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Discussione: Il deserto avanza

  1. #211
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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    Arcigay contro le linee guida Sessualità Lgbt alle medie
    Dopo aver fatto indossare ai ragazzini delle coroncine colorate e aver chiesto loro se conoscessero il significato dell’acronimo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, ndr), sulla lavagna sono comparse scritte del calibro: “Identità sessuale. Chi mi piace? maschio+maschio = gay; maschio+femmina= etero; maschio + femmina/maschio = bisex”. E’ questo il corso che è andato in onda la scorsa settimana nelle scuole medie dell’Istituto Comprensivo Sandro Pertini di Milano. Proprio nei medesimi giorni in cui il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, varava le linee guida per l'attuazione del comma 16 della riforma della scuola (legge 107 del 2015), dichiarando quanto segue: “Tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo le ideologie gender”. La vicenda ha dell’incredible, non solo perché sbugiarda le disposizioni ministeriali all’indomani della loro uscita, ma anche perché smaschera la strategia che sta dietro alla galassia dei progetti tragati arcobaleno. Ma andiamo con ordine.
    COSA SAPEVANO I GENITORI?
    Nel Ptof dell’Istituito, ovvero il Piano Triennale dell’Offerta Formativa che necessita del consenso informato da parte dei genitori, il corso in questione era cosi'rubricato: nell’elenco dei “Progetti per l’inclusività”, rientrava, tra gli altri, il corso titolato “Noi: storie di libri parlanti”. Ebbene: quale puo'mai essere la connessione tra le “storie di libri parlanti” e la propaganda del mondo Lgbt? I genitori dell'Istituto Pertini non hanno avuto nemmeno il privilegio di porsi la domanda, dato che nel Ptof non compariva alcuna informazione circa le tematiche trattate e la qualifica degli enti promotori. E pero': mai accettare una proposta scolastica a scatola chiusa, soprattutto di questi tempi, si potrebbe obiettare. Ma considerando che l'offerta formativa in oggetto consta di 173 pagine, sarebbe impensabile pretendere dai genitori di mettere in discussione tutto quello che c’è scritto ed anche quello che è taciuto. Andiamo avanti. In realtà, se si spulciano le 92 circolari che sono state pubblicate sul sito dell’Istituto dall’1 settembre ad oggi, il puzzle si ricompone. Infatti, nella circolare n.34 del 13 settembre 2017 compaiono gli argomenti trattati nel corso: “Intercultura, razzismo, disabilità, contrasto al bullismo omofobico e rispetto dell’indivisualità”. E spuntano anche i relatori, tra i quali, appunto, gli “esperti volontari del Gruppo Scuola Arcigay”.
    Sempre nella medesima circolare, inoltre, sta scritto: “L’eventuale non adesione al progetto, va comunicata in presidenza entro il 30 settembre 2017”. A questa seguono poi altre due circolari che ne ricalcano i contenuti tranne che per un aspetto di assoluta rilevanza: tra i temi trattati si aggiunge “il dialogo interreligioso ed il ruolo della donna nella cultura islamica”, relatrice: Sumaya Abdel Qader. Presentata dalla scuola come semplice “scrittrice”, trattasi invece di una consigliera comunale del Pd che in tempi di elezioni aveva agitato il partito per via di presunti legami con la Fratellanza Musulmana. Ma questa è un’altra storia. Dunque: con le circolari informative tutto è risolto? Niente affatto, almeno per due ragioni.
    FLUIDITA’ DELLE INFORMAZIONI
    Sebbene nell’informativa scolastica si parlasse di “bullismo omofobico” in relazione all’Arcigay e nonostante per gli “addetti ai lavori” sia chiarissima la strategia che si cela dietro a tali formule, la scuola non puo'pretendere che il genitore sappia leggere cio'che non c’è scritto. E infatti, parafrasando il “contrasto al bullismo omofobico”: ai ragazzini delle medie è stata fatta una vera e propria lezione di sessualità improntata unicamente sulla cultura Lgbt. Se infatti si visita la pagina Facebook di Gruppo Scuola - la sezione di Arcigay di Milano dedicata alla militanza nel mondo scolastico - si incontra una foto che ritrae una lezione del corso in oggetto. In breve, i relatori hanno alle spalle una lavagna che porta il titolo: “Identità sessuale, sesso biologico (come sono) e orientamento sessuale (chi mi piace)” e in cui sono presentati agli alunni concetti come: “omosessualità, bisessualità, pansessualità e asessualità”. E via discorrendo. Mentre in un altro post, compare una foto della scuola commentata cosi': “Anche oggi all’IC Sandro Pertini! Arcobaleno per tutt*”. A questo punto ci domandiamo: è giusto che ai genitori vengano date informazioni a metà e prive di trasparenza su un tema cosi'sensibile come l’educazione sessuale? Le linee guida ministeriali, pochi giorni, fa hanno detto di no. Eppure, queste sembrano a tutti gli effetti quelle cosiddette “ideologie gender” che il ministro Fedeli ha respinto con forza.
    CONSENSO TRUCCATO
    C’è poi un secondo aspetto che attiene al consenso informato dei genitori e alla possibilità di esonero da un certo tipo di corsi, curriculari ed extracurriculari, dai contenuti sensibili, come appunto quello in oggetto. Nelle circolari dell’Istituto compariva si'l' “eventuale non adesione al progetto da comunicarsi in presidenza” entro una determinata data. Ma di nuovo ci domandiamo: anche qualora le informazioni fossero corrette e complete, è sufficiente il silenzio assenso come forma di consenso in casi simili? Ovviamente no. E infatti la questione, affrontata in forma teorica nelle linee guida, rimane ancora aperta.
    LA PROTESTA CONTINUA
    Intanto un gruppo di genitori e di esponenti del consiglio di Zona 9, dove è situata la scuola, si stanno muovendo. Pare che la dirigente scolastica Maria Stefania Turco, in reazione a diverse proteste, abbia dichiarato di non essere al corrente della gravità della situazione e che intende sospendere i corsi in questione. Dal canto suo l’Assessore all' Educazione e Istruzione del municipio, Deborah Giovanati, si è detta “determinata ad agire con ogni mezzo a disposizione per sospendere questo e simili corsi. Su temi sensibili come la sessualità, il dialogo interreligioso e affini, non è ammissibile che i genitori vengano tenuti all’oscuro e non sia data loro la possibilità di scegliere per i propri figli. Anche escludendoli da simili attività”. Attendiamo il seguito, sapendo che la partita è solo all'inizio.
    Arcigay contro le linee guida Sessualità Lgbt alle medie - La Nuova Bussola Quotidiana

    Toh, il sussidiario per immigrati vieta il Tricolore
    Giordano Bruno Guerri
    Eccolo qui, un bel corso di italiano per «studenti migranti» adatto «ai corsi dei Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti (CPIA)».
    Adesso immaginate la faccia del migrante nel vedere la copertina, ovvero niente meno che i colori della bandiera del movimento LGBT, cioè Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, più nota come bandiera gay. Nel caso migliore il povero migrante penserà di essere capitato in mezzo a un popolo ben strano; nel peggiore che allora è vero da noi ci si puo'lietamente dedicare al saccheggio sessuale.
    La nostra prima considerazione di fronte a quella copertina, invece, è che ignoranza e sciatteria incombono anche fra editori e grafici: è evidente che chi ha pubblicato il volume ha confuso la bandiera dell'orgoglio LGBT con quella della pace, che ha un colore in più, e in senso inverso.
    La seconda considerazione è che saremmo curiosi di sapere quanti e quali Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti hanno adottato il volume: i CPIA dipendono infatti dal ministero dell'Istruzione (e dell'Università! e della Ricerca!) e sono finanziati con i soldi nostri, che non dovrebbero venire distribuiti a editori zotici.
    La terza considerazione è sulla simbologia delle bandiere. A tutti viene in mente che, per un corso di italiano, si debba fare riferimento all'Italia. Badate, non sono fra quelli cui luccicano gli occhi vedendo il tricolore (piuttosto mi ricorda gli eccessi pseudopatriottici che accompagnano la nazionale di calcio e quelli veteropatriottici di De Amicis); inoltre la trovo bruttina, banale e antiquata. E pero', in questo caso, la scelta della bandiera della pace o addirittura LGBT al posto di quella italiana, sta a indicare il ruffiano trionfo di un politicamente corretto a priori, inghiottito e deiettato con la stessa modesta e triste furbizia.
    Toh, il sussidiario per immigrati vieta il Tricolore

    La clinica dei baby trans, nuova frontiera della violenza
    In Inghilterra pare che ci sia un boom di baby trans, cioè di bambini che voglio essere bambine e viceversa. A rivelarlo è la londinese Gender Identity Development Service, una clinica nata per trattare la cosiddetta disforia di genere, la quale informa che una cinquantina di bambini e pre-adolescenti ogni settimana varcherebbe la loro porta. Tra questi, nell’ultimo anno, si sono presentati anche due bambini di quattro anni, quattro di cinque anni e 17 bambini di sei. Un aumento di richieste del 24% negli ultimi sei mesi. Nel 2009 furono 97 i minori trattati da questa clinica, nell’anno sociale 2016/2017 ben 2016.
    La clinica propone questo percorso da gender-Frankenstein. Prima che il bambino entri nella pubertà vengono prescritti dei bloccanti ormonali. In tal modo – fanno sapere dalla clinica – il minore non diventerà né maschio né femmina, ma rimarrà parcheggiato in un limbo sessuale in attesa che decida a quale sesso vorrà appartenere. In realtà i bloccanti arrestano “solo” lo sviluppo di alcuni caratteri morfologici ed endocrinologi, ma il bambino è già un maschio o una femmina e a dirlo sono in primis, ma non solo, i suoi cromosomi. C’è poi da aggiungere che gli effetti di questi bloccanti ormonali sono ad oggi per la gran parte sconosciuti, sia a livello fisico sia soprattutto a livello psicologico. Poi c'è una seconda fase: compiuti i 16 anni il bambino, se lo vuole, puo' assumere estrogeni per femminilizzarsi e la bambina testosterone per mascolinizzarsi. Questo puo' provocare effetti irreversibili come lo sviluppo dei tessuti mammari per i maschi. Infine si puo' approdare all’ultima fase: l’operazione chirurgica che ad esempio potrà eliminare il pene, rimpiazzato poi da una cavità vaginale artificiale.
    La cantante Paloma Faith ha dichiarato che suo figlio nato a dicembre – di cui non vuole rivelare il sesso – dovrà diventare “gender neutral”, cioè sessualmente neutro, né maschio né femmina. Ha aggiunto che questo tragico destino toccherà anche ai suoi prossimi figli. C’è poi la storia di Tegan Dyason, all’anagrafe Tom Dyason, che sin dall’età di tre anni veniva vestito dalla madre come una femminuccia. Ora ne ha 8 di anni e porta gonnelline e trecce. Sua madre ha chiesto ad insegnanti, amici e parenti di accettare la decisione e di non considerarla solo “come una fase” di transizione. Il piccolo ex Tom è in trattamento presso la Gender Identity Development Service dall’anno scorso. Il quotidiano inglese Mirror, che ha lanciato la notizia del boom di baby trans, ha poi raccolto anche la testimonianza della 30enne Kate che una decina di anni fa, dopo qualche ricerca su internet, ha iniziato ad assumere ormoni maschili ed oggi si è pentita della sua scelta. In merito ai piccoli transgender commenta: “Provo tristezza al pensiero di questo tipo di trattamento… sottoporre i bambini a questo trattamento potrebbe significare perpetuare in futuro un grave danno”. Lei stessa ammette che, con l’approvazione dei genitori, avrebbe sicuramente cercato l’aiuto di una clinica come quella londinese se ai suoi tempi fosse esistita, ma di certo – cosi' ha dichiarato – se ne sarebbe poi pentita.
    Il prof. Ashley Grossman, dell’Università di Oxford, e che ha in cura – si fa per dire – questi piccoli pazienti ha dichiarato riguardo a questa crescita esponenziale di richieste di cambiamento di sesso: "Questo è un massiccio aumento. Non sappiamo se si tratta di un aumento effettivo o se invece questi ragazzi in passato non sapevano proprio che questo servizio esistesse”. La direttrice del GIDS, la psicologa Dott.ssa Polly Carmichael, ha aggiunto: "Non esiste una sola spiegazione per l'aumento. Pero' sappiamo che nella nostra società ci sono stati notevoli progressi verso l'accettazione e il riconoscimento delle persone transgender e di genere diversificato, a cui si aggiunge una maggiore conoscenza tra le persone sulle cliniche specializzate in questo campo”.
    Il professor Miroslav Djordjevic, esperto nel settore della disforia di genere, ha suggerito che l'aumento di richieste potrebbe essere in parte spiegabile come una moda tra i genitori. La Dott.ssa Miriam Stoppard ha infine aggiunto: "Sono sicura che l'accettazione universale delle persone LGBTQ abbia contribuito a legittimare e pubblicizzare la disforia di genere e il suo trattamento".
    La clinica dei baby trans, nuova frontiera della violenza - La Nuova Bussola Quotidiana

  2. #212
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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    Il ribaltamento del bene col male
    L’hanno voluta a tutti i costi, anche se averla significava privarla di una figura materna. L’hanno voluta senza tener conto del suo essere umano, ossia bisognoso di amore e attenzioni, specialmente per il fatto di aver già subi'to un abbandono. Percio' l’hanno voluta come si vuole una cosa che si compra per poi servirsene.
    D’altronde è questa la mentalità del relativismo tracotante dell’uomo occidentale, a cui piace negare l’esistenza di un bene e di un male per poter fare della realtà cio' che vuole. Per esempio dando in adozione una bimba a due uomini, come nel caso di Matthew Scully-Hicks, ora sotto processo per l’omicidio di Elsie, 18 mesi, inglese, affidata a lui e ad un altro uomo, a causa della tossicodipendenza della madre.
    Un caso che svela a cosa porti la negazione di un bene ed un male oggettivi, basti vedere quanto emerso durante il processo in cui sono stati letti gli sms fra Scully-Hicks e l’uomo con cui vive una relazione omoerotica: “Sto passando per l’inferno con Elsie…ha urlato per 10 minuti senza sosta”. E ancora: “E'satana vestita da bambina…ha passato due notti ad essere satana”. Parafrasando, una bambina innocente disperata per il bisogno di una figura materna (persino Helton John ammise che il piccolo, fabbricato in laboratorio e strappato al seno della donna che lo aveva portato nel suo grembo, affittato per migliaia di sterline, piangeva straziato per la mancanza del seno materno) e di un affetto che le veniva negato era considerata il diavolo. Mentre loro, due uomini che avevano preteso non solo un figlio, perché “poverini lo desideravano tanto”, ma una vita quieta a costo della violenza feroce su un'innocente, si consideravano nel giusto.
    Ma come dargli torto se il figlio in fondo viene ormai considerato dalle legislazioni occidentali come un diritto di proprietà, come un oggetto che si puo' fabbricare in laboratorio e poi comprare (e quindi perché no, anche eliminare)? Perché scandalizzarsi se poi viene utilizzato come ogni altro bene di consumo? Non a caso chi usa i bambini come strumenti viene protetto come un perseguitato dalla legge inglese mentre chi difende gli innocenti paga con la perdita del lavoro. Basti pensare al giudice Richard Page che ha perso in questi giorni il ricorso in appello dopo che i vertici del sistema sanitario nazionale inglese lo avevano rimosso dal suo incarico per aver difeso i bambini come Elsie, spigando nel 2015 alla Bbc che era meglio darli in adozione ad un uomo e una donna.
    Pare incomprensibile che il mondo possa vivere nell’inganno di un ribaltamento simile, dove cio' che è evidentemente maligno viene dipinto come bene assoluto da proteggere e cio' che è bene viene negato se non perseguitato. Tutto cio' fino a portare i giornali a rallegrarsi, come in questi giorni, di Lilly, una cagnolina della Florida, perché “salvata dall’eutanasia”, mentre la soppressione di un uomo (magari improduttivo, malato e faticoso da gestire) viene sbandierata come un atto di carità. Come siamo arrivati fino a qui?
    Forse il relativismo - che rifiuta l’esistenza di una verità oggettiva, ossia del buono, del giusto e del bello - impera non tanto perché questa verità implichi un sacrificio, ma perché essa chiede di accettare una definitiva dipendenza. Ossia una grande umiltà che appunto la tracotanza dell’uomo occidentale rifiuta. E'cosi' che il relativismo replica continuamente l’atteggiamento di satana verso Dio, il quale pur di non ammettere di essere una creatura preferisce vivere nella confusione infernale, che diventa sistema quando questa posizione ribelle è normata e resa criterio dei rapporti sociali.
    Il ribaltamento del bene col male - La Nuova Bussola Quotidiana

    COME LA DITTATURA DELL’ANORMALITA’ OPPRIME I NORMALI
    Maurizio Blondet
    Londra. A genitori cristiani vietato adottare figli. Alle coppie pedofile vengono dati senza problemi. Ecco i risultati.
    (MB. Ormai questo tipo di notizie sono troppo numerose per parlare di rari incidenti: coppie gay approfittano delle leggi che consentono loro l’adozione di bambini per scopi ripugnanti, o mostrano una totale insensibilità “materna” verso i loro bisogni (“Si è scolata mezzo litro di latte, vuole solo ciuccio e attenzione”, così il 31 enne ha sbattuta la bimba adottata sulla parete spaccandole il cranio), o mostrano un livello morale abietto, hanno comunque comportamenti distorti, spietati e malati, com’è logico: sono “contro natura” nel più evidente e pacchiano senso della parola.)
    Invertiti sfruttano “loro” figlio adottivo in rete pedoporno
    Dai media:
    “Mark J. Newton e il suo compagno Peter Truong, due esperti informatici, facevano parte di quell’anello pedopornografico definito Boy Lovers Network, una rete internazionale di pedofili.
    La coppia in prima istanza aveva prima cercato una madre surrogata negli Stati Uniti, senza riuscirci, poi avevano deciso di rivolgersi a una donna russa che aveva accettato, dietro pagamento di 8000 dollari, di prestare l’utero per poter mettere al mondo il “loro” bambino. Il padre biologico del piccolo Adam è Mark Newton, mentre Peter Truong era considerato il padre adottivo. Il neonato è stato consegnato alla coppia solo cinque giorni dopo il parto, nel 2005.
    Una volta rientrata negli USA la coppia ha riempito le reti televisive con le loro interviste in cui raccontavano la storia di come erano riusciti, attraverso la rete, a trovare la madre surrogata che aveva permesso loro di coronare il sogno di diventare papà.
    Il bambino aveva solo 22 mesi quando venne abusato dai ‘genitori’ per la prima volta. Da quel momento in poi gli abusi si sono susseguiti e quello che accadeva in quella ‘famiglia’ sui generis veniva videoregistrato e immesso nella rete del circolo pedopornografico.
    In un momento successivo il bambino è stato anche messo a disposizione di altri membri dello stesso circolo di pedofili in Australia, Francia, Germania e negli Stati Uniti.
    Il primo arresto di Newton e Truong è avvenuto nell’estate del 2011 dopo che la polizia australiana aveva scoperto del materiale pedopornografico che ritraeva la coppia con il bambino, materiale che era stato trovato in possesso di cultori australiani dello specifico orientamento sessuale.
    All’inizio i due avevano affermato che il loro arresto era legato solo al fatto di essere una coppia gay, affermazione prontamente smentita dall’ispettore Jon Rouse che dirigeva la task force antipedofilia Argos, il quale ha dichiarato all’emittente Seven News: “Se si fa del male a un bambino, non mi interessa il genere di chi compie l’azione. Il nostro interesse è il bambino e non la vostra preferenza sessuale”.
    Mark Newton è stato condannato a 40 anni di carcere per abusi sessuali commessi su un bambino russo adottato, mentre il suo compagno Peter Truong è stato condannato a 30 anni di reclusione, sempre negli Stati Uniti.
    “Essere padre è stato un onore e un privilegio che ha scandito i migliori sei anni della mia vita”, ha affermato Newton poco prima della lettura della sentenza che lo condannava.
    http://www.notizieprovita.it/notizie...volge-i-preti/
    _______________________

