User Tag List

Pagina 28 di 29 PrimaPrima ... 18272829 UltimaUltima
Risultati da 271 a 280 di 289
  1. #271
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    La strobosfera n. 13: religioni nate in un’alcova, antichi forum e un promemoria sul 20 settembre



    di Piergiorgio Seveso

    Religioni nate in un’alcova

    Anche la Strobosfera, subissata dagli eventi sia librari che mondiali di questi giorni ha rimandato la sua uscita.

    Poco male,dico io e probabilmente lo diranno anche molti di voi.

    Abbiamo assistito in questi giorni a sdilinquimenti sentimentali sull’anglo-tedesca sovrana pacificamente deceduta non solo in tutto l’orbe terraqueo televisivo ma anche in molti ambienti c.d, tradizionalisti e tutto questo lascia attoniti.

    Una premessa: il dovere di essere di essere dissonanti, cacofonici, smisurati, polemici, anche vagamente vandalici e luddisti che è certamente un segno distintivo del cattolicesimo integrale oggi non può essere confuso con la cafonaggine sistemica, con l’ignoranza crassa e compiaciuta, con l’approssimazione polemica, con la mancanza di carità in radice.

    Ci vuole metodo, misura, buon senso: pregare per tutti e distinguere con forza per evitare omologazioni ed equivoci.

    Non vorrei che questo mio discorso fosse preso come un elogio insipido e banale del giusto mezzo.

    Esiste un solo giusto mezzo che è la cattolica dottrina: installati in questo poderoso Centro (che non è quello di Casini, Follini, Tabacci e Rocco Tarocco Buttiglione), si procede di conseguenza.

    Assicurandosi con vigilanza e attenzione, con fiducia non cieca ma nemmeno con estenuazioni dubitose, di esservi insediati, si deve agire con tutta la forza, la passione, l’impetuosità e la vis polemica necessarie, senza mai abbandonare le due stelle polari della Carità e della Giustizia.

    Non ci riferiamo solo a quella religione nata in un’alcova (peraltro piuttosto trafficata) di Enrico VIII e di cui Elisabetta II era Papessa ma a qualcosa di nettamente più articolato e profondo.

    Non si tratta infatti di una nonna che muore (tutti siamo inteneriti da una nonna che muore) ma di uno dei più grandi rappresentanti di un’agenzia di sovversione mondiale, operante da secoli. Come dicevo recentemente alla giornata radiospadista di Rubiera: Parigi, Londra, Amsterdam, Washington, New York (per tacere di San Francisco) sono diventate nel corso dei secoli le nuove rappresentazioni di Babele.

    E come a Sodoma e Gomorra (in questo caso Londra) vi erano dei giusti cattolici recusants o convertiti, alcuni dei quali con tanta perizia, attenzione e sensus catholicus l’amico Luca Fumagalli ha analizzato nel suo poderoso saggio “Dio strabenedica gli inglesi” (Edizioni Radio Spada, Cermenate, 2021), non per questo Sodoma e Gomorra cessarono di esser tali.

    Possiamo aspettarci quindi gesti di profondo ossequio da modernisti indifferentisti, da conduttrici bamboleggianti di talk show, da legittimisti ubriacati dal bagliore di una corona usurpata, da esteti ammirati dai piviali del pupazzismo anglicano, da conservatori tutti a attenti ad attenuare, diluire, baulizzare il dissenso per frenare un fantomatico Kaos di cui essi stessi sono i primi esponenti e di cui (si spera) saranno le prime vittime ma NON da cattolici integrali o fieramente tradizionalisti.

    Noi con Maria Tudor la Cattolica osserviamo un mondo lontano, con distacco, con pietas, con la speranza di un ritorno alla vera Roma, per quanto usurpata ed eclissata dall’eresia.

    Antichi forum

    Può sembrare incredibile ma vi fu un’epoca in cui Internet era sigillato in un forziere domestico cui si accedeva tramite linea telefonica fissa, nel chiuso delle quattro pareti di casa. SI entra in quel regno cartonato e misterioso con un modem sibilante e lentissimo. In quell’epoca (pre social e quasi pre blog) il tradizionalismo su web era rappresentato da qualche rado e scarno sito e dai forum di discussione.

    Ebbi la ventura, anzi meglio, la Grazia di poter collaborare attivamente all’unico forum spiccatamente e marcatamente tradizionalista e sedevacantista (sedeprivazionista direbbero quelli che hanno letto Introvigne) ovvero “Tradizione cattolica” su Politicaonline.com (poi Pol.net, poi Politica in rete e ora Termometro politico) che esisteva nella rete italofona.

    Per un arcano mistero dell’epoca vi si accedeva ordinariamente con nicknames e con un’immagine di profilo chiamata “avatar”: quando fu il turno di scegliere il mio nome divenni senza alcuna remora “Guelfo nero” e scelsi Francisco Pizarro come immagine che mi rappresentasse.

    Avevo scelto già allora figure e immagini di “sparafucile” chiaroscurali e largamente imperfetti, evitando soprannomi troppo impegnativi ed altisonanti.

    Fondato nel 2000: ebbe come primi animatori, fondatori e moderatori i benemeriti Bellarmino (già impegnato nell’ottimo e sfortunato Sodalizio cattolico del 1996) e Lotario.

    Fu un luogo incredibile e meraviglioso di approfondimenti: tutto quello che poi si sviluppò nel web era presente in nuce in quelle pagine. Agiografia, arte cattolica, liturgia, poesia e letteratura, revisionismo storico, glorie del Papato, glorie del cardinalato, notiziario su conferenze e iniziative, dibattiti anche sanguinosi sulla crisi della Chiesa: tutto passava di lì, tutto doveva passare di lì.

    Si correva a casa alla sera con trepidazione, con ansia gioiosa per vedere che cosa fosse stato scritto, che cosa rispondere, che cosa approfondire e…che cosa censurare.

    Ci si ritrovava tra amici, affratellati dalle buone battaglie e ancora spesso ci si ritrovava dal vivo con divertimento, con sorpresa, con gioia (ricordo ancora come una rarissima vacanza “speciale” una gita con Ludovico Van a Ferrara nel 2004) o una visita a Firenze con Sursumcorda nel 2005.

    Dal virtuale al reale nacquero comitati, coordinamenti cattolici (tra cui quello ambizioso ed effimero del 2003) e centri studi locali (tra cui il benemerito “San Giovanni Battista” poi “Papa Leone X” fondato dall’amico fiorentino Sursumcorda nel 2005)

    Erano gli ultimi anni del regno wojtyliano e le polemiche erano sempre aspre, ancor più feroci divennero con l’arrivo del “restauratore del modernismo” Joseph Ratzinger.

    I protagonisti di quegli anni furono molti, per non far torto a nessuno preciso che citerò solo alcuni dei loro nicknames: CM814, Adsum, Ludovico Van (poi Timoteo), Padus, Zena, Patriota, Francodamiani, Martha, Italiano, Agape, l’indimenticato Cariddeo, Tesista, Robdealb91, Gio91, Sursumcorda, e ovviamente l’inseparabile Luca.

    In quegli anni il forum subì anche duri attacchi su vasta scala da piccole congreghe di conservatori, in grande orgasmo per l’elezione del Bavaro.

    Tutto fu tentato:; frode, calunnia, minaccia, grida manzoniane affisse ai muri dell’Università Cattolica di Milano, eppure ”Tradizione cattolica” resistette, continuò a vivere, pur tra dissensi e scissure, e approdò al nuovo decennio.

    Intanto la storia si snodava, nascevano nuovi luoghi di discussioni virtuali forse più attraenti, forse più pratici, forse più dinamici di fora verbosi e un po’ “lenti”.

    Nasceva anche Radio Spada e quel forum si univa naturalmente in una sorta di nozze mistiche col nuovo Blog e la nuova casa editrice: anche gli interventi si facevano più radi, la passione andava scemando.

    Anche se il forum veniva custodito con costanza e martellante puntualità dal carissimo Holuxar, si percepiva che quell’epoca stava finendo.

