L'imitazione è la più sincera forma di adulazione.(Charles Caleb Colton)
Farsi una ragione dei cosa? Del signifivcato distorto che gli anticlericali vogliono dargli?
Origine
Il termine ebbe in origine un uso esclusivamente religioso: riferendosi ai fedeli di una religione, veniva usato (e, nel suo senso proprio, viene usato tuttora) per indicare colui che, pur professando un dato culto, non è appartenente alla gerarchia del suo clero. L'insieme dei fedeli laici è detto laicato.
Cee ne faremo una ragione quando i termini avranno assunto un significato ben preciso e non saranno più soggetti a modifiche nel tempo.
Controversie dell'utilizzo attuale
Il termine laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia di slegamento da qualsiasi autorità ecclesiastica di confessione religiosa.
Negli ultimi anni il termine laico viene invece utilizzato in maniera talvolta impropria per indicare un generico agnostico o ateo. Tale uso è semanticamente scorretto, in quanto laico ha significato di svincolo dall'autorità ecclesiastica, ma non inficia la professione di una particolare confessione religiosa: per cui si possono distinguere laici credenti da laici non credenti.
L'abuso del termine in sede politica, in funzione di sinonimo perfettamente sovrapponibile ad anticlericale o ateo, ha generato l'utilizzo del termine spregiativo laicista con un significato simile e opposto all'uso del termine spregiativo clericale per indicare persone che si autodefiniscono "laiche" e si comportano come anticlericali.
http://it.wikipedia.org/wiki/Laico
L'imitazione è la più sincera forma di adulazione.(Charles Caleb Colton)
La mutevolezza delle lingue è un fatto assodato, ma il passaggio "laico=non credente", che spesso si intravede, non è accettabile, perché crea una gran confusione.
Poi, se volessimo accettare tutte le trasformazioni linguistiche, dovremmo smettere di correggere chi sbaglia i congiuntivi, sostituendoli con l'imperfetto indicativo...
Ma, allora se una parola viene modifica a vostro "favore" (dico vostro perché non mi riconosco in questi giochi) non c'è complotto, si è modificata da sola ("il termine cambiò da sé, con il tempo, e non per un losco piano") se invece si modifica a "favore" di altri, allora stanno cercando di disorcerla. Fa un po' ridere questa cosa, sembrate bimbi che si combattono il gelato.
Nessun linguista sano di mente ammettererebbe la tesi delle parole statiche, dei complotti anticlericali nel linguaggio, etc... La lingua cambia perché è una entità viva e mutevole, ed è polimorfa per sua natura. Il termine laico. come è normale, non fa eccezione. Se non ti fermi a Wikipedia forse lo puoi capire, anche perché se leggi la discussione che c'è dietro quella voce, in Wikipedia, ci trovi proprio la stessa bega che solleva ogni tanto qualche buontempone, con annessa querelle di modifiche e contromodifiche (da cui l'attendibilità infima di quella voce).
Anche perché il significato primordiale di laico, se proprio vogliamo dire che vale solo il primo significato che una parola ha avuto (corbelleria) è "non attinente alla religione" e non "aldifuori della casta sacerdotale".
Penso che a spararle così grosse facciate solo il male del Cattolicesimo, mettendolo in ridicolo.
Confondi semantica con grammatica. I significati mutano di per sé, col tempo. Non è che si alza Tizio alla mattina e dice: "no, questo non è accettabile", oppure: "adesso facciamo questa modifica". Gli usi linguistici non li fanno i vocabolari o i papi, si determinano secondo certe dinamiche tipiche. Oltretutto, essendo che il polimorfismo è frutto di dinamiche "naturali", la confusione che paventi non si riscontra, sempre che le sfumature di signficato non siano una difficoltà in sé.
Nel lungo periodo, poi, possono mutare anche le regole. Adesso sono tali, ma tra mezzo secolo potrebbero aver subito modificazioni.
Aganto ti contesto assolutamente ed energicamente questa tua affermazione: " La lingua cambia perché è una entità viva e mutevole, ed è polimorfa per sua natura."
non è cosi. la lingua non ha alcuna natura: ne statica ne dinamica.
dipende dal potere sociale il come è strutturata e regolata la lingua.
se il potere sociale si basa su certi assunti, allora la lingua sarà di conseguenza in un determinato modo. se il potere sociale si basa su altri assunti, allora la lingua sarà di conseguenza in un altro determinato modo.
ricordiamoci che le lingua nazionali, e fra queste l'italiano, non sono il risultato del "mutevole sviluppo della lingua". sono cosi perché sono state imposte cosi, e fra queste anche quella che oggi chiamiamo "italiano".
PER L'EUROPA NAZIONALE, CATTOLICA, REPUBBLICANA, POPOLARE
Unica speranza per noi cittadini e lavoratori poveri è un vero governo di destra, che ripristini il potere di governo, riorganizzi l'economia, diffonda moralità, legge ed ordine. \o
Bel concentrato di ignoranza.
Immagino che i linguisti che studiano l'evoluzione delle migliaia di lingue presenti e passate siano solo un branco di imbecilli: bastava mettersi tutti d'accordo e si chiudeva il problema! :sofico:
La lingua muta in base all'uso che se ne fa. Alcuni vocaboli scompaiono, altri mutano di significato, altri nascono per sopperire alla mancanza di un vocabolo appropriato per descrivere qualcosa.
E la storia della lingua italiana degli ultimi anni insegna che sono i redattori di vocabolari ed enciclopedie che son costretti ad includere nelle loro opere i cambiamente avvenuti nelle strade, non il contrario.
Non "confondo", il senso del mio esempio mi pareva chiaro: fin dove si può essere "tolleranti" verso le "corruttele" (notare virgolette) della lingua?
Un mio amico linguista dice sempre, in casi del genere: "se non accettassimo i cambiamenti (che nascono perlopiù da errori) parleremmo ancora indoeuropeo o chissà cosa". Ma quando, come in questo caso, uno spostamento semantico diviene fonte di gravi (e non sempre casuali, temo) equivoci, è bene evitarlo.
Anche perché dovremmo poi trovare un nuovo vocabolo per indicare i "credenti non appartenenti al clero", e stavolta a chi lo freghiamo?