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Discussione: Destra storica

  1. #1
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    Predefinito Destra storica

    Interrogandomi sovente sulla possibile via italiana al conservatorismo,e sui motivi storici e di costume che hanno impedito in Italia di formare una classe dirigente ed un partito conservatori,mi sono imbattuto nella cosiddetta "destra storica" dell' Italia post-unitaria. Secondo alcuni può essere considerato l'unico periodo di governo di una destra veramente conservatrice e liberale,secondo altri solo un manipolo di liberali aristocratici e moderati,definiti di destra solo per convenzione. Però è stato sicuramente un gruppo di uomini retti che hanno governato il paese dopo l'unità e come disse Montanelli,sono spariti dopo aver raggiunto due obiettivi fondamentali come il pareggio del bilancio e la completa unità d'Italia. Inoltre è stata l'unica "destra" in Italia totalmente laica e indipendente dal Vaticano pur essendo formata da persone credenti,ed ha tentato di riunire insieme l'aristocrazia puramente liberale e la borghesia più conservatrice del Sud,come nella migliore tradizione di altre "destre" europee e non. Volevo sapere l'opinione di conservatori e anche di liberali classici su questo periodo e sul perchè in Italia è sempre stato ostacolato ogni tipo di pogetto di destra liberale e conservatrice,dando vita ad anomalie italiane come il fascismo che poi hanno lasciato il potere al centro moderato e cattolico,relegando conservatori e liberali ai margini dell'agone politico nazionale.
    Me ne fregio !
    E.Petrolini

    Non mi dite che sono incoerente,perchè lo so già.

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Beh, a guardare oggi alla Destra Storica mi pare ci sia Fini... Sul fatto che in Italia sia venuto a mancare un partito conservatore qualche responsabilità ce l'ha la Chiesa.

    Tempo fa postai la recensione di un libro che parlava proprio di questo. Se lo trovo lo riposto.
    SADNESS IS REBELLION

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Ecco l'articolo che cercavo:

    Luca GERONICO

    Il Belpaese senza i conservatori


    tratto da: Avvenire, 30.3.2000.

    I mali italiani e il mancato sviluppo politico di fine ‘800: oggi un dibattito a Roma
    Tutta colpa di Giolitti? Rudinì cercò di dare soluzione al trasformismo italiano
    Fonzi: "Mancò l'apporto del popolo"


    Conservatori senza partito: e se la colpa fosse di Giolitti? Insomma, se l'Italia risorgimentale, quella della destra e sinistra storica moriva - come da manuale - con le cannonate di Bava Beccaris a Milano, l'età giolittiana che si andava ad aprire, oltre che la culla del trasformismo, della prima industrializzazione e dell'accordo clerico-moderato, fu pure la tomba del partito conservatore italiano. Così la patologia del sistema politico italiano, incapace di una alternanza fra due grandi schieramenti secondo la più schietta tradizione anglosassone, troverebbe la sua origine nel fallimento di due tantitivi ravvicinati di creare un partito conservatore antagonista ad un partito liberal democratico.

    Ripartiamo allora proprio dalle schioppettate di Bava Beccaris, o meglio da quel marchese Antonio di Rudinì allora capo di governo che, bollato come effimero reazionario, si scopre aver tentato durante il suo primo governo (1891-93) "una delicata operazione di raccordo dell'area moderata" aprendo trattative con il Vaticano per ottenere il consenso cattolico, "fattore indispensabile per la costituzione di un partito conservatore in Italia". Un progetto politico riscoperto da Paolo Carusi, ora esposto in «Superare il trasformismo. Il primo ministero di Rudinì e la questione dei partiti nuovi», un tentativo da abbinare ai cento giorni del governo di Sidney Sonnino - un altro bistrattato dalla memoria - che nel 1906 cercò, unendo cattolici transigenti e liberali non anticlericali, di costruire un'alternativa di destra a Giolitti, come lumeggiato da Umberto Gentiloni Silveri in «Conservatori senza partito. Un tentativo fallito nell'Italia giolittiana». Un partito conservatore mai realizzato, anche se nel 1908 vi fu chi redasse il «Manifesto per un partito conservatore italiano». Un fallimento che "porta con sè riflessioni e conseguenze che hanno più a che fare con il futuro sviluppo dell'Italia che con il movimento conservatore ottocentesco", scrive Gentiloni Silveri. Due volumi rigorosi e documentati - entrambi editi da Studium e al centro di un dibattito oggi all'Istituto Sturzo di Roma con gli storici Fausto Fonzi, Ernesto Galli della Loggia, Luigi Lotti e Pietro Scoppola - che presentano una sintesi inedita, una «inventio» delle origini di una questione quanto mai di attualità.

