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    the dark knight's return
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil

    Homepage > BLOG di Massimo Fini
    di Massimo Fini | 8 dicembre 2011
    Commenti (145)
    379Più informazioni su: crisi, Massimo Fini, modello di sviluppo, recessioneL’ossessione della crescita
    Se ci si chiede chi sono i responsabili di questa crisi economica globale non si trova una risposta. Perché sono tutti e nessuno. Tutti perché, a parte alcune rare voci “clamans in deserto”, irrise, derise, bollate come apocalittiche dai seguaci dell’Illuminismo e professionisti dell’ottimismo (Umberto Eco: “Di una cosa però sono certo: la dose di futuro contenuta nel nostro presente è in aumento dovunque, nella società, nell’industria, nel costume e insomma in ciascuno di noi”, Repubblica, 28/12/1983), tutti abbiamo accettato un modello di sviluppo paranoico basato sulla crescita continua che anche un ragazzino che studia matematica a scuola avrebbe capito che, prima o poi, sarebbe andato incontro al collasso. Perché le crescite all’infinito esistono, appunto, in matematica, ma non in natura. Noi ci siamo messi in un circolo vizioso terrificante. Il consumismo non è solo un deleterio fenomeno di costume, come pensava Pasolini, è essenziale al modello di sviluppo industriale. Se la gente non consuma le imprese non producono e sono quindi costrette a liberarsi di molti lavoratori che, così impoveriti, consumeranno ancora di meno obbligando le imprese a contrarsi ulteriormente.

    Questa si chiama recessione. Siamo quindi costretti a produrre, a ‘crescere’ come tutti dicono, da Washington a Berlino a Parigi a Roma. Ma poiché abbiamo già prodotto di tutto e di più non possiamo più crescere se non con margini sempre più ristretti che alla fine si esauriranno anch’essi. Certo, per un po’ di tempo gli Stati Uniti potranno vendere alla Cina e la Cina agli Stati Uniti e così l’Europa. E lo stesso avverrà con altri Paesi cosiddetti ‘emergenti ‘ come l’India o il Brasile. Ma anche questi Paesi, che hanno il vantaggio di essere partiti dopo, prima o poi diventeranno saturi, come lo siamo già oggi noi occidentali. Quando ciò accadrà il sistema collasserà, irrimediabilmente.

    Gli scenari che si aprono, a quel punto, sono due. Uno prende spunto da ciò che accadde dopo il crollo dell’Impero Romano. Le città si spopolarono (Roma che ne aveva avuti due milioni si ridusse a 35 mila abitanti) e chi vi abitava andò a rifugiarsi nelle ‘ villae’ dei grandi proprietari terrieri o presso i monasteri. Nacque così il feudo, economicamente autosufficiente (autoproduzione e autoconsumo). Il denaro, di fatto, scomparve. Bisognerà aspettare otto secoli perché, con l’affermarsi dei Comuni, rifaccia la sua apparizione. Speriamo che sia questo primo scenario ad avverarsi. Perché il secondo è apocalittico. I feudi si formarono abbastanza pacificamente. Oggi potrebbe essere diverso.
    Col crollo del mondo industriale e del denaro la gente di città, rendendosi conto che non può mangiare il cemento né bere il petrolio, dopo aver saccheggiato i supermarket si riverserà nelle campagne alla disperata ricerca di cibo. Ci arriverà a piedi (chi avrà la forza di farlo, gli altri cadranno lungo la strada) perché non ci sarà più benzina e si scontrerà con chiunque possegga un terreno coltivabile che difenderà con le unghie e con i denti perché sarà questione, per tutti, di vita o di morte. Fra cittadini e contadini o proprietari terrieri scorrerà il sangue. A fiumi (altro che il ridicolo ‘lacrime e sangue’ di cui si parla in questi giorni perché nessuno è disposto a lasciare sul campo 600 euro senza aver capito che fra poco, qualunque siano le misure prese, perderà tutto).
    È anche possibile che le leadership mondiali dei Paesi più potentemente armati, prese dal panico, comincino, nell’impazzimento generale, a sganciarsi atomiche, l’una contro l’altra. In questo caso non si salverà proprio nessuno, nemmeno gli indigeni delle Isole Andemane che, come altri popoli che noi chiamiamo presuntuosamente ‘primitivi’ e i tedeschi, più correttamente, naturevolker (popoli della Natura) che hanno scelto di vivere in una società statica rifiutandosi di entrare in una dinamica come la nostra, nata (assieme a una serie di complessi fenomeni, fra cui, fondamentale, la diversa percezione del tempo, dal presente al futuro) dalla Rivoluzione industriale.

