Massimo Centini
SAN GENNARO E IL SUO SANGUE
Ucciso forse nella solfatara di Pozzuoli nel 305 con altri martiri, san Gennaro è una figura emblematica dell'Italia dei miracoli e dei misteri, ma soprattutto è l'archetipo di una tradizione soprannaturale in cui fede, folklore e religiosità convivono a stretto contatto.
A dimostrazione dell'importante ruolo rivestito dal santo nella cultura partenopea, basti ricordare le reazioni popolari a Napoli quando il Concilio Vaticano II (1962-1965), retrocesse san Gennaro in "serie B", cioè lo riconobbe come un santo minore e quindi destinato al culto locale. In quell'occasione, molti fedeli scrissero sui muri a caratteri cubitali: «San Genna' futtenne» (che corrisponde più o meno a "fregatene"). I motivi del declassamento, voluto da papa Paolo VI, furono la scarsità di notizie storiche disponibili su questo santo.
Ma le autorevoli decisioni del Concilio non sono riuscite a ridimensionare il culto di san Gennaro e la sua eco di tradizioni e credenze, che hanno varcato i confini della regione e del Paese.
Come è noto, il punto focale del culto di san Gennaro è il miracolo della misteriosa liquefazione del suo sangue, conservato nel duomo di Napoli.
Secondo il parere di alcuni insigni biologi, sembrerebbe ragionevole - sulla base delle conoscenze via via raccolte - presumere che nelle ampolline sia contenuto del sangue certamente antico. Sangue con «metaemoglobina scura e stabile, il che bene corrisponde all'aspetto cupo del materiale contenuto nelle ampolle al momento della fase solida. Nella fase di liquefazione il contenuto delle ampolle diviene invece rosso vivo, quasi che si fosse realizzato l'impossibile ripristino della ossiemoglobina» (P.L. Baima Bollone, San Gennaro e la scienza, pag. 204).
Inoltre, le conoscenze sulla coagulazione tendono a condurre gli studiosi verso la conclusione che la liquefazione ricorrente contrasta con le conoscenze scientifiche biochimiche e fisiologiche naturali.
Nella sostanza il culto costituisce uno dei tipici fenomeni della cosiddetta religiosità popolare, che coinvolge manifestazioni cultuali spesso non riconosciute dalla Chiesa (il miracolo di san Gennaro è una di queste), ma considerate di grande importanza per i fedeli. […]
Artemisia Gentileschi, San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli (1636-37 ca.)
Napoli, Museo Capodimonte
Tradizionalmente si racconta che il 19 settembre del 305, durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli. Secondo una leggenda locale la pietra marmorea sulla quale venne tagliata la testa a Gennaro e conservata dai cappuccini di Napoli, cambierebbe colore in corrispondenza con la liquefazione del sangue. In altre fonti, è detto che Gennaro fu destinato ai leoni. Qualunque sia la versione ufficiale, sappiamo che i cristiani raccolsero il suo sangue e il suo corpo, secondo i canoni di una tradizione molto diffusa e caratterizzante l'atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri. […]
Le cerimonie in onore di san Gennaro furono istituite nel 1337 dall'arcivescovo di Napoli, Giovanni III Orsini: però va chiarito che nelle fonti di allora non si trova alcuna menzione del miracolo del sangue; bisogna attendere il 1389 quando, il 17 agosto, il fenomeno della liquefazione venne documentato per la prima volta. Da allora si sono verificate circa 11.000 liquefazioni in condizioni ambientali e culturali molto diverse.
Questa è la memoria lasciata dell'avvenimento del 17 agosto 1389: «fu fatta una grandissima processione per il miracolo che Gesù mostrò mediante il sangue del beato Gennaro conservato e che allora era liquefatto come se quel giorno fosse uscito dal capo del beato Gennaro»...
Da quel giorno l'evento si è ripetuto - quasi sempre - a date regolari, scandendo la storia di Napoli. Le date della liquefazione sono tre: il 19 settembre (giorno della decapitazione del santo); il sabato che precede la prima domenica di maggio (anniversario della traslazione delle reliquie del martire nelle catacombe di Capodimonte); il 16 dicembre (in relazione ad una terribile eruzione del Vesuvio che nel 1631 causò molti lutti e distruzione). Sono inoltre avvenute altre liquefazioni in giorni diversi e interpretate simbolicamente dai napoletani come annuncio di eventi prossimi, positivi o negativi.
