Finalmente è finita la cagnara.
Acca Larentia avrà di nuovo pace; la piazza, come auspicavamo la mattina del 7, ha risposto sostanzialmente bene, molto diversamente dalla tribuna virtuale del net, fatta di esibizionismi, di accanimenti, di distorsioni, di calunnie, di mistificazioni, di incattivita buffoneria.
Si è così manifestata un'immagine schizofrenica: da un lato quella vera, vissuta, militante; dall'altro quella dell'insolenza scomposta di fascioconsumatori, di anonimi, nei nick name come nella vita, di irriducibili guerriglieri virtuali delle guerriglie degli altri, di avventurieri che hanno sì e no passato qualche volta un semaforo rosso.
Quell'immagine schizofrenica è stata prodotta dallo stridere e dall'alzare i toni da parte degli ignavi per trecentossessantaquattro giorni all'anno e dei fascisti da lontano, di quelli che, se ci fossero loro... (ma dove stanno? Ma cosa fanno? Ma chi sono?). Insomma dei commissari tecnici da birreria che sono solo bravi a sbavare sulla quotidianità altrui e a gettarvi fango. Com'è tipico dei nani dello spirito, dei disordinati dentro, dei senza qualità, dei senza stoffa, che pensano di elevarsi soltanto insultando gli altri. Da lontano ovviamente, su tastiera ovviamente, perché nella vita vera non li incontriamo mai. E come potremmo? Rischiare, soffrire, rimboccarsi le maniche, fare e rifare quello che si deve ricostruire, donarsi, non è roba da loro e dove mai, allora, li potremmo incrociare? Essi sanno solo insultare e individuare in questo o quel “capo”, in questo o quel gruppo, il responsabile del loro non aver ruolo nella vita. Perché, si sa, è sempre colpa degli altri lo squallore della propria esistenza quando non si è abituati a prendersi le responsabilità e ad affrontare le avversità.
Dell'armonia e della divisione
Per causa loro e di quei giornalisti che hanno veicolato senza criterio e senza selettività le loro esternazioni l'immagine fornita è quella di una sconfitta. Perché? Perché i Presente sono stati suddivisi per clan e tribu? Ma questo è oramai endemico e non è vero che sia un segno dei tempi. Addirittura negli anni venti le squadre fiorentine si picchiavano tra di loro. Ma ciò non impedì un'unità di fondo sull'essenziale. Negli anni settanta la divisione fu profondissima e chi idealizza l'armonia di allora dimentica quanti camerati sono caduti sotto fuoco “amico” e quali assurdità abbiano scatenato guerre incontenibili pur all'interno di una guerra civile di cui eravamo oggetto.
E neppur questo impedì un'unità di fondo sull'essenziale. Ovvero su quanto lega sentimentalmente, simbolicamente e sacralmente, come abbiamo provato finora a dimostrare con iniziative che abbiamo tenuto insieme a Francesco Bianco.
Altri tipi di unità non solo sono impossibili, ma non sono neppure auspicabili. E in ogni caso chi le sogna dal di fuori, una volta che s'immerge in queste acque, al massimo divide ancor più ma non unisce mai ciò che non può essere unito. Eppure proprio di questo si è parlato di questa “fallita unità” perseguita non si sa bene da chi. E si è completamente mistificato tutto quanto è stato detto e fatto nei mesi precedenti il 7 gennaio fino ad ipotizzare una guerra tra Casa Pound e Forza Nuova così campata in aria e infondata da indurre a sbellicarsi dalle risa una volta ripresisi dallo sbigottimento.
Del corteo e delle provocazioni
Attendo che gli altri che fin da luglio provarono con a me a organizzare un corteo più o meno unitario confermino quanto anticipai anche per conto loro, così come hanno promesso da tempo. Ragion per cui, sempre fidente, non mi metto qui a fare la cronistoria di ciò di cui tutti quelli che nulla sanno non han fatto che raccontare a modo loro. Mi limito all'essenziale. Il corteo unitario smise di essere possibile il 7 novembre perché Forza Nuova ritenne di non parteciparvi.
Da allora si mantenne l'ipotesi di un corteo massiccio e strutturato, affidato all'organizzazione di Casa Pound, disposta a sfilare senza bandiere, senza nome e senza medaglie in un corteo più ampio benché in esso ci sarebbero stati anche quelli che brindarono ad ogni disavventura di CPI.
Fu solo il 14 dicembre che gli organizzatori, in un'unanimità quantomeno formale, decisero di non fare più il corteo. E non per motivi di clan ma perché le provocazioni che avevano affiancato quel coacervo trasversale erano diventate preoccupanti.
Dopo la gambizzazione di Andrea Antonini ci fu, infatti, l'inquietante strage fiorentina preceduta da un teorema inquisitorio che confezionava un'organizzazione virtuale di grandi vecchi.
Solo gli irresponsabili non si potevano essere resi conto di quale fosse il genere di gioco in cui venivano attratti.
Un gioco fatto di trasversalità caotiche, senza ruoli definiti e senza vincoli saldi è esattamente ciò che spalanca le botole per ogni genere di follie – pilotate o provocate da lontanto – come sarebbe accaduto nuovamente.
Bisognava, anzi bisogna, essere responsabili se si vuol evitare di essere giocati e se si vuole anticipare la repressione, frenare la tensione, sventare le stragi; visto che nessuno che abbia un po' di esperienza può non essersi accorto di quale coalizione sia oggi al potere e in quali tecniche e meccaniche sia esperta. Né può non averle riconosciute in atto, e non saltuariamente ma sistematicamente, fin dalla scorsa primavera.
