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  1. #241
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Decadentismo e cattolicesimo: le malizie di un lapidatore incallito dalla pessima mira




    di Luca Fumagalli

    Purtroppo, con grande sofferenza, affranto più che altro dalla noia del dover mettere da parte per qualche istante la bellezza della vita vera, mi trovo costretto a rispondere ad alcune accuse che sono state rivolte alla pagina culturale di Radio Spada, e quindi indirettamente a me, da don Francesco Ricossa durante due prediche domenicali tenute a Modena e Ferrara il 28 maggio 2017. Per sintetizzare, il sito di Radio Spada è accusato di prestare un po’ troppa attenzione agli scrittori cattolici del cosiddetto Decadentismo, autori che presentano una parabola biografica tutt’altro che encomiabile, contraddistinta anzi, nella maggioranza dei casi, da vizi indicibili. Sono citati alcuni aforismi considerati eterodossi e si fa esplicita menzione del mio saggio dedicato alla scrittore inglese Frederick Rolfe “Baron Corvo” e pubblicato per le Edizioni Radio Spada (Baron Corvo. Il viaggio sentimentale di Frederick Rolfe, 2017).

    Premetto che mi sarei astenuto più che volentieri dallo scrivere alcunché. Torno ora dal lavoro grato per aver trascorso l’ennesima mattinata entusiasmante a scuola con i miei alunni, con il cuore gonfio di gioia per i loro sorrisi, le loro domande e per la passione con cui affrontano ogni sfida. A casa ho ritrovato gli sguardi benevoli della mia famiglia, e la telefonata di un amico mi ha ricordato quanto sono fortunato ad avere accanto persone come lui, pronte a ogni cosa per il mio bene. Non ho dunque bisogno d’altro. Dio mi ha dato tutto questo – anche troppo – e mi basta, certamente non me lo merito. Poco importa quindi di quello che viene detto contro i miei scritti pubblici, me ne laverei volentieri le mani (e per una volta sarebbe la soluzione migliore). La vita è troppo breve per perderla in sciocchezze. Tocca però scomodarmi per spendere un paio di parole almeno in difesa di Radio Spada e dell’onorabilità delle persone con cui ho voluto dare il via a questo progetto.

    So benissimo che tutto quello che scriverò non servirà a nulla; contro il preconcetto dei lapidatori farisaici non vale argomento, ma almeno mi sia concesso un tentativo.

    Parto, per rispondere, da quello che è forse il più grande fraintendimento da parte di don Ricossa e che rivela la natura fortemente pregiudiziale della sua intera argomentazione. A un certo punto si fa riferimento a una frase di mons. Benson: «La luce si nasconde di preferenza fra le tenebre». Il reverendo vede in questo aforisma non so quale elucubrazione eterodossa, quando Benson, in realtà, intende parlare della Provvidenza divina: l’uomo il più delle volte trova Cristo, la luce, solo quando nella sua vita si addensano le tenebre, quando diviene improvvisamente consapevole della sua debolezza e della sua fragilità.

    Viene citato a sproposito per confondere le acque anche William Golding, «L’uomo produce il male come le api il miele», autore di cui mi sono occupato in un altro saggio (L’ombra delle mosche. Introduzione alla narrativa di William Golding, 2015). Golding era agnostico e pertanto con il cattolicesimo non ha mai avuto nulla a che spartire.

    Andiamo ora alla questione principale. Il Decadentismo, cosa risaputa, è un’epoca letteraria piena di contraddizioni. Per quanto riguarda la storia della Chiesa inglese è stato però un momento decisivo, certamente una “falsa partenza”, come lo definisce lo studioso Richard Griffiths, ma quelli furono anni in cui si convertirono a Roma un numero sorprendente di intellettuali. Quando ho parlato delle vite di questi scrittori, Baron Corvo in testa, non ho mai mancato di mettere in evidenza i molti errori commessi da ciascuno di loro. Quello che mi ha sempre colpito delle loro biografie, e che mi ha spinto a scriverne, è che a un certo punto, anche in vite tanto disordinate, è accaduto qualcosa di più forte e vero che ha permesso loro di compiere il passo decisivo verso il battesimo e la Chiesa di Roma. A volte si è trattato di un fuoco fatuo, a volte, come nel caso di Gray e dell’amico Raffalovich, è stato un cammino spirituale solido e duraturo.

    Per quanto concerne John Gray, in gioventù amante di Wilde, se i superiori lo hanno valutato a suo tempo degno del sacerdozio, chi siamo noi per giudicare? Che poi, divenuto parroco, avesse dei rapporti impropri con Raffalovich, come don Ricossa sembra suggerire, è cosa assolutamente falsa.

    Su Baron Corvo mi limito in questa sede a ribadire, come ho già avuto modo di fare nel saggio a lui dedicato e in alcuni brevi interventi pubblicati su YouTube, che in numerosi brani della sua brillante letteratura è testimoniata una fede cattolica integrale. Saltuariamente essa convive con trovate meno condivisibili, ma è comunque presente. Il suo saggio sui Borgia è solo una delle numerose prove che si potrebbero addurre a tal proposito.

    Ambiguità? Semplicemente omnia munda mundis. Non amo crocifiggere le persone ai loro peccati. Se gli errori degli uomini divengono criterio esclusivo con cui giudicare la realtà allora è la fine per tutto e tutti.

    Mi sono occupato a lungo del Decadentismo e, a Dio piacendo, continuerò a farlo, perché, volente o nolente, esso costituisce un passaggio fondamentale nella storia letteraria del cattolicesimo inglese (ambito di studi a cui dedico le mie energie ormai da anni). Ho approfondito e continuerò ad approfondire anche altri autori appartenenti a epoche diverse (Newman, Tolkien, Chesterton, Greene, Waugh, Belloc, Marshall, Burgess, Leslie, Wiseman ecc.) Preciso per i più scrupolosi che nessuna opera dei decadenti inglesi è mai stata messa all’Indice e che studiosi cattolici del passato hanno ottenuto spesso l’imprimatur quando trattavano simili questioni.

