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    Predefinito E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    E' quanto sostiene il professor Pacelli, docente dell'Università di Napoli, in uno studio che sposta il luogo della morte dell'artista da Porto Ercole a Palo, morte che peraltro non sarebbe sopraggiunta per malattia ma per mano di emissari dei Cavalieri di Malta.



    "Caravaggio morì a Palo laziale" la scoperta del professor Pacelli - Roma - Repubblica.it




    Davide e Golia, 1606-1607
    Kunsthistorisches Museum, Vienna

    Non è nella toscana Porto Ercole che morì il Caravaggio, e non fu per malattia che il grande pittore si spense nel luglio 1610. Chiuse le celebrazioni per i 400 anni dalla morte, arriva da un professore dell'Università di Napoli, Vincenzo Pacelli, esperto del Merisi, uno studio, supportato da documenti dell'archivio di Stato e dell'Archivio Vaticano, che sposta nella laziale Palo il luogo della morte. Per Pacelli Caravaggio fu assassinato da emissari dei cavalieri di Malta con il ''tacito assenso della Curia Romana''.

    Dannato e maledetto fino alla fine, Caravaggio. Tanto da finire vittima di una congiura, anzi di un 'omicidio di Stato'. Assassinato, come nei suoi peggiori incubi, quelli che in uno dei suoi ultimi capolavori lo avevano portato a dipingere il suo autoritratto nella testa mozzata e nel volto tumefatto del Golia. Spenti i riflettori sulle celebrazioni per i 400 anni della morte, è una ricerca dello storico napoletano Vincenzo Pacelli, studioso fra i più conosciuti del genio lombardo, a riportare l'attenzione sulla sua biografia. Con una tesi che contraddice l'annuncio trionfale del ritrovamento un anno fa a Porto Ercole delle sue ossa. E punta a scardinare convinzioni di secoli sul luogo, ma anche sulle cause della sua morte. Pacelli ne è certo, Caravaggio non è morto a Porto Ercole, bensì a Palo, a pochi chilometri da Civitavecchia, che all'epoca era il porto di Roma. E la sua è stata una morte violenta, anzi ''un omicidio di Stato''. Organizzato ''dall'Ordine di Malta, per l'offesa arrecata a un potente cavaliere, con il tacito assenso della Curia romana''.

    Da tempo interessato all'ultimo periodo del Caravaggio, a proposito del quale anni fa ha pubblicato un'inedita corrispondenza fra il Nunzio apostolico nel Regno di Napoli Deodato Gentile e il cardinale Scipione Borghese, potentissimo segretario di Stato Vaticano e nipote di Papa Paolo V, lo storico napoletano è ora in procinto di pubblicare i risultati di un nuovo lavoro condotto con un team di 18 studiosi, fra storici, restauratori, medici, radiologi, diagnosti (''Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra arte e scienza'', PaparoEditore) . Un capitolo importante, sarà dedicato agli ultimi giorni di vita del grande pittore con nuove ricerche condotte da Francesca Curti e Orietta Verdi, esperte dell'Archivio di Stato. Partito da Napoli, dove tra l'altro era stato vittima tempo prima di una misteriosa e violentissima aggressione, Caravaggio era diretto a Roma, dove sperava di ottenere la grazia per la condanna a morte che da anni pendeva sul suo capo. Era il luglio del 1610 quando si imbarcò dal porto di Chiaia su una feluca. Con sé aveva tre tele destinate al cardinal Scipione, che avrebbe dovuto aiutarlo ad ottenere il perdono papale. Invece a Roma non arrivò mai.

