Parole che "dipingono": ritratti e persone

[tricatel]

...ho rubato l'idea da un 3d della vecchia pol :-)

Arrivò una ragazza, una nuova. Aveva quindici anni, i capelli dritti come lame, lucenti, gli occhi severi e fissi, ombrati. Il naso aquilino, i denti, quando rideva, e rideva poco, erano aguzzi. Una bella fronte alta, dove i pensieri si potevano toccare, dove generazioni passate le avevano tramandato talento, intelligenza, fascino. Non parlava con nessuno. Le sembianze erano di un idolo, sprezzante. Forse per questo desiderai conquistarla. Non aveva umanità. Sembrava anche disgustata. La prima cosa che pensai: era andata più in là di me.

(I beati anni del castigo - Fleur Jaeggy)

[tricatel]

Era una donna sui sessantacinque anni, grassa e un po' elefantesca nei movimenti, con un enorme viso senza sopracciglia nel quale si sperdevano due grossi occhi glauchi. Sotto un naso grasso e curvo, tutto bucherellato dai pori della pelle dilatati oltre misura, alcuni grossi peli dorati che avrebbe potuto radere o strappare e che invece tollerava, erano il segno d'un certo suo compiacimento nell'apparire donna forte di carattere, collaudata alla vita e ormai priva di affetti ma senza rimpianti, come dev'essere chi è solo al mondo e non ha da aspettarsi che una fine pulita e decorosa. In testa portava un berretto basco piegato su di un'orecchia. Intorno al collo aveva un foulard bianco fermato da una spilla. Indossava una camicetta grigia con due taschini e una gonna colo bleu come il basco. Ai piedi aveva degli stivaletti sopra i quali calzava un paio di galosce.

(Il cappotto di astrakan- Piero Chiara)

[tricatel]

Il kimono, dal collo ricamato adorno di un motivo a cardi estivi, era pudicamente chiuso sulla gola, e lasciava scorgere solo un esiguo triangolo di pelle nuda. Il suo grande obi attillato era freddo e rigido al tatto, al pari di un uscio che protegge l'ingresso di un santuario. Al centro brillava un fermaglio d'oro, simile alla sommità decorata di un pilastro nel cortile di un monastero.
Nonostante tutto, il suo corpo esalava un tepido odore di carne che dalle aperture interne saliva verso le spalle, sfuggiva dalle ampie maniche del kimono come una brezza tepida che veniva ad accarezzargli la gota.


(Neve di primavera" Yukio Mishima)

[tricatel]

Era sotto la trentina. Aveva occhi scurissimi, zigomi alti e larghi, e ai lati della bocca due pieghe già profonde; il labbro superiore era molto alto e pareva sforzarsi a coprire i denti sporgenti. Aveva mani dure, dita a spatola, unghie spesse e taglienti come conchiglie nere. Gli spazi tra pollice e indice, le palme, erano lucidi di calli.



(Furore" - John Steinbeck)

[tricatel]

Era un uomo timido, dolce, il viso pallido, esitante e sognatore, che tentava di rendere virile e d'inasprire con una barba nera che gli copriva le guance; era ancora giovane.
Aveva una bocca piccola e stretta, tirata verso l'alto, simile a quella di alcuni pesci morti che aspirano l'aria che li strazia.

(L'inizio e la fine - Irène Némirovsky)

[Heidi]

Dalla deliziosa penna di Diane Setterfield nel suo romanzo: “La tredicesima storia”, Mondadori.


"L’apparizione di Vida Winter non contemplava la dissimulazione. Lei era una regina, una strega o una dea dell’antichità.
La rigida figura si ergeva regale da una profusione di viola sgargiante e di cuscini rossi. Le pieghe dell’abito turchese e verde che le fasciava il corpo le drappeggiavano le spalle senza per questo mitigare la rigidità della figura. I vistosi capelli ramati erano disposti in un’elaborata acconciatura tutta spire, boccoli e cincinni. Il viso, solcato dalle linee tortuose di una carta geografica, era imbiancato dalla cipria e rifinito da un audace rossetto scarlatto. Sul grembo, le mani erano un groviglio di rubini, smeraldi e nocche bianche e ossute, unica nota stonata le unghie, prive di smalto e corte e squadrate come le mie”.

[Heidi]

Pennellata descrittiva sul visconte di Lamare, di Guy de Maupassant in “Una vita”,Einaudi.


"Aveva una di quelle facce felici, che le donne sognano, e che sono sgradite a tutti gli uomini. I capelli neri e ricciuti gli ombreggiavano la fronte liscia e abbronzata; e due grandi sopracciglia, regolari come fossero state finte, rendevano profondi e teneri i suoi occhi scuri, dove il bianco pareva sfumato lievemente d’azzurro.
Le ciglia, fitte e lunghe, davano al suo sguardo quella eloquenza appassionata che turba nei salotti la bella signora altezzosa, e fa voltare il capo alla ragazza col berretto che va per strada con il suo canestro.
L’incanto languido di quell’occhio induceva a credere alla profondità del pensiero e dotava d’importanza ogni minima parola.
La barba folta, fine e lucente, nascondeva una mascella un po’ troppo pronunciata.”