    Due gay e due lesbiche si contendono per sei anni due bambine. Giudice: «Il caso più brutale al quale abbia mai assistito»
    “L’infanzia di due bambine di 9 e 13 anni è stata «irrimediabilmente rovinata» dalla follia di quattro adulti nel caso più «teso e brutale» al quale il giudice inglese Justice Cobb abbia mai assistito. Così si è espresso lo stesso Cobb, chiamato a decidere della potestà di due bambine contesa da sei anni da una coppia di gay e una di lesbiche (le cui generalità sono tenute segrete anche alla stampa britannica). [la loro privacy prima di tutto]
    IL CASO. Gli uomini avevano deciso di donare alle donne il proprio sperma per permettere loro di avere figli. Ne sono nate le due bambine in questione, figlie geneticamente di uno dei due uomini e di una delle due donne. La causa è cominciata quando i due uomini hanno rivendicato il diritto di essere presenti nella vita delle due minori ma le madri gliel’hanno negato. Per il processo le due coppie hanno speso in avvocati mezzo milione di sterline e coinvolto una sfilza di giudici che hanno emesso più di 30 ordinanze.
    VITE DISTRUTTE. Il giudice dell’Alta corte ha stabilito definitivamente che gli uomini hanno diritto a vedere la bambina più piccola in poche occasioni, rigidamente stabilite, mentre possono solamente scrivere alla più grande. La lunga causa ha avuto «un effetto distruttivo sulle parti», scrive il magistrato nella sentenza. La madre genetica entra ed esce da anni da una clinica psichiatrica, è diventata in tutto dipendente dalla «partner», che nei suoi confronti è però diventata «indifferente e spietata».
    Le donne inoltre, affermano gli assistenti sociali che seguiranno l’educazione delle bambine, hanno separato le figlie dal mondo, costruendo «un alto muro» per escludere chiunque non la pensi come loro”.
    INVERTITO-MOGLIE UCCIDE LA BIMBA ADOTTATA (18 MESI)
    “E’ Satana, VUOLE SOLO CIUCCIO E ATTENZIONE. Una vera diva. S’è appena scolata mezzo litro di latte….”. È questa la motivazione-choc che
    Matthew Scully-Hicks dietro l’omicidio della piccola Elsie, adottata insieme
    al “marito” e morta ad appena 18 mesi.
    http://www.ilgiornale.it/sites/defau...ic/foto/2017/1
    1/07/1510058064-untitled-design-2.jpg
    Lo scorso maggio racconta il Corriere,
    (http://www.corriere.it/esteri/17_nov...-figlia-adotti
    va-gb-condannato-638d0548-c39c-11e7-8679-22cd098c4574.shtml>)
    il 31enne ex istruttore di educazione fisica del Galles ha preso
    la bimba e l’ha sbattuta più volte contro la parete, fratturandole diverse
    parti del corpo e il cranio. Poi l’ha lasciata – agonizzante – per quattro
    giorni prima di portarla in ospedale. Ospedale dover per altro era già stata portata almeno altre quattro volte in passato per fratture e abrasioni. In quelle occasioni, però, i medici avevano creduto alle bugie raccontate dal genitore. E nemmeno i servizi sociali avevano mai sospettato degli abusi, al punto che solo due settimane prima che la bambina morisse avevano approvato l’adozione definitiva per la coppia gay (che ha adottato anche un altro bambino).
    “La bimba era vulnerabile e senza difese”, ha ricostruito in aula il pm Paul Lewis Qc, spiegando che la piccola è morta a causa delle “ferite catastrofiche” inferte dal papà adottivo. Scully-Hicks ha negato l’omicidio, ma i vicini di casa lo hanno sentito urlare parolacce nei confronti della figlia e in alcuni sms inviati al marito la definiva “Satana vestito da bambina”: “Si è appena scolata mezza bottiglia di latte e ora strilla che ne vuole ancora”, scriveva Matthew al partner, “Si sveglia ogni notte ad intervalli regolari, vuole soltanto il ciuccio e attenzione, è una vera e propria diva”.
    Scully-Hicks è stato condannato oggi all’ergastolo con almeno 18 anni di carcere da scontare.
    ----------------------------------------------------------------------
    Inghilterra: a coppie di coniugi che si professano cristiani interdetti l’adozione e l’affido di minori,
    Da La Nuova Bussola Quotidiana
    L’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles ha emesso una sentenza in base alla quale a una coppia di coniugi cristiani, appartenente alla comunità pentecostale, è stato confermato il divieto di affidamento di bambini. Ciò, a causa dei loro principi morali in materia di educazione sessuale e omosessualità. L’Alta Corte ha di fatto stabilito che i principi morali basati sulla fede dei coniugi sono «ostili» per l’educazione dei bambini. I coniugi, Owen e Eunice Johns, in particolare, avrebbero espresso – secondo quanto stabilito dalla Royal Courts of Justice – opinioni contrarie all’omosessualità, violando per questo il rispetto dell’«Equality Act» 2010 (la legge che punisce discriminazioni sulla base del sesso) che condensa una serie di normative che tutelano i diritti degli omosessuali.
    La legislazione in materia, risalente al 1965, si era infatti notevolmente arricchita nel tempo anche in attuazione di alcune direttive europee. I coniugi – che nel passato avevano già ricevuto in affidamento una quindicina di minori – si erano appellati all’Alta Corte contro un provvedimento del municipio di residenza (Derby), con il quale era stata bloccata la loro richiesta di accogliere e assistere per brevi periodi nella propria abitazione anche bambini e bambine al di sotto dei dieci anni di età, senza famiglia naturale o con problemi psichici, in quanto si erano rifiutati di aderire all’Equality Act.
    ‘Equality Act vieta qualsiasi discriminazione nei confronti delle coppie omosessuali e prevede, fra l’altro, anche la possibilità, per queste, di adottare bambini. In pratica, le agenzie britanniche di adozioni che ricevono finanziamenti pubblici, non possono fare differenza sulla base degli orientamenti sessuali delle persone che chiedono di poter avere cura dei bambini, ma questo ha implicato per diverse strutture cattoliche la chiusura delle attività. […]
    I coniugi hanno sottolineato che la propria fede cristiana non ha comportato alcuna discriminazione.”.
    MB: No, sono i giudici che stanno facendo una discriminazione odiosa – dovrebbe essere vietato per leggere escludere una famiglia da un qualunque diritto per il tipo di religione che professano. Generalmente, i giudici non vanno a sindacare sulla religione – anzi, recentemente hanno dato in affido una bambina cristiana ad una coppia musulmana, proprio esponendo questo motivo per la loro decisione. E’ vietatissimo discriminare in base agli “orientamenti sessuali” dei genitori adottivi; come mai invece dei magistrati possono e devono discriminare in base agli “orientamenti religiosi” di una coppia? Anzi: come vediamo, lo fanno solo se questi hanno “orientamenti” cristiani. E corrono il rischio di educare bambini a valori cristiani, invece che omo-pedo-porno, o come musulmani.
    Perché solo in quel caso possono sindacare quale religione professano, ficcando il naso nelle coscienze e nella loro libertà di coscienza? Non è all’opera evidentemente un esecrabile e abietto “pre-giudizio”? Non dovrebbe essere odioso giudicare in base a “pre-giudizi”? E’ evidente qui il pregiudizio: ciò che è “cristiano”, per definizione, è male ed esclude dalla società? E’ la conseguenza speculare della “liberazione” omosessuale: loro non hanno da essere discriminati, ma i cristiani devono esserlo.
    Chi non riconosce che viviamo sotto una dittatura occidentale, un totalitarismo LGBT, non ha capito nulla. Come ogni totalitarismo, anche questo ha le sue vittime. Bambini adottati.
    Nel caso di cristiani, invece, il pregiudizio odioso della discriminazione per motivi religiosi si può praticare senza nessun timore di violare una regola. Perché il politicamente corretto (diventato legislazione) che punisce chi osa chiamare “anormali” gli invertiti, approva l’emarginazione dei normali, con idee e fedi normali.
    https://www.maurizioblondet.it/la-di...prime-normali/

    CHIESA E OMOSESSUALITA'
    "Prudente audacia", l'ultima trovata pro-gay di Avvenire
    “Prudente audacia”. Ecco il nuovo paradigma confezionato da Avvenire per dare una spallata inavvertita all’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Un neologismo ossimorico che deve riassumere il nuovo approccio della Chiesa italiana dove le parole peccato e disordine morale non esistono più e dove l’accompagnamento, da sempre indicato dalla Dottrina come cammino indispensabile verso la castità, diventa di fatto uno sdoganamento dello stile di vita gay. A farsene portavoce è il quotidiano dei vescovi che ieri ha alzato il tiro con due pagine fitte fitte confezionate da Luciano Moia e il vescovo di Parma Enrico Solmi in qualità di ex presidente della Commissione episcopale per la pastorale familiare e coordinatore nella sua diocesi di alcune esperienze sul tema. A far da contorno numerose lettere pubblicate dal quotidiano dei vescovi in cui, con toni e accenti spesso opposti Avvenire dà spazio alle opinioni dei lettori sul caso di Staranzano.
    Riassumiamo le precedenti puntate. A Staranzano, in provincia di Gorizia, il locale capo scout è convolato a unione civile con il suo compagno. Il parroco, don Francesco Maria Fragiacomo si è chiesto se non fosse il caso per lui di lasciare l’incarico educativo vista la scandalosa condotta di vita e il fatto che continuasse a fare la comunione indisturbato. Ne seguì un duro dibattito, culminato con un intervento del vescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, riassumibile così: «Ascoltare lo Spirito, senza pretendere di trovare ricette preconfezionate nelle Scritture o nella tradizione canonica».
    Risultato: il parroco è stato silenziato e il capo scout, Marco Di Just, non solo può continuare a fare come se nulla fosse successo, ma a settembre è stato anche riconfermato nello staff delle guide.
    L’operazione di Avvenire è portata avanti partendo proprio dal caso di Staranzano, che viene soltanto accennato, senza ovviamente dire nulla sulla “battaglia in solitaria” del parroco. Si pubblicano diverse lettere sugli interventi precedenti di Avvenire culminati con l’intervento del vescovo: il lettore confuso, quello critico e quello entusiasta. Ma anche il genitore di un omosessuale; c’è chi ricorda che il Catechismo invita, correttamente, i gay alla castità, e chi giudica gli atti, ma non le persone e chi, omosessuale, si augura che la “Chiesa saprà valorizzare anche la mia scelta”.
    Ma il cuore dell’operazione editoriale del giornale dei vescovi sono i due articoli di Moia e di Solmi. Nel primo il giornalista indica come punto di partenza il paragrafo 250 di Amoris Laetitia per arrivare a dire: «Occorre tenere presente quello che il Papa dice, ma ancor di più quello che non dice». Che cosa vuol dire? Semplice: secondo un’ermeneutica del tutto arbitraria Moia si rallegra del fatto che l’esortazione post sinodale non citi più la Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, nella quale il cardinal Ratzinger apriva ad un percorso di castità per gli omosessuali e il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997, dove nell'affrontare il problema dell’omosessualità, le relazioni e gli atti non si risparmia nel defnirle oggettivamente disordinate o peccati. Secondo Moia, il fatto che al paragrafo 250 Papa Francesco pur avendo citato parti di questi documenti, non abbia fatto riferimento al disordine morale non può essere considerato certo un vita libera, ma nemmeno una dimenticanza. E allora? Allora entra in campo il discernimento, parola passe-partout dei tempi moderni che sembra aver preso il sopravvento su tutto.
    Ed è infatti sull’onda del discernimento e della riflessione che il vescovo Solmi racconta le esperienze portare avanti nella sua diocesi, dove, a proposito del rapporto con le famiglie, con “l’onestà si verifica e con prudente audacia la comunità cerca e prova nuove vie”. Inutile spiegare che il 250 di AL è rivolto soprattutto alle famiglie di persone con figli omosessuali, il tono del prelato è sempre il solito dell’accoglienza, non per “riscrivere la dottrina”, però tenendo presente che “a volte i preti hanno ferito” o che “a volte la comunità cristiana non è stata esente da pregiudizi e giudizi superficiale”. Si fa strada così un senso di colpa collettivo nel quale la pratica omosessuale viene svuotata del suo portato disordinato, per diventare un qualche cosa di indefinito, senza mai essere proposta come variante naturale della sessualità, ma nemmeno come peccato. La parola d’ordine per i vescovi è ora discernere e riflettere, non più insegnare e guidare.
    Completamente assente l’aspetto educativo della faccenda di Staranzano: non c’è nessuna valutazione sul fatto che il messaggio educativo di un capo scout che vive con un compagno sia deleterio per i giovani che in questo modo percepiscono una equiparazione tra la condotta di vita naturale e quella in unione civile, snaturando di fatto il matrimonio tra uomo e donna, come dettato da legge naturale ancora oggi.
    Ma nemmeno c’è spazio per il sacerdote che, da solo, ha “sfidato” i luoghi comuni delle tendenze ideologiche e omoeretiche presenti nella Chiesa per annunciare ancora una volta la verità sull’uomo della dottrina cristiana.
    Don Francesco Fragiacomo ha letto la pagina di Avvenire con un misto di soddisfazione e dolore: «Soddisfazione - spiega alla Nuova BQ - perché finalmente Avvenire fa parlare anche i lettori, cosa che in precedenza non aveva voluto fare, ma dolore perché non si continua ad affrontare correttamente il problema: per fare un buon discernimento devi capire prima qual è il bene e qual è il male, devi avere una chiarezza di qual è l’ideale di bene, invece da questi articoli si allude al fatto che va bene un unione tra uomo e un uomo».
    Per provare a farsi intendere il sacerdote fa un esempio mutuato dal campo medico: «Per fare una buona cura devi fare una buona diagnosi e per fare una buona diagnosi devi sapere dov’è la parte sana e dov’è quella da curare». Aggiunge «che qui non c’è stato nessun accompagnamento e nessun discernimento tanto è vero che il capo scout è ancora al suo posto indisturbato, anzi: l’unico discernimento che hanno fatto quelli dell’Agesci è stato con la locale sezione dell’Arcigay!”.
    Don Francesco ha raccontato alla Nuova BQ delle sue difficoltà persino a farsi accettare dai suoi confratelli, come aveva già fatto pubblicando sulla sua pagina Facebook la lettera che scrisse al decanato di Gorizia stupendosi della mancata solidarietà da parte dei confratelli. «Il fatto che la Chiesa abbia sempre proposto la via della castità c’entra ancora? Alla fine con questo parlare noi non conosciamo l’omosessualità, ad esempio crediamo che sia di nascita invece è un disturbo dello sviluppo affettivo e questo è dimostrato».
    Senza solidarietà, senza possibilità di farsi ascoltare, don Fragiacomo considera ora la naturale conclusione del caso Staranzano come prodromica ad uno sdoganamento tout court della pratica omoerotica per via pastorale: «Siccome nella Scrittura c’è la condanna dell’omosessualità, se adesso non dici più che è peccato, la conclusione è che il Vangelo è vecchio e non è adatto ai tempi di oggi. Quindi bisogna farsi un Vangelo plasmato sull’uomo. Mi chiedo soltanto questo: se si “ricaccia” Gesù in un tempo passato, come appunto un uomo del suo tempo, tutto diventa relativo, perché verranno meno i criteri oggettivi”.
    Ma ormai è tempo della prudente audacia.
    "Prudente audacia", l'ultima trovata pro-gay di Avvenire - La Nuova Bussola Quotidiana

    IL CASO STARANZANO
    Capo scout gay, parroco scrive, Avvenire pubblica a modo suo
    Si fa presto a dire Lettere al direttore. Ad Avvenire infatti sembrano esistere lettere e lettere. Ad esempio quelle “poco gradite” vengono pubblicate sì, ma addomesticate per fini editoriali. E’ quanto è successo al parroco di Staranzano don Francesco Maria Fragiacomo, il parroco che ha sollevato il caso del capo scout unito civilmente con il suo compagno. Don Francesco ha provato più volte a entrare in contatto con la redazione di Avvenire per spiegare le sue ragioni. E finalmente, dopo un po’ di anticamera anche lui ha potuto vedere pubblicata la sua missiva. Ma con alcuni aggiustamenti alla bisogna e alcuni tagli, ovviamente sempre giustificati per ragioni di spazio. Il tutto ovviamente studiato per far fare a don Francesco la figura del cane sciolto, dell’ultimo giapponese in lotta contro un nemico che non esiste più.
    E’ il 7 di settembre e Avvenire pubblica la sua lettera. Ma nel leggerla il parroco si accorge che è successo qualcosa. Ad esempio laddove il parroco si riferisce all’unione civile e parla dei baci tra gli “sposi”. Evidentemente al giornale dei vescovi deve essere andato qualche cosa di traverso, chissà se le virgolette o proprio la parola sposi. Fatto sta che nel testo pubblicato sul giornale il capo scout e il suo compagno vengono chiamati con una perifrasi più politicamente corretta “i due protagonisti dell’unione”. Oppure quando il don dice che “il messaggio ormai è già passato: il matrimonio tra un uomo e una donna o l'unione civile tra due persone dello stesso sesso, agli occhi degli uomini e di Dio, sono la stessa cosa”. Ad Avvenire basta anteporre un “la mia idea è che" a il "il messaggio è già passato” per rafforzare il concetto che questa sia proprio soltanto l’opinione di un parroco di provincia e nulla più.
    Più avanti don Francesco dice: “Scusate, ma qui o si tratta di convertirsi o di cambiare fede”. Ma in pagina ci finisce un più enigmatico “insomma, qui non si tratta più di discernimento, ma di fede” dove alla parola convertirsi viene sostituito il discernimento, non si sa se come sinonimo o succedaneo.
    Ma è con il passaggio successivo che si raggiungono vette altissime di maquillage editoriale. Don Francesco dice: “Riguardo la situazione concreta poi, se il discernimento dell'AGESCI sulla valutazione e il percorso da farsi, non coincide con il discernimento del parroco, come si procede?”. Avvenire non fa altro che inserire prima di Agesci un “nella Chiesa locale” per stravolgere completamente il senso delle sue parole. In questo caso, come si può verificare confrontando le due versioni, il parroco sembra restare col cerino in mano. Ed è questo il passaggio che più ha amareggiato don Francesco: «L’aggiunta di Chiesa locale, che nel mio testo non c’era, travisa completamente le mie parole: perché Chiesa locale vuol dire vescovo, così sembra che io non accetti il discernimento del vescovo, invece io volevo solo dire che se il discernimento del capo scout è diverso da quello del vescovo, è compito del vescovo dal canone 305 (“tutte le associazioni dei fedeli sono soggette alla vigilanza dell’autorità competente e vigilare che non ci siano abusi nella disciplina ecclesiastica”) intervenire. Invece aggiungendo in maniera scorretta quella parola si è fatta un’operazione vigliacca, come se io fossi una testa calda, isolata da tutti», ha detto alla Nuova BQ.
    A conferma di questo c’è la chicca finale: l’ultima parte della lettera, un breve paragrafo in cui il sacerdote invitava il vescovo, tutti i vescovi ad esercitare il loro ruolo di guida, è stata completamente cancellata. Ovviamente per le solite ragioni di spazio.
    Capo scout gay, parroco scrive, Avvenire pubblica a modo suo - La Nuova Bussola Quotidiana

