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Discussione: Gaetano Salvemini

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    Predefinito Gaetano Salvemini

    Gaetano Salvemini
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


    Gaetano Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957) è stato uno storico, politico e antifascista italiano.
    « Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere. »

    (Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952)
    Indice


    Biografia
    Laurea e insegnamento


    Laureatosi in lettere a Firenze nel 1896, inizialmente si dedicò alla storia medioevale dimostrandosi uno dei migliori giovani storici. Dopo aver insegnato latino in una scuola media di Palermo e storia nel Liceo Torricelli di Faenza[1], ottenne a soli ventotto anni la cattedra di Storia moderna a Messina (1901). Qui nel 1908 fu sorpreso dal terremoto e perse la moglie, i cinque figli e la sorella, rimanendo l'unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Successivamente insegnò all'Università di Pisa e infine a quella di Firenze. Tra i suoi allievi vi furono Carlo Rosselli, Ernesto Rossi e Camillo Berneri.

    Socialista federalista

    Aderì al Partito Socialista Italiano e alla corrente meridionalista, collaborando, dal 1897, alla rivista Critica sociale, mostrandosi tenace sostenitore del suffragio universale e del federalismo, visto come unica possibilità per risolvere la questione del Mezzogiorno[2], cercando di condurre su posizioni meridionaliste il movimento socialista e insistendo sulla necessità di un collegamento tra operai del nord e contadini del sud, sulla necessità dell'abolizione del protezionismo e delle tariffe doganali di Stato (che proteggono l'industria privilegiata e danneggiano i consumatori), e della formazione di una piccola proprietà contadina che liquidasse il latifondo.

    Salvemini denunciò il malcostume politico e le gravi responsabilità di Giolitti (dissesto della Banca Romana) con il libro: "Il ministro della malavita" (1910). Esponente della corrente meridionalista del PSI, si scontrò sui temi sopra citati con la corrente maggioritaria di Filippo Turati, alimentando il dibattito interno al partito. In seguito però ad una mancata manifestazione contro lo scoppio della guerra di Libia (1911), uscì dal partito socialista.

    Portò avanti la sua battaglia federalista fondando, nel dicembre 1911, un periodico, denominato L'Unità, in quanto per lui la vera unità italiana doveva essere realizzata con l'autonomia e il federalismo[3]. Salvemini diresse L'Unità fino al 1920; nello stesso periodo lavorò al progetto di fondare un nuovo partito, meridionalista, socialista nei fini di giustizia e liberale nel metodo, contro ogni privilegio: la Lega Democratica per il rinnovamento della politica nazionale.
    Contro gli Austriaci [modifica]

    Nel 1914 mantenne posizioni interventiste, dichiarandosi convinto del carattere "anacronistico" degli imperi austro-ungarico e tedesco e auspicandone la distruzione, nell'interesse dell'Italia. Salvemini fu insomma uno dei capofila del cosiddetto interventismo democratico, che giustificava la guerra da posizioni "di sinistra": in nome cioè dell'ostilità all'antico ordine e in funzione dell'autoaffermazione dei popoli. Un'impostazione, questa, in linea con quella del presidente americano Woodrow Wilson, fautore dell'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco delle potenze dell'Intesa. Sul finire della guerra Salvemini espresse però la propria delusione per la mancata realizzazione delle speranze in un superamento delle rivalità antipopolari tra gli Stati e in una partecipazione democratica dei popoli alle decisioni dei governi.

    Deputato


    Eletto deputato nel 1919, con l'avvento del fascismo si schierò subito contro Mussolini e contro gli aventiniani, e strinse un profondo sodalizio ideale e politico con i fratelli Carlo Rosselli e Nello Rosselli e con Ernesto Rossi, che videro in lui un comune maestro.

    Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.
    Non Mollare

    Nel 1925, Salvemini, i due Rosselli e Nello Traquandi fondarono a Firenze il primo giornale antifascista clandestino, il Non Mollare.

    Il processo e l'esilio


    Arrestato a Roma dalla polizia fascista l'8 giugno del 1925, successivamente, dopo esser stato processato insieme a Ernesto Rossi, poté godere di un'amnistia ed in agosto si rifugiò clandestinamente in Francia.

    A Parigi fu poi raggiunto dai fratelli Rosselli e nel novembre del 1929 fu tra i fondatori del movimento Giustizia e Libertà (GL), nato per iniziativa dei fratelli Rosselli e di altri intellettuali democratici tra cui Emilio Lussu, Alberto Tarchiani, Francesco Fausto Nitti e Alberto Cianca. Gruppi di GL si formarono in Italia soprattutto tra studenti universitari. Molti degli aderenti di GL (tra cui Ernesto Rossi, Ferruccio Parri, Leone Ginzburg) furono arrestati e condannati a lunghe pene detentive.