    Queste cose noi le andiamo scrivendo, inascoltati, da un quarto di secolo (La Ragione aveva Torto?, 1985). Siccome non siamo buoni rideremmo a crepapelle vedendo che i cosiddetti illuministi, o, per essere più precisi, i loro ottusi epigoni, stanno tagliando, da tempo, il ramo dell’albero su cui son seduti. Il fatto è che su quel ramo ci stiamo anche noi e dobbiamo assistere impotenti a questo “auto da fé” che ci travolgerà come tutti gli altri. Questo è il tragico e beffardo destino di ogni Cassandra.
    L’ossessione della crescita | Massimo Fini | Il Fatto Quotidiano
    "Cecchi ...Paone ha dichiarato che ci sono due gay in squadra. Prandelli mi ha detto che mi facevate questa domanda. Se ci sono dei froci i problemi sono loro, io spero non ce ne siano".
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  2. #12
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil


  3. #13
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil

    La guerra democratica - Massimo Fini



    La guerra democratica - Fini Massimo - Chiarelettere - Libro - Libreria Universitaria - 9788861902992

    Descrizione

    Dopo il collasso del contraltare sovietico le Democrazie, Stati Uniti in testa, hanno inanellato, in vent'anni, otto guerre di aggressione. La "guerra democratica" non si dichiara, ma si fa, con cattiva coscienza, chiamandola con altri nomi. Col grimaldello dei "diritti umani" si è scardinato il diritto internazionale sul presupposto che l'Occidente, in quanto cultura superiore (moderna declinazione del razzismo), portatore di valori universali, i suoi, ha il dovere morale di intervenire ovunque ritenga siano violati. Il nemico, allora, non è più, schmittianamente, uno "justus hostis", ma solo e sempre un criminale. Essenzialmente tecnologica, sistemica, digitale, condotta con macchine e robot, la "guerra democratica" evita accuratamente il combattimento, che della guerra è l'essenza, perdendo così, oltre a ogni epica, ogni dignità, ogni legittimità, ogni etica e persino ogni estetica.

    Dettagli del libro

    Titolo: La guerra democratica
    Autore: Massimo Fini
    Editore: Chiarelettere
    Collana: Reverse
    Data di Pubblicazione: Aprile 2012
    Pagine: 289
    Reparto: Politica e società > Politica > Relazioni internazionali
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  4. #14
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil

    Ho giusto finito ieri di leggere "il Mullah Omar" del buon Fini.
    Che dire? Massimo Fini è sicuramente uno degli intellettuali migliori attualmente presenti in Italia, non conforme, senza peli sulla lingua, e che non si fa problemi a schiaffeggiare la nostra morale da Occidente ormai decaduto.
    Ogni sentimento nobile deve celarsi.
    Per non infastidire il democratico.


    soleacciaio.org

  5. #15
    the dark knight's return
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil

    Citazione Originariamente Scritto da Hatamoto Visualizza Messaggio
    Ho giusto finito ieri di leggere "il Mullah Omar" del buon Fini.
    Che dire? Massimo Fini è sicuramente uno degli intellettuali migliori attualmente presenti in Italia, non conforme, senza peli sulla lingua, e che non si fa problemi a schiaffeggiare la nostra morale da Occidente ormai decaduto.
    Questo è a grandi linee anche il mio giudizio
    "Cecchi ...Paone ha dichiarato che ci sono due gay in squadra. Prandelli mi ha detto che mi facevate questa domanda. Se ci sono dei froci i problemi sono loro, io spero non ce ne siano".
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  6. #16
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    Predefinito Re: Massimo Fini: giornalista controcorrente a difesa della vera Europa e della civil

    Sontuoso giornalista dalle idee eterodosse. E quello che forse ha capito meglio la truffa della democrazia rappresentativa

 

 
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