    Credo che il pentimento e il riscatto siano cose reali e non solo belle storie da leggere nei libri. Quando si affrontato tali temi, chi ha il vezzo di puntare l’indice contro il prossimo, pronto a coglierlo in fallo solo per far quadrare i suoi perversi e poco cristiani “teoremi” contro Radio Spada, mostra invece uno scetticismo alquanto strano. Pare quel buffo personaggio del romanzo Il miracolo di Padre Malachia che, pur credendo formalmente nei miracoli di Cristo narrati nei Vangeli, quando ne vedo uno con i propri occhi si fa vincere facilmente dall’incredulità più ottusa.

    Molto ancora potrei scrivere, ma mi fermo qui. Alzo le mani in segno di resa e taccio. Sono già stato giudicato e trovato colpevole: a che varrebbe sprecare altro tempo?

    PS – Non volendo limitare queste mie righe a una triste cronaca dell’ora presente, colgo l’occasione per ringraziare i tanti sacerdoti che mi sono vicini e che stimano il mio lavoro. Per tutti i figlioli prodighi che si aggirano su questa terra morta è consolante sapere che c’è sempre un padre che li aspetta a casa a braccia aperte, pronto a correggere, ma anche e soprattutto a perdonare.

  2. #242
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Orgogliosi di essere “la vergogna della Tradizione”



    di Piergiorgio Seveso

    Devo dire che mentre lo scrivere su Radio Spada mi entusiasma e mi ispira una prosa ardente e multiforme, lo scrivere di me su questo blog mi imbarazza e mi accora profondamente. Purtuttavia devo prendere la penna in mano per esprimere qualche riflessione sull’evento che mi ha colpito. Come alcuni di voi sapranno, ieri, un individuo isolato, dopo avermi richiesto un colloquio, ha insultato, tra gli altri, me e la vasta famiglia di Radio Spada, con un’aggressione fisica e verbale assai sgradevole e con sgangherate minacce. Quest’episodio trova la sua origine in un post sulla nostra pagina Facebook dove eravamo stati ingiuriati all’indomani della XII giornata di Cristo Re a Modena (peraltro da noi assai apprezzata per molti dei suoi contenuti) da uno dei partecipanti.

    A questo evento increscioso, avvenuto sotto la foto di un santo, avevamo risposto esponendo l’autore del post al giudizio della pubblica opinione. Ne sono venute polemiche sgradevoli ed esorbitanti, quanto era stato sgradevole ed esorbitante il fatto da cui si era partiti. Al di là di questa descrizione, credo sia quasi inutile dirvi che non ho patito alcunché di grave e sto benissimo. Quello che mi ha veramente stupito è stato il flusso incessante di amici e conoscenti che mi ha espresso, a vario titolo, affetto, solidarietà e stima.

    Gruppi studenteschi, amici del passato e del presente, mi hanno testimoniato, senza che mi aspettassi nulla, che il coltivare e custodire idee (e verità) forti, fortissime, quasi indicibili nel contesto di oggi, senza perdere però quel gusto per l’amichevole condivisione, per l’umana e gratuita e sincera “compassione”, lascia un segno indelebile che il tempo non cancella. Ringrazio inoltre chi ha operato in modo fattivo perché quest’episodio venisse immediatamente ridimensionato, tanto da renderne impossibile la reiterazione o l’amplificazione.

    Ringrazio last but non least il mio “aggressore”, verso il quale non nutro alcun rancore, che mi ha concesso, nella festa di Santa Margherita Maria Alacoque, di offrire al Sacro Cuore una piccola sofferenza e umiliazione in più a espiazione dei miei (molti) peccati personali e di quelli del triste mondo in cui viviamo oggi (privo anche della Somma autorità ecclesiale).

    So bene (e a ragion veduta) che questo incidente non sarebbe quasi certamente avvenuto se contro Radio Spada e contro le nostre persone non si fosse scatenata in questi ultimi anni, in ambienti cattolici tradizionalisti e integristi, un’indegna e inspiegabile campagna d’odio, una rancorosa e paranoica rincorsa alla delegittimazione personale, condita da false notizie, diffamazioni propalate a piene mani, pressioni su singoli e gruppi, esercitate attraverso mezzi leciti e illeciti (compresi i confessionali).

    Abbiamo assistito ad un’incommensurabile gazzarra, generatasi negli acquitrini dell’integrismo italiano, contro una giovane, coraggiosa e devota casa editrice, ad un crescendo disgustoso di polemiche e provocazioni che spesso si è ammantato di proclami teologici d’occasione (che nascondono le profonde debolezze del nostro mondo di fronte al Moloch modernista trionfante) e, in qualche caso, di velleitarie critiche letterarie.

    Di tutto questo si dovrà rendere conto a Dio e anche agli uomini, ogniqualvolta se ne presenterà l’occasione. Chi mi ingiuriava ieri diceva di noi che fossimo “la vergogna della Tradizione”. Ebbene ce ne gloriamo. La vita vera e reale, degna di essere vissuta è quella che si combatte per la più santa delle cause: quella della Verità cattolica e del cattolicesimo romano e noi la combattiamo opportune ed importune con gli strumenti che la Provvidenza ci ha dato: i nostri poveri ingegni, un blog, una casa editrice. Ci sono altri strumenti egualmente (e anche più) degni ma noi abbiamo scelto e costruito questi e nessuno, umanamente parlando, ce li potrà togliere. Grazie ancora.

  3. #243
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    2012 – 2021: Radio Spada, 9 anni di un blog cattolico integrale. Lettera di Piergiorgio Seveso ad amici e nemici

    di Piergiorgio Seveso, presidente (uscente) SQE di Radio Spada

    Mi ripeto spesso tra me e me che questi articoli celebrativi commemorativi del 14 giugno possono vantare una gran fortuna; di venir letti, condivisi da parecchi ma di venir bellamente ignorati da molti, come cosa trita, già vista, già metabolizzata.

