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  1. #21
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da dedelind Visualizza Messaggio
    LA MMT HA RISOLLEVATO L'ARGENTINA


    Non bisogna credere a tutto quello che si legge, bisogna anche riflettere a volte. Altrimenti si fa come i giornalisti italiani che hanno tutti in coro per due giorni scritto che gli stipendi italiani erano inferiori a quelli greci perchè hanno letto male una tabella. Bastava esser stati in vacanza in Grecia negli ultimi anni per sapere che era assurdo, ma come in borsa vige il principio del parco buoi e del "toro" in economia vige il principio delle pecore (tutti seguono come pecore...)

    In Argentina le cose sono andate negli ultimi dieci anni abbastanza bene, prova ne sia che la Kirchner viene rieletta con percentuali da plebiscito grazie al fatto che (secondo il FMI) la percentuale di argentini considerati in povertà è scesa dal 40-45% post-default e dal 20-25% degli "anni d'oro" del legame peso-dollaro al 14% circa.

    La disoccupazione è scesa dal 15-20% all'8.3%, inferiore agli Stati Uniti ad esempio ora.
    Come corruzione, criminalità, clientelismo e altre questioni di sostanza l'Argentina non è molto migliorata. Ma come del resto il Brasile, dove l'esercito rastrella in assetto di guerra all'alba interi quartieri quest'anno nonostante l'economia buona e così il Messico l'Indonesia o la Thailandia che sono lodati a differenza dell'Argentina. Il successo dell'Argentina post-default, diciamo dal 2003 è innegabile (qui un ottimo report sul successo argentino) e non è un paese che non ha poi tante materie prime come il Brasile da esportare ( le esportazioni, espresse in dollari, sono triplicate come valore dal 2003 ad oggi, nonostante che come percentuale del PIL siano scese indicando che il boom non è dovuto solo all'export)

    Il suo successo è in buona parte dovuto alla MMT che hanno applicato abbastanza bene, facendo così infuriare le grandi banche e i grandi media che inventano ad esempio questa balla dell'inflazione al 24%. In tutti i paesi ad esempio le grandi banche come Morgan, Goldman, Citigroup non criticano le statistiche governative, in Cina sono notoriamente fabbricate a tavolino, ma le grandi banche non lo scrivono nei loro report e nel caso della Grecia che truccava tutti i numeri non hanno mai detto niente. Nel caso dell'Argentina invece Goldman Sachs mette fuori report al vetriolo, scrivendo che sono tutti numeri truccati. Ma lo sai perchè ? Perchè non stanno facendo affari in Argentina !

    Dato che conosco l'economia vi spiego anche come si calcola l'inflazione ora, in un modo abbastanza certo. Ci possono essere ritardi nell'adeguamento del cambio ovviamente, ma su periodi di tempo di diversi anni, in regime di cambi fluttuanti funziona così, il cambio riflette più o meno i livelli dei prezzi relativi interni. E' per questo motivo che se la Grecia uscisse dall'euro si svaluterebbe del 70% il cambio, perchè ha avuto per dieci anni inflazione doppia della media UE. Se l'inflazione in Argentina fosse del 24% l'anno da anni e anni, la valuta si deprezzerebbe di percentuali proporzionali al differenziale con la nostra inflazione ad esempio, cioè cumulativamente del 60 o 70% circa giusto ? Bene. Ma se guardi, ad esempio negli ultimi quattro anni l'Euro contro Peso è salito da circa 4.5 peso a 5.8 peso per 1 euro cioè di un 30% circa. Se l'inflazione fosse del 24% l'anno in Argentina, dato che in Europa è stata intorno al 2%, un differenziale di inflazione del 20% e rotti l'anno produrebbe una svalutazione del cambio almeno almeno del 60% e in teoria anche di più. Se prendi il Peso verso Dollaro, dal 2003 ad oggi il Dollaro è salito da 3 a 4.6 peso e se parti dal 2002 quando era a 4 peso da 4 peso a 4.6 peso, quindi parliamo dal 15 al 20% circa su otto-dieci anni. Ergo è assurdo pensare che negli ultimi anni avessero inflazione del 24% medio. Su dieci, otto o cinque anni le variazioni del cambio del Peso, sia verso Euro che verso Dollaro indicano che l'Argentina ha un inflazione del 10% circa l'anno probabilmente, forse anche 15%, ma non del 20-25% l'anno medio.