    CASO STARANZANO
    Il prete coraggio e un Avvenire senza pudore
    C’è molto di simbolico nella vicenda di Staranzano, dove il parroco si preoccupa dell’educazione cristiana dei suoi giovani, e si trova costretto ad affrontare da solo una grande macchina propagandistica che vede alleati un’associazione cattolica come l’Agesci, il suo vice-parroco, il quotidiano ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana e l’ignavia del suo vescovo, che rinuncia ad esercitare il proprio magistero.
    È il ripetersi della lotta di Davide contro Golia. Un parroco, don Francesco Maria Fragiacomo, che malgrado le forti pressioni e la solitudine in cui è stato lasciato da superiori e confratelli, non rinuncia a dire la verità e a richiamare il vescovo alla propria responsabilità. Ha a cuore anzitutto il bene dei propri ragazzi, aggrediti dall’ideologia gay fin dentro la chiesa, con un “educatore” che si pone come modello di vita facendosi beffe del catechismo e accostandosi alla comunione malgrado ostenti uno stile di vita contrario alla legge naturale. È un parroco che non ha paura di rimetterci la “carriera”, che sa di dover pagare di persona questa sua ostinazione alla verità.
    È un parroco che dovrebbe essere di esempio a tanti suoi confratelli, ma anche a vescovi e cardinali, che in questi tempi ecclesiali di sprezzo della verità e di regime repressivo, evitano di inimicarsi i potenti per non compromettere le loro miserabili carriere. Sono tanti, più di quel che si pensi, vescovi e cardinali che sono consapevoli della confusione e del rovesciamento dell’insegnamento della Chiesa che si sta perpetrando; ma tacciono, hanno paura di rimetterci la faccia, l’onore (già diversi sono stati sepolti da false accuse), la possibilità di restare nella propria posizione o la possibilità di aspirare a qualche promozione. Dovrebbero prendere esempio da questo povero parroco, che da mesi è sulla graticola anche per la loro ignavia che alimenta la menzogna di Golia.
    Già, perché come dimostriamo in queste colonne, Golia – nella fattispecie il quotidiano Avvenire – per portare avanti la sua agenda non si fa scrupoli di usare la menzogna. Dopo un lungo tira e molla, pubblica infine la lettera del parroco ma manipolandola in modo da offrire l’immagine di un poveretto ormai fuori dal tempo e dal sentire cum Ecclesia, e gli taglia ovviamente le domande più scomode. Copre le vere intenzioni nascondendole dietro una cortina fumogena di parole d’ordine (discernimento, accompagnamento, accoglienza, inclusione) e frasi pompose quanto vuote. Ma ormai solo chi non vuol vedere non capisce che l’obiettivo di Avvenire e di chi lo sostiene è quello di stravolgere la dottrina, e perciò la natura, della Chiesa, facendo accettare le unioni gay (ma non chiamiamolo matrimonio, per carità), la contraccezione (vedi campagna sulla Humanae Vitae), le seconde nozze e ogni altra rivendicazione di stampo progressista.
    È la stessa menzogna usata nei giorni scorsi nei confronti del cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui è stato stravolto ad arte il senso del saggio scritto a introduzione di un libro di Rocco Buttiglione che risponde ai critici della Amoris Laetitia. La solita firma di Avvenire, sulla scia di altri “grandi” esempi di giornalismo, ha pensato bene di arruolare Müller fra i sostenitori della comunione ai divorziati risposati, quando l’ex prefetto – vedi intervista alla NBQ e le ampie citazioni del suo scritto - dice tutt’altro.
    È ormai una crescente, sistematica, martellante manipolazione della realtà, un uso costante della menzogna e dell’ipocrisia per accelerare l’avvento della “nuova Chiesa”. Che questo avvenga dalle colonne del quotidiano ufficiale della Cei, senza che si alzino voci di vescovi (non i soliti due o tre) che chiedano conto di quel che sta avvenendo, è sconcertante.
    Eppure basta un povero prete di periferia con le sue ostinate domande a svelare la grande menzogna. Così come le domande, i Dubia, di quattro cardinali da un anno continuano ad essere una spina nel fianco di turiferari e guardiani della rivoluzione. Permanere e perseverare nella verità, questa è la strada di coloro che sono coscienti che in ballo non c’è il prevalere di una fazione sull’altra, o un progetto di Chiesa, ma la fede del popolo cristiano. Non ci si sta giocando il potere terreno, ma la salvezza eterna. Continuino pure a mentire quanti tengono stretto il potere nella Chiesa, continuino pure a tacere e tremare di paura quanti tengono alle proprie carriere ecclesiastiche. Ci sarà sempre qualcuno – e anche oggi sono più di quel che si creda – che amerà la Verità sopra ogni altra cosa, che perseguirà la santità e non il successo, che amerà il popolo che gli è affidato e non lo tradirà. Gesù lo ha promesso: Non praevalebunt.
    Il prete coraggio e un Avvenire senza pudore - La Nuova Bussola Quotidiana

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    Fabio Canino accusato di molestie: "Mi fece masturbare davanti a lui"
    L'attore Paolo Orlandelli: "Non mi ha toccato ma mi sono sentito comunque abusato, allora ero giovane e ingenuo"
    Marianna Di Piazza
    Anche il giudice di Ballando con le stelle, Fabio Canino, finisce al centro dello scandalo molestie.
    Ad accusare lo scrittore e personaggio televisivo è l'attore teatrale Paolo Orlandelli.
    L’uomo ha raccontato un episodio accaduto qualche anno fa. Durante un provino per una pubblicità progresso in Norvegia, Orlandelli è stato invitato a denudarsi per poi masturbarsi di fronte a Canino.
    "Non mi ha toccato ma mi sono sentito comunque abusato, allora ero giovane e ingenuo - ha scritto l'attore sul suo profilo Facebook -. So che molti attori e registi fanno di queste cose che ritengono accettabili poiché non vi è contatto, ma si tratta ugualmente di abusi e vanno denunciati, con nomi e cognomi, altrimenti è perfettamente inutile parlarne".
    Fabio Canino accusato di molestie: "Mi fece masturbare davanti a lui"





    SCANDALO ABUSI
    Weinstein: un caso che riassume i segni dei tempi
    Sul «caso Weinstein» - il potente produttore hollywoodiano accusato di abusi sessuali e stupri - ne abbiamo lette di tutti i colori. Perché, dunque, dovrei astenermi dal proporre il mio illuminato parere? Ovviamente abbiamo l'indignazione del mondo «liberal» statunitense, con capofila Hillary Clinton. Peccato che lei stessa abbia ricevuto dal produttore finanziamenti per circa 1,4 milioni di dollari; e che suo marito Bill ha avuto lo stesso comportamento con la stagista ventiduenne Monica Lewinsky.
    In Italia l'abbiamo buttata in vacca, come nostro costume. Da una parte c'è stato chi, come Murgia e Boldrini hanno sfruttato l'occasione per rispolverare la bandiera femminista: «Io sto sempre [a prescindere] dalla parte delle donne»... tranne quando sono giovani mogli polacche in vacanza in Italia violentate da un branco di immigrati. Dall'altra chi si è schierato contro la vittimizzazione del maschio e si chiede: «Quanto ci vorrà prima che uno sguardo in ascensore o un cuore in una chat possano essere utilizzati come il segno di una molestia?». La risposta: ci siamo già...
    Tutto più o meno condivisibile. Come l'accusa ad una nota attrice italiana «vittima» di Weinstein di essersi semplicemente venduta consensualmente per ottenere vantaggi professionali; e di aver atteso anni, prima di denunciare le presunte molestie, fino a quando non ha potuto trarne ulteriori vantaggi. C'è un po' di tutto, in cio' che ho letto su questa vicenda: il femminismo, le discriminazioni di genere (nei confronti dei maschi), l'ipocrisia, l'opportunismo etc. Cosi' per inciso, il commento migliore che abbia letto è stato quello della soubrette Rossella Brescia. Si, lo so che, tra intellettuali, cariche di Stato e attrici «impegnate», citare una soubrette è una caduta di tono. Ma che ci volete fare, dopo tanti anni di femminismo credo ancora che una donna bellissima e attraente possa anche essere intelligente.
    Di tutto e di più, appunto. Pero', mi pare, manca ancora qualcosa. Qualcosa sfugge alla cronaca e alle becere chiacchiere da bar che, nel nostro paese, riempiono i media. Qualcosa non torna. Non si era ancora spento il clamore attorno a Weinstein quando, qualche settimana fa, diversi attori hanno dichiarato di essere stati, da minorenni, molestati sessualmente dal collega Kevin Spacey (House of cards). Poi, ok, Spacey ha fatto coming-out e il clamore è finito (fosse stato un prete...). Ma gli episodi si aggiungono alla lista di denunce di abusi pedofili hollywoodiani emersi nel corso degli anni: Elijah Wood (Il signore degli anelli), Corey Feldman (I goonies) hanno denunciato questi fatti. Coinvolti, forse, anche Macaulay Caulkin (Mamma ho perso l'aereo) ed altri.
    Il machismo, dunque, non c'entra. Si tratta di violenze sessuali su donne e bambini ad Hollywood. Sarà forse un caso se li' si trova la maggior concentrazione di persone con inclinazioni aberranti? E non è finita. Abbiamo già detto dei legami tra Weinstein ed i Clinton; legami personali ed economici. Si dice averne avuti – il produttore – anche con Obama. Anch'egli finanziato da Weinstein, ha mandato la figlia diciottenne a fare uno stage presso i suoi studi. Ma torniamo ai Clinton. Pare che Spacey abbia fatto diversi voli sul «Lolita express», il viaggio verso i paradisi pedofili organizzato dal pedofilo Jeffrey Epstein, proprio in compagnia di Bill Clinton (che ha sessualmente molestato, lo ricordiamo, una stagista ventenne). E Hillary è stata coinvolta nello scandalo pedofilo denominato «Pizzagate», che ha avuto come protagonisti i suoi (anche loro) finanziatori fratelli Podesta. Tranquilli: il «Pizzagate» è stato rubricato come «complottismo russo» per danneggiarla in campagna elettorale e favorire Trump...
    Cosa abbiamo, dunque? Abbiamo notizia di una serie impressionante di abusi sessuali compiuti nei confronti di donne e bambini. Siamo sicuri che si tratti solo di pulsioni sessuali «non convenzionali»? In questa concentrazione, in un ambiente cosi' ristretto? Poi abbiamo una fitta collusione con i vertici - o quelli che siamo autorizzati a considerare i vertici – del potere statunitense (e quindi mondiale). Abbiamo la sistematica violazione dell'innocenza infantile e della grazia femminile; abbiamo i peccati più aberranti che si possano immaginare; abbiamo una rete di omertà che coinvolge diverse persone in modi diversi (economici, personali, politici...); abbiamo ricchezza e potere... e disperazione, e abominio.
    Tutto questo non ci fa venire in mente niente? Siamo dunque diventati cosi' materialisti da non riconoscere l'impronta del soprannaturale nemmeno quando la vediamo? Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: «Bel tempo, perché il cielo rosseggia»; e al mattino: «Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo». Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? (Mt 16, 2-3).
    Weinstein: un caso che riassume i segni dei tempi - La Nuova Bussola Quotidiana

    Che legame c’è tra pornografia e ideologia gender?
    Entrambe spingono sulla destrutturazione del matrimonio e del rapporto uomo-donna. Ma la pornografia agisce con meccanismi addirittura più “raffinati”. Scopriamo come
    Gelsomino Del Guercio
    C’è un legame tra l’ideologia gender e la pornografia? Si perché entrambe hanno come obiettivo la destrutturazione di matrimonio, famiglia e identità sessuali.
    Se l’ideologia gender agisce ormai in modo pubblico ipotizzando fantomatici accoppiamenti che esulano dalle unioni uomo-donna, questo stesso processo è effettuato in modo ben più sottile dalla pornografia. Come spiega Gabriele Kuby in “La rivoluzione sessuale globale” (Sugarco edizioni), la pornografia pervade tutta le società, le classi, le professioni, tutte le età – con conseguenze catastrofiche per il singolo, le famiglie, i bambini, gli adolescenti, la società intera.
    Felicità compromessa
    Mary Eberstatd e Mary Anne Layden in “The Social Costs of Pornography, A Statement of Findings and Recommendations” parlano dei costi sociali provocati dalla pornografia: «Le ricerche rivelano che il consumo abituale di pornografia, specialmente in internet, comporta gravi danni alle persone di tutte le età e di ambo i sessi, compromettendo la loro felicità, la loro produttività, la loro capacità relazionale e la loro efficienza nella società».
    E se fosse tuo figlio?
    A chi smania di eccitarsi davanti allo schermo non viene mai in mentre che davanti alla telecamera potrebbe esserci sua figlia, sua sorella, sua moglie, sua madre oppure suo figlio, suo fratello o suo marito? Perché i consumatori di pornografia non riescono a capire che si tratta di persone che si umiliano e si degradano e che, guardandole, essi stessi si umiliano e si degradano?
    Abissi di perversione
    Non solo la donna viene degradata e umiliata: l’uomo non si degrada di meno, poiché lui pure – persona dotata di spirito, corpo e anima – si è completamente ridotto al livello dei suoi istinti animali e con l’abuso del libero arbitrio scivola sempre più in basso, in abissi di perversione sempre più profondi.
    Softcore
    Pensare che solo la donna venga degradata mentre gli uomini le usano violenza è una regressione all’antichità, quando veniva fatta distinzione tra chi penetrava e chi veniva penetrato: la parte attiva veniva onorata e quella passiva vilipesa, sebbene fossero due parti del medesimo atto. Anche il consumatore davanti allo schermo, che forse guarda solo i cosiddetti porno soft (softcore) «assolutamente normali», si degrada e si abbassa alla mera soddisfazione dell’istinto animale.
    Perché nasce la porno-dipendenza?
    Christa Meves, psicoterapeuta dell’età evolutiva, da quarant’anni mette in guardia dalla distruzione psicologica e sociale che deriva dalla sessualità disancorata dalla moralità. Sebbene novantenne non si stanca di richiamare gli uomini a riconciliarsi con l’ordine del creato, anziché ribellarsi ad esso. Nel suo libro Wohin? Auf der Suche nach Zukunft (Dove? In cerca del futuro?) del 2011, descrive l’«obiettivo istintivo» delle pulsioni sessuali: Nella fase iniziale [si tratta] di trovare la propria identità; con la maturità sessuale [si tratta] dell’accoppiamento con persone del sesso complementare per generare discendenti e di conseguenza perpetuare la specie. […] Se la finalità specifica di questo istinto non viene raggiunta in modo soddisfacente […] sorge il rischio che tale istinto diventi dominante, e che – anche inconsciamente – si dissoci completamente dalla sua stessa finalità. In questo modo si crea il terreno per lo sviluppo di dipendenze.
    Perdita di libertà
    Un’analisi obiettiva della nostra società ci mostra la diffusione epidemica delle dipendenze di ogni genere: alcol, droghe, bulimia e anoressia, gioco d’azzardo, internet, sesso, pornografia. Dipendenza significa perdita della libertà: l’uomo viene risucchiato in una spirale infernale alla ricerca del piacere con un mezzo che per un po’ gli procura solo un falso appagamento, per poi gettarlo in uno stato di precarietà e dipendenza ancora più grandi.
    La masturbazione e l’abuso
    Christa Meves prosegue: Un istinto sessuale disturbato, slegato dal suo scopo primario, che è la riproduzione, provoca dipendenza sessuale che si manifesta in una grande varietà di divertimenti e appagamenti surrogati, tra i quali vanno annoverate le perversioni di ogni tipo. Un particolare pericolo per gli adolescenti maschi è la pornografia hard, facilmente accessibile e ampiamente disponibile. La masturbazione si trasforma ben presto in dipendenza verso stimoli sempre più potenti, con il serio rischio di essere spinti a commettere crimini sessuali: tortura, stupro, fino all’abuso di bambini pur di raggiungere un appagamento sessuale, seppur surrogato.
    Sessualità anonima
    La pornografia significa la totale separazione della funzione sessuale dalla persona e conseguentemente l’anonimizzazione della sessualità. Le persone riducono se stesse e l’altro a oggetto per la soddisfazione del proprio piacere e vengono spinte verso stati sempre più grandi. I freni inibitori vengono meno, uno dopo l’altro, al punto che anche i bambini e i neonati diventano vittime sacrificali in questo inferno di scatenata cupidigia sessuale.
    Umiliazione della donna
    La maggiore inclinazione dell’uomo all’aggressività sessuale, condizionata dal suo substrato endocrino, viene accolta, nella relazione d’amore tra un uomo e una donna, dalla sensibilità della donna e puo' trovare in essa pacificazione e compimento. Condizione imprescindibile affinché questo possa accadere è uno spirito di reciproca dedizione e di rispetto nei riguardi dell’altro sesso, espressione del tu unico e irripetibile.
    La risposta perversa del femminismo
    Una cultura nella quale il femminismo spinge le donne alla lotta di potere contro gli uomini e denigra la forza maschile come brutale, cattiva e minacciosa, scardina la complementarietà di vigore e accoglienza. Il lato oscuro del femminismo è la pornografia. La forza sessuale estroversa dell’uomo non trova accoglienza né intimità nella donna, diventa selvaggia e violenta, assoggettando e umiliando la donna.
    Una cultura di tipo femminista produce donne che non hanno bisogno degli uomini e che, se decidono di volere ugualmente un figlio, si comprano lo sperma alla banca del seme. Gli uomini non vedono più alcun motivo di impiegare la loro maggiore forza per la protezione della donna e per incanalarla, nel ruolo di padre responsabile e vigoroso. Si sono persi reciprocamente, gli uomini le donne e le donne gli uomini. E i bambini hanno perso madre e padre.
    Donne non più attraenti
    Lo svilimento sessuale della persona per mezzo della pornografia provoca pesanti danni a livello psichico, fisico e sociale. Potrebbe essere altrimenti?
    Con il consumo di pornografia si alterano progressivamente gli atteggiamenti del consumatore verso la sessualità. Gli uomini sviluppano freddezza verso le donne, perdita di rispetto e disponibilità all’uso della forza.
    Relazioni che si spezzano
    Le conseguenze peggiori in una relazione: allontanamento emotivo dal partner; i consumatori di pornografia diventano incapaci di amare; perdita delle normali espressioni affettive quali benevolenza, amicizia, cura e tenerezza; diminuzione dell’intimità nel matrimonio e minore soddisfazione sessuale, fino all’impotenza; il partner è confrontato con richieste sessuali perverse; il consumo di pornografia viene percepito dal partner come infedeltà; perdita di interesse nel coniuge e nei figli.
    Matrimonio non più modello
    E ancora: fissazione di un’immagine della sessualità finalizzata alla mera soddisfazione degli istinti; sviluppo di un’immagine degradante della donna; più precoce l’impatto con la pornografia, più elevata la probabilità abbassamento della soglia di inibizione per la messa in atto di abusi e violenze sessuali; separazioni e divorzi; matrimonio e famiglia perdono la loro funzione di modello per la progettazione del futuro.
    Dove attecchisce il “gender”
    In un contesto del genere, dove l’unione sponsale perde il suo valore; dove c’è meno rispetto e autorevolezza verso la donna e se ne puo' fare a meno; dove il femminismo “risponde” sostenendo che non c’è per forza bisogno degli uomini… attecchisce l’ideologia gender che trova terreno fertile per manipolare le menti di chi è avvolto in questo vortice di rottura della sessualità tradizionale.
    Se un tempo pornografia e femminismo erano solo chimere, adesso fanno da apripista alla diffusione di pensieri alternativi sulla sessualità, su tutti il gender e il suo assurdo tentativo di cambiare identità e generi degli essere umani.
    Che legame c?è tra pornografia e ideologia gender? ? Rassegna Stampa Cattolica