    Il web ci ha abituato a tempi di reazione ahimè rapidissimi: la mente “localizza” e posiziona il pezzo appena intravisto in una scaffalatura dicotomica di solito molto semplice: giusto/sbagliato, bellissimo/spazzatura, utile/inutile, da leggere/da non leggere, amico/nemico e ben più che a volte si passa oltre, si trapassa verso nuove scipitezze o futilità, verso nuovi stimoli baluginanti, talvolta fatti di nulla.

    Lungi da me far inutili pose omiletiche sui social vecchi e nuovi: ripeto invece il mio convinto “hic manebimus optime” e me ne faccio ampiamente una ragione, ma ho anche la chiara convinzione di parlare tra intimi, amici e antipatizzanti che siano. Proprio questo parlare tra pochi, ben lungi dal farmi formulare ditirambi d’occasione, mi ispira una grande franchezza, a volte rude e sferzante (e ne sanno qualcosa “nani e ballerine” che portano ancora i segni del flagello di qualche anno fa), a volte benevola e traboccante di affetti.

    In questo nono anno di vita e secondo di pandemia, Radio Spada ha proseguito il suo cammino, la sua marcia con un ritmo incalzante, a tratti inarrestabile. Si tratta del frutto del lavoro e dell’impegno di molti che ringrazio e che ci ha permesso di donare al pubblico italiano (tanti) libri nuovi che spaziano dall’apologetica alla letteratura, dalla devozionalistica alla ricostruzione storica ed ecclesiale. Siccome però non siamo solo una casa editrice ma siamo anche anche un blog, non posso dimenticare che OGNI GIORNO ad un vasto pubblico di lettori volontari e volenterosi abbiamo fornito una ricca messe di materiali su cui formarsi, informarsi, crescere nella vita cristiana e (a volte anche) nel buon senso.

    Chi ce lo fa fare? Non certo gli interessi e le passioni umane, non certo la voglia di apparire ma semplicemente l’amor di Verità e la necessità di riempire un vuoto. Certemente quando siamo nati, questo deserto era vasto e sconfortante: mancava un blog di giovani laici cattolici, in mezzo ai cascami del rosseggiante tramonto ratzingheriano, in mezzo alle pose estetizzanti, ai cultori delle sintesi tra antico e nuovo, ai cantori di una “restaurazione” accomodante quanto falsa e omicida. Oggi certamente questo vuoto non è più tale: complice la chiarificatrice e livellatrice “rivoluzione bergogliana” vi è un grande fiorire di realtà, un gran rincorrersi di iniziative, di appuntamenti, di approfondimenti ed in moltissimi la consapevolezza è cresciuta e anche il desiderio di posizioni nette, risolute e irrevocabili. Ne siamo contenti, anzi plaudiamo a questo gran fervore d’opere: come ogni fase pionieristica, non mancano pressapochismi, confusione, contaminazione di generi (non sessuali) e di contenuti. E se questa “bagarre” tradizionalistica e integristica a volte ci suscita un convinto sorriso di compiacimento, a volte preoccupa per i parossismi unilaterali (spesso fomentati dalla virtualità), per le giustapposizione indebite di contenuti, per i carismatismi umani indebiti e a tratti grotteschi, per le inevitabili esagerazioni indotte dalla tragica complessità e drammaticità dei tempi che viviamo.

    Che farà Radio Spada in questo gran calderone? Forse vi sorprenderà la risposta: nulla che non abbia già fatto sinora. Continuerà a tenere al centro di tutto l’analisi della “rivoluzione conciliare”, della crisi dottrinale ed ecclesiale, fonte di ogni altra crisi, matrice di ogni sovversione e perversione dei cuori e delle menti. Lo farà senza primadonnismo, senza “ma noi c’eravamo prima o da prima”, senza stilare prescrittive o proscrittive liste di “buoni e cattivi”, senza infantili dossieraggi da salotto o da sala dei balocchi, senza portare un ulteriore contributo entropico all’ampia degenerazione del nostro mondo “resistente”: lo farà anche senza inseguire mode o personaggi del momento (beninteso dando spazio a tutto ciò che accade), senza masaniellismi inutili, senza attivismi sconclusionati e ossessivi, senza metterci pennacchi in testa che certamente attirerebbero consensi (e fatevelo dire da uno che di pennacchi se ne intende) ma che distrarrebbero dall’unum necessarium della nostra azione.

    Beninteso, faremo anche noi le nostre battaglie, faremo anche noi le nostre puntate polemiche, continueremo a combattere con forza e a tratti con virulenza, anche per i “vicoli e cunicoli” dell’integrismo contemporaneo, ma cercando, nei nostri limiti, di non perdere di vista la meta finale che è quella della restaurazione della Chiesa nella pienezza della propria Autorità, del proprio Ordine e della propria Missio e conseguentemente della società in cui viviamo.

    Lo dico sempre: sapete dove trovarci, bussate e troverete un clima caloroso e accogliente che vi accompagnerà nei tortuosi e a volte mefitici meandri della contemporaneità. Adveniat regnum tuum, adveniat per Mariam! Auguri a Radio Spada!

  4. #244
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Summorum pontificum: note a margine di un naufragio



    “Pensiamo che la medicina della Verità non possa essere disgiunta dalla benevolenza: per questo vi scriviamo oggi, chiedendo di riflettere sull’attualità ecclesiale e di scegliere la via stretta dell’affermazione della Verità cattolica tutta intera, senza infingimenti e senza manomissioni. Questa scelta comporta una SEPARAZIONE, una DISLOCAZIONE dei cattolici di oggi in piccoli gruppi che si sforzino e combattano per mantenere un cattolico e vandeano “RITORNO AL BOSCO”, nell’attesa di poter tornare nelle Chiese oggi occupate dal culto dell’Uomo e delle sue passioni piuttosto che dal Culto divino”.