Ecco cosa scriveva, nel 1908, il medico Antonio Amitrano, uno tra i primi a studiare scientificamente il miracolo di san Gennaro: «d'ordinario, avviene ogni anno in tre circostanze, per feste che si celebrano, ma è seguito anche in casi eccezionali, quando si è fatto baciare la teca ad un re o ad illustri personaggi o per portarla in processione in caso di pubbliche calamità (peste, eruzioni vesuviane, guerre) e infine per farla aggiustare».
La mancanza di nolizie fino al 1389 ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che il sangue di San Gennaro sia da porre in relazione al fiorire di reliquie medievali, che offrirono l'opportunità per la formazione di molte credenze e tradizioni, alcune delle quali ancora diffuse attualmente. Come già detto, la Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente un miracolo il fenomeno della liquefazione; infatti tale riconoscimento è soprattutto frutto della tradizione e della fede popolare.
La reliquia è conservata in una boccetta di vetro sigillata, con volume stimato di circa 60 millilitri, riempita per metà dal liquido; questa bottiglietta, accanto a un'altra più piccola e vuota, è contenuta tra due pareti di vetro in un reliquiario portatile d'argento. Durante la cerimonia del miracolo di San Gennaro, il reliquiario è più volte staccato dalla sua base, mosso, agitato e capovolto al fine di evidenziare l'avvenuta liquefazione, che diviene visibile senza difficoltà: in certi casi quasi immediatamente, in altri dopo alcuni giorni. Si dice, su basi non comprovate dalla scienza, che in qualche caso il sangue "ribolla", cambi di peso e di colore, ma non vi sono prove certe che confermino questi fenomeni. La mancanza del fenomeno della liquefazione è generalmente considerata un cattivo presagio ed indicazione di futuri avvenimenti funesti.
Da quando il sangue di san Gennaro è al centro degli studi, sono state avanzate numerose ipotesi sulla sua liquefazione: miracolo; trucco; "energia psichica" prodotta dalle aspettative della folla; effetto di microrganismi; cause naturali. Per quanto riguarda il miracolo, non si può aggiungere nulla: o si crede o non si crede. Il trucco finisce per mettere in gioco questioni che presuppongono una notevole malafede da parte della Chiesa, il che ci pare fuori luogo, vista soprattutto la cautela con la quale le fonti ecclesiastiche trattano il "caso san Gennaro".
L'energia psichica fa riferimento a forme di energia non misurabili, non riproducibili e pertanto tutta la problematica si ferma sul piano delle illazioni Si è parlato di "energia magnetica" proveniente dal Vesuvio, ma il tutto non è andato al di là delle semplici tesi, prive di prove sperimentali. L'azione di microrganismi sarebbe da escludere, in quanto l'ambiente all'interno dell'ampolla è isolato dall'esterno da più secoli.
Sulle cause naturali, gli scienziati discutono da tempo. Ad esempio è stato suggerito che il fenomeno della liquefazione sarebbe da collegare alle caratteristiche fotosensibili del sangue del santo, però, anche in questo caso, mancano concrete prove di riferimento.
Secondo le ipotesi avanzate dal CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), il caso potrebbe essere spiegato con la tissotropia. Si tratta della proprietà di alcuni gel di diventare più fluidi, fino a passare dallo stato solido a quello liquido, se scossi o fatti vibrare, comunque turbando il loro stato con sollecitazioni meccaniche. Pertanto se la sostanza del sangue di san Gennaro fosse tissotropica, è evidente che maneggiando e capovolgendo il reliquiario si potrebbero determinare le condizioni che porterebbero alla sua liquefazione.
Secondo gli studiosi del CICAP quindi, «un'esecuzione riuscita del rito non esige una frode conscia (...) Ed effettivamente è importante notare come, nel corso dei secoli, siano avvenute numerose liquefazioni inaspettate mentre il reliquiario veniva maneggiato durante riparazioni alla sua struttura».
Malgrado le tesi scientifiche, il miracolo di san Gennaro continua ad essere un fenomeno che resiste agli assalti del tempo e delle critiche. E' parte integrante della religiosità dell'Italia del Sud: un esempio più noto tra i tanti che danno corpo ad una rete di credenze ed aspettative destinate, comunque, a fornire una chiave per guardare con un po' di speranza il futuro. Però nessuna fonte ufficiale vuol sentir parlare di miracolo e la tissotropia pone un'ipoteca molto forte alle suggestioni, alle speranze: in questo modo si allontanano quelle due ampolline dallo spazio dei miracoli, per porle nell'ambito delle superstizioni, lasciandole vagare nei gorghi senza fine dell'immaginario collettivo.
Massimo Centini, Misteri d'Italia (Newton & Compton 2006 – pag. 55 e seguenti)