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    Canada: "Credi nel diritto naturale? Non puoi adottare"
    Dicevano che non bisognava discriminare le persone dello stesso sesso che volevano adottare dei figli. Ma ora, come avevamo previsto, da quando gli Stati hanno fatto del cosiddetto matrimonio omoerotico, un bene da tutelare legalmente è ovvio che la discriminazione è verso coloro che ancora lo considerano un fatto contro natura. Percio' dalla non discriminazione di queste persone si è passati alla discriminazione di coloro che hanno una visione opposta a quella assunta dal potere.
    E' cosi' che una coppia cristiana evangelica della provincia canadese di Alberta in attesa di adozione è stata ritenuta non idonea per via delle sue visioni sulla sessualità e sul matrimonio. Settimana scorsa, i due coniugi hanno denunciato l’Alberta Child and Family Service, spiegando che l’agenzia adottiva a cui si erano rivolti ha esplicitamente espresso preoccupazione mettendo in dubbio la loro abilità nel poter “aiutare i bambini che esprimano dubbi sulla sessualità”. Ma c’è di più, perché l’agenzia in questione, che collabora con il governo, è cattolica. Pare realizzarsi cosi' quanto si era già immaginato, ossia che le agenzie adottive cristiane, dato il riconoscimento del simil "matrimonio" fra persone dello stesso sesso, avrebbero dovuto chiudere (come hanno fatto in India le suore di Madre Teresa) o che altrimenti sarebbero dovute scendere a patti con una mentalità avversa alla fede.
    Anche se l’agenzia cattolica, operante nella diocesi di Edmonton, non ha ancora risposto alle accuse, i servizi sociali hanno invece replicato alla denuncia attraverso Aaron Manton, segretario dell’ufficio stampa del ministero dell’Infanzia: “Vogliamo essere sicuri che, in ogni caso, il processo di adozione abbia il miglior risultato sia per i genitori sia per i bambini, per questo il processo per fare domanda è scrupoloso e rigoroso”, ha chiarito facendo riferimento ai quesiti a cui le famiglie devono rispondere per fare domanda di adozione. Fra cui appunto appare la domanda sulla visione del matrimonio e della sessualità a cui la coppia ha risposto cosi': “Se nostro figlio ci farà domande sulla sua sessualità la nostra risposta si baserà sulla prospettiva biblica”.
    La risposta dell’agenzia di adozione cattolica, giunta il 13 marzo scorso alla coppia, parla di timore “di un fallimento” e della restituzione del bambino all’agenzia se mai avesse “avuto problemi con la sua sessualità”. L’agenzia ha anche chiarito che questa è “la posizione ufficiale del governo di Alberta”. La coppia ha poi replicato che la decisione è “irragionevole e invalida perché viziata dall’arbitrarietà, dal pregiudizio, dalla malafede, cosi' come dalla violazione del giusto processo e del diritto naturale”.
    Questa vicenda oltre a far pensare circa la posizione dei cattolici che in nome del servizio al mondo stanno diventando come il mondo (anziché trasformarlo) e alla forza di alcuni protestanti che paiono più vicini di loro all’insegnamento della Chiesa (il Catechismo definisce l’omosessualità un “disordine intrinseco” e "contrario alla legge naturale”), fa sorgere una domanda: se in nome della non discriminazione delle "coppie" dello stesso sesso, si è passati, come prevedibile, alla punizione per chi sposa un’altra visione, cosa accadrà ai figli naturali delle persone che intendono educarli ad aderire alla realtà usando la ragione come insegna anche la Chiesa cattolica? Saranno considerati anch'essi genitori non idonei? Il passo a questa eventualità è breve: “Se la decisione non verrà rivista - ha spiegato il Justice Centre for Constitutional Freedoms che difende la famiglia - avrà gravi conseguenze per la libertà di tutti i canadesi”.
    Canada: "Credi nel diritto naturale? Non puoi adottare" - La Nuova Bussola Quotidiana

    DI TOLVE SBARCA IN SPAGNA
    “Yo fui gay”, il libro verità sfida gaystapo e censura spagnola
    Il titolo è lo stesso dirompente che già in Italia ha ottenuto un successo straordinario, ma anche si è attirato l’ira delle lobby Lgbt: “Ero gay”. Ma la traduzione spagnola è ancora più perentoria: “Yo fui gay” e se si pensa che la Spagna è diventata in pochi anni terra sotto controllo della gaycrazia, c’è da aspettarsi il massimo dell’attenzione da parte delle lobby arcobaleno. E’ anche per questo che l’editore spagnolo del libro autobiografico di Luca Di Tolve ha deciso di non presentarlo in conferenze pubbliche o eventi ad hoc. Soltanto interviste con testate giornalistiche sensibili alla causa della lotta all’omosessualismo e ai mali che sta spargendo nella società con la cultura della genialità omoerotica come fine esclusivo per una dittatura del desiderio che nulla a che fare con uno sguardo umano sulle cose.
    I pochi privati contattati in questi gironi per ospitare conferenze o presentazioni hanno gentilmente declinato l’offerta: troppo alto il rischio, troppe poche garanzie di sicurezza. Basterebbe questo per far comprendere che cosa sia diventata in pochi anni la Spagna dalla “cura” Zapatero in poi: una terra dove le libertà hanno smesso di darsi appuntamento.
    Lo sbarco del libro di Luca di Tolve nelle librerie spagnole è previsto per martedi'. Prima di quella data l’ex attivista Arcigay italiano convertitosi a Medjugorie e tornato ad una vita pienamente eterosessuale grazie alle teorie riparative del metodo Nicolosi, farà soltanto interviste. E’ già un risultato, è già una buona notizia perché in un futuro prossimo, molto prossimo, Di Tolve rischia seriamente di non poter parlare di quella che non è nient’altro che la sua esperienza personale di dolore, speranza, fede e conversione: la legge approntata da Podemos e approdata il mese scorso in Parlamento sulla tutela dei diritti dei gay minaccia davvero di diventare realtà. Complice l’astensione del Partido Popular, che sta lentamente lasciando campo libero alle forze di Sinistra nell’imporre una legge liberticida che prevederà anche il ritiro dei libri sgraditi secondo un meccanismo di censura che abbiamo conosciuto sotto altri regimi, in altre epoche storiche. Ma che sta diventando realtà oggi in Spagna.
    «Inizialmente il progetto di legge presentato da Podemos prevedeva il "rogo" dei libri giudicati “omofobi” - spiega alla Nuova BQ Carmelo Lopez, redattore della casa editrice Libroslibres che ha acquistato i diritti del libro di Di Tolve e si appresta a promuoverlo in libreria -. Poi, dopo le proteste di molti si è deciso di modificare il testo e di prevedere “soltanto” un ritiro amministrativo operato da una commissione apposita nominata dal governo”.
    La situazione è questa e per la casa editrice, da 17 anni impegnata nel campo della controinformazione cattolica, quello di Luca Di Tolve è soltanto l’ultimo tassello di una strategia volta a far parlare i testimoni di verità scomode su un argomento, quello della dittatura gay che è tabù. Fin dal 2001 l’editore del grupo Libres Alex Rosal, che è anche editore del portale Religionenlibertad ha lottato contro l’inquisizione spagnola della gaystapo, pubblicando le opere di Richard Choen, ex omosessuale ebreo convertito al cattolicesimo e sulla stessa linea di Nicolosi. Ma anche testi contro la dittatura del pensiero unico e di spiritualità cristiana, fino all’ultima battaglia: la difesa nazionalista di una Catalogna spagnola, essendo lui di Barcellona.
    «E ora ci lanciamo nell’avventura di pubblicare la storia di Luca di Tolve - prosegue Lopez - che abbiamo conosciuto in Italia nel corso di alcuni incontri pubblici. Abbiamo capito che Luca era un testimone meraviglioso, sincero e sereno perché dopo aver avuto una vita cosi' difficile ha una serenità impressionante”.
    Paura delle lobby gay? «No. Ma sappiamo che in questi ultimi mesi in moltissime regioni spagnole sono uscite leggi locali che consideravano libri come questi omofobi. Si tratta di leggi che proibiscono il dissenso nei confronti dell’omosessualismo e che al momento sono considerate incostituzionali. Ma intanto si fa intimidazione attraverso i grandi mezzi di comunicazione».
    Lopez arriva cosi' a descrivere un’escalation che si avvicina sensibilmente alla persecuzione: «Dei vescovi minacciati e denunciati in Italia avete scritto - insiste -, ma ad esempio recentemente una psicologa è stata intimidita perché aiuta gli omosessuali a tornare alla loro identità fisiologica. E’ stata oggetto di campagne di denigrazioni molto pesanti».
    Tutto questo potrebbe essere quasi sopportabile se non ci fosse in prospettiva la legge delle leggi, che dovrà regolamentare e uniformare tutti i provvedimenti regionali spesso incostituzionali: la legge di Podemos, chiamata dai giornali Ley LGBT procede rapidamente anche con la sostanziale inerzia del Partido Popular, che ha pero' al suo interno una nutrita schiera di sostenitori della causa Lgbt, come la governadora di Madrid Cristina Cifuentes.
    «Il progetto di legge prevede sanzioni amministrative comminate da organismi governativi appositamente creati. Il testo parla di sequestrare libri “omofobi”, quindi questo di Luca potrebbe essere giudicato degno di sequestro. In più sono previste sanzioni economiche». Il problema in Spagna è eminentemente politico: «Non esiste un partito che non abbia un atteggiamento quanto meno di sudditanza nei confronti di questa dittatura - ha concluso Lopez -. I pochi politici che si sono avventurati personalmente a contestare la mancanza di libertà, lo hanno fatto a proprio rischio e pericolo e si sono ritrovati il loro nome cancellato dalle liste delle candidature di partito per le elezioni seguenti».
    Insomma, con lo sbarco in Spagna, il libro di Luca Di Tolve servirà come importante termometro per conoscere il grado di deperimento della libertà di una delle principali democrazie occidentali. Eppure non è nient’altro che una storia di un’esperienza personale di fede che non bisogna fare altro che ascoltare, magari lasciandosi interrogare, ma che è incontestabile sotto il profilo della realtà dei fatti. Invece la realtà dei fatti sta finendo al rogo in Spagna. E per la casa editrice che pubblica questa realtà in più c’è l’onere di scendere in campo e sfidare contemporaneamente il potere mediatico e quello politico. Nel nome della verità.
    ?Yo fui gay?, il libro verità sfida gaystapo e censura spagnola - La Nuova Bussola Quotidiana

    Il puntatore. Tre acuti virili
    di Aurelio Porfiri
    Vi prevengo: questo non è l'articolo scritto da un tenore, ma gli acuti di cui si parla sono tre abbozzi di pensiero sul tema della virilità, un tema che in realtà è al centro di tanti dibattiti e di tante, troppo, denigrazioni.
    La virilità non è soltanto un attributo dell'uomo, ma è anche una qualità morale. Come sarebbe bello sentirsi dire: hai un portamento virile. Non significa "proprio dell'uomo", ma ha anche un connotato di nobiltà. Ci sono senz'altro qualità relative per le donne, che le denotano come donne, con le loro differenze e ricchezze, a cui l'uomo non potrà mai ambire. La maternità per esempio, non è una cosa stupenda?
    Al Pacino, nei panni di Tony Montana, diceva: "Due cose hanno importanza nella vita, le palle e la mia parola, e le ho sempre onorate entrambe". Ecco, un poco ci manca quel tempo quando l'uomo poteva essere uomo e non sentirsi in colpa per il fatto di avere le palle. L'uomo virile sa essere anche elegante, galante, cordiale. L'uomo svirilizzato, condizione a cui la società sembra condannarci, puo' essere solo ambiguo e sfuggente.
    Quando passa un carro funebre, è usanza specie tra gli uomini del popolo più semplice, di toccarsi i genitali ("grattarsi"). Questo perché in essi si esorcizza la paura della morte con il ricorso alla vita, che si sprigiona da queste parti del corpo nel processo della fecondazione in cui uomo e donna si fanno uno. Ecco che la virilità, nel modo proprio ad un uomo, ci richiama ai valori fondanti, agli elementi ineludibili di cio' che siamo. L'uomo quando è uomo si completa con la donna quando è donna. Ma essi si confondono senza costrutto quando cercano di essere un'impossibilità, cioè rinunciano in senso culturale (e presto si trasformerà in biologico) alla loro mascolinità e femminilità.
    Il puntatore. Tre acuti virili ~ CampariedeMaistre

    CAMPAGNA PRO GENDER
    Sussidiari al rogo: l’ultima assurdità di Avvenire
    Da non credere. Parevano inverosimili le segnalazioni di lettori sconcertati i quali facevano presente come Avvenire, ieri mattina, dedicasse un’intera pagina all’importanza di bandire gli stereotipi di genere dai libri scolastici. C’era sinceramente da augurarsi che si fossero confusi con Repubblica. Invece le segnalazioni, purtroppo, erano corrette: un lungo articolo a firma di Viviana Daloiso, a pagina 26, metteva in guardia il mondo della scuola dalla diffusione di testi sessisti. Sul quotidiano dei vescovi italiani.
    A suffragare l’allarme contro i sussidiari poco egualitari, nell’articolo, ampio spazio alle tesi della pedagogista Irene Biemmi, autrice di testi "memorabili" come Federico e Federica (Giunti Kids) nel quale vi sono «bambine che amano correre all’aria aperta e giocare a calcio, come Federica, e bambini che si divertono a giocare con la cucinetta, come Federico», e che, nelle scuole in cui è stato proposto, ha suscitato ben poco entusiasmi. Come accaduto a Lerici, dove l’opera si è attirata le perplessità dei genitori e pure del parroco. Ma era il 2015.
    Avvenire di queste preoccupazioni, oggi, non vuole sentir parlare, e denuncia che negli odierni libri di scuola le donne «sono ignorate, e persino discriminate, o addirittura calpestate». In realtà nello stesso articolo si afferma pure che il mondo maschile, in quei pericolosissimi testi, viene presentato come «violento», dunque non risulta chiaro se gli stereotipi pendano davvero a tutto vantaggio degli uomini. Ad ogni modo, al di là del censimento delle favole e dei contenuti dei sussidiari, c’è un passaggio su cui il giornale della Cei bellamente sorvola.
    Il passaggio è il seguente: l’effettiva pericolosità dei testi incriminati. Ammesso e non concesso, infatti, che i sussidiari siano cosi' sessisti, quali sono gli effetti negativi che essi producono nei giovani? «Non serve un esperto per capire che impatto possono avere questi stereotipi, spesso presentati in modo acritico, sui nostri bambini», è il pensiero della Biemmi, che in questo modo lascia astutamente intendere chissà quali devastanti conseguenze a causa dei libri scolastici in circolazione. In realtà, le cose non stanno esattamente in questi termini.
    La letteratura specialistica, infatti, se da una parte denuncia nei testi scolastici la riproposizione di un'immagine di femminilità e mascolinità di stampo sessista (Foro de Educacion, 2015), con analisi anche approfondite in tal senso (Sex Roles, 2006), dall’altra spesso finisce proprio per segnalare la necessità di maggiori approfondimenti sul legame – ad oggi per nulla accertato e chiaro – sugli effetti a lungo termine di certi libri nella vita adulta dei ragazzi e sulla futura divisione dei ruoli all’interno della società (Early Childhood Education Journal, 1999).
    Da notare come pure gli studi più recenti sulla didattica egualitaria e non stereotipata nulla spieghino sui presunti benefici che, anni e anni dopo, essa propizierebbe (Journal of Experimental Child Psychology, 2017). In altre parole, la lotta ai sussidiari cosiddetti sessisti si basa solo sull’ipotesi – astratta e del tutto indimostrata – della loro pericolosità sociale. Cio' nonostante Avvenire sposa la causa con fervore, dimenticandosi di come non qualche acido e nostalgico preconciliare, ma Papa Francesco in persona abbia qualificato iniziative simili come esiziale «indottrinamento della teoria gender».
    Fa tuttavia sorridere, per concludere, come il quotidiano dei vescovi da una parte denunci l’urgenza di decostruire gli stereotipi di genere, e dall’altra – lo stesso giorno, peraltro – su Popotus, l’inserto dedicato ai più piccoli, rispettivamente a pagina 2 e 3, presenti rispettivamente il disegno di un uomo (coi baffi, per togliere ogni dubbio) al lavoro e quello di una donna, invece nel bagno di casa, impegnata a testare creme per la pelle, struccanti e prodotti cosmetici. E’ dunque chiaro come ad Avvenire siano i primi a non credere fino in fondo in cio' che scrivono.
    Sussidiari al rogo: l?ultima assurdità di Avvenire - La Nuova Bussola Quotidiana