    (Dalla “Lettera ai conservatori perplessi” pubblicata su Radio Spada il 23 ottobre 2015)

    di Piergiorgio Seveso, presidente SQE di Radio Spada

    Lo sapete, scrivo poco su Radio Spada per il semplice e ribadito motivo che la sua redazione è così ricca di talenti e di penne puntute che io posso aggiungere assai poco. Oltretutto la mia posizione teologica (da sempre sedevacantista) mi rende forse poco adatto a commentare, anche perché poco incline ad appassionarmi a queste “terre mediane”, a queste case costruite in mezzo al guado (e al fiume) ma in questi giorni “storici” debbo vergare almeno due righe di commento alla pubblicazione del documento “pontificio” “Traditionis custodes”, aggiungendomi alla saggia intervista al Guelfo Rosa già pubblicata su questo sito il 27 maggio 2021 cui vi rimando. Questi non sono certamente i momenti adatti per le ipocrisie, per le espressioni di circostanza da funerale, delle parole tutte uguali e tutte vuote che spesso si sentono pronunciare attorno ai feretri (siano esse tradizionalisti o modernisti). Radio Spada non è stata mai amica del c.d. “Summorum pontificum”, beninteso è stata sempre amica delle singole persone che erano nate o cresciute in quel mondo, ma non ha mai speso parole di elogio, di stima, di accettazione per questo documento bavaro del 2007. Un documento esiziale e funesto che ha cercato di mescolare, giustapporre, incardinare insieme in maniera subdola e intellettualistica e al contempo fantasiosa, il Sacro e il profano, il diavolo e l’acquasanta, il rito montiniano e la Messa romana, l’opera di mani umane e l’Opus Dei (e non riferisco certamente a quel club di privati fondato da un “santo” spagnolo). L’abbiamo combattuto senza mezzi termini, abbiamo cercato di fare capire ai lettori e ai cattolici ferventi o resistenti, perplessi, incerti che era né la scelta morale, né la strategia e nemmeno la tattica giusta quella di creare piccole cappelle laterali con la Messa romana all’interno della gelida, vuota e aberrante cattedrale modernistica, pregna di ammorbante pulito d’ammoniaca.. In fondo la nostra lettera ai “conservatori perplessi” ai tempi di “Amoris laetitia” era scritta proprio per loro, per questi nostri amici (e mai parola è scritta con maggiore convinzione) che sbagliavano (a fidarsi e a affidarsi) e forse per questo ancora più cari. Siccome non vivo in un mondo parallelo, fatto di ignavia autocefala e autoreferenziale, posso dirvi di aver incrociato sguardi, speranze, pensieri di molto di quel mondo giovanile che gravava intorno al c.d “Summorum pontificum”. Accanto alle pose (fortemente) estetizzanti di alcuni, all’ossequio formale e politico di altri, alla tracotanza insensata da “primi della classe” (partendo dal penultimo banco) di pochi, vi era in molti altri ancora la meraviglia sincera e grata di aver “scoperto” la Messa romana, di aver lambito (magari confusamente e a volte con palesi inserti eterodossi) un mondo di Verità e di Fede cattolica sino ad allora sconosciuto. Ora che la Storia, crudele e giustiziera, pone la parola fine a questa illusoria parentesi, a questo colossale inganno “sotto l’apparenza di bene”, ora che siamo accanto al cadavere sgozzato del “Summorum pontificum” portemmo dire legittiamente “abbiamo vinto”, potremmo ancor più legittimente metterci a danzare ma non riusciamo a provare la gioia pur legittima dell’aver avuto ragione, del veder spazzate via molte delle nebbie dell’equivoco. E non ci riusciamo anche perché vediamo, oltre al sincero dolore e allo stordimento di molti, nuovi rischi appalesarsi. Al popolino confuso e disperso del Summorum Pontificum, possono essere offerte nuove tisane ipnotiche dai volenterosi carnefici del cattolicesimo integrale. Quali? Anzitutto quella della cavillazione giuridica volta a salvaguardare la propria “confort zone” lisergico-liturgica. Si troverà sempre un “buon vescovo” disposto a farsi blandire o ammansire, pronto a tollerare benevolmente, a fornire il mazzo di chiavi di qualche chiesuola, a dischiudere qualche nuova “riserva indiana” magari più raccolta, magari più dimessa, magari più periferica ma, “Vivaddio, la Tradizione è ancora viva” e che lo spettacolo possa continuare, In secondo luogo quella tutta lagrimevole e sospirosa dell’accettazione supina degli eventi, lanciando al cielo ampi lai di “Fino a quando o Signore?” ma sostanzialmente senza combinar nulla: il tutto assistendo ogni domenica col fazzoletto in mano al teatro della morte di Tadeusz Kantor “Montini”. In terzo luogo quella, tutta teoretica (da teoreti da salotto con caminetto crepitante) e intellettualoide (che fa rimpiangere il “culturame” scelbiano) che suggerisce che in realtà non sia cambiato nulla, che il grande totem ratzingeriano sia rimasto inscaldito da così grande procella, dagli assalti, pugnale tra i denti, del bucaniere argentino. Nulla di più falso, di più ingannevole e anestetizzante. Pur non addentrandomi in analisi che compiranno sul “Motu proprio” redattori più dotti di me, è ben evidente che quello che prima era permesso e a suo modo incoraggiato (pur nell’ottica sincretista e relativista che abbiamo sempre stigmatizzato), oggi è puramente tollerato e solo in funzione pedagogica e riabilitativa per i fedeli, non ancora avvezzi al “Nuovo corso”. E’ quindi ora di prendere la bisaccia e partire, senza rimpianti, senza (troppi) timori, senza volgersi indietro per non essere trasformati in pietra, è ora di trasformarsi da Domini canes in Domini lupi, anche se questo può avere costi umani e personali molto elevati. Ovviamente grava su chi (sia esso laico ma ancor più religioso) debba accogliere i figli di questo naufragio un’enorme responsabilità: chi è stato tradito e ingannato ha diritto a non essere nuovamente “venduto”, ha diritto di ricevere non delle indigeste melasse pietistiche ma la Verità tutta intera, un’ecclesiologia cattolico romana, sanata e ri-sanata, dopo tanti anni di Sacrosanctum concilium, Dignitatis humanae e Lumen Gentium ma anche da tante dubbiezze antipapali e antiromane, propalate a piene mani in questi anni per giustificare riserve mentali, laissez faire pratici e strapuntini di mera sopravvivenza ecclesiale. Ha diritto anche a ricevere una liturgia purificata da ogni cascame riformistico bugniniano, da OGNI riduzionismo prodromico alla rivoluzione del 1969. Ha infine diritto a trovare amorevole accoglienza senza dover subire angherie contro i revenants e dover osservare il mesto spettacolo del neotribalismo tradizionalista e/o integrista, oggi abbastanza in voga. Radio Spada, senza tralignare dal suo specifico ambito, svolgerà, indomita, impavida e sprezzante di ogni cautelosità umana e di ogni critica malevola, il suo Proprium, il suo compito, la sua Missio. Statene certi.

