Ho deciso di inserire l' intervista anche in una discussione separata, oltre che nel contenitore sulla Siria, per dare rilievo a questo dato molto importante.
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Pubblicato il: 15 gennaio, 2012 Attività / Opinioni | di Redazione Intervista a Hunein Nemer: i comunisti siriani stanno con Assad
Proponiamo, a distanza di due mesi dal viaggio in Siria del nostro direttore editoriale Stefano Bonilauri, l’intervista che la delegazione italiana in visita a Damasco ha effettuato con il Primo Segretario del Partito Comunista Siriano (unificato), Hunein Nemer.
Cosa ci dice dell’attacco portato avanti da potenze esterne contro la Siria?
Hunein Nemer: Questo attacco, che ha diverse sfumature, è stato il peggiore negli ultimi due secoli ai danni della Siria. Gli USA hanno guidato un’offensiva con almeno 30 stati, di cui 22 dell’Unione Europea, minacciando di ripetere la vicenda libica. Per di più hanno aggiunto le sanzioni economiche e creato una coalizione per distruggere la Siria. Fino ad ora non hanno raggiunto il loro obbiettivo, grazie alla resistenza del popolo siriano. Solo l’attacco mediatico è costato 20 miliardi di euro fino ad oggi. Ben 40 emittenti in lingua araba hanno trasmesso notizie contro la Siria notte e giorno. Purtroppo i nostri mezzi di informazione non sono in grado di controbattere a questo lungo attacco mediatico. Anche la psicologia di alcuni componenti di questo popolo è stata manipolata, e questo indica la necessità che i nostri mezzi di comunicazione debbano rafforzarsi per rispondere a questo andamento. Nello stesso tempo non dico che il nostro sistema è perfetto, ma si è approfittato per portare un attacco al cuore della Siria.
Ci parli del sistema politico siriano.
Hunein Nemer: Riconosco che abbiamo una mancanza di democrazia e che il partito unico, in questa fase, non può funzionare. Comunque sia devo riconoscere le importanti riforme avviate da Assad, anche se con alcuni errori, ma pur sempre riforme. E’ stata abolita la legge d’emergenza, sono state riconosciute le manifestazioni libere e pacifiche, è stato introdotto il multipartitismo. Di fronte a tutto questo gli imperialisti hanno però taciuto.
L’attacco alla Siria è dovuto alle sue aperture?
Hunein Nemer: Ci stavo arrivando. Nello stesso tempo, lo sbaglio principale è stato accettare le condizioni della Banca Mondiale. E’ questo lo sbaglio peggiore che ha commesso il governo, inventando un nuovo ordine: l’economia di mercato sociale. E’ un doppio sbaglio perché questa concessione ha fatto bene solo al ceto medio. Ha azzittito le proteste sociali dando dei contentini alla classe proletaria. Sono stati privatizzati alcuni settori pubblici che creavano importanti introiti per le casse dello Stato. Sono state messe le mani su elettricità, telecomunicazioni e altro. Camminare dietro a questo mercato significa impoverire il popolo e produrre malcontento popolare.
Le proteste nel paese hanno a che fare con questo?
Hunein Nemer: All’inizio pensavamo che alcuni partecipanti alle proteste lo facessero per questi motivi. In seguito, si è capito che così non era. Coloro che hanno protestato non hanno nessun tipo di programma. Se queste manifestazioni erano proletarie, noi ne eravamo alla guida. Quando ci sono circa 30 stati imperialisti di mezzo, come si può credere che questi vogliano appoggiare un movimento proletario? L’Emirato del Qatar con il Regno Saudita vivono un sistema indietro di 1400 anni, non sanno cosa vuol dire la Costituzione e non hanno organizzazioni elette dal popolo. Il loro orientamento generale è integralista religioso e mascherano tutto ciò con degli slogan di democrazia. Come mai nessuno dice niente su questi paesi? Gli stati imperialisti approfittano dove ci sono delle piccole faglie, per poter colpirei paesi non allineati.
Quali sono le relazioni con gli altri paesi dell’area?
