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  1. #21
    nafplio,golfo di nauplia
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da Ludis Visualizza Messaggio
    Si ma mettiti in testa che quelle cose sono la punta dell'iceberg, anche se forse sono le più evidenti ed odiose.
    è completamente fuori strada ,i costi della politica, l'organizzazione della politca ,sono il principale problema dell'italia
    i fanatici nazionalisti sono da sempre un danno infinito per l'umanità al pari dei fanatici religiosi; sono coloro che hanno causato le due disastrose e devastanti guerre mondiali e la maggior parte di tutte le guerre;

  2. #22
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da morfeo Visualizza Messaggio
    Pessima riforma che non va a toccare uno dei nodi centrali del problema: la discrezionalità del giudice e il tempo del processo. Che erano i principali problemi della vecchia.
    dato che il reintegro non è più possibile (tranne che per gay e africani che possono tentare l'opzione della discriminazione), il giudice può solo assegnare un numero di mensilità più alto, e quindi alla fine nella stragrande maggioranza dei casi secondo me licenziato e licenziante dovrebbero trovare un accordo (e la minaccia del processo dovrebbe servire al licenziato solo per strappare qualche mensilità in più).

  3. #23
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da Mitchell Visualizza Messaggio
    e non può che essere l’abbattimento del cuneo fiscale, che ci dà più bassi salari al più alto costo complessivo..
    Quando lo dicecva Prodi che bisognava abbassare il cuneo sembrava una pirlata, invece il ns Giannino 6 anni dopo si è accorto che ha sbagllato, meglio tardi che mai

  4. #24
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da Mitchell Visualizza Messaggio
    CHICAGO BLOG » Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Oscar Giannino

    Il governo ha fatto una scelta di metodo saggia, sulla riforma del mercato del lavoro. Confronto a oltranza sì, fino a giovedì. Potere di veto ad alcuno, no. Se la Cgil non convergerà per la nuova disciplina dell’articolo 18, come non converge e lo ha messo a verbale, il governo procede comunque. E’ giusto così, dopo tanti anni di immobilità. E visto che sul mercato del lavoro italiano continuano a vivere totem derivanti da un passato che non passa, molto ideologico. Da questo punto di vista, il superamento del tabù dell’articolo 18 è epocale. Dopo la riforma delle pensioni che è stato grande merito del governo Monti varare di corsa, è proprio la riforma del mercato del lavoro quella più utile a sbloccare. Nell’indice di competitività globale elaborato dal World Economic Forum, nel 2011 l’Italia è al 43° posto su 142 Paesi, stabile o in discesa da anni. Ma nel mercato del lavoro siamo 123esimi su 142. Solo per crimine organizzato e costo e trasparenza della regolazione pubblica, siamo più in giù. Siamo al 134° posto per flessibilità dei salari, al 126esimo per le politiche di assunzione e licenziamento, al 125° sia per reddito da lavoro rispetto al peso preponderante del cuneo fiscale, sia per proporzione tra salario di produttività e quello complessivo. Detto questo, la riforma appena illustrata das Monti e Fornero, per chi la pensa come noi ha dei difetti di fondo. Pesanti.

    Purtroppo, l’approccio riformatore del governo ha primo difetto. Grave. Il grande moltiplicatore della partecipazione al mercato del lavoro – 12 punti complessivi più basso che in Germania, 18 per i giovani, 22 per le donne – è e non può che essere l’abbattimento del cuneo fiscale, che ci dà più bassi salari al più alto costo complessivo. Ma il governo su questo dice che non si può: non si riesce a tagliare la spesa pubblica. Purtroppo, non c’è grande riforma del lavoro che abbia avuto successo, da quella tedesca a quella svedese, che non sia partita da questo primo passo. Da noi, non c’è. Lo Strato continuerà ad asfissiare il lavoro e l’impresa. E la delega fiscale che va in Consiglio dei ministri vevenerdì da questo punto di vista è una cattiva ulteriore conferma: nessun abbattimento di aliquiote, resta l’Irap, l’IRES diventa IRI (pessima idea, acronimo statalista per definizione), altri aggravi procedurali in nome del sacro mantra della lotta all’evasione, ricomparsa del fondo rimborso ai contribuenti onesti di almeno parte dei proventid ella litta all’evasione, strumento che da anni viene promesso per poi riscomparire nei fatti come già avvenuto il mese scorso sotto questo stesso governo.