    La storiografia ufficiale lo dice morto di malattia a Porto Ercole. Ma in quella storia, secondo Pacelli, c'è qualcosa che non quadra. Tanto più che tra Palo, dove sicuramente Caravaggio è approdato (ci sono documenti che attestano un suo arresto nella località feudo degli Orsini) e Porto Ercole, dove il pittore sarebbe giunto 'a piedi', ci sono cento chilometri, ''allora disseminati di paludi''. Insomma, le fonti ufficiali, sostiene il professore, ''rivelano contraddizioni a ogni piè sospinto''. Pacelli ne cita a profusione e punta il dito anche sulla corrispondenza fra il Nunzio e il segretario di Stato dove ''curiosamente si smentisce la notizia che Caravaggio sia morto a Procida, un posto con il quale Caravaggio non ha mai avuto niente a che fare, per poi indicare la località di Porto Ercole''. Al contrario, fa notare, Giulio Mancini, medico di Caravaggio, scrive che il pittore è morto a Civitavecchia, ''ma su quel documento il termine è cancellato e poi da altri corretto in Porto Ercole''. Mancini parla anche di morte ''violenta'', così come Francesco Bolvito bibliotecario dei Teatini, che nel 1630 scrive che ''il pittore è morto assassinato''. Non solo: sarebbe un falso, secondo Pacelli, anche il documento ritrovato nel 2001, che attesta la morte di Caravaggio a Porto Ercole arretrandola di un anno (al 18 luglio 1609). Tante bugie per coprire un delitto, ordito dai Cavalieri di Malta e avallato dalla Curia ''a cui poteva far comodo eliminare un personaggio che metteva in discussione i principi della fede dogmatica della Chiesa e trattava le sacre verità senza nessun ''decoro''. Non manca qualche sospetto di complicità, per chi alla fine entrò in possesso di quelle tre ultime tele: il vicerè di Napoli, il cardinale Scipione, e Costanza Sforza Colonna, l'ultima ad ospitare l'acclamato e maledetto Caravaggio.

    Per lo studioso - cui si deve anni fa l'attribuzione del Martirio di Sant'Orsola - è impossibile che il Merisi, avesse ancora con sé l'ingombrante mantello da cavaliere gerosolimitano e la spada da miles. Questo per una questione di praticità ("come avrebbe fatto a portarli con sé in tutte le sue fughe compresa quella impossibile dalla prigione maltese?") ma non solo: "bisogna ricordare che nel 1608, quando venne cacciato con ignominia dall'Ordine di Malta, Caravaggio fu sottoposto anche alla privatio habitus". Quanto alla tomba, "è comprensibile che i cittadini di Porto Ercole siamo orgogliosi di una tradizione falsa e tendenziosa che vuole che Caravaggio morto su quei lidi per una malattia, di cui però nessun medico ha redatto il referto.- ragiona Pacelli- Se ciò fosse accaduto nel piccolo centro, un personaggio così famoso e per giunta fratello di un prete, avrebbe certamente ricevuto un funerale solenne, alla presenza dei suoi familiari, che avrebbero provveduto alla sua sepoltura, ma anche dei tanti illustri committenti, che avevano fatto a gara per avere le sue opere. Se in realtà Caravaggio fosse stato onorato di degna e pubblica sepoltura, possiamo essere certi che nessuno da allora avrebbe dimenticato la sua tomba". Più logico pensare, conclude Pacelli, che il corpo del grande pittore sia stato fatto sparire dai suoi assassini, quegli emissari dei Maltesi che già avevano cercato di farlo fuori a Napoli. "Forse, addirittura gettato in mare''.

  2. #2
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    A dire la verità, la tesi del professor Pacelli non è del tutto inedita. Già nel 2001 uscì il saggio dello scrittore australiano Peter Robb - "L'enigma Caravaggio" (Mondadori) - che, rivisitando tutti i documenti della tormentata vita del pittore, si è detto convinto di trovarsi di fronte a una vittima.

