte di un calo importante della nascita di negozi e aziende italiane. Dal 2015 al 2011 le aziende italiane sono crollate del 2,6%, mentre quelle straniere sono cresciute del 21,3%.
    Altro che pagarci le pensioni, gli immigrati sono solo un costo - IlGiornale.it

    Oltre 93mila potenziali "Anis". L'esercito dei migranti fantasma
    L'Italia perde le tracce di migliaia di migranti ogni anno. Come è successo con il terrorista di Berlino
    Giuseppe De Lorenzo
    Il terrorista di Berlino, Anis Amri, è stato in Italia. Ma non di passaggio: c'ha proprio vissuto da immigrato clandestino accolto a mani aperte dall'Italia.
    E nella sua storia ci sono tutti i punti critici di un sistema di accoglienza dei migranti che non funziona. Col rischio di mettere in pericolo l'Italia.
    Andiamo con ordine. Amri è sbarcato nel 2011 a Lampedusa come circa 400mila persone in questi anni di emergenza immigrazione. È stato inserito nei centri di accoglienza e ha avuto un soggiorno turbolento: l'incendio del centro profughi, 4 anni in carcere tra Palermo e Catania, la radicalizzazione islamica, l'asilo negato, la mancata espulsione e infine l'attentato in Germania.
    I (veri) numeri dell'immigrazione
    Pubblica sul tuo sito
    Dove sta l'inghippo? Proprio nella mancata espulsione. E non tanto perché nel suo caso ha portato alla morte di 12 persone schiacciate da un tir, ma perché il suo non è un episodio isolato. Infatti nei primi 10 mesi del 2016, delle 76.448 domande di asilo esaminate, solo il 19% (14.562) ha ottenuto una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, 5%; protezione sussidiaria, 14%). Il 20% invece che riceve la "protezione umanitaria", un tipo di permesso di soggiorno tutto italiano della durata di un anno e che negli altri Paesi è usato solo in via residuale. Infine, al 57% (43.898) è riservato netto diniego. A conti fatti, quindi, il 77% non è tecnicamente un "rifugiato". Che fine fanno tutti questi clandestini? Non si sa.
    I migranti fantasma
    Nella maggior parte dei casi scompaiono. Il questore di Milano, Antonio De Iesu, ha infatti definito Anis "un fantasma". Quanti sono? Innnzitutto, negli ultimi due anni ben 5.086 persone sono risultate irreperibili dalle Commissioni, cioè persone che dopo lo sbarco non si sono nemmeno presentati di fronte a chi esamina la loro richiesta di asilo. A questi vanno aggiunte le mancate espulsioni, ovvero migranti che non vengono rimpatriati perché costa troppo: il ministero parla di 33.422 individui nel biennio 2015-2016. Anis Amir era uno di questi. Doveva essere rimpatriato, ma la Tunisia ha rifiutato di accettarlo. Così gli è stato dato un foglio di via con l'obbligo di allontanarsi dallo Stato italiano. Perdendo, di fatto, le sue tracce.
    Non ci sono però soltanto il 33mila potenziali "Anis". Le autorità italiane infatti non hanno informazioni precise sui cosiddetti "migranti fantasma", cioè coloro i quali dopo il rigetto della domanda d'asilo presentano ricorso in tribunale e lo perdono. In tre anni 99.618 richiedenti si sono visti negare la protezione internazionale e secondo la magistratura il 56% perde il ricorso. Dovrebbero abbandonare il Paese, ma non lo fanno. A conti fatti si tratta di 55mila persone cui viene dato un foglio di via nella speranza (vana) che si allontanino autonomamente.
    Sommando le tre voci (irreperibili, mancate espulsioni e migranti fantasma) si arriva così a 93mila clandestini di cui non abbiamo informazioni. Ovvero 93mila possibili minacce che non è escluso facciano la fine di Anis Amri.
    Oltre 93mila potenziali "Anis". L'esercito dei migranti fantasma - IlGiornale.it

    AGENTI EROI CONTRO KYENGE E BOLDRINI, GOVERNO FA SPARIRE PROFILI FACEBOOK
    Tutti hanno visto, ormai, i post di Luca Scatà e Cristian Movio, definiti dai media di distrazione di massa ‘imbarazzanti’.
    Per il primo, quello in cui fa il saluto romano; quello con la foto di Mussolini corredato dalla didascalia “Il tradito sarà pure un ingenuo, ma il traditore resta rempre un infame”; e l’orgoglio con cui afferma di “non festeggiare il 25 aprile”.
    Cristian Movio, invece, negli anni ha condiviso articoli di “Tutti i crimini degli immigrati”, commenti critici verso il duo tragicomico Boldrini e Kyenge e foto che dimostrano simpatia nei confronti di Hitler.
    Sono terrorizzati dal fatto che poliziotti e carabinieri, che vivono sulla loro pelle il degrado dell’immigrazione, siano ‘dei nostri’. Negli ambienti della polizia dicono che la decisione di chiudere i profili social abbia due motivazioni: “Evitare imbarazzi a Boldrini e Kyenge”.
    Agenti eroi contro Kyenge e Boldrini, Governo fa sparire profili Facebook | VoxNews

    MILANO, ADOTTANO UN “PROFUGO”: SGOZZATI MADRE E FIGLIO, GRAVI
    Un ventenne marocchino ha ferito a coltellate una donna di 68 anni e il figlio di 33 che da qualche tempo lo avevano ‘adottato’, ospitandolo in casa loro a Parabiago nel milanese.
    Il migrante è stato arrestato dai carabinieri di Legnano (Milano), per tentato omicidio e lesioni gravissime.
    La madre è stata ferita con il coltello e colpita alla testa con un tritacarne, il figlio, raggiunto da una quindicina di coltellate.
    Secondo quanto riferito dai carabinieri la famiglia aveva offerto ospitalità per compassione al ragazzo, senza fissa dimora e disoccupato. Quando i carabinieri, chiamati dai vicini, sono saliti nell’appartamento della famiglia che lo ospitava, lo hanno trovato nascosto sotto il letto e nella sua stanza hanno trovato hashish ed eroina, oltre a tre coltelli, di cui uno sporco di sangue e il batticarne usato per aggredire madre e figlio.
    Altre vittime – dal QI sotto la media, come tutti gli xenofili – della propaganda bergogliana.
    Milano, adottano un ?profugo?: sgozzati madre e figlio, gravi | VoxNews

    BERGOGLIO: “IL MIGRANTE È COME DIO”
    “Esprimo la mia solidarietà ai migranti del mondo e ringrazio coloro che li aiutano: accogliere l’altro è come accogliere Dio in persona!”, è la delirante affermazione di Bergoglio, o di chi per lui, in un tweet, pubblicato oggi in occasione della Giornata Mondiale dei Fancazzisti Migranti.
    I bergogliani hanno sostituito Dio con l’idolo migrante. Il fanatismo dell’accoglienza è infatti una vera e propria religione, con i suoi fanatici seguaci e il suo sommo sacerdote: Bergoglio.
    Bergoglio: ?Il migrante è come Dio? | VoxNews



    Strumentalizzare i bambini per la grande sostituzione: l’omelia di Papa Francesco
    Quale che sia il giudizio che diamo del papa immigrato, è d’uopo riconoscere che il suo sporco lavoro lo sa fare, e con grande professionalità. Certo, il suo lavoro è sostanzialmente quello di distruggere l’Europa come entità geneticamente, culturalmente e storicamente definita facendola annegare nel mare magnum delle orde terzomondiste.
    Leggiamo questo passo della sua omelia: “Lasciamoci interpellare dal Bambino nella mangiatoia, ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide ‘mangiatoie di dignità’: sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti”. Quale momento migliore del Santo Natale, in cui tradizionalmente le famiglie italiane si riuniscono per fare festa e scambiarsi doni in serenità e letizia, per poter dare sfoggia della propria insopportabile vis retorica ai danni degli stessi? Se il lettore ha una qualche famigliarità con la serie animata de i Simpson, avrà già riconosciuto una divertente assonanza: “I bambini! Perché nessuno pensa ai bambini?!?”
    È l’artificio retorico più vecchio del mondo, ma pur sempre efficace come dimostra l’insistenza con cui, tanto per dirne una, i media ci parlano ossessivamente dei “bambini di Aleppo”. Perché un bambino è un essere sacro in quanto proiezione dell’individuo sociale nel futuro, e chiunque non sia un prete della arcidiocesi di Boston, quando vede un bambino prova un istintivo senso di protezione verso lo stesso. Il che è ovviamente naturale ed inestirpabile, almeno in menti normofreniche, e quindi perfettamente strumentalizzabile per lo scopo più abbietto che si possa pensare, persino peggiore di quello che i preti solitamente tendono a fare nelle loro canoniche: disinnescare l’altrettanto naturale ed istintiva repulsione per l’invasione dei nostri spazi vitali. Se ci sono dei bambini nel “barcone sovraccarico di migranti”, è ovvio, secondo il frame papista e progressista (due facce della stessa medaglia) che la soluzione è accoglierli tutti. Ovviamente, a spese solo nostre, dato che la “Chiesa Spa”, maggior proprietario immobiliare del mondo e probabilmente la holding finanziaria più potente che esista, non scuce un singolo centesimo ed anzi ne incassa per interposta Caritas.
    Molto interessante poi un altro passo relativo ai “bambini che non vengono lasciati nascere”, ovvero che vengono abortiti. Stranissimo ed a tratti quasi esoterico questo passo, provenendo da colui che ha sostanzialmente equiparato l’aborto, per i fedeli, ad una scappatella coniugale o ad un peccatuccio di gola che può essere assolto tranquillamente dal proprio curato di fiducia, quando fino a ieri era necessario passare obbligatoriamente dal vescovo. Quindi la linea della Chiesa pare essere: azzerare le nascite autoctone e quindi accelerare la Grande Sostituzione con “nuovi cittadini” d’importazione. Linea estremamente chiara, che del resto si situa nella linea politica del grande “protettore” politico di Bergoglio, quel presidente Nobel per la pace che funge da ragazzo immagine per il complesso militare-industriale americano.
    In ogni caso il messaggio dell’unico papa applaudito dal Grande Oriente d’Italia appare chiaro, ed è sempre quello, ossessivamente, ricorsivamente sbrodolante oscena retorica: dobbiamo sentirci in colpa se torme di parassiti incapaci di fare alcunché di utile nei loro paesi affogano nel tentativo di raggiungere un posto in cui gli hanno detto che potranno continuare a non lavorare ed in più saranno lautamente mantenuti. Dobbiamo sentirci in colpa perché “ricchi”, perché “bianchi”, perché “egoisti”. Anche le libagioni a cui da sempre gli Italiani si abbandonano sotto le feste sono una colpa: come osate strafogarvi di tortellini quando ci sono i bambini che muoiono di fame? Vergognatevi e siate “solidali”, ma solo con i bambini “colorati” ovviamente. Dei vostri fottetevene, o meglio ancora ammazzateli nel grembo materno, che tanto vi si assolve con un amen. Tanto la materia prima per sollazzare i preti sarà importata anche quella. Dai barconi “straripanti”, ovvio.
    Buon anno, e, se siete ancora menti libere, fottetevene allegramente di questo corvaccio. Godetevi la famiglia, godetevi gli amici e godetevi le innumerevoli tradizioni enogastronomiche locali. Quello che conta è non distrarsi mai dalla lotta politica, che come non ci stancheremo mai di dire, richiede l’individuazione del nemico principale.
    Strumentalizzare i bambini per la grande sostituzione: l'omelia di Papa Francesco | IL PRIMATO NAZIONALE


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    CONETTA, LA POLIZIA SI INCAZZA: “PROFUGHI ESERCITO INVASORE”
    “Quanto accaduto a Cona non è altro che la punta dell’iceberg di una scellerata quanto insensata incontrollata accoglienza posta in essere dalla politica degli ultimi tempi che dietro ragioni di umanità, in verità, nasconde un giro miliardario per arricchire soltanto pochi” così Consap, sindacato di Polizia.
    “Ci troviamo di fronte ad una delle decine di focolai che si potrebbero accendere da un momento all’altro, vere e proprie bombe ad orologeria sparse in tutto il paese e che probabilmente, e per fortuna, non hanno trovato ancora un leader che le coordini dopodiché, verosimilmente, i problemi saranno ancora più seri” dichiara Stefano Spagnoli, segretario nazionale della Consap.
    “Le centinaia di migliaia di falsi profughi che abbiamo in casa non sono altro che un esercito di uomini (perchè di donne ce ne sono pochissime) che se dovessero riuscire a darsi un’articolazione, attraverso una propria guida, potrebbero costituire un pericolo per la nostra sicurezza interna, di fatto già minata nel quotidiano, e sarebbero di sicuro anche in numero superiore alle nostre Forze Armate” prosegue Spagnoli.
    Bisogna accelerare al massimo le procedure di riconoscimento dello Status di rifugiato, investendo se necessario anche più risorse economiche ed umane in questo ambito, e rispedire immediatamente a casa chi non ha diritto a rimanere che sono più del 90% dei richiedenti; nel frattempo si deve intervenire senza esitazione per frenare immediatamente e con fermezza questi episodi di protesta che potrebbero dilagare a macchia d’olio sul territorio, ed evitare assolutamente, inoltre, di aggregare insieme così tanti immigrati in uno stesso centro, come avvenuto a Cona dove al momento sono più di 1400 in un paese, peraltro, che ha soltanto 190 abitanti” continua il segretario nazionale.
    “Vorrei sapere, per esempio, se il centinaio di immigrati che hanno tenuto sequestrati 25 operatori del centro di prima accoglienza di Cona sono stati identificati e denunciati per il reato di sequestro di persona perchè questo è il reato che hanno commesso e questa è la fermezza che ci vuole per reprimerlo” continua Spagnoli.
    “Se così non fosse, allora – conclude il segretario nazionale – per lo stesso principio, anche un folto gruppo di cittadini italiani che, per protestare contro l’azione di una politica inconcludente che ha trasformato, per interessi economici, un’emergenza dell’immigrazione in un’emergenza dell’invasione, dovesse stringere un cordone passivo intorno ai palazzi del potere impedendo ai suoi rappresentanti di uscire ed entrare liberamente da quegli edifici non commetterebbe alcun reato e questo, ovviamente, sarebbe assurdo oltre che intollerabile ed ingiustificabile in un paese democratico!!!”
    CONETTA, LA POLIZIA SI INCAZZA: ?PROFUGHI ESERCITO INVASORE? | VoxNews

