SONO UN RICERCATORE
Sono un ricercatore, se ho dedicato gran parte della mia vita a studiare, è anche perché voglio impedire la sofferenza della malattia.
Lo stipendio di un ricercatore è ridicolo, la gratificazione quasi nulla, escludendo quella della scoperta. Più spesso si riceve vetriolo, e si deve sopportare un altro fallimento. Ma si va avanti, perché c’è la certezza di saper fare qualcosa di importante.
Nessun ricercatore che io abbia mai conosciuto si diverte a sperimentare sugli animali. Nessuno intraprende decenni di studio soltanto per poter essere sadico. Un biologo, un biotecnologo, un veterinario, passano anni della loro vita a studiare gli animali: nessuna quantità di sadismo è una motivazione sufficiente per una cosa del genere. Ma la speranza di poter fare qualcosa di buono, quello sì.
Mi dispiace per ogni singolo malato sulla terra che la medicina odierna non può salvare. Per chi è vittima, è certamente una magra consolazione il fatto che se fosse nata un secolo fa, avrebbe un terzo della speranza di vita che ha ora; o che un centesimo delle malattie che sono curabili oggi non erano curabili allora.
Per una vittima la medicina ha fallito dove era importante: ed è vero, la medicina fallisce.
Ma nessuno sostiene che la scienza medica sia perfetta.
Noi non solo speriamo, ma attivamente lavoriamo per fare sì che se non perfetta sia almeno perfettibile: nessuno si adagia sugli allori perché farlo significa scegliere di condannare non solo sé stessi, ma decine di innocenti, uomini e animali.
L’accusa che mi fa più male è che spesso viene fatta da tanti falsi animalisti è la cattiva fede.
Se non fossi veramente convinto che la sperimentazione animale può aiutarci e contribuire al progresso, non ci sarebbe nessuna forma di corruzione al mondo che potrebbe convincermi a praticarla. Perché se io sapessi di star buttando nel cesso soldi e risorse in qualcosa di inutile, quando potrei usarli per migliorare e salvare vite, non solo di sconosciuti, ma potenzialmente di miei cari, non ci sarebbe cifra in grado di corrompermi per fare il contrario.
Ho studiato per quasi tutta la mia vita e studierò per tutta la mia vita nella speranza che un giorno, in futuro,qualcuno non sia un’altra vittima. Perché qualcun altro non perda fede nella medicina, non perda speranza nel futuro.
Per fare questo non mi basta essere in buona fede, ma devo avere i fatti, la realtà, dalla mia.
Non voglio suonare condiscendente, ma tutto quello che ho studiato, tutto quello che so, mi dice che per certe cose, la sperimentazione animale è l’unica, dolorosa, insostituibile via. Può darsi che mi sbagli.
È improbabile che tutto quello che so, su cui ho lavorato, che ho sperimentato, che ho vissuto, sia una menzogna, ma la possibilità esiste.
Negarlo sarebbe ideologia.
Ma per convincermi diversamente ho bisogno di fatti, e quello che mi danno gli animalisti sono più spesso menzogne, accuse, o errori in buona fede. Non li rimprovero per i loro errori: non posso permettermi però il lusso di sbagliare.
Io DEVO sapere quello che è vero, prima di ogni altra cosa: quello che vorrei o non vorrei, purtroppo, non è importante.
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