Il mistero delle donne sacre Khmer
le Devata di Angkor Wat e Yogini di Chaunsat
di Kent Davis
Angkor Wat, il tempio del 12° secolo
Questo studio è motivato dal desiderio di spiegare il motivo della massiccia presenza di raffigurazioni femminili, le Devata, nel tempio di Angkor Wat.
Comprendere chi siano queste donne Khmer ci permette anche di riconsiderare la vera finalità del tempio e capire il ruolo femminile nello sviluppo di questa straordinaria civiltà.
Per 150 anni, gli studiosi hanno spiegato semplicemente le Devata come presenze accessorie "per intrattenere il re del cielo" o "Decorare le nude pareti di arenaria".
Le nostre ricerche indicano che queste figure hanno un ruolo molto più profondo ed importante della semplice decorazione: non si tratta solo di danzatrici ma di vere e proprie divinità.
Quindi è lecito pensare che la ragione principale per la costruzione di Angkor Wat (in lingua khmer: Tempio della città) potrebbe essere stata quella di onorare queste donne e festeggiare il loro contributo fondamentale all'impero Khmer. Proprio loro, infatti, sono state la chiave per mantenere armoniosa la società khmer, contribuendo alla sua prosperità economica.
L'argomento di questo articolo è il paragone tra Devata e Yogini, le vibranti divinità femminili dell'India, un confronto che può risultare illuminante per comprendere i misteri delle donne di Angkor Wat.
Angkor e la civiltà Khmer
Angkor Wat, il famoso tempio indù del 12° secolo, che ora si trova in piena giungla della Cambogia,non è solo la più grande struttura religiosa nel mondo. Questo tempio Khmer ha una particolarità: per quasi 1.000 anni, ha custodito le immagini sacre di oltre 1.796 donne.
Il fatto sconcertante è che nessuno sa chi fossero e quali valori di spiritualità o di governo rappresentassero. Perché tutte queste donne siano state scelte a dominare questo magnifico complesso con la loro presenza rimane un mistero.
Ogni ritratto femminile ad Angkor Wat è nettamente diverso dagli altri, con una miriade di differenze: posizione del corpo, delle mani (mudra), etnia, gioielli, vestiti, capelli e collocazione.
Non è rimasta quasi nessuna documentazione scritta che spieghi come la civiltà Khmer sia sopravvissuta attraverso i secoli. Il miglior racconto è quello del diplomatico cinese Zhou Daguan, che visitò Angkor Wat 150 anni dopo la sua costruzione.
Daguan non fa mistero del suo interesse per le donne Khmer. Infatti riporta dettagliatamente la loro importanza nella conduzione degli affari, il gran numero di donne che vivevano nel palazzo (senza tralasciare un'occhiata a quelle che facevano il bagno seminude). Nonostante il suo affascinante racconto, una delle tante domande cui Daguan non risponde è: "Perché i Khmer popolano i loro più grandi templi con queste immagini ?"
Alcuni indizi si possono trovare in India, dove hanno avuto origine molti aspetti della civiltà Khmer.
In queste pagine quindi analizziamo le tradizioni delle Yogini indiane.
Non è noto se la religione Khmer, al tempo di Angkor Wat, avesse tradizioni simili incentrate su divinità femminili. Tuttavia, è chiaro che i templi Khmer propongano una netta preminenza di figure sacre femminili mentre quelle maschili sono quasi assenti. Alcuni templi indiani Yogini presentano questa stessa caratteristica.
Esamineremo quindi un tempio indiano che, come Angkor Wat, propone prevalentemente immagini femminili: il Tempio di Chaunsat Yogini a Bheraghat Jabalpur, nell'India centrale.
Devata raffigurata nel Bakkan, la parte più alta e più sacra del tempio di Angkor Wat.
Che cosa è una Yogini?
L'espressione Yogini, utilizzata in entrambe le tradizioni indù e buddhista, ha molteplici significati.
In primo luogo, può fare riferimento a una donna umana che si dedica a perseguire la conoscenza spirituale e l'illuminazione attraverso la pratica dello Yoga. Un praticante maschio è chiamato Yogi. Attraverso la sua pratica, una Yogini può acquisire determinati poteri soprannaturali compreso quello di controllare le funzioni corporee (vale a dire battito cardiaco, fertilità, resistenza al dolore o al freddo e metabolismo) o anche la capacità di volare.
La parola Yogini in sanscrito devanagari
Il percorso di una yogini può comprendere la pratica del Tantra (in sanscrito = tessere), una filosofia religiosa incentrata sull'interazione tra le forze maschili e femminili dell'universo incarnate da Shakti e Shiva.
La parola Yogini può anche riferirsi a personificazioni di aspetti della natura, che si manifestano dalla Dea Madre Divina, o Devi (raffigurata in un'immagine qui a fianco). Queste Yogini includono le dieci Mahavidyas (chiamate anche Grandi Saggezze o dakini) che rappresentano tutta la gamma della divinità femminile, dal bello e delicato al violento e terrificante.
In alcune scuole dello Yoga e del Tantra, queste potenti manifestazioni servono come modello da emulare per le Yogini umane.
Un'altra definizione caratterizza Yogini come aspetti della dea indù Durga, che è un'altra forma di Devi.