    L’ULTIMA DI MINNITI: OSPEDALI TRASFORMATI IN CENTRI PROFUGHI
    FERRARA – Ad esempio, il terzo piano dell’ospedale San Camillo di Comacchio verrà trasformato in centro di accoglienza per sedicenti profughi. I paziente sotto, i clandestini sopra.
    E nessuno, amministratori compresi, potrà opporsi, perché le nuove direttive del Governo Renzi bis non eletto in tema di colonizzazione parlano chiaro. Ogni Comune dovrà accogliere un numero di fancazzisti e potenziali terroristi islamici in proporzione al numero di abitanti e non potrà rifiutarsi. Mica siamo in democrazia, e il business dei ladri piddini e vaticani deve espandersi ovunque.
    Cosa c’è di meglio che trasformare un intero piano di un ospedale in accampamento per africani mentre al piano di sotto ci sono pazienti, magari donne?
    L?ULTIMA DI MINNITI: OSPEDALI TRASFORMATI IN CENTRI PROFUGHI | VoxNews

    ESPULSO TUNISINO INTEGRATO: “SONO INDECISO SE FARE UNA STRAGE”.
    “Per motivi di sicurezza dello Stato” espulso un 26enne tunisino residente a Ravenna, con permesso di soggiorno di lungo data,perché sposato con una cittadina italiana con la quale non viveva.
    Dalle indagini è emerso che lo straniero aveva stretto amicizia “virtuale” con un aspirante foreign fighter tunisino sottoposto a fermo nel 2015 e ora detenuto per reati di terrorismo.
    In casa sono stati sequestrati dispositivi informatici nei quali sono stati rinvenuti file di propaganda jihadista. Diceva:”Sono indeciso se fare una strage”.
    Continuare ad importarne centinaia al giorno ed espellerne un paio ogni tanto non è una soluzione. Anche perché i veri terroristi islamici non te lo vanno a scrivere su Facebook.
    Espulso Tunisino integrato: ?Sono indeciso se fare una strage?. | VoxNews

    PRAGA, LEGGE ANTI-JIHAD: LICENZA DI UCCIDERE AI CITTADINI
    Il ministero dell’Interno della Repubblica Ceca sta lavorando ad una modifica della Costituzione che permetterà ai cittadini di sparare ai terroristi islamici in assenza della polizia.
    E il presidente ceco Milos Zeman esorta i suoi concittadini ad armarsi contro il pericolo di un “super Olocausto” contro gli europei da parte degli immigrati islamici.
    La crescita nelle vendite delle armi è favorita da leggi molto permissive rispetto allo standard del resto d’Europa: per comprare un’arma basta essere residenti di almeno 21 anni senza precedenti penali e superare un test di conoscenza sull’uso delle armi da fuoco. Al momento nel paese vi sono 300mila persone con il porto d’armi per un totale di 800mila armi da fuoco regolarmente registrate.
    La modifica costituzionale auspicata dal ministero dell’Interno potrebbe però entrare in contrasto con la famigerata direttiva UE che vuole limitare la capacità dei cittadini di armarsi, con la scusa del ‘terrorismo’: come se i terroristi comprassero le armi nei negozi.
    Il motivo è un altro: l’uomo disarmato è suddito. Quello armato è cittadino.
    Praga, legge anti-jihad: licenza di uccidere ai cittadini | VoxNews

    ERASMUS+: UE CREA UN CORPO DI 100.000 SERVITORI PER IMMIGRATI
    Lo abbiamo definito ‘complesso umanitario industriale’, un parallelo con il ‘complesso militare industriale’ vaticinato da Eisenhower: quando crei una struttura che guadagna da una emergenza che sia la guerra o l’immigrazione, poi questa struttura tende a rendere questa emergenza strutturale.
    La Commissione Europea, guidata dal noto bevitore e amico delle multinazionali Juncker, sta creando un sedicente «Corpo europeo di Solidarietà», che utilizzerà i giovani del continente europeo – ma questi ‘giovani’ saranno al 99 per cento immigrati loro stessi – per l’accoglienza dei migranti, l’assistenza nei centri per coloro che chiedono asilo, gestione delle crisi, prevenzione e gestione di calamità naturali: in sostanza un corpo di servitù a disposizione dei clandestini.
    E’ il fenomeno di cui sopra: si istituzionalizza una emergenza perché rende ai politici progressisti e alle loro associazioni di pervertiti dell’accoglienza.
    Per partecipare all’iniziativa, i giovani interessati dovranno aderire all’organismo istituito ad hoc dalla commissione Ue. Due i percorsi possibili: uno è quello del volontariato. L’altro è quello che potrà tramutarsi in un vero e proprio lavoro, attraverso un tirocinio di durata compresa fra i 2 e i 12 mesi. Per aderire al «Corpo europeo di Solidarietà» basterà avere 17 anni (18 per i ruoli operativi) registrarsi all’apposito portale che verrà creato e attendere di essere contattati.
    Cooperative e organizzazioni interessate all’iniziativa saranno filtrati dagli organismi appositamente creati dal «Corpo europeo» prima di poter procedere alla selezione di quei giovani che abbiano profili compatibili con le iniziative che si intendono avviare.
    I volontari (spese di viaggio, vitto e alloggio pagati, oltre a una piccola indennità giornaliera) potranno svolgere servizio, come parte del programma «Erasmus +», in Paesi diversi dal proprio per periodi compresi fra i 2 e i 12 mesi. Gli altri, quelli che punteranno a farne un mestiere saranno pagati in base ai contratti e alle leggi dei Paesi in cui presteranno la loro opera.
    Quindi prepariamoci ad una invasione di esaltati ai quali dovremo anche pagare lo stipendio. Ovviamente la parte del leone la faranno le solite a$$ociazioni di collaborazionisti come Msf, Emergency e Cooperative del Pd varie. Oltre al Vaticano con le sue lunghe leve nel business.
    Invece di creare un corpo militare che respinga l’invasione, creano un corpo di cuckold che sollazzi gli invasori: la UE deve essere smantellata. E’ un mezzo di distruzione di massa dei popoli europei.
    Erasmus+: UE crea un corpo di 100.000 servitori per immigrati | VoxNews

    PROFUGHI STUPRANO IN MASSA: “TANTO NON POTETE DIFENDERE VOSTRE DONNE”
    Nell’anniversario degli stupri di massa di Colonia – quelli che, secondo i galoppini di Boldrini, non sono mai avvenuti – lo storico Jörg Baberowski ha presentato in uno studio-documentario le ricerche fatte sul campo, comprese ‘interviste’ con alcuni dei responsabili. E la conclusione è agghiacciante, ma per noi non sorprendente, gli stupri etnici sono stati una forma di colonizzazione, erano organizzati, e avevano un chiaro messaggio: “Non potete difendere le vostre donne, perché siete paralizzati dall’antirazzismo”.
    Secondo lo studioso dell’università Humboldt di Berlino, i profughi islamici, vedendo la sostanziale impunità a seguito degli stupri, quando a casa loro sarebbero stati uccisi dai padri delle donne violentate, hanno dedotto da questo la “debolezza dell’Europa”, e un sostanziale via libera allo stupro di massa.
    PROFUGHI STUPRANO IN MASSA: ?TANTO NON POTETE DIFENDERE VOSTRE DONNE? | VoxNews

    PROFUGO TRAGHETTATO DALLA MARINA STUPRA DONNA: “LO HA VOLUTO LEI”
    Ayoub L. così lo identifica la giustizia tedesca secondo i media. E’ il giovane profugo che ha stuprato una donna di 62 anni e che, alla corte, ha detto “era lei che lo voleva”.
    Il richiedente asilo arabo è arrivato nel 2015 su un barcone dalla Libia in Italia. Poi, come il suo correligionario Amri è andato in Germania. Lì ha commesso una serie di reati, fino alla violenza: ha preso la donna per i capelli in un giardino pubblico e l’ha trascinata tra le frasche, dove l’ha brutalmente stuprata. Ma “lo voleva lei”.
    Profugo traghettato dalla Marina stupra donna: ?Lo ha voluto lei? | VoxNews

    Lerner su Bello Figo: "È il futuro. Presto altri come lui"
    Lerner fa l'elogio del rapper di origini ghanesi: "Gli immigrati suscitano in noi una segreta ammirazione per i pericoli che riescono ad affrontare"
    Ivan Francese
    Bello Figo Gu è "il futuro". Parola di Gad Lerner. Il celebre giornalista televisivo lo confessa in un'intervista a la Gazzetta di Modena, a margine di un incontro dedicato all'immigrazione.
    "Bello Figo se li mangerà tutti - spiega - È un rapper che ha ironia, sa usare il linguaggio come pochi e ne capovolge il significato ideologico. Credo che ne spunteranno tanti come lui".
    Lerner da tempo segue con attenzione le vicende degli immigrati, dentro e fuori il nostro Paese. E intervistato dal quotidiano modenese argomenta che i migranti "provocano in noi un incontro e scontro culturale": "Ci spaventano e ci affascinano. Nel migrante vediamo uno spirito di iniziativa, il coraggio di strapparsi dai Paesi in cui si è cresciuti. Suscitano in alcuni di noi ammirazione, in altri inquietudine. In realtà nutriamo una segreta ammirazione per la loro capacità di affrontare grandi sfide".
    Per quanto riguarda l'attualità stretta, invece, Lerner boccia la soluzione dei rimpatri forzati: "Pensate che la regola di far avere i diritti solo a chi è concittadino sul nostro territorio funzioni ancora?", si interroga.
    Lerner su Bello Figo: "È il futuro, se li mangia tutti. Presto altri come lui" - IlGiornale.it

    Meningite, il silenzio degli incoscienti (o dei delinquenti?)Vincenzo Scichilone
    Si moltiplicano in tutta Italia casi di meningite, alcuni mortali. E a nessuno sfugge il nesso tra i segni prodromici di un’epidemia e la presenza di persone provenienti dall’area subsahariana dell’Africa in cui si registra da anni la diffusione della malattia, entrate nel Paese grazie alla politica assurda della Sinistra sull’immigrazione clandestina incontrollata, spacciata per accoglienza di profughi di guerra e perseguitati
    L’ultimo morto a Udine, un uomo di 41 anni. L’ultimo ricoverato a Enna, un uomo di 33 anni, prima un bambino di quattro anni a Firenze. Parliamo dell’epidemia ‘silenziata’ di meningite, che continua a colpire in Italia con una progressione preoccupante e una incredibile sottovalutazione da parte delle autorità di pubblica sicurezza: sindaci, medici di famiglia, presidenti delle regioni e ministro della Salute.
    Le statistiche sull’incidenza della meningite, stilate dall’Istituto Superiore di Sanità per il periodo 2000-2016, sono chiare: impennata dei casi nel 2015 e 2016.
    Solo chi mente sapendo di mentire non mette in relazione l’impennata di casi di meningite con la presenza di immigrati dai Paesi della ‘Fascia della Meningite’ (Meningitis Belt), la zona sub-sahariana dell’Africa in cui da anni si registra una epidemia costante della patologia, tanto grave da aver spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a programmare una vaccinazione di massa di tutta la popolazione di quei Paesi entro il 2020.
    Tutta la popolazione che rimarrà in loco, si potrebbe dire, visto che il Governo italiano minaccia la salute pubblica di tutta Europa – e anzitutto dell’Italia e degli italiani – favorendo l’immigrazione illegale di centinaia di migliaia di persone di cui non si sa nulla, sia sotto il profilo dell’identità che sotto quello sanitario. Nessuno screening preventivo, nessuna verifica della Salute: ingresso in Italia ‘senza se e senza ma’, mentre dovrebbero essere molti i ‘se’ e ancor di più i ‘ma’, quanto meno sotto il profilo della profilassi sanitaria.
    Al contrario, la ‘dittatura’ idiota del politicamente corretto spinge a etichettare come xenofobo chi solleva dubbi e perplessità su questa scelta politica discutibile, ma pericolosa per la sicurezza nazionale italiana e per quella comune dei Paesi membri dell’Unione Europea.
    Il silenzio incosciente arriva perfino al mendacio spudorato sul sito ‘Viaggiare Sicuri’ edito dal MAE, Ministero Affari Esteri, nella pagina dedicata proprio agli avvisi sanitari (qui), in cui si fa riferimento a una mappa, che però non risulta disponibile. Dalla mappa si capirebbe che la Meningitis Belt riguarda tutti i Paesi da cui provengono la maggior parte di immigrati clandestini che arrivano in Italia e che vogliono andare negli altri Paesi europei.
    Sollevare la necessità di fermare questo flusso illegale di persone non è quindi una paturnia razzista, ma una necessità di profilassi sanitaria verso gli italiani, verso gli europei e verso gli immigrati che arrivano con nei nostri Paesi rispettando le regole di ingresso e immigrazione.
    Non farlo è una responsabilità che il Partito Democratico condivide con i partiti che continuano a sostenere il Governo e, in primo luogo, con NCD, un partito politico che non ha niente di Nuovo, molto di Centro voltagabbana e poco di Destra.
    Se ne ricordino gli elettori alla prima occasione utile, se lo ricordino i partiti di centro-destra in prospettiva delle prossime scadenze elettorali: un reintegro di Alfano and Friends nel Centro-Destra sarebbe doloroso e non senza conseguenze.
    Meningite, il silenzio degli incoscienti (o dei delinquenti?) | The Horsemoon Post

