I primi cento giorni
Aurelio Montingelli - 24.02.2012, 184
Photo: EPA
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Le celebrazioni sono state aperte dallo Spiegel che con forzata moderatezza intesse le lodi del professor Monti al traguardo ritenuto emblematico dei suoi primi cento giorni di governo.
Da questa scia di dubbio encomio si sono distaccati pero’ i giornali italiani che con gli ovvi distinguo preferiscono affinare l’arma della critica.
Su l’Espresso Marco Travaglio e’ stato categorico: ” Monti aveva promesso rigore, equità e trasparenza. Al momento s'è visto solo il primo. E solo a danno dei ceti più deboli “. In questo affondo egli si dimostra, sia pure in ritardo, in perfetta sintonia con “La Padania”che da tre mesi e’ andato affermando che questo sarebbe il governo dei banchieri.
Per la verita’ anche quello precedente aveva preferito affrontare la crisi con vari piani salva - banche dimostrando tutta la sua comprensione per coloro che quella crisi avevano generato e cavalcato.
Per evitare dispersioni e difficolta’ di comunicazione nel governo Monti vi sono tre ex banchieri che dalle nuove poltrone si sono accorti che gli istituti da loro diretti avevano evaso il fisco per qualche centinaia di milioni.
Molti si sono chiesti, e ben prima che Monti lasciasse la Bocconi per Palazzo Chigi, perche’ fosse categorico difendere le banche mentre era possibile affossare le imprese.
In Italia, le banche corresponsabili della crisi, stanno tutte in piedi e ricevono crediti miliardari dalla Bce ad un tasso simbolico per finanziare le imprese.
Questo fiume di denaro viene invece immediatamente depositato, agli interessi di mercato, mentre nemmeno un soldo arriva alle aziende. Risultato: soltanto nel 2011 sono state fatte fallire piu’ di 9 mila fabbriche.
Marchionne ha ammonito che questo potrebbe essere soltanto l’inizio e che domani potrebbero chiudere due fabbriche su cinque. Al che Corradino Mineo si e’ chiesto retoricamente perche’ le banche devono essere salvate ad ogni costo mentre l’economia reale puo’ essere distrutta senza che nessuno muova un dito.
Comunque sia, a cento giorni dal suo insediamento, Monti gode di un consenso popolare sia pure in erosione, mentre quello parlamentare e’ assicurato dai due maggiori schieramenti politici italiani che hanno trovato nel terrore delle elezioni il cemento di una nuova unita’.
Chi ha paura di perdere e chi ha paura di vincere .
I primi cento giorni: La Voce della Russia