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  1. #21
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    Predefinito Re: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    NIGERIA KAMIKAZE: UN’AUTOBOMBA CAUSA UNA STRAGE DI CRISTIANI
    RODOLFO BALLARDINI
    Un’altra domenica di sangue in Nigeria. Un’autobomba, guidata da un attentatore suicida, ha causato la morte di almeno 15 persone – tra cui lo stesso attentatore – e il ferimento di altre 40 nei pressi di una chiesa nella cittadina di Bauchi, nel nord-est del Paese.
    Lo hanno riferito le autorità locali, precisando che la zona, conosciuta come Yenwan Tudu, è a maggioranza cristiana. Il kamikaze, che era a bordo di un’auto carica di esplosivo, non è riuscito nell’intento di sfondare il cordone di sicurezza, rafforzata dopo gli ultimi attacchi che si sono verificati nella zona, e colpire la chiesa, ma si è schiantato contro un cancello posto a difesa dell’edificio, facendo così esplodere il veicolo.
    La violenza della deflagrazione è stata tale che parte della chiesa è crollata e decine di persone sono fuggite cercando di mettersi al riparo dalle macerie e dalle fiamme sprigionatesi dopo l’esplosione. Secondo un testimone, il presunto complice dell’attentatore ha tentato di scappare ma è stato bloccato e linciato dai residenti. La polizia, però, non ha confermato queste informazioni. Per il momento, l’attacco non è stato rivendicato, ma la regione, a maggioranza musulmana come tutto il nord della Nigeria, è in mano al gruppo islamista Boko Haram, responsabile di numerosi attentati che hanno provocato la morte di oltre un migliaio di persone dal luglio 2009, e in passato ha preso di mira i cristiani e le chiese del nord, in particolare nei giorni di celebrazioni religiose.
    Boko Haram aveva anche organizzato la fuga di prigionieri a Bauchi nel settembre del 2010, un’operazione che ha consentito la fuga di centinaia di guerriglieri. Dopo l’elezione del presidente Goodluck Jonathan, un anno fa, il gruppo islamista ha intensificato gli attacchi mortali, ampliando il suo orizzonte di operazioni e diversificando i suoi obiettivi. Dopo aver moltiplicato gli omicidi di poliziotti e funzionari locali nella sua roccaforte del nord-est, il gruppo ha realizzato durante lo scorso anno una serie di attentati suicidi nella capitale Abuja, sede delle Nazioni Unite e quartier generale della polizia.
    Intanto, anche in Europa, l’Islam continua la sua avanzata dalla Danimarca. Si chiama DAMP, è il partito musulmano danese e il suo obiettivo primario è l’islamizzazione della Danimarca. E non lo nasconde. Tutt’altro. La sua base elettorale sono i circa 710.000 musulmani che risiedono già nel Paese che conta poco meno di 6 milioni di abitanti. I capi del DAMP si sono fatti i loro conti demografici e hanno concluso che verso il 2020 i musulmani avranno la maggioranza, con tutte le conseguenze del caso, nazionali ed internazionali. Ed è ovvio che quel partito conti di avere una forte rappresentanza parlamentare soprattutto perché con il numero dei suoi elettori potrebbe portare a casa più di una decina di deputati. Ma il DAMP auspica anche che la Turchia entri nell’Unione Europea che, come si sa, conta circa 60 milioni di cittadini islamici.
    In Belgio, i musulmani avanzano di anno in anno e dal 2001 a Bruxelles, la capitale, il nome più usato per i nuovi nati è Mohammed. Alain Escada, Presidente dell’Associazione Belgio e Cristianità, lamenta l’indulgenza dei politici che sono pronti ad ogni concessione pur di portare a casa voti islamici. Strali anche contro il clero che pone sullo stesso piano cristiani e musulmani, scordando il massacro subito dai fedeli di Gesù nei Paesi islamici, come quello di ieri ad esempio.
    Succede in Scozia. Un musulmano è stato fermato per eccesso di velocità, punito con il ritiro della patente e sanzione pecuniaria, ma il giudice saputo che doveva correre a turno dalle sue 4 mogli che abitavano in villaggi diversi, non lo ha sanzionato né gli ha ritirato la licenza di guida, con ciò adeguandosi alla poligamia che ovviamente non è legale in Europa. Pare comunque che la poligamia sia ormai una routine e si stima che in Italia vivano circa 20 mila famiglie musulmane poligame e 30 mila in Francia.
    Nel Regno Unito la bigamia è punita con una pena detentiva fino a 7 anni, ma la legge riconosce le unioni poligame se formatesi in paesi che ammettono la poligamia. Il Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni paga settimanalmente alle coppie l’equivalente di 140 dollari come forma di sussidio e ogni “moglie aggiunta”, riceve circa 45 dollari. Il Ministero del Tesoro consente a queste famiglie di chiedere il rimborso dei crediti di imposta come “unità poligama”.
    Nei Paesi Bassi, il ministro della Giustizia olandese, è intenzionato ad affrontare la poligamia sotto il profilo del dialogo con le comunità islamiche ivi residenti e non sotto il profilo della legge. In Italia vi sono giudici che permettono agli immigrati musulmani di riunire le madri dei loro figli accampando il fatto che i loro matrimoni poligami sono legali nei Paesi di origine. E’ successo a Trieste, qualche giorno fa, che il giudice abbia emesso una sentenza contraria alla legge vigente proprio a proposito di ricongiungimenti familiari. Un’evoluzione socio-leguleistica che non va trascurata.
    NIGERIA KAMIKAZE: UN’AUTOBOMBA CAUSA UNA STRAGE DI CRISTIANI | L'Indipendenza

    Strage continua di cristiani: assalto alle chiese in Nigeria
    Uomini armati hanno interrotto la Messa aprendo il fuoco in una chiesa a Biu Town e uccidendo molti fedeli. In un'altra chiesa a Jos si è fatto esplodere un kamikaze
    di Luisa De Montis -
    La tragedia continua. Ormai è una strage infinita quella dei cristiani in Nigeria. Una nuova ondata di attentati si è scatenata contro i fedeli cristiani nel Nord della Paese mietendo numerose vittime e gettando la Nigeria nuovamente nel panico.
    In serata il gruppo islamico Boko Haram, responsabile di diversi attentati contro i cristiani, ha rivendicato gli attentati
    Sparatoria in chiesa
    A Biu Town, nello Stato di Borno, un gruppo di uomini armati ha interrotto la Santa Messa aprendo il fuoco e seminando il panico tra i fedeli. Almeno 5 persone sono morte sul colpo. "Tre uomini armati - ha raccontato un testimone - sono entrati nel recinto della Chiesa e hanno cominciato a sparare alle persone all’esterno prima di entrare nell’edificio principale e continuare a sparare". Un altro testimone, Hamidu Wakawa, ha raccontato che nella strage sono rimaste uccise e ferite molte persone. La polizia ha detto di non aver alcuna informazione sull’incursione.
    Kamikaze in chiesa
    Proprio mentre a Bio Town era in corso la carneficina, un kamikaze si è fatto esplodere in una chiesa a Jos. L'uomo ha guidato un'autobomba vicino alla chiesa e ha fatto detonare l'esplosivo. Un agente di polizia ha detto che sono morti almeno 2 fedeli e oltre 40 sono stati feriti.
    Strage continua di cristiani: assalto alle chiese in Nigeria - Interni - ilGiornale.it

    Nigeria, nuova croce dell’Occidente
    di Magdi Cristiano Allam
    L'ennesima strage di cristiani in Nigeria avviene in un contesto che ci fa toccare con mano che l'Occidente più che essere il bersaglio della feroce aggressione dei fanatici islamici, è vittima di una chiara vocazione al suicidio della propria civiltà.
    Se ci limitassimo a subire l'arbitrio, l'arroganza, la violenza e il terrorismo degli adoratori di Allah e dei sottomessi a Maometto, potremmo dedurre che siamo dei pavidi, ingenui, ignoranti, scellerati. Ma la verità che emerge dal nostro comportamento concreto, è che questo Occidente è ideologicamente colluso con i suoi carnefici; si è innamorato, consapevolmente o meno, dei predicatori di odio e di morte al punto da favorirne l'avvento al potere nei Paesi a maggioranza islamica e il radicamento all'interno stesso di casa nostra.
    Prendiamo atto che questa vocazione al suicidio si perpetra in un contesto che vede l'Occidente in profonda crisi materiale e morale, succube della dittatura finanziaria e della dittatura del relativismo, dove la persona è ridotta a un tubo digerente la cui missione è produrre per consumare beni materiali; dove si relativizzano i valori che sostanziano l'essenza della nostra umanità e si violano le regole fondanti della civile convivenza. Con il risultato è che ci stiamo trasformando, da un lato, in schiavi della moneta asserviti ai poteri finanziari speculativi e, dall'altro, in aspiranti schiavi di Allah azzerando la nostra civiltà, cancellando il nostro stato di diritto, umiliando la nostra umanità, calpestando la nostra dignità, rinunciando alla nostra libertà.
    Se contestualizziamo l'ennesima strage di cristiani in Nigeria con l'offensiva globale del terrorismo islamico, emerge che la crisi materiale e morale dell'Occidente ci ha portato a perdere il senno della ragione e a far venire meno il sano amor proprio. Come spiegare diversamente il fatto che, nonostante stiamo toccando con mano l'efferatezza dei regimi islamici che si sono insediati al potere dal Marocco allo Yemen grazie alla scellerata strategia promossa dall'Occidente sin dal 2006 e ribattezzata infaustamente «Primavera araba», siamo più che mai determinati a favorire l'avvento al potere anche in Siria delle bande armate dei Fratelli Musulmani e dei gruppi terroristici di Al Qaeda che costringono l'esercito del dittatore laico Assad a compiere delle stragi di civili che sono comunque da condannare? Come è possibile che l'Occidente continui ad essere cieco, sordo e muto di fronte alla crescita della discriminazione, repressione e massacri dei cristiani arabi che invano ci implorano di non sostenere gli islamici? Come è possibile che sia passato pressochè in sordina l'atroce crimine perpetrato da terroristi islamici in Tunisia, che hanno decapitato un musulmano convertito al cristianesimo, diffondendo con un video le immagini affinchè non ci sia alcun dubbio che quella sarà la fine di tutti gli apostati e gli infedeli?
    Così come sull'altro fronte, quello della dittatura finanziaria, come è possibile che assistiamo rassegnati allo scardinamento del sistema dell'economia reale, rappresentato da chi lavora e produce, strangolando i micro, piccoli e medi imprenditori che vantano crediti per 100 miliardi di euro dallo Stato e a cui le banche non erogano più crediti se non a tassi usurai, mentre nessuno si ribella al fatto che la Banca Centrale Europea ha regalato mille miliardi di euro alle banche europee ed ora si appresta a concederne altri 100 miliardi alle banche spagnole? Come è possibile che i soldi da regalare alle banche debitrici ci sono subito mentre i soldi per le imprese creditrici non si trovano? Infine come è possibile che, di fronte all'indubbia crisi materiale e morale, si arrivi al punto di immaginare che ormai non abbiamo alternativa al suicidio, sostenendo, da un lato, che la dittatura dell'euro è irreversibile e, dall'altro, che dobbiamo rassegnarci alla dittatura islamica che è anch'essa irreversibile al punto che i nostri islamologi ideologicamente collusi ci dicono che dobbiamo distinguere tra i Talibani radicali e quelli moderati, tra i Fratelli Musulmani intransigenti e quelli dialoganti?
    Sveglia Occidente! Recuperiamo la ragione! Riscopriamo il sano amor proprio! Rimettiamo al centro la persona! Non abbiamo paura della verità! Non rinunciamo alla libertà! Svegliamoci!
    Nigeria, nuova croce dell’Occidente - Esteri - ilGiornale.it


  2. #22
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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Boko Haram: «I cristiani in Nigeria devono accettare l’islam»
    Redazione
    Il gruppo islamista diffonde un comunicato in cui dice che «i cristiani in Nigeria devono accettare l’islam, che è la vera religione, altrimenti non avranno mai pace»
    Militanti islamisti hanno rivendicato la propria responsabilità per la morte di più di 50 persone nella Nigeria centro-settentrionale, invitando i cristiani del paese a convertirsi all’Islam.
    Il portavoce di Boko Haram, Abu Qaqa, ha diffuso un comunicato in cui si afferma che è stato il gruppo islamista a compiere gli attentati di due weekend fa (30 giugno-1 luglio), aggiungendo che gli attacchi contro i cristiani nigeriani continueranno.
    Secondo quanto affermato nel documento “i Cristiani in Nigeria devono accettare l’Islam, che è la vera religione, altrimenti non avranno mai pace”.
    La colpa della violenza nello stato di Plateau lo scorso weekend è stata attribuita a membri del predominante ceppo etnico musulmano Fulani, che attaccò delle tribù cristiane nella regione nel marzo 2010, a causa di tensioni politiche e sociali.
    Secondo un comunicato della Croce Rossa, i volontari hanno contato 58 morti, sebbene altre fonti parlino di un numero superiore. I reporter di Press Trust of India, che hanno sostato nella capitale Abuja, affermano che le persone uccise sono state 135.
    Nel suo proclama Boko Haram ringrazia Dio per il massacro: “Lodiamo Dio nella sua guerra per il Profeta Maometto, ringraziamo Allah per il riuscito attentato nello stato di Plateau contro i Cristiani e le forze dell’ordine”.
    Parlando con Aiuto alla Chiesa che Soffre, lo scorso mese il vescovo Martin Igwe Uzoukwu Minna ha detto: “Se dobbiamo morire per Cristo, moriremo per Cristo”.
    La portavoce di ACN, Patricia Hatton ha dichiarato: “Le comunità ecclesiali del paese ci hanno allertato sulla natura dei problemi incontrati dai cristiani nel Nord. Nelle vostre preghiere ricordatevi, per favore, della Nigeria e delle comunità cristiane e pregate per la pace”.



