Sono rimasto colpito dal linguaggio di Di Pietro. Una sorta di coazione a ripetere in cui si è prigionieri di uno schema artefatto. Uno schema che ha funzionato negli equilibri della seconda repubblica, ma adesso non c'è più tempo. Non è più possibile avere in mente Blade Runner e i replicanti. E' un altro tempo, un'altra stagione. Anche Berlusconi si è esibito in una rinnovata professione di ottimismo, ritornando ossessivamente nell'interpretare il ruolo del passato che ci ha portato dove ci ha portato. E' come se ognuno fosse rimasto prigioniero del ruolo che ha giocato in questi 20 anni e non avesse capito di essere stato commissariato dalla storia in una fase totalmente diversa da quella che hanno interpretato finora. E' come se questa classe politica non si rendesse conto della tegola che le è precipitata addosso e continua a replicare stereotipi, macchiette, raffigurazioni, rappresentazioni, che sono quelle di sempre. Quando Di Pietro parla di Monti a proposito di 'televendite'. Televendite era il paradigma con cui Peppino Fiore aveva letto Berlusconi, 15 anni fa. Replicano questo paradigma della televendita, rispetto a Monti come un personaggio pirandelliano in cerca d'autore, senza riuscire a staccarsi dal proprio orticello dell'ultimo ventennio.