    Salvemini si trasferì poi in Gran Bretagna, dove fu protagonista di una dura polemica con George Bernard Shaw, in quanto socialista gradualista e ammiratore di Mussolini.

    Professore all'Università di Harvard

    Arthur Meier Schlesinger Sr, presidente del dipartimento di storia dell'Università di Harvard, nel 1929 invitò Gaetano Salvemini ad insegnare ad Harvard e Salvemini dal 1933 fu membro a pieno titolo del dipartimento. Salvemini fu una figura familiare negli anni della gioventù di Arthur Schlesinger Jr., redattore dei discorsi elettorali detti allora della Nuova Frontiera per John F. Kennedy[4].
    Gaetano Salvemini nel 1934 si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò storia della civiltà italiana all'Università di Harvard e prese anche la cittadinanza statunitense. Profonda, pur con molti dissensi, l'amicizia che lo legò in questi anni a un altro grande esule antifascista: don Luigi Sturzo, fondatore del Ppi, testimoniata da un fitto carteggio pubblicato nel 2009.

    Professore itinerante


    Durante la Seconda guerra mondiale Salvemini tenne negli USA, in Gran Bretagna e in Francia, conferenze e lezioni universitarie, si batté per una politica contro fascismo, comunismo, clericalismo e monarchia italiana. Nel 1939 fondò la "Mazzini Society", insieme a un gruppo di aderenti a GL, di repubblicani e antifascisti democratici, tra cui Lionello Venturi, Giuseppe Antonio Borgese, Randolfo Pacciardi, Michele Cantarella, Aldo Garosci, Carlo Sforza, Alberto Tarchiani e Max Ascoli. La loro posizione era contraria alla monarchia e all'accordo stipulato a Tolosa fra comunisti, socialisti e altri aderenti a GL.

    In questo periodo di esilio Salvemini pubblicò vari volumi in lingua inglese, tra i quali "The Fascist Dictatorship in Italy" (1928), "Under the Axe of Fascism" (1936) e "Prelude to World War II".
    Professore a Firenze [modifica]

    Tornato in Italia nel 1949 riprese l'insegnamento all'Università di Firenze e continuò a vari livelli la sua lotta politica, ispirata a una visione laica della vita, all'avversione contro dogmatismi e fumosità ideologiche, contro la burocrazia, il clericalismo e lo statalismo, quale fautore di un riformismo democratico, in comunità d'intenti con Ernesto Rossi. Si oppose al governo democristiano e al Fronte Democratico Popolare, sostenendo la necessità di abrogare il Concordato e i Patti Lateranensi, e difendendo la scuola pubblica contro le riforme, da lui giudicate reazionarie, dei governi.

    Riconoscimenti

    Nel 1955 ottenne dall'Accademia dei Lincei il premio internazionale Feltrinelli per la storia e la laurea "honoris causa" dall'Università di Oxford.
    Morì a Sorrento, ove oggi è presente un Liceo Scientifico a lui dedicato, il 6 settembre del 1957. Una delle prime scuole in Italia, intitolate a Gaetano Salvemini, è la Scuola Media di Polistena (RC) nel 1966.

    È sepolto a Firenze nel prato d'onore del cimitero delle Porte Sante.

    Curiosità

    Viene citato nella canzone Inno Verdano del concittadino Caparezza, contenuta nell'album Habemus Capa.

    Opere

    I partiti politici milanesi nel XIX secolo (1899)

    Note

    ^ Stefano Drei. Insegnanti celebri: Gaetano Salvemini. URL consultato il 18-12-2009.
    ^ Zeffiro Ciuffoletti, Federalismo e regionalismo, Roma-Bari: Laterza, 1994. ISBN 88-420-4380-X
    ^ Zeffiro Ciuffoletti, Federalismo e regionalismo, Roma-Bari: Laterza, 1994. ISBN 88-420-4380-X
    ^ John Fitzgerald Kennedy, Strategia di Pace, 1960.
    ^ Gaetano Salvemini I partiti politici milanesi nel XIX secolo, Mursia ISBN 9788842548423