    Partiamo dalla fine del saggio, dalla notizia più clamorosa: Michelangelo Merisi non sarebbe morto di malaria sulla spiaggia di Porto Ercole. Questa, secondo Robb, fu solo una bugia messa in piedi all'ultimo momento per coprire un delitto a sfondo sessuale, commissionato dal potentissimo Wignacourt ed eseguito con la complicità di almeno due nobili italiani: Costanza Colonna e suo figlio, Fabrizio Sforza Colonna, legato a doppio filo ai Cavalieri di Malta. Madre e figlio aiutarono gli assassini per fare un piacere a qualcuno che si era sentito tradito e voleva vendicarsi. Qualcuno che aveva accolto Caravaggio e poi lo aveva fatto arrestare. Prima di finire in galera, il pittore venne convocato davanti all'assemblea dei Cavalieri che, su richiesta del Gran maestro Wignacourt, ne decretò l'espulsione come "membrum putridum et foetidum". Una sentenza infamante di cui non si conobbe mai la ragione.

    Perché questo silenzio? A partire da tale interrogativo, Robb ricostruisce una storia verosimile, ma non provata, che narra di un Caravaggio omosessuale senza inibizioni, innamoratosi a Malta di un giovane e nobile paggio, oltretutto desiderato anche dal Gran maestro dei Cavalieri di Malta. In piena Controriforma, la sodomia veniva considerata un reato grave ma, fosse stato per questo, Caravaggio avrebbe potuto salvarsi. Era con chi e contro chi l'aveva praticata a condannarlo: un artigiano qualunque che fa suo un aristocratico, per di più strappandolo dalle braccia del Gran Maestro, era veramente troppo e meritava una punizione esemplare. E così fu: per mettere tutto a tacere, si evitò il processo permettendo a Caravaggio di evadere dalle prigioni dell'isola. Ma il pittore in fuga venne raggiunto in Italia e lì ucciso senza pietà

  3. #3
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    CARAVAGGIO, UNA VITA VIOLENTA


    Una vita violenta, finita (forse) su un litorale deserto: i piedi affondati nella sabbia, la vista annebbiata, il corpo devastato dal male. Una vita che rimane ancora oggi un enigma affascinante, come emerge da frammenti, pettegolezzi, "bugie alla polizia, reticenze in tribunale, confessioni estorte, denunce coatte, ricordi vendicativi": dall'infanzia in Lombardia, al lungo periodo di Roma, trascorso tra cortigiane, cardinali e seducenti fanciulli (che Caravaggio immortala senza nascondere le proprie inclinazioni omosessuali), dove si afferma come uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. I suoi ultimi anni sono trionfali dal punto di vista professionale, ma disastrosi sul piano umano: bandito da Roma perché omicida, in continua fuga, imprigionato, evaso e di nuovo in fuga, secondo la vulgata finisce tragicamente i suoi giorni nell'estate del 1610 su una spiaggia dell'Argentario, solo, delirante di febbre. Si pensava alla malaria, ipotesi più recenti parlano di sifilide.

    Qualcuno ha scritto che "Caravaggio ama il buio. Lo utilizza in pittura, lo ricerca nella vita". E, in effetti, nella sua vita non mancano sicuramente le zone oscure. Secondo il biografo Giovanni Baglione, quando arriva a Roma nel 1591, ha appena commesso un crimine. Caravaggio ha vent'anni. Un primo rapporto di polizia del 1597 lo cita come provocatore in una rissa scoppiata tra Annuccia Bianchini, la prostituta ritratta nella Maddalena penitente, e le sue amiche Doralice e Livia. L'anno successivo viene arrestato perché portava la spada senza licentia, et un paro de compassi. Intanto provoca scandali a ripetizione effigiando come Santa Caterina d'Alessandria la cortigiana Fillide Melandroni e ritraendo nudo come un lascivo Amore vincitore il suo aiuto, e forse amante, Cecco Boneri.



    Amor Victorious, 1602-03
    Staatliche Museen, Berlino


    Per Lena Agnoletti, la sua favorita, immortalata in modo sensuale nella Madonna dei Pellegrini e nella Madonna dei Palafrenieri, mette a rumore tutta la città, aggredendo a colpi di spada in testa il notaio Mariano Pasqualoni, censore della donna.