    Anche questo è islam. Il video della decapitazione di un giovane tunisino convertito
    Il terribile video è stato diffuso non da gruppi anti-islamici, ma da un giornalista egiziano, Tawfik Oshaka, che condanna i salafiti e i Fratelli musulmani. L’estremismo islamico presenta un’immagine crudele dell’islam. Ma i semi della violenza sono presenti nel Corano e nella vita di Maometto

    Don Salvatore Lazzara: Video della decapitazione del giovane tunisino convertito al Cristianesimo

    Quando il macellaio musulmano fa a pezzi la moglie “disobbediente” e la vende come carne d’agnello
    Chissà se ha usato il metodo halal il macellaio egiziano che poche settimane fa ha fatto a pezzi la moglie “che gli disobbediva” e ne ha venduto la carne come se fosse quella di un agnello sacrificale dell’Hajj.
    Il masculo islamico, geloso perché lei “continuava ad uscire di casa senza permesso”, ha dissossato (letteralmente) e venduto nella propria macelleria la carne della povera donna per 230 lire egiziane. Fino alla denuncia alle autorità da parte di qualche cliente insospettito.
    In seguito è avvenuta la macabra scoperta, quando la carne è stata fatta esaminare dai laboratori di analisi. Quello che il macellaio spacciava per “agnello locale” era in verità carne umana.
    La polizia ha poi trovato il bacino della donna nel frigo e il resto del suo corpo straziato nell’abitazione del marito, che ha confessato il folle gesto.
    E in questi giorni inizia il Ramadan, durante il quale, in Italia, sono state sgozzate proprio come agnelli sacrificali, la pakistana bresciana Hina Saleem (11 agosto 2006) e la marocchina pordenonese Sanaa Dafani (15 settembre 2009): ragazze musulmane ree, agli occhi dei loro padri, soltanto di voler vivere libere.
    Quando il macellaio musulmano fa a pezzi la moglie


    La scomparsa del filosofo prima marxista poi islamista e infine negazionista
    Luca Rolandi
    Roma
    E' morto all'età di 98 anni il filosofo francese Roger Garaudy, controversa figura di intellettuale ex leader dei comunisti parigini, poi musulmano, e negli ultimi vent’anni anima oscura delle correnti negazioniste d'oltralpe.
    Nato a Marsiglia il 17 luglio 1913, Garaudy, il ''polemista eretico'', entra nel 1933 nel Partito Comunista Francese e tre anni dopo ottiene la laurea in filosofia. Tra le due grandi guerre fa parte di quella nutrita schiera di intellettuali (tra gli altri Anatole France, Louis Aragon, Georges Politzer e Paul Nizan) che aderiscono al marxismo perché le loro esigenze ideali non soddisfatte dalla cultura borghese spiritualista ed esistenzialista.
    Sostenitore di Leon Blum e della politica del Fronte Popolare, nel 1939 si arruola nell'esercito transalpino ma viene catturato dalla polizia del governo di Vichy e rinchiuso fino al 1942 in un campo di concentramento situato a Djelfa, in Algeria.
    A conflitto ultimato diventa membro del comitato centrale del PCF (1945) e fu eletto deputato in rappresentanza dapprima del dipartimento di Tarn (1945-1951) e poi della Senna (1956-1958), per poi essere eletto anche senatore a Parigi dal 1959 al 1962.
    Marxista ortodosso, Garaudy è autore di alcune ricerche come Dieu est mort: etude sur Hegel (Dio è morto: studio su Hegel, 1962), Karl Marx (1965) e Lenine (Lenin, 1968).
    Nel 1982 si converte all'islamismo e adotta il nome di Ragaa. Da qual momento le sue opere divennero una ''sponsorizzazione'' e una riflessione sulla religione maomettana: Promesses de l'islam (Promesse dell'Islam, 1981) a Pour un islam du XX siècle (Per un'Islam del XX secolo, 1985), Palestine, terre des messages divins (Palestina, terra dei messaggi divini, 1986) e Où allons-nous? (Dove stiamo andando?, 1990) ne sono emblematici esempi.
    Nel 1995 scrive un saggio negazionista, Les Mythes fondateurs de la politique israelienne (I miti fondanti del moderno Stato di Israele) ed è accusato di aver dato luogo a una campagna di diffamazione e di incitamento all'odio razziale. Nel testo Garaudy sostiene l'esistenza di un complotto sionista che avrebbe inventato l'Olocausto per giustificare l'espansionismo israeliano: il filosofo nega il genocidio commesso dai nazisti contro gli ebrei e respinge gli argomenti che gli storici hanno riconosciuto per decenni. A causa di queste tesi subisce cinque procedimenti penali che si conclusero il 16 dicembre del 1998 con una condanna a 6 mesi di carcere e a numerose ammende.






  3. #23
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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    La mappa dei predicatori d'odio che tornano a far paura all'Italia
    L'analisi dell'Antiterrorismo: moschee clandestine dove si fa proselitismo, strani flussi di denaro, imam itineranti. Così si prepara la jihad nel nostro Paese
    Gian Marco Chiocci Simone Di Meo -
    Lo Stivale dei predicatori d’odio travestiti, di volta in volta, da imam, guide spirituali, shaid (i martiri), «responsabili», tabligh itineranti, mujaheddin e «lone wolf» (i più pericolosi, i lupi solitari).
    Copre l’intera penisola la mappa aggiornata dall’antiterrorismo (oltre 820 luoghi di culto, 184 moschee) sulle sponde «religiose», dirette o indirette, del terrore islamico in Italia dove risiederebbero almeno tremila combattenti «in sonno» addestrati nei campi qaedisti in Afghanistan, Yemen e Pakistan. Tre sono le città dove si è fatta più serrata la sorveglianza «discreta » degli organismi investigativi: Roma (con le moschee di viale Marconi gestite da egiziani e altri centri di preghiera a sud della Capitale), Milano (quella nota di viale Jenner al centro di numerose inchieste) e Napoli.
    A preoccupare sono in special modo le strutture di culto «clandestine», non ufficiali, o quelle spacciate per associazioni paraculturali meta di numerosi cittadini arrivati in Italia coi barconi attraverso i confini meridionali: secondo gli ultimi rilevamenti le stazioni «ombra» per il proselitismo sarebbero all’incirca duecento, disseminate dalla Val d’Aosta alla Sicilia. E in particolare 12 sono «monitorate» nel capoluogo campano. La «base strategica» dell’apprendimento della cultura dell’odio resta comunque il Nord con oltre 45 soggetti e «ritrovi» sotto stretto controllo. In Lombardia, dove gli investigatori riscontrano l’«agile formarsi di mini- cellule», non necessariamente collegate a un’unica rete, i «religiosi» attenzionati sulle orme degli ex imam di Gallarate, Bergamo e Varese sono una decina, in parte già collegati al più famoso capo spirituale di viale Jenner, Abu Imad, condannato a tre anni e otto mesi (progettava attentati in Italia e in Europa) e al tristemente noto Abu Omar della moschea di via Quaranta. A Brescia, dov’è attiva la cellula Adl Walò Ihsane continuano le indagini dopo il ritrovamento di bloc notes indicato come «il decalogo della non integrazione», che si apriva con l’appello a punire il Papa per aver «battezzato Magdi Allam», il giornalista egiziano (preziosa firma di questo Giornale) convertitosi al cristianesimo.
    Passati ai raggi x anche i documenti (tra cui il manuale per la fabbricazione artigianale di una bomba e una mappa che sarebbe servita per un attentato alla Sinagoga di Milano) ritrovati in casa di un 20enne marocchino, esperto di informatica, finito in manette. Anche l’ex imam di Cremona, Mourad Trabelsi, è stato condannato con sentenza definitiva. In Veneto, dove i predicatori sotto sorveglianza sono più di quindici, la tensione è salita nel giugno scorso con la chiusura della moschea di via Anelli, a Padova, dove lo scontro tra fedeli marocchini ha portato alla destituzione dell’ex imam Abderrahim Malek. A Vicenza la Digos ha monitorato ingenti somme di denaro inviate all’estero (l’ex imam di San Donà di Piave, Ahamad Chaddad, è stato arrestato dalla Digos di Venezia nell’ambito di un’inchiesta in cui compare anche l’ex imam di Como, allontanato dall’Italia con l’accusa di fiancheggiamento terroristico) che potrebbero essere state utilizzate per finanziare campagne terroristiche in Medioriente. E, sempre nella stessa città, è stato indagato un predicatore perché collegato a un imam casertano risultato in contatto con soggetti vicini al terrorismo della moschea veneziana di via dei Mille; e un altro è stato indagato perché aveva picchiato la moglie che voleva vestirsi all’occidentale. L’antiterrorismo ha sottoposto a una attenta sorveglianza il centro culturale islamico di Treviso. Particolarmente incandescente, stando ai carabinieri, il Piemonte (23 centri monitorati) dove sono stati espulsi già tre imam;qui il pericolo viene dai predicatori d’odio «itineranti». Allerta in Emilia (18 centri), specie a Bologna, l’ex direttore della moschea Annur ha elogiato i kamikaze palestinesi e invitato a colpire Israele.
    Tra Toscana (19), Campania (26) e Lazio ( 33) si concentra, invece, la più alta concentrazione di sospetti tunisini, algerini e egiziani. A Napoli si è arrivati a indagare sui contatti tra casalesi e pakistani trafficanti di droga sospettati di contiguità con formazioni salafite del nordafrica. In Umbria (7 centri attenzionati) si temono emulazioni rispetto alla scuola di terrorismo della moschea perugina guidata dall’ex imam marocchino Mostapha El Korchi (condannato a sei anni in Cassazione ed espulso dall’Italia con due connazionali). In Calabria (21 centri)l’ex imam Mhamed Garouan che predicava tra Catanzaro e Crotone arrestato col figlio con l’accusa di aver propagandato via internet la Jihad «virtuale», è libero in quanto i pm hanno chiesto l’archiviazione.
    A Cagliari, la situazione, è invece diversa: sono stati sì scoperti due manuali «esplosivi» ma nelle mani della Digos ci sono anche i documenti di soggetti vicini ad Al Qaeda e alcune notizie riservate relative ai gestori di un portale d’ispirazione jihadista. Soggetti e obiettivi sensibili anche in Sicilia (oltre 20 siti controllati), nella Marche (13), in Toscana (a Firenze è stato indagato per evasione fiscale da 2 milioni un ex imam di Castelfiorentino). La Puglia, dopo la caccia ai segreti custoditi in sei pen drive sequestrate a un ex imam siriano e a un informatico francese condannati a otto anni, preoccupa non poco gli addetti ai lavori. Perchè? La risposta è top secret, al momento.
    La mappa dei predicatori d'odio che tornano a far paura all'Italia - IlGiornale.it

    Edward Luttwak: "Inutile dialogare con l'islam"
    Per Edward Luttwak l’ideologia musulmana è incompatibile con la democrazia: "Il conflitto non è tra il mondo islamico e gli Usa, ma tra il mondo islamico e l’intero mondo non islamico"
    Andrea Cuomo –
    Professor Edward Luttwak, l'attentato di Bengasi riapre il conflitto tra l'islam e gli Stati Uniti?
    «Il conflitto non è tra il mondo islamico e gli Stati Uniti, ma tra il mondo islamico e l'intero mondo non islamico.
    A Mindanao attaccano i filippini cristiani, il Pakistan è in conflitto con l'India, ovunque c'è l'islam in contatto con il non-islam, l'incitamento alla violenza da parte dei predicatori ha il suo effetto. Per fortuna in pochi ricorrono alla violenza, ma tutti gli altri stanno a guardare, compresi eserciti e forze dell'ordine».
    È molto carico l'economista statunitense di origine romena, 69 anni, conosciuto per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e la geopolitica, che segue con grande attenzione le vicende italiane e parla benissimo la nostra lingua. Pessimista e provocatorio lo è sempre stato; che sia contrario al buonismo del dialogo con i sordi e alle missioni di pace in genere non è certo una novità.
    Eppure stavolta c'è qualcosa di più: a migliaia di chilometri di distanza da noi, la sua rabbia serena, se si può dire così, stavolta si percepisce anche attraverso il filo del telefono. Forte e chiara. Per lui ogni sforzo di venire a patti con l'islamismo è sciocco e vano. E inutilmente cercheremo raggi di luce nel corso dell'intervista.
    Un quadro cupo, il suo...
    «Ma non è mica un quadro cupo, è la realtà».
    Dove potrà arrivare la reazione degli Stati Uniti?
    «Guardi, c'è un macrotrend evidente, che è quello di lasciare gli islamici cuocere nel loro brodo. Gli Stati Uniti sono riluttanti a intervenire in Libia, in Siria, perché è chiara ormai l'inutilità di certe azioni. Basti pensare all'Irak, all'Afghanistan. Grandi spese, nessun risultato. Una perdita di soldi e di tempo. Me lo lasci dire, in alcuni casi si tratta di barbari che governano selvaggi. È tutto inutile. L'ambasciatore Chris Stevens rappresentava quell'entusiasmo per la questione mediorientale che ora, con la sua uccisione, sarà sempre meno convincente e avrà sempre meno riscontro nella realtà».
    Questo è il macrotrend, come lo chiama lei. Ma nell'immediato qualcosa l'Occidente può fare?
    «Certo: possiamo liberarci del linguaggio falsificante. Ad esempio non c'è una nuova democrazia in Libia, perché se non c'è rispetto della persona non può esserci democrazia. E non credo che le cose potranno cambiare per un secolo o due. Per ora islam e democrazia sono due parole incompatibili».
    Ma ci sono esempi di islam democratico, pensi alla Turchia...
    «Certo, ma lì c'è democrazia nella misura in cui ci sono regimi anti-islamici. Ma appena sale al potere un partito islamico, e con Erdogan ci siamo quasi, bye-bye alla democrazia turca».
    Beh, c'è sempre la diplomazia. Possibile non possa fare nulla?
    «Certo, bisogna essere diplomatici, ma non cretini. Quando trattiamo con i Paesi islamici è giusto essere cauti e moderati. Ma quando parliamo tra di noi occidentali è meglio non prenderci in giro, almeno nell'uso delle parole».
    Edward Luttwak: "Inutile dialogare con l'islam" - IlGiornale.it



    Rimosso un quadro della Madonna dalla scuola dopo le proteste di una mamma musulmana
    Il caso all’istituto Borgo Molara. La decisione dopo le richieste di una mamma musulmana. Niente preghiere in classe.
    PALERMO. I genitori di una scuola materna ed elementare di Palermo protestano per la rimozione dall’atrio dell’istituto di un quadro raffigurante una Madonna, tolto perché una mamma di religione musulmana ha fatto notare che la sua bambina avrebbe subito una discriminazione religiosa. Così la nuova dirigente del plesso “Andrea Sole” di Borgo Molara, Melchiorra Greco, ha anche disposto che di argomenti religiosi si parli soltanto nelle ore di religione ed ha proibito si recitino preghiere e si festeggino Natale e Pasqua.
    Ma i genitori – secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia oggi in edicola – non ci stanno e ieri si sono riuniti in una saletta del plesso per affrontare la questione. “Vogliamo – dicono – che i nostri figli mantengano la loro identità culturale e religiosa”.