    Ora quel luogo telematico esiste ancora, aggiornato con continuità e cura da noi, come un giardino d’inverno, come si farebbe con certe macchine d’epoca custodite in garage, lavate e lucidate per qualche raduno: rimane come testimonianza, gloriosa, di una stagione di grandi slanci e di generoso impegno laicale.

    Come scrissi nella postfazione di “Non possumus” di Pietro Ferrari (Edizioni Radio Spada, Cermenate)

    il 22 agosto 2015:

    Permettetemi in questa sede di ringraziare tutta quella brava e buona gente (anche se talvolta necessariamente un poco squinternata: i “matti di Dio” del ventunesimo secolo) che in questi tanti anni, soprattutto in quella terra di nessuno che era il vecchio web, ha testificato, attraverso dotti commenti, battute caustiche, veementi polemiche e contrapposizioni forti, la dolorosa necessità di questa posizione teologica. E l’ha fatto spesso sacrificando tempo, vita, affetti, amicizie consolidate, fama e buon nome: studiando sulla tastiera, piangendo sulla tastiera, soffrendo sulla tastiera, pregando sulla tastiera e con la tastiera. Una piccola “massa cristiana” di cattolici integrali, buoni e cattivi, santi e malfattori, dabbene e marginali, che ha “colonizzato” il web, costringendo gli altri a rincorrere, a contrastare, a ri-studiare o a lanciare fatwe da osteria. E nessuna lettera, anche scritta sulla tenue e sfuggente lavagna virtuale, è andata perduta.

    Un promemoria sul 20 settembre

    Spesso anche tra la composite fila del c.d. tradizionalismo serpeggiano confusioni e incongruenze nella ricostruzione storica del periodo risorgimentale (e devo dire con costernazione persino sulla storia del modernismo ma ne riparleremo) ma, cadendo in questi giorni l’”orribile anniversario” della breccia di Porta Pia e della soppressione dello Stato pontificio, mi sembra giovevole ricordare alcune semplici evidenze storiche ai nostri lettori.

    Il cosiddetto “Risorgimento”, oltre ad avere impastato insieme, in una folle alchimia politica, popoli dalle storie, dalle lingue, dalle tradizioni e dai caratteri diversi, è stato condotto essenzialmente contro due obiettivi principali: contro la Chiesa cattolica, i suoi diritti, le sue prerogative, la sua Libertà e contro i popoli italiani, le loro tradizioni, i loro usi e costumi, quell’antico sistema di libertà e guarentigie locali che garantiva ad ognuno uno spazio piccolo o grande, all’interno di una società coesa e veramente organica.

    Le forze che infatti volevano Roma, non la volevano certo per farne la capitale di un mediocre staterello mediterraneo in balia delle potenze (quale è stato l’Italia, malgrado tentativi imperiali nella prima metà del Novecento) ma la volevano per continuare un’intensa opera di scristianizzazione e laicizzazione della società. A questo assalto Pio IX saggiamente rispose con la denunzia della sua prigionia e con il “Non expedit”, ovvero con tutte le misure di arroccamento e profilassi che una societas perfecta poteva e doveva mettere in campo e con una “cultura dell’assedio” che era constatazione di una realtà. L’assedio continuò anche dall’interno, prima attraverso un acquiescente clero liberaleggiante e incline alla “Conciliazione” negli anni ottanta e novanta del diciannovesimo secolo (ricordiamo gli episcopati di Bonomelli, Scalabrini, Nazari di Calabiana e altri ancora), poi attraverso il sottile veleno dell’invasione modernista negli anni dieci (sempre attraverso episcopati ora deboli, ora compiacenti come quelli, ad esempio, di Maffi, Radini Tedeschi o Ferrari a Milano), poi ancora attraverso una seconda ondata neomodernistica degli anni quaranta e cinquanta del Novecento (tipica di un certo episcopato francese, tedesco e genericamente mitteleuropeo), intronizzatasi stabilmente negli anni Sessanta in Vaticano.

    Come già scrissi una volta: l’invasione territoriale dei Lamarmora e dei Bixio precedeva e gettava le basi di quella teologica dei Roncalli e dei Montini, avvenuta molti e molti decenni dopo.

    Aver pose tardo patriottarde (da boomer che ha fatto il servizio militare) non giustifica né la miopia dei saggisti, né la timidezza degli animatori culturali né il silenzio interessato dei politicanti da strapazzo. E beninteso: Viva il Papa Re!

  2. #272
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali



    La Strobosfera n14: urne e sogni infranti. Entrare nella stanza dei balocchi: un elogio di don Nitoglia
    di Piergiorgio Seveso

    Urne e sogni infranti

    Conclusosi in fretta e fortunatamente il funesto gloglottare dei tacchini nella competizione elettorale delle terre italofone, ci si aspetterebbe dalla Strobosfera un’analisi o perlomeno un commento.

    Non lo faremo in senso proprio perché tecnicamente siete già ampiamente circondati da universale pletora di volenterosi commentatori ma ci permetterete di constatare il fatto che molti sogni, molte chimeriche ambizioni si siano infrante sul gelido muro di un corpo elettorale ora ributtante, ora immemore, ora privo di nerbo e volontà.

    La poltiglia sociale chiamata alle urne consegna queste terre ad un modesto governo “conservatore” perfettamente allineato alle logiche europeiste, atlantiste, probabilmente tecnocratiche del precedente “dragonico” e senza nemmeno quelle “amene” note di folclore della pornocrazia e del dilettantismo berlusconiano.

    I defensor Fidei in trentaduesimo, i baciatori di rosari a sbafo, i velleitari di una “nuova Europa” che tanta visibilità e tanto batter di cuori e inumidir di ciglia avevano prodotto nella scorsa legislatura appaiono ridimensionati e quasi compressi in un angolo.

    Giusto premio per tanta improntitudine, sicumera e lombarda tonteria prima e per tanta ondivago e trasformistico “senso dello stato” poi.

    Se quindi l’ex capitan Salvini paga il fio di tante volubili trasformazioni, appare però evidente che il “fronte alternativo” che in due anni e mezzo di “dittatura sanitaria” mondiale e strapaesana non è riuscito a creare nulla di unitario, di significativo, di incisivo, di realmente pericoloso per i Mangiafuoco incappucciati delle segrete stanze.

    La buona volontà e la generosità di taluni ha dovuto far i conti coi velleitarismi, i personalismi alllucinatori di tanti, di troppi primattori e capocomici ma anche con la memoria a cortissimo raggio dell’orribile “popolo sovrano”, come sempre dedito allo schiamazzo, alla momentanea mormorazione, alla cagnara sentimentale ma assai poco concreto e continuativo.

    VI prego e ve lo dico col cuore: lasciate perdere e ve lo dice uno che ha guadagnato sul campo i galloni dell’esperienza nel micropartitismo e della “politica come testimonianza”, lasciate perdere, lasciate cadere nei pitali del nulla certi proclami roboanti e gli “abbiamoiniziatounpercorso”, i “simparadallesconfitte”.

    Dalle sconfitte non si impara nulla, al massimo si impara a starsene a casa la sera.

    Ora certamente, nel continuo pendolarismo di un certo modus agendi dei “nostri” commentatori, vedremo nuovi allineamenti meloniani e il continuo proiettare di sogni, elucubrazioni da scrittoio, fini analisi politiche alla bagnacauda o alla “polenta e osei” sull’azioni del nuovo esecutivo.

    Inutile dire come l’entrismo (specie se rimane negli androni e nelle anticamere insieme agli ombrelli fradici e ai cappotti) ben prima che spregevole, risulti inutile.

    “Entrare nella stanza dei balocchi”: un elogio di Don Nitoglia

    Non tragga in inganno il precedente passaggio della Strobosfera: se giocoforza dobbiamo occuparci delle questioni di attualità e di interesse generale, lo facciamo come se ci prendessimo una vacanza, come se ci allontanassimo brevemente dai luoghi abitualmente vissuti e frequentati per poi ritornarci precipitosamente.

    Dove? Nelle piccole e scalcinate periferie ecclesiali dell’integrismo (che in una sorta di inevitabile riorientamento gestaltico diventano il centro irradiante di Tutto), per inseguire ombre nella notte, preparare agguati, tendere trappole, in un grande contorno di facce patibolari, mezzani, tenutari, lacchè fanatizzati e gangsters.