    Tutto chiaro ? le tabelle e i numeri risultano ostici e si preferisce lo stesso scrivere quello che "ci si sente dentro" invece come al bar ?

    Fonte: Cobraf.com
    29.02.2012
    Probabilmente un ripassatina all'economia non li farebbe male, il tasso di cambio non dipende solo dall'andamento dell'inflazione nei rispettivi paesi ma da molte altre variabili, prendere come misura EUR o lo USD è fazioso queste valute son in costante svalutamento da diversi anni, per altri motivi estrani all'inflazione, contro il resto delle valute mondiale nonostante abbiano abbiano i tassi inflattivi più bassi al mondo, nonostante questo ARS è una dello poche volute che hanno perso valore contro entrambe. Proviamo a rifare lo stesso raffronto con il dollaro australiano o il real brasiliano, ma anche con il peso messicano se si vuole un economia che non ha proprio brillato e le teoria salta completamente.
    Dannato Barone Rosso.

  2. #22
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da morfeo Visualizza Messaggio
    ad un certo punto la situazione evolverà: tentare di sgonfiare gli aggregati monetari
    Il “mistero” argentino | Phastidio.net
    la domanda mi sorge spontanea...

    "sgonfiare" gli aggregati monetari in che modo?
    azzerando i conti correnti dei risparmiatori?
    Ferrara era comunista poi il comunismo è morto, allora è diventato Craxiano e Craxi è morto, poi è diventato Berlusconiano. PORTA SFIGA
    (brunik - 25/09/2011)

  3. #23
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da morfeo Visualizza Messaggio
    Probabilmente un ripassatina all'economia non li farebbe male, il tasso di cambio non dipende solo dall'andamento dell'inflazione nei rispettivi paesi ma da molte altre variabili, prendere come misura EUR o lo USD è fazioso queste valute son in costante svalutamento da diversi anni, per altri motivi estrani all'inflazione, contro il resto delle valute mondiale nonostante abbiano abbiano i tassi inflattivi più bassi al mondo, nonostante questo ARS è una dello poche volute che hanno perso valore contro entrambe. Proviamo a rifare lo stesso raffronto con il dollaro australiano o il real brasiliano, ma anche con il peso messicano se si vuole un economia che non ha proprio brillato e le teoria salta completamente.
    Ma il tasso di cambio non serve per annullare il differenziale dei tassi di inflazione? Cioè quando l'Italia aveva la lira non la svalutavamo per rendere competitive le nostre merci rispetto a quelle tedesche? Il tuo paese di riferimento mica è il Bukkina faso!

  4. #24
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da x_alfo_x Visualizza Messaggio
    Ma il tasso di cambio non serve per annullare il differenziale dei tassi di inflazione? Cioè quando l'Italia aveva la lira non la svalutavamo per rendere competitive le nostre merci rispetto a quelle tedesche? Il tuo paese di riferimento mica è il Bukkina faso!
    più corretto dire che il tasso di cambio viene usato per modificare lo scarto dinamico dei prezzi in funzione della bilancia commerciale.

  5. #25
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    The price of cooking the books

    HISTORY has left Argentines with more than their share of economic trauma. Having twice suffered destructive bouts of hyperinflation in the late 1980s, they are sensitive to rising prices. When they spot inflation their instinct is to dump the peso and buy dollars. But after the economy collapsed in 2001-02, horror at mass unemployment temporarily eclipsed the public’s fear of inflation. That has been the successful political calculation of the president, Cristina Fernández, and her late husband and predecessor, Néstor Kirchner. For years they stoked an overheating economy with expansionary policies. Faced with the resulting rise in inflation, their officials resorted to price controls—and to an extraordinarily elaborate deception to conceal the rise.