    "I nemici dell’islam? La Lega Nord"
    Parla lo sceicco guida dei fondamentalisti tunisini, leader del gruppo salafita in prima fila negli scontri
    Gian Micalessin
    La Lega Nord ha un posto d’onore sul taccuino dei nemici dell’Islam. Parola dello sceicco Abu Ayyad al Tunisi, leader di Ansar al Islam, gruppo ultra jihadista in prima fila nei disordini di questi giorni in Tunisia e omonimo di quello che è dietro l’assalto all’ambasciata Usa di Bengasi. Lo sceicco che uscì dal carcere in seguito alla rivolta tunisina, in questa intervista rilasciata al Giornale nello scorso dicembre anticipava la visione dei salafiti e il loro odio per l’Occidente. Italia inclusa.
    La rivoluzione tunisina è stata una rivolta democratica o una rivolta islamista? «Le definizioni contano poco ma per noi è stata una ribellione contro una dittatura che combatteva la religione. Quindi alla base di tutto c'era l'Islam. La gioventù salafita ha iniziato la rivoluzione nel 2003 e 2004. Abbiamo sfidato il regime dentro e fuori le carceri fin dal 2006. Gli slogan della rivoluzione erano islamici, nessuno inneggiava a Karl Marx o Obama».
    Anche Al Qaida si definisce islamista per voi è un movimento legittimo? «Al Qaida ha il grande merito di aver liberato la gente dalla paura e dalle catene. È un vento di cambia*mento storico».
    Bin Laden è morto. Al Qaida è stata sconfitta? «Al Qaida non è stata assolutamente sconfitta. Al Qaida è ovunque e si diffonde soprattutto su internet. Grazie agli insegnamenti di Al Qaida la nazione islamica sta vincendo. L'occidente è in decadenza, l'islam invece sta crescendo. Al Qaida con una sola operazione nel 2004 ha costretto la Spagna ad andarsene dall'Iraq e ha fatto cadere il governo Aznar. Qualche volta perdiamo ma qualche altra vinciamo».
    Siete pronti a schierarvi anche contro il governo del Nahda? «L'Occidente e i suoi agenti lo condizionano e loro impediscono a noi di diffondere la verità. Se non ci lasciano svolgere il nostro ruolo, se ci rifiutano il diritto di svolgere la nostra missione ne pagheranno le conseguenze. L'occidente e suoi agenti bloccano a trasmettere la parola giusta.
    Il Nahda è un partito islamico non siete soddisfatti del loro governo? «I mezzi e le idee della politica per noi contano poco. Non possiamo accettarli. Soprattutto se si tratta di mezzi o maniere che vanno contro il libro di Dio e la Sharia del suo profeta. Tra noi e loro rimangono solo relazioni di fratellanza a livello personale. Ci comportiamo con loro come con i nostri fratelli, li invitiamo ad imboccare la strada giusta. Ma non accettiamo la strada che hanno scelto ».
    Quindi che governo vorreste ? «L'unico governo accettabile è quello ispirato alla Sharia alla legge di Dio, solo la legge di Dio, per governare».
    Cosa significa essere salafiti «Il termine salaf é molto antico risale all' inizio del islam, ma il suo significato negli ultimi tempi è molto cambiato. Oggi, questo termine ha assunto il significato di ideologia politica e non religiosa. Il salafita è semplicemente colui che vive in base agli insegnamenti del Corano e dalla sunna del profeta e vuole applicare la legge di Dio. Ma l'impiego di queste parole nel campo politico, le ha però svuotate di molto del loro significato. L'errore è anche dei musulmani perché discutono con l'Occidente o con degli infedeli i dettagli della loro fede.
    Quindi non me li può spiegare? «Se non sei musulmano non posso discutere con te i dettagli della mia fede. Dobbiamo parlare solo di Dio. Se sarai d'accordo con me significherà che accetti la mia religione e quindi anche i suoi dettagli ».
    Secondo voi le donne devono indossare il niqab, la copertura islamica integrale? «Sul niqab è in corso un dibattito religioso ma noi invitiamo le donne a metterlo. Però non ci mettiamo a discutere questa controversia con un italiano o un francese. Ne possiamo discutere solo con altri musulmani. Voi italiani avete organizzato una compagna feroce contro il “niqab”, perché dietro questo ci sono interessi politici. La Lega Nord è il più grande nemico del islam e ha creato questa polemica per allontanare gli italiani dall'islam».
    "I nemici dell

    La Lega ricorda Oriana, snobbata da Firenze
    FBos -
    «Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi», questo diceva Oriana. E, destino beffardo, il sesto anniversario della morte della Fallaci cade proprio con un'altra strage di stampo islamico, a Bengasi. Lei che dopo l'11 settembre scrisse La rabbia e l'orgoglio contro quell'islam assassino. Ma il Comune della sua Firenze non ha mosso un dito. Il sindaco Matteo Renzi è troppo preso dal suo nuovo giochino: tutto camper e distintivo.
    Ci ha dovuto pensare la Lega Nord a ricordarla: oggi con letture dall'Apocalisse e domani con una cerimonia al cimitero degli Allori. «Mentre il Comune di Milano nel 2005 le conferì l'Ambrogino d'oro, il Comune di Firenze non si è mai degnato di fare qualcosa per Oriana», brontola Marco Cordone, capogruppo della Lega in Provincia.
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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Voglio leggere il Corano al Duomo e in piazza S.Pietro.

    Roma, alla Curia Ambrosiana e alla Segreteria di Stato del Vaticano, l’autorizzazione a organizzare due manifestazioni pubbliche in Piazza Duomo e in Piazza San Pietro per far conoscere agli italiani la verità sul Corano e su Maometto. Considero un errore dare alle fiamme il testo considerato sacro dai musulmani e tacere sulla vita del fondatore dell’islam, così come provo orrore per le stragi che ne conseguono.
    Ebbene proprio perché sono consapevole che vi è un rapporto di causa ed effetto tra ciò che è prescritto nel Corano e l’esempio dato da Maometto e tra la predicazione d’odio, l’incitazione alla violenza e la perpetrazione di efferati crimini da parte dei musulmani, ho deciso che è un dovere civico e una missione morale affermare la verità.
    Basta con il rogo del Corano e le vignette su Maometto! Il Corano non va bruciato ma letto in pubblico in modo chiaro e senza alcun commento! Maometto nonva deriso esasperandone i tratti ma rappresentato oggettivamente così come viene descritto dai suoi biografi ufficiali!
    Anticipo al prefetto di Milano e alla Curia ambrosiana che in Piazza Duomo leggerò anche i seguenti versetti del Corano che ordinano ai musulmani di uccidere gli ebrei e i cristiani a meno che non si convertano e non si sottomettano all’islam: «Combattete coloro che non credono in Dio e nell’Ultimo Giorno, che non vietano ciò che Dio e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la Gente del Libro (ebrei e cristiani, nd r), che non scelgono la religione della verità, finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.
    Dicono gli ebrei: "Esdra è figlio di Dio" e i cristiani dicono: "Il Messia è figlio di Dio". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di coloro che prima di loro furono infedeli. Dio li distrugga! Essi sono fuorviati» (IX, 29-30).
    «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: "Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli fra capo e collo, colpiteli sulle falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Dio e dal Suo Messaggero". Dio è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero! Assaggiate questo! I miscredenti avranno il castigo del fuoco! O credenti, quando incontrate gli infedeli in ordine di battaglia, non volgete loro le spalle. Chi quel giorno volgerà loro le spalle- eccetto il caso di stratagemma per meglio combattere o per raggiungere un altro gruppo- incorrerà nell’ira di Dio e il suo rifugio sarà l’inferno. Quale triste rifugio! Non voi li avete uccisi. Dio li ha uccisi» (VIII, 12-17).
    «O credenti, non sceglietevi per alleati ebrei e cristiani, sono alleati gli uni degli altri, e chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Dio non ama il popolo degli ingiusti» (V, 51).

    Ugualmente anticipo al prefetto di Roma e alla segreteria di Stato del Vaticano che nella manifestazione pubblica a Piazza San Pietro leggerò anche questi passaggi tratti dalla Sira, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto: «Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: "L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti imusulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno:O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me- vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei» (citato da al-Bukhari e da Muslim).
    Dopo la battaglia del Fossato nel 627, Maometto attaccò l’ultima tribù ebraica rimasta a Medina, i Banu Quraizah. Dopo un assedio di 25 giorni, si arresero. Alla fine tra i 600 e i 700 maschi furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono fatti schiavi. Sul fatto che fu Maometto a decapitare gli ebrei, la Sira di Ibn Ishaq narra: «Poi (i Banu Quraiza) si arresero e l’inviato li rinchiuse a Medina nel quartiere della figlia di Harith, una donna dei Banu Najjar. Poi l’Inviato uscì nel mercato di Medina e vi scavò dei fossati.
    Poi li mandò a prendere e li decapitò in quei fossati. (…)Erano 600 o 700 in tutto, anche se alcuni parlano di 800 o 900. Mentre venivano portati a gruppi dall’Inviato chiedevano a Kaab che cosa ne sarebbe stato di loro. Rispose: "Non lo avete capito? Non vedete che lui continua a chiamare e nessuno torna indietro? Per Dio è morte!" Questo continuò fino a che non ebbe finito con tutti loro».
    Attendo fiducioso la risposta del prefetto di Milano e della Curia ambrosiana, del prefetto di Roma e della segreteria di Stato del Vaticano. Assicuro loro che mi limiterò a leggere correttamente quanto è scritto nel Corano e nella Sira di Maometto. Siamo uno Stato libero dove è un diritto e un dovere degli italiani conoscere la verità. Null’altro che la verità. O non lo siamo più? Lo sapremo dalle loro risposte.
    Magdi Cristiano Allam - Il Giornale -
    Ultima modifica di druido; 20-09-12 alle 15:51
    STOP

    ALLA TIRANNIA DEI TECNOCRATI

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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Fratelli Musulmani fregano gli Usa su Twitter con la dissimulazione coranica (ma vengono scoperti)
    Leone Grotti
    I Fratelli Musulmani fanno il doppio gioco su Twitter: in inglese scrivono all’ambasciata Usa, contenti «che nessuno sia rimasto ferito», in arabo incitano ad assalirla. Risposta: «Sappiate che noi leggiamo anche l’arabo».
    A causa (o con il pretesto) della diffusione del film demenziale “L’innocenza dei musulmani“, le ambasciate americane di mezzo mondo arabo sono state attaccate da centinaia di manifestanti infuriati. In Libia è morto l’ambasciatore Chris Stevens insieme ad altre tre persone, in Yemen ne sono morte quattro, in Egitto almeno 224 sono rimaste ferite, in Iran, Iraq, Kuwait, Bangladesh e Gaza la tensione è rimasta altissima per tutta la giornata di ieri. In Egitto, però, gli scontri davanti all’ambasciata hanno anche creato un incidente diplomatico su Twitter, che fa capire molto bene i dilemmi dei Fratelli Musulmani.
    SCONTRI SU TWITTER. Mentre la polizia cercava di fermare i manifestanti al Cairo, i Fratelli Musulmani scrivevano sul loro account Twitter ufficiale in inglese: «Siamo sollevati che nessun membro dell’ambasciata americana sia rimasto ferito». Pronta la risposta dell’ambasciata Usa, sempre sul social network: «Grazie. Ad ogni modo, avete controllato i vostri tweet in arabo? Spero sappiate che noi leggiamo anche quelli». Infatti, mentre da una parte i Fratelli Musulmani si mostravano sollevati per l’incolumità dei diplomatici americani, contemporaneamente aizzavano la gente a protestare scrivendo in arabo su Twitter e sul loro sito ufficiale: «Gli egiziani insorgono per difendere il Profeta», chiamando a raccolta la gente per «una marcia venerdì da un milione di persone».
    «NÉ NEMICI NÉ ALLEATI». Non stupisce perciò se Obama ieri ha dichiarato che «non consideriamo l’Egitto un nostro nemico, ma neanche un nostro alleato». Del resto anche i Fratelli Musulmani da una parte rassicurano e lisciano gli Stati Uniti, dall’altra fomentano gli egiziani, che non vedono di buon occhio il colosso a stelle e strisce, principale alleato e finanziatore dell’ex rais Hosni Mubarak. Per risollevare le disastrate casse dello Stato egiziano, il presidente islamico Mohamed Morsi sta cercando di ottenere dal Fondo monetario internazionale (Fmi) un prestito di 4,8 miliardi di dollari a un tasso di interesse stracciato: 1,1 per cento. Per questo, però, Morsi deve rassicurare sulla tenuta sociale dell’Egitto soprattutto gli Usa e anche per questo ha dichiarato nei giorni scorsi: «Uccidere gli innocenti è contrario ai principi dell’islam. La libertà d’espressione e quella di dimostrare sono garantite, ma senza attacchi alle proprietà private o pubbliche».
    L’ARTE DELLA DISSIMULAZIONE. Il doppio gioco dei Fratelli Musulmani, che da una parte si mostrano moderati con gli Stati Uniti e dall’altra fomentano gli egiziani contro di loro, ha anche una base concettuale presente nella tradizione islamica: taqiyya, dissimulazione. È cioè permesso ai musulmani mentire, in determinate circostanze, con i non credenti, nascondendo il proprio reale pensiero, per ottenere dei vantaggi. Se in teoria la sua applicazione è prevista solo nei casi in cui si rischia di essere perseguitati per la propria fede, di fatto viene utilizzata in molti altri campi. Come l’esempio dei tweet dei Fratelli Musulmani dimostra.



