9 gennaio 2012

Milioni di euro di fondi pubblici finiscono in Tanzania: imbarazzo nel partito

La cosa incredibile è che dopo i soldi alla scuola bosina e le pensioni baby, i leghisti doc non abbiano ancora deciso flemmaticamente di prendere forconi, catrame e piume e di andare sotto casa dei leghisti per un bel lavoretto in stile Far West. Ma probabilmente dopo questa storia qualcuno comincerà ad affilare i forconi. La Lega ha portato milioni di euro di fondi pubblici dal regno dei fiordi fino all’isola di Afrodite, con un ultimo passaggio in Africa Orientale. Riprendendo il Secolo XIX ne parla il Corriere della Sera:

Secondo la sua ricostruzione, il segretario amministrativo federale — Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell’ultimo governo Berlusconi — alla fine del 2011 ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco popolare. Ecco il giro dei soldi: il 14 dicembre «un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per l’acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise ltd» di base a Larnaca, nell’isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania. È l’ultimo spostamento dell’anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord». Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito.

L’operazione in Tanzania, inoltre— specifica Il Secolo XIX— «coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l’ex ministro “meteora” Aldo Brancher»:

Il tesoriere del Carroccio — che come sanno tutti i lumbard è figura con un enorme autonomia decisionale e, di fatto, rende conto solo al grande capo Umberto Bossi — ha risposto con fastidio alle domande del quotidiano ligure: «Queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». E però non si è sottratto all’intervista, spiegando che i soldi investiti arrivano dal finanziamento pubblico — «rimborsi elettorali»—che personalmente non conosce l’entità delle operazioni perché «noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo» e che i contanti prelevati sono serviti a rimborsare «spese per i nostri collaboratori». Gli spostamenti all’estero, poi, «non sono operazioni in paradisi fiscali ma investimenti alla luce del sole. Noi investiamo con concretezza, ci fidiamo dei nostri consulenti e scegliamo le cose migliori». Anche se in quel periodo i Bot rendevano più del 6%? «Evidentemente quei fondi erano più convenienti ». A Belsito, comunque, non risulta che il fondo africano sia legato a Bonet, «ma anche se fosse così, non vedo quale sia il problema».

Il problema è che la girandola di milioni ha a dir poco stupito i vertici del Carroccio:

Persino i notabili di primissimo piano non sapevano nulla delle destinazioni finali di quei soldi e qualche imbarazzo in via Bellerio c’è. Uno sbalordito Matteo Salvini parla a nome dei padani, preoccupandosi del bene della Lega e del nord: «Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l’affitto a fine mese. La Padania, il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania… Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso». Un’interpretazione economica dei movimenti prova a darla Angelo Drusiani, esperto obbligazionario della banca italo-svizzera Albertini Syz: «Affidarsi a promotori specializzati è prassi: i tesorieri di partito li scelgono spesso. Avere in portafoglio diverse valute, poi, è naturale per chi fa investimenti di rilievo: la corona norvegese è la moneta di un Paese ricco che non dovrebbe subire contraccolpi. Piuttosto, le operazioni in Tanzania e a Cipro sono una scelta estrema: serve un rapporto di estrema fiducia con un intermediario esperto. La decisione di non comprare Bot, però, mi sembra politica: se fossero stati al governo non l’avrebbero fatta».

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