    Since 2007, when Guillermo Moreno, the secretary of internal trade, was sent into the statistics institute, INDEC, to tell its staff that their figures had better not show inflation shooting up, prices and the official record have parted ways. Private-sector economists and statistical offices of provincial governments show inflation two to three times higher than INDEC’s number (which only covers greater Buenos Aires). Unions, including those from the public sector, use these independent estimates when negotiating pay rises. Surveys by Torcuato di Tella University show inflation expectations running at 25-30%.

    PriceStats, a specialist provider of inflation rates which produces figures for 19 countries that are published by State Street, a financial services firm, puts the annual rate at 24.4% and cumulative inflation since the beginning of 2007 at 137%. INDEC says that the current rate is only 9.7%, and that prices have gone up a mere 44% over that period (see chart).

    INDEC seems to arrive at its figures by a pick-and-mix process of tweaking, sophistry and sheer invention. Graciela Bevacqua, the professional statistician responsible for the consumer-price index (CPI) until Mr Moreno forced her out, says that he tried to get her to omit decimal points, not round them. That sounds minor—until you calculate that a 1% monthly inflation rate works out at an annual 12.7%, whereas 1.9% monthly compounds to 25.3%.

    Threatening letters sent by the government to independent economists also shed light on INDEC’s methods. One was told that since the cost of domestic service was “a wage, not a price”, he should not have included it in his CPI calculations. “They have put a lot of effort and lawyers into such arguments,” he says.

    Ana María Edwin, INDEC’s current boss, is unrepentant. In Ms Bevacqua’s day, INDEC artificially boosted the inflation rate, perhaps to benefit holders of inflation-linked bonds, she claims. She hints at underhand, possibly criminal, dealings between former INDEC staff, independent Argentine economists and international financiers. The evidence? That agreements between Mr Moreno and retailers to cap prices of basic products were not reflected in INDEC’s calculations before 2007. That suggests INDEC is now using some government-mandated prices rather than those that consumers actually pay.

    When a product’s price spikes, INDEC takes it out of the CPI basket. “Poor people don’t just keep buying things if their price goes up a lot,” Ms Edwin explains. “They think: I will leave those tomatoes for the rich.” A proper CPI calculation does indeed involve rules for dealing with changes in buying patterns. But the potential for abuse is clear.

    Some Argentine government bodies seem well aware of the true inflation rate. Foreign investors report presentations by the Central Bank mentioning a real (ie, inflation-adjusted) exchange rate that implies annual inflation of around 20%. Economists who have picked through the somewhat suspect figures for economic growth say they can discern a similar rate in the “deflator” used to correct some prices. Perhaps most intriguingly, INDEC’s and PriceStats’ inflation rates accelerate and decelerate in tandem.

    The government has gone to extraordinary lengths, involving fines and threats of prosecution, to try to stop independent economists from publishing accurate inflation numbers. The American Statistical Association has protested at the political persecution faced by its Argentine colleagues, and is urging the United Nations to act, on the ground that the harassment is a violation of the right to freedom of expression.

    At the government’s request, last year the IMF sent experts to help it plan a new national CPI. Ms Edwin says that the new index will not be ready until early 2014.

    The longer this deception goes on, the trickier it is for the government to end. Faced with deteriorating fiscal accounts, Ms Fernández has begun to trim subsidies amounting to 5% of GDP. Their removal will push prices up further—as would a weakening of the peso. So Mr Moreno’s latest wheeze involves responding to a vanishing current-account surplus with strict import controls, which will undermine growth. Argentina has created a statistical labyrinth that might have been dreamed up by Jorge Luis Borges, the country’s greatest writer. This story is unlikely to have a happy ending.