    E infine la tragica bravata. A San Lorenzo in Lucina viveva la potente famiglia dei Tomassoni: dettava legge, prestava soldi, proteggeva le cortigiane. E, in una Roma divisa tra favorevoli alla Francia e favorevoli alla Spagna, i Tomassoni erano schierati col partito filo-spagnolo. Questo spiega in parte come mai questa famiglia detestasse Caravaggio: era in polemica con molti suoi colleghi per ragioni artistiche, era filo-francese, aveva rapporti stretti con alcune cortigiane, non accettava imposizioni da nessuno e, in più, doveva soldi al più giovane dei Tomassoni, l'arrogante Ranuccio. Il 28 maggio 1606, Caravaggio e Ranuccio si danno appuntamento al campo di pallacorda, alle spalle di Palazzo Firenze. Con loro tre compagni per parte, che danno inizio a una partita al gioco più di moda in quel periodo. Ma, più che una partita, sembra un duello.

    Poche ore dopo aver ucciso Ranuccio, Caravaggio, ferito, era già fuori Roma. Nella fuga era stato aiutato dal Cardinale Del Monte e dai principi Colonna. Ma l'eco del delitto fu davvero grande. Papa Paolo V emise un bando capitale contro di lui: in pratica chiunque, incontrandolo, poteva ucciderlo e riscuotere la taglia. Iniziò così una lunga fuga che portò Caravaggio a Napoli, a Malta, in Sicilia, ancora a Napoli. Poi nel 1610, quattro anni dopo la morte di Ranuccio, Caravaggio giunse a Porto Ercole dove sperava di essere raggiunto dal perdono del Papa. Ma il 18 agosto il pittore morì, a 39 anni, senza sapere che pochi giorni dopo la grazia sarebbe arrivata davvero. Troppo tardi.

  4. #4
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    Si è sempre detto che lo scontro tra Caravaggio e Ranuccio fu casuale, nato da un litigio di gioco, magari reso più aspro da una scommessa. Le ricerche più recenti portano invece a ritenere che la lite avesse radici antiche. C'è per esempio chi la collega al ferimento subito da Caravaggio alcuni mesi prima. Un ferimento su cui non aveva mai voluto dare spiegazioni e che alcuni collegano ad una questione di donne. Anzi, di Madonne...

    Caravaggio dipinse più di una Madonna nel corso della sua vita. La dipinse a modo suo. Eclatante il caso della "Morte della Vergine", dipinto che venne rifiutato dopo che si era venuto a sapere che Caravaggio aveva preso a modello il cadavere di una prostituta annegata nel Tevere.



    La morte della Vergine, 1606
    Louvre, Parigi


    Un'altra celebre Madonna del Caravaggio è la "Madonna dei Pellegrini", dove la madre di Cristo ha i tratti di una nota cortigiana del tempo: Maddalena Agnoletti, detta Lena. Lena viveva nel quartiere dove sorge la Chiesa di sant'Agostino, vicino a Campo Marzio, il regno dei Tomassoni. Nelle strade lì intorno tutti conoscevano Lena, che esercitava il mestiere più antico del mondo ed era anche la donna di Caravaggio che, forse, cercava di sottrarla al controllo dei Tomassoni.



    Madonna dei pellegrini (o Madonna di Loreto), 1603-05
    S. Agostino, Roma

  5. #5
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    Caravaggio è stato forse vittima della sua epoca e dei tanti nemici che lo invidiavano per la sua genialità e per le radicali novità che ha introdotto nella pittura. Basti pensare che non disegnava le immagini, ma che erano luce e colore a costruire le forme. E come dimenticare quelle sue Sante, quelle sue Madonne così… terrestri?