    BAMBINI AFFIDATI AI PROFUGHI: GENITORI CAMBIANO ASILO
    Da gennaio i sedicenti profughi in cattedra per alcune attività con i bambini dell’asilo di Vogogna, ma l’idea non è piaciuta ai genitori che hanno deciso di togliere i bambini dall’asilo vogognese e di iscriverli a quello vicino di Beura.
    “Abbiamo fatto la richiesta al primo cittadino di Beura Davide Carigi – dice Alessio Tonietti un genitore contrario alla scelta della scuola – che si è subito mostrato disponibile offrendo anche il servizio scuolabus del Comune. Ringraziamo anche il sindaco di Vogogna e la preside che hanno rispettato questa nostra scelta”.
    I profughi hanno iniziato già a collaborare anche per la recita di Natale creando malumori tra i genitori: “Noi siamo cresciuti con le nostre tradizioni con Bianco Natale e il presepe – dicono i genitori – non riteniamo giusto dover cancellare la nostra storia. Inoltre lo scorso anno i nonni per motivi di spazio non avevano potuto assistere alla recita scolastica di Natale che si era svolta a scuola. Quest’anno invece per poter dar spazio ai profughi la recita è stata fatta al ricreatorio anziché a scuola. Certo i piccoli non li spostiamo a cuor leggero perchè a Vogogna avevano ormai le loro amicizie, ma si tratta di tutelare i nostri bambini”.
    Bambini affidati ai profughi: genitori cambiano asilo | VoxNews

    “Italiani non fanno figli, serve più immigrazione”. Grillo a favore della Grande Sostituzione
    Lorenzo Berti
    Ennesima capriola di Grillo sul tema dell’immigrazione. Solamente qualche giorno fa sulla scia dell’attentato di Berlino il leader dei 5Stelle parlava di ‘immigrazione fuori controllo’ e di ‘rimpatriare subito tutti gli irregolari’, suscitando molte perplessità tra dirigenti e base militante. Nel suo discorso di fine anno invece l’ex-comico torna a parlare dell’immigrazione in modo totalmente diverso: “Oggi siamo indietro: siamo un popolo di vecchi, non ci stiamo accorgendo che stiamo invecchiando. Nel 2025 ci saranno più 60enni che 18enni. Un vecchio invecchia negli ultimi due anni di vita, perché in quei due anni costa alla società come tutta la sua precedente vita, in farmaci. Non abbiamo natalità. Nel contempo blocchiamo l’immigrazione o non inseriamo l’immigrazione in un modo logico: senza essere né di destra, né di sinistra, ma in un modo razionale, creando corridoi umanitari, controllando chi arriva in Italia”.
    Oltre a sposare i soliti luoghi comuni della sinistra sugli immigrati che scappano dalla guerra e che ci pagheranno le pensioni (entrambe bufale smentite dai dati reali), Grillo sostiene la tesi secondo la quale invece di investire in provvedimenti che aiutino gli italiani a fare figli bisogna spalancare le porte agli immigrati.
    Non c’è da stupirsi più di tanto considerate le infinite ambiguità e prese di posizione immigrazioniste da parte dei Pentastellati.
    ?Italiani non fanno figli, serve più immigrazione?. Grillo a favore della Grande Sostituzione | IL PRIMATO NAZIONALE

    PROFUGHI DEVASTANO SANTUARIO: DROGA, ESCREMENTI E ALCOL OVUNQUE
    Incredibile reportage del Resto del Carlino dal Santuario della Madonna che il vescovo di Modena ha regalato ai profughi:
    Sedie spaccate, tracce di escrementi nel cortile, decine di biciclette di dubbia provenienza e grida fortissime provenienti dall’interno. Qualcuno si affaccia alle finestre gridando e chiedendo chi si sia permesso di entrare, stando attento a non far precipitare una trentina di scarpe accatastate sul davanzale. Poi ci sono i rifiuti, insieme ad indumenti sparsi su tutto il prato. Modena come Cona? Un parallelismo che è difficile non fare osservando quello che un tempo era il curatissimo cortile del santuario della Madonna del Murazzo, patrimonio della città, che ormai non esiste più.
    È una situazione al limite della civiltà quella che ci si trova davanti agli occhi quando raggiungiamo l’ingresso dell’edificio che costeggia il santuario accanto al cimitero San Cataldo, fino a poco tempo fa gestito dalla Misericordia e che da mesi ospita i profughi affidati alla comunità L’Angolo.
    La curia, infatti, ha dato in gestione le preziose mura ma ora le stesse racchiudono una realtà di miseria ed estremo degrado, tanto che il malumore di chi conosce e frequenta il luogo sacro è evidente. I responsabili del Santuario Mariano, quasi millenario, sono infatti molto preoccupati per la situazione. All’interno dell’edificio, come conferma il responsabile dell’Angolo Alberto Garretto, sono ospitati infatti una cinquantina di richiedenti asilo di varie nazionalità.
    Il problema, però, non è la capienza dello stabile a quanto pare ma le condizioni in cui vivono gli stranieri e in cui, evidentemente senza alcun ritegno, gestiscono i luoghi a loro affidati. Ci avviciniamo al cortile e a terra notiamo indumenti rotti, bicchieri, bottiglie. Poco più avanti decine di biciclette appoggiate ai muri, molte smontate.
    Nel retro dello stabile, che una volta ospitava un elegante gazebo e curatissimi orti, veniamo investiti da odori fortissimi, provenienti da tracce di escrementi e urina.
    «Ho usato l’acido per riuscire a togliere parte degli escrementi», afferma rassegnato un operatore. L’uomo ci mostra gli infissi, quasi tutti rotti e, agitato, ci consiglia di non entrare all’interno. «Alcuni profughi sono ‘aggressivi’ – racconta –, completamente ubriachi, si picchiano tra loro. Dormono nelle loro feci spesso e ogni giorno arrivano con bici rubate e nascondono droga ovunque. Neppure io posso più entrare, mi saltano addosso. Ho paura». Ci avviciniamo alla porta, ma i profughi ci stoppano.
    Sembra quasi una visita guidata in qualche safari dei tempi che furono.
    PROFUGHI DEVASTANO SANTUARIO: DROGA, ESCREMENTI E ALCOL OVUNQUE | VoxNews

    DON RUGGERO TRASFORMA CHIESA IN MOSCHEA: TAPPETI DAVANTI ALTARE, CRISTO VERSO LA MECCA
    I tappeti per pregare Allah a novanta gradi davanti all’altare della Chiesa, il Crocifisso esposto verso la Mecca.
    Siamo a Malpensa, dove la cappella dedicata alla Madonna di Loreto, da sempre protettrice di chi vola. è stata trasformata in moschea da Don Ruggero Camagni, cappellano da 11 anni: «Mi hanno posto la questione. Loro non avevano luoghi di culto dentro Malpensa, mi hanno chiesto una mano. Il cristiano è portato a condividere: se ha tre stanze, si stringerà per dare un tetto a chi non ce l’ha, così è per la preghiera». No, quello non è il ‘cristiano’, è il masochista che è il cristiano degradato in bergogliano.
    Lì, in quella chiesa nata con Malpensa 2000, al secondo piano del terminal 1, zona partenze. Molti turisti la conoscono, qualcuno si è rifugiato a meditare su quei banchi prima di intraprendere un viaggio o un pellegrinaggio. E qualcuno storce il naso: «Ormai siamo al relativismo, alla disfatta, alla confusione planetaria».
    C’è anche una lampada, collocata su un tavolino ed esposta fra le encicliche di imam papa Francesco, i rosari e i santini del Sacro Cuore.
    Se si gira un piccolo interruttore, l’oggetto si illumina e parte una voce salmodiante in arabo. Di che si tratta? «É una sorta di jingle del Ramadan – risponde sorridente l’impiegato di una compagnia mediorientale – ». E col dito il tecnico indica le linee dell’edificio disegnato all’interno del manufatto: «É la moschea di La Mecca». Meta irrinunciabile almeno una volta nella vita per ogni buon musulmano.
    Per don Ruggero anche questo frammento di Islam atterrato in mezzo a quella che una volta si chiamava la buona stampa non è un meteorite lontano: «Me l’hanno lasciato, l’ho piazzato in quel punto. Dove è lo scandalo?» É tutto semplice, forse fin troppo per il sacerdote. E la storia sembra capovolta, in un ribaltamento vertiginoso di prospettive. Secondo la tradizione, il culto di Loreto nasce in un momento delicatissimo: nel 1291 quando i Crociati vengono buttati a mare definitivamente e il regno Latino di Gerusalemme viene conquistato dagli Infedeli, la casa della Sacra famiglia di Nazareth viene trasportata dagli angeli in Italia. Appunto a Loreto. Insomma, il miracolo è portare l’Oriente, sottratto alla nostra civiltà, in Occidente. Oggi, sette secoli dopo, l’Occidente sembra smarrire sempre più l’abc della propria grammatica, gioca a rimpiattino, maschera il proprio Dna, e fa del dialogo il proprio credo.
    Ma non basta: «Siamo in attesa di una sala ecumenica – racconta don Ruggero – ma al momento non c’è e ci dobbiamo arrangiare. Per questo ho dato volentieri l’ok all’accesso dei musulmani nella nostra cappella». Altro che muri, scontro di civiltà e visioni apocalittiche. A Malpensa siamo alla religiosità color arcobaleno. «Ma in questo modo – obietta un fedele che non nasconde la sua indignazione – tutto diventa uguale in un grande minestrone che mette insieme Cristo e Maometto». Il rispetto non va confuso con l’indifferenza o, peggio, con una sorta di complesso di inferiorità. «E poi – è il commento più gettonato – sarebbe impensabile il contrario: un posticino per i cristiani dentro una moschea». Don Ruggero non si scompone: va avanti. E abbraccia l’Islam. Anche se per molti il suo è solo un inchino. E il segno dei tempi sempre più cupi che viviamo.
    Don Ruggero trasforma Chiesa in Moschea: tappeti davanti altare, Cristo verso La Mecca | VoxNews

    VESCOVO: “DOPO BERLINO VA FATTA MOSCHEA A FIRENZE E GUAI REFERENDUM”
    L’accoglienza ai fancazzisti camuffati da profughi e la costruzione della moschea a Firenze tra i temi toccati ieri dal cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, nel consueto incontro con la stampa per gli auguri di Ramadan Natale.
    “Abbiamo chiuso la porta del Giubileo – ha ricordato con Papa Francesco – ma non si chiude la porta della misericordia”. Soprattutto non si chiude il lato b e il portafoglio, sempre pronti ad accogliere.
    L’invito di Betori, “deve essere una città che crea ponti”, come Berlino. Da qui il richiamo alla recente Lettera natalizia dei vescovi toscani sull’accoglienza di fancazzisti richiedenti asilo: occorre “creare percorsi di integrazione, non limitarsi a dare un tetto”. Ma infatti, percorsi da percorrere in camion.
    Con questa Lettera, ha spiegato, “ci siamo messi innanzitutto in linea con quella che è la preoccupazione del Santo Padre”. Di fronte a “bisogni sempre crescenti abbiamo bisogno di ulteriore impegno”.
    Con riferimento all’attentato di Berlino, l’arcivescovo ha sottolineato la necessità di combattere il terrorismo “rimuovendo le false motivazioni come quella dello scontro di civiltà” e attraverso “una maggiore conoscenza e un maggior dialogo tra i popoli e le religioni”. E’ un caso fortuito che siano islamici.
    Deciso il “no” al referendum sulla costruzione di una moschea: “Non è da chiedersi se occorre fare una moschea, ma una moschea va fatta”. Imam o vescovo? Sicuramente non conoscitore della Costituzione, visto che l’Islam non è riconosciuto come religione di Stato in Italia.
    Ormai gli alti papaveri della Chiesa sono la quinta colonna dell’invasione islamica. Chi dà l’8 per mille lo dà all’invasione.
    Vescovo: ?Dopo Berlino va fatta moschea a Firenze e guai referendum? | VoxNews


