Genova - Il debito delle società che fanno capo al ministero spagnolo per lo Sviluppo, pari a circa 40 miliardi di euro, rischia di affossare i progetti infrastrutturali del Paese. È la stessa ministra Ana Pastor, titolare del dicastero, ad affermare che si tratta di una «eredità che limita la capacità di realizzare infrastrutture».

I 40 miliardi del debito sono distribuiti fra diverse società e enti come la compagnia ferroviaria di bandiera Renfe (Red nacional de ferrocarriles españoles), Aena, Adif, Feve, Spa e Sepes. Fra questi anche Puertos del Estado, l’ente pubblico che coordina l’attività delle 28 Autorità portuali spagnole, che da solo avrebbe accumulato 2,6 miliardi di euro di debiti. Nel complesso, i debiti complessivi a lungo termine sono 34 miliardi di euro, quelli a scadenza breve sono 5,8 miliardi.

Con questo annuncio, Pastor vuole sottolineare la discontinuità con il precedente governo e lascia prevedere che ci sarà un forte ripensamento delle politiche su infrastrutture e trasporti che sono state seguite finora. Fino allo scorso anno la Spagna è stata guidata dal governo di centrosinistra di José Rodriguez Zapatero. In autunno le elezioni sono state vinte dal centro destra e il governo è adesso presieduto da Mariano Rajoy, a cui è affidato il compito di far uscire la Spagna dalla crisi economica. Il ministro dello Sviluppo ha guardato i conti e, come da tradizione quando c’è un cambio di governo, ha messo le mani avanti, segnalando il buco ricevuto in eredità, che sarebbe pari al 3% del prodotto interno lordo spagnolo. Il debito riguarda soprattutto il settore ferroviario (per 14,6 miliardi di euro) e l’ente aereo Aena.

Per quest’ultimo Pastor segnala un debito di 15 miliardi, mentre il precedente ministro José Blanco, ne aveva dichiarato uno di 2 miliardi più basso.Renfe perde ogni anno 120 milioni, a fronte di investimenti del ministero per 660 milioni, e ha accumulato debito per 5,2 miliardi.

Nel settore ferroviario, oltre ai debiti, pesano i cantieri già aperti per opere infrastrutturali, per pagare le quali saranno necessari 28 miliardi di euro.

Sul fronte marittimo, Puertos del Estado ha un debito di 2,6 miliardi, mentre nel 2004, prima di Zapatero, ma anche prima della crisi del 2008, si fermava d appena 400 milioni. Come risposta a questi dati, Ana Pastor promette che seguirà una politica di rigore e annuncia che il prossimo luglio presenterà un nuovo Piano per infrastrutture, abitazioni e trasporti, che dovrebbe coprire l’orizzonte temporale fino al 2024 e valere 225 miliardi di euro. «Il tempo - avverte però Pastor - dei progetti faraonici, degli accordi firmati senza avere i soldi e degli aeroporti senza traffico è terminato». Ciò non toglie che il piano preveda lo sviluppo dell’Alta velocità ferroviaria e della rete stradale.

Negli ultimi anni la Spagna ha compiuto molti passi avanti nell’industria dei trasporti e della logistica, strappando all’Italia il primato portuale nel Mediterraneo e cominciando un cammino di sviluppo anche nel settore ferroviario, dove è tradizionalmente debole. In particolare è cominciata la realizzazione della ferrovia costiera a scartamento europeo che dovrebbe collegare gli scali maggiori, da Algesiras a Valencia a Barcellona, con il resto d’Europa, superando l’ostacolo del diverso scartamento delle altre ferrovie spagnole. Ma sono in corso anche progetti per l’ampliamento dei porti, come il terminal della Isla Verde Esterior ad Algesiras, e per la realizzazione di grandi piattaforme logistiche. Inoltre si era parlato della realizzazione di un terzo valico ferroviario attraverso i Pirenei, progetto che però ha lasciato finora fredda la Commissione europea, mentre ha cominciato a scaldare gli animi nei territori dove dovrebbe essere realizzato.

L'avvisatore Marittimo