  5. #245
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    [REQUIEM AETERNAM] A Verona ci legano sempre amabili ricordi: questa foto dell'8 novembre 2014 ci riporta alla mente la conferenza di presentazione del libro radiospadista del carissimo Quirino Maestrello "L'autodemolizione della Chiesa". Parlavano Luca Fumagalli (curatore del libro) e Nicola Cavedini al famoso Bar Liston vicino all'Arena. Apprendiamo che a inizio luglio il carissimo Quirino, autore di Radio Spada, pittore, incisore, scrittore, apologeta, a quasi novant'anni, ha lasciato la scena di questo mondo, provato da una lunga senilità. Lo affidiamo alle preci e ai suffragi dei buoni e vogliamo ricordarlo come quel giorno: raggiante di gioia, circondato dall'affetto dei suoi cari e dalla stima della Verona fedele. Requiescat in pace.

  6. #246
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    [ULTRAMONTANA] Silloge di due discorsi di Monsignor Lorenzo Gastaldi al Concilio Vaticano



    Pur provenendo da una famiglia di formazione laica e pur avendo avuto una formazione teologica nettamente rosminiana che mantenne per tutta la vita, Monsignor Lorenzo Gastaldi (1815-1883), qui vescovo di Saluzzo e poi Arcivescovo di Torino sino alla morte, trovò invece all’Assise vaticana accenni di squisita intransigenza infallibilista che risultano degni di essere eternati anche attraverso il nostro sito. (Piergiorgio Seveso, Presidente SQE di Radio Spada)

    Estratti da un discorso tenuto il 30 maggio 1870 al Concilio Vaticano

    […]Il Concilio di Firenze stabilì che il Papa è il dottore di tutta la Chiesa e di tutti i cristiani. Dottore di errore o di verità? Chi insegna errori è forse un dottore? Non è un dottore ma un corruttore delle menti. Al Sommo Pontefice, nel Beato Pietro, è stata data piena potestà di pascere.[…]

    Pascere significa dare il cibo a tutti i cristiani. Errore è forse cibo per la mente? Mi è sempre stato chiarissimo e solare che l’errore non è cibo ma veleno della mente. La verità sola nutre e vivifica il nostro spirito, l’errore lo mortifica, lo uccide, lo annienta.[…]

    Potremmo mai credere a una Chiesa che da maestra, che siamo certi non possa errare, possa allontanarsi dalla verità, possa essere abbandonata da Nostro Signor Gesù Cristo?[…][…]

    Sempre affermerò che la Santa Sede in tutto quello che fa pubblicamente e solennemente, non possa mai essere accusata in nulla: tutte le sue decisioni e decreti possono essere difesi. L’Inghilterra abbandonò l’unità cattolica per tre ragioni: per il cesarismo, per il calvinismo e per la tiepidezza dei cattolici verso la Santa Sede.

    Il cesarismo si mostrò già nel secolo XII come si evince dalla storia di Sant’Anselmo e di San Tommaso di Canterbury. E perciò per quel che riguarda San Tommaso di Canterbury, notate che egli ebbe contro quasi tutti i vescovi di Inghilterra che dicevano: tu sei causa dei mali, guarda le minacce che Enrico proferisce, se tutta l’Inghilterra andrà in rovina, sarà causa tua.

    San Tommaso resistette indomito ed il suo nome è ora tra i santi e i nomi di quei vescovi giacciono schiacciati dal silenzio.

    Quando Enrico VIII voleva ergersi contro il Sommo Pontefice, tutti i vescovi di Inghilterra piegarono il capo tranne il fortissimo Giovanni Battista Fisher, che cadde martire.

    Gli altri dicevano: è necessario cedere all’opinione pubblica, eviteremo i mali, salveremo quel che possiamo. Il Calvinismo dilagò in Inghilterra al tempo di Enrico VIII che mandava nel medesimo tempo davanti al carnefice tutti quelli che non lo veneravano come PAPA.[…]

    Nel frattempo il calvinismo serpeggiava mentre Crammer, Arcivescovo dalla cattedra di Canterbury, vomitava per dieci lunghi anni bestemmie e ingiurie, spergiurando di celebrare la vera messa con latransustanziazione. Dopo la morte di Enrico VIII, il calvinismo furoreggiava in Inghilterra.

    Morto Edoardo VI, sotto Maria la Cattolica che usò contro i calvinisti il ferro e il fuoco, tuttavia il calvinismo non potè essere sradicato.

    Era infatti favorito da Eliisabetta nel palazzo regio e attorno a lei si adunavano quelli che poi avrebbero preso il potere.E quando poi al cardinal Pole, ultimo arcivescovo cattolico di Canterbury, fu riferito che Maria era morta, esclamò: Ohime! Mia Inghilterra, per la Santa Chiesa cattolica è finita in questo regno.

    E quindici giorni dopo la sua ascesa al trono, Elisabetta proibì l’elevazione dell’Ostia, negando la Transustanziazione. Il sacerdote non obbedì e lei lo mise in fuga e così fu proposta la legge di restaurare il calvinismo in Inghilterra.

