La Rivoluzione è una cosa seria, non è una congiura di palazzo e non è
nemmeno un mutamento di ministeri o l'ascesa di un partito che soppianti un altro partito.
Già fatto e non sono l'unico....
Macchè reazionario,attualissimo: olio di ricino e bastone per castigare la Rosy,il Trota e il Ciccione
Ultima modifica di martesanaidentitaria; 12-04-12 alle 14:00
Un manganello non si domanda se è di destra e di sinistra, si preoccupa semplicemente di sfasciare qualche cranio.
Ma ogni manganellata ricorda agli ormai intorpiditi e dimentichi esseri umani che il dolore e la violenza fanno parte di questo mondo da prima di loro, alla faccia della morfina e del progresso. Ogni manganellata si porta dietro un retaggio antico, e questo basti a considerarla un atto reazionario.
Concordo.
Così come esposta, l’analisi di Montanelli risulta quanto meno parziale ed incompleta.
Lo squadrismo, per certi versi, fu un fenomeno che quasi precedette la stessa fondazione dei Fasci di Combattimento.
Con la fine della guerra, infatti, sorsero un po’ ovunque associazioni di reduci e di ex combattenti tese a promuovere le rivendicazioni dei soldati che tornavano dalle trincee, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e sociali di partenza. Altrettanto capillare fu la diffusione di leghe e comitati civici di ispirazione prettamente anti-bolscevica e anti-socialista, per quanto prive di coordinamento nazionale. Ritengo corretta, per quanto riduttiva, la distinzione fra uno squadrismo di città tendenzialmente più a “sinistra” ed uno rurale ed agrario spostato più marcatamente a “destra”. Ovviamente, “sinistra” e “destra” vanno intese nel loro significato più ampio possibile. La distinzione non è una dicotomia né tanto meno una netta opposizione da intendersi in maniera manichea (al massimo, in senso dialettico). In più, ogni regione, se non ogni provincia, comune e frazione, ha avuto la sua particolare storia e il suo singolare sviluppo: un esempio su tutti potrebbe essere quello dello squadrismo toscano, ricco di fermenti rivoluzionari e di istanze socialmente avanzate, ma al tempo stesso strapaesano, ruralista e quindi fortemente attaccato alla realtà conservatrice delle campagne. Si può dire, in sostanza, che lo squadrismo mai dominò Mussolini, però è altrettanto vero che spesso ebbe modo di condizionarlo. Lo condizionò nel secondo congresso dei Fasci nel 1920, con la rottura con l’estrema sinistra dei Fasci e i futuristi marinettiani e la conseguente svolta a destra. Lo condizionò nel 1921, con il primo congresso nazionale del PNF. Prima ancora lo condizionò nel rinnegare di fatto il “patto di pacificazione” firmato con i rappresentanti del socialismo italiano (un “assist” innegabile in questo senso lo diedero anche i socialisti stessi non condannando le ulteriori violenze dei rossi contro i fascisti dopo la firma del patto stesso). Così come lo condizionò tra il 1924 e il 1925 e addirittura lo convinse a dare un’accelerata nella realizzazione dello Stato autoritario e totalitario fascista, ponendo fine al parlamentarismo liberaldemocratico, sospendendo di fatto le garanzie date dallo Statuto Albertino e annientando le opposizioni antifasciste.
Il “primo fascismo” – o meglio, il “primissimo fascismo” – inizialmente aveva aderenti ex socialisti, ex sindacalisti rivoluzionari, ex repubblicani ed ex anarchici. Ma le loro convinzioni politiche ed ideologiche non si erano ancora del tutto distaccate da quelle precedenti, anzi, al contrario, spesso li condizionavano. Con la sconfitta alle elezioni del novembre 1919, quest’ala entrò in contrasto con Mussolini, contestando la politica dell’aggregazione a “destra” tentata da Mussolini (ricordo che il futuro Duce d’Italia, laddove i Fasci non erano riusciti a presentare le liste, diede il via libera all’ingresso di candidati fascisti in coalizioni di destra o nazional-liberali) e rivelatasi fallimentare e velleitaria. La spirale di violenza innescata dalle organizzazioni sindacali di sinistra e l’accentuata antipatia di molti agitatori socialisti verso i reduci e gli ex combattenti favorì però il compattarsi dietro ai Fasci non solo di qualche ex interventista o dei reduci stessi, ma di strati sociali non trascurabili della nazione.
Giovani studenti – sia liceali che universitari -, per lo più di provenienza medio-borghese, piccoli proprietari terrieri e piccoli industriali, l’insieme dei ceti medi (insegnanti, pubblici impiegati, ecc.) e generalmente quegli italiani legati ad un innato sentimento di amor di patria iniziarono ad aderire, progressivamente, ai Fasci di Combattimento e a serrare le fila intorno ad essi.
Le adesioni principali provennero dalle campagne e i proprietari terrieri incominciarono a finanziare le squadre d’azione (e di conseguenza i Fasci). Questo non impediva ai fascisti l’appoggio anche ad iniziative di “lotta di classe”, come scioperi o rivendicazioni meramente economiche.
Lo squadrismo fu, quindi, certamente reazionario, ma ebbe anche un carattere ed una funzione “sindacale” innegabile. Questo lo rende, come il Fascismo stesso d’altronde, un fenomeno reazionario e rivoluzionario al tempo medesimo. Sicuramente ha avuto aspetti deteriori, con punte di violenza e deleterio fanatismo deprecabili. Questo non toglie che il suo contributo fu decisivo e fondamentale. Va altresì precisato che però lo squadrismo non avrebbe combinato un bel nulla senza la lungimiranza tattica di Mussolini, il quale certamente ebbe una dose di fortuna nella sua azione politica, risultata poi vincente, ma ugualmente – se non più – mostrò a tutti quanto avesse ben appreso la lezione di Machiavelli.
Liquidare lo squadrismo come un più o meno vasto fenomeno di “illegalismo” a mera protezione del padronato è sbagliato perché non tiene conto della complessità della situazione e del contesto storico di allora.
Credere - Pregare - Obbedire - Vincere
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).
complimenti per l'analisi, che non fa una grinza.
Plaudo.