In un precedente articolo1 abbiamo visto come sia leggenda metropolitana quella che vorrebbe la Massoneria coinvolta in primo piano nello scoppio della Rivoluzione Francese e come, invece, sia stata funzionale all’Impero napoleonico: logico, quindi, che la caduta dell’Imperatore si sia ripercossa sulla situazione della Massoneria, italiana e non. Da una parte, vediamo quindi la messa al bando dell’Istituzione, per motivi politici, da parte delle potenze del Congresso di Vienna (ad esclusione, ovviamente, della Gran Bretagna) che, in alcuni casi, opereranno addirittura una massiccia opera di epurazione degli elementi massonici presenti nelle Amministrazioni; dall’altra troviamo la condanna ideologica da parte della Chiesa Cattolica che ribadisce la proibizione dell’Istituzione2 emanata per la prima volta con la bolla In eminenti di Clemente XII nel 1737 e ribadita dalla bolla di Benedetto XIV Providas Romanorun pontificum nel 1751: nel 1821 Pio VII pubblicherà la costituzione Ecclesiam a Jesu Christo, nel 1825 Leone XII la Quo graviora mala, in cui estenderà la condanna a tutte le società segrete in quanto tali, nel 1831 Pio VIII la Traditi humilitati nel 1829. Tali documenti, che preludono alla montagna di condanne massoniche da parte di Pio IX (11 encicliche, 53 lettere e brevi, 33 fra allocuzioni e discorsi, 19 documenti maggiori di curia)3, spingeranno ad una conseguente reazione anticlericale4 e, contemporaneamente, ad un acritico accomunamento nella condanna ecclesiastica e governativa, limitatamente all’Italia, di Massoneria, Carboneria, Giovine Italia e di tutto un universo di società impegnate su un piano di perfezionamento spirituale, approfondimento esoterico e/o di rinnovamento politico. La domanda, ora, è se ed eventualmente di quali rapporti vi siano fra l’Istituzione massonica e le società segrete politicamente impegnate. Fra il 1820 ed il 1848, le vicende politiche europee sono contrassegnate da moti insurrezionali, rivoluzionari e costituzionali molto diversi fra loro, che, però, hanno in comune quella che una volta si chiamava “matrice settaria”: buonarrotiani e carbonari, Adelphi e Comuneros, Maestri Sublimi Perfetti, Filadelfi e Giovine Italia mazziniana, metteranno il loro marchio sui moti che, in maniera differente, interesseranno realtà politiche molto diverse fra loro. In questo ambito, in Italia troviamo la Carboneria attiva nei moti del 1820-’21 e 1831 e la Giovine Italia nel periodo successivo. La Carboneria, soprattutto, viene vista dalla vulgata popolare come una derivazione della Massoneria, quasi come se gli obiettivi massonici e carbonari siano fra loro similari. Ma cos’è a Carboneria? Dal rituale carbonaro apprendiamo che ritualità e gestualità sono simili a quelli massonici, pur ricollegandosi alla storia cristiana, in cui colui che cerca, volendo purificarsi, viene accolto in una struttura iniziatica che gli permette di comprendere i misteri ed i punti fondanti come la fratellanza, la purificazione dalle passioni e lo spirito di sacrificio, tutti elementi decisamente ricollegati alla passione e morte di Gesù e che si ritrovano nel processo di carbonizzazione del legname: «Linguaggio e gestualità di questa prima fase di “ricezione” sono simili a quelli massonici: si chiede al “pagano”, che si è perso nella foresta, che cosa cerchi e questo risponde: “la luce”; il recipiendo viene spogliato dei metalli, invitato a riflettere sulla vanità della vita profana, bendato e portato a fare viaggi simbolici, glie viene fatto giurare su un pugnale di non rivelare mai i misteri dell’ordine, pena la perdita della vita e l’infamia per il proprio nome, infine riceve la luce e l’abbraccio fraterno. Gli viene dato un nome simbolico, preso in genere dalla storia antica, apprende che il calendario carbonico inizia il 1° luglio, festa di San Teobaldo (e in alcune vendite, la datazione inizierà dal 1805, anno di fondazione del Regno d’Italia e del Grande Oriente d’Italia), inizia a conoscere i toccamenti, segni, simboli e parole segrete indispensabili per riconoscere i “cugini” nel mondo profano e per eseguire i “travagli” carbonari, apprende quali siano le dignità della vendita, fra cui le più autorevoli (Reggente o Gran Maestro, Primo e Secondo Assistente) vengono dette le tre luci della vendita così come in loggia abbiamo le tre piccole luci (Primo e Secondo Sorvegliante e il Maestro Venerabile)…»5. Se il primo grado punta soprattutto al lavoro di purificazione, nel secondo, quello di Maestro, il candidato giurerà sul pugnale di liberare la terra dai tiranni e da chiunque opprima i diritti naturali degli uomini: in questo grado la passione e la morte di Gesù vengono interpretate secondo l’ottica di un Gesù profeta di uguaglianza prima vittima della tirannide6. Se il rituale del primo grado è sostanzialmente simile a quello massonico, lo scenario del secondo è ben diverso e non sembra presentare alcun punto di contatto con la Massoneria: come è possibile spiegare questo fatto?