    Luttwak: «La politica estera di Obama è politically correct. Per questo è fallimentare»
    Benedetta Frigerio
    «Questa politica, in cui pur di dialogare si negano verità gravissime come le persecuzioni dei cristiani, non ci risparmierà alcun attacco». Intervista al politologo Edward N. Luttwak
    «Se si vuole davvero il rispetto per le religioni di cui ha parlato l’amministrazione presidenziale perché non si menzionano mai le continue e immotivate persecuzioni dei cristiani che poi generano quei film? L’ideologia politically correct ci fa scandalizzare davanti a questa semplice domanda. Comunque non so se cambierà qualcosa in senso elettorale. Ma questa strategia politica è destinata ad accumulare fallimenti e spargimenti di sangue». Così Edward N. Luttwak, economista e politologo americano, spiega a tempi.it la politica estera del presidente Obama, «i cui silenzi e indifferenza sono ormai la norma».
    Durante la conferenza stampa successiva all’attentato di Bengasi il presidente Obama si è sorpreso parlando dell’ambasciatore ucciso come di uno «che aveva stretto legami con i ribelli libici» e che era lì «mentre sosteneva questa giovane democrazia». Il segretario di Stato Hillary Clinton ha invece commentato: «Mi sono chiesta come mai questo sia potuto accadere in una città che abbiamo aiutato a ricostruire». Affermazioni ingenue o diplomatiche?

    Le parole usate sono false. Come si fa a parlare di giovane democrazia in riferimento alla Libia? In quel paese non c’è traccia di un governo e di un sistema dove siano garantite le libertà fondamentali. C’è timore a chiamare le cose con il loro nome. Stare sulla difensiva, però, alla lunga, si paga. Una strategia simile è debole. Certo, non c’era molto da aspettarsi dalla politica estera del presidente, che è nata da un discorso al Cairo in cui chiedeva scusa all’islam per le scelte post 11 settembre. Per non parlare dei discorsi infamanti e falsi del primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, sui musulmani perseguitati che il presidente finge di non sentire. Ma questa è la sua impostazione: il dialogo che nasconde le differenze, il politically correct è il suo modo fallimentare di fare politica estera.

    Al Cairo i manifestanti avevano già violato i confini dell’ambasciata ammainando la bandiera americana. L’ambasciata ne aveva dato notizia, ma l’amministrazione Obama era rimasta in silenzio.

    Questa politica, in cui pur di dialogare si negano verità gravissime, non ci risparmia alcun attacco. E non è solo questo episodio a dirlo, ma un’infinità di altri di cui i giornali non parlano mai. Gli attacchi ai cristiani da parte degli islamici sono continui. Intere comunità sono perseguitate. Obama dovrebbe denunciare tutto questo, ma non lo fa.

    Il fatto che l’attentato sia avvenuto in un momento in cui l’America non si sentiva in pericolo e durante una campagna elettorale in cui la politica estera non sembrava rilevante che risvolti avrà per le elezioni?

    Io credo che inciderà solo in parte. Sicuramente tornerà all’attenzione il fatto che Obama ha un approccio molto soft nei confronti dei musulmani. E si rispolvererà nella memoria dei cittadini americani il fatto che il padre di Obama sia musulmano e che il presidente da bambino frequentava le moschee dell’Indonesia. Insomma, aleggia un certo sospetto sulle sue simpatie verso questo mondo. Ma non penso che prima non fosse così e che gli americani non sapessero cosa accadeva in Medio Oriente. Forse si sentivano abbastanza sicuri, e temo che, nonostante il fatto, penseranno ancora di esserlo.
    Edward Luttwak: la politica estera di Obama è fallimentare | Tempi.it



    Che cosa ne sa una bambina islamica di otto anni della guerra santa?
    Elisabetta Longo
    A Sindney, in Australia, dove si sono consumate proteste contro il film “L’innocenza dei musulmani”, Ruqaya, bambina di otto anni, ha inneggiato «all’amore per il jihad».
    Il canale televisivo 9news ha trasmesso il filmato di una bambina di soli otto anni che spiega ai fedeli musulmani l’importanza del jihad, la guerra santa. L’episodio è avvenuto durante una convention islamica a Sidney, in Australia, e le autorità locali stanno ora indagando su chi sia questa bambina, di nome Ruqaya, che tipo di famiglia abbia alle spalle e come mai sia stata scelta per arringare la folla.
    JIHAD AL POSTO DELLE BAMBOLE. Spiega la piccola, con la stessa tranquillità con cui una bambina potrebbe spiegare perché le piacciono le bambole, che non si è mai troppo giovani per amare il jihad, interessarsi al conflitto siriano e far parte della comunità islamica Ummah. «Le rivolte siriane hanno dimostrato che la comunità Ummah è viva e lotta, e la paura in cui si viveva ha lasciato il posto all’amore per il jihad. Anche i bambini della mia età, per le strade, si uniscono alle rivolte, rischiando la vita per portare a casa cibo, acqua e medicine ai loro familiari feriti, e alcuni di questi non torneranno mai alle loro famiglie in nome dell’amore per l’islam. Nessuno è troppo giovane per farlo».
    «TAGLIAMO LA TESTA A CHI INSULTA IL PROFETA». Come se non bastasse, nei giorni scorsi proprio a Sidney ci sono state delle rivolte della comunità islamica contro la diffusione del film su Maometto, che hanno portato a una ventina di arresti, tra i quali alcuni ragazzini che hanno imbrattato i poster del film con messaggi di propaganda islamica, per difendere l’onore del Profeta. Un altro bambino, con a fianco la madre, ha esposto un cartello con la scritta: «Tagliamo la testa a tutti quelli che insultano il Profeta».
    A 8 anni inneggia alla guerra santa in Australia | Tempi.it



    Preghiera
    di Camillo Langone
    Scopro grazie a Fiamma Nirenstein (evidentemente per preoccuparsi dei cristiani ci vuole un’ebrea) che il gruppo terroristico maomettano Boko Haram ha intimato al presidente nigeriano (cristiano) di convertirsi all’Islam, altrimenti saranno altre bombe e massacri. E’ sempre la stessa storia da quattordici secoli. A cominciare dal fondatore, i coranisti non sono capaci di convertire che per mezzo della violenza (e come potrebbero convertire per mezzo della verità se la verità non possiedono?).
    Io non ho ricette per l’Africa però ne ho una per l’Italia a rischio di africanizzazione. L’ha scritta San Giovanni Evangelista: “Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento [di Cristo], non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse”. Non si riceva l’immigrazione musulmana in Italia.
    Preghiera del 8 agosto 2012 - [ Il Foglio.it › Preghiera ]

    Africa, cristianesimo 1° religione
    Il cristianesimo è la prima religione dell'Africa e ha ormai nettamente superato l'islam. È quanto emerge da nuovi dati presentati oggi al congresso «Religione in un contesto globalizzato» organizzato all'Università di El Jadida, in Marocco, dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), la rete internazionale di studiosi del pluralismo religioso diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne.
    Il cristianesimo è la prima religione dell'Africa e ha ormai nettamente superato l'islam. È quanto emerge da nuovi dati presentati oggi al congresso «Religione in un contesto globalizzato» organizzato all'Università di El Jadida, in Marocco, dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), la rete internazionale di studiosi del pluralismo religioso diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne.
    Secondo i dati del convegno - dove si esprimono settanta oratori di diciotto Paesi e di tutti i continenti - i cristiani rappresentano il 46,53% della popolazione africana rispetto al 40,46% dei musulmani e all'11,8% degli aderenti alle religioni africane tradizionali. Su 59 Paesi africani, 31 hanno una maggioranza cristiana, 21 una maggioranza musulmana, e 6 vedono la presenza maggioritaria delle religioni tradizionali.
    Nel 1900 i cristiani in Africa erano dieci milioni, nel 2012 hanno raggiunto i cinquecento milioni.
    «Non tutti, naturalmente, sono contenti di questi sviluppi - aggiunge Introvigne - e questo spiega perché un ultra-fondamentalismo islamico che considera scandaloso il fatto che in Africa ci siano più cristiani che musulmani perseguita e uccide i cristiani in Paesi come Nigeria, Mali, Somalia, Kenya. Gli ultra-fondamentalisti pensano che oggi la battaglia decisiva per sapere se il mondo sarà musulmano o cristiano si combatta in Africa. E che l'islam la stia perdendo. Per questo, reagiscono con la violenza».


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    Predefinito Re: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    "Perchè i musulmani negano la storia?"
    LETTERE - "Come fanno i musulmani a sentirsi offesi e protestare per quello che viene riportato su Maometto, se questo é totalmente vero?"
    Ogniqualvolta un regista, un giornalista o uno scrittore decide di narrare la vera vita di Maometto, puntuale come la morte arriva la reazione violenta dei musulmani. Non è chiaro perché i seguaci di Maometto, cioè coloro che in ossequio al Corano, mettono in pratica le usanze (poligamia e uso della violenza contro gli infedeli) del loro predecessore, neghino rabbiosamente ciò che il “Libro” e la storiografia hanno esaurientemente dimostrato.
    La totalità delle biografie conferma che: prese in sposa una bimba di sei anni (Aisha) con il benestare del padre di lei (Abu Bakr); sposò undici donne e “frequentò” un numero illimitato di concubine”; fece razziare decine di carovane (una per tutte quella di Badr nel 624) e ordinò l’uccisione dei prigionieri; dopo la celebre battaglia del Fossato (627 dc) fece sgozzare (in sua presenza) 700 ebrei della tribù medinese dei Banu Qurayza; s’innamorò di Zaynab (moglie del suo figlio adottivo Zayd) e la obbligò a divorziare dal legittimo marito per averla in sposa per se; ed infine, causa eccessivi banchetti pantagruelici la sua massa gli impedì di prostrarsi ad Allah.
    Se il Profeta “difettava” in eccessi, ha senso prendersela con chi ha avuto il solito merito di far conoscere agli "infedeli" il dietro le quinte di Maometto? Dileggio della religione? Affatto! Perché escludere a priori che i delusi dal pacifico, frugale, e affatto donnaiolo Gesù, possano essere attratti e "convertiti" dal vivace ed energico sciupafemmine Mohammed?
    Dopotutto, la ragione ultima del paradiso islamico, non si chiama forse donna, o meglio, 70 “affettuose” vergini date in premio agli adoratori della mezza Luna?
    "Perchè i musulmani negano la storia?" | MattinOnline - ribellarsi sempre - giornali, notizie, news, cronaca, ticino, svizzera, italiana

    L’ipocrisia dei media (e di Augias) nella censura del film anti-Islam
    Quando si immerge un crocifisso nel piscio dell’artista è espressione artistica. Quando dei bambini tirano delle bombe (o escrementi?) contro il volto di Gesù Cristo è espressione artistica. Quando si appende una rana in croce è espressione artistica. Quando si mostra una donna fare autoerotismo con un crocifisso è espressione artistica. Quando una Pussy Riot spezza con una moto sega una croce di legno in memoria dell’Olocausto e insulta il Patriarca di Mosca è legittima protesta politica. Quando invece un film offende Maometto e l’Islam allora si tratta di «contenuti che offendono la fede».
    L’ipocrisia dei media occidentali è sotto gli occhi di tutti in questi giorni in cui la società è unita nel condannare un film offensivo verso l’Islam comparso su Youtube, «Innocence of Muslims», che Google ha già prontamente censurato in alcuni Paesi. Il film, della durata di 14 minuti, è stato prodotto e diretto da tale “Sam Bacile” di origine egiziana e di religione copta (regista di filmini pornografici) e finanziato da più di cento investitori ebrei, con lo scopo di richiamare l’attenzione sulle “ipocrisie” dell’Islam anche in seguito all’11 settembre del 2001 (cioè quello che hanno fatto i leader ateisti Christopher Hitchens e Sam Harris negli ultimi 10 anni).
    “Il Corriere della Sera”, “Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano” -sempre in prima linea ad invocare il rispetto verso la libertà artistica, di satira e d’espressione quando si tratta di contenuti che prendono di mira il cristianesimo e la Chiesa cattolica- si sono scatenati nella condanna alla pellicola, invocando la censura della forma di espressione del regista egiziano. Si è svegliata perfino Dacia Maraini con il suo pistolotto sulla «libertà che si trasforma in insulto». Ma con quale libello contro la Chiesa era impegnata la laicissima scrittrice settantasettenne quando il fotografo statunitense Andres Serrano immergeva nel suo piscio una croce con appeso Gesù Cristo? In quel caso la Maraini si è ben guardata dal pontificare che «la difesa della libertà è una bella cosa, ma la libertà propria va sempre messa in rapporto alla libertà altrui». Anzi, probabilmente se si fa una piccola ricerca, si trova perfino il suo nome tra gli intellettuali europei che hanno promosso questa “grande opera d’arte” (sic!).
    Mai visto un articolo de “Il Corriere della Sera” invocare il rispetto dei credenti contro l’offensiva “rana-crocifissa” del tedesco Martin Kippenberger che ha suscitato l’indignazione del popolo altoatesino (nessun ferito, nessuna vetrina rotta, solo indignazione). Anzi nei suoi articoli si elogiava la direttrice del Museion di Bolzano per aver ignorato beatamente le proteste mantenendo esposta l’opera e ripetendo la sua frase: «l’arte è anche un po’ provocazione». Anche il direttore de “La Stampa” Mario Calabresi ha usato uno spazio sul suo quotidiano per invocare un «mondo più rispettoso delle idee e delle credenze altrui». Sul suo quotidiano anche Gian Enrico Rusconi ha voluto dire la sua: «E’ necessario creare un nuovo equilibrio tra i principi della libertà di espressione e del diritto al rispetto dell’integrità del credo religioso». Ma qualcuno ha mai letto un articolo del cattolico Calabresi o del laico Rusconi sul «serve maggior rispetto al credo religioso» di fronte all’esposizione di Madonna and Child II, un’icona della Madonna con in braccio Gesù, immersa -ancora una volta-, in un bicchiere di urina del fotografo Serrano?
    Incredibilmente anche l’ateologo di “Repubblica”, Corrado Augias ha pensato bene di dire la sua, da un lato riprovando a sfruttare la circostanza per mostrare la superiorità dei “laici” che non farebbero guerre religiose (ancora una volta ignorando però, da amante della storia, gli orrori dell’ateismo di stato), e dall’altro lato difendendo l’attaccamento degli islamici al profeta Maometto, e scagliandosi addirittura contro la libertà d’espressione: «quando la libertà diventa provocazione» è infatti il titolo del suo intervento critico verso il film. L’ipocrisia del dileggiatore del cristianesimo Augias in questo caso ha superato ogni confine, per non parlare del quotidiano in cui scrive che si è addirittura dilettato in una critica alla satira e in difesa delle vittime (due articoli, perfino). Non dimentichiamo il pavido “Fatto Quotidiano” che quotidianamente pubblica contenuti offensivi verso i cattolici (qualche giorno fa anche una bestemmia in pagina divertendosi con una “traduzione automatica” di un discorso del cardinale Ruini), perché -come sottolinea “Avvenire”- «tanto i cattolici, al massimo, reagiscono con una protesta verbale o scritta». E se osano lamentarsi vanno ancora di più offesi e ridicolizzati perché stanno violando la libertà d’espressione.

