La strobosfera: Processione di riparazione a Reggio Emilia
di Piergiorgio Seveso
Inzia oggi una nuova rubrica di Radio Spada: entra in punta di piedi nelle vostre case e nelle vostre vite, già come fece il nostro blog dieci anni fa. Allora, nella calda e distratta estate 2012, nessuno avrebbe scommesso un soldo di cacio sul nostro piccolo blog “a cassettoni”: oggi a distanza di dieci anni, se ci sediamo un attimo alle ultime luci del tepore serale, non possiamo che rimirare con sorpresa e compiacimento la gran mole del lavoro svolto in questi anni ma al contempo la nostra mente già elabora e prefigura nuove imprese, nuove meraviglie di cui disseminare la Rete cattolica.
Terrò io questa rubrica e non a caso ho voluto denominarla la strobosfera, per indicare i mille prodigiosi riverberi che la Verità cattolica (integralmente intesa) può lanciare sulla quotidianità, sulla vita di ogni giorno. Queste palle stroboscopiche potranno diventare ogive belliche, festosi ordigni atti a deflagrare nei campi avversari, bengala luminosi atti a segnalare vie di fuga o palesi e prorompenti storture.
A questo proposito non posso far a meno di notare che, meritoriamente e con gran dispendio di energie, il Comitato “Beata Giovanna Scopelli” di Reggio Emilia sta nuovamente organizzando una processione di riparazione per il Gay Pride e per le blasfemie anticattoliche. L’iniziativa è meritoria, va incoraggiata, va propagandata e, nei limiti del possibile, va gratificata con la propria presenza (o fisica o morale, secondo le necessità di ognuno).
Come già detto anche in passato, di fronte a queste manifestazioni, a questi carnevali infelici che inneggiano alle passioni più disordinate, la gerarchia tace, tace perché non ha voce, tace (qualunque cosa dica) perché NON PUO’ parlare. Tocca quindi a dei privati, pur se organizzati in un comitato, ovviare a questa mancanza, a questa latitanza, dando una consistenza logistica e pratica ad una “manifestazione” che rischierebbe naturaliter di essere caotica, babelica e dispersiva.
Come più volte ribadito, anche se coronata da giusto successo, una manifestazione come questa non sposterebbe di un millimetro il problema della crisi della Chiesa (seguita all’empio e omicida “Concilio Vaticano II”), non cancellerebbe differenze e le doverose appartenenze, non farebbe obliare la drammaticità delle chiese vuote di Dio e degli uomini, non potrebbe far dimenticare che senza Roncalli e Montini gli organizzatori dei gay pride, i banditori di “diritti” falsi e bugiardi, sarebbero oggi probabilmente in qualche angolo a riflettere e non sugli scranni della politica. Ciò detto e premesso, testimoniare con forza il cattolicesimo romano lo si può fare nella vita, nell’esempio, nell’insegnamento, nel contegno, nello stile, e anche in pubbliche manifestazioni di riparazione e preghiera, serbandosi integri, e senza trasformarci in capponi starnazzanti in chiusi giardini.