Fiorella Mannoia: "Canto il Sud del mondo e le sua storia tradita"
di Cristiano Sanna
Un album per cantare il Sud. Non soltanto quello italiano, non si tratta di una rilettura di canzoni napoletane o di una raccolta di tammurriate del Salento. Il nuovo album di Fiorella Mannoia è l'omaggio sonoro al meridione del mondo e vuole essere uno sguardo alternativo sulla storia italiana recente, a cominciare dal Risorgimento oltre la versione ufficiale data di quegli avvenimenti sui libri scolastici. Ma non è un album revisionista e meno che mai politico, Sud, come ci ha spiegato la Mannoia.
Fiorella, un album sul Sud del mondo: perché?
"Avevo inizialmente l'idea di fare un concept album, ma ormai non si usano più. L'ispirazione mi è venuta dalla lettura del libro Terroni, di Pino Aprile, che spiega come la storia dell'unità d'Italia sia ben diversa da come ce l'hanno raccontata a scuola. Lo stesso Meridione è stato, in qualche modo, progettato politicamente e con l'uso delle armi così come lo vediamo ancora oggi nel nostro Paese. Da questo spunto ho allargato lo sguardo su tutto il Sud del mondo. Le canzoni sono tutte originali, l'unica rilettura è Vado al Sud, cioé quella Vuelvo al Sur resa famosa dal grande Astor Piazzolla".
E' anche autricde dei testi o si è affidata ai suoi parolieri di fiducia, tra i quali c'è spesso Ivano Fossati?
"Ho partecipato alla scrittura di quasi tutti i pezzi, due sono completamente miei. Uno di questi ha la musica di Ivano Fossati e Paolo Buonvino".
Notizie sul tour?
"Partiamo da Napoli il 21 marzo, poi risaliamo verso Nord, dove faremo otto palasport, per poi tornare nei teatri e fare di nuovo rotta verso il Meridione".
Lei ha avuto un particolare sodalizio artistico con Ivano Fossati, come ha preso la notizia del suo ritiro dalle scene?
"All'inizio con stupore, poi parlandone con lui mi sono resa conto che questa decisione la viveva come una sorta di liberazione da tutta una serie di meccanismi legati alla musica che non sentiva più come suoi. Quindi non posso che rispettarlo".
E' vero secondo lei che non c'è ricambio generazionale di voci e musiciste femminili?
"Beh, a dire il vero non è che non succeda proprio niente di nuovo. Di musiciste e cantanti nuove se ne ascoltano parecchie, al di là del fatto che scelgano di cantare brani impegnati piuttosto che scegliere canzoni di puro intrattenimento. Ciò che manca, sempre più spesso, è la volontà di investire in un progetto, dandosi il tempo per farlo crescere. Pure all'estero non vedo il nuovo Dylan né il novello Leonard Cohen. Si punta al business, a fare quanti più soldi possibile nel breve periodo, va da sé che un meccanismo del genere, all'insegna della fretta, finisca per stritolare molti giovani musicisti".
Musica e Web: le possibilità di avere grande visibilità si moltiplicano, quelle di pagarsi i conti con la musica restano relativamente scarse. Lei come la vede?
"Vedo che tutto sta cambiando e che Internet, per me la più grande invenzione dell'ultimo secolo, è già indispensabile alle nostre vite, anche nell'approvvigionamento musicale. Quel che non deve passare è che la musica possa essere rubata impunemente o vada regalata al pubblico. Cambia anche il modo di produrre, credo che progressivamente si smetterà di fare dischi, magari si punterà al lancio in Rete di brani inediti un po' alla volta. Il momento della verità, però, è sempre stato e resta il concerto dal vivo".
Per concludere, una curiosità: lei è conosciuta come interprete di raffinato pop italiano. Non le è mai tornata la voglia di riprendere le sonorità più aggressive e ironiche dei tempi di E muoviti un po' e Caffé nero bollente?
"La Mannoia rock degli esordi, già. Beh, io vengo dalla generazione cresciutacon gli Stones, i Led Zeppelin, i Cream. Poi è stata la mia voce a portarmi altrove, ma il mio prossimo album potrebbe essere elettronico, o con suoni più aggressivi, chissà, non mi piace pianificare troppo il futuro".
24 gennaio 2012
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