    L'islam e la doppia morale
    Ora l'Occidente dica basta
    Il ministro egiziano che tiene le mogli velate ma fa "avance" in tv alla giornalista. E in Kenia, mentre si condannano le offese a Maometto, si uccide un bimbo cristiano
    Magdi Cristiano Allam -
    Che cosa non ci combina la paura dell'islam! Ora scopriamo che il film su Maometto che avrebbe scatenato la furia dei musulmani non esisterebbe proprio, che il promo diffuso su Youtube sarebbe un falso, mentre sono assolutamente veri il centinaio di morti, le migliaia di feriti, la distruzione di ambasciate, chiese, case e negozi in tutto il mondo.
    Così come scopriamo che gli strenui paladini dell'islam che ci siamo affrettati a difendere deprecando l'offesa alla sacralità del Corano e all'onore di Maometto, sono degli emeriti ipocriti che predicano bene e razzolano male se ad esempio restano irretiti dal fascino di una bella donna. Peggio ancora ci siamo impegnati, firmando come Unione Europea una dichiarazione congiunta con Organizzazione della Cooperazione Islamica, Lega Araba e Unione Africana, a considerare l'offesa all'islam come reato perseguibile sul piano del diritto internazionale, come fosse un crimine contro l'umanità per cui si può essere arrestati, giudicati e condannati dal Tribunale Internazionale dell'Aja.
    Che orrore! Per paura l'Europa è diventata l'epicentro mondiale dell'islamicamente corretto, al pari di qualsiasi altro Paese islamico! La paura dell'islam ci porta a mistificare la realtà per prevenire ulteriori reazioni violente da parte dei terroristi e a legittimare come interlocutori credibili i predicatori d'odio contro gli ebrei, i cristiani, le donne, gli infedeli, la democrazia, la libertà, l'insieme della nostra civiltà.
    Tutti i 79 attori e tecnici che hanno partecipato al film «L'innocenza dei musulmani» hanno sporto denuncia contro il produttore Nakoula Basseley Nakoula, che si sarebbe inventato il nome di Sam Bacile indicato come un registra ebreo, sostenendo di essere stati oggetto di un colossale raggiro. Tutti i 79 attori e tecnici dicono che avrebbero girato un film di avventura e che le loro voci sarebbero state modificate in fase di doppiaggio inserendo dei contenuti diversi. Addirittura il film non esisterebbe proprio, non sarebbe mai stato montato né sarebbe mai stato presentato, ad eccezione del promo di pochi minuti diffuso su Youtube. L'attrice Cindy Lee Garcia, che nel film recita il ruolo di una moglie di Maometto, è stata minacciata di morte, ha perso il lavoro ed è costretta a vivere in clandestinità. Nakoula è stato arrestato e risulta avere problemi con la giustizia per frode bancaria. È possibile raggirare 79 persone facendo loro girare un film d'avventura e poi trasformarlo in fase di doppiaggio dell'audio in un film su Maometto? È possibile che il film non esista proprio e che sarebbe stato girato solo il promo quando abitualmente prima si gira il film e poi si elabora il promo?
    Tutto è possibile nel nome dell'islam! Se la dissimulazione è legittimata dal Corano per salvaguardare la fede dalla minaccia del nemico, noi europei li abbiamo decisamente superati nella mistificazione della realtà per salvare la pelle! Quanto siano ipocriti ce lo dice anche il ministro dell'Informazione egiziano Salah Abdel Maksud, esponente dei Fratelli musulmani. All'inizio di un'intervista trasmessa in diretta dalla rete Dubai Tv, alla bella intervistatrice vestita all'occidentale e con il capo scoperto, il ministro ha manifestato un interesse sessuale dicendole con un sorriso accattivante: «Spero che le domande non siano così calde come te». Sbalordita da quell'allusione sessuale, la conduttrice dalla chioma bionda ma dalla personalità forte gli ha risposto con fermezza: «Le mie domande sono calde, io invece sono fredda».
    Anche ieri, così come è ormai è prassi la domenica, i terroristi islamici hanno attaccato una chiesa in Kenya uccidendo un bambino e ferendo altri tre. In Bangladesh ben 25 mila musulmani hanno incendiato cinque templi buddisti e centinaia di case nella città di Ramu e nei villaggi circostanti.
    Abbiamo a che fare con una realtà di terrorismo islamico che uccide e saccheggia, eppure l'unica cosa che ci preoccupa è assecondare i nostri carnefici. Ad oggi nessun governo europeo ha ritenuto di dover prendere dei provvedimenti nei confronti del ministro delle Ferrovie pachistano, Gulam Ahmad Bilor, che ha offerto una taglia di 100.000 dollari per uccidere il produttore del film L'innocenza dei musulmani. Il messaggio è che siamo talmente succubi dell'ideologia dell'islamicamente corretto che accettiamo di legittimare e di accreditare come referenti internazionali anche i terroristi, i loro apologeti e chi li finanzia. La paura ci ottenebra la mente e ci degrada l'anima al punto che siamo pronti a mistificare la realtà pur di assecondare il nemico dichiarato della nostra civiltà. Vinciamo la paura almeno qui a casa nostra!
    L'islam e la doppia morale Ora l'Occidente dica basta - IlGiornale.it

    Primavere arabe. Era meglio quando si stava peggio
    Fiamma Nirenstein
    Si stava meglio quando si stava peggio. Già sentito dire? E allora perchè tutti si sono eccitati tanto quando le folle arabe, adornate di aura primaverile, hanno fatto le loro rivoluzioni? Ora la novità è che, a confermare le delusioni, i dati dicono che la forza dell’opinione pubblica, le libertà civili, lo stato di diritto, la corruzione e la trasparenza hanno fatto nei paesi rivoluzionari passi indietro o sono rimasti fermi rispetto ai bei tempi dei tiranni. Lo scrive il rapporto della Freedom House che di mestiere misura ogni anno il tasso di democrazia.
    Non che la si debba prendere per oro colato, ma poichè gli tocca in questo caso dire il contrario di quello che probabilmente gli farebbe piacere (se la prende più volentieri con i paesi democratici), magari stavolta è credibile. La democrazia è misurata da parametri numerici. La perfezione nella “governance” democratica si raggiunge con 7 punti, la decenza con 5. Il mondo islamico è andato giù, la rivoluzione egiziana che si meritava sotto Mubarak 1,98 ora, nonostante le libere elezioni che danno un bel punteggio, raggiunge solo il 2,25. Siamo vicini al Baharein che nel 2004 aveva il 3,27 ed è piombato al 2,03, il livello della Siria quando è scoppiata la rivoluzione contro Assad.
    Dice però la Freedom House che la Tunisia dal 2,36 di Zine el Abidine Ben Ali è salita al 4,11. Davvero? Il dato fa piacere, ma sembra in contraddizione con le notizie: la nuova Costituzione contiene una clausola che invece di stabilire un criterio di parità descrive le donne come “complementari” alla figura maschile; un altro articolo definisce reato qualsiasi rapporto con Israele. E quanto a trasparenza non convincono proprio i giochetti per cui è svanito nel nulla, mentre la folla gridava “Obama Obama siamo tutti nuovi Osama” il capo dei “Partigiani della Sharia” Abu Iyad ricercato dalla polizia perchè aveva ispirato (o comandato?) gli attacchi legati al film su Maometto costati quattro morti innocenti. La polizia non ha potuto o non ha voluto arrestarlo benchè fosse a portata di mano.
    In realtà, al di là dei conteggi, quello che deciderà il futuro è l’aria politica che spira: si capisce bene che andrà di male in peggio. Nel vento non soffia la parola democrazia. Mugghia invece un’onda alta che porta sempre più su l’islamismo jihadista e l’odio antioccidentale. I salafiti e Al Qaeda si organizzano chiedendo più Shaaria. Gli Hezbollah sciiti prendono la piazza subito dopo la partenza del Papa per predicare a immense folle l’odio e la guerra, proprio dove un minuto prima si predicava amore. Si vede il presidente egiziano Mursi che ci mette troppo tempo e troppo poco cuore a condannare gli assassinii di questi giorni. Fra un pò si dirà: si stava meglio anche quando si stava ancora peggio.
    Primavere arabe. Era meglio quando si stava peggio | l'Occidentale

    Magdi Allam: «Leggerò il Corano in piazza»
    Laura Bennati -
    Un musulmano convertito al cattolicesimo che leggerà il Corano nelle piazze d'Italia. Non per propagandarlo, ma per mettere in guardia gli occidentali sui pericoli che ritiene che il testo sacro nasconda per la libertà della società com'è concepita sulla sponda nord del Mediterraneo. È il progetto annunciato alla conviviale dei Rotary genovesi da Magdi Allam, profondo conoscitore del mondo islamico, giornalista e scrittore nel mirino dei fondamentalisti da quando si è pubblicamente convertito alla fede cattolica denunciando nel contempo i rischi che comporta per la pace il crescente poter acquisito dai movimenti integralisti in Medio Oriente.
    «Il Corano non va bruciato, va letto con attenzione e io presto comincerò a leggerlo pubblicamente - ha detto Allam, che dopo la conversione e il battesimo ricevuto da Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto a Magdi anche il nome Cristiano- perché qui in Europa bisogna conoscerne anche i versetti più violenti che gli islamici cercano di non diffondere troppo in Occidente». Magdi Cristiano Allam più che presentare il suo ultimo libro «Europa cristiana libera» ha ripercorso la storia dell'Islam, mettendo in guardia contro la debolezza ideologica dell'Occidente, che secondo lui sull'altra sponda del Mediterraneo è visto come una terra di conquista.
    «Il Corano - sostiene Allam- in realtà è diviso in due parti, quella scritta alla Mecca che appare più pacifica e contiene principi generali, e quella scritta a Medina nella quale appaiono versetti più violenti nei quali si parla anche dell'uccisione degli ebrei e dei cristiani. Questi brani non sono molto conosciuti e pubblicizzati perché nel Libro stesso si riconosce la possibilità di mentire e di mistificare la propria fede, se necessario».


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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Giovani, islamici, terroristi. La Francia si interroga sul jihadismo domestico
    Redazione
    Dopo l’operazione anti-terrorismo condotta su tutto il territorio nazionale dalla polizia francese sabato scorso, la Francia torna a interrogarsi sul terrorismo domestico. I fermati erano tutti giovani delle banlieue.
    Jérémy Louis-Sidney è stato ucciso con le armi in mano, come Mohamed Merah, il giovane che a marzo ammazzò un uomo e tre bambini in una scuola privata ebraica di Tolosa «per vendicare le morti dei bambini palestinesi». Come Merha, Luis-Sidney, ucciso sabato scorso a Strasburgo dalla polizia durante l’operazione antiterroristica, era un giovane jihadista. Aveva pianificato e attuato un attentato anti-ebraico il 19 settembre a Sercelles, nella periferia di Parigi.
    JIHADISTI GIOVANI E FRANCESI. Dopo l’operazione di polizia, in Francia ci si interroga sulla violenza e sul nuovo terrorismo islamico che colpisce il paese. L’editoriale di oggi di Le Monde parla di antisemitismo diffuso e di terrorismo domestico. Come i terroristi di Al Qaeda progettano attentati e lasciano videotestamenti deliranti per i posteri. Tutti gli undici fermati avevano fra i diciannove e i venticinque anni. La loro guida era Luis-Sidney, un trentatreenne di origine antillese, islamico e poligamo, con un passato da spacciatore. Oltre ai testamenti e a letture islamiste radicali, nei covi sono stati trovati elenchi di associazioni ebraiche e armi. È il terrorismo islamico che nasce in casa, nelle banlieue, fra delinquenti che se la prendono con gli ebrei, afferma Le Monde. Una «preoccupante realtà», fatta di terrorismo e di tante piccole violenze che stanno diventando quotidiane con il rischio concreto di culminare in epiloghi come quello di Tolosa.
    SOGGETTI INSTABILI, RECLUTATI IN PRIGIONE. A indicare la gravità della situazione, secondo i media francesi, non è soltanto il fatto che questi giovani siano in grado di uccidere innocenti e di morire per questo, ma il fatto che agiscano «per conto proprio». È sempre più difficile capire chi sono, scrive oggi Le Figaro. Spesso sono reclutati in prigione, dove vengono indottrinati. Si tratta di soggetti psicologicamente instabili che vivono nell’ombra delle periferie francesi. Sono giovani che seguono i media arabi, i siti islamisti radicali, che hanno una propria vita e coltivano “autonomamente” progetti terroristici. La pericolosità non è soltanto nella difficoltà della loro individuazione ma anche nell’imprevedibilità delle loro azioni.
    Giovani, islamici, terroristi e francesi | Tempi.it