    "La mancanza di un partito conservatore - spiega lo storico cattolico Fausto Fonzi - fu il riflesso della mancata partecipazione di tutto il popolo italiano alla vita politica, in particolare l'assenza di gran parte dei cattolici". Insomma il non ancora risolto rapporto Stato-Chiesa che plasmò in modo anomalo rispetto al resto d'Europa i nuovi equilibri politici italiani del primo Novecento. Ma secondo Lorenzo Lotti, che insegna Storia moderna all'università di Firenze, i tentativi di Di Rudinì e Sonnino erano comunque velleitari perché "almeno fino al 1994 tutto il sistema politico italiano è stato imperniato su una grande aggregazione al centro. Un mito risorgimentale il bipolarismo anglosassone che si scontrava con la realtà di una sinistra estremista e con i cattolici estranei allo Stato unitario. Il partito conservatore non poteva nascere con i cattolici all'opposizione dello Stato liberale". "Il superamento del non expedit - precisa a sua volta lo storico Pietro Scoppola - non fu la condizione per il formarsi di un forte schieramento moderato, perché prevalse un uso strumentale del voto cattolico utile a mantenere gli equilibri giolittiani contro i socialismi. Una politica di alto trasformismo, ma che rese impossibile la polarizzazione del sistema come avvenne negli altri Paesi dove i partiti conservatori nacquero, durante la prima industrializzazione, in difesa del mondo agricolo e del mondo religioso ad esso strettamente legato". Invece in Italia, mentre nel declino del sistema liberale ottocentesco i partiti di massa conquistavano spazi sociali e consensi, i ceti medi, ossessionati dal rischio della proletarizzazione, si identificarono culturalmente nel futurismo e politicamente con il movimento nazionalista. L'esito, esauritasi anche la fase giolittiana, fu il costituirsi di un nuovo blocco sociale, formato da ceti medi e grande industria, che sostenne Salandra e poi l'ingresso in guerra.

    Conservatori senza partito, ma anche senza eredità? "Il merito di quel tentativo - sostiene Fonzi - fu di aver posto con chiarezza una certa linea ideologica. Una tradizione di liberalismo di destra, che si può far risalire addirittura a Stefano Jacini che aveva teorizzzato il sistema politico all'inglese e il partito conservatore nazionale. Una tradizione perduta, ma di alto profilo morale che resta un punto di riferimento".

    Per Scoppola invece la parte migliore di quella tradizione conservatrice "venne valorizzata da Alcide De Gasperi, in una situazione complicata dall'unità politica dei cattolici che i conservatori di inizio secolo, pensando ad una possibile alleanza con una parte di essi, non si ponevano. Viceversa il mondo cattolico venne tenuto unito dalle rivendicazioni temporalista e poi dalla difesa degli interessi cattolici. Uno spazio politico che non riesce a trovare una propria autonomia perché sovrastato da preoccupazioni confessionali legittime, ma che hanno prevalso sulla dinamica di una società in fase di modernizzazione".

    Pochi spiccioli d'eredità, secondo Lotti, per il pensiero conservatore nel seguito del secolo: "Qualche elemento sopravvisse nella tradizione del liberalismo moderato, sconvolto dal primo dopoguerra e addirittura travolto dal secondo dopoguerra". Sconfitti o subalterni nel giolittismo e nel centrismo i conservatori per Scoppola adesso avrebbero una nuova chance: "La domanda politica al termine di questa riflessione è se, esauritasi con Moro ogni possibile sintesi centrista, sia giunto il momento di una polarizzazione della politica in cui gli «interessi religiosi» siano sostenuti lealmente da tutti i cattolici nonostante le divisioni politiche". Una nuova fase politica che, anche secondo Lotti "rende in teoria possibile non il bipartitismo, ma il bipolarismo. Un'ipotesi adesso non velleitaria sopratutto in un contesto internazionale inedito". Insomma, dopo la svolta post comunista, la «Cosa» del Duemila potrebbe essere il partito conservatore.