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    L’ideologia gender e le pericolose ricadute sulla vita dei bambini
    Di La Redazione
    Può accadere che ogni tanto dal gregge belante del politicamente corretto qualche mente libera dirazzi trovando il coraggio di ulcerare il pensiero unico dominante. Per esempio in materia di ideologia gender. Nei giorni scorsi l’“American College of Pediatricians” (seconda per importanza tra le società americane di pediatria) ha preso posizione in modo chiaro, dal punto di vista medico, sulla pericolosità dell’ideologia gender e di alcune sue ricadute devastanti sulla vita dei bambini. A tal proposito i pediatri a stelle e strisce hanno vergato un documento chiarissimo e rigoroso dal punto scientifico di cui vi proponiamo una sintesi.
    “La sessualità umana è oggettivamente binaria: XX=femmina, XY= maschio. Nessuno è nato con un genere, tutti sono nati con un sesso – vi si legge -. Se una persona crede di essere ciò che ‘non’ è, questa situazione è da considerare quantomeno come uno stato di confusione. La pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere pericolosi. Il 98% dei ragazzini e l’88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà li superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà – dice ancora l’“American College of Pediatricians”-. L’uso di ormoni per impersonare l’altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro. Il tasso di suicidi tra i transessuali è 20 volte superiore a quello medio, anche nella Svezia che è tra i paesi più Lgbt-favorevoli del mondo. E’ da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l’altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici”.
    “Si tratta di un fatto molto positivo, perché finora nel conformismo generalizzato anche la classe medica su questioni di questo tipo si è perlopiù unita al coro più “alla moda” e più politicamente corretto – commenta il dottor Fabio Cattaneo, di Medicina & Persona -. E’ incoraggiante trovare per una volta una affermazione (molto chiara e quasi dura) dei dati della realtà, riconoscibili da ognuno, non inquinati dall’ideologia dominante”.
    Parole chiare che intonano il de profundis di una ideologia come quella gender capace impunemente di teorizzare la libera e illimitata affermazione della volontà dell’individuo al di là di ogni principio di realtà, in una forma di ybris la più devastante. Parole che si incardinano su un dato biologico e naturale difficilmente confutabile.
    L'ideologia gender e le pericolose ricadute sulla vita dei bambini

    Cervello maschile e cervello femminile: differenze e complementarità
    L’Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016 riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr, riassume cosi' lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”.
    Cio' significa, per semplificare al massimo, che la percezione popolare della differenza tra maschio e femmina, riassumibile pressappoco in un concetto come questo: “le donne sono intuitive e multitasking, gli uomini logici e razionali”, non è peregrina.
    Non si tratta certo di utilizzare la scienza, oggi, come si faceva nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, quando un’ eccessiva fiducia nel metodo sperimentale, applicato agli uomini portarono a stabilire graduatorie molto rigide sulla superiorità del maschio sulla femmina. Oggi sappiamo che le misurazioni con il bilancino degli scienziati materialisti ottocenteschi erano esatte. Come ricorda Giulio Maira, direttore Istituto di Neurochirurgia Policlinico Gemelli di Roma, “l’encefalo di una donna pesa in media 1.200 grammi, quello di un uomo un po’ di più: 1.350 grammi”; inoltre il cervello maschile ha anche un maggior numero di neuroni.
    Ma, qui sta la “novità”, il cervello delle donne possiede le sue caratteristiche peculiari, originali, tra cui un maggior numero di connessioni tra i due emisferi (“Pur avendo le donne un numero minore di neuroni, tuttavia possiedono aree cerebrali con almeno il 10% di neuroni e connessioni in più...”; G. Maira, Sole 24 ore, 25/7/2014).
    Cio' sta a significare, come scrivono lo psichiatra Tonino Cantelmi e lo psicologo Marco Scicchitano, nel loro Educare al femminile e al maschile (un ottimo mix di conoscenze scientifiche, esperienza, buon senso e buona filosofia), che decidere chi sia “superiore” o “inferiore” tra l’uomo e la donna, è come stabilire se a tavola sia più importante il coltello o la forchetta.
    Uomo e donna, è sempre più evidente, sono dunque diversi in tutto, dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello: proprio per questo complementari.
    Se è vero che un figlio nasce dalla relazione tra due persone con differente identità sessuale, un maschio e una femmina, è altrettanto vero che costoro non si completano soltanto perché uno mette lo spermatozoo e l’altra l’ovulo, ma anche perché persino i loro cervelli sono strutturalmente e funzionalmente differenti, complementari.
    Come a dire che solo con entrambi, cervello maschile e cervello femminile, si legge la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro.
    Cervello maschile e cervello femminile: differenze e complementarità - Filosofia e Scienza



    Salviamo la Bella addormentata dal nuovo mostro
    Si definisce genocidio lo sterminio di un popolo, l’assassinio fisico e sistematico, i corpi buttati a marcire nelle fosse comuni, sotto le mosche, con gli occhi mangiati dai vermi. Si definisce etnocidio un sistema di annientamento più aggraziato ed elegante: distruggere l’anima di quel popolo, deridendone la religione, la storia, la cultura. Una volta che la loro anima è stata annientata i popoli si annientano da soli con la denatalità, e cosi' risparmiamo sulle mosche e sui vermi. Le storie sono uno dei costituenti, uno dei pilastri dell’immaginario collettivo.
    Per poter annientare la civiltà occidentale non basta distruggerne la religione, calunniarne la storia. E' indispensabile eliminare le fiabe. Le fiabe devono essere feroci e atroci, perché la loro funzione è proprio quella di contenere e raccontare il dolore, di preparare ad affrontarlo. La narrazione fantastica è il luogo dove teniamo i mostri. Quando qualcosa è troppo atroce per poterlo guardare negli occhi direttamente lo nascondiamo tra le volute d'argento delle fiabe.
    La penultima notizia sul fronte della distruzione del nostro violento e straordinario patrimonio di fiabe e storie fantastiche è la decisione del 2015 del ministro della cultura francese signora Najat Vallaud-Belkacem di eliminare le fiabe classiche da qualsiasi testo scolastico, in quanto troppo violente e sessiste. A oggi risale l’ultima notizia che ci auguriamo tanto che sia falsa: una gentile signora inglese, Sarah Hall di Northumberland Park ha vivamente consigliato di mettere al bando La Bella Addormentata in quanto rappresenta una molestia sessuale: un bacio dato senza consenso. Le fiabe devono essere atroci e feroci, perché devono raccontare la realtà: le realtà più crude e tremende, e dato che la raccontano ai bambini questa realtà, la tengono nascosta tra volute d’oro e d’argento, ma resta feroce.
    Le nostre congratulazioni alla signora inglese: ha ragione lei. La Bella Addormentata è una fiaba che ha antenati illustri e riconoscibili, per esempio la fiaba Sole Luna e Talia di Basile: il principe che trova la principessa, questo corpo tiepido e abbandonato nel sonno, si unisce con lei, che concepisce due bimbi, due gemelli, e sarà il movimento del maschietto nel suo ventre che finalmente la risveglia. Questa fiaba contiene allusioni alla deflorazione e alla violenza del desiderio maschile, proprio perché le fiabe contengono la realtà, non la edulcorano, la contengono. E contiene anche la dolcezza della vita che nasce e germoglia e risveglia una madre addormentata, persa nell’incoscienza.
    Questa è la nostra storia, la storia di quasi ogni donna: noi eravamo perse nell’incoscienza della nostre vite sterili, il peso, la bilancia, l’esame, lo stipendio. Quando finalmente siamo rimaste incinte, allora il figlio che portavamo ci ha svegliate dall’incoscienza, ci ha riportato alla vita. E una delle fiabe con cui si prepara il bambino alla realtà. Nella versione di Perrault il principe si limita a baciare la principessa, dopo averla raggiunta mediante la magia, o forse la grazia, che fa diradare davanti a lui la selva di rovi che la custodiva.
    Ci sono molti significati in questo bacio che risveglia: è anche il bacio dell’uomo, il contatto dell’uomo, che risveglia la bella addormentata: la ragazzina rinchiusa dentro l’anoressia, oppure nel perfezionismo scolastico, prigioniera dei rovi, che improvvisamente si apre alla vita. C’è addirittura un significato religioso, dato che nella letteratura fantastica, nella metafora, non ci sono contraddizioni: i significati sono sempre molteplici e non si escludono gli uni con gli altri: una creatura nata con tutte le doti, ma con la maledizione della morte, che viene riportata la vita da un salvatore.
    E qui si arriva la seconda parte della storia, che evidentemente la signora Sarah Hall di Northumberland ignora. Il principe sposa la principessa, e poi si parte per un lunghissimo viaggio, ignorando, o dimenticando, che la propria madre è un’orchessa. In sua assenza la simpatica nonna cercherà di mangiarsi i nipotini, nati nel frattempo, salvati solo dall’accortezza del fuoco che sostituisce le loro carni con quelle di animali della foresta. E anche questa parte della fiaba è importantissima: quanti matrimoni sono stati annientati, quante vite distrutte dall’acrimonia di una madre che non riesce diventare suocera, che non riesce a perdonare la donna che ha portato il figlio. Nella vita vera, in quelle di tutti i giorni, quanto spesso questo successo.
    E poi, di nuovo, eccolo qui, il terrificante fantasma del cannibalismo, spessissimo presente nelle fiabe. Il cannibalismo è veramente accaduto sul suolo europeo, durante le grandi carestie, soprattutto quelle legate alle guerre molto prolungate. Il cannibalismo è esistito, e i bambini muoiono per primi, sono più facili da acchiappare. I bambini sono stati mangiati. Ma questo è un tabù assoluto. Dopo che ci siamo mangiati i morti, non possiamo guardarci in faccia gli uni con gli altri. Quindi il cannibalismo è stato negato, non è stato raccontato, pero' rimasto incastonato nelle fiabe.
    E noi abbiamo questa straordinaria fiaba, La Bella Addormentata, carica di dolore e di ferocia, di arcaica potenza di amore e tenerezza, che qualcuno vuole annientare per una qualche insulsa e annacquata storia politicamente corretta. Non ci facciamo illusioni. Da un momento all’altro anche le nostre grandi fiabe saranno vietate. Sarà il penultimo gradino. L’ultimo sarà la Bibbia, che è violenta, sessista, e anche parecchio omofoba. Le nostre straordinarie fiabe piene di dolore e stupore, di atrocità e meraviglia saranno vietate da questo branco di sciacquine e sostituite con le insulse fiabe gender: «Specchio specchio delle mie brame chi è la più politicamente corretta del reame». Fondiamo le Brigate Fratelli Green: ci consegneremo ciclostilati di Biancaneve riparati negli angoli dei vicoli bui. Salviamo questo straordinario patrimonio dei nostri figli.
    Salviamo la Bella addormentata dal nuovo mostro - La Nuova Bussola Quotidiana



    La scuola alleva dementi
    di Marcello Veneziani
    Non c’è giorno che qualcuno non mi racconti – tramite e-mail, telefono, a voce – un assurdo episodio capitato a scuola a suo figlio, sua figlia, suo nipote.
    Episodi diversi ma il filo conduttore potrebbe avere il seguente titolo: molestie mentali. Ovvero se non accetti di compilare nella tua testa il modulo prestampato di pensieri forzati, vieni escluso, umiliato, accusato.
    Il tema è sempre dentro quell’ossessivo perimetro in cui si muovono mass media, istituzioni, operatori della scuola (ho difficoltà a chiamarli docenti, perché ho troppo rispetto della figura storica dell’insegnante): sul piano sociale la parola obbligata è accoglienza, sul piano storico la memoria unica è il nazi-fascismo, sul piano sessuale la chiave è tutto cio' che sconfina, contrasta, sfascia la famiglia, la nascita, la differenza dei sessi e dei ruoli in un intreccio di femminismo, sessolibero e omofilia.
    Chi non si riconosce in questa nuova scuola dell’obbligo ideologico ha un menu fisso di attributi a disposizione: razzista, xenofobo, omofobo, sessista, femminicida, fascista. Non è uno che la pensa diversamente, ma uno che pensa scorrettamente, e dunque finisce diritto nella palestra correttiva; e se non accetta la rieducazione, la riabilitazione coatta, viene emarginato.
    Gli episodi che mi raccontano sono diversi e prendono spunto dai consueti fatti di cronaca e relativi commenti: sbarco di migranti, femminicidio, storie omosex, outing privati, parole proibite. La nuova oscenità non riguarda più il fare sesso in luogo pubblico e filmarsi, bestemmiare e usare turpiloquio, consumare e comprare droga ma l’aver contraddetto il catechismo di cui sopra.
    Il ragazzo che dissente viene isolato, additato al pubblico disprezzo se non si converte o tace. Comunque entra da subito nella classe “differenziale”, come quelle scuole di un tempo: è handicappato ideologico e la sua unica attenuante è che presumibilmente vive in un ambiente malsano e i suoi genitori saranno di quella brutta razza.
    Perché naturalmente denunciando il razzismo si innesca nei confronti del non allineato un razzismo a rovescio, una vera e propria discriminazione. Se non la pensi come il modulo prestampato e prepensato ti prescrive, sei fuori dalla modernità, dalla democrazia, dall’umanità, dalla cristianità.
    La nuova scuola è invece tollerante, permissiva davanti alle dipendenze anche patologiche: l’iniziale tossicodipendenza, la tecnodipendenza da smartphone, la pornodipendenza e la sessodipendenza, meglio se omosessuale anche per non rischiare gli anatemi sul sessismo.
    La tv, i giornali, i media organizzati e tutti i presidenti in campo, Mattarella, Grasso, Boldrini, Gentiloni, Renzi, Bergoglio (presidente dell’Ong denominata Chiesa) ripetono ogni giorno lo stesso catechismo in un campionario di slogan ritriti all’infinito. Se poi vai al cinema, oltre i film d’evasione, i temi sono sempre quelli: neri e migranti, gay e lesbiche, nazisti e femminicidi.
    Sospendo per un momento il giudizio nel merito di quei contenuti e mi soffermo sulla modalità: ma che ragazzi pensate che possano uscire da una scuola e da un sistema che non invita a pensare ma solo ad aderire a un Monopensiero preconfezionato, fondato su pregiudizi, categorie a priori fornite già belle e masticate?
    Che pensiero critico puo' venir fuori se non si riconosce l’importanza di vedere le cose da più punti di vista, di paragonare culture, storie, civiltà del passato che la pensano in modo diverso? Solo ebeti, esattamente come gli webeti di internet, conformisti inebetiti che seguono le parole chiave senza mai metterle in discussione.
    Si, la scuola sta allevando dementi anche perché inculca loro la convinzione che non ci sia nulla da discutere ma tutto sia chiaro e netto, lungo la linea del bene e del male.
    Poi vi meravigliate se i ragazzi non pensano, non leggono, non amano la storia, la politica, la filosofia? Perché non c’è nulla da pensare e da scoprire, non ci sono fonti divergenti, esperienze diverse, c’è solo da seguire il kit della buona scuola. Poi vi meravigliate di spettacoli come quello del Virgilio a Roma, tra spaccio, sesso videato, hashish e radical chic? E poi tutti addosso alla preside che lo denuncia (mi sovviene il ricordo di un vecchio preside del Virgilio, Peppino Dell’Olio, mio compaesano).
    Cancellata l’attività del pensiero, quel che resta è tuffarsi nella pratica: ovvero cuffie e kazzimiei, bevute e tatuaggi, cannabis e selfie. Sula demenza ideologica fiorisce la demenza pratica. Se la prima occupa la mente, allora il corpo, i desideri, le parole vanno “random” (traduco per gli studenti: a cazzo)
    Per fortuna alcuni ragazzi mantengono zone di resistenza, non si sottomettono al Dominio, e lo stesso vale per alcuni docenti. Ma vanno contro il proprio tempo, controcorrente, o devono nascondersi, vergognarsi di come la pensano.
    Uno degli effetti collaterali di questo allineamento servile alla Buona Scuola, dove l’ignoranza parte già dal vertice ministeriale, è che poi le menti più sconnesse reagiscono sposando la linea maledetta: e lo scrivono sui muri, insultano, menano. Cosi' i ragazzi che pensano con la propria testa vengono assimilati a questi psicolabili che reagiscono con la violenza al catechismo della buona scuola.
    Il risultato è lo stesso: la scuola alleva dementi, in gran parte sedati e incistati nei loro telefonini, in piccola parte violenti e ribelli. Ma dementi. La Buona Scuola si allinea alla Buona Tv e ai Buoni Genitori e vedete che porcheria produce.
    Non resta che ribellarsi, fare mezzo secolo dopo un 68 capovolto. Ma pensando, credendo, comunicando, non sfasciando, gridando, violentando. Perché, in questo secondo caso, sarete sempre figli della Demenza che contestate.
    https://www.informarexresistere.fr/l...lleva-dementi/