    Milano, egiziano tenta di rapire il figlio: preso
    Il padre voleva per il piccolo, di 4 anni, un'educazione islamica, non condivisa dalla madre
    Un egiziano di 31 anni è stato arrestato dai carabinieri a Milano per aver cercato di portare via alla madre il figlio, avuto quando i due stavano insieme. L'uomo voleva sottoporre il piccolo, di 4 anni, ad un'educazione islamica, che la madre, un'italiana di 34 anni, non condivideva. Dopo l'allarme della donna, aggredita mentre rincasava, l'uomo è stato subito bloccato. Il bambino, illeso, è già stato riaffidato alla mamma.
    La madre è stata affrontata dall'uomo per strada mentre rincasava con il figlioletto, appena uscito dall'asilo. Il padre del bambino l'ha insultata e le ha sputato in faccia, strattonandola e allontanandosi con il bimbo. Appena dato l'allarme una pattuglia dei carabinieri, che era nei paraggi, ha individuato e bloccato l'uomo, ancora per strada con il figlio.
    Il tentativo di sottrazione, che ha fatto seguito a una serie di molestie e percosse già denunciate in precedenza dalla donna, ha configurato il reato di stalking. L'uomo è quindi stato arrestato perché il magistrato ha ritenuto possibile il pericolo di fuga. Recentemente, infatti, l'egiziano aveva anche portato via il passaporto dell'ex convivente e del figlio da casa della donna, dopo averla convinta a farlo entrare. C'era il rischio che scappasse in Egitto.
    I litigi sarebbero cominciati nel 2008, un anno dopo la nascita del bambino, proprio per le divergenze sull'educazione del piccolo. Nel 2009 la madre se ne è andata di casa col figlio e la situazione si è trascinata tra i litigi. Due giorni fa il padre era anche andato all'asilo (più volte cambiato dalla madre) cercando di farsi consegnare il piccolo, ma la scuola non aveva accettato di affidarglielo.
    Milano, egiziano tenta di rapire il figlio: preso - Cronaca - Tgcom24



    Non ci sono più i terroristi islamici di una volta. «Non sappiamo amministrare il nord del Mali»
    Leone Grotti
    Prima si prendono il nord del Mali e instaurano la sharia, poi si rendono conti di non saper governare e chiedono l’aiuto dello Stato: «Non sappiamo amministrare l’elettricità, l’acqua e la scuola».
    Sono estremisti islamici, affiliati ad Al Qaeda, hanno conquistato da cinque mesi il nord del Mali, una regione più grande della Francia, hanno imposto agli abitanti che non sono riusciti a scappare una rigida osservanza della sharia, hanno terrorizzato la gente con pestaggi, amputazioni e lapidazioni pubbliche, hanno distrutto i preziosissimi santuari sufi di Timbuctu, tacciandoli di idolatria, comandano senza che l’esercito riesca a fare niente contro di loro e ora chiedono all’autorità statale di tornare a governare la regione.
    INCAPACI A GOVERNARE.
    Proprio così, dopo aver messo a ferro e fuoco la regione, costringendo 400 mila persone a fuggire dalle proprie case, gli estremisti islamici hanno chiesto il ritorno dei funzionari statali ammettendo di «non sapere come gestire i principali servizi come elettricità, rete idrica e sistema scolastico». Una delegazione di jihadisti ha fatto l’incredibile richiesta «perché non siamo abituati a gestire le cose, che sono troppo complicate». La proposta è stata fatta alla Coalizione per il Mali, delegazione che include sia privati cittadini che funzionari dello Stato insieme a membri delle Ong, che ha visitato il nord due settimane fa.
    COLPO DI STATO.
    Il Mali è diventato un Paese altamente instabile nel marzo scorso quando un colpo di Stato militare ha deposto il presidente Amadou Toumani Toure. Questa è stata l’occasione per gruppi islamisti legati ad Al Qaeda, come Ansar Eddine, per conquistare il nord del Paese e instaurare la sharia. Il governo provvisorio, retto dal presidente Dioncounda Traore, non è in grado di riconquistare la regione.
    SHARIA.
    Intanto gli islamisti, racconta al New York Times Daouda Maiga, a capo di un progetto di sviluppo per conto del governo del Mali, fanno fronte ai loro problemi organizzativi e chiedono il ritorno delle autorità per governare tutto tranne «la giustizia e la sicurezza. Ma hanno anche problemi ad applicare la sharia: ad esempio non sanno come amputare le mani a tutti i 200 ladri che hanno catturato nella regione di Kidal». Qui, ad esempio, l’elettricità funziona solo una notte a settimana, quando va bene. La delegazione non sa ancora se accettare la richiesta degli estremisti che, affermano, «continuano ad assoldare persone nel loro esercito grazie ai loro legami con Al Qaeda. Si può ottenere qualcosa con il negoziato, ma serve una pressione militare».
    INTERVENTO ONU. Da questo punto di vista la situazione è in stallo. L’esercito del Mali vuole riconquistare il territorio da solo, senza interventi esterni, nonostante fino ad ora si sia dimostrato incapace di farlo, mentre al Consiglio di sicurezza dell’Onu è stato presentato un piano che prevede l’intervento di aiuto di 3 mila truppe del Blocco africano occidentale (Ecowas) al costo di 400 milioni di dollari. Il piano però non è stato ancora approvato, perché considerato troppo poco dettagliato. La situazione, dunque, rimane in stallo.
    Mali, terroristi islamici: «Vogliamo il ritorno dello Stato» | Tempi.it

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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Uccidono i bambini in nome del Corano
    Salvata dai chirurghi la 14enne pachistana che denunciò i talebani. Ma troppi muoiono per mano degli integralisti
    Gian Micalessin -
    Malala vive. Ma vivono anche i suoi sicari. I chirurghi ce l'hanno fatta.
    Son riusciti ad estrarre dal cranio della 14enne ragazzina pakistana quel proiettile di kalashnikov destinato a sopprimere la sua innocente voglia di libertà, a imporre il lugubre silenzio del terrore islamista. Ma sopravvive anche chi la voleva morta. Sopravvive la furia cieca di un islam radicale pronto a massacrare anche i bimbi nel nome del Corano e del Profeta. L'aspetto più agghiacciante del tentato assassinio di Malala Yusafzai è la sua consequenzialità. Il tentativo di eliminare questa ragazzina colpevole d'aver descritto l'opprimente regime imposto ai civili nelle provincie pakistane sotto controllo talebano, è solo l'ennesimo assassinio, o tentato assassinio, ai danni di un fanciullo perpetrato nel nome dell'islam. E la condanna dell'Unicef, per ricordare come nulla giustifichi la violenza contro l'infanzia innocente, servirà a poco.
    L'agguato a Malala, colpita assieme a due compagne sedute con lei sullo scuolabus, arriva dopo la decapitazione di un bimbo in Afghanistan. Segue le accuse di blasfemia, un reato punito con la pena capitale, rivolte sempre in Pakistan ad una bimba cristiana. Ci ricorda la spietata esecuzione di un ragazzino e una ragazzina afghani bruciati nell'acido per aver osato amarsi. Tante e tali scelleratezze non sono follie o perversioni individuali. Non sono gesti scomposti messi a segno da menti malate. Sono l'applicazione pratica di un'ideologia religiosa priva di pietà, di un credo senza scale di grigio avvitato in una spirale di violenza che non prevede null'altro se non l'odio per tutti gli altri. Pensiamo a Malala. La sua colpa era quella di aver annotato su diario le esecuzioni, le pubbliche flagellazioni, le quotidiane umiliazioni imposte ai civili della valle di Swat nei mesi bui in cui questa località, un tempo paradiso turistico del Pakistan, diventò un feudo delle bande talebane. Quel diario letto dal servizio in lingua urdu della Bbc aveva fatto capire a tanti pakistani la realtà nascosta dietro la propaganda islamista. Ihsanullah Ihsan, portavoce di Tehrik –i-Taliban Pakistan, non s'è fatto scrupolo a rivendicare l'agguato giustificandolo con le visioni anti islamiche di Malala.
    Dietro a tanto spregiudicato fanatismo aleggia la stessa logica che ad agosto spinge un imam d'Islamabad ad accusare Rimsha Masih - una bimba cristiana affetta dalla sindrome di Down - di aver bruciato un Corano. Per l'inflessibile legge pakistana sulla blasfemia quelle accuse, completamente false, conducono al patibolo. Rimsha viene liberata solo perché un testimone smaschera la montatura anti cristiana ordita da un religioso musulmano. In Afghanistan l'orrore islamico talebano colpisce con la medesima crudeltà a fine agosto. Un ragazzino di 12 anni, fratello di un poliziotto, viene rapito da un gruppo talebano che ne fa ritrovare cadavere e testa mozzata. Per i portavoce talebani è un avvertimento a chi collabora con le autorità. Atti in linea con la ferocia delle bande qaidiste irachene che trasformano ragazzini in kamikaze.
    Ma per il fanatismo musulmano l'uccisione dei bambini non è limitata alla guerra. Anche il mancato rispetto di arcaiche regole sociali può venir punito con la più terribile delle morti. Lo insegna la fine di due ragazzini afghani - 15 anni lui, 12 anni lei - ritrovati a fine marzo in un campo della provincia afgana di Ghazni. I loro corpi erano accanto alla latta di acido usata per bruciarli. Dei loro volti non c'era più nulla. L'acido aveva divorato la pelle, cancellato naso e labbra. Due maschere d'orrore ridotte così per aver infranto le regole che impedivano loro di frequentarsi, senza il consenso di famiglie e anziani del villaggio.
    Uccidono i bambini in nome del Corano - IlGiornale.it

    ISLAM: LEGA NORD TRENTINO, NO A CATTOLICESIMO E CORANO A SCUOLA
    (AGI) Trento, 31 ott - La Lega Nord del Trentino -in una nota stampa- lamenta che in una scuola della Valsugana si mischierebbero la fede cattolica con il credo islamico.
    Secondo il Carroccio, alcuni genitori di una scuola di Levico Terme (Tn) avrebbero contestato l'operato di uno o piu' insegnanti che avrebbero preteso di fare leggere anche alcuni passaggi dal Corano in occasione della benedizione delle tombe, per il primo novembre.
    La Lega ricorda che stamani e' stata programmata per "gli alunni delle scuole dell'obbligo del Comune di Levico Terme la visita assieme ad un sacerdote al cimitero comunale per commemorare e benedire le tombe degli scomparsi". Per i leghisti si tratta di "un gesto importante che caratterizza la religione locale, cultura e avvicina i giovani al rispetto dei defunti e alla religione cattolica".
    "Risulterebbe pero' -si legge nel comunicato stampa- da quanto segnalatoci da alcuni genitori che qualche insegnante si sia opposta a tale cerimonia, pretendendo che durante la benedizione delle tombe, vengano letti alcuni passi del Corano per rispettare la religione di alcuni alunni stranieri presenti nelle classi".
    La Lega Nord, infine, "non ritiene corretto impedire agli alunni cattolici trentini di presenziare e partecipare ad una cerimonia che richiama le nostre radici culturali, affiancando la lettura di un testo che non si addice alla nostra tradizione; si tratterebbe di un ulteriore ed inaccettabile atto di prevaricazione della fede islamica, religione che predica l'odio verso l'Occidente".(AGI)

    MAGDI CRISTIANO ALLAM: “IL RELATIVISMO RELIGIOSO, ANNIDATOSI NELLA CHIESA, LEGITTIMA L’ISLAM” - di Mauro Faverzani
    di Mauro Faverzani
    Sta percorrendo le piazze di tutta Italia per parlare di cristianofobia. Anzi, di “nuova” cristianofobia: è’ l’on. Magdi Cristiano Allam, 61 anni, da 5 convertitosi dall’islam alla fede cattolica, eurodeputato, deciso più che mai a denunciare i massacri e i casi di emarginazione civile, perpetrati contro i cristiani ai quattro angoli del pianeta: “I dati evidenziano come i cristiani oggi siano i più discriminati e perseguitati per la propria appartenenza religiosa -afferma- Si stima che su cento persone, che subiscono la violazione del diritto alla libertà religiosa nel mondo, 75 sono cristiane, così come nel corso della Storia 70 milioni di cristiani sono stati martirizzati per la loro fede. Di questi, 45 milioni nel XX secolo. Ogni anno ci sono 105 mila nuovi martiri cristiani, uno al minuto”. Cifre terribili e raccapriccianti.
    Gli osservatori evidenziano da tempo la crescita dell’islamismo radicale, in Italia ed in Europa. Cosa l’ha determinata e cosa significa questo per il nostro tessuto e per le nostre radici culturali, storiche e valoriali?
    Nei Paesi arabi e islamici, che si affacciano sulla sponda meridionale ed orientale del Mediterraneo -osserva l’on. Magdi Cristiano Allam- i cristiani rappresentavano il 95% della popolazione fino al VII secolo. Oggi sono calati a 12 milioni di fedeli pari al 6% e si prevede che nel 2020 divengano solo il 3%. Dalla Seconda Guerra Mondiale si stima che 10 milioni di cristiani abbiano abbandonato queste zone, costretti dalla persecuzione, dalle guerre o da necessità. Quindi, la crescita oggi del radicalismo islamico, verificatasi -bisogna ammetterlo con grande franchezza - con l’aiuto dell’Occidente, che ha consentito loro di accedere al potere in Marocco, in Tunisia, in Libia, in Egitto ed ora anche in Siria, indubbiamente rappresenta una catastrofe per l’avvenire. In Paesi come la Cina, la Corea del Nord, il Vietnam o anche l’India i cristiani vengono effettivamente perseguitati, ma è solo nell’Islam che questa persecuzione viene legittimata da ciò che è scritto nel Corano e da ciò che fece Maometto”.