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    SARDEGNA: EPIDEMIA DI TUBERCOLOSI IN HOTEL PROFUGHI
    Una famiglia del Camerun arriva a Cagliari a giugno del 2016. Una delle rarissime se non uniche famiglie. Allo sbarco, madre e figlia di un anno risultano positivi al test di Mantoux per la Tubercolosi. Rarissimo anche che facciano il test a chi sbarca.
    Trasferiti all’Abbablu di Solanas, un hotel trasformato in centro d’accoglienza, vengono seguiti da un ‘volontario’ tal Massimo Coraddu: «Dopo tre mesi di permanenza in quell’albergo nessuno s’era occupato di monitorare le condizioni di quelle persone, malgrado il libretto sanitario lo prevedesse – è il suo racconto – così sono stato io ad accompagnarli per una visita, i genitori al poliambulatorio Asl di viale Trieste e la piccola al pronto soccorso pediatrico del Brotzu, dove viene diagnosticata una lesione polmonare. A settembre la famiglia ha ricevuto un riconoscimento umanitario e grazie a quello è stata trasferita nella penisola». Grazie.
    Secondo Coraddu non si tratterebbe dell’unico a rischio nell’hotel Abbablu, 134 posti letto per i quali la prefettura versa 32,55 euro ciascuno al giorno: «È un luogo lontano da Cagliari e il gestore si è impegnato nella convenzione con la prefettura a garantire il trasporto dei migranti nelle strutture sanitarie per i controlli necessari, ma questo non avviene mai».
    Una bomba epidemica sono i fancazzisti camuffati da profughi. Danno riconoscimento umanitario anche a famiglie di parassiti in arrivo dal pacifico e relativamente ricco Camerun. Tutto a spese dei contribuenti e a danno del SSN che viene così ingolfato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
    SARDEGNA: EPIDEMIA DI TUBERCOLOSI IN HOTEL PROFUGHI | VoxNews

    Migranti, paura in polizia: "Usate guanti e maschere"
    Allarme sanitario dopo il ricovero di un profugo. Necessari dispositivi di protezione per gli agenti
    Serenella Bettin
    Immigrato ricoverato per meningoencefalite, scatta l'«allarme sanitario». Poliziotti costretti a dotarsi di mascherine e guanti.
    Accade a Conetta, nel veneziano. Dopo la morte del 2 gennaio scorso, di Sandrine Bakayoko, richiedente asilo ivoriana, ospite nell'ex base militare, ora un immigrato, originario del Bangladesh, 19 anni, è stato ricoverato sabato notte nel reparto Malattie Infettive dell'ospedale di Padova. Il bengalese, sempre ospite nel campo base, si è sentito male sabato sera. Giunto in pronto soccorso in codice rosso, all'inizio vi era il sospetto si trattasse di una forma di meningite batterica invasiva, ipotesi poi esclusa dagli accertamenti dell' unità locale socio sanitaria (Ulss 3 Serenissima).
    Ma il sospetto che il rischio di qualche contagio ci potesse essere, è venuto agli uomini della Polizia di Stato, che ieri si trovavano a presidiare l'ennesima manifestazione dei richiedenti asilo a Conetta. Dopo la notizia del ricovero del bengalese, alle 9.48 di ieri, è scattato l'allarme. «Per i colleghi impiegati in servizio a Conetta ha scritto Mauro Armelao, vice segretario nazionale Ugl Polizia di Stato si raccomanda di avere dispositivi di protezione individuale quali guanti e mascherine. Oggi a Conetta sarà presente un nostro medico. Evitate contatti diretti con i profughi fino a che non saranno fatti i dovuti accertamenti».
    Dopo la conferma della meningoencefalite di tipo virale, infezione dell'encefalo e delle meningi, che non comporta, fanno sapere, rischi di contagio e non necessita misura di profilassi, ieri mattina, però, il medico della Polizia di Stato ha spiegato a tutti gli agenti in servizio come indossare e utilizzare guanti e mascherine. In particolare: maschere facciali con visiera removibile monouso, mascherine facciali filtranti FFP3 e guanti; materiale reperibile nei locali in uso dagli agenti.
    Ma a denunciare che la situazione fosse a rischio, ci aveva già pensato l'Ugl - Polizia di Stato dopo la morte di Sandrine Bakayoko, chiedendo l'immediata chiusura del campo di Conetta e i controlli sanitari su tutti i richiedenti asilo ospitati. «Stiamo valutando con i nostri legali aveva fatto sapere Armelao di fare un esposto in procura affinché verifichi le condizioni di salute di tutti gli ospiti del centro per salvaguardare le forze dell'ordine e i cittadini stessi, a rischio incolumità. Oltre 1300 profughi non possono convivere lì dentro. Chiediamo poi venga istituito un posto medico avanzato». Non solo. Le prove che le richieste di aiuto da parte degli agenti sono state tante, ci sono. Eccome. É del 3 gennaio scorso una lettera, del segretario generale dell'Ugl Polizia di Stato, Valter Mazzetti, inviata al ministero dell'Interno e al dipartimento di Pubblica Sicurezza, con cui chiede, su richiesta, la possibilità di vaccinare gratuitamente tutti gli operatori di polizia.
    «I casi di meningite ha detto Mazzetti hanno fatto sorgere una crescente preoccupazione tra il personale, che per esigenze di servizio opera a contatto con molti soggetti in luoghi affollati». «Attendiamo una risposta urgente incalza Armelao - ora più che mai, da parte del ministero. Chiederò di fermare i colloqui all'ufficio immigrazione in questura a Marghera (Venezia), per i migranti provenienti da Conetta».
    Migranti, paura in polizia: "Usate guanti e maschere" - IlGiornale.it

    MENINGITE IN CENTRO PROFUGHI CONETTA
    E’ ricoverato, a spese dei contribuenti, nel reparto di malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova: si tratta di un giovane fancazzista (profugo) ospite del Centro di Cona (quello della sommossa) soccorso la notte scorsa per un caso di meningo-encefalite. Si tratta di un cittadino del Bangladesh di 19 anni: come sapete infuria una guerra onirica in Bangladesh.
    Diranno che non è ‘contagiosa’. Direbbero di tutto per non ‘turbare’ i cittadini.
    MENINGITE IN CENTRO PROFUGHI CONETTA | VoxNews

    LA SCORTA NON BASTA, SALTA CONCERTO BELLO FIGO: TROPPE MINACCE
    La scorta di poliziotti e carabinieri pagata dai contribuenti non basta. Troppi gli insulti e le minacce: salta il concerto del ghanese Bello FiGo previsto per sabato 14 gennaio al Land of Freedom di Legnano.
    La serata – spiegano gli organizzatori – è stata annullata per ragioni di sicurezza dopo le ripetute minacce arrivate anche sui social network. Un clima ostile tale da non poter consentire lo svolgimento del concerto. Quello di Legnano è il terzo concerto saltato del rapper che incita allo stupro di donne italiane in Lombardia, ormai da settimane l’africano non riesce ad esibirsi nei locali.
    Al posto di Bello Figo sul palco del Land ci sarà una serata dedicata agli anni ’90 con Gianni Drudi. Grande Gianni Drudi.
    LA SCORTA NON BASTA, SALTA CONCERTO BELLO FIGO: TROPPE MINACCE | VoxNews

    A Goro cacciarono gli immigrati. Ora ospitano famiglia italiana
    A Goro due cooperative di pescatori hanno dato un buono spesa e una casa ad una famiglia (italiana) sfollata: "Benvenuti nella repubblica di Goro"
    Rachele Nenzi
    Goro e Gorino respinsero i migranti. Una quindicina di ragazze sbarcate in Italia e redistribuite nei due piccoli comuni nel ferrarere senza "l'autorizzazione" dei cittadini. E soprattutto requisendo l'unico hotel della zona, togliendolo ai turisti e regalandolo ai migranti.
    Oggi i cittadini, quasi tutti pescatori, parlano della "repubblica di Goro". E in effetti sono gli unici in Italia ad essere riusciti a costringere il prefetto a rivedere le proprie decisioni e a spostare altrove i profughi. E in questa "repubblica" a parte, ieri i responsabili di due cooperative di pescatori hanno deciso di dimostrare che quello di Goro è un popolo ospitale. Ma con chi vogliono loro. Ovvero una famiglia sfrattata di Cavarzere, padre, madre e quattro figli, che nel loro paese non avevano trovato una sistemazione.
    "A Cavarzere, il nostro Comune in provincia di Venezia, nessuno ci ha aiutato anzi ci hanno presi in giro", così ha detto Gianluca Maniero prendendo le chiavi di quella che sarà la loro casa. A Goro Fausto Gianella e Mauro Finotello, rappresentanti delle cooperative di pescatori, sono riusciti a raccogliere i soldi per un buono spesa da 800 euro e ad assegnare a questa famiglia un appartamento. "Si tratta di un gesto di solidarietà - ha spiegato a La Nuova Ferrara il capo della cooperativa La Vela - un incentivo per ripartire. E la casa dove andranno ad abitare, anche se si trova a Mesola, è di proprietà di una gorese che ha voluto mettere a disposizione a titolo gratuito la propria abitazione per aiutare questa famiglia".
    Se ai migranti ci pensa lo Stato, agli italiani ci pensano gli stessi italiani. ci hanno pensato i cittadini di Goro, cui "non interessa" quello che dice la tv. Per loro è importante aiutare un italiano e dare un messaggio. Le cooperative di pescatori sono pronte anche a trovare un lavoro a Maniero, quello che gli manca da un anno e mezzo.
    A Goro cacciarono gli immigrati. Ora ospitano famiglia italiana - IlGiornale.it

    "La clandestinità è un reato". Ci arrivano (anche) i giudici
    Troppi in Italia i casi di irregolari assolti e mai espulsi La Cassazione contro i tribunali: "Legge da rispettare"
    Lodovica Bulian
    La legge è uguale per tutti, anche nell'era dell'emergenza immigrazione. Chi non rispetta un decreto di espulsione commette un reato.
    Ha dovuto ribadirlo la Cassazione, di fronte alla sfilza di assoluzioni emesse a favore di migranti irregolari rintracciati dalle forze dell'ordine e già destinatari di fogli di via mai eseguiti. Espulsi sulla carta, ma di fatto mai rimpatriati, e infine assolti, perché il rendersi irreperibili e il rimanere illegalmente in Italia «non costituisce reato». Ecco, non è vero che il fatto «non costituisce reato».
    L'ha ribadito la suprema Corte, mettendo nero su bianco l'accoglimento di un ricorso con cui il procuratore generale della corte d'Appello di Venezia aveva impugnato una serie di assoluzioni nei confronti un gruppo di marocchini irregolari. Non avevano dato seguito all'ordine di allontanamento emesso contestualmente al decreto espulsione, ma un giudice di pace di Verona aveva deciso comunque di non procedere contro di loro, sulla scorta dei «più recenti orientamenti in tema di immigrazione clandestina sul piano etico e su quello legislativo, che avevano significativamente mutato la considerazione» del reato di immigrazione clandestina. Fondando la motivazione sul fatto che gli stranieri non sapessero di essere stati espulsi.
    Ma i giudici della Cassazione ora fanno notare che non basta rendersi irreperibili alle notifiche delle autorità competenti, andando a ingrossare le fila dell'esercito di fantasmi scomparsi dai radar dell'accoglienza ma non dalla rete della clandestinità, per dimostrare di non essere consapevoli di dover lasciare l'Italia. Per la Corte il reato può essere escluso «soltanto dalla rappresentazione di una situazione effettivamente giustificativa o dalla dimostrazione che la inosservanza del provvedimento espulsivo è correlata alla non consapevolezza da parte» degli imputati «del relativo obbligo» di rimpatriare e, quindi, «alla non volontarietà della condotta omissiva».
    Nel caso in questione, inoltre, la «prospettata tendenza legislativa alla depenalizzazione del reato» evidenziata dal giudice di Verona, non basta a evidenziare «la sussistenza di un giustificato motivo» per assolverli. La sentenza della Cassazione arriva a fare chiarezza, dopo numerosi altri casi di stranieri che si fanno beffe degli obblighi di rimpatrio, proprio nell'anno record degli sbarchi. Quello che ha visto il nostro Paese superare per numeri anche la Grecia, protetta dai flussi dall'accordo con la Turchia che di fatto ha chiuso la rotta balcanica.
    Da gennaio a oggi sono arrivate sulle nostre coste dal Mediterraneo 178.802 persone, di cui 24.929 minori non accompagnati. Stando alle statistiche, solo il 4% ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato: chi non ottiene altre forme di protezione, né umanitaria né sussidiaria, è considerato un migrante economico e viene inserito nella lista dei rimpatri. Che vengono eseguiti a singhiozzo per la mancanza di efficaci accordi bilaterali che consentano la ripresa in carico del Paese di provenienza. E perché sempre di più, chi ha affrontato l'inferno della traversata sui barconi, «sparisce» pur di non rischiare di essere messo su un volo di ritorno. Le dimensioni del fenomeno le ha date il commissario europeo all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos: «Se confrontiamo Italia e Grecia, l'80% dei migranti che attraversano il mar Egeo sono profughi, mentre la maggioranza di quelli che arrivano in Italia dal Mediterraneo centrale, sono irregolari».
    "La clandestinità è un reato". Ci arrivano (anche) i giudici - IlGiornale.it

