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    Predefinito Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una strage"

    Tratto da FascinAzione: #Romanzodiunastrage, per #Freda c'è straordinario difetto di intelligenza e di gusto


    "Romanzo di una strage", per Freda c'è straordinario difetto di intelligenza e di gusto






    L'intervista di Francesco Borgonovo a Franco Giorgio Freda pubblicata oggi da Libero mi ricorda l'antica lezione di un maestro professionale: "Se non sapete scrivere, copiate".

    Franco Freda è uno dei personaggi chiave del film di Marco Tullio Giordana, “Romanzo di una strage”, in cui è interpretato da Giorgio Marchesi. Gli abbiamo chiesto, tramite scambio di e-mail, di esprimere il suo pensiero sul film e su alcune dichiarazioni del regista.

    Andrà a vedere il film di Marco Tullio Giordana, Romanzo di una strage?

    Non vado al cinema. I romanzi preferisco viverli. Ho incontrato negli anni personaggi straordinari, nel bene e nel male, ho conosciuto il gioco del destino, che, anche spietato, ha sempre una sua grazia e grandezza e certo non è mai un moralista, sono inciampato in situazioni rocambolesche, da venturiero: quello è il mio romanzo. Ma ho l’impressione che nel film di Giordana non ce ne sia traccia.


    Ha letto sui giornali qualche articolo riguardo al film? E’ curioso di vedere come l’hanno rappresentata?

    Nessuna curiosità. Mi sottraggo così all’insolenza, con l’indifferenza. Però ho notato i toni sguaiati da Wanne Marchi che sono stati usati per la propaganda del film. Se si volesse parlarne con onestà, occorrerebbe dire che Piazza Fontana è un mistero. Invece Giordana e i suoi hanno fatto di tutto pur di addomesticare il mistero, ridurlo, adattarlo. Non allo schermo, ma alle loro dimensioni. Occorrevano un Sofocle, un Euripide e davvero allora il mistero avrebbe trovato le sue parole.

    Che cosa pensa dell’idea di raccontare quei fatti in un film?

    Che prima occorrerebbero i fatti. E’ dai foschi anni ‘70 che abbiamo solo interpretazioni. Oh, tutte quante interessantissime: perché rivelano il temperamento e il valore di chi le ha concepite.

    Il regista (o collaboratori del regista) ha mai cercato di contattarla per farle domande o ottenere documentazione?

    Mi hanno contattato, ma non per farmi domande. Hanno cercato di convincermi dei vantaggi commerciali che avrei avuto se li avessi autorizzati a esporre, in una scena del film, il volume del Mein Kampf da me curato due anni fa per le Edizioni di Ar. Vede: è la stessa questione delle interpretazioni. Loro sono dei posseduti dall’ideologia (o dalla fame?) del denaro, mentre io, nel ’69, nel mio scritto “La disintegrazione del sistema”, miravo a un comunismo platonico che abbattesse la proprietà privata. Per questa rivoluzione castrense, francescana, avevo pensato addirittura di arruolare anche i compagni.

    Nel film il suo personaggio è piuttosto sulfureo e su di esso si allunga più di un’ombra. In particolare, in un scena si racconta che (riprendo dal comunicato di Giordana) “poco prima della strage, Freda aveva acquistato 50 timer uguali a quello utilizzato alla Banca dell’Agricoltura”. Di fronte a questa affermazione degli inquirenti, il suo personaggio risponde che servivano per un’altra causa. Corrisponde al vero?

    Corrisponde alle mie dichiarazioni processuali. Ricordo con nostalgia il capitano Hamid, il destinatario dei cinquanta timer: gli ho intitolato una collezione delle Edizioni di Ar.

    Alla fine del film, e nelle note del regista, si legge: “Freda e Ventura,

    prima condannati e poi assolti per insufficienza di prove, sono stati infine

    riconosciuti colpevoli dalla Suprema Corte di Cassazione, ma non più

    ‘giudicabili’”. E’ così?

    Il guitto Giordana può ripetere ciò che vuole. Non è così: semplicemente, così pare a loro. Ma queste sono vendette ideologiche che non possono proprio essere prese in considerazione, altrimenti è la fine dell’etica giuridica e del suo principio cardinale: che nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso reato. La mia responsabilità penale per Piazza Fontana è stata esclusa: c’è una sentenza di assoluzione della cassazione. E adesso si oppone una seconda sentenza della cassazione? Ma che dignità può avere? La cassazione avrebbe cassato sé stessa? Che rispetto di sé!