Una delle ipotesi più accreditate è che le analogie rituali vanno ricercate in quelle corporazioni medievali basate sul simbolismo iniziatico di morte e rinascita e dell’opposizione luce/tenebra: fra di esse abbiamo, in Francia, i fendeurs e gli charbonniers, cioè tutti coloro che lavorano nei boschi, taglialegna e carbonai, che non hanno come mito di fondazione la storia di Sant’Ubaldo o Teobaldo e come rito centrale il sacrificio di Cristo: come già la corporazione dei costruttori aveva “accettato” coloro che erano estranei al mestiere, anche gli charbonniers avevano ormai aperte le porte a membri dei ceti possidenti, militari, borghesi e membri del clero: il passaggio dal rituale degli charbonniers del primo grado è generalmente ricondotto all’azione di Pierre-Joseph Briot che, iniziato agli charbonniers, avrebbe trasmesso rituali e moduli iniziatici nel napoletano intorno al 18067. Il secondo grado, invece, sembrerebbe richiamare una lettura libertaria del messaggio evangelico proprio di un settore radicale della cultura illuministica: il cristianesimo non veniva rifiutato, ma riletto secondo un’ottica in netto contrasto con quella della Chiesa Cattolica, che permetteva di conciliarsi meglio con le tendenze politiche radicali e repubblicane di questo filone culturale: se ricordiamo le logge giacobine e repubblicane in contrasto con il regime napoleonico, allora la nascita della Carboneria italiana è da ascrivere non alla Massoneria, ma a massoni politicamente impegnati sul fronte rivoluzionario che, nel costituire un’altra organizzazione, la faranno non solo diversa ma anche distante dalla Massoneria; venuto meno il richiamo ad un perfezionamento interiore e spirituale lasciato alla larga base del primo grado, chi sale al secondo apprende la vera finalità della Carboneria, una finalità eminentemente politica e rivoluzionaria. Questo, in fondo, era comune anche alla società di quel Filippo Buonarroti, seguace di Babeuf, che sfruttava il riparo offerto dalle logge per costruire un’organizzazione gradualistica che, al vertice, poneva l’obiettivo del comunismo: non è un caso che, nel 1822, proprio il Buonarroti cerchi di rilanciare la Massoneria o, meglio, una Massoneria a suo uso e consumo, snellendo drasticamente i lavori ed i rituali8 per renderla più consona a delle finalità decisamente politiche. Se distanti sono Massoneria e Carboneria, ancora di più lo sono Massoneria e Giovine Italia: l’organizzazione mazziniana rifiuta ogni ricollegamento sia con il ritualismo ed il simbolismo massonici, che con la struttura organizzativa dell’Istituzione iniziatica: l’organizzazione si presenterà omogenea, il programma politico sarà pubblico e ben definito, e sarà all’esperienza politica della Giovine Italia che si rifaranno le altre organizzazioni politiche operanti in Italia, come i Figliuoli della Giovane Italia di Benedetto Musolino, la Legione Italica di Nicola Fabrizi e l’Esperia dei Fratelli Bandiera. La Massoneria cessa, così, anche di essere un lontano modello esteriormente ispiratore, a tutto vantaggio di quello mazziniano: del resto, se guardiamo al periodo 1820-1859, l’attività massonica in campo politico è pressoché nulla. Ben diverso invece, il suo ruolo nel periodo successivo: ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

GLAUCO BERRETTONI

1) Cfr. Glauco Berrettoni, La Massoneria e il Risorgimento, in «il Culturista», 1 Aprile 2011
2) Cfr. F. Molinari, La Massoneria nei documenti pontifici dell’Ottocento, in AA.VV., La liberazione nella storia d’Italia, a cura di Aldo A. Mola, Bastogi, Foggia, 1990, pp. 207-227.
3) Cfr. F. Conti, Storia della Masssoneria italiana. Dal Risorgimento al Fascismo, il Mulino, Bologna, 2003, p. 20.
4) Cfr. F. Molinari, Op. cit., pp. 219-222.
5) G. M. Cazzaniga, Origini ed evoluzioni dei rituali carbonari italiani, in AA.VV., Annali della Storia d’Italia. La Massoneria, a cura di G. M. Cazzaniga, vol. 21, Einaudi, Torino, 2006, pp. 559-560.
6) Cfr. ibid., p. 560.
7) Cfr. ibid., pp. 561-562.
Cfr. F. Della Peruta, La Massoneria in Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra (1859-1915) dalla Restaurazione all’Unità, in AA.VV., La Massoneria nella Storia d’Italia, a cura di Aldo A. Mola, Atanòr, Roma, 1980, p. 63-67.