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    Predefinito Sant'Ambrogio, ecco l'inferno: "Qui bestemmiano in chiesa"? [nella Firenze di Renzi]

    Firenze, 11 aprile 2012 - Sant'Ambrogio è un fazzoletto di stile anarchico che viene imposto, ogni notte, con la forza. A suon di muscoli, sputi, cassonetti rovesciati. Qualche regola? macché, zero assoluto, sbando e vodka. «Nel dubbio, spacca tutto» d’altronde è lo slogan della «movida» più stordita di Firenze che con il ritorno delle tiepide sere d’aprile ha fatto saltare, defintivamente, i nervi al piccolo e spiccio rione. Un rione storico, Sant’Ambrogio, popolare, ruvido, di carne viva. Tollerante ma fumino. Da sempre. Una Santo Spirito di qua dall’Arno dove le bande di ragazzi, pure trent’anni fa, non erano certo fatte di stinchi di santo ma avevano, quello sì, un codice etico diverso. Berci e pallonate ci sono sempre stati, dicono gli ex ragazzi di qui ormai sessantenni, ma quando «un anziano si affacciava alla finestra per dirci d’abbozzarla, noi s’abbozzava e si chiedeva anche scusa». Ora non funziona più così. «Ora fanno tutto quello che gli pare. Se ne fregano. L’altro giorno tre ragazzi mezzi ubriachi mi sono piombati in chiesa durante la Messa e hanno iniziato a bestemmiare e a fare il dito medio verso il Crocifisso».

    Don Carlo Guarnieri, in Sant’Ambrogio dal 2001, è furibondo. In queste ore ha vergato nero su bianco un memoriale di quattro pagine «sperando che finalmente qualcuno venga a vedere cosa succede qui, dal pomeriggio all’alba, visto che per mesi ne ho parlato al prefetto, al questore, al sindaco e agli assessori senza che sia mai cambiata una virgola. I vigili? Sì, sì quelli si vedono eccome, ma la mattina a fare le multe...». Sant’Ambrogio è un braciere di «non sense», di rispetti calpestati, di urla e di vomito, di labbrate e ammucchiate per terra. La notte del venerdì Santo abbiamo fotografato una croce nera, macabra, fatta di cestelli per la spesa e rabberciata con il nastro isolante, proprio sotto la Madonnina all’angolo con via de’Macci. «E’ stato l’ultimo schiaffo — dice don Carlo — ma non mi meraviglio più di nulla. Perchè non avete fatto caso alle fotocopie appiccicate sui muri con il volto di Gesù e le bestemmie scritte sotto?». Gli affronti e le provocazioni si susseguono sera dopo sera, in un crescendo di demenza della quale è impossibile arginare l’escalation. La scorsa notte, proprio davanti ai nostri occhi, un gruppo di ragazzi con il cervello affogato nella birra ha iniziato a prendere la rincorsa e a dare calci violenti ai cestini della spazzatura facendo rotololare sul selciato ogni genere di schifezza.

    Intorno, al posto di una fisiologica condanna, applausi a scena aperta della «lucidissima» platea del sagrato. Uno dei «geni», non contento, ha preso uno dei cestini è la sbatacchiato con forza contro la facciata della chiesa. Altri applausi. Scroscianti. Una deficienza collettiva di queste proporzioni non è facile da arginare. Don Carlo per questo è ormai un fiume inarrestabile. Prima di sfogarsi però vuol fare una premessa: «Tengo a ribadire un concetto che vorrei fosse chiaro a tutti: io non voglio fare il capopopolo, né il paladino della giustizia, questo sia chiaro. Chiedo soltanto che venga rispettata la legge perché io mi sono trovato costretto a chiudere la chiesa la sera perchè dire la messa, con la gente ubriaca che risponde male ai fedeli, anche ai poveracci che possono salire solo dalla rampa dei disabili, era diventato davvero un problema ingestibile».

    «Da cinque anni — spiega il priore nel suo memoriale — viviamo l’indegno sequestro del nostro sagrato. Da cinque anni ci viene impedito di svolgere con serenità le più normali funzioni religiose per via di queste orde di barbari che bivaccano fino all’ingresso della Chiesa». E ancora: «Sant’Ambrogio non merita di essere scaricato perché diventi una sorta di immondezzaio umano. Non lo merita davvero, perché c’è una chiesa che vive, una piazza che appartiene al suo popolo e alle persone che ogni giorno affollano il quartiere con le loro attività commerciali». Nella lettera, accorata ma assolutamente non arrendevole, c’è spazio anche per un ultimo affondo: «Chiediamo soltanto più coraggio nell’applicare le norme che esistono: non consegnamo la nostra città, il nostro quartiere e i nostri giovani al regno alcolico notturno dove chi guadagna lo fa solo a loro scapito e sulle loro spalle».

    Sant'Ambrogio, ecco l'inferno: "Qui bestemmiano in chiesa" - La Nazione - Firenze
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

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    Predefinito Re: Sant'Ambrogio, ecco l'inferno: "Qui bestemmiano in chiesa"? [nella Firenze di Ren

    Semplice faccenda di polizia ed ordine pubblico

 

 

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