    Bibliografia

    Gaetano Quagliariello, Gaetano Salvemini, Bologna, Il Mulino, 2007.
    Antonio Carrannante, Gaetano Salvemini nella storia della scuola italiana, ne I Problemi della Pedagogia, A. 2000, nn.1-3, pp. 53-88.
    Gaspare De Caro, Gaetano Salvemini, Utet, Torino, 1970.
    Giovanni Grasso, Carteggio Luigi Sturzo - Gaetano Salvemini (1925-1957), Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009.
    Gaetano Salvemini, Dizionario delle idee a cura di Sergio Bucchi, Editori Riuniti, 1997.
    Liberalismo e socialismo, considerati nella loro sostanza migliore, non sono ideali contrastanti né concetti disparati

  2. #2
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    Predefinito Rif: Gaetano Salvemini

    credo che oltre a allende e ted kennedy... vi siano altre figure da approfondire e studiare, come quella di gaetano salvemini...
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    Predefinito Rif: Gaetano Salvemini

    Biografia Gaetano Salvemini da ATTUALITA.IT

    Gaetano Salvemini, storico, professore universitario a Messina, Pisa, Firenze e Harvard, meridionalista ed antifascista, nacque a Molfetta (Bari), l'8 settembre 1873.
    Lo zio prete, che gli fece da precettore, tentò di inculcargli idee clericali ed antiunitarie, ma Egli mostrò presto inclinazioni democratiche e libertarie.

    A diciassette anni ottenne l'ammissione all'Istituto di Studi Superiori di Firenze.
    Nell'ateneo fiorentino ebbe come maestro, fra gli altri, Pasquale Villari, docente di Storia Medioevale e Moderna, dal quale apprese un insegnamento fondamentale, che avrebbe serbato per tutta la vita: la concezione della Storia intesa come scrupolosa ricerca del vero, strettamente congiunta all'impegno civile.

    A Firenze, dove si laureò in Lettere nel 1896, si legò al gruppo dei giovani socialisti che si riunivano in Via Lungo il Mugnone. In quell'ambiente assorbì le teorie marxiste, che in seguito avrebbe rivisto criticamente, e maturò una precisa ed irreversibile scelta di campo: la difesa degli oppressi e dei diseredati, al di là di ogni ideologia. Nell'ultimo decennio dell'800, l'epoca che vide i tentativi autoritari di Crispi e Pelloux, i processi sommari a carico dei "sovversivi" socialisti, la brutale repressione delle agitazioni operaie e contadine, era una scelta davvero coraggiosa.
    Nel 1899, a soli ventisei anni, Salvemini pubblicò un'opera destinata a diventare un classico della storiografia sul Medioevo: "Magnati e popolani nel Comune di Firenze dal 1280 al 1296".
    La sua attività scientifica gli valse la cattedra di Storia Medioevale e Moderna all'Università di Messina (1902). Ma il destino gli preparava una tremenda sciagura, che avrebbe annullato la serenità assicurata da una brillante carriera accademica e da un matrimonio felice. Nel terremoto del 1908, che rase al suolo Messina, perse la moglie, i cinque figli ed una sorella. Fu la grande tragedia della vita personale di Gaetano Salvemini.

    Il dolore provocato da quell'evento tragico non riuscì, tuttavia, a spezzare la sua tempra eccezionale. Continuò nel PSI la sua battaglia politica, incentrata sul tentativo di saldare le rivendicazioni degli operai del Nord con quelle dei braccianti del Sud. Si battè, inoltre, per l'introduzione e per l'esercizio effettivo del suffragio universale, votato dal Parlamento nel maggio 1912. La sua lotta per la moralizzazione della vita pubblica lo portò a criticare aspramente Giovanni Giolitti, Presidente del Consiglio quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914, cui affibbiò l'epiteto di "ministro della malavita" per i suoi spregiudicati metodi elettorali. Dalle pagine innovatrici del periodico "La Voce", si oppose fieramente alla dispendiosa campagna di Libia (1911-1912). Salvemini aveva compreso che all'origine di quell'impresa militare non stava la volontà di soddisfare le reali esigenze del Paese, bisognoso di profonde riforme economiche e sociali, ma una pericolosa collusione fra nazionalismo velleitario ed interessi imprenditoriali.