    E proprio per ritornare e per lasciare un segno ad futuram memoriam rei, vorrei approfondire l’opera di un noto scrittore e apologeta “tradizionalista”.

    Non perché sia nostro autore e nemmeno perché sia assiduo frequentatore delle giornate radiospadiste ma mi piace condividere un mio giudizio su Don Curzio Nitoglia.

    E’ evidente che don Nitoglia ed io su tantissimi argomenti possiamo essere d’accordo ma quando ci addentriamo nell’ecclesiologia, nell’analisi del cosa è avvenuto dopo il 1958, divergiamo radicalmente. Lo abbiamo dimostrato entrambi e con passione nelle ”giornate radiospadiste”, lo testimoniano i molti scritti critici del suo pensiero di cui ho disseminato e fatto disseminare la Rete negli anni passati. Rimane però un punto fondamentale per cui ho profondo rispetto per l’opera sua.

    Don Nitoglia non si accontenta delle elaborazioni altrui, dei “punti fermissimi”, delle fossilizzazioni polemiche, delle “messe cantate” dell’integristicamente e del tradizionalisticamente corretto, dei “catechismi fatti in casa”, dei “santuari inviolabili”. Don Nitoglia entra nella “stanza dei giocattoli” altrui, cambia le posizioni degli oggetti, li rovescia, spariglia le carte. Legge, indaga, studia, “volgarizza”, spiega, riapre quel che sembra chiuso, semina dove magari altri hanno coperto il terreno col catrame.

    Radio Spada e l’autunno

    Le stagioni che cambiano per definizione segnano una specie di transumanza nel cammino di una casa editrice come la nostra. Nuovi progetti, nuovi percorsi (di cui sicuramente siete informati), nuovi libri, nuove polemiche ma in fondo, che farà Radio Spada?

    Forse vi sorprenderà la risposta che in fondo, come il refrain di un’antica e bella canzone, si ripete: nulla che non abbia già fatto sinora.

    Continuerà a tenere al centro di tutto l’analisi della “rivoluzione conciliare”, della crisi dottrinale ed ecclesiale, fonte di ogni altra crisi, matrice di ogni sovversione e perversione dei cuori e delle menti. Lo farà senza mettersi giacche e cravatte da “impiegati della Tradizione”, senza “ma noi c’eravamo prima o da prima”, senza stilare prescrittive o proscrittive liste di “buoni e cattivi”, senza portare un ulteriore contributo entropico all’ampia degenerazione del nostro mondo “resistente”: lo farà anche senza inseguire mode transeunti o personaggi del momento (beninteso dando spazio a tutto ciò che accade), senza masaniellismi inutili, senza attivismi sconclusionati e ossessivi, senza mai metterci pennacchi in testa che certamente ci avrebbero attirato consensi (e fatevelo dire da uno che di pennacchi se ne intende, eccome) ma che avrebbero distratto dall’unum nerecessarium della nostra azione.

  3. #273
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    La strobosfera n.15: il senso della nostra battaglia, l’arte di Giovanni Gasparro, l’unicum di Radio Spada



    di Piergiorgio Seveso

    Il senso della nostra battaglia

    Spesso quello che diciamo e facciamo viene spacciato in modo spicciolo come mera “opzione tradizionalistica”, come uno scegliere dettato da gusti o attitudini psicologiche aspetti del cattolicesimo che verrebbero da noi ipostatizzati. Si tratterebbe in ultima analisi di un “picking cherries”, di un cogliere ciliege, quelle più vicine o più comode o più mature.

    La realtà è invece assai più drammatica e abbraccia in sé tutta la nostra esistenza.

    Come mi è capitato talvolta di dire: immaginatevi di essere nella quiete della vostra casa, un Palazzo, una vecchia casa signorile, ordinata, moderatamente impolverata ma pulita. Anche la più piccola cosa ha la sua posizione, un quadro, un marmo, un abat-jour, una decorazione ornamentale, un animale impagliato: tutto è al suo posto, da sempre.

    Ebbene una notte, mentre dormite tranquilli, un branco di predoni, di ladri, di assassini, di tagliagole, da qualche porticina lasciata inavvertitamente aperta e inopinatamente incustodita, entrano nel vostro palazzo. Qualcuno della servitù viene ucciso con il padrone di casa, qualcun altro bastonato, qualcun altro brutalizzato e voi, uno dei figli, con i pochi vostri famigliari e altri servitori fedeli, quasi per miracolo, riuscite a rifugiarvi in un’ala del Palazzo praticamente inaccessibile per i ladroni, una specie di cantina-dispensa semi-sotterranea, senza vie d’uscita e con una sola via d’accesso.

    Impossibile chiedere soccorso: il Palazzo è unico, isolato, fuori dal mondo, da quel momento quella cantina, quell’interrato diventano la vostra casa, ciò che del Palazzo rimane nella disponibilità dei legittimi proprietari. Superato lo sconcerto, il senso di nausea violentissimo, l’angoscia che toglie il respiro, incominciate a sentire quel normale odore di cantina, fatto di umidità e qualche muffa, che sarà l’aria che respirerete, insieme a quella che arriva dalle grate ferrate delle piccole finestre.

    Intanto udite ora in lontananza, ora con la veemenza di un ruggito cavernoso, i rumori dei “Nuovi padroni” del palazzo che spostano, spaccano, bruciano le suppellettili, staccano gli arazzi, fanno strage dei libri della vostra biblioteca, abbattono le statue, danno fuoco alle vecchie sedie per scaldarsi, ridono, fanno ampi bagordi e orge, sfruttando le altre cantine e saccheggiando i forzieri e da ultimo parlano, parlano, parlano continuamente, inebriati dal successo della conquista e del saccheggio.

    Come quando si entra in una stanza buia e piano piano le cose ritrovano i contorni, vi accorgete che un po’ di gente della casa si è rifugiata con voi, si è nascosta con voi in quel luogo sicuro, inaccessibile, inespugnabile e di tanto in tanto qualcun altro arriva, pesto, digiuno, con i vestiti stracciati, qualcuno che è miracolosamente sfuggito ai ciurmadori.

    Da quel momento l’unico orizzonte fisico ed esistenziale è quello di questa cantina seminterrata: impossibile tentare una “riconquista”, “quelli là” sono armati fino ai denti e pronti a qualunque cosa e voi siete pochi e male in arnese.

    Certo, i veri titolari del Palazzo siete voi ma questa titolarità è impossibile da esercitare e persino da dimostrare: si possono certamente tentare sortite, tramortire qualche scherano isolato, recuperare vettovaglie senza farsi troppo notare, liberare qualche schiavo della famiglia ma nulla di più.

    Come dico SEMPRE solo i racconti immaginifici, in questi tempi di universale oblio della ragione e manomissione violentissima della natura umana, riescono a dare pieno gusto e a far assaporare il senso e il giusto di una battaglia.

    Questa è la condizione oggi del cattolico tradizionalista (o se vogliamo “integrale” che forse rende con maggior pienezza il senso di ciò che facciamo), una condizione di minorità, di sostanziale acefalia, di naufragio sociale (al di là delle patetiche suggestioni di insorgenza di taluni predicatori o “intellettuali” del nostro piccolo mondo), una condizione generale di spossessamento e spaesamento rispetto l’”occupante modernista” che col “concilio vaticano secondo” ha generato la più sorprendente sostituzione che la storia umana abbia mai visto.

    Non è un gioco, non è una storia horror per farne un film per Italia1 ma è la nostra vita di ogni giorno.

    L’arte di Giovanni Gasparro

    Non è mistero che io abbia stima e ammirazione per l’arte di Giovanni Gasparro Gliela rinnovo in questa rubrica, riverdendo una passione e una considerazione che ho giù espresso in molte sedi.

