per te un dialogo è "alla pari" quando fingi di avere altre convinzioni, diciamo simili al tuo interlocutore? ad esempio se tu discuti con uno che sostiene che 2+2=5, tu svolgi il dialogo ammettendo la possibilità che 2+2 non faccia 4? mah, mi sembra una tattica poco sincera e di dubbia efficacia.
ma poi che è un dialogo "alla pari"? semplicemente sò che un dialogo è composto da due o più persone che esprimono degli argomenti. se poi uno è convinto di avere la Verità e l'altro è dubbioso, oppure tutti e due sono convinti di avere la verità oppure entrambi sono dubbiosi sui loro argomenti, è un altro discorso. se vogliamo distinguere i dialoghi buoni da quelli cattivi penso che un dialogo buono è quello in cui le due parti mostrano un'alta capacità di comunicare a vicenda e spiegare precisamente le proprie posizioni, mentre il cattivo dialogo è quello in cui si difetta in queste cose: ma non c'entra niente il più o meno alto grado di convinzione di chi parla.
► PROPOSTE POLITICHE
► STATI UNITI D'EUROPA, SUBITO! Tutti gli Stati a Ovest della Russia!
► ♫ Top 25 Vocal Trance Spring 2015 l Amazing Vocal Trance Mix ♫
Dei due tipi di idealismo, quello teologico merita rispetto per i risultati ottenuti, quello razionalistico per le sue intenzioni - H. P. Lovecraft
Non mi sembra un esempio appropriato , il fatto è che 2+2=4 deriva dalla definizione di un formalismo . dalla definizione di un suo campo di applicazione e dalla possibilità di verifica.
Solo dopo essersi confrontato e concordato con l'interlocutore tutto questo puoi affermare la tua 'verità' contestuale al di fuori di questo contesto 2+2=4 è solo una serie si segni senza valenza e significato.
Ora porsi in una discussione non solo portatori di una 'verità' contestuale ma persino della 'Verità' assoluta pone l'interlocutore in una posizione di incredulità e di pretesa di spiegazioni dettagliate.
In tutti i casi fate come vi pare , il mio era solo un consiglio spassionato da potenziale interlocutore.
Direi che Luttazzi, per una volta, l'ha imbroccata. Se infatti rifiuti l'amore di colui che ti ha creato, e che ti indica la via per la perfetta letizia, come puoi non soffrire?
L'inferno, più che la giusta punizione, è la logica conseguenza delle scelte che liberamente uno fa in vita.
Basti vedere in piccolo cosa succede normalmente a livello psicologico e caratteriale a quegli adolescenti che rifiutano totalmente l'amore familiare, e si imbruttiscono nell'odio più cupo.
“Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”
Preferisco di no.
Essendo un agnostico razionalista , ateo di fatto sono piuttosto allergico agli assoluti.
Nessuno chiede a nessuno di rinunciare a qualcosa ma almeno di ammettere la possibilità, anche solo teorica ma no puramente dialettica . di essere in torto , altrimenti non ci troveremmo di fronte ad un dialogo ma ad una lezione cattedratica.
Come già detto rimane un consiglio ma visto che voi avete la 'Verità asoluta' in mano mi rendo altresì conto della velleitarietà del mio post.
L'ateismo è l'assolutismo della negazione di Dio.
Anche una dimostrazione per assurdo (ad esempio che Dio non esista) parte propria dall'assoluta certezza che questa sia un'ipotesi che parte da un principio assolutamente teorico.Nessuno chiede a nessuno di rinunciare a qualcosa ma almeno di ammettere la possibilità, anche solo teorica ma no puramente dialettica . di essere in torto , altrimenti non ci troveremmo di fronte ad un dialogo ma ad una lezione cattedratica.
Tu ugualmente parti dal principio assoluto che il tuo consiglio rappresenti una verità incontrovertibile e necessaria.come già detto rimane un consiglio ma visto che voi avete la 'Verità asoluta' in mano mi rendo altresì conto della velleitarietà del mio post.
Chi crede che la Fede non si nutra di dubbi, conosce il Cristianesimo solo dai bollettini della UAAR. E' proprio il dubbio che porta a scavare dentro se stessi.
Anche perchè lo sviluppo Teologico, nascendo sì dal solco della tradizione porta comunque a verificare costantemente se il modello proposto è sovrapponibile alla realtà empirica sperimentata.
Pascal ne ha scritte di pagine in merito.
Ultima modifica di Miles; 06-02-12 alle 16:44
Preferisco di no.
Infatti io tendo a parlare di plausibilità , vista la non possibilità di decidibilità logica , la non necessità e la non verificata esistenza di un dio ed in base a tali considerazioni trovo inutile parlare della sua esistenza e plausibile supporne nei fatti la sua inesistenza.
No , io ritengo che qualsiasi dimostrazione sia contestuale ai postulati di partenza e alle regole di derivazione.Anche una dimostrazione per assurdo (ad esempio che Dio non esista) parte propria dall'assoluta certezza che questa sia un'ipotesi che parte da un principio assolutamente teorico.
PS: per evitare interventi di Platone , escludo da questo ragionamento il PNC che rimane assolutamemnte veritiero , anche se non fondativo di nulla e in determinati contesti pragmaticamente , solo pragmaticamente sottolineo , escludibile con buoni risultati.
No , non è assoluto ma personale e relativo a come io riterrei congruo un atteggiamento di chi mi deve convinvere nell'essere nel torto.Tu ugualmente parti dal principio assoluto che il tuo consiglio rappresenti una verità incontrovertibile e necessaria.
Altri suppongo preferiscano l'imposizione di un principio , ma questi propbabilmenti vi aderiranno spontanemante.
Il parlare della certezza di possedere la 'verità assoluta' come da post di inizio , che non mi sembra essere preso da un bollettino della UAAR , non è sicuramente il miglior viatico per evidenziare che si hanno dei dubbi sulla propria posizione ma 'sicuramente' la mia è una visione viziata dalla malafede.Chi crede che la Fede non si nutra di dubbi, conosce il Cristianesimo solo dai bollettini della UAAR. E' [[proprio il dubbio che porta a scavare dentro se stessi.
Anche perchè lo sviluppo Teologico, nascendo sì dal solco della tradizione porta comunque a verificare costantemente se il modello proposto è sovrapponibile alla realtà empirica sperimentata.
Pascal ne ha scritte di pagine in merito.
Un insieme di dubbi personali formano una certezza collettiva, laddove l'insieme di esperienze e degli studi dei singoli formano le verità (v minuscola) condivise.
Veramente l'accusa di possedere la verità assoluta, spessissimo e volentieri nasce da chi propone altre presunte verità assolute. E' un fatto, non un opinione.Il parlare della certezza di possedere la 'verità assoluta' come da post di inizio , che non mi sembra essere preso da un bollettino della UAAR , non è sicuramente il miglior viatico per evidenziare che si hanno dei dubbi sulla propria posizione ma 'sicuramente' la mia è una visione viziata dalla malafede.
Alla fine la proposta di fede nasce sempre dal dubbio del singolo.
Preferisco di no.