    La questione della Libia fu uno dei motivi che lo indussero a lasciare il PSI, giudicato troppo acquiescente nei confronti della politica coloniale giolittiana ed incapace di un serio impegno sulla questione meridionale. Sul settimanale "l'Unità""', da lui stesso fondato nel dicembre 1911, continuò la sua battaglia laica e progressista per il riscatto del Meridione e per una reale svolta democratica.
    Nel grande travaglio che precedette l'entrata dell'Italia nella Grande Guerra (maggio 1915), Salvemini fu tra i fautori dell'intervento contro l'Austria e l'imperialismo tedesco. La sua coerenza morale gli impose di arruolarsi volontario sin dal primo anno di guerra. Per lui, come in generale per gli interventisti democratici, la partecipazione al conflitto era necessaria non certo per affermare ed espandere la potenza italiana, ma per scopi molto più nobili: completare l'opera di unificazione nazionale ed avviare un processo di effettiva democratizzazione della vita politica, in Italia ed in Europa.


    Purtroppo, gli eventi successivi all'armistizio (novembre 1918) delusero le speranze degli idealisti. Il Governo italiano, guidato da Vittorio Emanuele Orlando e dal Ministro degli Esteri Sidney Sonnino, si comportò al Congresso di Versailles in modo non lineare e difese il "sacro egoismo" nazionale contro il principio dell'autodeterminazione dei popoli.

    Alle elezioni politiche del 1919 Salvemini si candidò in una lista di ex combattenti e venne eletto. Da deputato, dissentì presto dalla linea politica del suo gruppo parlamentare e sostenne una vivace polemica contro l'ex compagno socialista Benito Mussolini (il quale lo sfidò anche a duello, mai avvenuto per complicazioni "procedurali") ed il movimento fascista.
    Ma era una lotta estremamente difficile, sia per il progressivo sfaldamento della Sinistra (decisiva la scissione comunista nel Congresso di Livorno del gennaio 1921), sia per l'esplosione di un nazionalismo esasperato che si nutriva del mito della "vittoria mutilata".


    Dopo l'avvento di Mussolini al potere (ottobre 1922), Salvemini, che da alcuni anni insegnava all'Università di Firenze, continuò ad opporsi al fascismo trionfante. Nel 1923 tenne a Londra una serie di conferenze sulla politica estera italiana, suscitando le ire del Governo e soprattutto dei fascisti fiorentini. I muri di Firenze furono tappezzati di manifesti recanti un eloquente messaggio: "La scimmia di Molfetta non rientrerà in Italia". Invece Salvemini non soltanto ritornò in patria, ma riprese le sue lezioni all'Università, incurante delle minacce degli studenti fascisti.
    Negli anni successivi la sua opposizione al regime mussoliniano diventò sempre più dura. Dopo l'assassinio del deputato Giacomo Matteotti (giugno 1924), aderì al P.S.U., il gruppo politico del leader assassinato, ed organizzò una manifestazione di protesta. Animò il periodico clandestino "Non mollare", fondato con Carlo Rosselli ed Ernesto Rossi, per tener vivi gli ideali della libertà e della democrazia; si adoperò per mantenere una fitta rete di contatti fra gli intellettuali antifascisti in tutta Italia. Mentre gran parte del mondo accademico italiano s'inchinò al regime (nel marzo del 1925 venne pubblicato quel singolare documento intitolato "Manifesto degli intellettuali fascisti"), Salvemini venne arrestato ed imprigionato. Poco dopo fu scarcerato, ma la situazione rimase drammatica. Conscio del grave pericolo che incombeva non solo sulla sua persona, ma anche su coloro che lo sostenevano, scelse la via dell'esilio e passò clandestinamente la frontiera italo-francese. Fu la grande svolta della sua vita.


    Mussolini nutriva una sorta di sacro timore nei confronti degli intellettuali e fece di tutto per smorzarne lo spirito d'indipendenza. Il Ministro della Pubblica Istruzione Fedele propose un compromesso che gli avrebbe consentito di mantenere la cattedra universitaria. Ma Salvemini rifiutò quella comoda opportunità. Inviò una lettera al Rettore dell'Università di Firenze, in cui spiegò la decisione di dimettersi, essendo venute a mancare le condizioni per un insegnamento veramente libero.


    A Londra, a Parigi e negli Stati Uniti continuò la sua battaglia politicoculturale contro il fascismo. Scrisse articoli e tenne conferenze per spiegare al mondo libero la reale natura del regime fascista. A Parigi fu tra i fondatori della "Concentrazione antifascista" e del movimento "Giustizia e Libertà". Attraverso queste organizzazioni, i fuoriusciti italiani aiutavano gli antifascisti rimasti in patria, diffondendo la stampa clandestina in Italia e mantenendo viva la tradizione della libertà. Tutti gli storici hanno riconosciuto l'importanza di questa prima "Resistenza", vera spina nel fianco del regime fascista, nella preparazione del risveglio civile del popolo italiano culminato nella guerra di liberazione.