    Giordana si ispira dichiaratamente alla celebre frase di Pasolini “Io so. Ma non ho le prove”. Precisando poi: “Oggi, passati più di quarant’anni, queste prove sono finalmente accessibili, a disposizione di chiunque voglia davvero sapere”. Che ne pensa?

    Penso che i miei avversari ideologici d’antan, dopo lungo ruminare, abbiano fatto pressoché tutti fini pessime, da sfigati. Quella di Pasolini è nota. Oggi è nota pure quella del giudice D’Ambrosio, che dopo essersi dato alla politichina si è messo a gnaulare a mezzo stampa perché Giordana e i suoi non l’hanno – e qui ci sarebbe da usare un verbo un po’ triviale, ma non lo facciamo – badato, nell’allestimento del film. E io che lo consideravo un avversario di rango! Hanno ragione i giapponesi che danno solo le medaglie post mortem. Insieme ad Alessandrini, D’Ambrosio aveva scommesso con me e Ventura che se fossimo stati assolti ci avrebbe offerto una cena. Ma mi è scaduto, quindi non gli ho ricordato il suo obbligo. O dovere – se si trattasse di uomo d’onore? Casso dalla memoria anche quello.

    Il film sostiene un’ipotesi suggestiva. Che in piazza Fontana furono piazzate due bombe da “ambienti” e “poteri” diversi. Forse anarchici da una parte e “neonazisti” manovrati da chissà chi dall’altra. Le sembra credibile?

    12-12-‘69: Odissea nello spazio?...

    Lei ha mai avuto a che fare con il commissario Calabresi?

    No.

    Che cosa pensa dell’assassinio di Calabresi e di ciò che scrissero i giornali di sinistra prima che avvenisse?

    Penso che molti intellettuali di sinistra, allora come oggi, scrivessero intingendo la penna nell’inchiostro del risentimento. Non si facevano problemi a sacrificare un uomo alla propria furia. Erano bestie sanguinarie, agili, abilissime: al punto da sembrare filantropi.

    Scrive Giordana a proposito dell’omicidio di Calabresi: “L’azione non sarà mai rivendicata. Vendetta del proletariato? Ritorsione neo-nazista? Operazione sotto copertura dei servizi segreti?” Lei che ne pensa?

    Che mi fa venire il mal di testa.

    Esistevano “legami tra estremisti veneti e oscure forze organizzate per contrastare, in caso di guerra, un’eventuale occupazione sovietica”? Se ne parla sempre nel comunicato di presentazione del film, dove si racconta che Calabresi, continuando a indagare, era “incappato nella rete Stay Behind”.

    Ma io vivo ad Avellino, nella piazza intitolata alla rivoluzione dei carbonari, alla primavera dei popoli: cosa vuole che sappia di queste cose? Mi interesso della carboneria irpina del XIX sec, non della massoneria italiana del XX. Al massimo dell’operazione Alzo Zero, o Karstquelle...

    Esisteva un “rapporto tra eversione e Stato”? O fra “eversione” (immagino che questa parola si riferisca anche a lei) e servizi segreti, Nato eccetera?

    Le Badolliotruppen?... Per carità! Nel ’68-’69 io volevo fare la rivoluzione, non un golpe militaresco. Volevo il caos, il nichilismo, non il potere sugli italioti. Neanche se si mettessero in ginocchio vorrei governarli. Ricordiamoci di cosa diceva il Duce: “Governare gli italiani non è impossibile: è inutile.”

    Chi ha messo la bomba a piazza Fontana?

    Dopo quarant’anni un’Amministrazione di settanta milioni di abitanti, con polizia, magistrati, minustrati, pennaioli, cinematografari, guitti delle lettere e della politica, pone a me questa domanda?

    In ogni caso, qual è la sua versione dei fatti?

    La mia avversione ai fatti così come vengono rappresentati è contenuta in un libello delle Edizioni di Ar che abbiamo stampato nel 2005. Si intitola “Piazza Fontana: una vendetta ideologica”, ed è un suggerimento a interpretare la vicenda in ottica nietzscheana e disincantata.