    Si parla spesso di un Islam “radicale”: ne esiste quindi anche uno moderato, con cui è possibile parlare?
    “So che esistono i musulmani moderati, in quanto persone -afferma- Ma sicuramente non esiste un islam moderato, in quanto fa riferimento a due pilastri: il Corano considerato opera increata al pari di Dio, quindi della stessa sostanza di Dio ovvero non interpretabile, ma da attuarsi alla lettera; e Maometto, guerriero che ha personalmente partecipato a dei massacri come quello che nel 627 portò allo sgozzamento e alla decapitazione di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza, alle porte di Medina. Per queste ragioni l’islam non è una religione moderata, è un’ideologia che predica l’odio, la violenza e la morte. Per nostra fortuna, le persone hanno invece una loro specificità e non sono il prodotto automatico ed acritico dei dogmi di quella fede, né insieme formano un blocco monolitico”.
    Anche in Occidente, pur non dovendo versare il proprio sangue, i cristiani non stanno molto meglio…
    “Senza dubbio -conferma l’on. Magdi Cristiano Allam- Anzi, il relativismo religioso si è annidato anche all’interno della stessa Chiesa: mettendo sullo stesso piano, a prescindere dai loro contenuti, le religioni, le culture ed i valori, fa sì che da un lato pienamente si legittimi l’islam e dall’altro si annacqui la Verità in Gesù Cristo. E questo porta alla perdita della spiritualità, al venir meno della capacità del Cristianesimo di essere punto di riferimento e di avere una valenza identitaria, che è sicuramente la realtà storica della nostra civiltà, ma della cui crisi oggi dobbiamo prender atto”.
    Di cosa c’è bisogno oggi, secondo Lei, per salvare i cristiani dalle persecuzioni? Serve di nuovo lo spirito, che già fu delle Crociate? “Quello che occorre oggi -afferma- è innanzi tutto il recupero del nostro diritto, del nostro dovere ad usare la ragione, per entrare nel merito dei contenuti, prendendo atto che ciò che è scritto nel Corano, ciò che ha detto e ciò che ha fatto Maometto, è del tutto incompatibile con i diritti fondamentali della persona. Inoltre, noi dobbiamo recuperare il sano amor proprio, che ci deve portare a privilegiare tutto quanto ci fortifichi. Noi oggi siamo una realtà estremamente fragile, tendiamo a negare il riferimento alla fede, ci vergogniamo delle nostre radici, quasi aborriamo la nostra identità e concepiamo la civiltà come se fosse una sorta di sommatoria quantitativa di istanze diverse, provenienti da chi giorno dopo giorno si presenta in questo nostro spazio fisico e detta le proprie condizioni. Dobbiamo pertanto oggi essenzialmente avere la capacità di distinguere tra le persone e la religione: con le persone noi possiamo e dobbiamo dialogare e convivere, chiarendo che ci sono dei valori non negoziabili, cui tutti indistintamente devono aderire, e chiarendo anche come, a fronte dei diritti che si acquisiscono, vi sono dei doveri da ottemperare. E questo ovviamente vale anche per i musulmani. Al tempo stesso, noi dobbiamo avere la capacità intellettuale ed il coraggio di affermare la Verità in libertà, cioè che noi rispettiamo i musulmani come persone, ma condanniamo l’islam come religione. Dobbiamo farlo con grande chiarezza, perché è sempre più evidente come il futuro stesso del Cristianesimo e della nostra civiltà, che si fonda sul Cristianesimo, è determinato dalla nostra capacità di prendere le distanze dall’islam”.
    Avremo questa forza?


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    Predefinito Re: Rif: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Taglia l'orecchio al nipote perché non va in moschea
    Un ragazzino africano residente con la famiglia nel vicentino si sfoga con gli insegnanti: la Procura ha messo sotto inchiesta lo zio musulmano
    di Alessandro Gonzato
    Lo zio paterno gli ha tagliato con la forbice una parte del lobo dell’orecchio sinistro come punizione per non essersi presentato in moschea il giorno prima. Un barbaro atto di violenza che un ragazzino africano di quattordici anni trasferitosi da poco coi genitori ed il fratello più grande ad Arzignano - in provincia di Vicenza - sarebbe stato soltanto l’ultimo di una lunga serie. Stando all’agghiacciante racconto del giovane, infatti, per lo stesso motivo, lo zio - un assiduo frequentatore della comunità islamica locale - in passato lo aveva già colpito altre volte con un lucchetto di metallo.
    Il tutto è venuto alla luce dopo che il ragazzino, spaventato per una escalation di violenza che non accennava ad arrestarsi, ha deciso di sfogarsi con i propri insegnanti e con i compagni della scuola media che, in classe, di fronte a quell’orecchio ancora sanguinante gli avevano chiesto spiegazioni. Il giovane non ha mai rinnegato il suo credo musulmano ma capitava che a volte, complici i compiti da svolgere a casa e gli impegni con gli amici, decidesse di scansare le funzioni in moschea, un po’ come fanno tutti i suoi coetanei.
    I professori - che già sospettavano che il minore fosse stato vittima di maltrattamenti nei mesi precedenti - dopo averlo rincuorato, hanno allertato l’azienda sanitaria di Montecchio Maggiore. Ed il direttore medico dell’ospedale di Arzignano dopo aver visitato il ragazzino, a conferma delle vessazioni subite, ha riscontrato sul suo corpo la presenza di due cicatrici: una sulla spalla destra e l’altra sul torace. Il distretto per la tutela dei minori dell’azienda sanitaria ha segnalato immediatamente il caso alla Procura, che subito ha aperto un’inchiesta per maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione a carico dello zio paterno, un trentunenne anche lui residente ad Arzignano e per questo spesso a casa del fratello in occasione del pranzo e della cena.



    Cristiani e liberali lasciano l’Assemblea costituente: «Vogliono un Egitto islamico come l’Arabia Saudita»
    Leone Grotti
    Questa settimana un terzo dell’Assemblea costituente egiziana ha abbandonato i lavori: «L’Assemblea sta lavorando per costruire uno Stato islamista e non uno Stato di unità nazionale».
    L’Assemblea costituente egiziana è oltremodo dominata dalle forze islamiste che vogliono trasformare l’Egitto in uno Stato islamico: con questa motivazione nell’ultima settimana il 30 per cento dei rappresentanti ha deciso di abbandonare i lavori. Il presidente dell’Assemblea, Hossam El-Ghiryani, è stato anche accusato di «accelerare il processo per terminare la Costituzione sacrificando il necessario dibattito» tra i componenti.
    «PERSA OGNI SPERANZA». La scorsa settimana 25 liberali avevano annunciato che avrebbero lasciato l’aula, gesto che hanno compiuto ieri perché «abbiamo perso ogni speranza che la Costituzione ottenga il consenso di tutte le forze politiche o rifletta le aspirazioni dell’Egitto a costruire una valida democrazia civile». Il gesto dei liberali è seguito a quello dei rappresentanti della Chiesa ortodossa egiziana, cattolica e anglicana che il 17 novembre hanno abbandonato i lavori perché «l’Assemblea sta lavorando per costruire uno Stato islamista e non uno Stato di unità nazionale».
    «EGTITO COME L’ARABIA SAUDITA». I cristiani, che si lamentano da mesi della composizione troppo islamista dell’Assemblea, hanno abbandonato l’aula dopo un fatto eclatante. I membri dell’Assemblea hanno raggiunto settimane fa un accordo sull’articolo 2, che prevede «i principi della legge islamica come maggiore fonte della legislazione». I salafiti questa settimana hanno fatto pressione sui Fratelli Musulmani per fare approvare l’articolo 220, «che attesta che questi principi devono essere governati dal Corano, dal Hadith [che raccoglie detti e tradizioni su Maometto] e dalle quattro scuole di giurisprudenza islamica». Questo viola l’accordo secondo cui i principi generali della legge islamica possono essere interpretati solo dalla Alta Corte costituzionale, ritenuta moderata. Secondo Wahid Abdel-Meguid, ex portavoce dell’Assemblea costituente che ha abbandonato i lavori, «l’articolo 220 apre le porte alla formazione di uno Stato simile all’Arabia Saudita, dove la polizia deve imporre la virtù e la prevenzione del vizio».
    ASSEMBLEA ILLEGALE? Con il 30 per cento dei rappresentanti che hanno lasciato l’Assemblea, la conclusione della Costituzione è a rischio dal momento che per approvare un articolo servono almeno 67 voti su 100. Una volta terminata la stesura della Carta, questa dovrà essere approvata con un referendum dalla popolazione. Tutto il lavoro svolto finora, però, potrebbe essere vanificato perché la Corte suprema deve decidere se dichiarare l’Assemblea illegale, dal momento che è stata nominata da un Parlamento poi dichiarato dalla stessa Corte illegale. Ma se la Costituzione verrà approvata tramite referendum prima della decisione della Corte, la Carta sarà valida a prescindere dal verdetto dei giudici ed è per questo che i Fratelli Musulmani stanno cercando di accelerare l’ultimazione dei lavori.
    Egitto, un terzo dell'Assemblea costituente lascia i lavori | Tempi.it

    La Croce e la Mezzaluna: spunti di riflessione su alcuni aspetti dell’islam
    Autore: Trabuio, Gianfranco Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
    Fonte: CulturaCattolica.it
    Da quando sono iniziate le fantomatiche primavere arabe, tutto il mondo guarda con apprensione alla degenerazione, in chiave fondamentalista, dei nuovi sistemi politici che hanno preso il potere in quegli stati. Dalla Libia, alla Tunisia, all’Egitto. La scarsa conoscenza della cultura islamica da parte dei media occidentali ha provocato una tale disinformazione su quanto stava accadendo, e che poi si è verificato, che ancora oggi molti europei faticano a capire come una “rivoluzione” contro le dittature laiche, nata negli ambienti giovanili musulmani, sia stata fatta propria dalle élite fondamentaliste e si sia trasformata in una dittatura di ispirazione coranica.
    Oggi, molte sono le persone che si chiedono con curiosità e anche con ansia come mai si parli e si discuta animosamente sul conflitto tra il mondo islamico e il mondo occidentale. Alcuni prefigurano un conflitto tra i due mondi basandosi su alcune congetture del sociologo americano Huntington. In effetti, questo eminente studioso ha formulato delle ipotesi secondo le quali, tenendo in considerazione le radici teologiche e filosofiche del Corano, e confrontando queste con lo sviluppo dei sistemi filosofici e culturali dell’occidente, sarebbe inevitabile quello scontro di civiltà cui tutti noi stiamo assistendo con molta preoccupazione.
    Allora, quali sono le ragioni di questo conflitto, da dove traggono humus le radici di questa degenerazione teologica secondo la quale gli infedeli devono essere ammazzati, la libertà di coscienza non esiste, la libertà religiosa è negata, la libertà di pensiero è reato, chi si converte ad altra religione è un apostata ed è condannato a morte?
    Avremo modo di capire nello sviluppo dei nostri appuntamenti, come il recipiente che contiene in modo esplicito e in modo implicito tutta questa carica di contraddizioni, secondo la nostra cultura filosofica, è tutta contenuta nel Corano e nella Sunna, la tradizione islamica. Se prima di qualunque attività di ricerca non comprendiamo i messaggi del Corano e la voluminosa tradizione contenuta nella Sunna, non riusciremmo mai a capire le coordinate del sistema sul quale il conflitto si basa.
    L’Islam è un progetto totale di società, non è solo una religione, è anche e soprattutto un progetto politico. Nel Corano sono contenute norme sull’alimentazione, sull’igiene, sul diritto di successione, sul diritto civile, sul diritto penale e così via enumerando. Non è solo un testo religioso, ma nello stile dei libri della Bibbia ebraica contiene norme di comportamento sociale che costituiscono il sistema nervoso di quelle società. Per esempio, oggi, si discute se il Corano sia un libro di pace o di guerra. Nella vulgata “islamicamente corretta” dei nostri intellettuali d’avangurdia che guardano all’Islam in chiave anticattolica, si cita il versetto del Corano che dice: “non esiste costrizione in materia di religione” (Sura 2, 256). Oppure, si cita questo passo: “Troverai che i più prossimi all’amore per i credenti sono coloro che dicono: “In verità siamo nazareni” (cioè cristiani), perché tra loro ci sono uomini dediti allo studio e monaci che non hanno alcuna superbia”. (Sura 5, 82) “Jihad” – dicono in Occidente i musulmani colti – non vuol dire “Guerra santa”, ma “sforzo per migliorarsi”. Anche in un articolo su di una rivista cattolica di qualche anno fa si affermava che la “Guerra santa non è nel Corano”.
    Però il Corano non è tutto qui.
    Ci sono frasi di questo tipo: “Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero (Muhammad) hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo (jizya e dhimma), e siano soggiogati”, (Corano, Sura 9, 29).
    “Combattete per la causa di Allah, contro coloro che vi combattono. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: lo scandalo è peggiore dell’omicidio ” (Corano, Sura 2, 190-191).
    “Combatteteli finché non vi sia più ribellione, e il culto sia reso solo ad Allah” (Corano, Sura 2, 193).
    “Vi è stato ordinato di combattere anche se non lo gradite” (Corano, Sura 2, 216).
    “Combattete sulla via di Allah e sappiate che Allah è audiente e sapiente” (Corano, Sura 2, 244).
    Allora, quale delle due posizioni è quella giusta?
    Si deve combattere, o “non esiste costrizione in materia di religione”?
    Nel Corano in effetti convivono affermazioni contradditorie.
    La soluzione comune degli interpreti islamici, è che il versetto più recente abroghi quello precedente. E il capitolo più combattivo del Corano, il nono, quello che i gruppi integralisti chiamano “il versetto della spada”, è considerato dagli esegeti l’ultimo che sia stato rivelato al profeta e dunque cancella tutti gli altri!
    I musulmani più aperti diranno che non è più il caso di applicarlo alla lettera, oggi, ma per gli integralisti il Corano dà ragione alle loro posizioni. La questione non è se i cristiani siano più buoni dei musulmani, ma se il Vangelo e il Corano possano giustificare la violenza.
    Per il cristiano il modello è Cristo, per il musulmano è Muhammad, che nei suoi dieci anni a Medina fece 19 guerre. Quando Cristo invece è rigettato dal suo popolo, prende su di sé la violenza, e si fa uccidere per la salvezza dell’umanità.