    Si temeva non avesse i suffragi necessari. Che si fece? Si incarcerarono tre cattolici per alto tradimento e così poterono avere la maggioranza per intronizzare il calvinismo.Troppo vero, troppo tragicamente vero che i cattolici di quei tempi, come consta dalle lettere di Tommaso Moro, anche lui martire e testimone della Suprema Potestà romana, non erano ben legati all’autorità apostolica.

    Pensavano di poter essere cattolici andando a messa, confessandosi, stando sottomessi ai loro vescovi, ma curandosi di poco o nulla della Santa Sede. E gia da trecento anni e più un placet regio è stato imposto a tutto quel clero sotto pena di lesa maestà. Ecco perchè l’Inghilterra ha apostatato.

    La Santa Sede non avrebbe mai potuto approvare quel giuramento che condannava se stessa, che condannava l’immenso Gregorio VII, che condannava il primo concilio di Lione, il quarto concilio Lateranense.[…]

    Questa definizione [dell’Infallibilità pontificia] nel momento stesso in cui sarà proclamata, produrrà tanto gaudio in cielo, poichè la Chiesa trionfante godrà della pace e della concordia della Chiesa militante, sua sorella.

    Produrrà tanta gioia nella Chiesa militante che potrà combattere le battaglie esterne, senza dover combattere quelle interne.In quel giorno sarà tristezza e terrore per la potestà infernale, che sempre di più sarà schiacciata sotto il piede della Beatissima Vergine.

    Estratti da un discorso tenuto il 2 luglio 1870 al Concilio Vaticano

    […]Dunque, reverendissimi padri, mi muove e mi muove massimamente questa ragione chè da quando questo Concilio si è aperto, in tutte le gazzette e su tutti i giornali, i nomi dei vescovi, che in quest’aula hanno proferito un qualche motto contro l’infallibilità del Romano pontifice, sono stati e sono ricoperti di lodi. I nomi di quelli che difendono l’infallibità pontificia sono colpiti da ingiurie e improperi.

    Di grazia, nella medesima pagina in cui vi son tante bestemmie contro Gesù Cristo, contro la sua Chiesa, contro la presenza reale di Nostro Signore nell’Eucaristia, leggere le lodi, i plausi, gli elogi di coloro che impugnano l’infallibilità pontificia, chi parlerebbe così, se non il diavolo? Chi, se non satana, può al medesimo tempo bestemmiare la chiesa di Cristo e lodare il vescovo che combatte l’infallibilità del Capo della Chiesa?


    Io, se mai leggessi il mio nome in qualcuno di quelle pagine e colonne, penserei, come mi fu detto da qualcuno dei vescovi, che sia giunto il momento di iniziare a tremare.[…]

    Temerei che il mio nome, per il fatto di essere scritto in quella pagina, fosse stato cancellato dal libro dei viventi. Invece quando vedo il mio nome spregiato da codesti impugnatori, nemici e avversari della Chiesa, ne traggo grande gioia. Ho la speranza che il nome sia scritto tra quelli eletti. Reverendissimi padri[…], noi tutti abbiamo la fede cattolica nei nostri cuori, noi tutti siamo pastori di Gesù Cristo, ovvero da Lui posti a reggere la Chiesa, a pascere le pecore.

    Noi non abbiamo nulla in comune con l’errore, nulla in comune con satana. Satana loda i suoi amici e non loda quelli che lo combattono, quelli che lo avversano.[…]

  7. #247
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Citazione Originariamente Scritto da Guelfo Nero Visualizza Messaggio


    Antichi fasti (intervista - febbraio 2017)

  8. #248
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Il 25 settembre radiospadista è stato rimodulato e si farà… senza bisogno di Green Pass



    di Piergiorgio Seveso

    Cari Amici, Cari Lettori,

    andiamo subito al sodo: il 25 settembre ci vedremo. E ora vi spiego come e perché abbiamo rimodulato (anzi: dovuto rimodulare) i nostri progetti iniziali su questa giornata.

    Come sapete durante l’estate l’arrivo delle nuove normative sul “Green Pass” ha incluso nelle rigorose liste tutti gli eventi culturali (congressi e affini), anche all’aperto. Il paradosso è che in un parco si può regolarmente mangiare al tavolo senza certificazione verde, ma non ascoltare un relatore. Dopo qualche momento di perplessità ci siamo decisi: qualcosa andava fatto, dopo due anni di pausa era necessario vedersi di persona, non importa con quali numeri. Tra l’altro, in questa fase convulsa, per noi sarebbe stato impossibile generare una divisione tra un pubblico di serie A col Pass e uno di serie B senza.

    In questi tempi bellici e funesti, abbiamo dovuto trovare una soluzione alternativa. Il 25 settembre radiospadista sarà dunque un grande pranzo, con presenti collaboratori, autori e anche alcuni relatori delle conferenze (programmate e passate), ci saranno (pur coi distanziamenti e le tutele a norma di legge) i banchetti librari con tutte le novità delle nostre Edizioni degli ultimi due anni. Introdurrò il momento conviviale con un mio saluto, facendo un breve punto della situazione e magari – stando inflessibilmente ai tavoli – passerò la parola a qualche collega. Insomma, pur senza l’aspetto delle conferenze classiche, ci saremo. Dalla tarda mattinata al primo pomeriggio, nella bella veranda all’aperto del Sider Park di Rubiera (RE), immersi in un lussureggiante parco.

    A tutti i partecipanti al pranzo sarà fornito, compreso nel costo di adesione, un RadioSpadaPass associativo (da non confondere con quello Green) che permetterà di ricevere ogni 3 libri comprati un quarto omaggio da una lista specifica, eventualmente utilizzabile anche per l’acquisto online successivo.

    Non domi, né provati dagli avversi fati, avremo modo di vederci nella realtà fisica e non solo in quella virtuale, anche solo per ritrovarci, per riannodare i fili de quella imprescindibile battaglia d’azione cattolico romana che è ragion d’essere del nostro sito e della nostra editrice.

