A pagina 9 del corriere della sera del 2 aprile leggo:" I 10 più ricchi come tre milioni di poveri. E in fondo alla scala finiscono i giovini. Bankitalia: il reddito conta poco, i patrimoni si "conquistano" con l'eredità." La tanto sbandierata efficenza della mano invisibile del libero mercato, la tanto sbandierata validità della libera concorrenza come modo per far emergere ciò che è migliore per tutti, si incagliano dinnanzi allo scoglio della successione ereditaria . Gia Stuart Mills aveva indicato la necessità di imposte sulle successioni ereditarie come strumento utile alla stessa economia capitalistica. Credo che persino la "mano invisibile del mercato" e l'idea di concorrenza come emergere di ciò che è migliore,potrebbero ritrovare una loro dignità concettuale se la gara cominciasse veramente per tutti dalla stessa linea di partenza, altrimenti sono solo meri paraventi di interessi precostituiie. Ed allora viene da ricordare il primo programma politico ed economico uscito da un congresso repubblicano ( era il 1897 ed i repubblicani si erano da poco tempo fondati come partito politico) ; in questo programma si auspicano imposte fortemente progressive sulle successioni ed eventualmente , per i patrimoni più grossi, la possibilità di limitare lo stesso diritto alle stesse. Certo che il repubblicanesimo sa offrire risposte ai problemi della modernità, basta non aver paura di tornare all'antico.