    Il secondo punto critico è stata invece la bassa correlazione tra minore flessibilità all’entrata e maggiore in uscita. E’ il modo per rendere più ragionevole il risultato finale al quale occorre mirare, che non è ideologico ma deve tradursi in più occupati. Se si sposa la linea della minor flessibilità all’ingresso, è più difficile superare l’ostacolo di quell’enorme feticcio polemico che è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ieri, il ministro Fornero ha dovuto ammetterlo, che le critiche su questo sono fondate.Il ministro ha inizialmente sostenuto una forte stretta alle diverse forme di ingresso nel mercato del lavoro diverse dall’assunzione a tempo indeterminato, in nome della prevalenza di quest’ultimo per contrastare il precariato. E’ un errore. In tempi di forte rallentamento produttivo la proposta di alzare ancora una volta i contributi su contratti atipici e introdurre nuovi appesantimenti autorizzativi e di controllo, le comunicazioni a ogni cambio di orario e la diluzione della corresponsione del grande abbattimento di costo già disposto da Sacconi per l’apprendistato solo ad assunzione avvenuta a tempo indeterminato, inevitabilmente ha portato alla protesta delle imprese.

    Non per spirito corporativo. Ma perché tra calo di ordinativi e stretta del credito la linea degli aggravamenti procedurali e di costo accresce inevitabilmente le difficoltà. Il governo ha dovuto fare marcia indietro su alcune rigidità di troppo e sul più dei contributi aggiuntivi, in specie a ReteImpreseItalia. Se sarà così nel testo finale, è un bene. Vedere per credere.

    E’ stata invece ottima l’idea del ministro Fornerio di distinguere finalmente tempi più rapidi di ristrutturazione delle imprese, rispetto all’ASPI cioè al sostegno al reddito di chi perde il lavoro e non va più tenuto per tre anni incatenato a lavori e stabilimenti che non sono più economici. Nessuno ha però capito per settimane al di là dell’aumento contributivo proposto da dove venisse la copertura aggiuntiva della misura, dopo i primi dissensi tra Lavoro e Tesoro. Il ministro Frnmero ha appena parlato di 7,2 miliardi, ma senza saper dire da dove vengano. Per questo, imprese e sindacati hanno ottenuto che fino al 2017 i nuovi ammortizzatori non decollino e resti l’attuale sistema. Un orizzonte troppo lungo, che si deve anch’esso al fatto che non riusciamo a tagliare spesa pubblica e a riallocare risorse laddove esse sono davvero necessarie. Anche perché senza una rivoluzione vera nell’incrocio tra chi il lavoro non l’ha più e le imprese che ne hanno bisogno, resteremo con agenzie pubbliche che intermediano il 3 o il 4% dei rioccupati, quando va bene. E con un grosso rischio per i disoccupati ultraquarantenni e ultracinquantenni, visto che il sussidio nuovo, l’Aspi, durerà un anno e senza prepensionamenti.

    Tuttavia, a prevalere nelle tensioni e polemiche non sono stati questi aspetti, ma la riforma della disciplina dei licenziamenti. Bisogna dirlo: è una svolta storica, il reintegro giudiziale previsto solo per i licenziamenti discriminatori. Mentre per quelli disciplinari deciderà il giudice tra reintegro o indennizzo, e per quelli economici si corrisponde invece solo l’indennizzo, da 15 a 27 mensilità. Facendo saltare una volta per tutte la quota dei 15 dipendenti, che tanto male ha fatto alla crescita delle imprese. Questa sì, è una svolta grande.

    Un liberista come chi scrive vorrebbe molto di più, a cominciare dal cuneo fiscale abbattuto. Ma non si può infine che plaudire al ministro Fornmero per norme come quella sulla conciliazione del tempo lavoro con il tempo-famiglia, e contro le lettere di dimissioni in bianco, odiose e frequenti soprattutto per le donne, come abbiamo recentemente avuto conferma con le 500 lavoratrici ricattatoriamente licenziate di comodo solo a Napoli nel 2011. Un mercato del lavoro senza queste vergogne, sarà un guadagno per tutti. Più donne lavorano, più figli in famiglia: come testimonia la realtà di tutti i Paesi più avanti rispetto a noi.
    Conoscendo Giannini e come la pensa stavo per rifiutarmi di leggere l'ennesimo ammasso di accude nei confronti della sinistra e dei "privilegi" dei lavoratori.