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    Predefinito Re: La sfida dell'islam alla Cristianità e all'Occidente

    Non vuol sposare il cugino
    Decapitata a 14 anni
    Afghanistan
    Redazione
    Una ragazzina afghana di 14 anni è stata decapitata nel nord dell'Afghanistan da un cugino dopo essersi rifiutata di sposarlo con il sostegno della famiglia. La tragedia è avvenuta nella provincia di Kunduz. Il ragazzo è stato arrestato dalla polizia insieme a un amico, accusato di aver avuto un ruolo nell'omicidio della giovane. Ha confessato. «Martedì - ha detto il portavoce della polizia - lui e l'amico sono entrati nella casa della giovane, hanno scoperto che era sola e l'hanno decapitata con un coltello».
    Non vuol sposare il cugino Decapitata a 14 anniAfghanistan - IlGiornale.it

    Egitto, chieste sei condanne a morte per il film anti Islam
    Pena capitale per i sei imputati copti accusati di avere prodotto il film "L’innocenza dei musulmani", e per il reverendo Terry Jones che bruciò alcune copie del Corano
    Orlando Sacchelli
    I giudici dall’alta corte egiziana hanno chiesto la pena di morte per i sei imputati copti - tutti residenti negli Usa - accusati di avere prodotto il film anti-islam "L’innocenza dei musulmani", chiedendo al gran mufti l’autorizzazione per la condanna, come previsto dalla legge egiziana.
    La sentenza sarà pronunciata il 29 gennaio, come ha annunciato il presidente della corte, Sayf al-Nasr Sulayman. Il film - girato negli Stati Uniti - ritraeva i fedeli di Maometto come una banda di briganti sanguinari e lo stesso Profeta come un donnaiolo che dà la sua approvazione ai crimini peggiori. Feroci le proteste nel mondo islamico. Al Cairo erano state particolarmente violente.
    Contrariamente a quanto si era pensato in un primo momento, non era stato il film a scatenare i disordini che avevavo portato all'attacco al consolato Usa di Bengasi (Libia), con la morte di quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens. Chiesta la condanna a morte anche per il reverendo americano Terry Jones, noto per avere bruciato in passato alcune copie del Corano.
    "La mia condanna a morte è illegale e farò ricorso ai tribunali internazionali", ha detto Maurice Sadeq, uno dei condannati a morte per il film blasfemo, ricordando che il produttore effettivo del film "è un regista egiziano di nome Mark Basili Yousef e noi non abbiamo nulla a che vedere con la sua produzione". Lui e gli altri imputati, ha ribadito Sadeq, stanno prendendo in considerazione l’idea di "presentare un esposto ufficiale contro la sentenza emessa contro di noi, poiché non ha fondamento legale".
    Egitto, chieste sei condanne a morte per il film anti Islam - IlGiornale.it

    L'Egitto dice "sì" ai principi della sharia
    Approvato l’articolo 2 della costituzione che fa riferimento alla legge islamica come base per le norme del Paese
    Sergio Rame
    L’Assemblea costituente egiziana ha approvato l’articolo della bozza di costituzione in cui si prevede che la legge islamica sia la fonte principale del diritto nell’Egitto del dopo Mubarak.
    "L’Islam è la religione di Stato - si legge nel secondo articolo della bozza di Costituzione - l’arabo è la lingua ufficiale. I principi della sharia sono la principale fonte della legislazione". La norma che fa riferimento ai principi della sharia è invariata rispetto alla vecchia Costituzione dell’era Mubarak, ma è integrata dall’articolo 219 che definisce quali sono i principi della legge islamica. Sull’applicazione della sharia come base unica della legislazione si è tenuto un braccio di ferro durato mesi fra i movimenti islamici e i liberali, che hanno abbandonato i lavori della costituente in protesta anche per questo motivo. L’assemblea, inizialmente composta da 100 membri, si è ridotta a 74 per il boicottaggio delle componenti moderati e delle comunità cristiane. Attualmente sono 85 i componenti che stanno votando perchè i 74 sono stati integrati con undici membri supplenti per raggiungere il quorum. L’assemblea è dominata al 60% da rappresentanti di formazioni islamiche. Ogni articolo deve essere approvato con una maggioranza del 67% al primo voto. In caso di bocciatura si procede ad un secondo voto a distanza di ventiquattr'ore con una maggioranza abbassata al 57%. La votazione a sorpresa del testo della nuova costituzione è una improvvisa accelerazione dopo l’emanazione, la scorsa settimana, del decreto presidenziale di Mohamed Morsi, che già stasera dovrebbe convocare il referendum sul testo costituzionale, che si dovrebbe tenere entro due settimane.
    L'Egitto dice "sì" ai principi della sharia - IlGiornale.it

    «L’Egitto avrà una Costituzione dittatoriale e islamica. Ma la Chiesa è unita»
    Leone Grotti
    Intervista al portavoce della Chiesa cattolica egiziana p. Rafic Greiche: «La Chiesa si è rifiutata in modo categorico di tornare indietro e votare una Costituzione inaccettabile. L’Egitto oggi è una dittatura ma la Chiesa è unita».
    L’Assemblea Costituente ha completato ieri in fretta e furia i 230 articoli durante una sessione durata nove ore mentre in piazza Tahrir decine di migliaia di persone protestavano contro il presidente dei Fratelli Musulmani Mohamed Morsi, che settimana scorsa con una dichiarazione costituzionale si è proclamato dittatore del paese. La Costituzione stessa verrà votata tra le proteste dal momento che su 100 membri, 30 si sono rifiutati nell’ultima settimana di terminare i lavori, lasciando l’aula, perché agli islamisti, che sono la maggioranza, «non interessa l’unità nazionale ma solo creare uno Stato islamico». Tempi.it ha intervistato il portavoce della Chiesa cattolica egiziana Rafic Greiche, in un momento di svolta per le sorti della cosiddetta Primavera araba.
    Padre Greiche, ieri il capo dell’Assemblea costituente Hossam El-Gheryani ha chiesto a tutti i membri che hanno lasciato l’Assemblea di tornare in aula per il voto finale. Che cosa faranno i cristiani che l’hanno abbandonata?
    La Chiesa si è rifiutata in modo categorico di tornare indietro. Non possiamo firmare una Costituzione che presenta così tanti problemi per l’Egitto e in cui la maggioranza degli egiziani non si riconosce. In ogni articolo c’è almeno un problema, è inaccettabile. Le voglio dare anche una notizia.
    Dica.
    La Chiesa cattolica è stata la prima a far uscire i suoi membri dall’Assemblea e ha fatto pressione su ortodossi e protestanti perché ci seguissero. Abbiamo lasciato i lavori insieme per far vedere alla società egiziana che i cristiani sono uniti davanti al mondo.
    La Costituzione ora dovrà essere approvata con un referendum. Quali sono le parti che vi preoccupano di più?
    Se il presidente Morsi continua a lavorare in questo modo, imponendosi, senza dialogare, e farà il referendum, l’Egitto avrà una costituzione islamica e dittatoriale. In ognuno dei 230 articoli c’è un problema perché sono tutti lunghissimi e le parole sono molto elastiche, le maglie larghe. Con una Carta di questo tipo gli islamisti che dominano la Shura (camera alta, ndr) potranno fare tutte le leggi che vorranno.
    Con la dichiarazione costituzionale di settimana scorsa Morsi sembra essersi proclamato di fatto dittatore…
    La interrompo, tolga il sembra. Morsi è il nuovo dittatore dell’Egitto.
    Nel decreto però Morsi concedeva all’Assemblea due mesi in più per terminare i lavori. Perché hanno deciso di chiuderla in pochi giorni?
    Domenica sarebbe arrivato il verdetto della Corte costituzionale suprema, che probabilmente avrebbe dichiarato incostituzionale e illegittima l’Assemblea costituente. Si sarebbe dovuto ricominciare da capo. Loro invece hanno voluto anticipare i giudici. Ora la Costituzione è fatta.
    In piazza sono scese centomila persone per protestare. Avete paura che scoppi una guerra civile?
    Morsi potrebbe usare il suo enorme potere in modo sbagliato. Ci sarà una guerra civile, magari non nel senso che si scenderà per strada a combattere ma di sicuro si verificheranno scontri settari. Non solo tra cristiani e musulmani, ma anche tra liberali, socialisti e fondamentalisti islamici. Ora in Egitto c’è una dittatura, è chiaro che nella società e con i giudici ci saranno problemi.
    Perché i Fratelli Musulmani hanno deciso di accentrare il potere nelle loro mani proprio in questo momento?
    Perché secondo Morsi questo era il momento giusto per imporre a tutto il paese la loro volontà. L’obiettivo degli islamisti è trasformare l’Egitto in uno Stato islamico. Per questo anche la Chiesa è scesa in piazza a protestare.
    Egitto, Chiesa: «Non votiamo una Costituzione dittatoriale» | Tempi.it

    SCONTRI E LACRIMOGENI, MORSI ABBANDONA PALAZZO
    ANSA - Le marce dell'"ultimo avvertimento" dei movimenti liberali egiziani sono arrivate fin sotto il palazzo del presidente egiziano Mohamed Morsi, al grido di "vattene vattene" costringendo le forze dell'ordine schierate in massa a ritirarsi e spingendo anche il presidente a lasciare il palazzo. Secondo un comunicato ufficiale del ministero dell'interno, il presidente ha lasciato la residenza "dopo avere concluso tutte le sue riunioni ufficiali".
    Migliaia di persone hanno partecipato oggi anche ad una manifestazione parallela a piazza Tahrir per invocare "la caduta del regime" e per accusare la guida spirituale de Fratelli musulmani Mohamed el Badie. Al palazzo di Ittahadeya scontri hanno contrapposto i manifestanti e le forze di polizia che hanno lanciato lacrimogeni prima di ritirarsi consentendo ai manifestanti di scavalcare le barricate di filo spinato che erano state predisposte per tenerli lontano e di arrivare fino al muro di cinta del palazzo.
    In serata alcuni manifestanti stavano scrivendo graffiti sul muro: "Sei responsabile del sangue di Gika", diceva uno, a proposito del giovane attivista del movimento 6 aprile ucciso due settimane fa nei tafferugli accaduti nei pressi del ministero dell'interno e diventato nuovo simbolo della protesta. Un invito a tenere pacifiche le manifestazioni è venuto anche da Washington, riferendosi al Cairo, ma anche alle numerose altre proteste che si sono tenute in varie città egiziane come Alessandria, Luxor e Assiut. Nell'ennesimo show down fra le forze dell'opposizione organizzate dal Fronte di salvezza nazionale e il primo presidente egiziano proveniente dalle fila dei Fratelli musulmani, i manifestanti hanno rinnovato il loro no al decreto col quale Morsi si è accresciuto i poteri, a danno della magistratura.
    No anche alla costituzione approvata venerdì scorso in tutta fretta da un'assemblea costituente che le opposizioni accusano di non avere legittimità perché boicottata dalle forze liberali e sulla quale Morsi ha indetto un referendum consultivo per il 15 dicembre. Migliaia di manifestanti, molti col tricolore rosso bianco e nero egiziano in mano, sono sfilati per le vie della città prima di arrivare davanti al palazzo di Ittahadeya dove, dopo il ritiro delle forze dell'ordine, hanno invaso il grande viale di El Mirghani, una delle principali arterie del quartiere di Heliopolis a sud della capitale egiziana e dove, secondo alcune fonti, intendono rimanere tutta la notte.

    Nigeria, attacchi anticristiani. Ma molti giovani, «dopo aver guardato in faccia la morte», scelgono di diventare preti
    Redazione
    «Nessun luogo è più sicuro» dice il cardinale di Abuja. Gli attentati si fanno sempre più frequenti, eppure non mancano i giovani che acelgono la via del sacerdozio per testimoniare la propria fede
    ZENIT.org - «È l’ennesima tragedia, ma stavolta è stato colpito uno dei maggiori complessi militari del Paese. È un segnale preoccupante, perché significa che nessun luogo è più sicuro». Appena due giorni dopo l’elevazione alla porpora, il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, commenta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l’attentato avvenuto domenica scorsa nella chiesa di Sant’Andrea, interna al compound militare di Jaji, nello stato di Kaduna.
    Quest’ultimo attacco solleva numerose questioni legate alla sicurezza, in primis quella dell’installazione che ospita il comando delle forze armate e l’accademia militare. I controlli all’ingresso sono stati effettuati con troppa leggerezza e il cardinale Onaiyekan non esclude che i due ordigni esplosi possano essere stati fabbricati all’interno del compound stesso. In ogni caso il porporato auspica che quanto accaduto possa «risvegliare» il governo, inducendo le autorità a difendere più strenuamente i cittadini.
    «Gli attentati anticristiani hanno cambiato il nostro modo di vivere, anche all’interno del seminario» racconta ad ACS-Italia il rettore del Seminario maggiore Good Shepherd di Kaduna, padre Joseph Salihu. Quello di domenica scorsa è solo l’ultimo di numerosi attacchi e violenze verificatisi nello stato della Nigeria centro-settentrionale, che ha introdotto nel 1999 la sharia anche come fonte di diritto penale. Nei fedeli cresce la paura: ogni domenica i banchi delle chiese sono sempre più spogli «e non è facile per i seminaristi e i sacerdoti portare una parola di conforto».
    Lo stesso padre Salihu, lo scorso 28 ottobre, ha assistito all’esplosione di un’autobomba davanti ad una chiesa. «Quanto sta accadendo ha effetti drammatici sulla comunità cristiana – racconta ad ACS – la situazione deve essere affrontata, perché sta diventando veramente grave».
    Padre Salihu è preoccupato in particolare per i giovani, per i quali il fondamentalismo islamico sembra avere una certa «attrattiva». Il basso livello di educazione e la totale mancanza di prospettive future, permette agli estremisti di reclutare nuove leve molto facilmente. Ed è indispensabile che i ragazzi ricevano un’istruzione adeguata e abbiano maggiori possibilità di trovare lavoro. «Il fondamentalismo influisce in modo determinante sulla nostra società e servono dei cambiamenti urgenti. Investire nel dialogo non basta».
    Non mancano però i giovani che, «dopo aver guardato in faccia la morte», scelgono la via del sacerdozio, determinati a portare la propria testimonianza di fede ai loro connazionali. «Il tragico momento vissuto dalla comunità cristiana ha influito sul numero delle vocazioni» spiega ad ACS-Italia padre Sylvester Dagin, rettore del Seminario maggiore di Saint Augustine di Jos, nello stato di Plateau. «La nostra provincia è una delle più duramente colpite dai fondamentalisti, ma questo ha irrobustito la fede del nostro popolo, che mai è stata tanto forte».


 

 
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