Durante una battaglia per salvare l'universo, Durga emanò otto Yoginis per raggiungere il suo obiettivo. In alcuni sistemi sono chiamate Màtrikà. Più tardi i testi moltiplicano le Yogini da 8 a 64 per rappresentare l'intera gamma di forze nel mondo che controllano fertilità, malattia, abbondanza, vegetazione, vita e morte.
Lakshmi (ricchezza/soddisfazione materiale), Parvati (potere, amore, soddisfazione spirituale) e Saraswati (apprendimento/ arti, soddisfazione culturale) in un'unica manifestazione di Devi. Dipinto di V.V. Sagar.
In sostanza si può dire che le Yoginis incarnano la gamma delle donne, da umane a divine, che rappresentano, il controllo o cercano di controllare le potenti forze della natura, compresa la vita stessa.
Le immagini nei templi Yogini dell'India e coloro che hanno seguito per più di un millennio queste pratiche spirituali sono tutti, in qualche modo, legati alla tradizione Yogini.
I primi racconti degli europei sulle Yogini erano concentrati sui loro aspetti terribili: come scrisse Miranda Shaw in "Dee buddhiste" o David Gordon White in "Bacio delle Yogini" e "Yoginis, divinità o ... folletti?"
Nella sua relazione del 1862-1865 per la Soprintendenza Archeologica dell'India, il direttore generale Alexander Cunningham, a proposito del tempio yogini di Khajaraho, ha scritto: "Chaonsat Yogini sembra essere il più antico tempio di Khajaraho. Unico per posizionamento è anche il solo in granito, mentre per tutti gli altri sono state utilizzate le cave di arenaria sulla riva orientale del fiume Kane. Le Joginis o Yogini, sono folletti femmina che obbediscono a Kali, la terribile dea della distruzione.
Quando si svolge una battaglia, si dice corrano freneticamente per il campo con le loro ciotole per raccogliere il sangue degli uccisi, che tracannano con piacere. Nel Chandrodaya Prabodha sono chiamate "spose dei demoni che danzano sul campo di battaglia."
"Per questa loro connessione con la dea Kali che beve sangue, è probabile che il tempio originariamente potrebbe essere stato dedicato a Siva, ipotesi che è in parte confermata dalla posizione di un piccolo santuario di Ganesha sullo stesso costone roccioso immediatamente di fronte l'ingresso. Ma poichè i bramini del posto affermano che la dedica di un tempio alle Yogini garantisca la vittoria a chi lo costruisce, è possibile che questo tempio mantenga il suo nome originale".
Sri Dhanendri - foto di Raju-Indore.
Vans Kennedy nella sua "Mitologia indù" (p. 490) cita i nomi di sei Yogini: Brahmi, Maheswari, Kaumari, Vaishnavi, Varahi, Mahendri, tutte chiamate da Siva a divorare la carne e bere il sangue del grande Daitya Jalandhara.
"Da questo punto di vista, ci si potrebbe aspettare di trovare numerosi templi dedicati alle Yogini, in quanto molti condottieri sarebbero stati disposti a propiziarsi la vittoria in questo modo. Ma poiché questo è l'unico santuario di queste dee che ho trovato, sono propenso a dubitare della tradizione, e ad attribuire il tempio a Durga o Kali, la consorte di Siva."
La donne di Angkor Wat possono essere Yogini?
In contrasto al nulla tramandato sulle donne di Angkor Wat, note anche come Devata o Apsara, è rimasta una notevole quantità di informazioni scritte per quanto riguarda le Yogini dell'India.
Le Devata risultano tutte certamente molto più riservate nel loro comportamento e quindi potrebbero rappresentare solo gli aspetti più dolci del pantheon Yogini.
Le donne di Angkor Wat non mostrano attributi orribili o soprannaturali. In realtà appaiono del tutto normali, prive di zanne, aloni, occhi in più, ali o altre caratteristiche terribili e fantastiche.
Nessuna, infatti, appare come Sakti, la manifestazione femminile di un dio, a volte visto con la testa di animale, cinghiale, toro, cavallo o leone.
Né le donne di Angkor Wat sfoggiano collane o coppe fatte di teschi umani, oppure scheletri o armi tra i loro ornamenti.
Tutte le Devata di Angkor Wat sono in piedi in posa dignitosa con entrambi i piedi ben saldi a terra. Nessuna è seduta. Solo un paio assumono posizioni che possono essere associate alla danza.
Eppure, raffigurate in un tempio, le donne di Angkor Wat, sembrano condividere qualcosa di divino con le loro sorelle Yogini. Alcune mostrano posizioni delle mani (mudra) simili, gioielli e ornamenti associati con piante e fiori dalla natura. Come gli ammiratori hanno osservato per secoli spesso sono molto attraenti.
Le donne di Angkor Wat sembrano rappresentare solo un rapporto armonioso con la natura, mentre le Yogini indiane evocano maggiormente l'intera gamma della creazione, compresi gli aspetti violenti.
Angkor Wat: Devata dalla parete est del Gopura Occidente.
Forse c'è una connessione tra questi due gruppi di donne straordinarie, ma non è immediatamente evidente. Un buon punto di partenza è quello di esaminare i templi Yogini indiani, utilizzando l'esempio specifico delle Yogini Chaunsat di Bheraghat Jabalpur.