    Nel 1934 avvenne un fatto estremamente significativo, che sancì l'autorità culturale acquisita da Gaetano Salvemini nell'America di Roosevelt: ottenne la cattedra di Storia della Civiltà Italiana, creata appositamente per lui, all'Università di Harvard.

    Ciò non gli impedì di continuare ad occuparsi della situazione italiana, ed in particolare della perniciosa alleanza tra lo stato fascista e il Vaticano. Rimase negli USA per più di vent'anni, avendo modo di apprezzare i positivi riflessi sul piano educativo e scientifico della tradizione democratica americana.


    Nel 1949 il Parlamento della Repubblica Italiana, grazie alla tenace battaglia di amici quali Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi, restituì a Salvemini la cattedra all'Università di Firenze. L'ormai settantaseienne professore di Storia tornò definitivamente in Italia e riprese le sue lezioni nella città che lo aveva visto studente. Fu una grande vittoria morale.
    Gaetano Salvemini trascorse l'ultimo periodo della sua vita a Capo di Sorrento. Non smise mai di denunciare gli antichi mali italiani: le inefficienze, gli scandali, le tremende lungaggini di una giustizia che, per quanto democratica e repubblicana, continuava a favorire i potenti. Lamentò il fallimento della scuola pubblica, dominata dal nozionismo ed incapace di formare delle vere coscienze critiche. Quanto attuali appaiono, ancora oggi, queste amare constatazioni.
    Morì alle 11,30 del 6 settembre 1957.


    Aveva precisato più volte di aver sempre cercato di vivere secondo il precetto «Fa' quello che devi avvenga quello che può».

    Biografia di Gaetano Salvemini
    Ultima modifica di zulux; 02-01-12 alle 16:32
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    Predefinito Rif: Gaetano Salvemini

    07/09/09
    Gaetano Salvemini. Un uomo d'altri tempi ... tempi futuri
    Storico, politico, e scrittore politico, nato a Molfetta (BA) l'8 settembre del 1873 e morto a Sorrento (NA) il 6 settembre del 1957.
    Fonda il settimanale l'Unità e successivamente, con Ernesto Rossi ed i fratelli Carlo e Nello Rosselli, il periodico clandestino Non Mollare!. Con l'avvento del fascismo ripara all'estero, prima in Francia, poi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti; aderisce a Giustizia e Libertà ed è un instancabile animatore della lotta al regime di Mussolini.
    Tornato in Italia dopo la caduta del fascismo, si impegna in un'intensa attività pubblicistica dalle colonne de Il Mondo, Il Ponte, Critica Sociale.
    Tra i numerosi volumi ricordiamo:
    - Scritti sul fascismo;
    - La rivoluzione francese;
    - Il ministro della malavita ed altri scritti sull'età giolittiana;
    - Il movimento socialista e la questione meridionale;
    - Scritti sulla scuola;
    - L'Italia vista dall'America;
    - Memorie di un fuoriuscito;
    - Stato e chiesa;
    - L'epistolario;
    - Memorie e soliloqui, diario 1922-1923.

    http://unarosaperlapuglia.blogs.com/...pi-futuri.html
    Ultima modifica di zulux; 04-01-12 alle 17:56
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  6. #6
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    Predefinito Rif: Gaetano Salvemini

    qui si può vedere un bellissimo video dedicato a salvemini...

    http://unarosaperlapuglia.blogs.com/...la_liberta.mov
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  7. #7
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    Predefinito Rif: Gaetano Salvemini

    Beh certo. Sto leggendo -ma molto per le lunghe, le ho cominciate da tempo e penso le finirò tra qualche anno- lo scambio epistolare tra Carlo Rosselli e la moglie Marion. La figura di Salvemini, inutile dirlo, è centrale. Salvemini è fondatore morale dello stesso movimento di Giustizia e Libertà, avendo rappresentato per primo quel socialismo eretico, insieme intellettuale e fortemente realista, che uscì dall'ortodossia partitica con l'interventismo nella prima guerra mondiale. Già in lui si vedevano quei tratti caratteristici dell'intransigenza morale e della fede nella realizzazione di una società socialista solo mediante la libertà e dunque all'interno di uno Stato autenticamente liberale.
    Perché l'unico tipo di rapporto che riusciva a concepire era di tipo feudale. Non aveva la minima idea di cosa fosse il cameratismo al quale anelava l'anima. (E. M. Forster)



 

 

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