    Argentina
    Ultima modifica di Morfeo; 09-03-12 alle 21:47
    Dannato Barone Rosso.

  6. #26
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da x_alfo_x Visualizza Messaggio
    Ma il tasso di cambio non serve per annullare il differenziale dei tassi di inflazione? Cioè quando l'Italia aveva la lira non la svalutavamo per rendere competitive le nostre merci rispetto a quelle tedesche? Il tuo paese di riferimento mica è il Bukkina faso!
    Al massimo differenziali di produttività, comunque anche il prezzo di un azione in borsa dovrebbe rispecchiare solo il valore dell'azienda tuttavia invece dipende ed è influenzato da tutta una serie di variabili diverse.
    Dannato Barone Rosso.

  7. #27
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    L'Indec deve aver fatto scuola all'Istat : l'allievo che supera il maestro ! :sofico:
    Ultima modifica di King Z.; 11-03-12 alle 09:02
    Regressista amante della pucchiacca.

  8. #28
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Nei giorni scorsi, il governo argentino ha modificato la missione istituzionale della banca centrale nazionale, che ora è quella di “promuovere, nei limiti delle sue possibilità entro la cornice di politiche stabilite dal governo nazionale, la stabilità monetaria, finanziaria, occupazione e crescita economica con equità sociale. Tanta roba. Più semplicemente, la banca centrale ha perso anche l’ultima parvenza di indipendenza legale ed è ufficialmente diventata il salvadanaio del governo della Presidenta Cristina Fernandez.

    In base alla nuova funzione, ora l’istituto di emissione potrà arrivare a trasferire al Tesoro (udite, o meglio leggete) liquidità fino al 20 per cento delle entrate pubbliche e fino al 12 per cento dell’offerta di moneta, usare le proprie riserve (ad oggi pari a 47 miliardi di dollari) per pagare debiti governativi, oltre a giocare un ruolo più invasivo nella regolazione delle banche e nella trasmissione del credito verso settori industriali prescelti dal governo.

    Dopo la cacciata del governatore Martin Redrado, nel 2010, la Fernandez ha saccheggiato oltre 16 miliardi di dollari di riserve della banca centrale per pagare il debito, e ne ha opzionati altri 5,7 per il 2012. Sotto il vecchio ordinamento della banca centrale, che risaliva ai tempi del peg del peso al dollaro (quello che portò il paese al crack nel 2001), era previsto che il governo potesse ricevere solo la quota di riserve in eccedenza rispetto alla copertura alla pari dei pesos in circolazione (un dollaro, un peso). Avendo esaurito tale eccedenza, il governo ha rotto gli indugi e si è impossessato della banca centrale.

    La Fernandez persegue la crescita con ogni mezzo, come il suo defunto marito, Nestor Kirchner, ma gli squilibri prodotti in questo tentativo stanno lentamente serrandosi attorno al collo del paese. Gli enormi sussidi utilizzati per ridurre le tariffe dei servizi di pubblica utilità hanno avuto un ruolo decisivo nell’affondare i conti pubblici. La progressiva perdita di competitività del paese sta erodendo anche l’avanzo delle partite correnti. Per evitare di perdere preziosa valuta estera, il governo ha quindi intrapreso un feroce controllo dei movimenti di capitale e delle importazioni.

    Una delle ultime fantasiose misure protezionistiche prevede che chi acquista libri da siti internet esteri (uno a caso, immaginiamo), debba poi provvedere personalmente allo sdoganamento aeroportuale, pagando diritti che possono arrivare fino a 80 dollari. E già un paese che si comporta in questo modo meriterebbe il più truce del default. Il governo potrebbe usare le riserve della banca centrale per ripagare quei 9,3 miliardi di dollari di debito dovuto al Club di Parigi dei paesi creditori, e cessare di essere un paria sui mercati internazionali. Ma le priorità della presidenta sono altre.