    Caravaggio affronta il dramma esistenziale dell'uomo senza mezzi termini: la rappresentazione della cruda realtà è il fondamento della sua pittura, una realtà che appare agli occhi dei suoi contemporanei talmente sconvolgente da essere scambiata per brutale volgarità. A forza di parlare male di lui e di dipingerlo come un pazzo, colleghi e critici del suo tempo e di epoche successive, sono riusciti perfino a nascondere la sua potenza innovatrice, fino a quando uno dei più grandi critici italiani, Roberto Longhi, ci ha restituito tutta intera la grandezza di Caravaggio.




    Narciso, 1598-99
    Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma




    Davide e Golia (1600)
    Museo del Prado, Madrid




    San Girolamo in meditazione (1605-06)
    Monastero di Santa Maria, Montserrat




    Conversione di San Paolo (1600)
    Cappella Cerasi, Santa Maria del Popolo, Roma




    Medusa (1598-99)
    Galleria degli Uffizi, Firenze




    Giuditta decapita Oloferne (1598)
    Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

  6. #6
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    Morte di Caravaggio, gli studi per smentire la fama di violento

    Il Caravaggio violento, assassino, criminale è una falsa rappresentazione compiuta da storici di parte. L'uccisione di Ranuccio Tommasoni fu legittima difesa. Molti reati attribuitigli erano comuni nella Roma di quel periodo. Nuovi documenti confermano la sua morte a Porto Ercole. Nel suo ultimo viaggio da Paolo a Porto Ercole portava con sé più di tre dipinti. Che fine hanno fatto?


    O. Leoni, Ritratto di Caravaggio
    Immagine dal sito https://upload.wikimedia.org/

    Domani è la ricorrenza della morte di Caravaggio avvenuta a Porto Ercole il 18 luglio 1610 pur se circolano ancora altre tesi sul luogo di morte. In questa occasione occorre ripristinare la verità su questo grande genio pittorico raffigurato come violento, assassino e criminale. Uno stereotipo consolidatosi nei secoli.

    Per quanto concerne il delitto Tommasoni l’informatore del Duca di Urbino inviò varie missiva al Duca medesimo, brevi note legate al presunto omicidio Tommasoni. Una delle ultime pone il dubbio che si tratti di un omicidio espressamente predisposto. Tutte le fonti storiche concordano nel riportare la circostanza: una partita di pallacorda nel rione di Campo Marzio. La stessa figura di Ranuccio Tommasoni viene descritta come arrogante, prepotente e invadente. Apparteneva ad una famiglia importante, il fratello era al servizio del Papa Borghese. Uno dei motivi di dissidio era rappresentato dalla donna amata da Caravaggio, Filide Melandroni, descritta molto bella e attraente, corteggiata anche dal Tommasoni. Anche Caravaggio venne ferito alla testa.

    Molti osservatori dell’epoca evidenziano la grande severità della punizione comminata al Caravaggio: pena di morte con taglia a chi portasse la sua testa. Molti storici la interpretano come un segnale dato ai protettori di Caravaggio, alti prelati fra cui il Cardinale Della Valle appartenente alla componente riformista della Chiesa e filo-francese, a differenza del Tommasoni, appartenente ad una famiglia molto legata al Papa Borghese, conservatore e filo-spagnolo. Io stesso credo che questa versione sia fondata. Molte malefatte compiute o attribuite al Caravaggio sono risibili e rinviano a comportamenti abbastanza diffusi nella Roma di quel periodo. Interessante che il Bellori, nella sua storia di Caravaggio, ipotizza che l’irrequieto genio pittorico si sia macchiato dell’uccisione di un suo compagno di apprendistato quando era a Milano nella bottega del Peterzano. Un segno indicativo di come le invidie e le gelosie sgorgavano rapidamente per chi si era prepotentemente affermato a Roma.

    Sulla morte a Porto Ercole sono emersi due nuovi documenti che confermano definitivamente il luogo del suo decesso.

    I testi originali si trovano ad Urbino e portano i seguenti riferimenti archivistici : borg, lat, 1078, Avvisi, c.537, avvisi 562. Si tratta di due missive.