  6. #216
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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    UNA SOCIETA' ISTERICA TRA LUPANARE E VESPASIANO
    Emilio Biagini
    Due anni: 1957, 2016. Due versioni di una stessa opera: Testimone d’accusa di Agatha Christie, testimoniano una trasformazione epocale vertiginosa. La prima versione, in bianco e nero, interpretata da Marlene Dietrich, Tyrone Power e Charles Laughton, è luminosa e perfettamente chiara; la seconda, prodotta dalla mitica BBC, è, o dovrebbe essere a colori, se non vi dominassero le tenebre.
    Tenebre che regnano in più di un senso, non solo perché lo schermo è buio e l’azione si svolge per lo più nella più impenetrabile oscurità, ma perché l’intera vicenda è immersa in una tenebra morale assolutamente satanica. Nel 1957 si contrapponevano il bene e il male, nel 2016 rimane solo il male, non vi è più un solo personaggio positivo; il male resta impunito e trionfa, e si permette pure di fare la morale, incolpando la “società”, mentre una innocente finisce sulla forca e l’avvocato che si è disperatamente battuto per l’accusato credendolo innocente, finisce suicida perché la moglie gli ha detto che non lo ama più.
    La vittima del delitto, nel 1957 un’attempata vedova che ha la disgrazia di innamorarsi di un mascalzone, nel 2016 è diventata una ninfomane sempre a caccia di giovani uomini, la sua devota serva da simpatica vecchietta scozzese si è trasformata in una lesbica repressa, mentre abbondano scene di sesso che più esplicito non si potrebbe. Scomparso lo humour, che aveva una parte non piccola nel 1957, viene sostituito da uno horror assolutamente gratuito.
    Per conseguire questo brillante risultato di vomitevole disordine morale, la trama del racconto è stata del tutto sovvertita. La sceneggiatura nel 1957 scorre in modo logico e coerente, quella del 2016 procede a singhiozzo, con ossessive ripetizioni della medesima scena e delle medesime battute. La recitazione del 1957 è misurata ed efficace, quella del 2016 è isterica e delirante; ogni dignità di comportamento è scomparsa, la maestà della legge è messa alla berlina, gli avvocati si agitano come istrioni da baraccone.
    La recente produzione della BBC non è più Testimone d’accusa, non è neppure più un rifacimento moderno mal fatto, ma tutt’altra cosa, un prodotto di gran lunga più scadente, penoso, disgustoso: è rimasto il titolo per attirare gli estimatori dell’originale, e poco altro.
    Mentre negli anni Cinquanta si avverte ancora la presenza di valori, nella versione odierna tutto è disintegrato: disintegrata la famiglia, devastata la stessa natura umana, perché l’uomo ha fatto un idolo di se stesso, non ha più nessun punto di riferimento, e gettando via la Fede ha perduto il suo centro, che è Dio, ed è solo, e gira a vuoto intorno a se stesso, distruggendo e distruggendosi.
    Questo non stupisce affatto: cosa c’è in mezzo tra il 1957 e il 2016? Un anno diabolico: il mitico Sessantotto, quello della “liberazione” o meglio dello scatenamento degli istinti e dell’infamia, sulla scia di Cohn Bendit e di altri consimili pederasti confessi, con la tonaca pretesca (vedi don Milani) o senza tonaca. Si è cosi' compiuta quella che Plinio Corrêa de Oliveira chiama la quarta rivoluzione (dopo quelle protestante, giacobina e comunista), la rivoluzione dove il disonore, da sempre compagno della rivoluzione, raggiunge il suo apice.
    Nessuno puo' illudersi, naturalmente, che nel 1957 regnasse il bene e tutto fosse in ordine. Il marcio bolliva sotto la superficie, tre rivoluzioni avevano già compiuto le loro devastazioni; la cultura della morte, le trame mondialiste mandavano già i loro fetori, ma almeno regnava ancora una certa parvenza di ordine.
    Nel rifacimento del 2016 ogni traccia di ordine è scomparsa, e questo caso non è che uno fra i tantissimi. Ogni volta che viene eseguita una riedizione (remake per gli anglofili) di un classico cinematografico, il crollo estetico, morale e di tenuta dei nervi salta immediatamente agli occhi. E' lo specchio di una società isterica, sguazzante nel lupanare e nel vespasiano, che ha smarrito tutto quello che rende la vita degna di essere vissuta: fede, speranza, carità, onore, valori, civiltà, senso estetico, equilibrio, raziocinio, sanità mentale. Un mondo pienamente laicista, relativista, putrefatto, in piena decomposizione, di cui i valenti anglosassoni, come sempre all’avanguardia nel “progresso”, ci indicano la strada, e mediante l’imposizione di storicismo e relativismo vorrebbero vietare qualsiasi giudizio morale.
    Ma è col massimo disprezzo che vanno respinte le diffuse farneticazioni storicistiche e relativistiche, le quali tendono a minimizzare ogni condanna delle degenerazioni contemporanee additandola come effetto di incapacità dei “vecchi” di apprezzare le mirabilia del mitico “progresso”. No, la realtà è la realtà, i fatti sono fatti, la degenerazione e l’isterismo del mondo contemporaneo assatanato sono evidenti a chiunque abbia occhi e un po’ di ben dell’intelletto, compresi i giovani, almeno quelli non (ancora) instupiditi dalle deliranti “riforme” scolastiche, dai telefonini, dai vizi e dal frastuono mediatico mondialista.
    Contravveleni e Antidoti: UNA SOCIETÀ ISTERICA TRA LUPANARE E VESPASIANO (di Emilio Biagini)

    Ecco perché la Chiesa dovrebbe incoraggiare le terapie dell'omosessualità
    Gerard van den Aardweg - Psicologo e psicoterapeuta olandese, una delle massime autorità mondiali in tema di omosessualità, su cui ha scritto numerosi libri e articoli scientifici.
    La proibizione a livello internazionale della terapia dell'omosessualità è da anni uno degli obiettivi del movimento gay. Non puo'essere altrimenti, visto che pretendono di far riconoscere l'omosessualità come normale, naturale e immutabile, in tutto equivalente alla sessualità (etero) normale; parlare di “terapia” significa, infatti, che qualcosa non va, che non è una manifestazione di sessualità normale o sana, e che è suscettibile di cambiamento, di “guarigione”. La loro conclusione è che la terapia è eticamente inaccettabile, e per di più impossibile, perché non si puo'cambiare la natura di una persona: si puo'tutt'al più farle violenza. Al contrario, un atteggiamento umano sarebbe quello di Obama: riconoscere alle persone il diritto di “amare come vogliono”.
    Persino cattolici ortodossi assimilano a poco a poco questo modo di pensare. Non c'è da stupirsene: il lavaggio del cervello è continuo; non sentono e leggono nient'altro. Sono sempre di più a pensare che la morale sessuale della Chiesa in materia di omosessualità sia superata e soprattutto poco misericordiosa, e che sia necessario cercare soluzioni responsabili ispirate a comprensione e accettazione. In questo clima l'idea di “terapia” acquista una risonanza negativa.
    Tra i cristiani - e i cattolici non fanno eccezione - una giusta comprensione per le reali difficoltà di persone con tendenze omosessuali esorbita in molti casi trasformandosi in una compassione inopportuna. cio 'è in gran parte l'effetto di una propaganda che gli ha inculcato una certa immagine assolutamente irreale dell'omosessuale e dei rapporti omosessuali, ma non vanno dimenticati altri fattori, tra i quali una concezione sentimentale di amore del prossimo dominante in molti cattolici (e altri cristiani) nei confronti del loro prossimo omosessuale. cio 'non puo' non influire sull'atteggiamento del cattolico medio, bombardato dalla propaganda, nei confronti dell'omosessualità. Si comprende, pertanto, come sia possibile che in Occidente l'opposizione della gioventù cattolica al “matrimonio omosessuale” stia sparendo rapidamente.
    In uno dei paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica è incastonata una frasetta surrettizia che aggrava l'incomprensione in ambienti cattolici nei confronti della “terapia” (psicoterapia) delle tendenze omosessuali. Al numero 2357 si legge: «La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile». Perché mai una persona dovrebbe ricorrere alla terapia di qualcosa la cui genesi psichica è sconosciuta? Questa frasetta fallace porta acqua al mulino della mistificante propaganda che il movimento gay conduce contro la terapia («L'omosessualità non si puo'‘guarire’»; «Non ne conosciamo le cause, come nemmeno conosciamo quelle dell'eterosessualità»; «La terapia è nociva», e simili).
    Il lettore accorto di questa frasetta, anche se magari non sa gran che di omosessualità, dovrebbe aggrottare le sopracciglia: com'è entrata un'affermazione del genere nel Catechismo, all'interno di una trattazione morale di questa materia? detto con tutta chiarezza: dal punto scientifico quella frase è una sciocchezza. Ma intanto: chi l'ha scritta? Un ingenuo che ha fondato la sua saggezza su fonti gay (che in quel tempo certamente non mancavano)? Ma a quanto pare neanche i responsabili della REDAZIONE finale avevano idee chiare sulla letteratura specialistica in materia. Oppure…la frasetta è stata contrabbandata dolosamente in un tentativo di mistificare il tema dell'omosessualità? Si sa che è una tecnica collaudata della propaganda gay fare dell'omosessualità un mistero, e impedire in tal modo che conclusioni della psicologia che sono una minaccia per l'agenda gay - conclusioni già disponibili ben prima degli anni Ottanta del secolo scorso - godano di notorietà tra il pubblico.
    C'è un'altra frase nella quale si avverte un'eco della propaganda gay. Al numero 2358 si legge: «Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate». Lo slogan gay degli anni Ottanta recitava: «Una persona su dieci è omosessuale»; più tardi lo slogan è stato riformulato cautamente in «Una su cinquanta», perché ormai era risaputo che si poteva parlare di al massimo 1 su 50 adulti. di conseguenza il Catechismo del 1992 avrebbe dovuto dire: «Le persone con tendenze omosessuali sono molte meno di quanto afferma la propaganda per la normalizzazione dell'omosessualità».
    Ma torniamo alla «genesi psichica [...] in gran parte inspiegabile». Coloro che scrivono hanno la presunzione di presentare la loro opinione personale su una questione scientifica come se fosse un elemento della dottrina della Chiesa! cio' è ridicolo e allo stesso tempo fuorviante: i fedeli considerano giustamente molto affidabili i testi di un Catechismo ufficiale, e i più non si rendono conto che qui vengono presi in giro. E' paradossale che, proprio mentre Giovanni Paolo II esprimeva pubblicamente il suo rammarico per come alcuni organi ecclesiastici avevano agito nel caso di Galileo, questi autori del Catechismo cadessero nello stesso errore! Alcuni anni più tardi ne ho parlato in un colloquio personale con il cardinale Ratzinger, che ha detto di essere d'accordo con me: la Chiesa non è competente su questioni che devono essere risolte dalla scienza.
    Tanto più che «genesi psichica [...] in gran parte inspiegabile» è un'espressione equivoca. Con un po' di buon senso si potrebbe dire: se ‘la Chiesa’ dice che c'è una causa psichica che ancora non si conosce bene, perché non esorta a fare chiarezza su questa causa? Vale a dire: perché non incoraggia un lavoro di consulenza e psicoterapia, dato che tutte le conclusioni importanti della psicologia derivano proprio dall'esperienza della psicoterapia? A quanto pare, pero' una conclusione del genere era esclusa a priori. La frase in questione potrebbe essere stata intesa anche come un tentativo di insinuare che probabilmente una causa psichica non si puo' trovare perché non esiste, all'unisono con la propaganda gay secondo la quale l'omosessualità sarebbe congenita. Ho constatato personalmente come un'idea del genere sia condivisa da alcuni alti dignitari ecclesiastici, che si sono chiusi ermeticamente a una critica motivata, e hanno evitato il dibattito pubblico; una forma di clericalismo che si pensava appartenesse al passato.
    Sono passati venticinque anni. Naturalmente il giudizio della morale cattolica sul comportamento omosessuale non è cambiato; ma pensavano sul serio, quelli che hanno scritto quelle frasi infelici, che la loro opinione soggettiva ‘anni Novanta’ sulle conoscenze psicologiche in materia di omosessualità, che già allora dimostrava incompetenza e ignoranza, avrebbe retto a lungo? Persino se avessero avuto ragione avrebbero dovuto almeno avvisare il lettore che esprimevano un'opinione su una scienza in corso di sviluppo, che richiede un aggiornamento ogni dieci anni. da qualunque punto di vista il Catechismo deve essere ripulito da queste frasi, perché sono sbagliate e inopportune .
    Proprio la Chiesa - sacerdoti, vescovi e laici - dovrebbe favorire e incoraggiare forme ragionate di consulenza e terapia per persone con problemi di omosessualità, come ha sempre promosso la ricerca e la cura di malattie, sofferenze e menomazioni. E' un dovere di amore del prossimo, per molte ragioni. La Chiesa insegna alle persone con sentimenti omosessuali che «sono chiamate alla castità» (Catechismo n. 2359); ma le conoscenze e i mezzi che permettono che cio'si realizzi li fornisce proprio una consulenza e una terapia mirata al cambiamento e fondata sulla concezione cristiana dell'uomo.
    I sentimenti omosessuali non sono tendenze isolate. Sono connessi a uno sviluppo psichico incompleto della natura maschile/femminile, a fissazioni emotive e mentali ancorate all'adolescenza (pubertà), a emotività nevrotica (sentimenti di inferiorità, depressioni, ad ansie, a disturbi psicosomatici, ad egocentrismo eccessivo) e a problemi nella vita di relazione. Quanto più si supera questa nevrosi sessuale, tanto più si indeboliscono le tendenze omosessuali. Lo psicoterapeuta è in gran parte un ‘allenatore’ che assiste il cliente nella sua attività di autoeducazione. Il suo lavoro è fondato su tutte le virtù umane, perché per vivere castamente non basta concentrare l'attenzione solo sulla castità. Ma, d'altra parte, aspirare alla castità è già di per sé terapia, un passo in direzione di una maggiore maturità psichica e ‘denevrotizzazione’.
    Il ricorso alla psicoterapia è sempre libero e volontario. Si stima che sia una quota del 20% delle persone con tendenze omosessuali a sentire il bisogno di una forma di consulenza o terapia costruttiva, mirata al cambiamento; tra le persone che vogliono vivere secondo la morale sessuale cattolica la percentuale è molto maggiore. Per quanto riguarda il cambiamento dell'orientamento sessuale: il cambiamento è profondo in una esigua percentuale (sono quelli che sviluppano sentimenti eterosessuali normali), e la maggior parte presenta notevoli miglioramenti.
    Ma esistono anche altre ragioni a favore della terapia. L'assistenza regolare di persone che ne hanno l'esperienza riduce o previene gli inevitabili aspetti autodistruttivi dello stile di vita gay: promiscuità insaziabile, malattie veneree, depressioni, suicidi, drastica riduzione della durata della vita, dipendenza da stupefacenti e alcolici. I cattolici dovrebbero fare di più per conoscere meglio la situazione problematica di persone bene intenzionate affette da sentimenti omosessuali. Sono assediate da tutto un mondo che le esorta a vivere da gay. Con grande ingenuità certi sacerdoti e laici cattolici pensano che la soluzione sia “una relazione fedele”: questa, in realtà, non è che il primo passo verso la promiscuità.
    Per chi cerca aiuto sono pochissimi gli psicoterapeuti e i consulenti competenti. E' un dato di fatto doloroso: il mondo cattolico nel suo complesso brilla per la sua assenza. Quale contributo costruttivo offrono in questo campo istituzioni e università cattoliche? Tanti bei discorsi moraleggianti, ma gli interessati, i loro genitori e i loro familiari, amici e conoscenti sono abbandonati al loro destino. E il peggio è che ci sono persino prelati e intellettuali cattolici che non vogliono avere a che fare con piccole e coraggiose associazioni che vorrebbero prestare assistenza pratica e costruttiva ed eventualmente assistenza terapeutica, nonostante un clima politico e sociale che le reprime e rigetta. C'è molta incomprensione e ignoranza, molta vigliaccheria e paura dei media.
    La Chiesa incoraggi le terapie dell'omosessualità - La Nuova Bussola Quotidiana

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    "La madre non c'è più. L'utopia dell'uguaglianza la vuole cancellare"
    La storica: "Con l'utero in affitto la maternità è diventata un prodotto sul mercato"
    Eleonora Barbieri
    Lucetta Scaraffia, storica e studiosa cattolica, perché ha intitolato il suo nuovo saggio La fine della madre (Neri Pozza)? Si parla sempre di crisi del padre...
    «Tutti parlano di appannamento della figura paterna, è vero. Pero' mi ha molto, molto fatto riflettere che, in Paesi considerati civili, dell'Occidente, e non del Terzo mondo, sia considerato normale l'utero in affitto».
    Lei non lo considera «normale».
    «E' una pratica orrenda, una nuova schiavitù delle donne. Invece è accettata, e considerata accettabile».
    Che cosa c'entra con la fine della madre?
    «Nega ogni valore alla maternità, intesa come gravidanza e parto, che ne sono alla base».
    Perché parla di schiavitù delle donne?
    «C'è un'apparenza di libertà. Queste donne, che danno il loro utero in affitto, sono considerate libere proprietarie del loro corpo: ne fanno l'uso che vogliono, guadagnano anche dei soldi e fanno felici altre persone. Si parla di consenso...».
    Invece?
    «Si cerca di trasformare questa operazione in un gesto altruista, anche se è chiaro come tutto sia fatto per soldi. Se no, perché solo le donne povere si prestano e vengono pagate per farlo? In genere, nei Paesi del Terzo mondo è la famiglia che le vende: sono sfruttate da ogni parte».
    Cambia il significato della parola «madre»?
    «Anche della parola genitori. Perché possono essere anche due padri, i quali si considerano una famiglia, come se si potesse procreare senza una donna. Pero' per farlo due uomini devono affittare un utero».
    Perché parla di privatizzazione della maternità?
    «In questo mondo di uteri in affitto e procreazione assistita con gameti non dei genitori si rompono i legami sociali e fra le generazioni. Cosi' la maternità diventa un affare privato, che riguarda un desiderio privato».
    Nel libro sostiene che sia stata la rivoluzione femminile a fare perdere alle donne il loro «vantaggio» sugli uomini.
    «E' stato un incrocio fra la rivoluzione femminile e quella sessuale, che a un certo punto si sono incontrate e potenziate una con l'altra. A fine Ottocento erano molto diverse».
    Puo' spiegare?
    «La prima voleva fare accettare le donne nel mondo degli uomini, ma conservando la diversità. La seconda nacque per fare una selezione eugenetica, per avere bambini sani; ma con gli anticoncezionali ha permesso di avere una vita sessualmente libera».
    E poi?
    «Poi la seconda rivoluzione è diventata un liberi tutti: sciogli il rapporto sessuale dalla riproduzione, togli il peso della responsabilità e alla fine diventa un momento solamente ludico, che non ha a che vedere con legami o impegni. Certo poi le donne devono assumersi un'altra responsabilità».
    Quale?
    «Di prendere ormoni per non procreare, o di abortire per non procreare. E questo cammino, che viene raccontato come libertà, puo' essere raccontato come un nuovo peso sulle spalle delle donne».
    E nelle mani di chi è il controllo? Degli uomini?
    «Si'. I maestri della rivoluzione sessuale erano tutti uomini. Gli uomini hanno sempre avuto invidia della capacità di procreare delle donne: la capacità, quasi magica, di dare la vita».
    La rivoluzione femminile sarebbe stata solo una illusione secondo lei?
    «No. Ha creato un cambiamento sociale effettivo enorme, ma non ha portato la felicità. Ha portato altri guai».
    Che genere di guai?
    «Per le donne è diventato difficile essere madri. Per l'uomo c'è tempo, non ha più bisogno di sposarsi per iniziare la vita sessuale; per le giovani invece c'è un problema di orologio biologico. Ormai è difficilissimo avere un figlio negli anni fertili; poi è difficile trovare un padre; e quando provi, ormai in là con gli anni, è difficile concepire».
    Ma questa perdita di vantaggio è anche concettuale?
    «Se la maternità diventa un prodotto sul mercato, dove si puo' comprare l'utero di una donna o, peggio, ci sarà un utero artificiale, allora le donne perdono tutto il grandioso potenziale, reale e simbolico, di dare la vita».
    E' il trionfo di quella che chiama ideologia dell'uguaglianza?
    «Nella nostra società serpeggia l'idea che, se siamo tutti uguali, siamo tutti felici. L'ultima forma presa da questa utopia dell'uguaglianza è che non ci siano differenze fra uomini e donne: e la prima differenza da cancellare è proprio la maternità».
    Invece nasce il diritto al figlio.
    «Si', che non esiste. Giuridicamente non c'è: chi lo puo' garantire? Lo Stato? I medici? I tribunali? Nessuno puo'. Pero' nella mentalità comune si è sviluppata questa idea che chiunque abbia diritto a un figlio».
    E come si è sviluppata?
    «Perché c'è questa cultura del diritto, che confonde i desideri con i diritti appunto. Nella nostra cultura il desiderio impera, perché il mercato implica il desiderio; e cosi' i desideri diventano diritti. Ma il diritto al figlio è tutt'altra cosa dal diritto del figlio».
    Che cos'è il diritto del figlio?
    «E' il diritto dei bambini a essere protetti, ad avere una famiglia vera, a non nascere in queste circostanze, strappati alla loro madre».
    Ma le adozioni...
    «Le adozioni mettono una pezza a un dramma che la vita ha generato; qui il dramma è voluto, per l'egoismo di due adulti».
    Chi è la madre quindi?
    «In queste circostanze complesse, con una donatrice, una madre che porta il figlio nella pancia e una committente, uno non sa più chi sia la madre. E poi quello che avviene nel corpo della madre - che prima era indisponibile e oggi è diventato una risorsa economica e sfruttato come tale - ora viene gestito da medici e avvocati, che stabiliscono le regole. La madre è sostituita da una folla di gente».
    E il padre?
    «La paternità è estremamente indebolita, ma paternità e maternità vanno insieme: se scompare una, scompare anche l'altra».
    C'è un futuro per la madre?
    «Speriamo. Se non si faranno tutti i bambini nell'utero artificiale, si'. Ci stanno provando sul serio».
    Un argine quale puo' essere?
    «Il riconoscimento del valore della madre, come donna che offre il suo corpo per un figlio e rinuncia a sé per quasi due anni, per dare vita a un essere umano».
    Riconoscimento da parte di chi?
    «Da parte della cultura, della società, di tutti noi. Le giovani donne sono molto critiche verso il femminismo tradizionale, e vogliono avere figli. Vedremo che cosa succederà».
    "La madre non c'è più. L'utopia dell'uguaglianza la vuole cancellare"

    Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l'icona gay
    C’è una nuova aria che si respira in Vaticano per quello che riguarda l'approccio al mondo LGBT? Sembrerebbe di si. Solo qualche giorno fa la Nuova BQ trattava delle iniziative e dei commenti di un sacerdote italiano molto mediatico e a la page, commentatore su Novella 2000 e Avvenire, è titolare di un blog dal titolo umile: “Come Gesù". Commentatori impietosi è scherzosi sui social l'hanno ribattezzato rapidamente “il James Martin De noartri”. James Martin, come ben sapete, è il gesuita americano che si è fatto alfiere delle tematiche LGBT all’interno della Chiesa, e ha scritto di recente un libro su questo tema che gli è valso alcune caritatevoli ma sinceramente verità da parte del card. Robert Sarah.
    Ma torniamo in Italia. Abbiamo visto qualche giorno fa l’annuncio di un convegno previsto nel bellissimo palazzo Borrromeo, che ospita l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. L’annuncio è stato dato dalla Radio Vaticana con questo comunicato:
    "Interferenze": è il titolo del convegno che l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e la Segreteria vaticana per la Comunicazione organizzano venerdi'15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma. L'evento vuole soffermarsi sull’attualità della Radio nell’ambiente digitale contemporaneo, nella ricorrenza dell'80° anniversario della morte di Guglielmo Marconi, avvenuta nel 1937 (il 20 luglio), e dalla feconda collaborazione tra il premio Nobel e lo Stato vaticano nei primi decenni del secolo scorso, con l'inaugurazione nel 1931 dell'emittente pontificia. A ripercorrere questo cammino sono stati invitati accademici e ‘addetti ai lavori’ che offriranno la propria testimonianza dopo i saluti di Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, e di mons. Dario Edoardo Vigano', prefetto della Segreteria per la Comunicazione.
    Tra i relatori figura Pierluigi Diaco, giornalista e conduttore di Rtl 102,5. Il nome ci ha colpito, ha colpito anche le persone che ci hanno segnalato l’evento sin dai lontani, è quello di Pierluigi Diaco. Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT.
    I due, Vigano' e Diaco si conoscono da tempo. Da quando l'attuale prefetto è ospite fisso della trasmissione che Diaco conduce su Rtl Non stop News, che dà il buongiorno ai very normal people tutti i giorni. Ogni lunedi'Vigano' ha una sua striscia con i conduttori chiamata Buongiorno sono Francesco, nella quale si parla di attualità vista con gli occhi del pontefice regnante. E infatti proprio questa mattina Vigano' ha aperto le porte ai conduttori, Diaco in testa, proprio dal museo di Radio Vaticana e la diretta della trasmissione dalle 6 alle 9 è andata in onda da li'. Insomma: un favore ricambiato e reciproco, tra i due, in vista del convegno.
    Ma c'è di più: l’assistente spirituale dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede è mons. Pasquale Spinoso, amico intimo di don Dario Edoardo Vigano', prefetto della Segreteria della Comunicazione sin dai tempi in cui lavoravano entrambi a Circonvallazione Aurelia, alla Cei. D’altronde mos. Vigano' da prefetto ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin sj. Ecco, forse tutto questo non è cosi' casuale come potrebbe apparire…
    Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l'icona gay - La Nuova Bussola Quotidiana

    Corsi per fidanzati gay, l'omoeresia si fa pastorale
    Il portale Gionata è una piattaforma che si definisce cosi': “Portale su fede e omosessualità”. Gionata ha ospitato la testimonianza dei coniugi Corrado e Michela del gruppo Davide, gruppo di genitori con figli omosessuali. La coppia è impegnata da 25 anni nei corsi pre-matrimoniali ed hanno offerto questa loro esperienza sul campo a sette coppie omosessuali, tra cui c’erano anche alcune che volevano unirsi civilmente, organizzando quattro incontri ospitati da alcune comunità cristiane e monasteri. In breve si sono inventati i corsi fidanzati per coppie gay.
    Corrado e Michela spiegano che “ci siamo sentiti interpellati dalla richiesta fattaci da sette coppie di ragazzi gay credenti e provenienti da tutt’Italia, di essere accompagnati in un cammino di discernimento sia per approfondire l’esperienza dell’amore di coppia nella loro realtà omosessuale che per un approccio serio e consapevole, per alcuni di loro, alle Unioni Civili”. Prima riserva: è errato parlare di “amore” nelle relazioni omosessuali. Non tutto cio' che percepiamo a livello sentimentale come amore, lo è davvero. Non ogni attrazione è umanamente e quindi moralmente sana. L’errore è anche sul piano teologico perché se esistesse anche l’amore omosessuale e se, come possiamo leggere nella Prima lettera di San Giovanni, “Dio è amore” (4,8) cio' comporterebbe che Dio è anche amore omosessuale, la qual cosa sarebbe una bestemmia.
    La coppia poi aggiunge: “Tutti siamo oggetto dell’amore provvidente del Padre, nessuno è escluso dalla comunità di fede e ogni persona nella sua realtà è sacra: per questo ci è sembrato giusto accompagnare queste coppie che cercano la loro felicità, la loro vocazione, nello specifico progetto che Dio ha su di loro”. Vero è che tutti sono destinatari dell’amore di Dio, ma Dio ama l’uomo seppur peccatore, non ama il peccato del peccatore. Dio ti ama e ti chiama a salvezza, quindi ti chiama con forza ad abbandonare il peccato, che nello specifico si identifica nella relazione omosessuale. Ne consegue che il progetto di Dio su questi ragazzi omosessuali non è “continuate a vivere nell’omosessualità”, bensi'“abbandonatela”. Con la grazia di Dio e il conforto umano cio' è sicuramente possibile. Chi ha cuore la felicità di questi ragazzi non puo' confortarli nel rimanere in una condizione che li vincola all’infelicità.
    Corrado e Michela, nel loro report di questa esperienza di “pastorale” arcobaleno, affermano che un punto di “forza è stata la scoperta per noi genitori, preoccupati della felicità dei nostri figli gay, che anche una profonda relazione d’amore omosessuale, che si nutra di rispetto reciproco e del dono di sè all’altro, che sia fedele, che apra le sue porte a chi è debole e nel bisogno, è una relazione degna di essere vissuta e che nell’incontro con Gesù puo' trovare luce, speranza, consolazione. Per noi genitori l’Unione Civile non toglie ma aggiunge dignità etica a questa scelta”. La relazione omosessuale, come spiegano molte ricerche (cfr. tra i molti studi Gerard J. M. van den Aardweeg, La scienza dice NO. L’inganno del “matrimonio” gay, Solfanelli) non è rappresentativa di una donazione di sé, ma ne configura l’esatto contrario: una ricerca solipsistica e spesso narcisistica di sé. Si cerca l’altro uomo per confermare se stesso in un ruolo maschile che si percepisce latitante. L’Unione civile poi eleva a bene giuridico la relazione omosessuale che di suo è intrinsecamente disordinata. Quindi struttura civilmente un peccato.
    Il racconto di Corrado e Michela, i quali – ne siamo certi – sono animati dalle migliori intenzioni, mette in evidenza alcuni capisaldi del processo omoeretico che si sta sviluppando in seno alla Chiesa e che potremmo cosi'sintetizzare per punti. Primo: naturalizzare l’omosessualità, ossia sostenere che l’omosessualità è una naturale variante dell’affettività umana. Secondo: matrimonializzare la relazione omosessuale. Cio' a dirsi che a motivo della sua normalità, si puo' sovrapporre la relazione omosessuale al matrimonio. Terzo: eliminare il peccato relativo a condotte omosessuali. Il precedente punto porta a configurare una pastorale per le persone omosessuali dove il tema del peccato delle condotte omosessuali è sostituito dall’impegno contro ogni sorta di discriminazione. Impegno sicuramente lodevole, ma che non dovrebbe condurre a sopprimere il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali. Quarto: giudicare positivamente l’omosessualità non solo sul piano morale, ma anche su quello teologico. I precedenti punti non possono che portare a concludere che, transitando dal piano morale a quello teologico di fede, l’amore che Dio ha per la persona omosessuale si estende ad un (impossibile) amore divino per l’omosessualità. Detto in altri termini: dall’accoglienza (doverosa) per la persona omosessuale si transita all’accoglienza (da evitarsi) dell’omosessualità. Quinto: creare una pastorale a favore dell’omosessualità per il tramite dello strumento del silenzio assenso.
    L’iniziativa di Corrado e Michela legittima anche sotto il profilo ecclesiale l’omosessualità. Infatti gli incontri si sono svolti nelle città di Milano, Bologna e Roma. I vescovi competenti per le diocesi in cui si sono svolti gli incontri non ne sapevano nulla? E se hanno saputo perché non sono intervenuti? E cosi' il cerchio arcobaleno si è chiuso.
    Corsi per fidanzati gay, l'omoeresia si fa pastorale - La Nuova Bussola Quotidiana

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    GENDER NELLE SCUOLE
    "W l'amore", il progetto porno-gender dell'Ausl di Bologna
    L’Ausl di Bologna lancia il progetto “W l’amore” all’interno dell’iniziativa “Obiettivo salute 2017-2018” rivolto ad enti, associazioni e scuole. Si tratta della solita educazione genitale infarcita di teoria sul gender: nessuna discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sulla cd identità di genere, no al bullismo, rispettare le scelte di tutti, etc. Particolare interesse destano le note sul sesso fatto con adulti, le informazioni su aborto e contraccezione e il rimando al documento dell’OMS- Europa “Standar per l’educazione sessuale” in cui si consigliava la masturbazione ai bambini di 4 anni e il gioco del dottore.
    Nel pieghevole “Sesso? Sicuro!” possiamo trovare tra le altre note le seguenti: «la pornografia è utilizzata per la masturbazione e masturbarsi è un fatto del tutto naturale»; «dal punto di vista della relazione un rapporto omosessuale ha le stesse caratteristiche di un rapporto eterosessuale… per informazioni si puo' contattare l’Arcigay»; «per la penetrazione anale esistono dei preservativi molto resistenti» e poi, costellato da disegni pornografici, una dissertazione sulla misura giusta del pene. Il consenso dei genitori non è previsto come nemmeno quello del Dirigente scolastico.
    Si tratta dell’ennesimo progetto violentemente aggressivo che vuole orientare ad una sessualità spregiudicata e libertina e dove l’omosessualità è vista solo come una naturale variante della sessualità intesa in senso ludico.
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    RIEDUCAZIONE GENDER
    Hamilton rimprovera il nipote vestito da principessa e poi chiede scusa
    Il quattro volte campione del mondo Lewis Hamilton posta un video dove il nipotino è vestito da principessa e lo rimprovera così: “Sono così triste, guardate mio nipote. Perché hai chiesto un abito da principessa per Natale?", dice Hamilton. "Perché mi piacciono", la risposta del bambino. "I maschi non indossano abiti da principessa", ribatte lo zio.
    Ovviamente scoppiano le polemiche e il campione sui circuito di F1, ma non campione di coraggio, corre subito ai ripari temendo di perdere la faccia e i contratti con gli sponsor: "Ieri ho preso in giro mio nipote e ho realizzato di aver usato parole inopportune. Non avevo intenzione di offendere nessuno. Avrà sempre il mio sostegno chi vive la sua vita come lo desidera e spero che questo mio scivolone venga dimenticato".
    Che dire? Hamilton non hai mai ingranato la retromarcia nelle gare in questo caso invece sì. E’ evidente che gli avversari in pista sono assai meno temibili che gli avversari nella battaglia culturale.
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    L'ALLARME
    Charlie Challenge, satanismo in formato adolescenziale
    Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha riportato la notizia dell'ingresso di un esorcista in una scuola di Reggio Calabria. Era stato chiamato dalla preside allarmata per le attività "spiritiste" di una scolaresca, affascianta da un gioco, chiamato Charlie Challenge che si sta diffondendo tra i pre adolescenti. Si tratta di una una seduta spiritica nel corso della quale si evocano degli spiriti e si attende che si muovano delle matite poste a croce all'interno di un quadrante. Una ragazzata? No. Come spiega alla Nuova BQ Elena Melis del Gris, il Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa che sta svolgendo una capillare operazione di informazione presso i giovani proprio sui rischi connessi dall'avvicinarsi a queste pratiche tra l'esoterico e il satanico.
    Dottoressa, che cosa sa il Gris della diffusione di questo gioco chiamato Charlie Challenge?
    Charlie Challenge è arrivato in Italia da un paio di anni e si è rapidamente diffuso tra i ragazzi ed anche tra i bambini. Sono stati infatti riferiti casi di bambini delle scuole elementari che praticavano questo cosiddetto “gioco”. La diffusione è stata tanto vasta da far parlare di fenomeno “virale”.
    Qual è la potenziale pericolosità di questo gioco? L'esorcista intervistato dal Corriere fa notare che il diavolo quando lo si invoca arriva.
    Esistono diversi tipi di rischi: da un punto di vista psicologico possiamo segnalare ad esempio numerosi casi in cui si sono verificate insonnia e paure intense e durature e, in alcuni casi particolarmente critici, è stato necessario l’intervento degli specialisti della salute mentale. E’ anche possibile che si instauri una sorta di dipendenza psicologica che puٍ portare alla deresponsabilizzazione per cui si aspetta che il “gioco” risponda alle domande e risolva le difficoltà di chi lo pratica. Da un punto di vista spirituale ricordiamo che numerosi esorcisti hanno dichiarato di aver ricevuto richieste di aiuto da parte di persone che avevano praticato lo spiritismo, categoria a cui appartiene la pratica di cui stiamo parlando. Lo spiritismo consiste infatti essenzialmente nell’evocazione di spiriti attraverso varie tecniche, cioè nella pretesa di entrare in contatto con gli spiriti attraverso mezzi tecnici più o meno moderni. Tale pretesa di piegare al proprio volere il trascendente è di per sé logicamente assurda, ma espone la persona al rischio di subire influenze spirituali negative. Tale rischio è ammesso dagli stessi spiritisti e maghi ed è da sempre riconosciuto nell’insegnamento della Chiesa.
    Si dice che deriva dal Messico. Perchè? Ci sono ragioni particolari?
    Alcuni affermano che derivi da antiche pratiche messicane, ma esistono diverse spiegazioni dei suoi esordi e della sua diffusione. Ciò che è certo è che non sembra in alcun modo una partica utile o educativa, anzi.
    L'esorcista riferisce che la scuola di Reggio Calabria non è la sola dove si sono infiltrate queste pratiche sataniche sotto forma di giochi. Risulta anche a voi?
    Esistono numerosissime segnalazioni di casi da tutta Italia e sono tantissimi i ragazzi che lo hanno praticato o che hanno assistito alla sua pratica o che almeno hanno letto o visto qualcosa a riguardo su internet. Purtroppo sembrano molti di più gli adulti, educatori e genitori, che non lo conoscono o che non ne conoscono i rischi. Tale mancanza di informazione o di consapevolezza fa sì che i ragazzi siano lasciati soli e indifesi contro questi ed altri contenuti pericolosi a cui sono quotidianamente esposti. Per questo motivo ritengo fondamentale promuovere iniziative che informino prima di tutto gli adulti dei rischi a cui sono esposti i ragazzi in modo che possano vigilare ed intervenire qualora ce ne sia bisogno. E’ anche importante affrontare questi argomenti con i ragazzi, ovviamente adattando i contenuti e i modi all’età degli stessi, in modo da suscitare in loro uno spirito critico rispetto a certe mode e in modo da offrire loro la possibilità di dialogare su questi temi con adulti preparati.
    Quali sono i canali di maggior diffusione di queste pratica? (social, passaparola, chat, etc...)
    Il passaparola è da sempre stato un canale di diffusione delle mode ma ora il passaparola avviene anche grazie ad internet (soprattutto chat e social) ed è quindi enormemente amplificato. Già dalle scuole elementari la maggior parte dei bambini ha un proprio cellulare dotato di connessione internet e attraverso esso puٍò entrare in contatto continuativamente con realtà di questo tipo. Chi vigila? In quanti prendono una posizione di fronte alla moda per cui ogni ragazzino e persino bambino non puٍònon avere il suo cellulare e farne l’uso e l’abuso che vuole? Quanti genitori dicono no?
    Che cosa sappiamo del satanismo presso i giovani? Abbiamo la possibilità di osservare una tendenza in aumento?
    Esistono gruppi più o meno numerosi di satanisti o aspiranti tali ma esistono anche tanti satanisti solitari, magari in contatto attraverso internet con altri solitari o con gruppi più o meno strutturati. Più numeroso sembra il numero dei simpatizzanti e di coloro che condividono idee e stili di vita provenienti dal mondo satanista. Il mondo del satanismo è estremamente contraddittorio per cui anche al suo interno non c’è una definizione univoca di cosa sia il satanismo e in cosa creda il satanista. Per cui ci sono satanisti che credono nell’esistenza del Satana biblico, altri ancora che lo immaginano come un dio buono, altri che si definiscono atei ma che sposano gli ideali e lo stile di vita satanico. In definitiva possiamo dire che esistono satanisti credenti e praticanti e satanisti non credenti ma praticanti!
    Per quali motivi?
    Lo spirito di ribellione e di individualismo sfrenato che anima il satanismo sembra sposarsi perfettamente sia con il tumulto che si agita nella crisi adolescenziale sia con i valori nichilisti ed edonisti che serpeggiano nelle nostre società occidentali. D’altra parte contenuti e modelli di chiara derivazione satanista sono ormai diffusi sempre più ampiamente attraverso tutti i canali di influenza sociale raggiungendo ognuno di noi, che ne siamo consapevoli o meno.
    Quali sono le ricadute concrete nella vita relazionale, scolastica, sociale e famigliare di una frequentazione di pratiche o ambienti satanici di quel tipo?
    Una filosofia o spiritualità centrata sull’individualismo e sull’inversione dei valori che sono alla base del bene comune non puٍ che portare all’isolamento e alla distruzione delle relazioni ed anche di se stessi perché l’uomo è fatto per vivere in relazione ed è fatto di relazioni dal primo momento della sua vita fino all’ultimo.
    Il docente intervistato asserisce di non credere a questa storia del satanismo, ma in coda dice: mi sa che di questo passo inizio a crederci anche io. Secondo lei che cosa vuol dire?
    Non posso sapere cosa volesse dire quel docente ma ciٍ che so è che molti cosiddetti “atei” o “razionalisti” sono comunque colpiti dal fatto che a volte capita qualcosa che non puٍ essere spiegato con trucchi e inganni o con qualche fenomeno fisico o psicologico. Non sono stati pochi gli scienziati illuministi dall’800 ad oggi che sono stati sedotti dalle pratiche medianiche o spiritiche. Purtroppo molti, immersi nella mentalità consumistica per cui ciò che conta è prendere, si limitano all’osservazione del fenomeno che accade senza indagarne la natura e le cause. Un’ingenuità che a volte costa molto cara!
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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    Bimbi trans, la parola al buon senso
    La dott.ssa Michelle Cretella, presidente dell’American College of Pediatricians, scrive una lettera al The Daily Signal in cui racconta la propria esperienza professionale nella cura di bambini affetti da disforia di genere.
    «Il sesso biologico non è “assegnato” – scrive la dottoressa – Il sesso è determinato al momento del concepimento dal nostro DNA ed è impresso in ogni cellula del nostro corpo. La sessualità umana è binaria. O hai un cromosoma Y e sei un maschio o non lo hai e sei una femmina. Ci sono almeno 6.500 differenze genetiche tra uomini e donne. Ormoni e chirurgia non possono cambiarle».
    L’identità psicologica sessuale invece deve essere costruita in accordo con il sesso biologico altrimenti nasce un conflitto tra mente e corpo: «Se oggi entrassi in uno studio medico e dicessi “Ciao, sono Margaret Thatcher”, il medico direbbe che sto delirando e mi prescriverebbe un medicinale anti-psicotico. E invece, se entrando dico: “Sono un uomo”, mi risponderebbe “Congratulazioni, sei transgender”».
    Commenta il sito Notizie Pro-vita: «Se uno chiedesse al dottore di amputargli una gamba perché si sente un amputato intrappolato in un corpo normale, gli viene diagnosticato un “disturbo di integrità dell’identità corporea”. Ma se va a chiedere di amputarsi i seni o il pene perché non sono in linea col sesso che “si sente” viene diagnosticato transgender e viene accontentato».
    La dottoressa poi racconta il caso di Andy di 5 anni il quale da quando aveva tre anni ha giocato con le bambole. Il motivo? A quell’età è nata la sua sorellina che, per disturbi fisici, ha richiesto a mamma e papà delle attenzioni particolari. Andy ha interpretato questa attenzione maggiore dei genitori verso la sorellina come predilezione da parte di mamma e papà delle figlie femmine a discapito dei figli maschi. Infatti durante una seduta Andy ha lasciato un camioncino con cui stava giocando ed ha preso una bambola esclamando: «Mamma e papà non mi amano quando sono maschio». Dopo un periodo di terapia Andy non ha avuto più problemi ed ora gioca con giocattoli da maschio.
    Bimbi trans, la parola al buon senso - La Nuova Bussola Quotidiana

