I fatti.
Chi comincia?
il contesto secondo wiki:
l contesto storico e la nascita della Repubblica [modifica]
Allo scoppiare della Rivoluzione Francese nel 1789 non vi sono immediate ripercussioni a Napoli; è solo dopo la caduta della monarchia francese e la morte per ghigliottina dei reali di Francia che la politica del Re di Napoli e Sicilia Ferdinando IV e della sua consorte Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (tra l'altro sorella di Maria Antonietta) comincia ad avere un chiaro carattere antifrancese e antigiacobino. Il Regno di Napoli aderisce alla I coalizione antifrancese e cominciano nel mentre le prime, seppur blande, repressioni sul fronte interno contro le personalità sospettate di "simpatie" giacobine.
Su ispirazione del farmacista Carlo Lauberg nascono due diverse prime società segrete rivoluzionarie: una fautrice di una monarchia costituzionale (LOMO - Libertà o morte) e un'altra fautrice di una Repubblica democratica (ROMO - Repubblica o morte). Seguono i primi arresti (52) e le prime condanne a morte (3).
Nel 1796 le truppe francesi, guidate da Napoleone Bonaparte cominciano a riportare significativi successi in Italia; le armate napoletane, pur forti di circa 30.000 uomini, il 5 giugno sono costrette all'armistizio di Brescia, e a lasciare ai soli austriaci l'onere della resistenza ai francesi.
Nei due anni successivi i francesi continuano a dilagare in Italia; l'una dopo l'altra vengono proclamate delle repubbliche "sorelle", filofrancesi e giacobine (la Repubblica Ligure e la Repubblica Cisalpina nel 1797, la Repubblica Romana nel 1798). Nel frattempo Napoleone ha lasciato l'Italia tentando la campagna d'Egitto.
Il 23 ottobre del 1798, nonostante l'armistizio di Brescia (poi ratificato nel Trattato di Parigi), con Napoleone in Egitto e i francesi a Roma, il Regno di Napoli entra nuovamente in guerra con i francesi, con l'appoggio della flotta inglese comandata dall'ammiraglio Horatio Nelson, vincitore di Abukir. L'esercito napoletano, forte di 70000 uomini reclutati in poche settimane e comandato dal generale austriaco Karl von Mack entra nella Repubblica Romana con l'intenzione dichiarata di ristabilire l'autorità papale. Dopo solo sei giorni Ferdinando IV entra a Roma, dove atteggiandosi a conquistatore si attira salaci critiche, ma una immediata e risoluta controffensiva francese costringe i napoletani a una ritirata che ben presto si trasforma in rotta. Il Re torna a Napoli, ma il 21 dicembre si imbarca sul Vanguard di Nelson con tutta la famiglia e John Acton in fuga verso Palermo portandosi dietro tra l'altro, il denaro dei banchi e i tesori della corona. Viene affidato al conte Francesco Pignatelli l'incarico di Vicario generale e da questi viene dato l'ordine di distruggere la flotta, che viene incendiata.
Seguono alcuni giorni di confusione e anarchia. Mentre gli Eletti del Popolo rivendicano il diritto di rappresentare il Re, il 12 gennaio del 1799 il conte Pignatelli conclude, a Sparanise, una pesante resa col generale francese Championnet.
Alla notizia dell'accordo il popolo di Napoli e di parte delle province insorge violentemente in funzione antifrancese: è la rivolta dei cosiddetti lazzari che oppone una fortissima ed eroica resistenza all'avanzata francese. Il Vicario abbandona la città, ormai in preda all'anarchia il 17 gennaio. Nel frattempo nella città scendono però in campo anche i repubblicani, i giacobini e i filofrancesi e si giunge alla guerra civile: il 20 gennaio i filofrancesi riescono con uno stratagemma a entrare nella fortezza di Castel Sant'Elmo da cui aprono il fuoco sui Lazzari che ancora contendevano l'ingresso della città ai francesi. Cannoneggiati alle spalle sono costretti a disperdersi. Si parla, alla fine, di circa 8000 napoletani e 1000 francesi morti.
Il 23 gennaio, con l'approvazione e l'appoggio dei comandanti dell'esercito francese, viene proclamata la Repubblica Napoletana.
Nasce un governo provvisorio di venti membri, poi portato a venticinque, tra cui Carlo Lauberg (il primo presidente), Ignazio Ciaia (suo successore dalla fine di febbraio), il filosofo Francesco Mario Pagano, Melchiorre Delfico, Domenico Cirillo e Pasquale Baffi, Cesare Paribelli. Il governo si articola in sei Comitati (Centrale, Militare, Legislazione, Polizia Generale, Finanza, Amministrazione Interna), che poi formano l'Assemblea Legislativa ed esercitano il potere esecutivo in attesa dell'organizzazione definitiva del governo. Il 2 febbraio si pubblica il primo numero del Monitore Napoletano, il giornale ufficiale del governo provvisorio, diretto da Eleonora Pimentel Fonseca, una letterata in passato vicina all'ambiente di corte. Vedono la luce molti altri fogli, ma la loro fortuna sarà limitata anche a causa del diffuso analfabetismo.