    Data inserimento: 05/10/2007


    http://www.storialibera.it/epoca_con...lo.php?id=2293
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  4. #4
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Sicuramente i maggiori responsabili della mancanza in Italia di un partito conservatore sono il fascismo e la chiesa,che invece sono considerati dall'opinione pubblica proprio come conservatori. La Chiesa ha monopolizzato su di sè le attenzioni dei "moderati" italiani e quindi dei possibili conservatori,impedendo di fatto la formazione di uno "spirito conservatore" in Italia,spirito che lungi dall'essere anticlericale,pone una netta demarcazione tra lo Stato e la Chiesa e tra i rispettivi ambiti. Inoltre grazie al fascismo a al suo lascito storico,in Italia è stata ed è tutt'ora impossibile la formazione di una destra conservatrice fagocitata dalla DC dal PLI e,in parte dall'MSI e dai rispettivi eredi.
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  5. #5
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    non sono neutrale circa questo periodo storico,che ho imparato ad amare leggendo proprio Montanelli,e in seguito Croce e anche Spadolini.

    Ritengo che sia vero:la Destra storica fu un partito,o meglio una fazione,realmente conservatrice in Italia. Aderiva ad un conservatorismo liberale e laico,un conservatorismo sinceramente patriottico e moderato,lontano dalle grida delle Estreme,un conservatorismo che non esitava ad utilizzare la modernità come uno strumento per il miglioramento del Paese,e non la vedeva come una orrida bestia o anche solo come una dolorosa necessità.
    Ma soprattutto è da ammirare la tempra morale di questi uomini,onesti e pragmatici. Due razze di uomini politici ormai scomparse.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Forfy Visualizza Messaggio
    Sicuramente i maggiori responsabili della mancanza in Italia di un partito conservatore sono il fascismo e la chiesa,che invece sono considerati dall'opinione pubblica proprio come conservatori. La Chiesa ha monopolizzato su di sè le attenzioni dei "moderati" italiani e quindi dei possibili conservatori,impedendo di fatto la formazione di uno "spirito conservatore" in Italia,spirito che lungi dall'essere anticlericale,pone una netta demarcazione tra lo Stato e la Chiesa e tra i rispettivi ambiti. Inoltre grazie al fascismo a al suo lascito storico,in Italia è stata ed è tutt'ora impossibile la formazione di una destra conservatrice fagocitata dalla DC dal PLI e,in parte dall'MSI e dai rispettivi eredi.
    Il fascismo non c'entra nulla con la mancata nascita di un partito conservatore in Italia. Equiparare l'esperienza fascista al conservatorismo è un errore poichè le origini socialiste, libertarie, anarchiche e rivoluzionarie del fascismo tutto potevano essere tranne che conservatrici.
    Possiamo dire che una parte del mondo borghese italiano, legata a valori liberal-nazionali, guardò con simpatia, forse più per necessità di interessi, al movimento mussoliniano ma fu una piccola parte, collocata prevalentemente al sud e più monarco-liberale che fascista. Chi impedì ai conservatori di avere una casa politica fu la democrazia cristiana,partito strutturato abilmente in correnti- ivi compresa quella conservatrice- plasmabile a seconda della circostanza. Non a caso la dc governò il Paese per tantissimo tempo. Con la dc, il ruolo della chiesa cattolica assunse una connotazione di forte ed abile gestione del potere, un potere che anche in una certa destra nazionale non venne osteggiato più di tanto a causa della divisione tra blocco comunista, che veniva da est, ed il libero occidente. L'anticomunismo fu il collante che contribuì all'unione di tutti coloro che scelsero l'occidente in funzione antisovietica, e il msi non fu esente da questa scelta. Anche per questo motivo, a torto, i missini vennero inseriti tra i conservatori, ma contro la loro reale volontà.
    NON VOTO NEL REALE,NON VOTO NEL VIRTUALE....GRAZIE!