    Invece devo riconoscere che questa volta oltre all'ovvio dissenso nel suo ritenere i "licenziamenti indiscriminati un atto liberatorio epocale" (trattengo il disgusto per non sporcare la tastiera...) devo riconosce e condividere in pieno tutti gli altri punti che ha sollevato!!!

    E' indubbio che il vero problema di questo paese è il fatto che non è competitivo soprattutto per il costo della mano d'opera. Un costo in contrasto con gli stipendi italiani che risultano tra i più bassi.

    E' il costo dello stato il vero vincolo alla nostra economia. Un costo tutto a carico sulla produttività e che pesa più sul PIL che sulle rendite.

    Un problema di cui questo governo non si minimamente occupato.

    E' l'efficienza dello stato, l'efficienza della giustizia che andrebbe riformata non la facilità di licenziare.

    Saluti

  5. #25
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da italicum Visualizza Messaggio
    gli stipendi stratosferici di certi oligarchi (es. il capo della polizia)?
    le missioni all'estero?
    i soldi per tutti i finti profughi che grazie a Maroni-il-legaiolo stanno nei 3-4 stelle da più di un anno?
    il finanziamento pubblico ai partiti utilizzato per speculazioni in Tanzania o rubato?
    i soldi statali dati alla Romania per produrre merci (come il formaggio) taroccando il made in Italy?
    i soldi dati a giornali che poi sparano a zero urlando 'capitalismo ackbar'?
    sovvenzioni di tutti i tipi alle strutture private della sanità (magari facendo lavorare fino alle 20.00 di sera e a turno il sabato certi medici strapagati)?

    potrei continuare per ore, ma poi i soliti reazionari da salotto tacerebbero il tutto come 'qualunquista'....
    Qualcuno mi deve ancora spiegare perché se faccio una prenotazione telefonica nel Lazio per una analisi in convenzione nelle strutture pubbliche pago solo il ticket ma mi fissano l'appuntamento tra 6 mesi mentre se lo prenoto in intramenia ho l'appuntamento per il giorno successivo NELLE STESSE STRUTTURE PUBBLICHE con LO STESSO MEDICO ma PAGANDO PER INTERO!

    Vi sembra logico?????

    A me appare come una truffa non diversa da quella del primario del Cardarelli!!!!ncav:

    Saluti

  6. #26
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da k21 Visualizza Messaggio
    dato che il reintegro non è più possibile (tranne che per gay e africani che possono tentare l'opzione della discriminazione), il giudice può solo assegnare un numero di mensilità più alto, e quindi alla fine nella stragrande maggioranza dei casi secondo me licenziato e licenziante dovrebbero trovare un accordo (e la minaccia del processo dovrebbe servire al licenziato solo per strappare qualche mensilità in più).
    A proseguire nella causa ci rimette solo il lavoratore. Se l'azienda offre subito le 27 mensilità, al dipendente non rimane che accettare tanto, più di quello non potrà mai ottenerlo.

    Saluti

  7. #27
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da Mitchell Visualizza Messaggio
    CHICAGO BLOG » Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Oscar Giannino

    Il governo ha fatto una scelta di metodo saggia, sulla riforma del mercato del lavoro. Confronto a oltranza sì, fino a giovedì. Potere di veto ad alcuno, no. Se la Cgil non convergerà per la nuova disciplina dell’articolo 18, come non converge e lo ha messo a verbale, il governo procede comunque. E’ giusto così, dopo tanti anni di immobilità. E visto che sul mercato del lavoro italiano continuano a vivere totem derivanti da un passato che non passa, molto ideologico. Da questo punto di vista, il superamento del tabù dell’articolo 18 è epocale. Dopo la riforma delle pensioni che è stato grande merito del governo Monti varare di corsa, è proprio la riforma del mercato del lavoro quella più utile a sbloccare. Nell’indice di competitività globale elaborato dal World Economic Forum, nel 2011 l’Italia è al 43° posto su 142 Paesi, stabile o in discesa da anni. Ma nel mercato del lavoro siamo 123esimi su 142. Solo per crimine organizzato e costo e trasparenza della regolazione pubblica, siamo più in giù. Siamo al 134° posto per flessibilità dei salari, al 126esimo per le politiche di assunzione e licenziamento, al 125° sia per reddito da lavoro rispetto al peso preponderante del cuneo fiscale, sia per proporzione tra salario di produttività e quello complessivo. Detto questo, la riforma appena illustrata das Monti e Fornero, per chi la pensa come noi ha dei difetti di fondo. Pesanti.