    I testi sono del 1610, 28 e 31 luglio: avvisi spediti da Roma alla corte di Urbino dagli informatori del Duca, con la notizia della morte del Caravaggio avvenuta a Porto Ercole, mentre da Napoli tornava a Roma, avendo ottenuto la grazia dal Papa per il delitto commesso il 28 maggio 1606. (Gli informatori non sapevano che Caravaggio non aveva avuto informazione della grazia del Papa emessa in quei giorni in cui era partito da Napoli per direzione Roma).

    28 luglio– si è avuto avviso de la morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso et eccellentissimo nel colorire e ritrarre dal naturale, seguita di suo male in Porto Ercole

    31 luglio- E’ morto Michel Angelo da Caravaggio pittore cellebre a Porto Ercole mentre da Napoli veniva a Roma per la grazia di Sua Santità fattali dal bando capitale che lui haveva.

    Del suo ultimo viaggio da Napoli verso Roma, emergeva che solo tre quadri si trovavano presso la Marchesa di Caravaggio protettrice del pittore che aveva finanziato il suo tentativo di rientro alla Amata Roma . Il Documento che si trova negli archivi segreti vaticani è una missiva che il legato Pontificio a Napoli, Deodato Gentile, scrive a Scipione Borghese segretario dello Stato Pontificio. Il documento riporta in modo inequivocabile la seguente espressione “…La felluca ritornata riportò le robbe restateli ( di Caravaggio) in casa della S.ra Marchesa di Caravaggio che habita a Chiaia, e di dovea era partito Caravaggio. Ho fatto subito vedere se vi sono li quadri, e ritrovo che non ne sono più in essere , eccetto tre, li doi di San. Giovanni e la Maddalena...”.

    Silvano Vinceti, storico e coordinatore della campagna per il recupero di resti mortali di Caravaggio, ha dichiarato “il modo migliore per onorare il Caravaggio è di ripristinare le verità negate. Caravaggio non era il mostro che ci viene tramandato e ripetuto in ogni occasione da pseudo- storici. Era un uomo con una forte personalità, amante della libertà e che non accettava soprusi, angherie e esercizio violento della Autorità. È venuto il momento di ripensarlo in modo nuovo. Rimane anche un mistero irrisolto: che fine hanno fatto alcuni dipinti che Caravaggio portava con sé nel suo ultimo viaggio… ?

    [Monte Argentario] Morte di Caravaggio, gli studi per smentire la fama di violento - gonews.it -
    Copyright © gonews.it
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 07-08-16 alle 21:36
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  7. #7
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    L'ULTIMO CARAVAGGIO
    di Piero Montana


    La Decollazione del Battista (1607-8), opera realizzata a Malta, sicuramente costituisce un'importante chiave ermeneutica per la comprensione non solo dell'ultima produzione pittorica del Caravaggio ma anche dei suoi dipinti giovanili. [...]

    La firma, che era stata notata da qualcuno solo agli inizi del 1900 (2), venne tuttavia scoperta durante le operazioni di restauro della tela nel 1955-6. Tale firma, ridotta al solo nome di battesimo, strana, inquietante è forse l'indizio di un segreto, di un patto iniziatico e misterioso, inerente all'ammissione all'ordine Gerosolimitano dal momento che tale ordine, quello dei Cavalieri di Malta, aveva un culto particolare proprio per il Battista. [...]



    È questa la verità occulta, la gnosi segreta che si cela nel grande quadro della decollazione del Battista, un'opera firmata – non si dimentichi – col colore del sangue e con un nome michelA, le cui lettere nel computo cabalistico danno come somma il numero 22, cifra emblematica in senso positivo di una personalità superlativa ed in senso negativo del Maestro delle Arti Nere. (3) [...]

