Casalesi in Veneto, al processo «scompaiono» le parti civili - Corriere del Veneto
Casalesi in Veneto, al processo
«scompaiono» le parti civili
Solo otto vittime si costituiscono. «Abbiamo paura»
Un'aula bunker e un paravento (archivio)
MESTRE — L’aurea dei «carnefici» evidentemente non la perdono neanche dietro alle sbarre dell’aula bunker di Mestre, quella che ha ospitato il processo a Felicetto Maniero e alla Mala del Brenta. Mario Crisci e i suoi uomini, i componenti della banda vicina ai clan dei Casalesi, che, attraverso una società finanziaria con sede nel Padovano, la «Aspide», si infilavano nelle aziende nordestine in crisi, prestando denaro ad usura, sembrano ancora fare paura (erano loro che andavano in giro a minacciare e a picchiare gli imprenditori che non erano in grado di restituire i soldi). Lo si capisce, nel giorno della prima udienza davanti al gup Giuliana Galasso, al momento della «conta» delle vittime decise a costituirsi parti civili: alla fine solo otto, su sessanta (una nona si costituirà durante la prossima udienza, prevista per il prossimo 30 marzo). Quasi una nullità. Sono gli stessi avvocati, d’altronde, a trasmettere sentimenti di precarietà e tensione. «Costituirsi parte civile contro i Casalesi non è facile nemmeno per noi - confessa Roberta Pedrotti, legale di due albergatori trentini finiti nella rete dell’associazione mafiosa -. I miei clienti, che avevano ricevuto del denaro in prestito da Crisci, hanno subìto un piccolo sequestro di persona e si sono visti spaccare l’ufficio. Si capisce perché abbiano qualche timore. C’è un fattore "paura" importante, concreto».
E allo stesso modo si esprime l’avvocato Maria Rosa Cozza, delegata veneta dell’associazione a sostegno dell’usura e del racket «Alilacco», con sede Roma. Che si è costituita parte civile, chiedendo al giudice un risarcimento danni di un milione di euro. «Il clima di intimidazione è forte - afferma la donna -. L’ho percepito anche dagli altri miei colleghi. Alcuni sono rimasti indecisi fino all’ultimo; altri mi hanno detto di aver ricevuto l’incarico solo poche ore prima dell’udienza». C’ è da dire, inoltre, che tra le parti civili non compare nessuna amministrazione pubblica. Per la delegata dell’associazione anti-usura si tratta di un «brutto segnale»: «È un’anomalia - afferma la Cozza -. Mi sarei aspettata di vedere qualche ente locale. Nello stesso processo alla Mala del Brenta si costituirono Provincia e Camera di Commercio. Questa assenza fa pensare molto e potrebbe avere delle ripercussioni». La prima udienza del procedimento a carico della banda legata ai Casalesi segna comunque un punto a favore dell’accusa, guidata dal pubblico ministero della Dia di Venezia Roberto Terzo. Ben 24 dei 27 imputati hanno chiesto di essere ammessi al rito abbreviato, tra questi anche il principale imputato Crisci (un’ammissione di colpevolezza?); mentre solo tre andranno a dibattimento. Tra loro c’è anche Jhonny Giuriatti, il padovano 39enne, considerato uno dei soci «forti» di Crisci in Veneto. Il 30 marzo si decide.
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questi luridi parassiti si sono infiltrati anche nella nostra splendida terra. Lo stato è inerte, non fa nulla per proteggerci. L'unico augurio che mi faccio, è che prima o poi vada al potere qualcuno in grado di far rispettare l'ordine e la disciplina che sono necessarie per poter garantire la vita di un popolo laborioso e onesto.