    SENTE UN PIANTO E VA A VEDERE: 5 PROFUGHI LA STUPRANO IN GRUPPO
    Nuovo terribile e brutale episodio arriva dalla Germania sotto il tallone dei profughi. Ad Amburgo, una giovane infermiera è stata attirata in un parco da un finto pianto che credeva di una vittima, e lì violentata da cinque immigrati africani. Lo scrivono i media locali.
    La ragazza, 28 anni, che lavora nel vicino ospedale:
    E’ svenuta per la furia dello stupro di gruppo. Ed è rimasta esanime per ore, fino al risveglio in stato quasi di ipotermia: nonostante questo è riuscita a chiamare i soccorsi e si è salvata. Almeno fisicamente.
    Orde di invasori si aggirano come lupi nel continente un tempo chiamato Europa. E noi stiamo a guardare.
    Sente un pianto e va a vedere: 5 profughi la stuprano in gruppo | VoxNews

    PROFUGO STUPRA 6 RAGAZZE, AL GIUDICE: “DIFFICILE TROVARE FIDANZATA QUI, E AVEVO BISOGNO DI SESSO”
    Asif M, profugo pakistano(!) di 26 anni, è comparso ieri davanti il tribunale di Berlino, per rispondere almeno 6 stupri commessi tra l’aprile e il luglio scorsi.
    Il profugo – scrivono i media locali – ha ammesso le proprie colpe ma si è difeso. Così: “Ero fuori di me. Avevo bisogno di sesso. Ed è così difficile trovare una fidanzata in Europa quando sei un povero rifugiato con nulla da offrire. E io volevo sesso”.
    Ha poi sbeffeggiato le vittime, dicendo che “non hanno resistito molto”.
    Profugo stupra 6 ragazze, al giudice: ?Difficile trovare fidanzata qui, e avevo bisogno di sesso? | VoxNews

    Bracconeri choc: "Un attentato per togliere Pd e clandestini"
    Violentissimo tweet dell'attore: "Mi piange il cuore dirlo,ma solo un attentato in Italia ci leverà dai coglioni PD E CLANDESTINI...poi la rivolta"
    Ivan Francese
    "Vi sembrerà assurdo e mi piange il cuore dirlo, ma solo un attentato in Italia ci leverà dai coglioni PD E CLANDESTINI...poi la rivolta".
    Questo il tweet con cui Fabrizio Bracconeri, attore e conduttore televisivo, ha scatenato la bufera questo pomeriggio.
    Un messaggio per l'appunto assurdo, come ha osservato il suo stesso autore. Che però, di fronte alle critiche degli utenti della rete contro un messaggio così violento, tiene il punto.
    "Hanno rovinato il Paese" e "Piddini tutti assassini", "cretini", scrive nelle risposte ai tweet di commento. Tentando pure di argomentare le sue affermazioni: "Vorrei che i piddini e i clandestini da noi pagati sparissero con le buone, mai vorrei che un italiano sia coinvolto".
    "Le autorità dovrebbero far rispettare il volere del popolo, non dei governi imposti - scrive Bracconeri - Bisogna denunciare il Pd per istigazione al suicidio e invasione di masse", prosegue.
    "Ma se lo dice il capo della polizia - conclude facendo riferimento all'intervista a Franco Gabrielli pubblicata oggi sul Giornale - allora posso preoccuparmi?"
    Bracconeri choc: "Un attentato per togliere Pd e clandestini" - IlGiornale.it

    MINNITI: “VERSO INTESA CON ISLAM”, 8 PER MILLE…
    Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, per la prima volta dal suo insediamento, ha presieduto al Viminale la riunione del Consiglio per le relazioni con l’Islam ‘Italiano’, organismo con funzioni consultive sulle questioni relative alle comunità musulmane in Italia.
    Nel corso della riunione è stata effettuata una rapida ricognizione sull’attività svolta e sullo stato di attuazione delle iniziative avviate, riguardanti, in particolare, la formazione degli imam, i luoghi di culto e la condizione dei giovani e delle donne musulmani.
    Al riguardo, Minniti, nell’esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dal Consiglio, ha sottolineato “l’importanza della collaborazione e del dialogo con le diverse comunità e associazioni islamiche, con le quali è auspicabile pervenire in tempi brevi ad accordi, nella prospettiva di una futura Intesa, che portino ad impegnarle a sviluppare, responsabilmente, insieme allo Stato, verso interventi e iniziative più adeguate per un inserimento armonico e rispettoso nell’ordinamento nazionale”.
    ‘Intesa’ sarebbe il riconoscimento dello Stato italiano dell’Islam: una religione anti-costituzione. Compreso l’8 per mille.
    Minniti: ?Verso intesa con Islam?, 8 per mille? | VoxNews

    AMPUTARONO CAPOTRENO CON MACHETE, CONDANNE RIDOTTE
    Sono state ridotte le pene ai tre figli di badanti salvadoregni, appartenenti alla gang MS13, imputati nel processo d’appello a Milano per il tentato omicidio, l’11 giugno 2015 a colpi di machete, del capotreno Carlo Di Napoli alla stazione di Villapizzone, nel capoluogo lombardo.
    I giudici della Corte d’Appello hanno escluso l’aggravante dei futili motivi per José Rosa Martinez, Jackson Lopez Trivino e Andres Lopez Barraza, che sono stati condannati, rispettivamente, a 12 anni, a 14 anni e a 10 anni di reclusione.
    Nel processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato l’8 febbraio scorso davanti al gup di Milano Alfonsa Ferraro, i tre erano stati condannati rispettivamente a 14 anni, a 16 anni e a 11 anni e 4 mesi. Confermata l’assoluzione, invece, per gli altri tre giovani imputati nel processo, Alexis Ernesto Garcia Rojas, Kevin Jeovanni Vasquez Majano e Henry Alexander Cortez Gonzales.
    Amputarono capotreno con machete, condanne ridotte | VoxNews

    DON CONTIN: UNA CHIESA TRA CUCKOLD DELL’ACCOGLIENZA E SCAMBISTI
    Era il parcheggio di un supermercato di Vicenza uno dei luoghi assiduamente frequentati dall’ex parroco di San Lazzaro don Andrea Contin. Il prebistero lo raggiungeva in auto in orario serale. Non era mai da solo. Quel posto, una struttura che sovrasta numerose attività commerciali, è abitualmente frequentato dagli scambisti. Don Andrea non si accontentava evidentemente di trovare partner occasionali per le orge delle sue amanti. Praticava anche lo scambismo di coppia.
    È una circostanza riferita dalla 49enne impiegata che ha dato il là all’inchiesta della Procura, al culmine di una relazione sentimentale diventata ormai ingestibile. Più volte la donna è stata costretta ad accompagnare il sacerdote a Vicenza e a concedersi ad uomini sconosciuti mentre don Contin trascorreva la serata con altre. Nella dettagliata denuncia finita nelle mani dei carabinieri del maresciallo Alberto Di Cunzolo non esita a definirla una pratica abituale.
    La Chiesa di Bergoglio, spogliata della Fede, è solo una immensa e dannosa ONG. Fatta di cuckold e puttanieri.
    Don Contin: una Chiesa tra cuckold dell?accoglienza e scambisti | VoxNews

    La politica dell’accoglienza del Papa destabilizza l’Europa. Un pamphlet
    Il nuovo libro del francese Laurent Dandrieu
    di Mauro Zanon
    Parigi. Laurent Dandrieu è il nom de plume con il quale firma articoli molto seguiti sulle pagine di società e cultura di Valeurs Actuells, il settimanale della destra liberal-conservatrice francese. Nato a Roma, profondamente cattolico e anti moderno, Dandrieu si occupa da vicino delle questioni religiose, soprattutto da quando al Vaticano siede papa Francesco.
    Ed è proprio al Pontefice che l’autore ha consacrato il suo ultimo libro, “Église et immigration. Le grand malaise” (Presses de la Renaissance). Un libro dove il pontefice e la chiesa cattolica tutta sono giudicati con severità per l’attuale gestione della crisi migratoria e per l’atteggiamento ambiguo mostrato in questi ultimi anni verso l’inquietudine identitaria dei popoli europei. “Il Papa è contro l’Europa?”, è la domanda che permea questo pamphlet di denuncia nei confronti di papa Francesco e delle sue troppe arrendevolezze.
    Dandrieu non esita a parlare di “suicidio di civiltà” favorito dal comportamento di apertura scriteriata all’immigrazione e alle culture allogene della chiesa cattolica sotto papa Francesco, e a sottolineare come molti cattolici, a partire da lui medesimo, provino un malessere crescente dinanzi agli attuali stravolgimenti europei. Il malaise dei cattolici, divisi tra la loro fedeltà alla chiesa e la legittima preoccupazione di proteggere la propria identità, si è acutizzato in questi ultimi due anni.
    Mentre l’Europa, che non è riuscita a integrare nemmeno le precedenti generazioni di immigrati, è sottomessa a un’ondata migratoria senza eguali, la chiesa cattolica, più che mai, insiste sull’“l’imperativo dell’accoglienza”, dando l’impressione di farsi complice di ciò che lo stesso papa ha qualificato come “invasione”, scrive Dandrieu.
    Ma questa incomprensione tra i popoli europei di fede, tradizione e cultura cristiana e la chiesa cattolica è una fatalità? La chiesa è condannata a essere prigioniera della “cultura dell’incontro” auspicata dal Papa, con il rischio di abbandonare il continente europeo al caos? Attorno a queste questioni il giornalista di Valeurs Actuelles sviluppa le sue riflessioni, riprendendo molti dei temi che erano già stati al centro di un articolo rumoroso pubblicato a settembre nel suo settimanale. L’articolo si intitolava “L’Église au piège de l’immigration”, la chiesa nella trappola dell’immigrazione, e Dandrieu scriveva che nel discorso di Papa Francesco e dei vescovi i continui richiami all’imperativo della carità cristiana tendevano a occultare la dimensione politica del problema migratorio. In quelle righe spiegava soprattutto come le prese di posizione della chiesa cattolica sulla “crisi dei migranti” avessero inasprito il dibattito tra i cattolici francesi e li avessero fortemente divisi: “Insistendo esclusivamente sull’accoglienza dei ‘rifugiati’, la chiesa contribuisce ad aumentare il vortice migratorio che minaccia di destabilizzare la società occidentale”.
    La politica dell?accoglienza del Papa destabilizza l?Europa. Un pamphlet - Il Foglio


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    Predefinito Re: Rif: Le delizie della società multietnica

    PROFUGHI: E’ EMERGENZA SPACCIO, DISTRIBUISCONO DROGA NELLE SCUOLE
    Pestaggi che sanno di regolamento di conti e traffico di hascisc. Protagonisti: i profughi. Il fenomeno sta creando allarme in tutta Italia. Le forze dell’ordine hanno aumentato i controlli e negli ultimi mesi gli arresti e i sequestri di stupefacente hanno avuto un’impennata. Ma serve a poco, con decine di migliaia di nuovi spacciatori con ‘protezione umanitaria’ che usano i centri profughi e gli hotel come basi dello spaccio.
    A Udine, nel 2015, la Polizia ha smantellato un’organizzazione composta da varie etnie di richiedenti asilo politico che venivano mandati a spacciare tra gli studenti. Gli arresti non hanno arginato i traffici. Il 2016 ha segnato un boom in parallelo all’ondata di fancazzisti raccatti in Libia dal governo in combutta con le organizzazioni di scafisti umanitari.
    L’ultimo caso in ordine di tempo è di ieri, a Sassari. I militari hanno arrestato un 20enne nigeriano ospite di un centro di prima accoglienza di Sassari perché trovato nel centro storico cittadino con 16 dosi di eroina e 130 euro in contanti provento dell’attività di spaccio.
    I militari hanno quindi effettuato un ulteriore approfondimento della situazione nel Cento di Accoglienza dov’è ospitato il 20enne nigeriano. i Baschi Verdi hanno trovato un altro 20enne extracomunitario ospite della struttura con 12 dosi di droga, già confezionate per essere vendute.
    Stiamo importando spacciatori, stupratori e terroristi.
    PROFUGHI: E? EMERGENZA SPACCIO, DISTRIBUISCONO DROGA NELLE SCUOLE | VoxNews



    MINISTERO GIUSTIZIA HA SOLDI PER INSEGNANTE DI ‘ISLAMOLOGIA’ MA LASCIA AGENTI SENZA DIVISE
    Il Ministero della Giustizia ha i soldi per assumere un estremista islamico come “professore di islamologia per gli agenti”, ma allo stesso tempo lascia gli stessi agenti della Polizia Penitenziaria senza divise.
    Nelle carceri del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Liguria la segreteria regionale dell’Osapp denuncia: “uniformi vecchie e logore che gli agenti sono costretti a rattoppare e a indossare facendo attenzione a non respirare troppo, per paura di strappi al tessuto ormai sottilissimo e inadeguato alla stagione invernale“.
    “L’amministrazione penitenziaria – prosegue l’Osapp – chiede la compilazione del modulo per le taglie e le misure aggiornate, ma che serve se per interi anni non si provvede a consegnare l’adeguata fornitura?”. Il sindacato porta altri esempi di criticità, tra cui le condizioni della strada che porta al carcere di Torino, “una vera groviera”, la qualità del cibo e le procedure di preparazione, ma anche “un disgustoso lezzo che imperversa dai sotterranei del padiglione B della casa circondariale di Torino”. “Gli interventi – conclude l’Osapp – non sono più procrastinabili”.
    Ministero Giustizia ha soldi per insegnante di ?islamologia? ma lascia agenti senza divise | VoxNews

