Genova - Travolto dalla crisi, dalla solitudine e dalla disperazione. Angelo aveva paura di perdere tutto. Il posto alla TI Group di Busalla (ex Bundy), dopo la cassa integrazione, e la pensione, sempre più lontana dopo le riforme del governo Monti. Aveva 53 anni, una vita passata in fabbrica, tentando di restare al passo con i tempi e al riparo dai cambiamenti in atto nell’industria automobilistica. Sperava di riuscire a rimanere fuori dai tagli lineari disposti dall’azienda. Ma alla fine è stato considerato alla stregua di tanti altri colleghi, precipitando suo malgrado nel calderone degli esuberi. Venerdì scorso, Angelo, che abitava nell’entroterra genovese, si è tolto la vita. Ha imbracciato il fucile da caccia, ricordo di tanti giorni felici passati nei boschi insieme agli amici, e poi ha premuto il grilletto, ponendo fine a una sofferenza indicibile.
«Angelo era una persona buona, un grande - dice il fratello - È entrato in crisi perché gli volevano togliere il lavoro. Tutto è iniziato l’anno scorso, quando sono stati annunciati i tagli». In un primo tempo le notizie non erano pessime, vista la sua area: «Durante mille incontri sindacali era stato ampiamente rassicurato. Vedrai, gli dicevano, a te ti lasciano stare». La cassa integrazione, invece, gli è piombata addosso senza alcun preavviso, nel modo peggiore: «Mio fratello non era preparato a questo tipo di esito della trattativa sindacale. È stato malissimo quando ha capito di essere stato tagliato fuori. Gli è crollato il mondo addosso». Era l’inizio del 2011.
Ma Angelo non era un tipo che se ne stava con le mani in mano. Durante febbrili riunioni con i rappresentanti degli operai aveva visto, nel tunnel, una luce. Una via di uscita chiamata mobilità e pensione.
«Stava male, certo. Spesso veniva a casa mia per mangiare... Tirare avanti non era facile. Ma almeno aveva una speranza, quella di riuscire a ottenere la pensione al termine del percorso cassa integrazione-mobilità». Poi è caduto Berlusconi e quelle che sembravano certezze sono diventate mere illusioni: «Quando ha capito che grazie alla riforma previdenziale in ballo avrebbe visto la pensione con 7 o 8 anni di ritardo rispetto a quanto aveva messo in conto ha perso completamente l’equilibrio».
Già, al termine della mobilità, sarebbe rimasto a casa, con l’incubo di dover trovare un lavoro per sopravvivere: «Mio fratello era solo e disperato. Non voleva diventare un peso per nessuno. Lo vedevo sempre più scosso, disorientato. È caduto in una profonda depressione».
I parenti gli sono stati vicini fino alla fine: «La cosa terribile è che una quindicina di giorni fa ho parlato di lui con alcuni sindacalisti. Mi avevano assicurato che se Angelo avesse fatto causa all’azienda probabilmente l’avrebbe vinta e sarebbe stato reintegrato. La vicenda della Ti Group è uno scandalo».
La spada di Damocle della disoccupazione incombe su una grande fetta di lavoratori dell’ex Bundy: 300 persone. Trecento famiglie che ora condividono gli stessi sentimenti. La rabbia, l’angoscia, la disperazione.
Dramma del lavoro - Pensione negata dalla legge, operaio si uccide| Liguria | Genova| Il SecoloXIX