    Sarà l’occasione almeno per reincontrarci in un momento di serena convivialità in cui l’amena compagnia attutirà e addolcirà le pene e le preoccupazioni di questi anni agri e nefasti. Sarà anche l’occasione per rinnovare, tra una forchettata e l’altra, i buoni prorpositi per l’anno radiospadista che verrà, per un’azione depurata da tutte le scorie e le zavorre di qualsiasi tradizionalismo settario, allucinatorio, autoreferenziale e scentrato rispetto alle grandi e doverose battaglie del cattolicesimo integrale. Qui di seguito alcuni dettagli inerenti il pranzo.

    Vi attendiamo numerosi e motivati, sereni e pugnaci nel lieto calore del sole reggiano.

    A presto!

    Questioni tecniche:

    Il pranzo si svolge presso: SIDER PARK, Rubiera (RE), via Contea angolo via del Ponte, 4/A;
    Il costo per il pranzo e i servizi della giornata è di 30 €. Per chi desidera, è possibile versarli anticipatamente;
    Fondamentale prenotarsi: 366 2949035 (anche Whatsapp) – radiospada@gmail.com;
    Trattandosi di momento conviviale, ci diamo appuntamento in linea di massima attorno alle 11.30 per permettere di arrivare comodamente e di poter aspettare tutti, con un minimo di margine.
    Come accennato, il RadioSpadaPass associativo è impiegabile sia durante la giornata che per un eventuale utilizzo futuro sull’ecommerce della nostra associazione. Spiegheremo i dettagli il giorno stesso.
    Ovviamente questo 25 settembre è organizzato in base alle normative: all’inizio del pranzo, insieme ai saluti del presidente, si ricorderanno i comportamenti da seguire per il regolare svolgimento.


    Ovviamente questo 25 settembre è organizzato in base alle normative: all’inizio del pranzo, insieme ai saluti del presidente, si ricorderanno i comportamenti da seguire per il regolare svolgimento.

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  9. #249
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali

    Scoppia la guerra nel sedevacantismo americano



    Se si dovesse usare una provocazione, ci sarebbe da parlare di fine dell’ecumenismo tra sedevacantisti USA. Ma sarebbe una provocazione poco sensata perché l’ecumenismo, inteso nel suo senso propriamente indifferentista, implica la confusione tra religioni diverse, e la conseguente negazione di verità di fede, non certo il dibattito interno tra chi si professa parte del movimento di resistenza al neomodernismo.

    Fatto sta che la guerra è scoppiata eccome e negli USA l’unità di intenti tra sedevacantisti tesisiti e sedevacantisti totalisti è andata in frantumi, tra accuse, repliche e – pare – dichiarazioni al limite dell’insulto.

    Mons. Sanborn – seguace della tesi di Cassiciacum – ha deciso di prendere la telecamera e di rispondere colpo su colpo agli attacchi di Mons. Dolan, totalista. Si conoscono da quasi 50 anni, quando erano seminaristi di Mons. Lefebvre e hanno collaborato strettamente per decenni, facendo insieme consacrazioni.

    Sanborn dice che una fonte affidabile gli ha riferito che Dolan definisce la Tesi come uno dei tentacoli del “novus ordo”, sostiene inoltre che il suo collega etichetti come “girls” i preti che hanno applicato le norme relative al lockdown e “poco coraggiosi” quelli che non parlano del Great Reset. In un recente bollettino Dolan ha inoltre attaccato la Tesi come teologicamente erronea, arrivando a dire che “sa di eresia”.

    Il vescovo tesista ha risposto che è normale che “nella Chiesa quando le cose non sono definite, si discuta”, che ci sia “disputa teologica”, come del resto ci fu “tra domenicani e gesuiti” sulla grazia, al punto che non era possibile che si chiamassero “a vicenda eretici”, per via di questa controversia. Del resto, aggiunge Sanborn: “non siamo nella situazione in cui possiamo ricorrere al Sant’Uffizio per chiarire le cose”, ed è per questo che “il movimento tradizionale ha molte discussioni in se stesso”, “dobbiamo quindi accontentarci di discutere senza avere atteggiamenti furiosi o troppo polemici, al punto di accusare il prossimo di eresia”. Seguono poi una serie di obiezioni specifiche relative al vecchio dibattito tra tesisti e totalisti. Nel frattempo, pure nei forum online è scoppiata la guerra civile tra parti contrapposte, determinando il triste spettacolo di un mondo piccolo e molto diviso.

    C’è chi potrebbe invocare – questa volta sì ecumenicamente – la dea Nemesi o, più semplicemente, se tutto questo fosse messo di fronte all’uomo della strada, sorseggiando il suo caffè con vicino la Gazzetta dello Sport, ci si sentirebbe rispondere col noto e malizioso adagio di Nenni: “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura”.

    Una lezione trasferibile anche in un raggio chilometrico minore di quello implicato da questioni transoceaniche.

    Sipario Per ora.


  10. #250
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    Predefinito Re: Prose cattoliche romane integrali



    A peste, fame et bello libera nos Domine: le guerre del sedevacantismo in America

    di P. Seveso

    Il sedevacantismo, nella sua versione “sedeprivazionistica” o se preferite “tesistica Cassiciacum”, è una delle anime che hanno contribuito a “fondare”, vitalizzare e potenziare Radio Spada, ne è stata e ne è una delle colonne portanti. Radio Spada ne ha tratto linfa vitale, energia, vigore e nitore, senza che per questo diventasse una realtà esclusivamente o esclusivisticamente sedevacantista come vorrebbero taluni nostri (malevoli) detrattori e senza nemmeno che l’interna posizione sedevacantistica ne risultasse impoverita, indebolita o adulterata, come vorrebbero altri nostri (inani) critici.