    LA BELLA VITA DEI PROFUGHI A BORDO PISCINA NEL RESORT DI LUSSO
    E LO HANNO ANCHE FATTO FALLIRE, MA CONTINUANO A VIVERE LI’, ABUSIVAMENTE: E LA PREFETTURA NEGA DI AVERLO MAI SAPUTO, MENTENDO
    Dal giornale locale:
    «A Borgo Machetto non risultano esserci profughi» spiegano alla prima telefonata Rosa Leso, sindaco di Desenzano e Giovanna Longhi, capo di gabinetto della Prefettura di Brescia. Eppure il nuovo arrivato è lì di fronte a noi, a bordo piscina. Cellulare in mano, sguardo annoiato e tanta voglia di parlare. «I’m from Ghana», e giù a raccontarci di Sulley Muntari, mediano ex Inter ed ex Milan. Con lui ci sono altri 14 richiedenti asilo provenienti da Pakistan e Bangladesh: da metà novembre stanno tutti in questo lussuoso resort quattro stelle di Desenzano che è stato chiuso, finito all’asta (per il momento sospesa) e che ora è al centro di una contorta vicenda giudiziaria. Per Prefettura e Comune a Borgo Machetto dovrebbero esserci solo uno splendido hotel con le finestre chiuse e un bel campo da golf a 6 buche. Le persiane, però, sono tutte aperte e al terzo piano i ragazzi cantano sulle note di Justin Timberlake.
    Protagonista della vicenda è Agriscar, azienda privata che gestisce Borgo Machetto con un contratto d’affitto (Dopo che la proprietà – Gielle di Lino Grassi – è fallita il Tribunale di Brescia ha dato lo sfratto a Agriscar ma l’azienda non libera l’immobile): ha una convenzione con la Prefettura per ospitare richiedenti asilo in altre strutture, ma non nel resort in questione. A novembre, dopo la chiusura dell’hotel imposta dalla vicenda giudiziaria, la società ne ha girati 15 nel resort di Desenzano nonostante la dottoressa Longhi e la Prefettura giurino di «non esserne al corrente: Borgo Machetto non è nella lista delle proprietà dove possono soggiornare i richiedenti asilo». Idem per la polizia locale di Desenzano («Non ne sappiamo nulla») e per il Comune. «Oppure qualcuno sapeva la cosa e l’ha tenuta nascosta», spiega il sindaco Leso. Una frecciata alla Prefettura? «Non penso siano così poco corretti nei confronti del Comune». Al primo piano del resort è affisso il programma dei corsi di italiano e l’insegnante al telefono, spiega che «la Prefettura è informata, ogni giorno comunichiamo le presenze nella struttura».
    Borgo Machetto andava liberato per permettere il regolare svolgimento della procedura d’asta. Scaroni, però, ha presentato opposizione continuando a tenere aperto l’hotel. A ottobre è arrivato l’ufficiale giudiziario e il resort è stato chiuso al pubblico ma a metà novembre sono comparsi i 15 profughi. Si può fare? «È tutto regolare: ho un contratto d’affitto con la società fallita e pago il dovuto al Tribunale. Ho chiuso il resort al pubblico perché il Tribunale ha bloccato piscina e ristorante», si difende Scaroni. «Sarà il giudice a decidere se l’opposizione della Agriscar è valida, la situazione al momento non è chiara», spiegano i curatori.
    Il campo da golf, in affitto a una società sportiva, continua a lavorare rispettando il valore della location. Dall’altra parte, nell’area del resort, l’erba è incolta e ci sono segni di incuria. Ora l’asta è sospesa perché si cerca un accordo post-fallimento con i creditori ma vendere il complesso non sarà semplice con tutto quel che ne consegue per i creditori. «La presenza dei richiedenti asilo è un elemento che svaluta l’altissimo valore del resort», spiega Vincenzo Cristarella, curatore della Gielle. Lui e tutti i professionisti che si occupano della vicenda sanno che a Borgo Machetto ci sono 15 richiedenti asilo. «Verificheremo la situazione», concludono Longhi ed il vice prefetto Salvatore Pasquariello.
    Probabilmente il Prefetto non lo sapeva, ma noi lo sapevamo da mesi: RESORT DI LUSSO PER I PROFUGHI: PISCINA, CAMPO DA GOLF E TURISTE
    Ma dissero, i soliti cazzari, che non era vero. Che i fancazzisti non vivevano in quel resort. Invece ci vivevano e ci vivono: a spese vostre.
    E l’hanno anche fatto fallire.
    La bella vita dei profughi a bordo piscina nel resort di lusso ? FOTO | VoxNews

    La Livorno M5s assume i migranti e fa chiudere bottega agli italiani
    Gli stranieri riparano bici a prezzi stracciati. L'ira dei negozianti
    Chiara Giannini
    Livorno - Nella rossa Toscana ora anche i grillini, in accordo con il Pd, sostengono progetti di integrazione per gli immigrati.
    Succede a Livorno, dove l'Arci ha creato un'attività, che partirà tra pochi giorni, che consentirà agli extracomunitari di riparare biciclette a prezzi stracciati. Ma è polemica, perché i commercianti della città labronica non ci stanno: «Per l'officina di riparazione, l'Arci - spiegano -, essendo associazione, non pagherà le tasse, come invece siamo costretti a fare noi e farà prezzi concorrenziali che ci toglieranno lavoro».
    E ciò che dà più fastidio è che l'iniziativa, di stampo Pd, è patrocinata dal Comune pentastellato di Livorno, guidato dal sindaco Filippo Nogarin. Tanto che alla presentazione del progetto era presente l'assessore al sociale Ina Dhimgjini, la quale non ha avuto peli sulla lingua nel dire che «le autorità sostengono e sosterranno in ogni modo possibile questa nuova iniziativa». L'attività, nata in seno ad Arci solidarietà, avrà il nome di «Ciclofficina contropedale» e avrà la sua sede al civico 24 di piazza Garibaldi. Vi saranno impiegati giovani tra i 18 e i 25 anni provenienti da Senegal, Ghana, Nigeria, Gambia e Costa D'Avorio che sono ospiti in case di accoglienza della città. I livornesi sono stati invitati a portare le loro biciclette usate per regalarle, visto che saranno riparate e poi rivendute. I prezzi applicati saranno bassissimi, ma si potrà anche andare all'officina e utilizzare gli attrezzi per fare da soli le riparazioni. In questo caso l'offerta sarà libera. Alcune bici sono state portate nei giorni scorsi anche dall'assessore regionale del Pd Francesco Gazzetti, ma il gesto ha scatenato la reazione degli esponenti di Fratelli d'Italia. «È vergognoso - chiarisce il responsabile di Fratelli d'Italia di Livorno, Andrea Romiti - che Gazzetti metta gli immigrati davanti agli italiani. A poche decine di metri dall'officina di Arci c'è, oltretutto, un negozio storico di Livorno, quello di Giuseppe Passuello, che è stato un grande campione di ciclismo. Lui e la sua famiglia hanno tirato su quell'attività di vendita e riparazioni di biciclette con grandi sacrifici e ora Pd e Movimento 5 stelle pensano di fargli perdere i clienti praticando prezzi stracciati e non pagando le tasse, visto che l'Arci è un'associazione e non è soggetta al regime tributario dei commercianti. Noi non ci stiamo e chiediamo che italiani e immigrati siano messi sullo stesso piano».
    Professionisti del settore si sono messi a disposizione gratuitamente per dare il loro supporto legale. «Verificheremo - prosegue Romiti - quali sia la normativa in materia e poi chiederemo che sia applicata anche ai commercianti, che a questo punto potranno costituirsi in associazione e smettere anche loro di pagare tasse e manodopera, in modo che non ci siano più due pesi e due misure. Inoltre, sia l'atteggiamento del consigliere regionale Gazzetti che quello del sindaco Nogarin e della sua giunta ci lasciano basiti. Il primo perché mette gli italiani davanti agli immigrati, i secondi perché a livello nazionale fanno capire di non sopportare l'immigrazione incontrollata e poi vanno a braccetto col Pd».
    La Livorno M5s assume i migranti e fa chiudere bottega agli italiani - IlGiornale.it

    DEVASTA GLI SPOGLIATOI DEI PROFUGHI: “LO RIFAREI SUBITO”
    “Non ho rimorsi per quello che ho fatto e per quello che è successo, lo rifarei anche oggi stesso. Il mio è stato un gesto di ira, di rabbia, un messaggio a difesa dei tanti cairesi in difficoltà. Sono stato accusato di razzismo, ma il razzismo, invece, come dimostra la partita di calcio di ieri, è al contrario, verso noi italiani”.
    Il giorno dopo, a mente fredda, Corrado Brin torna sul movimentato episodio di ieri avvenuto nello stadio intitolato al padre, Cesare Brin, nel quale ha devastato gli spogliatoi della struttura comunale cairese dopo aver visto una partita di calcio tra profughi: “Quando ho visto quei clandestini giocare sul campo intitolato a mio padre, vestire quelle magliette, indossare scarpe di lusso, mi è salito il sangue al cervello pensando ai genitori dei bambini cairesi che pagano 300 euro all’anno per il settore giovanile della Cairese, pensando ai giovani e agli anziani in grave difficoltà…”, racconta Brin.
    “Non penso affatto di avere esagerato, ero troppo indispettito dalla situazione e dopo la lite con l’assessore cairese e altre persone presenti ho sentito il bisogno di sfogarmi, non volevo fare male a nessuno: è stato un gesto d’impeto e di rabbia, anche se sono contento di aver festeggiato il compleanno in questo modo e non temo le conseguenze giuridiche o penali per il mio gesto” aggiunge ancora.
    “Quello che è avvenuto ieri è stata una offesa a mio padre, in primis, una offesa ai cairesi e agli italiani: quelli che giocavano erano clandestini, non profughi…Tra l’altro se il sottoscritto e qualche amico volessimo giocare a calcio non sarebbe possibile ottenere il campo comunale, dicendoci di andare a quello di San Giuseppe, ma loro invece giocano tranquillamente, alla nostra faccia…”.
    Devasta gli spogliatoi dei profughi: ?Lo rifarei subito? | VoxNews

    VENETO: 3 MILIONI DI EURO, PER CURARE TUBERCOLOSI A 11.000 ‘PROFUGHI’
    “Da gennaio 2015 a novembre 2016 la sanità veneta ha speso 2 milioni 951 mila 700 euro per visite, esami e cure agli immigrati. Oggi la cifra avrà ampiamente superato i 3 milioni. Questo hanno fatto quelli che venivano definiti come gli irriducibili razzisti veneti, oggi forse un po’ meno dopo le posizioni espresse dal neo Ministro Minniti”.
    Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia evidenzia i costi sanitari sopportati dalla Regione per l’assistenza agli immigrati e le azioni di prevenzione rivolte alla salvaguardia della sanità pubblica, che emerge dall’aggiornamento del report sulla situazione della popolazione migrante realizzata dalla Direzione Prevenzione e aggiornata al novembre 2016.
    “Adesso vediamo come verrà risarcito questo ingente impiego di risorse – dice Zaia – da parte di chi continua a scaricare sui territori e sui Sindaci i problemi, e i tanti costi, giustificando il tutto con la parola emergenza, che tale non è perché l’ondata migratoria è cosa nota da almeno quattro anni. Roma deve ora porsi il tema urgente di rimborsare la spesa ai cittadini veneti contribuenti, perché questi non sono fondi né europei né statali. Li ha messi il Veneto, usando soldi dei veneti, per garantire la sanità pubblica e la salute delle persone. Tutte, compresi gli immigrati. Ora questi tre milioni devono tornare a casa”.
    Secondo il Report, da maggio 2015 a novembre 2016, sono state effettuate 19.000 visite a cura del personale dei servizi di igiene pubblica sul territorio; 7.300 sono state le visite specialistiche; 25.000 le vaccinazioni somministrate; 11.000 e test di Mantoux (per la Tbc) effettuati; 8.600 le altre prestazioni di vario tipo, delle quali 2.600 radiografie al torace.
    “A fine anno – fa notare il Governatore – in Veneto erano arrivati complessivamente 32.862 stranieri, dei quali 14.075 rimasti nei luoghi di accoglienza e 18.707 spariti nel nulla. ‘Fantasmi’ dei quali nessuno sa nemmeno nome e cognome, figuriamoci come stanno, cosa fanno, se delinquono, se soffrono, se sobillano qualche radicalismo religioso.”
    “Anche calcolando il miracolistico ‘tre per mille’ che secondo alcuni risolverebbe tutto – conclude Zaia – il Veneto ha già dato, in termini numerici e in termini di impegno, prima di tutto sanitario. E’ arrivata l’ora di ricevere risarcimenti e di bloccare i flussi alla fonte con centri di accoglienza e smistamento in nordafrica dove assistere i veri profughi e respingere tutti gli altri che, ormai la stima è unanime, sono i due terzi del totale”.
    Veneto: 3 milioni di euro, per curare Tubercolosi a 11.000 ?profughi? | VoxNews

    NAVE INGLESE SCARICA BENGALESI INFETTI A REGGIO: BUS LI PORTA IN LAZIO, TOSCANA, EMILIA E MARCHE
    E’ arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave della Marina inglese “Echo” con a bordo 182 fancazzisti. Il gruppo è composto da 176 uomini e 6 donne.
    I clandestini, che sono stati prelevati ieri in Libia, provengono dal Bangladesh. Almeno il 10% risulta affetto da scabbia e da pediculosi, impossibile sapere se sono affetti anche da Tubercolosi, Meningite e altre patologie contagiose non riscontrabili ‘a vista’.
    Il Ministero dell’Interno ha predisposto un piano di colonizzazione che prevede nelle prossime ore il trasferimento di 180 fancazzisti così distribuiti: 50 nel Lazio, 25 in Emilia Romagna, 50 in Campania, 30 nelle Marche e 25 in Toscana.
    Nave inglese scarica bengalesi infetti a Reggio: bus li porta in Lazio, Toscana, Emilia e Marche | VoxNews