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    Citazione Originariamente Scritto da SMB Visualizza Messaggio
    Il fascismo non c'entra nulla con la mancata nascita di un partito conservatore in Italia. Equiparare l'esperienza fascista al conservatorismo è un errore poichè le origini socialiste, libertarie, anarchiche e rivoluzionarie del fascismo tutto potevano essere tranne che conservatrici.
    Possiamo dire che una parte del mondo borghese italiano, legata a valori liberal-nazionali, guardò con simpatia, forse più per necessità di interessi, al movimento mussoliniano ma fu una piccola parte, collocata prevalentemente al sud e più monarco-liberale che fascista. Chi impedì ai conservatori di avere una casa politica fu la democrazia cristiana,partito strutturato abilmente in correnti- ivi compresa quella conservatrice- plasmabile a seconda della circostanza. Non a caso la dc governò il Paese per tantissimo tempo. Con la dc, il ruolo della chiesa cattolica assunse una connotazione di forte ed abile gestione del potere, un potere che anche in una certa destra nazionale non venne osteggiato più di tanto a causa della divisione tra blocco comunista, che veniva da est, ed il libero occidente. L'anticomunismo fu il collante che contribuì all'unione di tutti coloro che scelsero l'occidente in funzione antisovietica, e il msi non fu esente da questa scelta. Anche per questo motivo, a torto, i missini vennero inseriti tra i conservatori, ma contro la loro reale volontà.
    Più che il fascismo stesso io direi che l'eredità del fascismo ha impedito a generazioni di italiani di definirsi SERENAMENTE conservatori e di destra senza essere etichettati,ghettizzati e isolati. Quindi per i conservatori le opportunità erano due,o entrare nel ghetto dei missini oppure nel calderone centrista della DC. Rimaneva l'alternativa del PLI,secondo me valida,però non pienamente conservatrice.
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    E.Petrolini

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  8. #8
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Citazione Originariamente Scritto da Forfy Visualizza Messaggio
    Più che il fascismo stesso io direi che l'eredità del fascismo ha impedito a generazioni di italiani di definirsi SERENAMENTE conservatori e di destra senza essere etichettati,ghettizzati e isolati. Quindi per i conservatori le opportunità erano due,o entrare nel ghetto dei missini oppure nel calderone centrista della DC. Rimaneva l'alternativa del PLI,secondo me valida,però non pienamente conservatrice.
    Un'eredità nata da un equivoco creato consapevolmente. Del resto,fino a non molti anni fa, tutto ciò che non era di sinistra veniva considerato fascista. Tornando al tema, ribadisco che la vera colpevole della mancata nascita di un partito conservatore fu la DC.
    Quando venne creata la sigla "Destra Nazionale" da affiancare al MSI, già si cominciò a capire che la manovra democristiana per accaparrarsi anche quella fetta di Italiani era in atto. Non a caso, con la scissione di Democrazie Nazionale, fortemente sostenuta dai democristiani, si aprì una crepa a destra e molti "missini",turandosi il naso, optarono per l'originale(la dc) e non per la fotocopia, con la conseguenza che il MSI tornò ad essere un partito di nostalgici, Democrazia Nazionale, come per magia ,sparì e la vecchia balena bianca ingrossò ancor di più il suo ventre gia strabordante.
    I partiti laici, PLI compreso, furono i pesciolini che vissero sul dorso della bianca balena, si nutrirono dei parassiti che vivevano su di essa ma non riuscirono mai a diventare grandi.
    NON VOTO NEL REALE,NON VOTO NEL VIRTUALE....GRAZIE!

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Citazione Originariamente Scritto da SMB Visualizza Messaggio
    Un'eredità nata da un equivoco creato consapevolmente. Del resto,fino a non molti anni fa, tutto ciò che non era di sinistra veniva considerato fascista. Tornando al tema, ribadisco che la vera colpevole della mancata nascita di un partito conservatore fu la DC.
    Quando venne creata la sigla "Destra Nazionale" da affiancare al MSI, già si cominciò a capire che la manovra democristiana per accaparrarsi anche quella fetta di Italiani era in atto. Non a caso, con la scissione di Democrazie Nazionale, fortemente sostenuta dai democristiani, si aprì una crepa a destra e molti "missini",turandosi il naso, optarono per l'originale(la dc) e non per la fotocopia, con la conseguenza che il MSI tornò ad essere un partito di nostalgici, Democrazia Nazionale, come per magia ,sparì e la vecchia balena bianca ingrossò ancor di più il suo ventre gia strabordante.
    I partiti laici, PLI compreso, furono i pesciolini che vissero sul dorso della bianca balena, si nutrirono dei parassiti che vivevano su di essa ma non riuscirono mai a diventare grandi.
    Sono sostanzialmente d'accordo sulla DC. Questo grande agglomerato di centro che ha governato l'Italia per tutta la prima repubblica ha impedito la formazione in Italia sia di un partito conservatore che di uno modernamente progressista. Inoltre lo scarso segito e l'asservimento alla DC dei partiti liberali e laici come il PLI ha dato vita all'anomalia dello strapotere democristiano che è figlio di un'altra anomalia che ha condizionato la storia italiana da sempre cioè la presenza del cuore della chiesa cattolica sul suolo italiano e la relativa ingerenza nella politica.
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  10. #10
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    Predefinito Riferimento: Destra storica