Hunein Nemer: Per quanto riguarda la Siria, essa occupa una posizione geopolitica strategica. E’ la punta avanzata nel controbattere al progetto imperialista nell’area e nel mondo. E’ il punto di appoggio principale per la rivoluzione palestinese, è la pietra miliare non solo per la Palestina ma anche per la resistenza libanese, che prima nel 2002 e poi nel 2006 ha fatto scappare gli israeliani dall’area. Israele è quindi passata alla difesa, non più all’attacco. Questo lo si deve soprattutto per l’appoggio del governo siriano alla resistenza contro le ingerenze straniere nell’area. Va messa in questo contesto anche la cacciata di un milione e mezzo di arabi dalla Palestina per la costruzione di uno stato confessionale ebraico. Israele lavora per inglobare la Giordania, le alture del Golan occupate e gioca un ruolo chiave per l’imperialismo statunitense. Israele è il cane da guardia dell’imperialismo nella regione. L’unico Stato che lo fronteggia è la Siria ed ecco la causa principale del malcontento USA. Se la Siria abbandonasse questa causa per sottomettersi agli Stati Uniti d’America, qualsiasi movimento arabo andrebbe incontro alla morte.
Ci parli delle “primavere arabe”.
Hunein Nemer: La povertà, la corruzione e la sottomissione agli Stati occidentali ha causato la cosiddetta “primavera araba”. Ha alcune giustificazioni e motivi per esistere e nel mondo arabo c’è una storia, lingua e cultura comune, perciò si spiega la consequenzialità degli eventi nell’area. Allo stesso tempo, ogni stato arabo ha delle specificità e i motivi dell’Egitto con altri, sono in realtà diversi. La rivoluzione contro Mubarak e in Tunisia volevano proprio l’abbattimento di un regime filo-USA, ma stranamente in Siria c’è lo zampino degli USA. Attualmente in Egitto si è perso l’obbiettivo e si è perso il sottocontrollo popolare. Affinchè la situazione si tranquillizzasse si è quindi sacrificato Mubarak, ma sia in Egitto che in Tunisia gli USA vogliono portare a sé i risultati di questa rivolta araba. Questo è il segreto della tensione in Egitto, dove ci sono movimenti popolari, ma anche gli ex generali del Presidente e i Fratelli Musulmani. Non c’è dubbio che in Tunisia ci siano state delle elezioni democratiche e questo non ci disturba affatto, ma la nostra paura è che ci sia un’involuzione al contrario, dove alla fine la Tunisia diventi uno Stato religioso e teocratico. C’è una nuova strategia in Medio Oriente, quella di cambiare gli attuali governi con nuovi regimi religiosi, in realtà sotto controllo degli USA.
La Siria è da sempre un mosaico di civiltà, culture e religioni. Cosa ci dice a proposito?
Hunein Nemer: Il mosaico culturale siriano è un prodotto millenario in quanto la Siria è la culla della civiltà e qui non c’è nessuno che può annullare l’altro. Questo mosaico era già presente prima della conquista islamica nella zona arabica. Se avete letto la storia, i cristiani e i musulmani non è da ora che si affiancano tra di loro. Furono i primi stessi a contrastare le crociate e Carlo Magno. Non perché sono minoranza si sentono affiancata alla maggioranza. I cristiani in questo paese non si sentono ne una minoranza, ne un qualcosa da integrare, perché si sentono parte della propria terra e nessuno li può sradicare da questa. Qui nessuno chiede la religione all’altro, può darsi che nella vita lo si scopri per caso. In Siria ci sono 3000 reperti archeologici che dimostrano questo mosaico. Proprio questa grandezza produce terreno fertile e da adito agli interventi esteri per poter minare il tessuto della società siriana. La Francia provò a dividere la Siria in 4 stati etnico – religiosi, ma non ci riuscì. La Rivoluzione siriana ebbe come slogan: “la Siria è la terra di tutti, lo Stato di tutti. Dio è per ognuno di noi, la Siria di tutti”. Partigiani furono drusi, alawiti, cristiani e sunniti. “Tutti uniti in una sola mano contro l’occupante!”. Per minare questo mosaico si vuole cavalcare l’onda dell’odio religioso. Non ci riusciranno.
Fonte: Intervista a Hunein Nemer, Primo Segretario del Partito Comunista siriano. | SIRIA E BASTA !