    La Sardegna paga le nuove imprese. Ma solo se fatte da immigrati
    di Roberto Pecchioli
    La Sardegna ha poco più di un milione e mezzo di abitanti. Conta 110.000 disoccupati e 25.000 “inattivi”, oltre il 16 per cento del totale. La percentuale di giovani senza lavoro è attorno al 50 per cento; ogni anno emigrano verso il continente o all’estero migliaia di sardi di ogni età e condizione. La provincia di Carbonia Iglesias è stabilmente inserita tra le aree più depresse dell’intera Unione Europea. Giusto dunque che la sessantina di privilegiati che formano il Consiglio della Regione Autonoma – il presidente Pigliaru gode, dicono, di un appannaggio di 13.000 euro mensili – cerchino di aiutare chi vuol avviare un’impresa.
    Al riguardo, nell’ambito di un progetto comicamente denominato Impr.Int.Ing, mutuato certo dagli studi sulle oche di Konrad Lorenz, i giudiziosi amministratori della cosa pubblica sarda hanno stanziato la ragguardevole somma di euro 2.003.171,43 per sovvenzionare nuovi imprenditori. Purché non sardi, non italiani, e neppure cittadini comunitari.
    La prima considerazione riguarda la bizzarria della cifra: chissà come saranno pervenuti, gli uffici burocratici dell’isola, a calcolare persino i centesimi disponibili per la generosa operazione finanziaria antinazionale. Non che abbiamo dubbi sulla correttezza della contabilità: la regione autonoma conta su circa tredicimila dipendenti, abbonderanno i ragionieri e i dottori in economia. A proposito, Marche e Liguria, con una popolazione analoga, hanno circa 1.300 dipendenti ciascuna. Alla faccia dei Quattro Mori !
    Tutto va quindi per il meglio, nella fortunata patria di Emilio Lussu e della Brigata Sassari. Perché indignarsi, dunque, se due milioni e spiccioli del sudore del popolo sardo vanno alle imprese costituite da extracomunitari? Anzi, possono partecipare anche i cittadini di Paesi Terzi (niente rumeni, estoni o tedeschi, dunque) che abbiano ottenuto la nostra cittadinanza, i “nuovi italiani”. Oh, gran bontà del democratico presidente Pigliaru, c’è posto anche, ça va sans dire, per i “richiedenti asilo” ed i “rifugiati”. Non sia mai che rimangano fuori, sai l’indignazione dei mammuthones di Mamoiada e di qualche disoccupato reazionario di Quartu Sant’Elena, incautamente originario dell’isola!
    Se credessimo ancora ad un briciolo di legalità, consiglieremmo i cittadini di Cagliari e Sassari di impugnare gli atti della regione per incostituzionalità, ma si sa, “le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”. E poi non vorranno certo, i bravi abitanti della Sardegna, esporsi all’infame accusa di razzismo. Da biechi reazionari, magari pensiamo, ma sottovoce e con il rossore sul volto, che i due milioncini, ed anche i restanti euro 3.171,43, avrebbero potuto essere assegnati a start up di cittadini italiani, o magari inseriti in un programma dal nome altisonante per sostenere la natalità, che è in picchiata anche da quelle parti, o, se proprio a Pigliaru avanzano denari, devoluta ai terremotati dell’Italia Centrale.
    Basta, vergogniamoci anche solo di averlo pensato, e plaudiamo invece alla nobile iniziativa della giunta democratica sarda. Gli stranieri devono lavorare ed integrarsi, come si dice. Sarà per quello che i corsi professionali organizzati nell’isola sono gratuiti per loro ed a pagamento per i sardi, che, ricordiamolo, non abitano tutti sugli yacht di Porto Cervo e non trovano lavoro nonostante l’impegno diuturno di Pigliaru & Compagni. Sarà anche per integrazione che la direzione dell’ospedale di Sassari ha chiesto ai primari di “sospendere i ricoveri e dimettere i dimissibili in previsione dello sbarco di migranti”.
    Ed è un chiaro segnale di integrazione tecnologica se gli aspiranti percettori stranieri del denaro pubblico sardo dovranno trasmettere le loro istanze “esclusivamente in forma telematica”. Riferito della democratica ed egalitaria disposizione che assegna “almeno il 49 per cento” delle somme a richiedenti di “genere” femminile – il genere è ormai dappertutto e getta il sesso nell’angolo ! – qui, sulla forma telematica, casca l’asino, anzi il simpatico somarello sardegnolo.
    Rifugiati, richiedenti asilo, extracomunitari: tutti nativi digitali con computer al seguito su cui seguire le disposizioni della giunta e trasmettere le domande con relativi curricula. Strano: non sarà invece che il denaro finirà largamente nelle tasche rapaci delle organizzazioni ben inserite nel sistema che lucrano sul business dell’accoglienza? Chissà che non abbiano già organizzato qualche affaruccio e che gli stranieri da aiutare o sfruttare non siano il mezzo per lucrare denaro pubblico e rafforzare consolidate clientele. A pensare male si fa peccato, ripeteva Giluio Andreotti, ma difficilmente ci si sbaglia. A proposito, i maligni insinuano che sia piuttosto chiacchierata, nell’isola, almeno una di queste caritatevoli istituzioni che incassano soldi sugli sbarchi dei clandestini. Noi non ci crediamo, naturalmente.
    L’unica cosa che pensiamo davvero è che un popolo merita la fine che fa, se non si ribella a ciò che accade. Si può essere disinformati, si può anche essere oggetto della più disgustosa, mistificante e falsa propaganda immigrazionista, ma non si può rimanere indifferenti dinanzi a tanta protervia. In tempi normali, comportamenti della specie si chiamerebbero tradimento ed i loro protagonisti sarebbero considerati dei nemici del popolo, dei tiranni.
    Più di due secoli fa la Sardegna insorse compatta contro i feudatari che si erano trovati a governare l’isola a seguito di complicati intrecci dinastici. Il canto popolare che ne scaturì è considerato l’inno della nobile nazione sarda, Procurade, barones, moderare sa tirannia.
    Le prime strofe del testo, tradotte dalla “limba” suonano così: “Cercate di moderare, baroni, la tirannia, perché sennò, per la vita mia! Tornate con i piedi in terra! Dichiarata è già la guerra contro la prepotenza, e comincia la pazienza nel popolo a mancare. Guardate che si sta accendendo contro di voi l’incendio; badate che non è un gioco, che la cosa diventa realtà; badate che l’aria minaccia temporale; gente mal consigliata ascoltate la mia voce”.
    Siamo tra coloro che non credono più nella volontà di reagire del popolo italiano, anzi non siamo più neppure certi dell’esistenza in vita di un popolo italiano. Eppure, dottore Pigliaru, ed assessori democratici sardi, e voi, signori della Impr.Int.Ing, moderate se non altro il disprezzo che mostrate verso la vostra gente, e riportate quei due milioni nelle tasche di chi ha bisogno tra i vostri cittadini.
    Il temporale può alzarsi all’improvviso, e nella vostra isola ci sono, purtroppo, migliaia di sardi che l’ombrello non ce l’hanno più. E’ brutta, se arriva, la collera della buona gente, quella senza Imprinting, che non ha santi in paradiso o in regione. Ajò, avanti forza paris!
    La Sardegna paga le nuove imprese. Ma solo se fatte da immigrati ? di Roberto Pecchioli | Riscossa Cristiana

    Nella Sardegna della sinistra esplode la rabbia anti migranti
    Una ex caserma e un agriturismo dato alle fiamme, il prefetto di Cagliari che riceve una lettera minatoria con due proiettili. Sono queste le reazioni scomposte di una Regione come la Sardegna, invasa dai migranti
    Francesco Curridori
    “La Sardegna mai come oggi è terra di approdo di migliaia di migranti e gli amministratori delle piccole comunità si sentono abbandonati. Pigliaru ha favorito un'accoglienza disorganizzata in una Regione come la Sardegna dove le persone non sanno mai come mettere insieme il pranzo con la cena. Se, qui, il No ha prevalso in modo così netta è soprattutto per questo”.
    Alessandra Zedda, consigliera regionale della Sardegna, nel corso di un colloquio telefonico con ilgiornale.it, attacca l’attuale presidente della Regione, Francesco Pigliaru per il suo malgoverno e per aver sottovalutato l'emergenza migranti.
    I dati dell'invasione dei migranti in Sardegna
    Due giorni fa sono sbarcati al porto di Cagliari ben 854 profughi provenienti dall'Africa Subsahariana, di 771 uomini e 45 donne. Di queste ultime ben 6 sono morte schiacciate, 3 sono arrivate in dolce attesa e una di loro aveva subito percosse. Un'altra ancora è finita in ospedale per ferite e assistenza psicologica. Al pronto soccorso è stato trovato anche un profugo con ferite da arma da fuoco.
    La Sardegna è stata la Regione dove il No, con il 72,2%, ha raggiunto il suo picco massimo nonostante il presidente Pigliaru si fosse impegnato politicamente per la vittoria del Sì.
    Gli attentati contro i centri d'accoglienza
    I sardi, con il loro voto, hanno voluto dare un segnale anche al governo regionale guidato dal Pd. Sono state troppo tardive e poco incisive le proteste di Pigliaru contro l'arrivo di una nave spagnola che trasportava 1258 migranti, i quali passarono alcuni notti dentro l'imbarcazione prima di essere identificati. Da allora la situazione nell'Isola non ha fatto altro che peggiorare e i sardi hanno iniziato a rivoltarsi contro questa invasione. L' 11 ottobre scorso l'ex caserma di Monastir, in provincia di Cagliari, ha subìto un attentato incendiario dopo che le proteste dei giorni precedenti non erano bastate a far tornare sui suoi passi Giuliana Perrotta, la prefetta di Cagliari che aveva deciso di adibire quell'immobile a centro d'accoglienza, nonostante la contrarietà dei sindacati di polizia e della sindaca del paese Luisa Murru.
    La prefetta, a un mese esatto da questo attentato, ha ricevuto una lettera minatoria con dentro due proiettili e la promessa di far saltare definitivamente in aria la caserma. Al momento, però, pare che i lavori di riconversione dell'edificio stiano proseguendo.
    Anche a Buddusò, nella provincia di Sassari, la reazione della popolazione si è fatta sentire con un ordigno che ha distrutto un agriturismo che, secondo la volontà della prefettura, avrebbe dovuto accogliere dei profughi. A Villacidro, in provincia di Cagliari, a metà ottobre la neosindaca Marta Cabriolu si era fatta portavoce del malcontento dei cittadini che erano preoccupati per l'apertura dell'ennesimo ex hotel (non a norma) trasformato in centro d'accoglienza. “Al momento, a Villacidro ospitiamo circa 90 migranti in 5 strutture private diverse ma io non ho più ricevuto segnalazioni”, spiega al giornale.it il primo cittadino che precisa: “Il Comune di Villacidro è costretto a subire questa situazione ma non abbiamo strutture da mettere a disposizione. Se le avessimo (ma non le abbiamo) le darei ai miei cittadini, non ai migranti”.
    Accoglienza al collasso a Cagliari
    Ed è proprio questo il nodo principale della questione. “Con l'aumento della disoccupazione, - spiega al giornale.it Daniele Caruso - gli immigrati sono visti come una fonte di concorrenza, soprattutto nelle campagne dove i sardi sono spesso sostituiti da braccianti agricoli africani pagati la metà”. Ma non è tutto. “A novembre la Confesercenti di Cagliari ha organizzato un corso per attribuire ai richiedenti asilo la qualifica di pizzaiolo o barman, con la finalità dell'inserimento nel mondo del lavoro dei partecipanti, come se non fossero sufficienti tutti i professionisti locali, qualificati e con esperienza, senza lavoro”.
    La situazione più incandescente dal punto di vista della sicurezza si registra proprio a Cagliari, dove le risse sono all'ordine del giorno e qualche settimana fa sulla spiaggia del Poetto è stato ritrovato il cadavere senza testa e senza arti di un migrante che si trovava in acqua da circa due mesi.
    Nelle scorse settimane, poi, sono stati arrestati 13 algerini che erano arrivati con dei barconi nel Sulcis, nel quartiere della Marina che avrebbero commesso furti e violenze sessuali. In un caso, tre algerini avevano derubato un negozio con un bottino da 50mila euro, valore del materiale informatico e in tasca avevano 500 e 800 euro, mentre altri due giovani hanno palpeggiato una dipendente di un bar della Marina che stava lavando una vetrata. Mercoledì scorso, invece, trenta migranti algerini sono entrati in un supermercato Lidl, hanno consumato alcuni prodotti alimentari senza pagarli e alcuni di loro non si sono fermati nemmeno all'arrivo della polizia.
    Casi di criminalità come questo, racconta al giornale.it Stefano Schirru, capogruppo di Forza Italia al Comune di Cagliari, sono frequenti.“Da poco - spiega Schirru - un uomo ha aggredito una donna perché si era rifiutata di darle l’elemosina. Piazza Matteotti è stata liberata dopo che il mio gruppo consiliare aveva chiesto lo sgombero dell’area, perché questi migranti l’avevano ridotta un letamaio. Solo dopo parecchi mesi la prefettura e la questura sono intervenuti e, ora, gli extracomunitari, anche se non ci dormono più, presidiano ancora la piazza durante il giorno”.
    A spaventare i residenti del capoluogo sardo c'è anche la conferma del governatore Pigliaru dell'arrivo del finanziamento (si parla di 2 milioni di euro), giunto dal Viminale, per la creazione "di una struttura mobile da posizionare nel Porto di Cagliari ma che potrà anche essere dislocata all'occorrenza in altri punti di sbarco". A mettersi di traverso è il sindaco di Cagliari Zedda che in consiglio comunale ha precisato che la nuova struttura non sarà un hub, come si era detto inizialmente."Non avremo un hub a Cagliari, almeno finché non ci sarà una distribuzione su tutto il territorio nazionale: un conto è farli in tutta Italia, un altro è fare da apripista e diventare punto di riferimento", ha chiarito. "Sarà un centro di accoglienza per singoli sbarchi. L'hub è un'altra cosa, un punto di governo di diversi sbarchi dove si gestisce anche la distribuzione successiva in base alle quote sul territorio", ha concluso Zedda. L'opposizione di centrodesta, però, rimane scettica e, per bocca dell'ex presidente Ugo Cappellacci, attacca Pigliaru. Le sue dichiarazoni sono"fuori dalla realtà: da un lato invoca il rispetto di fantomatiche quote, che sono già saltate, dall'altro si genuflette al governo e porta avanti il progetto folle del centro nel porto di Cagliari".
    http://www.ilgiornale.it/news/politi...i-1336318.html