    Fuor di ogni artifizio retorico, fuori di posa encomiastica,il Gasparro rappresenta oggi, specie nei suoi quadri più felici, la punta di diamante per la rinascita di una arte figurativa sacra nelle nostre terre. In mezzo ad un deserto di raccapriccianti deformazioni postmoderne e di brutture pastellose e insignificanti, il Gasparro ci riporta alla purezza, al recupero del centro dell’arte tardo rinascimentale e barocca, ovviamente riattualizzata e rivitalizzata nelle concezioni e anche negli estri di un pittore contemporaneo. In questo pieno ritrovarsi della corporeità nella sua traboccante pienezza ma trasfigurata dalla Verità cattolica, vediamo una pista valida per la restaurazione dell’arte sacra, anch’essa immeschinita e imbrattata dalla rivoluzione conciliare, quando sul mondo saranno tornata a brillare come sole radiante le chiavi petrine.

    Non sono queste (per fortuna mia, vostra e del Gasparro) le parole di un critico d’arte ma di franco sodale nella buona battaglia. E’ quindi con questa profonda stima, con ammirazione fanciullesca di fronte alle meraviglie dell’Arte, con cordiale amicizia, arricchita da amene e al contempo profonde conversazioni e condivisioni negli anni delle prove e delle sanguinose battaglie, che vergo queste righe nella Strobosfera.

    L’unicum di Radio Spada

    Anni fa un tizio che mi intervistò con dovizia di dettagli e poi ritirò l’intervista, come una Maddalena pentita da burletta o una Donna Violante mistico-sensuale nei film di de Sica, disse che noi dicevamo “le stesse cose degli altri”.

    Si sbagliava di grosso: Radio Spada (sia come blog che come casa editrice) svolge, con le sue peculiarità e i suoi limiti, un ruolo unico all’interno della schieramento cattolico antimodernista (chiamatelo integrista o tradizionalista, son questioni importanti ma essenzialmente filologiche) di lingua italiana, sia contro i suoi nemici esterni (neomodernismo, liberalismo, massonismo, genderismo, sovversione genericamente intesa) e i suoi nemici interni (tradizionalismo degenere o spurio, rissosità entropica, microparrocchismo di ritorno caporionismo settario).

    Che questa unicità possa infastidire e produrre moti inconsulti di reazione ostile e a volte un generale ACCECAMENTO dei cuori e delle menti è comprensibile, lecito ma ma non accettabile, dal punto di vista della legittimità. Ci consola però pensare che accanto a odi inestinguibili, esacerbati e forse anche inclini alla marcescenza, incrociamo grandi amori e affetti di amici e sostenitori che sono, accanto alla spinta sovrannaturale della nostra azione, il motore più potente e inesauribile di Radio Spada.

  4. #274
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    La strobosfera n.16: nuova legislatura e totalitarismo liberale, sessant’anni di “Concilio”, Gomez Davila rivisitato



    di Piergiorgio Seveso

    Nuova legislatura e totalitarismo liberale

    Ci scuserete i consueti ritardi nell’arrivo di una nuova puntata di questa rubrica ma l’urgenza dell’attualità ci ha costretto a posticiparla: siamo però certi che sarete sopravvissuti a “tanta” orbata solitudine.

    Di solito i discorsi dei presidenti provvisori del Senato italiano sono un po’ come i discorsi di accettazione degli Oscar alla carriera nella fabbrica dei sogni (e degli incubi) hollywoodiana.

    Qualche grata banalità, vecchi arzigogoli da parte di protagonisti arzilli e canuti, qualche “saggio” consiglio e poi la politica politicante dei lenoni e delle peripatetiche passa subito ad altro.

    Non è stato esattamente così per il discorso “agghiacciante” della senatrice a vita (ridateci Trilussa!) Liliana Segre: l’aula “sorda e grigia” compatta nell’apprezzamento, fazzoletti per asciugare le umide ciglia, giornalisti in estasi e levitazioni multiple, barbuti e sulfurei presidenti entranti anch’essi egualmente grati e devoti alla “presidente morale” di tutti gli italiani.

    Quale debba essere l’attitudine di un cattolico che si dice e voglia essere (almeno) tradizionalista di fronte a questo mesto spettacolo mi pare evidente e rimarcabile senza soverchi giri di parole.

    Totale estraneità, totale misconoscimento dello sciorinamento valoriale eseguito dalla senatrice Segre, totale apotia ovvero non bere nemmeno una stilla dal poculum, dalla coppa avvelenata del totalitarismo liberale.

    La nostra libertà (che è la libertà del TUTTO) è ovviamente altrove, non ha rappresentanze nelle camere subalpine, non trova voce in questi esponenti del totalitarismo liberale, in questi incensatori di Astarte e Baal nel “Tempio della democrazia”, in questi azzimati cantori del feticcio della sovranità popolare, in questi cultori del Libro (che non è nemmeno una Bibbia fraudolenta e manomessa della Cei ma una costituzione falsa e bugiarda) e non trova nemmeno brandelli e lisi cenci di opposizione in questa nuova legislatura.

    Ma si sa, il “tradizionalista medio” (lo si dica anche con affetto verso tutti noi, imbarcati su queste sgangherate scialuppe della Fede cattolica romana) è un po’ come un buon cane: con qualche carezza ed una ciotola di croccantini (scaduti) si affeziona subito, si fidelizza nell’Infedeltà.

    Quasi sempre la realtà (che non è il realismo e nemmeno la realpolitik) si rivela più amara, crudelmente desertica, acuminatamente spigolosa e il sussiego tronfio di certi commentatori tradizionalisti si rivela vana sicumera, sgomitamento alla ricerca di inane visibilità, pittoresca costruzione di castelli di sabbia nelle spiagge vuote del fine stagione.

    E quando il nuovo presidente della Camera italiana (peraltro largamente migliore dei suoi predecessori ma in fondo ci voleva davvero poco) si inchina reverente a Bergoglio, “guida spirituale della maggioranza degli italiani” mostra tangibilmente l’afasia, l’indicibilità, l’impraticabilità assoluta del cattolicesimo integrale nelle aule parlamentari oggi.

    Per questo senza “rimboccarci le maniche” in svianti e ingannevoli collateralismi, senza nulla concedere ad un conservatorismo benpensante (che non ha nemmeno l’acutezza disincantata di Longanesi o la profonda onestà di Guareschi) e che non restaura il bene ma al massimo consolida il male come fatto compiuto, continueremo a costruire e seminare fuori dalla dittatura delle tre R (Risorgimento, Resistenza, Repubblica) la nostra Libertà che non è (e lo ribadisco per tutti i miopi di ritorno in questi anni di crisi vaticanosecondista) la libertà delle cappelle ma la Libertas Ecclesiae.

    Sessant’anni di Vaticano II: un piccolo promemoria

    Di fronte al “concilio vaticano secondo” ancora oggi c’è chi plaude ai cambiamenti, alle “variazioni” (avrebbe detto Romano Amerio, eminente storico della crisi della Chiesa nel “Post-Concilio”), considerandole provvidenziali e frutto di una continuità mutevolezza della Chiesa cattolica stessa, e quasi invocandone sempre di nuove e di ulteriori.

    C’è chi si ferma pensoso, condanna gli abusi maggiori, cerca di trovare scusanti o motivazioni per ciò che pare non avere senso, si affida a questo o quel gruppo, a singoli rappresentanti dell’Episcopato, per cercare di trovare un modus vivendi tra il cattolicesimo di sempre e le degenerazioni dell’oggi.

    C’è chi disgustato e ferito da certe prese di posizione e da certi gesti, rifiuta in tronco la dottrina e funzione redentivi della Chiesa, ritenendo quasi questi ultimi decenni il disvelamento di una falsità congenita nell’istituzione stessa e nel figura del stessa del suo Divino Fondatore.

    C’è chi invece (ed è anche il sommesso ma chiaro parere di chi scrive) ritiene che quello avvenuto nel 1962-65 sia stato storicamente la Rivoluzione all’interno della Chiesa stessa, ossia un evento traumatico e violento che ha di fatto tentato (e ad uno sguardo esteriore c’è riuscita) di inserire all’interno del Magistero della Chiesa dottrine, ideologie, attitudini e comportamenti che non solo le sono sempre stati estranei ma che contraddicono ciò che nella Chiesa si è sempre creduto, tenuto, predicato e fatto.

