Malapà, io non parto da nessun preconcetto, sia chiaro, ammetto di non essere un esperto di religioni orientali, ho soltanto affermato che molti aspetti del Buddhismo e dell'ascetismo indù mi ricordano tanto lo gnosticismo: a partire dalla concezione della vita come dolore (dukkha), sino all'idea dell'unico vero dio Brahman, e del demiurgo Isvara, ritenuto irreale (reale solo in funzione di Barhman) come l'intera manifestazione, e alla negazione dell'anima individuata. Il fatto è che da cristiano cattolico, e dunque con in mente un concetto di anima individuata di stampo tomistico, pur ammettendo che l'essenza dell'uomo è nell'anima, non nel corpo, personalmente non ritengo il corpo come una prigione dell'anima, ma come il suo trono, rifacendomi a quanto sostenuto dai padri della Chiesa, ed inoltre affermo la persistenza dell'Io dopo la morte. Ecco perchè ritengo la via del Buddha e quella propugnata dall'Induismo troppo spiritualiste, ed in questo molto simili all'ideale gnostico.
Ultima modifica di Strapaesano; 22-04-12 alle 17:04
"Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)
Comunque, più che altro mi interesserebbe sapere la differenza (se c'è) fra Jiva e Atman?
"Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)
Il Principio è semplice, quindi illimitato, ossia privo di limitazioni. Identificandosi con l'Assoluto, il soggetto supera ogni dualità, si monda perciò da ogni privazione (dalla molteplicità e dalla potenza passiva), e quindi ascende alla perfezione suprema, quella che non conosce limiti. E che perciò è assoluta potenza (attiva). Ecco che bello c'è.
Ultima modifica di Platone; 30-05-12 alle 21:57
Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.