    Purtroppo, l’approccio riformatore del governo ha primo difetto. Grave. Il grande moltiplicatore della partecipazione al mercato del lavoro – 12 punti complessivi più basso che in Germania, 18 per i giovani, 22 per le donne – è e non può che essere l’abbattimento del cuneo fiscale, che ci dà più bassi salari al più alto costo complessivo. Ma il governo su questo dice che non si può: non si riesce a tagliare la spesa pubblica. Purtroppo, non c’è grande riforma del lavoro che abbia avuto successo, da quella tedesca a quella svedese, che non sia partita da questo primo passo. Da noi, non c’è. Lo Strato continuerà ad asfissiare il lavoro e l’impresa. E la delega fiscale che va in Consiglio dei ministri vevenerdì da questo punto di vista è una cattiva ulteriore conferma: nessun abbattimento di aliquiote, resta l’Irap, l’IRES diventa IRI (pessima idea, acronimo statalista per definizione), altri aggravi procedurali in nome del sacro mantra della lotta all’evasione, ricomparsa del fondo rimborso ai contribuenti onesti di almeno parte dei proventid ella litta all’evasione, strumento che da anni viene promesso per poi riscomparire nei fatti come già avvenuto il mese scorso sotto questo stesso governo.

    Il secondo punto critico è stata invece la bassa correlazione tra minore flessibilità all’entrata e maggiore in uscita. E’ il modo per rendere più ragionevole il risultato finale al quale occorre mirare, che non è ideologico ma deve tradursi in più occupati. Se si sposa la linea della minor flessibilità all’ingresso, è più difficile superare l’ostacolo di quell’enorme feticcio polemico che è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ieri, il ministro Fornero ha dovuto ammetterlo, che le critiche su questo sono fondate.Il ministro ha inizialmente sostenuto una forte stretta alle diverse forme di ingresso nel mercato del lavoro diverse dall’assunzione a tempo indeterminato, in nome della prevalenza di quest’ultimo per contrastare il precariato. E’ un errore. In tempi di forte rallentamento produttivo la proposta di alzare ancora una volta i contributi su contratti atipici e introdurre nuovi appesantimenti autorizzativi e di controllo, le comunicazioni a ogni cambio di orario e la diluzione della corresponsione del grande abbattimento di costo già disposto da Sacconi per l’apprendistato solo ad assunzione avvenuta a tempo indeterminato, inevitabilmente ha portato alla protesta delle imprese.

    Non per spirito corporativo. Ma perché tra calo di ordinativi e stretta del credito la linea degli aggravamenti procedurali e di costo accresce inevitabilmente le difficoltà. Il governo ha dovuto fare marcia indietro su alcune rigidità di troppo e sul più dei contributi aggiuntivi, in specie a ReteImpreseItalia. Se sarà così nel testo finale, è un bene. Vedere per credere.

    E’ stata invece ottima l’idea del ministro Fornerio di distinguere finalmente tempi più rapidi di ristrutturazione delle imprese, rispetto all’ASPI cioè al sostegno al reddito di chi perde il lavoro e non va più tenuto per tre anni incatenato a lavori e stabilimenti che non sono più economici. Nessuno ha però capito per settimane al di là dell’aumento contributivo proposto da dove venisse la copertura aggiuntiva della misura, dopo i primi dissensi tra Lavoro e Tesoro. Il ministro Frnmero ha appena parlato di 7,2 miliardi, ma senza saper dire da dove vengano. Per questo, imprese e sindacati hanno ottenuto che fino al 2017 i nuovi ammortizzatori non decollino e resti l’attuale sistema. Un orizzonte troppo lungo, che si deve anch’esso al fatto che non riusciamo a tagliare spesa pubblica e a riallocare risorse laddove esse sono davvero necessarie. Anche perché senza una rivoluzione vera nell’incrocio tra chi il lavoro non l’ha più e le imprese che ne hanno bisogno, resteremo con agenzie pubbliche che intermediano il 3 o il 4% dei rioccupati, quando va bene. E con un grosso rischio per i disoccupati ultraquarantenni e ultracinquantenni, visto che il sussidio nuovo, l’Aspi, durerà un anno e senza prepensionamenti.