Se ci si fosse attenuti alla decisione comune non ci sarebbero state le sucessive polemiche sterili e le valanghe di calunnie che le hanno accompagnate. Qualcuno però pensò di provare a mantenere in piedi un corteo per un corteo; un corteo di soli “cani sciolti”, cosa che si verificò sempre più ardua da organizzare e da gestire.
Finché non venne meno anche questa possibilità.
Della polemica improvvisa
Un corteo comunque? Il corteo doveva essere un gesto solenne da compiere in un determinato clima, in un preciso ambito, con certe condizioni.
Se ne poteva tenere un surrogato proprio volendolo, ma non si capisce, o forse si capisce troppo bene, perché a quel punto, e da gente che non si era mai sentita prima, sia intervenuta la polemica con chi – ovvero con la stragrande maggioranza degli organizzatori rigorosamente trasversali – aveva ritenuto opportuno fare altrimenti.
Non si capisce neppure l'ossessione del corteo proprio ora. Da quando sono tornato in Italia di cortei per Acca Larentia ce ne sono stati solo due (2007 e 2008) e neanche unitari perché Forza Nuova non vi ha mai aderito.
Ma chi ha mai proibito ai vari corteo-a-tutti-i-costi di organizzarlo nel 2009, nel 2010, nel 2011?
Perché si svegliano solo per il 2012 e quando i responsabili – in quanto in possesso di senso di responsabilità oltre che di elementi che ad altri mancano – hanno ritenuto opportuno fare altrimenti?
Che non significa non onorare i Caduti, tutt'altro, ma non rischiare di fare un circo che non li onora.
Il sospetto è che questa polemica sia dovuta a fattori non propriamente sani.
Cogliere al volo l'occasione per accusare e infangare chi si sta facendo strada seriamente, in modo da cercare di sminuirne il consenso, è un movente fantastico per i gelosi e per gli invidiosi.
Enfatizzare in negativo una scelta responsabile per chi abbia millantato credito spacciando chissà quale influenza nel crocevia della cosiddetta area è poi un perfetto escamotage per mascherare qualche improvvisa nudità imbarazzante.
Infine c'è la rabbia impotente di quei fascioconsumatori che dalle organizzazioni vogliono succhiare la potenza, la bellezza, la compostezza, il numero, ma che non sono disposti ad accodarvisi silenziosamente come fanno le persone modeste e come lo hanno fatto anche questo 7 gennaio. No, costoro pretendono che le migliaia di persone che seguono un capo, un movimento, che lavorano ogni giorno, debbano confondersi con i perdigiorno e che qualunque perdigiorno che si sia inventata una sigla, un gruppo internet, un forum, abbia il diritto di trattare alla pari con chi guida i movimenti e di avere a propria disposizione i suoi militanti e la sua forza.
Perché loro, che non sono all'altezza dell'ultimo militante, ovviamente pretendono di parlare alla pari con i capi dei movimenti e, quindi, di dare ordini agli altrui militanti.
Del grande fratello e delle piogge incombenti
Da questi incroci è scaturito il veleno informatico che ha prodotto quella realtà assolutamente falsa che si è sovrapposta all'autentica.
Fu allora che si spalancarono le botole e che vennero a galla gli anonimi, i nick name, le sigle fantasma di gruppi esistenti solo su net che trovarono tribune facili, stavolta anche presso Ugo Maria Tassinari che non se l'è sentita di non dare spazio ai post e persino ai comunicati dei nessuno- per-tutta-la-vita che, tra anonimati e gruppi da tastiera, strepitano costruendo stati illusori e artificiali. E che poi in piazza, se ci arrivano, se le mogli ce li lasciano andare, sono pochissimi e ci vanno solo per esibirsi perché non fanno assolutamente niente nella vita. E se li multano si spaventano. Ma spingono gli altri, dalla tastiera, a fare gli scontri e le insurrezioni e insultano gli altri se non si gettano a capofitto in galera.
Ebbene, sono stati questi anonimi, questi nick name, questi avventurieri da semaforo rosso, questi guerriglieri da tastiera, questi movimenti informatici da psicoanlaista a fare tutta quella gazzarra che i media hanno colpevolmente enfatizzato.
La realtà, fortunatamente, si è dimostrata diversa.
La piazza non è scaduta ai livelli di questa bava.
Ed ora che siamo riusciti a non infangare i nostri Caduti, malgrado quella gente, ora pensiamo a mettere un freno alle provocazioni, anche sanguinose, che si susseguono e di cui i protagonisti degli war game per interposta persona ovviamente non si sono accorti. E se anche se ne fossero accorti non se ne interesserebbero affatto. Che contano per loro le vite, l'impegno, le opere, i frutti di chi agisce ogni giorno nuotando controcorrente? A loro interessano solo le fiction in cui s'immergono di sguincio per immortalare una particina da grande fratello nella propria bacheca di facebook.
L'unica fortuna dell'addensarsi delle nubi è che presto, non appena comincerà a gocciolare, tutti questi censori e procuratori del ciufolo scompariranno, come hanno sempre fatto.
Noi però sappiamo che non gocciolerà soltanto e che dobbiamo attrezzarci per affrontare la grandine. Che ha il grande merito di toglierci di torno tutti i pupazzi urlanti e chattanti.