    Il PLI non svolse mai una funzione di grande rilevanza nel panorama politico italiano, non raggiungendo mai un ragguardevole consenso di voti, ma ebbe sempre grande prestigio intellettuale, svolgendo il ruolo di pungolo liberale verso tutti i partiti democratici, specialmente sui temi dell'economia.

    Il PLI degli anni 50 ebbe una funzione trainante nel rinnovamento del paese e nella sua industrializzazione, non per niente Luigi Einaudi prima di essere nominato Presidente della Repubblica ( forse il migliore mai aletto ) fu proprio il ministro dell Economia del famoso "Miracolo Italiano" il bum economico degli anni 50.

    Fra gli anni 60 e 70, nella DC la componente cristiano-sociale, ( Moro, De Mita, Donat Cattin ) molto statalista e assistenzialista, prese peso e portò il PLI ad allontanarsi dal governo e a militare nella opposizione almeno fino al governo Andreotti, ma ormai, con gli uomini migliori, aveva perso quel primato intellettuale e di rinnovamento ( che ormai era stato scippato a sinistra con il 68 ) degli anni 50 e la suo contributo successivo non fu mai degno di nota.

    Su perche non è nato un partito conservatore in Italia, le cause sono molteplici:


    - L'eredità lasciata dal fascismo fu sempre molto ingombrante.

    - I nuovi leader e i nuovi partiti di destra non rinunciarono mai a chiudere definitivamente con quel periodo e mantennero sempre un atteggiamento misto fra la nostalgia, la giustificazione e la minimizzazione dei fatti dell'epoca precedente.

    - La DC che grazie anche al grande influenza della chiesa in Italia, riuscì presto a impiantare in italia un sistema clientelare basato sullo scambio "io ti dò il lavoro ( pubblico ) tu mi dai il voto" e con una politica del debito pubblico da ergastolo.
    Politica che è stata la nostra rovina in quanto da paese abituato a guadagnarsi con la fatica quello di cui aveva bisogno, si è trasformato in un paese di papponi e smidollati che al minimo raffreddore va a chiedere allo Stato di intervenire e di risolvere i suoi problemi.

    Ancora oggi non è possibile fare una riforma della scuola, del lavoro, della sanità, delle pensioni ecc. ecc. perche si va appunto a toccare quei meccanismi che permettevano il controllo del potere ma che ormai è assodato sono un lento veleno per l' economia di un paese.

    - Partiti minori come appunto il PLI che hanno messo da parte gli ideali e si sono accodati a questa grande macchina fabbrica-voti per cibarsi degli avanzi.

    Il PDL avrebbe tutte le potenzialità per diventare un partito conservatore sulla falsariga del Partito Repubblicano Americano, ma deve togliersi di dosso ancora un pò demagogia e populismo spicciolo e cercare sempre di tenere la barra al centro fra i liberali presenti nel partito e i settori più catto-conservatori.

    A mio avviso liberali e conservatori si compensano vicendevolmente.

    Gli uni possono riuscire a compensare gli eccessi degli altri producendo così una politica conservatrice seria, decisa ma allo stesso tempo non stantia e non priva di capacità di autorinnovamento e di autoaggiornamento verso questo contesto mondiale che sicuramente si muove a velocità ormai folli rispetto alla prima metà del secolo, e quindi richiede più dinamicità.
    "I socialisti sono come Cristoforo Colombo: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri."

 

 
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