    Tuttavia, a prevalere nelle tensioni e polemiche non sono stati questi aspetti, ma la riforma della disciplina dei licenziamenti. Bisogna dirlo: è una svolta storica, il reintegro giudiziale previsto solo per i licenziamenti discriminatori. Mentre per quelli disciplinari deciderà il giudice tra reintegro o indennizzo, e per quelli economici si corrisponde invece solo l’indennizzo, da 15 a 27 mensilità. Facendo saltare una volta per tutte la quota dei 15 dipendenti, che tanto male ha fatto alla crescita delle imprese. Questa sì, è una svolta grande.

    Un liberista come chi scrive vorrebbe molto di più, a cominciare dal cuneo fiscale abbattuto. Ma non si può infine che plaudire al ministro Fornmero per norme come quella sulla conciliazione del tempo lavoro con il tempo-famiglia, e contro le lettere di dimissioni in bianco, odiose e frequenti soprattutto per le donne, come abbiamo recentemente avuto conferma con le 500 lavoratrici ricattatoriamente licenziate di comodo solo a Napoli nel 2011. Un mercato del lavoro senza queste vergogne, sarà un guadagno per tutti. Più donne lavorano, più figli in famiglia: come testimonia la realtà di tutti i Paesi più avanti rispetto a noi.

    Solite cazzate di Giannino .. a volte credo che scriva e parli dalla luna .. fa finta di credere che questa riforma (che in pratica porta solo a una facilitazione dei licenziamenti) possa portare a un utile ritorno (a patto che si licenzi anche nel pubblico ovviamente facendo finta di non sapere che all'elettorato statale nessun partito va contro .... men che meno l'accozzaglia che attualmente sorregge questo bell'esecutivo)
    Ma forse al mitico economista sfugge il fatto che chi verrà licenziato (e guarda caso probabilmente gli over 50) sono quelli che reggono una buona fascia della stitica economia italiana e senza i loro stipendi magari molte PMI saranno in difficolta a piazzare prodotti sul mercato (oltre l'80 % delle PMI lavora sul mercato italiano) inoltre (perlomeno nel breve) lo stato si dovrà far carico dei nuovi nullatenenti.
    In compenso anche i non licenziati (ma che potrebberlo esserlo da un giorno con l'altro) si guarderanno bene a fare investimenti o spese non strettamente necessari .. insomma un bel MIX di cui l'Italia aveva proprio bisogno, ma si sa, chi parla alla radio della confindustria non puo' sputare nel piatto dove mangia e come noto le grandi industrie e le banche guardano ai conti di fine quorter .. più in la anche se crolla il mondo .. sarà un problema di qualcun'altro!!
    Ultima modifica di heint; 22-03-12 alle 00:10

  8. #28
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Da quanto ho capito io, i costi del licenziamento con questa riforma vengono semplicemente alzati, e di parecchio. Assurdo, in particolare in un momento come questo
    Gladstone: " Se il popolo d'Inghilterra avesse dovuto attendere le libertà dal ricorso ai mezzi legali, esso le aspetterebbe ancora"

  9. #29
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da novis Visualizza Messaggio
    Da quanto ho capito io, i costi del licenziamento con questa riforma vengono semplicemente alzati, e di parecchio. Assurdo, in particolare in un momento come questo
    Vorrai dare una possibilità al licenziato di andare in armeria, acquistare una pistola e iniziare una nuova professione (magari aprendo pure regolare partita IVA repapelle o no? con quello che costano le armi oggi ci vuole una cospiqua liquidazione !!!

  10. #30
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    Predefinito Re: Mercato del lavoro, una svolta con due errori

    Citazione Originariamente Scritto da novis Visualizza Messaggio
    Da quanto ho capito io, i costi del licenziamento con questa riforma vengono semplicemente alzati, e di parecchio. Assurdo, in particolare in un momento come questo
    Si sono monetizzati dei diritti e delle tutele che prima erano invalicabili.

    Diritti e tutele sono state svendute per 4 denari altro che costi elevati....

    Saluti

 

 
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