"Tommaso Pio Boggiani e la critica al Partito popolare"

[Luca]

171° Conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

giovedì 12 gennaio 2012
ore 15.30
Università Cattolica del Sacro Cuore
Aula "Robert Brasillach - Alberto da Giussano"
Edificio Antonianum - II piano
Largo Agostino Gemelli 1
Milano

Tema
“Tommaso Pio Boggiani e la critica al Partito Popolare: riflessioni sul modernismo politico"


Relatore
Roberto Marcante

[Luca]

[Guelfo Nero]

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[Guelfo Nero]

Eroi d'Europa: il Cardinal Tommaso Pio Boggiani

Un grande, ma purtroppo sconosciuto, difensore della Fede e della Chiesa durante la tempesta modernista di inizio ‘900 fu il Cardinal Tommaso Pio Boggiani.

Nato nel 1863 a Bosco Marengo, paese natale di Papa San Pio V, di questo grande santo seguì sempre l’esempio, tanto da entrare anch’egli nell’ordine domenicano e scegliendolo come patrono insieme a San Tommaso d’Aquino al momento di diventare frate. Fra Tommaso Pio esprimeva così quell’amore per l’ortodossia cattolica che lo contraddistinse per tutta la vita.

Dopo gli studi nei conventi di Chieri e di Graz, ricevette diversi e sempre più importanti incarichi: missionario a Costantinopoli, superiore dei domenicani a Ragusa in Dalmazia, professore alla facoltà di filosofia a Graz, fu infine nominato da San Pio X Visitatore Apostolico in ventitré diocesi del Nord Italia, tra cui Milano, Bologna e Verona, col mandato di reprimere i focolai di modernismo. Egli si distinse per la sua inflessibilità, ma purtroppo fu ostacolato dal Card. Svampa, Arcivescovo di Bologna, troppo indulgente con i riformatori. Già in questa occasione dimostrò la sua totale avversione al movimento dei seguaci di don Murri, amico e sodale di don Sturzo, condannando i preti sobillatori che appoggiavano le agitazioni agrarie nel Cesenate d’accordo con le Camere del Lavoro.

Padre Boggiani venne eletto nel 1908 Vescovo di Adria e nel 1912 Arcivescovo di Edessa e Delegato Apostolico in Messico. Creato Cardinale da Benedetto XV nel 1916, divenne nel 1919 Arcivescovo di Genova, ma dovette dimettersi appena due anni dopo a causa dei dissidi con i vertici del Partito Popolare di don Sturzo, provocati principalmente dalla sua lettera pastorale del 1920 “L’Azione Cattolica e il Partito Popolare Italiano”.

In essa il Boggiani criticava al tempo stesso con ferocia e con carità gli errori propugnati dal PPI e dal suo fondatore. Condannava in particolare l’aconfessionalità del partito e il suo voler essere indipendente dall’Autorità ecclesiastica. Accusava i suoi esponenti di mettersi tra coloro che nella vita pubblica prescindono da Dio, vergognandosi di Lui, di Cristo, della Chiesa e del Papa, giungendo a prevedere che, con questo atteggiamento, il partito Popolare sarebbe presto o tardi sceso a compromessi e alleanze persino con i liberali, i massoni e i socialisti. Non di meno condannava la libertà religiosa riconosciuta a tutti i culti da parte del PPI e il suo essere aperto a tutti, cattolici e non. Metteva in guardia i cattolici dall’aderire al movimento di don Sturzo, ma anche a qualsiasi altro partito, in quanto ogni partito rappresenta, lo dice la parola stessa, solo una parte, rompendo di conseguenza l’unità e l’universalità a cui tendono invece la religione cattolica, la Chiesa e Dio stesso che chiamano a sé tutti gli uomini. Il Card. Boggiani proibiva inoltre ai sacerdoti di iscriversi a questo partito e alle associazioni cattoliche di appoggiarlo, temendo che il PPI potesse corrompere l’Azione Cattolica e la sua lodevole attività.

I cattolici integrali, innanzitutto Mons. Benigni e don de Toth, non mancarono di sostenere il Cardinal Boggiani nella sua battaglia contro i modernisti democristiani, perché di questo si tratta: il democratismo cristiano e il modernismo sociale (condannato dai Papi più volte) sono la stessa cosa; infatti entrambi vogliono la separazione della Chiesa dallo stato e l’indipendenza dall’Autorità ecclesiastica (come i cattolici adulti d’oggigiorno del resto), fanno proprie le idee liberali e sostengono la libertà religiosa per tutti, nonostante la Chiesa abbia condannato infallibilmente tali errori.

Purtroppo la sua intransigenza, dovuta unicamente alla sua carità verso Dio, la Chiesa e le anime, condannò il Cardinal Boggiani a rassegnare le dimissioni dalla diocesi genovese e ad un esilio dorato nella Curia romana, ma noi oggi non possiamo non riconoscere che egli aveva pienamente compreso la pericolosità dell’idra democristiana. Siamo ben consci infatti dei danni provocati in quasi cinquant’anni dai governi targati DC, sia dal punto di vista economico e materiale in generale, a causa innanzitutto del sistema corrotto nel quale erano immersi, sia soprattutto dal punto di vista spirituale e morale: come dimenticare che furono proprio i governi democristiani ad ammettere e sostenere nell’ordinamento giuridico italiano le leggi su divorzio e aborto e a sopprimere alcune tra le feste religiose più importanti e più sentite dai fedeli cattolici, contribuendo non poco ad indebolire (se non a uccidere) la fede nelle popolazioni italiche?

Ricordiamo quindi l’esempio e gli avvertimenti del Cardinal Boggiani e stiamo bene attenti a quei personaggi con radici democristiane che oggi si rifugiano quatti quatti nel terzo polo, piuttosto che nel PdL o nel PD, aspettando il momento propizio per tornare alla ribalta, senza dimenticare quelli che recentemente hanno fatto una certa gita a Todi e poi, come per magia, si sono ritrovati catapultati nell’attuale governo delle banche e dei grembiuli, capitanato dal nuovo eroe dei due mondi, l’esimio senator professor Mario Monti.

Roberto Marcante

Tratto da "Il Cinghiale corazzato" numero 40-41, Estate 2012, foglio di informazione e cultura della Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

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"Un Vescovo contro la Democrazia Cristiana": la lettera pastorale del Card. Boggiani (1920) sulle deviazioni del democratismo cristiano, un documento sempre attuale.
?Un Vescovo contro la Democrazia Cristiana

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