    Difatti a un piano della materia, rappresentato sul lato destro del dipinto dal numero 2 (i due prigionieri del carcere oscuro), corrisponde il piano di un mondo celeste rappresentato dal 5 composto da numeri pari e dispari (le due figure femminili + le tre figure maschili). [...]

    Questo piano mercuriale, caratteristico delle due nature, ha il suo centro nell'unico asse verticale del quadro, rappresentato dal carceriere, che dirige l'azione drammatica su cui sono puntati tutti gli sguardi. È lui infatti che ordina l'esecuzione mentre tutti sembrano piegarsi alla sua volontà. [...]

    L'opera pittorica nella rappresentazione propria di un impianto teatrale rivela dunque una regia dietro la regia ma anche aspetti inquietanti di una "doppia vista", di una premonizione avuta dall'artista relativa al suo imprigionamento nello stesso carcere dipinto (4) nonché alla sua evasione per mezzo di due corde calate dalle alte mura della prigione. [...]

    Nel dipinto squilla pertanto una sorta di campanello di allarme per la vita in pericolo del pittore. È in verità in vista di questo allarme che bisogna prestare attenzione per comprendere quell'unica firma che Caravaggio ha posto solo sul suo dipinto più grande. [...]

    Caravaggio: l'opera occulta

  8. #8
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    Predefinito Re: E se Caravaggio fosse stato ucciso dai Cavalieri di Malta?

    Marco Ferri


    CARAVAGGIO UCCISO DA UNO STAFILOCOCCO AUREO?
    "NO, È IMPOSSIBILE IDENTIFICARE I RESTI OSSEI"




    Maddalena in pianto, olio su tela (collezione privata)




    Con sorprendente ciclicità si torna a parlare di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Non tanto delle sue opere, ma delle cause della sua morte e, ovviamente, del luogo della sua sepoltura, che restano avvolti nel mistero. Riprendendo un testo dell'Ihu Méditerranée Infection di Marsiglia (che fa riferimento a un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Infectious Diseases) il sito web "Qaeditoria" ha titolato di recente "Caravaggio: morto per uno stafilococco aureo". Un po' come accade per la Mona Lisa – il famoso dipinto di Leonardo da Vinci perennemente al centro di eclatanti scoperte – anche per Caravaggio pareva che l'ennesima notizia riguardante lo sfortunato pittore lombardo fosse difficilmente sostenibile senza fatti concreti. Invece pare che dei passi avanti si siano realmente fatti e che quest'ultimo tassello di verità sia compatibile proprio con i risultati di una lunga e circostanziata analisi scientifica. Anche se mettere d'accordo tutta la comunità scientifica è un'altra cosa…

    Ma andiamo per gradi.

    Caravaggio morì a Porto Ercole, in Maremma. Il dato è un po' più certo dopo che, nel 2001 nei registri della parrocchia di Sant'Erasmo a Porto Ercole, in un libro dei conti del 1656, è stato rinvenuto l'atto di morte dell'artista che riporta testualmente "A dì. 18 luglio 1609 nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michel Angelo Merisi da Caravaggio dipintore per malattia". A prima vista salta agli occhi che l'anno citato è 1609 e non 1610, però l'errore è plausibile poiché nell'area di Porto Ercole al tempo non fosse ancora stato introdotto il calendario gregoriano, oppure potrebbe trattarsi di una svista di trascrizione. Tuttavia l'atto ha spinto a ricercare con maggiore accuratezza la sepoltura di Caravaggio.