    Sul grande affresco radiospadista le corpose pennellate di un “recognize and resist” senza tentennamenti accordisti stanno accanto alle pennellate rosso sangue di un passione papale e papalina a trecentosessanta gradi della Tesi di Cassiciacum, una delle diagnosi più efficaci e profonde della crisi attuale della Cattolicità. Così è stato, così sarà: il tesismo in Radio Spada rimane come SEGNO, come eterno punto di riferimento dialettico e polemico che miri a preservare il Papato romano e la Chiesa da ogni contagio d’eresia, da ogni manomissione neomodernistica, oggi umanamente trionfante.

    Io stesso, che mi trovo ad essere presidente di Radio Spada da qualche anno, sono anche esponente di questa posizione. Proprio per questo ho rinunziato da tempo ad usare della mia presidenza come di un grimaldello apologetico, proprio perchè Radio Spada nel corso di questi lunghi anni, ha raccolto al suo interno, grazie all’intenso lavorio intellettuale dei carissimi ed indimenticabili Antonio Diano, Piero Nicola, Araì Daniele, e poi degli operosi Carlo di Pietro, Pietro Ferrari, Antonio Polazzo e Luca Fumagalli una così ricca messe di argomenti e documentazioni da rendere inutile qualsiasi intervento mio ulteriore.

    Rimane sempre viva e operativa la rubrica polemica di costume “Ai piedi del trono vuoto”, scritta da me e da Luca Fumagalli: si tratta, per usare un’espressione che utilizzo spesso, di una specie di “cortile di Dio”, una zona franca dove si sono regolati e si regolano i conti interni del sedevacantismo di lingua italiana ma che non ha però la pretesa di interessare l’intero pubblico dei lettori di Radio Spada.

    Oggi però devo prendere brevemente in mano la penna, fuori da questo perimetro, per una nota di ordine generale riguardo lo scontro molto duro in atto negli Stati Uniti tra le LL.EE. RR. Monsignor Daniel Dolan, esponente del sedevacantismo simplicititer, e Monsignor Donald Sanborn, esponente del sedeprivazionismo Cassiciacum. Come ripeteva un’antica invocazione della Chiesa e del popolo cristiano. “A peste, fame et bello, libera nos Domine”: mai espressione è più adatta ai tempi correnti. Mai come ora un evento spezzastoria come la Pandemia di Coronavirus si è rivelato come la Peste del XXI secolo, come un evento che ha eguagliato e forse (Dio non voglia) supererà le guerre mondiali come portata eversiva e demolitiva. Tutti ricordano gli effetti devastanti delle due guerre anche in ambito ecclesiologico con l’indebolimento della lotta antimodernistica per la prima e l’insorgere del neomodernismo per la seconda.

    Nulla è più difficile però che “scrivere la storia della contemporaneità” per l’evidente motivo che ci manca la possibilità di uno sguardo a lungo termine. Rimane però evidente, e lo si dica con buona pace di tutti, che l’evenienza pandemica abbia impattato sul mondo cattolico tradizionalista (in genere), di suo abbastanza portato alla coazione ripetitiva e alla staticità, come un uragano. Tutte le carte si sono rimescolate, tutti i confini sono diventati gassosi e fluttuanti, gran parte dei punti fermi umani son andati in frantumi, molti degli antichi e deprecatissimi nemici diventano “alleati” nella lotta contro la “dittatura sanitaria mondiale”, molti degli antichi campioni, compresi taluni vituli d’Aronne talarizzati che una certa facile opinione pubblica tradizionalistica o integristica aveva contribuito a creare, vengono gettati in fretta e furia nella forgia per essere rifusi in nuove leghe e in nuovi cannoni da usare contro poteri occulti, politici, virologi et similia.

    Come ad ogni passaggio epocale, come alla fine di ogni impero, vi è chi continua a fare pervicacemente (et in Arcadia ego) “come se nulla fosse accaduto”, o chi si getta, anima, corpo e account, nel flusso magmatico di un attualità devastante e dispersiva. Rimanendo nel mondo sedevacantistico, per i primi l’unica vera Pandemia è la vacanza della Sede apostolica (formale o totale che sia) che da circa un sessantennio devasta e depaupera il Corpo mistico (ed il Covid è solo un umano e pur sanguinoso e concreto diversivo), per i secondi l’attualità pandemica si salda con la Crisi della Chiesa, come una sorta di nuova concordanza mistica e apocalittica tra Sacerdotium et Virus con tutte le conseguenze pastorali e comunicative di questo nuovo paradigma.

    Qualsiasi osservatore non prevenuto, capirà bene che non stiamo descrivendo le nuvole o il sesso degli angeli ma stiamo parlando di ciò che ci circonda oggi, di ciò che vediamo, di ciò che tocchiamo OGNI GIORNO, OGNI ORA con mano. Persino amicizie secolari e inscalfibili come quelle tra i due vescovi americani, persino le Westfalie tra totalismo e tesismo vengono risucchiate in questo vortice di generale imbarbarimento, imbastardimento e contaminazione dottrinale che si salda con le antiche e mai sopite differenziazioni (a volte fortemente polemiche) tra sedevacantismo simpliciter e Tesi di Cassiciacum.

    Sarebbe facile e ovvio per me schierarmi e adeguarmi allo schema tesismo vs antitesismo, rinvenendo nelle posizioni di Sua Eccellenza Monsignor Sanborn (che in parte la nostra nota redazionale di ieri ha saggiamente rimarcato) le mie stesse posizioni ma non lo farò perchè mi accorgo che in questo generale sconquasso la prima vittima è la Buona battaglia, il bonum Certamen cui abbiamo consacrato la vita e a cui la stessa Radio Spada cerca di mantenersi fedele ogni giorno.

    Per questo come un semplice cronista aggiorno il mio giornale di guerra con queste notizie e con quelle che verranno, osservo i movimenti della truppe e le rovinose rotte nell’immane conflitto in corso, cerco di tracciare da storico (dilettante ma non vedo grandi titani intorno a me) percorsi e scenari possibili.

    Da ultimo ma cosa assai importante: cerco di usare solo le parole che servono.

    Tempora bona veniant, Pax Christi veniat!

 

 
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