    Dalle unioni civili alle canzoni di Natale. Non stupitevi se Gesù diventa Perù
    Claudio Magris sul Corriere accusa di “scemenza” le maestre di Pordenone. Sbaglia, sono solo coerenti con il non-pensiero dominante
    Fossi in Claudio Magris, ma grazie a Dio ragiono meglio, non avrei accusato di scemenza la maestra di Pordenone che ha cambiato le parole di un canto natalizio, togliendo Gesù e mettendo Perù, allo scopo di non turbare gli alunni di altre religioni. Avrei parlato invece di coerenza. Con la tendenza culturale, col non-pensiero dominante e, guarda caso, con l’articolino sottostante all’articolone dello scrittore immeritatamente triestino.
    Nella stessa pagina del Corriere c’era un elogio delle nozze saffiche (vulgo: unione civile) di due donne ottantenni in quel di Modena. Simili celebrazioni, parodie matrimoniali, sono per l’appunto Perù al posto di Gesù (colui che ordino' all’adultera di non peccare più, che preciso' di non voler abolire la legge del Padre che aveva bruciato Sodoma, che in Matteo 19 si preoccupo' di definire il matrimonio cristiano…). In Italia, in Europa, in occidente, Gesù è stato sostituito da Perù ormai da lunga pezza: il Corriere della sera in prima pagina faccia scrivere le maestre di Pordenone, sono più aggiornate.
    https://www.ilfoglio.it/preghiera/20...a-peru-171431/

    Quei funerali "gay" da non celebrare
    Alex Ferrari e Luca Bortolaso, coppia omosessuale, sono morti qualche giorno fa in una villetta in montagna, uccisi dal monossido di carbonio. Avevano entrambi 21 anni. I funerali in forma congiunta si sono svolti ieri presso la chiesa di San Giovanni Battista in località Arzignano (Vicenza). Il giorno prima del funerale il parroco Don Roberto Castegnaro ha commentato: «Vivremo la triste giornata di domani come il saluto a due ragazzi giovani morti in montagna. Non ho conosciuto Luca e Alex, sono qui da poco e ho cinque parrocchie da gestire. Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattasse di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla. Ripeto, è il dramma di due esistenze spezzate troppo presto e dovro' impegnarmi per diffondere il messaggio di fede in un momento cosi' tragico».
    Ha fatto bene il parroco a celebrare il funerale di entrambi e pure congiuntamente? Pare proprio di no a dar retta al Codice di diritto canonico che ad oggi – a quanto ci risulta – dovrebbe ancora disciplinare le condotte anche dei sacerdoti. Infatti il Canone 1184 § 1 n. 3 cosi' recita: «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: […] gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Per quale motivo la Chiesa ha preso questa decisione cosi' anti-buonista? Il canonista Luigi Chiappetta commenta: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica (can. 837), sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione».
    Sarebbe poi un gesto contrario alle (presunte) volontà di coloro i quali con le loro condotte hanno detto un “No” radicale alla Chiesa. Perché chiamare in causa un’autorità morale espressamente rifiutata dai peccatori manifesti? Non sarebbe contraddittorio e persino non rispettoso delle scelte dei pubblici peccatori?
    Applichiamo il contenuto del canone al caso dei due giovani morti in montagna. Gli sfortunati Alex e Luca non erano amici eterosessuali, ma per loro stessa ammissione, certificata sulle loro pagine Facebook, erano una coppia omosessuale e le condotte omosessuali sono peccato, anche se tale giudizio alle orecchie di molte anime belle e cattoliche puo' risultare oggi urticante. Per essere esclusi dalle esequie pero' il Canone prevede non la semplice qualifica di “peccatori”, altrimenti i funerali si azzererebbero, ma la qualifica di “peccatori manifesti”.
    Alex e Luca lo erano? Don Roberto lo esclude: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione, non li consideriamo di certo pubblici peccatori. La Chiesa condanna l’omosessualità esibita, io non ho conosciuto direttamente nessuno dei due, ma non mi sembra fosse questo il caso». Questo è errato perché in entrambe le pagine Facebook di Alex e Luca la loro relazione omosessuale è resa pubblica: la foto principale di entrambi i profili li vede baciarsi e in molte altre foto vengono ripresi in atteggiamenti intimi; nella pagina di Luca si legge che è «fidanzato ufficiale con Alex Ferrari», le decine di commenti danno per fatto notorio che la loro era una relazione omosessuale.
    Si potrebbe obiettare: forse i due diedero segno di pentimento prima di morire e quindi via libera ai funerali. La Chiesa per giudicarlo non puo' appellarsi a supposizioni astratte, ma deve avere prove concrete. Ora i due pare che siano morti nello stesso letto e comunque sotto lo stesso tetto di quella villetta in cui avevano deciso di passare il Capodanno da “fidanzatini”. Difficile supporre quindi un pentimento. Infatti il pentimento comporta anche il rifiuto di continuare la relazione omosessuale e qui addirittura – per bocca e decisione dello stesso parroco – si celebra la loro unione omosessuale, segno evidente che pentimento non c’è stato. Infatti da una parte don Roberto ha dichiarato: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione». E in aggiunta ha deciso di celebrare congiuntamente i funerali, proprio come se a morire fossero stati marito e moglie. Una volontà esplicita di incensare la relazione omosessuale. A margine, ma non troppo: si deve rispettare la dignità della persona, di qualsiasi persona, non si deve giudicare la responsabilità morale soggettiva, ma non si puo' rispettare una relazione omosessuale perché intrinsecamente disordinata.
    Ma anche nel caso in cui ci fosse stato pentimento, le esequie, per i pubblici peccatori, devono essere escluse perché il loro peccato pubblico ha causato un altrettanto pubblico scandalo. Poco importa che molti si sono abituati all’omosessualità, anzi: la celebrazione delle esequie incoraggerebbe quegli stessi molti a ritenere l’omosessualità cosa buona e giusta: «Se è accettata anche dalla Chiesa che male c’è?». La Congregazione per la dottrina della Fede in una circolare del 29 maggio 1973 pero' aggiungeva: «Lo scandalo dei fedeli e della comunità potrà tuttavia essere attenuato o evitato nella misura in cui i pastori sapranno illustrare in modo conveniente il significato delle esequie cristiane, in cui molti vedono un ricorso alla misericordia di Dio e una testimonianza di fede della comunità nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà».
    Il parroco non sapeva che pesci pigliare in questa situazione? Se diceva di no alle esequie sarebbe stato bollato come omofobo? A parte il fatto che seguire Cristo comporta sempre piccoli o grandi martiri, il Codice di diritto canonico arriva in soccorso anche dei dubbiosi: «Presentandosi qualche dubbio, si consulti l'Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna stare» (can. 1184, § 2). Il vescovo è stato consultato?
    Ovviamente la stampa laica esulta dato che abbiamo ancora una volta un imprimatur ecclesiastico all’omosessualità, un uso strumentale del sacro per fini, a dir poco, profani, a dir molto, contrari a dottrina. C’è chi addirittura vede la celebrazione come un preludio alla futura e sperabile celebrazione cattolica dei “matrimoni” gay.
    Quei funerali "gay" da non celebrare - La Nuova Bussola Quotidiana

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    Predefinito Re: Il deserto avanza

    CORTOCIRCUITI
    Un'intera famiglia cambia sesso
    Tutti e quattro i membri di una famiglia che vive in Arizona hanno deciso di cambiare sesso. La mamma è diventata Daniel Harrot, il “padre” di famiglia, mentre il vero padre di famiglia è diventato una donna, prendendo il nome di Shirley Austin. Il figlio Mason, di undici anni, vuole diventare una bambina e, viceversa, la sorellina Joshua, di tredici, desidera essere un maschietto.
    «Il transgenderismo – afferma la dottoressa Michelle Cretella, presidente dell’American College of Pediatricians – è un problema psicologico, non biologico» e dunque non serve cambiare il proprio aspetto per assecondare una psiche disordinata, anzi peggiora solo le cose. Il Dr. David Stevens, CEO della Christian Medical & Dental Associations, in merito poi ai disturbi legati all’identità sessuale presenti nei bambini e nei ragazzi ha dichiarato: «Se un genitore venisse da me con un bambino anoressico, non consiglierei una dieta per assecondare il desiderio del bambino di essere più magro».
    Un'intera famiglia cambia sesso - La Nuova Bussola Quotidiana

    Usa, leader religiosi sottoscrivono una lettera contro la teoria gender
    Negli States sette vescovi cattolici e altri rappresentanti della Chiesa ortodossa, della comunità luterana, anglicana, battista hanno firmato il 15 dicembre scorso una lettera aperta a sostegno della famiglia naturale e contro i principi della teoria del gender. La riproduciamo qui di seguito nella sua versione integrale:
    “Cari amici, come leader di varie comunità religiose presenti in tutti gli Stati Uniti, molti di noi si sono uniti in passato per affermare il nostro impegno a difesa del matrimonio come unione di un uomo e una donna e come fondamento della società. Ribadiamo che il matrimonio naturale continua ad essere realtà inestimabile per la società americana.
    Uniamo le nostre voci per difendere un precetto del nostro vivere insieme ancor più fondamentale, vale a dire che gli esseri umani sono maschi o femmine e che la realtà socio-culturale del gender non puo'essere separata dal sesso inteso come maschio o femmina.
    Riconosciamo e affermiamo che tutti gli esseri umani sono creati da Dio e quindi possiedono una dignità intrinseca. Crediamo anche che Dio abbia creato ogni persona maschio o femmina; quindi, la differenza sessuale non è un incidente o un difetto: è un dono di Dio che aiuta ad avvicinarci l'uno all'altro e a Dio. Cio'che Dio ha creato è buono: "Dio creo'l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creo'; maschio e femmina li creo'". (Gen 1,27).
    Il disagio che una persona sperimenta con il proprio sesso, o il desiderio di essere identificato con l'altro sesso, è una realtà complicata che deve essere affrontata con spirito di verità. I bambini vengono particolarmente danneggiati quando viene detto loro che possono ‘cambiare’ il proprio sesso o, in aggiunta, quando vengono somministrati a loro gli ormoni che influiscono sullo sviluppo e che potrebbero renderli sterili da adulti. I genitori meritano di essere ben guidati relativamente a queste importanti decisioni e invitiamo le nostre istituzioni sanitarie ad onorare il fondamentale principio medico: "primo, non fare del male". L'ideologia di genere danneggia gli individui e le società seminando confusione e insicurezza. Lo Stato stesso ha un interesse cogente nel sostenere politiche che supportino i fatti scientifici aderenti alla biologia umana e nel sostenere le istituzioni sociali che la difendono e le norme afferenti ad essa.
    Il fenomeno attuale che spinge a rafforzare la falsa idea che un uomo puo' essere o diventare una donna o viceversa desta profonda preoccupazione. Tale fenomeno costringe le persone ad assumere posizioni contrarie a ragione - ossia a concordare con qualcosa che non è vero - o ad esporsi al ridicolo, all'emarginazione e altre forme di scherno.
    Pertanto chiediamo politiche che sostengano la verità sull’identità sessuale di una persona intesa come maschio o femmina, che tutelino la privacy e la sicurezza di tutti. Speriamo in un rinnovato apprezzamento per la bellezza della differenza sessuale nella nostra cultura e auspichiamo un sostegno autentico a favore di coloro che sperimentano un conflitto con la loro identità sessuale, identità donata da Dio”.
    Usa, leader religiosi sottoscrivono una lettera contro la teoria gender - La Nuova Bussola Quotidiana

    Gli strani lutti nel porno: 4 attrici morte in 3 mesi
    L'ultimo caso è quello di Olivia Nova morta per un'overdose (non si sa se volontaria o accidentale)
    Andrea Riva
    Quattro pornostar morte in circostanze misteriose in meno di tre mesi. Olivia Nova (forse per un'overdose), Yuri Luv (overdose), August Ames (suicidio) e Shyla Stirez (in un contesto ancora tutto da chiarire).
    L'ultima, giovanissima, è la Nova. Lo scorso marzo, come riporta Dagospia, era stata nominata agli Avn Awards, gli Oscar del porno, per la migliore scena lesbo. Dopo aver sfilato come modella, qualche mese fa aveva fatto il suo ingresso nel mondo dell'hard. Secondo il quotidiano di Roberto D'Agostino, la sua morte sarebbe stata provocata da una overdose di sonniferi, non si sa se volontaria o accidentale. La ragazza, come dimostrano i suoi tweet, si sentiva sola e cercava la compagnia telefonica di qualche fan. Stessa solitudine provata anche August Ames, messa in croce sui social perché si rifiutava di girare scene di sesso non protetto con un attore omosessuale. Ma non solo.
    Shyla Stylez ha avuto, se possibile, un destino ancora peggiore. Morta lo scorso novembre, non si sa ancora quali siano le cause che hanno portato al suo decesso a soli 35 anni. E poi la giovanissima Yuri Luv, trovata morta in casa. Dietro le luci del porno si nasconde un'ombra inquietante.
    Gli strani lutti nel porno: 4 attrici morte in 3 mesi

    Il sesso facile ha ucciso l'amore
    L'amore nasce dalle fantasie profonde. Si esprime nel sesso, ma non nasce dal sesso
    Francesco Alberoni
    I rapporti fra maschi e femmine negli ultimi vent'anni sono profondamente cambiati. Le donne possono avere rapporti sessuali con chi vogliono senza temere una gravidanza e, poiché si sono accorte che il rapporto sessuale può dare loro molto piacere, quando trovano qualcuno che gli piace lo fanno volentieri.
    Sanno che l'uomo è molto attratto dal sesso, e, usandolo con abilità, si convincono di potere sedurre qualsiasi uomo. Ma il sesso, se dà molto piacere all'uomo però non basta a creare in lui un sentimento amoroso e tantomeno a farlo innamorare. Gli uomini sono contenti di questa disponibilità femminile perché un tempo per procurarsi il piacere sessuale dovevano sedurle, corteggiarle, spesso fidanzarsi e sposarle. Ora se lo trovano offerto con facilità e ne approfittano.
    Ma con il semplice sesso non si legano e qui c'è una differenza con la donna. Per la donna il sesso ha un significato più profondo che per l'uomo. Innanzitutto non lo fa con chiunque ma solo con chi le piace. Poi prendere il corpo dell'uomo dentro di sé, durante le centinaia di migliaia di anni della nostra evoluzione, ha sempre significato potere prendere un figlio da quell'uomo e il circuito cerebrale è rimasto lo stesso. Quindi dopo il sesso la donna vuole l'uomo vicino, abbracciato e un po' lo ama e crede che un po' la ami anche lui, Ma non è vero. Lui si distacca e va via. Lei allora resta delusa.
    Ho trovato molte donne che hanno rapporti con tanti uomini ma ne cercano uno capace di tenerezza, di fedeltà, di intimità e di amore. Poi finiscono per attaccarsi a qualcuno che non le ama, che sparisce, ritorna e le tiene nell'incertezza. Magari uno che ha paura di legarsi proprio perché ha conosciuto donne che si concedono con facilità e teme che anche lei lo faccia anche con altri.
    Concludendo, quando la nostra società ha fatto del sesso un gioco piacevole e facile, ha messo in crisi l'amore perché questo non nasce dal sesso, anche se si esprime nel sesso. L'amore nasce dalle fantasie profonde, dai sogni, nasce dalle emozioni, dal dolore, dalla conoscenza reciproca, dalla intimità fisica e spirituale, dall'affinità emotiva, dal cuore, dall'anima.
    Il sesso facile ha ucciso l'amore

 

 
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