    Il “Concilio vaticano secondo” non ha quindi portato a termine un aggiornamento, adattando antiche formule ad una forma più attuale e interessante per l’uomo moderno ma ha, di fatto e di diritto, rivoluzionato e adulterato una corretta concezione della Chiesa in relazione a sé stessa, alla società in cui si trova ad operare, alle altre religioni (in special modo i sedicenti “grandi monoteismi”), alla propria liturgia, all’interpretazione dei testi sacri.

    Durante“il concilio” una minoranza di vescovi progressisti, sostenuti da Giovanni XXIII prima e da Paolo Vi sia riusciti a mettere in scacco una forte maggioranza di vescovi legati alla Teologia Cattolica e non alle concezioni rivoluzionarie dei teologi novatori (i padri Congar, Rahner, Chenu e altri ancora)

    Tant’è che non a torto si parla di una condotta apertamente golpistica tenuta dagli episcopati progressisti all’interno del concilio.

    Molti hanno analizzato i grandi errori dogmatici del “Vaticano II” (tra cui spicca certamente l’eresia della “libertà religiosa”, già condannata da Pio IX, e presente invece in “Dignitatis Humanae”, l’eliminazione del Deicidio in “Nostra Aetate”, la radicale mutazione della concezione della Chiesa e del Primato pontificio in “Lumen Gentium”, lo scardinamento della posizione della Chiesa nella società in “Gaudium et spes”, l’abuso del ruolo del laicato in “Apostolicam actuositatem”)

    In ultimo al “Concilio” è seguita (e come in ogni rivoluzione le conseguenze travolgono anche le più miti premesse) una radicale riforma della Santa Messa, tale da mutarne radicalmente struttura, natura e finalità. (trasformando il severo Sacrificio della Messa in latino in un ritrovo conviviale in lingua quotidiana, spesso di dubbio gusto e con notevole predisposizione all’invenzione liturgica).

    Per tacere della riforma dei rituali e del nuovo “codice di diritto canonico”del 1983 (anch’esso figlio del “Concilio”).
    È evidente che l’obbedienza al magistero della Chiesa per un cattolico è essenziale ma quando risulta evidente alla ragione, al cuore, soprattutto al sensus Fidei, un generale processo autodemolitivo della Chiesa), la palese trasformazione della Chiesa, società perfetta, autonoma e sovrana, finalizzata alla Redenzione degli uomini, in un mero ente filantropico, debole e spesso prono nei confronti di certi poteri e di certe idee, il cattolico ha il dovere di essere pienamente cattolico, allontanandosi moralmente e fisicamente dall’errore e da chi lo insegna.

    Gomez Davila rivisitato

    “Quel che dice il radiospadista non interessa mai a nessuno, nè quando lo dice, perché pare assurdo, né dopo alcuni anni, perché pare ovvio.”

  5. #275
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali


  6. #276
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Lontani da Babele ma senza amarezza: lettera di Natale a benefattori e malfattori (di P. Seveso)



    Cari amici, lettori, benefattori e malfattori di Radio Spada,

    dopo un anno particolarmente intenso e vivace, mi corre l’obbligo piacevole di inviarvi una breve lettera augurale in concomitanza con la Natività di Nostro Signore e con la fine dell’anno civile.

    Chi mi conosce bene sa quanto io rifugga da una certa fragorosa festività natalizia, una certa sguaiata maniera di vivere l’Avvento come fosse un immenso slalom gigante tra aperitivi, cene aziendali, addobbi Swaroski, mercatini, renne con campanelli e movida gelida nelle strade dello shopping. Per me il Natale è trepido nascondimento, gioia segreta, silenzioso abbandono, fioca luce nelle tenebre accanto alla mangiatoia regale di Betlemme (Terra Santa).

    Per questo non indulgerò a trattare dei temi connessi all’Incarnazione di Nostro Signore, già ampiamente trattati sul nostro blog, vera miniera di informazione e di FORMAZIONE per le anime di moltissimi. Dirò però due parole sulla nostra casa editrice che ha continuato il suo lavoro con passione infaticabile e senza soluzione di continuità negli ultimi dodici mesi. Al lavoro editoriale (ormai ottantacinque i libri stampati, a proposito: sono gli ultimi giorni della vantaggiosissima promo natalizia… approfittatene!), alla complessa gestione di un’ attività gestionale si è affiancato un continuo lavorio di cura libraria che ha riportato alla luce tanti capolavori della letteratura e della saggistica cattolico romana, capolavori ripuliti, riordinati e portati al pubblico in una veste grafica bella, non banale, talvolta persino “artistica”. Alle opere dei grandi del passato si sono affiancate e si affiancano le opere dei giovani talenti, delle nuove voci del cattolicesimo integrale, sicura speranza per l’avvenire di queste nostre battaglie.

    Sul nostro blog, sulle nostre pagine social, sui nostri canali ogni giorno, ogni ora, OGNI ISTANTE abbiamo lasciato un segno, indicato una direzione, tracciata una via sicura non solo per la santificazione cristiana di ognuno ma anche per il corretto posizionamento di coloro che vogliano rimanere cattolici oggi di fronte alle aberrazioni del “cattolicesimo conciliare” ma anche nella politica, nella società, nella letteratura, nelle arti, nei costumi. OGNI ISTANTE siamo stati ingiuria vivente al modernismo trionfante, ai suoi lacchè e scherani, impietosi coi predoni, amorevoli verso gli ingannati, i traditi, verso le vittime portate inconsapevolmente al macello.

    L’abbiamo fatto senza concedere nulla al fronte del Male ma al contempo senza nulla concedere alla Babele sistemica seguita alla cacciata dei Pastori, sostituite da pallide figure di mercenari. A questa Babele, fatta da giullari, profeti alla fra’ Cipolla, pitonesse, spiritualisti anonimi, teologi della porta accanto, apostoli da account, Radio Spada ha sempre preferito, anche nella complessità e nell’assoluta anormalità dell’epoca che stiamo vivendo, la prudenza, la forza, la rigore della Teologia romana senza per questo precluderci la possibilità di spaziare in ogni ambito, con una libertà che sia figlia dell’Ordine.

    Siamo stati in pochi a mantenere la posizione in questi anni, siamo stati in pochissimi a mantenerla in un certo modo e con uno stile che sapesse coniugare efficacemente ed in maniera duratura la piuma e lo scudiscio. Lo sanno a memoria le schiene dei nostri nemici cui auguriamo, egualmente e con il medesimo affetto, le cose migliori per l’anno che verrà.

    Radio Spada nel 2023 entrerà in una nuova fase della sua vita: come ogni organismo vivente, dobbiamo crescere ed andare avanti. Ogni scommessa è stata vinta, ogni trappola scoperta, le mani, cupide di morte, qui “petebant animam pueri” sono state spezzate. In ultima analisi moltissimo è stato fatto e questo nessuno potrà cancellarlo ed oscurarlo ma altrettanto resta da fare e sono certo, anche in una nuova declinazione, Radio Spada potrà proseguire con rinnovata lena il suo cammino.

    Voi continuate a sostenerci con il Vostro affetto naturale e sovrannaturale, con il Vostro contributo intellettuale e morale, con il Vostro sostegno negli acquisti e nella propagazione delle sementi radiospadiste, con le Vostre preghiere che sono per me le pietre più preziose.

    Adveniat Regnum tuum! Adveniat per Mariam!

    Piergiorgio Seveso, FF Presidente SQE di Radio Spada, 13 dicembre 2022, Santa Lucia – infra l’Ottava dell’Immacolata

  7. #277
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    La Strobosfera n. 17: In morte di Joseph Ratzinger, il “migliore dei loro”. Ovvero: quello che pochi scrivono.



    dì Piergiorgio Seveso

    Non sorprenda il silenzio sostanziale di Radio Spada in questi giorni: abbiamo parlato per dieci anni su questi argomenti e potevamo permetterci di tacere, affidando a Dio l’anima del noto teologo bavarese.
    Se però volgiamo intorno lo sguardo, uno spettacolo inequivocabile aggredisce e atterrisce i nostri occhi. Memoria corta, relativismo di ritorno, volatilità sentimentale, logorrea apocalittica, non essere mai sul pezzo al momento giusto: il “tradizionalismo cattolico medio” di lingua italiana mostra in questi giorni tutti interi i suoi limiti, la sua miccia corta nella triste evenienza ormai prevedibile ed ineludibile della morte di Joseph Ratzinger (Benedetto XVI).