    Perché a suo parere non si è ancora fatta chiarezza sui fatti di cui sopra?

    Ho l’impressione che ci sia in giro uno straordinario difetto di intelligenza e di buon gusto. A Paolo Cucchiarelli, che pretendeva di sapere cosa ne pensassi del suo libro, la matrice del film, ho mandato a dire una cosa del genere: che l’umano non è quasi mai geometrico e sistematico e occorrono dita sottilissime, attente, e soprattutto dotate di una certa grazia benevola per districare i suoi fili. La verità è forse il premio di chi sappia essere più umano, in questo senso, e meno mondano. Certo dev’essere cosa lievissima, la verità, preziosissima, che non si darà mai all’iroso, al fazioso, all’ambizioso, all’inquisitore ‘lurco’ che le muova incontro agitando i pugni.
    Venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?

  2. #2
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    "Mi hanno contattato, ma non per farmi domande. Hanno cercato di convincermi dei vantaggi commerciali che avrei avuto se li avessi autorizzati a esporre, in una scena del film, il volume del Mein Kampf da me curato due anni fa per le Edizioni di Ar. Vede: è la stessa questione delle interpretazioni. Loro sono dei posseduti dall’ideologia (o dalla fame?) del denaro, mentre io, nel ’69, nel mio scritto “La disintegrazione del sistema”, miravo a un comunismo platonico che abbattesse la proprietà privata. Per questa rivoluzione castrense, francescana, avevo pensato addirittura di arruolare anche i compagni. "


    Metallica forma spartana
    Ultima modifica di Nicolas Eymerich; 28-03-12 alle 14:37
    Venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?

  3. #3
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    A me i film di parte non attraggono. Basti pensare a"S.Babila ore 20" o "Mussolini ultimo atto". Enormi cagate. Il film se lo andranno a vedere i compagnuzzi per poi iniziare tavole rotonde tra una sega e l'altra
    La Rivoluzione è una cosa seria, non è una congiura di palazzo e non è
    nemmeno un mutamento di ministeri o l'ascesa di un partito che soppianti un altro partito.

  4. #4
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str


  5. #5
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    Citazione Originariamente Scritto da Leone Visualizza Messaggio
    Il tizio al centro della foto sarebbe Zeta? repapelle:
    Venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?

  6. #6
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    Citazione Originariamente Scritto da Nicolas Eymerich Visualizza Messaggio
    Il tizio al centro della foto sarebbe Zeta? repapelle:
    E per Guido Giannettini eja eja alalà :gluglu:
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  7. #7
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    Citazione Originariamente Scritto da Nicolas Eymerich Visualizza Messaggio
    "Mi hanno contattato, ma non per farmi domande. Hanno cercato di convincermi dei vantaggi commerciali che avrei avuto se li avessi autorizzati a esporre, in una scena del film, il volume del Mein Kampf da me curato due anni fa per le Edizioni di Ar. Vede: è la stessa questione delle interpretazioni. Loro sono dei posseduti dall’ideologia (o dalla fame?) del denaro, mentre io, nel ’69, nel mio scritto “La disintegrazione del sistema”, miravo a un comunismo platonico che abbattesse la proprietà privata. Per questa rivoluzione castrense, francescana, avevo pensato addirittura di arruolare anche i compagni. "


    Metallica forma spartana
    Ah, l'Editore!
    "L'ordine economico va organizzato in modo che l'uomo sincero prosperi più di qualunque altro". Silvio Gesell

  8. #8
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    Il mitico capitano Hamid!

  9. #9
    controrivoluzione
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    Questo tipo di film me li vedo solo per il look anni '70. Per tutto il resto: meglio far finta di non capire.

  10. #10
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    Predefinito Re: Francesco Borgonovo intervista l'Editore a proposito del film "Romanzo di una str

    repapelle:
    Citazione Originariamente Scritto da Troll Visualizza Messaggio
    Il mitico capitano Hamid!
    Alla prossima conferenza dell'Editore qualcuno dovrebbe presentarsi travestito da Capitano Hamid. "Bonjour Giorgio, je suis revenu te rendre tes timers" repapelle:repapelle:
    Venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?

 

 
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