Originariamente Scritto da
Heidi
Un imprenditore, un commerciante, un operaio, un artigiano, un imbianchino e… l’elenco continua, fino ad arrivare ad una percentuale di suicidi, per difficoltà economiche, che rasenta l’aumento del 40%, dal 2009 ad oggi.
Il messaggio è chiaro e drammatico: la gente sta soccombendo sotto i colpi d’ascia inferti dallo Stato che, dall’alto del suo scanno, decide, impone, chiede e pretende.
La parola “crisi” è diventato il “passepartout” che autorizza e giustifica il governo a pressanti e continue richieste di denaro ed il cittadino, qualsiasi sia la sua professione, si trova, sempre più, in gravi difficoltà economiche, che lo sommergono senza mostrargli vie d’uscita.
La disperazione, sempre più spesso, è l’unico porto a cui si approda, ma il suicidio è un prezzo troppo alto da pagare per chi accentra la propria vita su un lavoro, una famiglia, una casa.
L’italiano è sempre stato considerato un popolo di risparmiatori e, fino a trenta anni fa, la crescita economica, incominciata con fatica nel dopoguerra, aveva portato il nostro Paese ai primi posti, registrando un benessere interno ormai tangibile.
Le famiglie riuscivano a lavorare, a vivere dignitosamente e a crearsi un risparmio che, con il passare del tempo, consentiva l’acquisto di una casa e di altri beni.
Era proprio così!
Ma, l’Italia quinta potenza mondiale, è un ricordo ormai lontano.
Ci si chiede come sia stato possibile passare da quella a questa realtà.
Che responsabilità hanno gli Italiani? Nessuna!
Che responsabilità ha lo Stato? Tutte!
“Mani pulite” ha cominciato la deflagrazione, però il colpo di grazia è arrivato con l’ingresso in Europa. E’ inutile negarlo.
Già Il passaggio, di per sè svantaggioso, dalla lira all’euro, avvenuto in modo selvaggio, mal gestito e privo di controlli da parte delle istituzioni, ha cominciato a svuotare le tasche dei cittadini, che si sono trovati all’improvviso di fronte a prezzi raddoppiati e stipendi invariati.
Ma il vero tracollo è avvenuto a poco a poco, quando l’abbraccio con l’Europa ha cominciato a far sentire la sua stretta soffocante, caricandoci di oneri, sempre più pesanti.
Da quel famigerato gennaio 2002, il nostro destino finanziario ha smesso di essere un fatto esclusivamente nazionale, ma si è sposato ai problemi di altri Paesi, diventando dipendente dalla loro stessa sinusoide economica e ora, più che mai, ne stiamo pagando le conseguenze.
Era questo ciò che volevano gli Italiani?
Ci è stato chiesto con qualche referendum?
Lo Stato deve “riflettere” e, prima di esercitare la sua coercitiva autorità fiscale, deve calarsi tra le pareti di quelle case, dove ci sono dei padri che non sono più in grado di fronteggiare le spese di prima necessità e quelle morti dovrebbero pesare come dei macigni, all’interno di quelle belle sale affrescate, dove si prendono le decisioni.
Il signor Monti non può dire: “E’ meglio pagare le tasse, piuttosto che finire come la Grecia”, perché molti Italiani gli risponderebbero che è meglio non pagare le tasse piuttosto che far parte di questa Europa!