    Intorno al 1610 gli stranieri di misere condizioni venivano sepolti nel cimitero di San Sebastiano di Porto Ercole e sicuramente lì venne sepolto il Caravaggio. Tuttavia nel 1956, a causa dei interventi per l'ampliamento della strada di accesso al paese, i resti funebri dell'antico cimitero furono traslati in una cripta dell'attuale cimitero, e qui si sono concentrate le ricerche del gruppo di scienziati che, dopo aver sondato anche le cripte del forte spagnolo e la cripta della chiesa di Sant'Erasmo, hanno selezionato alcuni scheletri rinvenuti ed effettuato numerosi test scientifici ritenuti attendibili. Arriviamo infine al 16 giugno 2010 quando l'equipe di ricercatori ha ufficialmente sostenuto che le ossa ritrovate, con un'accettabile percentuale di sicurezza sono quelle di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

    A spiegare come si è giunti a questa conclusione è il professor Giuseppe Cornaglia, microbiologo dell'Università di Verona: "Premetto che è matematicamente impossibile esser certi al 100% che si trattasse delle ossa di Caravaggio, ma l'approssimazione si è via via ridotta poiché è stata effettuata la ricerca del Dna antico in 7/8 resti ossei e confrontato con alcuni determinanti specifici di una serie di individui maschi della zona del bergamasco con cognomi simili al Caravaggio, dell'età presunta in cui morì l'artista. I risultati ottenuti hanno indicato delle concordanze tra i Dna con una verosimiglianza che oscilla tra il 70 e l'80%".

    E dal momento che tra i resti ossei antichi c'erano anche dei denti, la ricerca del professor Cornaglia è andata più a fondo poiché da questi è stata estratta la polpa, ricca di vasi sanguigni. Utilizzando tre differenti metodi di rilevamento del Dna, è stato possibile identificare lo Staphylococcus aureus come l'assassino del Merisi: un batterio color oro (da qui il nome) responsabile di numerose infezioni secondo le aree del corpo colonizzate.

    "Per esempio nel sangue – aggiunge il docente veronese – abbiamo trovato del colorante bianco, tipico in coloro che dipingevano. Inoltre un'altra conferma l'abbiamo avuta grazie alla ricerca e al confronto delle proteine antiche, una sperimentazione nuova. Infine un dato storico nuovo che concorre a sostenere la tesi che quelli analizzati fossero proprio i resti di Caravaggio: lo si ricava da una lettera scoperta di recente, in cui si afferma che il Merisi compì il suo ultimo viaggio in barca colcorpo coperto da ferite dovute all'ultimo pestaggio di cui fu vittima. Ecco – conclude Cornaglia – quella era la situazione ideale per il batterio dello stafilococco che poi ha ucciso l'artista".

    Come scritto, questi sono i risultati: al 75% i resti ossei interessati dalla ricerca erano di Caravaggio. E comunque l'individuo analizzato, morì di stafilococco aureo.

    Però c'è chi avanza delle perplessità. Dario Piombino Mascali, antropologo siciliano che da anni lavora all'Università di Vilnius, in Lituania: "Da antropologo posso confermarti che è impossibile identificare i resti di Caravaggio. Prima di tutto le ossa: osteologicamente è difficile stabilire l'età precisa dei reperti poiché i metodi utilizzati fanno riferimento in larga parte a ricerche svoltesi negli Stati Uniti e in epoche recenti. Cioè di stato socioeconomico diverso rispetto alle persone che devono essere verificate dall'antropologo o dall'archeologo. Quindi la stima dell'età alla morte nell'adulto si rivela troppo approssimata; inoltre il metodo del radiocarbonio (C14) presenta un range di vari decenni, per cui stabilire una data certa diventa estremamente difficile. Infine il piombo, cui si fa riferimento nell'articolo di Lancet e che lo si ritrova a livelli alti ne resti dei pittori: in realtà è diagenetico – prosegue Piombino Mascali – e può essere acquisito dall'osso durante la giacitura. Per esempio c'è un caso, quello della cripta di Spitalfields, a Londra, dove negli anni Ottanta emersero numerose incongruenze tra l'età biologica e quella cronologica di alcuni resti. Ciò indicò il bisogno di una profonda revisione dei metodi usati per stimare l'età alla morte. In poche parole, con riferimento alla ricerca su Caravaggio, ritengo sia impossibile stabilire con certezza a chi appartengano quei resti".



 

 

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