    Una prima premessa è che certamente qualunque parola scritta, men che meno da un privato cattolico non si possa sostituire al Giudizio di Dio che solo “conosce le reni e i cuori” di ognuno ma questo non esclude che si debbano proferire giudizi adeguati e secondo giustizia (non secondo i nostri gusti o simpatie) su personaggi pubblici che tanto hanno inciso sulla vita della Chiesa e sui destini escatologici dei singoli.

    Una seconda premessa è che, malgrado Ratzinger abbia fatto “scoprire” il “cattolicesimo” e la “tradizione” a molti (e di tutti rispettiamo, almeno per affettuosa cortesia, il percorso di “conversione” individuale), verrebbe però da domandarsi a quale cattolicesimo, a quale tradizione abbia chiamato, a quale “straordinaria” Messa, a quale mensa teologica abbia invitato, a quali fonti abbia fatto abbeverare. E se tanti piangono (alcuni sinceramente, altri in maniera nettamente coccodrillesca), bisogna che qualcuno non pianga affatto e tenga ciglia asciutte e occhi aperti sulle attuali contingenze e su “canonizzazioni” e “addottoramenti” forzati e forzosi, sui “santi subito” che ci riportano alla mente il terrificante aprile 2005. E quelli siamo noi, dobbiamo essere noi, dovremmo essere almeno noi di Radio Spada, insieme ad altre poche benemerite eccezioni.

    Anche allora, dopo la morte di Giovanni Paolo II furono in pochi a rimarcare i gravissimi errori dottrinali, di prassi ecclesiologica ed ecumenista, di weltanschauung filosofica e di azione di governo del polacco, in mezzo ad universale e avviluppante oceano di melassa. Il medesimo spettacolo si ripete diciassette anni dopo, implementato dai social media, da una rapidità dello scrivere che raggiunge il parossismo, da un web che diventa la via di mezzo tra un bagno pubblico ove scrivere sconcezze o ridicolaggini col lapis o un circolo di cuori infranti all’americana dove piangersi addosso. A questo si aggiunga l’unicum di un successore, apparentemente diverso ed “estroverso” ma sostanzialmente contiguo, già appoggiato alla Cattedra di San Pietro da quasi dieci anni, che sta per funerare, sotto ogni punto di vista, il predecessore sotto l’abside del Bernini, sfigurata da tanto sfacelo.

    Anni e anni di articoli, conferenze, saggi, convegni per denunziare la “strana teologia” del bavarese, le Assisi rinnovate, gli amori ancillari con Sinagoghe e templi protestantici, la papicida e reale abdicazione, più di cento pagine di approfondimento solo sul nostro sito, debbono forse impallidire di fronte ad uno triste e frettoloso catafalco stile Ikea, imbastito nella basilica Vaticana? Ci deve essere qualcuno a dirlo? Ci deve essere qualcuno a scriverlo o a tutti trema la mano e si intorbida lo sguardo? Qui si gioca la partita tra un tradizionalismo o meglio un integrismo che non cessa di essere bambinesco, disfasico, ciarliero, inconcludente, puramente accademico o distratto e con un inconfessabile complesso di inferiorità verso le “gerarchie moderniste” o uno maturo e sensato che ribadisca senza pressapochismi, velleità narcisistiche o avventurismi inutili (e capite benissimo a che cosa mi riferisca) la crisi abissale e verticale che stiamo vivendo.

    Joseph Ratzinger è stato quasi certamente il migliore dei LORO, un Ecolampadio del neomodernismo, un nuovo Hegel per la filosofia cristiana post “Vaticano II”, uno Swedenborg della spiritualità cristianoide, una figura, pur se umanamente gentile e affabile, sinistramente titanica e culturalmente imponente: ora gli è succeduto e gli succede un neomodernismo più agile, volgare e dozzinale, un neomodernismo per rudi e plebei, per rotocalchi e per parrucchiere delle periferie esistenziali che certamente ha modulazioni diverse, tratte però dal medesimo spartito. E cessata la sbornia esequiale, la Rivoluzione conciliare riprenderà il suo naturale cammino.
    Appunto però è dovere morale ribadirlo: era il migliore dei LORO, non dei nostri. Se la Corte celeste, la persona unanime del Papato Romano, i dottori e i theologi probati del passato prossimo e remoto sono parte integrante della nostra Acies (quella vera, non quella in doppiopetto grigio), spesso (e oggi più che mai) può sembrare che le nostre fila siano caratterizzate da soverchia e regressiva debolezza, endemica rissosità, confuse glossolalie, autocefalie grottesche. Non costringeteci quindi a dire come il maggiore Kruger nell’ultima scena del ponte di Remagen: “Chi è il nemico?”.

  8. #278
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    La Strobosfera n. 18: La Cattedra diroccata e una felice assoluzione



    di Piergiorgio Seveso, FF Presidente SQE di Radio Spada

    La Cattedra diroccata come dissi in una vecchia conferenza sulla costituzione “Pastor aeternus” del Concilio Vaticano, tenuta dieci anni fa all’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano: “E quale è l’unica Cattedra di Verità su questa nostra martoriata e putrescente terra? E’ la Cattedra di Pietro. E questa cattedra rimanda al supremo Istitutore, al suo Divino istitutore ovvero Nostro Signore Gesù Cristo. Il Vicariato di Pietro è il punto nodale, il perno, la chiave di volta dell’intera chiesa cattolica”.

    Mai come in questi anni è stato tangibile quanto sia stata attaccata, destrutturata e, se ciò fosse umanamente possibile, annichilita questa Cattedra. La prima onta e la più sostanziale è quella venuta da coloro i quali si sono ritrovati seduti su quella Cattedra durante e dopo il “concilio vaticano secondo” con un “magistero”, miasmatico e modernistico coagulo di verità ed errore, di verità di Fede e di costrutti eterodossi, di “cattolicesimo aggiornato” e vanificata pietà. La seconda onta (minore) viene oggi spesso dall’ignoranza dilettantesca, dall’insipienza pressapochista, dalla parresia dissennata di chi resiste MALE alla “rivoluzione conciliare”, dall’incontinenza verbale di chi esprime assertivi e irrevocabili giudizi in tempo reale su materie, persone, fatti mai nemmeno lambiti dall’approfondimento e dalla riflessione. Se talvolta tacere è delittuoso, starnazzare e gloglottare all’impazzata su temi tanto delicati e decisivi è perlomeno dannoso e inopportuno. Si butta spesso il bambino della “teologia romana” e del magistero pontificio con l’acqua sporca del “papato eretizzante”, altre volte non si lava nulla, magnificando acque che farebbero impallidire le fogne a cielo aperto di un megalopoli del terzo Mondo. Altre volte si magnificano saponi e detergenti-placebo che non lavano, impregnando solo l’aria dell’olezzo di fiori marci di un estetismo degenere e di un conservatorismo minimalista che non va al cuore dei problemi. Per tacere di balie e lavandaie improvvisate e innalzate da blog tradizionalisti e siti tremebondi ed intrinsecamente muliebri a defensores Fidei et tutamina Christianitatis.

    In tutto questo “darsi sulla voce”, in questo continuo rincorrere sensazionalismi, in questa spasmodica e affannata ricerca di punti di riferimento, la Cattedra di Pietro sta lì derelitta, danneggiata, algida ed oscurata, ma non distrutta e non distruggibile. Se parla e tuona attraverso le voci del passato (per chi sa udirle), per il resto oggi tace, assediata dal brusio di voci solo umane che le stanno attorno e TUTTA l’umanità geme, nei languori e nei dolori dell’agonia e della dissoluzione, per questo silenzio. Siamo però certi, in virtù delle infallibili promesse del Divin Salvatore, che questa voce tornerà a risuonare, ora come melodia soave, ora col rimbombo di bellici tamburi, nel proscenio della storia della Chiesa.

