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New York, 19-01-2012
Prima una denuncia alla Samsung, per violazione di brevetti. Poi la consegna dei libri in tribunale a New York e la richiesta di avviare le procedure fallimentari con l'amministrazione controllata.
Kodak, uno dei marchi americani nel mondo, getta la spugna. Inutili gli ultimi disperati tentativi di piazzare il tesoro della compagnia, un migliaio di brevetti, per risolvere la crisi di liquidità. Wall Street da giorni scommetteva sul fallimento, le azioni erano precipitate a 55 centesimi, un decimo della quotazione di un anno fa.
A creare il business, nel 1892, un personaggio entrato della storia della fotografia, George Eastman: la leggenda vuole che il nome Kodak gli ricordasse il rumore dello scatto della sua macchina fotografica. L'azienda cresce e prospera con le pellicole: a metà anni '70 controlla il 90% del mercato americano dei rullini, l'86% di quello delle macchine fotografiche. I Kodak moment diventano espressione comune, nel linguaggio quotidiano, a indicare un evento che merita di essere ricordato. Persino Paul Simon celebra con una canzone il trionfo della Kodacrome, la pellicola dai colori fedeli e brillanti.
Nessuno sembra poter competere con il gigante di Rochester, ma nel 1984 sono i giapponesi della Fuji a lanciare la sfida, diventando sponsor ufficiale delle olimpiadi di Los Angeles e conquistando anno dopo anno fette di mercato. I dipendenti Kodak allora erano 145mila, contro i 17mila di oggi.
Ad accelerare il declino, l'era digitale, il colpo di grazia per il gigante delle pellicole. Eppure proprio Kodak aveva sperimentato per prima le macchine senza rullino già nel 1975. Il colosso che per 70 anni era fra le prime 30 compagnie del Dow Jones perde colpi, travolto dalla concorrenza asiatica. Il Know how aziendale si riversa sulle stampanti per uffici e computer da casa, in una miriade di brevetti legati alla stampa fotografica da supporti digitali: ma l'ulimo bilancio in nero è nel 2007.
Citigroup fornisce garanzie per 950 milioni di dollari, per gestire la fase fallimentare e pagare i dipendenti. Poi, per sopravvivere a smartphone, tablet e webcam, Kodak dovrà archiviare parecchi capitoli della sua gloriosa storia.