    ROMA: BANDO PER OSPITARE ALTRI 1.000 IMMIGRATI, MAFIA CAPITALE FESTEGGIA
    La Prefettura di Roma ha indetto un bando per aprire un nuovo enorme accampamento per giovani stupratori africani, simile a quello gestito dalla Croce Ro$$a in via Ramazzini. In gergo li chiamano “hub” per la “prima accoglienza”: ospiterà un migliaio di fancazzisti.
    Si tratta di un luogo che dovrebbe ospitare i migranti “transitanti” e che, quindi, sono in attesa di una sistemazione definitiva: quindi clandestini che poi non se ne andranno più, come in Via Ramazzini appunto.
    La struttura da mille posti (o i due immobili da 500 posti ciascuna) saranno presi in affitto in base all’offerta più economicamente vantaggiosa e non è escluso che nasca in provincia. Il locale, oltre ai posti letto, dovrà avere sale riunioni, uffici, aule didattiche, la lavanderia e un’area soggiorno. Il contratto d’affitto avrà una durata minima di sei anni, rinnovabile per altri sei. Questo nuovo bando si aggiunge a quello pubblicato dalla prefettura il 23 novembre scorso che prevede l’arrivo di altri 8.074 migranti da dislocare in tutta la provincia di Roma per una spesa complessiva di 103 milioni di euro.
    Nel quartiere Monteverde, dove in estate è sorta tendopoli di via Ramazzini, lo scorso settembre ha visto l’aggressione di una 60enne da parte di un migrante che le ha spappolato la milza, mentre in zona Tiburtina la situazione è ancora incandescente dopo lo sgombero dei migranti dal quadrante della stazione ferroviaria.
    ROMA: BANDO PER OSPITARE ALTRI 1.000 IMMIGRATI, MAFIA CAPITALE FESTEGGIA | VoxNews

    PROPAGANDA A FAVORE IMMIGRAZIONE ARRIVA SU TOPOLINO
    V.N ci invia una mail con una dettagliata e incisiva denuncia sulla propaganda che ormai arriva sui giornali per bambini – Topolino non è solo per bambini, ma è ‘anche’ per bambini – nella quale si tenta di indebolire la resistenza all’invasione iniziando ad instillare l’idea che questa sia ‘cosa buona e giusta’ e ‘che ci sia sempre stata’, quindi ‘inevitabile’:
    Potrebbe sembrare uno scherzo, ma le scansioni che allego dimostrano un evidentissimo tentativo di “nudging” e manipolazione.
    Rubrica alle pagine 92-96:
    La prima parte include le letture consigliate.



    Libri di mediocre spessore letterario ma ad alto impatto emotivo e ideologico, per indottrinare i bambini facendo leva sul pietismo.
    Segue una intervista ad un “esperto” che cerca di vendere una visione distorta e di parte (ovviamente pro-immigrazione) come Verità assoluta:



    Anche dal punto di vista scientifico le affermazioni del cosiddetto “esperto” sono inconsistenti e risibili.
    Parole d’ordine: “Riscaldamento globale”, “cambiamento climatico”, “migrazioni inevitabili” e la perla finale, ovvero “il nostro è un cervello da migranti”.


    Tutto questo a sostegno della vulgata politically correct secondo la quale masse di disperati scappano dall’Africa perchè gli occidentali egoisti, capitalisti e inquinatori stanno rovinando il pianeta.
    Ovviamente si omette il fatto che gran parte dei problemi del terzo mondo e dell’Africa in particolare (che comunque NON è tutta povera, arida e devastata da guerre, anzi… molte aree sono in pieno sviluppo, pacifiche e fertili) dipendono dalla sovrappopolazione e dall’assenza di politiche di controllo delle nascite.
    E non si fa nessun accenno al fatto che sia possibile e molto più logico e sensato aiutare le popolazioni in difficoltà nei loro paesi di origine.
    E non si dice che ogni essere umano ha il diritto di vivere nella terra dove è nato e cresciuto e di mantenere la propria identità senza diluirla in um melting pot indistinto e caotico.
    E si sorvola sul fatto che spesso gli immigrati siano sfruttati come manodopera a basso costo ed usati per costringere i lavoratori autoctoni ad accettare condizioni di lavoro e salari peggiori.
    No… tutto questo è deliberatamente ignorato perchè il messaggio che si vuol far passare è che “migrare” e “accogliere” sono un Fato, un destino a cui non è lecito nè giusto sottrarsi.
    Per qualsiasi adulto istruito (sono laureato, ho viaggiato parecchio per il mondo e in gioventù ho insegnato lettere, storia e geografia) queste sono emerite fesserie.
    Non è possibile paragonare il mondo quasi deserto in cui si muovevano gli uomini preistorici (che in ogni caso impiegavano secoli per spostarsi di poche centinaia di chilometetri) con quello strutturato, organizzato e diviso in stati e nazioni odierno.
    E comunque gli esseri umani non sono uccelli o mandrie di bovini.
    Ma i bambini nella loro ingenuità possono credere a queste fandonie ed esserne influenzati.
    Il docente universitario intervistato, tale Telmo Pievani, è estremamente politicizzato, simpatizzante di SEL

    L?intervento di Telmo Pievani ? Sinistra Ecologia Libertà

    e a sua volta scrittore di libelli propagandistici

    Valerio Calzolaio Telmo Pievani, Libe... < Libri < Einaudi


    Il suo parere è “obiettivo” e “scientifico” come può esserlo quello di Laura Boldrini, o di Paperoga (senza offesa per i paperi).
    Io temo che questa celebrazione dello stile di vita migrante non serva solo a convincere i giovani a spalancare le porte alle orde in arrivo, ma anche a prepararli a diventare individui sradicati e senza patria, pedine delle multinazionali pronte ad andare dove i mercati ordinano.
    Nel box laterale (pag.95) l’ultima frase è un vero e proprio slogan.
    “la somma di tante diversità porta solo nuova ricchezza”.




    Mi ricorda i Borg di Star Trek.
    “Noi siamo i Borg. Abbassate i vostri scudi e arrendetevi.
    Assimileremo le vostre peculiarità biologiche e tecnologiche alle nostre. La vostra cultura si adatterà a servire noi. La resistenza è inutile”.
    Inquietante.
    Fino a qualche anno fa nelle rubriche di questo storico giornalino a fumetti ai ragazzi era consigliata la lettura dei grandi classici per l’infanzia, come Mark Twain, Emilio Salgari, Roald Dahl. Adesso l’ideologia e il politically correct hanno prevalso su tutto.
    E per completare il campionario (allegato 2), non può mancare un libro che racconta la storia commovente di una bambina ROM.
    Propaganda a favore immigrazione arriva su Topolino ? GUARDA | VoxNews




    SOSTITUZIONE ETNICA: I PRIMI NATI IN EUROPA – FOTO CHOC
    Una vera e propria catastrofe etnica si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Una sostituzione dei popoli europei portata avanti da menti criminali con la complicità dei media di distrazione di massa e di una massa di deficienti intontiti dalla propaganda e dal consumismo
    GERMANIA, REGNO UNITO, FRANCIA E AUSTRIA (Il caso francese è onestamente diverso, visto che si tratta del territorio d’oltremare della Martinica)
    SOSTITUZIONE ETNICA: I PRIMI NATI IN EUROPA ? FOTO CHOC | VoxNews



    Il Pd ci riprova: la legge sulla cittadinanza in arrivo in Senato
    La legge sulla cittadinanza potrebbe arrivare nell'Aula del Senato il prossimo 2 febbraio. Il Pd pronto a tutto pur di approvarla
    Francesco Curridori
    La legislatura sembra non volersi chiudere presto e, in attesa della sentenza della Consulta sulla legge elettorale, in Parlamento si torna a parlare della riforma della cittadinanza.
    La conferenza dei capigruppo del Senato, ieri, ha stabilito che il prossimo 2 febbraio si discuterà la legge sullo ius soli temperato.
    “La prossima settimana – ha confermato in Aula il presidente Pietro Grasso - saranno discusse la relazione della Commissione antimafia sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito nonché, ove conclusi dalle Commissioni, i disegni di legge sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati, sul contrasto al cyberbullismo e in materia di cittadinanza”.
    Ma la formula "ove conclusi dalle Commissioni” non garantisce che la riforma arrivi in Aula dato che giace in Commissione Affari Costituzionali da oltre un anno e pare improbabile che venga licenziata entro la prossima settimana dato che le opposizioni hanno presentato oltre settemila emendamenti. Il Pd sembra, però, intenzionato ad andare dritto per la sua strada e la maggioranza potrebbe decidere portare direttamente in Aula la riforma per superare l'ostruzionismo attraverso i soliti metodi di cui ci ha abituato in questa legislatura: canguri vari e contingentamento dei tempi.
    Una soluzione auspicata anche dalla capogruppo di Sinistra Italiana, Loredana De Petris che dice: “Siamo molto contenti del fatto che siano stati inseriti nel calendario dei lavori della prossima settimana i provvedimenti riguardanti la protezione dei minori e, subito dopo il cyberbullismo, anche quello riguardante lo ius soli e la cittadinanza”.
    “Vorrei però sottolineare – ha aggiunto - il fatto che tali provvedimenti compaiono nella dizione «ove conclusi in Commissione»; mi permetto pertanto, signor Presidente, di far presente che noi ci auguriamo che il lavoro in Commissione possa essere molto spedito, ma è evidente che se ciò non dovesse accadere, nella prossima Conferenza dei Capigruppo noi comunque chiederemo anche la possibilità che il provvedimento possa arrivare all'esame dell'Assemblea anche se non concluso”.
    Grande soddisfazione è stata espressa anche da Khalid Chaouki, deputato del Pd e coordinatore dell'Intergruppo immigrazione, che ha ringraziato Matteo Orfini per l'impegno mostrato e ha aggiunto: "Abbiamo approvato alla Camera questa legge il 13 ottobre del 2015, è necessario ora lavorare sodo per approvarla in via definitiva al Senato entro la legislatura". Chaouki ha, infine, sottolineato l'importanza di dare la cittadinanza ai figli di immigrati che sono nato o cresciuti in Italia. "Sono una risorsa importante e devono poter diventare cittadini a tutti gli effetti attraverso una partecipazione attiva al patto costituzionale, quasi un milione di giovani che aspettano una riforma di civiltà e che non possiamo deludere", ha concluso.
    Il Pd ci riprova: la legge sulla cittadinanza in arrivo in Senato - IlGiornale.it

    Cei firma l'accordo per corridoi umanitari per i migranti
    Dopo l'annuncio arriva la firma. Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha siglato oggi un accordo con il Governo Italiano per l’avvio di "corridoi umanitari"
    Franco Grilli
    Dopo l'annuncio arriva la firma. Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha siglato oggi un accordo con il Governo Italiano per l’avvio di "corridoi umanitari" che consentano l’ingresso nel nostro paese di profughi in fuga da guerre, persecuzioni e miseria.
    Il Protocollo di intesa permetterà l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi. A firmare il "protocollo tecnico" al Viminale sono stati quattro soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes) con il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e la Comunità di Sant’Egidio con il suo presidente, Marco Impagliazzo, come promotori; il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e il direttore delle politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia, per lo Stato italiano. "Questo Protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di precarietà materiale ed esistenziale", ha sottolineato monsignor Galantino.
    "La Chiesa Italiana - ha aggiunto - si impegna nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico - grazie ai fondi 8 per mille - ; attraverso le diocesi accompagnerà un adeguato processo di integrazione ed inclusione nella società italiana".
    Cei firma l'accordo per corridoi umanitari per i migranti - IlGiornale.it

 

 
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