    Una felice assoluzione il 17 gennaio 2023, Sant’Antonio abate, cui i popoli cristiani affidavano i propri animali, ha avuto pietà di questo “cattolico belva”, per citare l’indimenticato scrittore toscano Domenico Giuliotti. Sono stato infatti assolto “per non aver commesso il fatto” da una corte d’appello di Milano. Nel primo anniversario della mia condanna in primo grado scrissi queste poche righe. “Un anno fa venivo condannato a due mesi di carcere e svariati denari di multa per alcuni commenti fatti da visitatori sul sito di Radio Spada. Si tratta della mia prima condanna per radiospadismo, un’inezia e quasi una sciocchezza rispetto alle persecuzioni (vere) subite dai cattolici ad esempio durante e dopo la Rivoluzione italiana o “risorgimento” (cito quelli perchè se ne parla poco). In attesa dell’appello ringrazio chi mi aiuta in questi frangenti giudiziari e la Provvidenza per questa (piccola) prova che però non mi ha tolto nè un briciolo di voglia di fare, nè un attimo di buon umore, nè un secondo di sonno. Basterebbe questo dire che le contingenze non mi hanno nè piegato, nè domato. Grazie a quanti mi hanno incoraggiato verbis et factis in quest’anno”.

    Così scrivevo e oggi rinnovo quelle parole di gratitudine e di amicizia, confortato da un’assoluzione che certifica la mia estraneità ai fatti che mi venivano addebitati ma non la mia estraneità rispetto la Buona Battaglia. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso affetto, vicinanza e solidarietà, chi, magari con discrezione, ha fatto la cosa più importante che potesse fare: ha pregato per me perché non perdessi dignità, coraggio e lieto animo.

    Come diceva il mio caro amico Andrea, recentemente e felicemente assolto in un processo che lo riguardava, le sentenze dei tribunali umani non cambiano la consapevolezza che uno ha di sé di fronte a Dio (l’unico di cui si debba temere VERAMENTE e VIVAMENTE il Giudizio) e alla propria coscienza ma possono essere piccole prove che incrementino in noi una pia accettazione dei disegni della Provvidenza. Per questo ringrazio di tutto cuore e con grande sincerità chi mi ha messo in questi affannosi frangenti ma anche chi, con ingegno, preparazione e maestria da principe del foro, mi ha aiutato a recuperare, un po’ come la casta Susanna, la mia legale innocenza.

    Questi sentimenti che cerco di coltivare ogni giorno non mi fanno dimenticare di essere, pur con tutti i miei limiti, un “guelfo nero”. E lasciando parlare per un attimo il Guelfo nero che è in me non posso ignorare che in certe oscure spelonche, in alcuni impolverati ripostigli, in taluni vituperosi atelier di un certo tradizionalismo o integrismo cattolico di lingua italiana si sia ampiamente tifato, si sia largamente confidato in una mia condanna che si sarebbe in qualche modo riverberata sulle attività di Radio Spada.

    Ebbene, carissimi amici, per stavolta vi è andata male. Alla prossima!

  9. #279
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Strobosfera n. 19: dieci anni con Bergoglio, dieci anni di errori “trad”



    di Piergiorgio Seveso

    Il decennio bergogliano si è impresso con la forza devastante di un nuovo Vajont sulle fragili casupole del cattolicesimo romano rimaste in piedi dopo il “gran Concilio”: la cosa era già apparsa evidente la sera di quell’algido 13 marzo 2013.

    Come dissi quella sera ad un redattore al telefono: “Si tratta solo di vedere se sarà un nuovo Wojtyla pittoresco o un nuovo Roncalli”. Per sfortuna del Corpo mistico era chiaramente il secondo caso: si trattava di un nuovo traslocatore, di un nuovo “Nauta” in salsa piratesca e predonesca che avrebbe condotto la “chiesa ufficiale” su nuovi lidi, alla riva di nuovi continenti sconosciuti.

    Evidentemente accanto a questo gran male oggettivo si è però associata una chiarezza benefica e solare, tale da togliere molte remore ai dubbiosi, agli incerti, agli inebetiti dalle malie ratzingeriane. Il mondo tradizionalista, lungi però dal trarne i tanti auspicati benefici, ha scontati tutti i difetti tipici di un esercito in ritirata e senza Duce (non parliamo dell’agitatore sociale di Predappio ma del Papa).

    Li vogliamo elencare?

    Attendismo entusiasta e vagamente millenarista (“Non importa, il futuro è nostro, la belva degli ultimi rantoli, il domani appartiene a noi, Viva la Tradizione”), attendismo diplomatico in attesa di tempi migliori o meno peggiori (sognando restaurazioni nascoste negli armadi della sagrestie di qualche cappella periferica sovravissuta a Traditionis custodes, tra odore di canfora e di albume d’uovo).

    Appellomania, correzioni filiali, fraterne, amicali, parentali (inutili, inefficaci, svianti, distraenti, comode liste di proscrizione e di sbeffeggio nelle mani del Tiranno).

    Argomento di discussione, vasti sospiri, ampie recriminazioni per conservatori annoiati dalla vita all’ora del thè delle cinque.

    Furia iconoclasta e pornolalia antibergogliana: tutti abbiamo almeno un conoscente nel suburbio tradizionalista che ci ha gridato perentoriamente (magari tramite Web) che Bergoglio è l’Anticristo o mille altre ingiurie di ogni tipo. Se alcune affermazioni possono essere oggetto almeno di un dibattito (non concitato, non parossistico, non con la bava alla bocca), altre invece erano solo manifestazione del grande disagio di un minoranza rumorosa, verbosa e inconcludente, in ultima analisi messa all’angolo dalla Storia della rivoluzione. A questa escalation verbale, nemica della Carità, si aggiungeva quasi sempre un oblio dissennato del passato prossimo, nemico della Verità, che poneva i predecessori dell’argentino in una luce angelicante e nostalgica. Si tratta ovviamente di un falso dilemma in cui i due corni (rifiuto del bergoglismo e rifiuto del modernismo precedente), ben lungi dall’escludersi, si dovrebbero virtuosamente compenetrare ed amalgamare.

    Attivismo sfrenato: “dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa” per citare un vecchio sketch manzoniano del trio Solenghi-Marchesini-Lopez. Ben lungi dal criticare le molte buone (o discrete) cose messe in campo in questi anni da amici o associazioni amiche, abbiamo anche assistito a chiamate alle armi micropartitiche dagli esiti inevitabilmente irrisori, a collateralismi integristi a partiti platealmente liberali che forse vorrebbero cullare l’ego e le (grosse) ambizioni dei singoli ma si rivelano di esemplare comicità.

    Se dal temporale passiamo allo “spirituale” una menzione d’onore va per i “conclavi” fatti in albergo per risolvere, democraticamente, il problema dell’autorità in seguito all’elezione di Jorge Mario. Come in una grande parodia, alla fine l’eletto non è stato un buffo “Pope” Micheal o un sinistro “Pietro III” ma lo stesso Bergoglio che avrebbe ritrovato legittimità da un “conclave” di privati fatto in una cabina telefonica. Persino per il tradizionalista medio l’evento superava il livello di cloroformizzante assuefazione che stiamo vivendo ed è stato quindi subito rimosso dalla memoria collettiva perché scomodo per tutti, repellente come un gatto morto visto per strada.

    Il problema dell’Autorità rimane drammaticamente intatto e si spera che le legittime e approfondite dispute possano sopravvivere a tanto scempio. Per aggiungere una nota lieta, in tanta mestizia, o perlomeno efficace nell’ironia aggiungo un filmato, realizzato da giovani integristi americani per il decennale bergogliano, dedicato a Jorge Mario e predecessori modernisti sulle note della nota canzone di Steve Aoki e AJR “Pretender” (Impostore). Ciò che colpisce nel testo è che “Bergoglio cantante” dica a ciascuno di noi. “Sono un bravo impostore proprio come te” in una comune chiamata di correità modernistica. Voglia il Cielo che questo non sia mai il nostro destino. Sub tuum presidium confugimus, Sancta Dei Genitrix.