    L’effetto immediato del cambiamento della legge che regola la banca centrale è stato un ulteriore aumento dei timori che l’inflazione possa sfuggire di mano (è già sfuggita, in realtà, ora si tratterebbe di spostarsi verso condizioni di quasi iperinflazione), e la pressione ribassista sul peso si è accentuata. Nulla che non si potesse immaginare, ma ripetere gli errori del passato (oltre ad una classe politica di cialtroni e ad un elettorato ad essa omogeneo) è ciò che davvero affratella, mutatis mutandis, Italia ed Argentina. La nuova presidente della banca centrale (a dimostrazione del fatto che combinare disastri non è una prerogativa di genere) ha tuttavia solennemente promesso che l’istituto di emissione sarà “molto rigoroso” e non stamperà più moneta di quanto necessario. Bontà sua. Per ora, la resa dei conti del collasso del peso è solo rinviata, grazie all’ancora basso stock di debito ed ai controlli sui capitali.

    Altra storia di successo del fallimento argentino è la vicenda della compagnia petrolifera YPF, oggi controllata dagli spagnoli di Repsol, dopo la privatizzazione del 1993, per opera del governo di Carlos Menem, che oggi viene utilizzata dal governo per titillare i soliti istinti nazionalistici degli argentini. Recentemente, per le vie di Buenos Aires sono comparsi manifesti, ispirati dal governo, con il logo della compagnia petrolifera ed una cartina delle Falkland-Malvinas, e la scritta “Sono Argentina”.

    Il governo accusa YPF per la caduta nella produzione petrolifera, oggi inferiore del 32 per cento al picco del 1998, e del gas (meno 10 per cento dal 2004), mentre la compagnia rimbalza le accuse e potrebbe anche avere un pizzico di ragione, visto che riceve dal governo solo 42 dollari per barile esportato, e 70 per quello destinato ad utilizzo domestico, mentre i mercati globali stanno sui 120 dollari al barile. Difficile lamentarsi che, con questa remunerazione, manchino gli investimenti. Nel frattempo, sei province minori hanno tolto la concessione a YPF. Vedremo se il governo compirà l’atto fatale di una piena nazionalizzazione.

    Nel frattempo, pare che l’Argentina galleggi su un oceano di idrocarburi di scisto, per sviluppare il quale YPF stima servirebbero però investimenti per 25 miliardi di dollari l’anno per un decennio. Troppo anche per la banca centrale argentina. Ma il chavismo non paga, e presto gli argentini lo scopriranno direttamente sulla loro pelle.

    Argentina, un disastro che attende di accadere | Phastidio.net
    Dannato Barone Rosso.

  9. #29
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    "La storia insegna che l'uomo non ha mai imparato dalla storia"
    GWF Hegel

  10. #30
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    Predefinito Re: Il "miracolo" argentino

    Citazione Originariamente Scritto da morfeo Visualizza Messaggio
    Probabilmente un ripassatina all'economia non li farebbe male, il tasso di cambio non dipende solo dall'andamento dell'inflazione nei rispettivi paesi ma da molte altre variabili, prendere come misura EUR o lo USD è fazioso queste valute son in costante svalutamento da diversi anni, per altri motivi estrani all'inflazione, contro il resto delle valute mondiale nonostante abbiano abbiano i tassi inflattivi più bassi al mondo, nonostante questo ARS è una dello poche volute che hanno perso valore contro entrambe. Proviamo a rifare lo stesso raffronto con il dollaro australiano o il real brasiliano, ma anche con il peso messicano se si vuole un economia che non ha proprio brillato e le teoria salta completamente.
    Forse sarebbe il caso di usare l'effective exchange rate ma non è che forse l'ARS è sottoposto a tali controlli che non ce n'è in circolazione fuori dall'Argentina?

 

 
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