    Sono un bravo impostore / Verrai a vedere il mio spettacolo, vero? / Ho un sacco di problemi / Bene, meno male che nessuno lo sa

    Oh, sono insicuro, sono insicuro / Penso che mi piaccia quello che DOVREI essere / proprio per quello che DOVREI essere / Non mi occupo nemmeno di droghe / Lo faccio perché dici che è stupido (2 volte)

    Sono un bravo impostore / Non sono davvero “cool” / Sono un bravo impostore / Perché sono proprio come Te / Io non appartengo a questo posto / Chiaramente come tutti voi / Ma sono un bravo impostore / Quindi sono proprio come…

    Sono un bravo impostore (due volte) /

    Sono un bravo impostore / Tutti i nostri movimenti sono sincronizzati / Non pensare che io sia intelligente / Ridiamo delle stesse cose /

    Oh, sono insicuro, sono insicuro / Penso che mi piaccia quello che DOVREI essere / proprio per quello che DOVREI essere / Non mi occupo nemmeno di droghe / Lo faccio perché dici che è stupido (due volte)

    Sono un bravo impostore / Non sono davvero “cool” / Sono un bravo impostore / Perché sono proprio come Te / Io non appartengo a questo posto /Chiaramente come tutti voi /ma sono un bravo impostore / Quindi sono proprio come…

    Sono un bravo impostore (due volte) / Sono proprio come te, ti piaccio anche io? / Ora sono proprio come Te / Sono un bravo impostore

    (Traduzione a cura di Piergiorgio Seveso)

  10. #280
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,258
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Strobosfera n. 20: Il Sole brilla sempre su Rubiera



    di Piergiorgio Seveso

    Nel riorganizzare le puntate di questa rubrica che riflette fedelmente le nostre piccole e grandi battaglie quotidiane, non posso che imbattermi nel convegno che le Edizioni Radio Spada terranno a Rubiera (Reggio Emilia) il 1° maggio 2023. Potrebbe essere facile pensare che la nostra “giornata di cultura radiospadista” sia solo un appuntamento autocelebrativo di una casa editrice integrista, una kermesse nella sonnolenta campagna reggiana, un tagliando da staccare sempre uguale a se stesso, un ritrovarsi marginale di emarginati e sconfitti, di vinti borbottanti e di irranciditi “tagliati fuori”.

    Potrebbe essere facile ma non corrisponderebbe alla realtà dei fatti ed una volta tanto, deposte le pur sempre necessarie modestie, giova ribadirlo e scriverlo ad futuram memoriam Rei. La crisi della Chiesa cattolica che stiamo vivendo da decenni e decenni è infatti unica, imparagonabile per intensione ed estensione, per durata ed impensabili effetti rispetto a qualsiasi altri episodio storico precedente. Ben lungi dal produrre dubbi di fede o nefaste e irrevocabili apostasie alla ricerca di un “cristianesimo puro” che non solo non esiste ma che conduce ad ulteriori disordini e impurità, ribadiamo che il nostro posto è qui, non dissimilmente dalla sentinella di Pompei, fedeli al Cattolicesimo romano onde Cristo è romano, alla sua storia (tutta), alla sua Tradizione (non solo costante e quodubiquitaria ma anche attualizzata dalle inesorabili cogenze storiche).

    Ribadita questa fedeltà, non solo di parole anche di opere e di pietà, ogni atto di testimonianza e resistenza al male dilagante, al tradimento degli ignavi, dei pavidi, degli accomodati, diventa non solo necessario ma a suo modo eroico e certamente UNICO. Guardatevi intorno, fate correre lo sguardo titubante nelle desolate steppe, nelle marziane e rosse tundre del cattolicesimo militante, togliete tutti i fronzoli, lavatevi via dalla faccia i belletti, le ciprie in qualche caso i mascara auto-consolatori di un “cattolicesimo conservatore” che riesce solo a servire insieme, come Arlecchino, Cristo e Belial, facendo il “sindacalismo” della Tradizione nel gran parlamento della Rivoluzione conciliare. Se farete questo, vedrete il gran deserto che avanza nelle anime e nel corpo sociale, Novus ordo dopo Novus ordo, indulto dopo indulto, compromesso dopo compromesso, cedimento dopo cedimento.

    In questo deserto, dilatato nel tempo di questi lunghi anni, ogni episodio di resistenza e fedeltà alla dottrina cattolica, sia nel campo più strettamente religioso che in quello apologetico e controculturale, diventa UNICO ed anche esemplare e storico (di una storia ancora da scriversi compiutamente). Anche una giornata di studi come la nostra diventa quindi come una sorgiva d’acqua pura in un’oasi, non un’illusione, non una “fata morgana”, non “vetracci” che imbambolano gli sciocchi ma la cruda concretezza di ritrovare quel che resta del cattolicesimo romano (pur con le sue comprensibili diversioni, con i suoi ineludibili frastornamenti, con le sue inevitabili dissensioni) nel grande mare del Nulla.

    Anche questa è l’Ottava giornata di cultura radiospadista di Rubiera che si terrà nella festa di Santi Filippo e Giacomo (Primo maggio 2023) in questa lettura che non è per nulla mercatoria o pubblicitaria ma drammaticamente descrittiva. Venendo e partecipando farete certamente un torto al Neomodernismo trionfante, alle sue “Autorità” e alle sue dottrinte tutte umane, farete anche un torto all’orticellismo e al microcefalismo tradizionalista che vede nel simile non un alleato o un sodale ma un nemico da inceppare, travagliare o abbattere, ma non farete un torto a voi stessi e alla vostra crescita spirituale e intellettuale.

    La giornata si aprirà con una tavola rotonda alimentata dalle domande del pubblico (col metodo consolidato del biglietto scritto, raccolto prima del dibattito). Su questa prima fase al momento non possiamo dirvi di più. Al pomeriggio seguirà il caleidoscopio radiospadista, ovvero una serie di interventi individuali fatti dagli oratori sui temi più svariati. Gli ospiti saranno tanti: Aldo Maria Valli, don Daniele di Sorco, Ilaria Pisa, Cristiano Lugli, Luca Fumagalli, Massimo Micaletti, Monica Gibertoni, Martino Mora, Gianluca Pietrosante, Andrea Giacobazzi, Lorenzo Roselli, e ovviamente il sottoscritto.

    Fra qualche giorno il programma definitivo. Ah, ricordate: i posti a disposizione sono tanti ma non infiniti. Meglio prenotarsi per tempo.

    Questioni tecniche:

    Il pranzo si svolge presso: SIDER PARK, Rubiera (RE), via Contea angolo via del Ponte, 4/A;
    Il costo per il pranzo e i servizi della giornata è di 31 €, per i ragazzi fino ai 12 anni si può usufruire del prezzo agevolato a 16 €. Per chi desidera, è possibile versarli anticipatamente;
    Chiunque avesse problemi connessi a intolleranze, allergie, o qualunque altro tipo di preclusione alimentare è invitato a segnalarlo già nel momento della prenotazione;
    Per chi volesse pernottare è possibile, attraverso la struttura del Sider Park, ricevere la segnalazione degli alberghi convenzionati;
    Fondamentale prenotarsi: 366 2949035 (anche Whatsapp) – radiospada@gmail.com;
    Saranno presenti i banchetti librari delle Edizioni Radio Spada e di altre realtà amiche.

 

 
Pagina 28 di 29 PrimaPrima ... 18272829 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 18
    Ultimo Messaggio: 14-06-05, 01:02
  2. Ernst Jünger “L’albero: quattro prose”
    Di Harm Wulf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-05-03, 23:09
  3. Ernst Jünger “L’albero: quattro prose”
    Di Harm Wulf nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-05-03, 23:05
  4. Ernst Jünger “L’albero: quattro prose”
    Di Harm Wulf nel forum Paganesimo e Politeismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-05-03, 22:55
  5. lErnst Jünger “L’albero: quattro prose”
    Di Harm Wulf nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-05-03, 22:52

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito