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    Predefinito Beltane e la notte di Valpurga

    La notte di Valpurga

    di Alfredo Cattabiani


    Anticamente fra i Celti la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio segnava il passaggio alla bella stagione: una notte di veglia, una specie di capodanno primaverile, durante la quale si susseguivano danze e banchetti in un’atmosfera orgiastica aspettando il nuovo giorno che segnava l’inizio del trionfo della luce sulle tenebre e quando si sarebbe celebrata la festa di Beltane da cui sarebbe derivato il Calendimaggio medievale. Sulla notte, si diceva, vegliava la Grande Madre della fertilità che governava il destino dei viventi e dei morti. Con la cristianizzazione dell’Europa centrale la notte del 30 aprile subì una metamorfosi perché si raccontava che vi si dessero convegno spiriti inferi, streghe e stregoni che si dovevano espellere grazie all’intercessione di santa Valpurga: una monaca inglese (710-778), diventata badessa del monastero tedesco di Heidenheim presso Eichstatt, dove fu sepolta il 1° maggio 871 nella chiesa di Santa Croce, che ha ereditato le funzioni della Grande Madre e ha dato il nome alla notte, chiamata popolarmente «la notte di Valpurga».La coincidenza calendariale l’ha trasformata dunque nella santa che protegge dalle streghe: dalle pietre dove le sue ossa furono sepolte, sgorgava il miracoloso «olio di santa Valpurga» che fra le tante virtù avrebbe avuto anche quella di proteggere dalle stregonerie. Il 1° maggio, cacciate le streghe, ovvero ricacciati i morti negli inferi, si portava e si porta ancora, dove la tradizione è sopravvissuta, un albero dal bosco collocandolo in mezzo al paese: è l’Albero di Maggio o semplicemente il Maggio.

    «Nella Svezia, il 1° maggio – riferisce il Frazer – si soleva portare nei villaggi un gran pino che veniva adornato di nastri e drizzato in piedi; poi il popolo vi danzava allegramente intorno a suon di musica. L’albero verde restava nel villaggio sostituito da uno fresco il 1° maggio seguente…». Sull’albero sfrondato, cui rimaneva soltanto una corona di foglie, venivano posti salsicce, dolci, uova e altri cibi oltre a nastri variopinti. I giovani vi si arrampicavano per impossessarsene: una sopravvivenza di queste usanze si ritrova negli Alberi della Cuccagna delle nostre fiere. Quell’albero altro non era che il simbolo dell’Albero Cosmico, le cui fronde si trovano di là dal visibile, nel non manifestato, analogo alla scala di Giacobbe, asse del mondo grazie al quale si può giungere alla comunione divina.

    Maggi erano anche i ramoscelli che i giovani offrivano alle ragazze come augurio di amore e fecondità; oppure erano portati in processione di porta in porta da gruppi di questuanti che chiedevano cibi o dolciumi in cambio. Quelle processioni avevano la funzione di ottenere grazie al «magico» maggio rinnovamento e prosperità. Come per la notte del 30 aprile la Chiesa cercò nel corso dei secoli se non di cristianizzare per lo meno di rendere più accettabili queste cerimonie: nacque così l’usanza, ancora viva in alcuni paesi fra cui l’Andalusia, di sostituire l’albero con la Croce di Maggio. Chi è d’altronde il Cristo se non l’Albero della Vita?

    * * *

    Tratto da Il Tempo del 1 maggio 2003.

    http://www.centrostudilaruna.it/la-n...-valpurga.html
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 29-04-12 alle 22:18
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  2. #2
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    Alfredo Cattabiani

    da Calendario. Le feste, i miti, le leggende dell'anno


    Gustav Adolph Spangenberg, La notte di Valpurga (1862)


    Il 1° maggio segnava l'inizio del trionfo della luce sulle tenebre e continuò a essere celebrato anche dopo la cristianizzazione, tant'è vero che dalle feste celtiche è derivato il Calendimaggio medievale. Nella notte della veglia, come in ogni periodo di passaggio, si entrava in comunicazione con il mondo infero e con i morti. «Simili ai semi sepolti nella matrice tellurica» scrive Eliade «i morti aspettano di tornare alla vita sotto nuova forma. Per questo si accostano ai vivi, specie nei momenti in cui la tensione vitale raggiunge il massimo, cioè nelle feste dette della fertilità, quando le forze generatrici della natura e del gruppo umano sono evocate, scatenate, esasperate dai riti, dall'opulenza e dall'orgia. Le anime dei morti hanno sete di esuberanza biologica, di ogni eccesso organico, perché questo traboccare di vita compensa la povertà della loro sostanza e li proietta in un'impetuosa corrente di virtualità e di germi [...] Se i morti ricercano le modalità spermatiche e germinative, è altrettanto vero che anche i vivi hanno bisogno dei morti per difendere i seminati e proteggere i raccolti [...] Ippocrate ci dice che gli spiriti dei defunti fanno crescere e germinare i semi.» [1]

    Per questo motivo nella notte del 30 aprile si susseguivano, in un'atmosfera orgiastica, banchetti e danze che terminavano con l'espulsione rituale dei morti, ovvero con l'avvento della «nuova vita». Sulla notte vegliava la Grande Madre della fertilità che dominava allo stesso modo il destino dei semi e quello dei morti. Con la cristianizzazione dell'Europa la notte del 30 aprile subì una metamorfosi. Si diceva che vi si dessero convegno spiriti inferi, streghe e stregoni, che si dovevano espellere grazie all'intervento intercessorio di santa Valpurga, santa che ha ereditato le funzioni della Grande Madre e ha dato il nome alla notte.

    In Boemia i giovani si radunavano dopo il tramonto su un'altura o a un crocicchio, e schioccavano le fruste con energia: fin dove si sentiva il loro suono, le streghe fuggivano e non potevano più nuocere. Nel Tirolo, negli ultimi giorni di aprile si preparavano fasci di frasche resinose, di cicuta, rosmarino e ramoscelli di pruno. Nello stesso tempo si purificavano e si fumigavano le case con bacche di ginepro e ruta. Quando calava la notte della vigilia, cominciava il rito dell'espulsione delle streghe. Si faceva un gran frastuono - usanza tipica anche della notte di San Silvestro - con fruste, sonagli, vasi, casseruole. Le donne portavano incensieri, mentre i cani correvano in lungo e in largo abbaiando e ringhiando. Poi al suono della campana si incendiavano le fascine e si accendeva l'incenso urlando fra un chiasso assordante: «Fuggi, strega, fuggi, o male sarà per te». Infine si correva a perdifiato intorno alle case, ai cortili e al villaggio.

    Il 1° maggio, cacciate le streghe, ovvero ricacciati i morti negli inferi, si portava, e si porta ancora dove la tradizione è sopravvissuta, un albero dal bosco collocandolo in mezzo al paese: è l'Albero di Maggio o semplicemente il Maggio. «A Bordeaux, il 1° maggio, i ragazzi di ogni strada usavano erigere in essa un Maggio che adornavano con ghirlande e una grande corona; e ogni sera per tutto il mese i giovani d'ambo i sessi danzavano e cantavano intorno al palo. Anche oggi si erigono Maggi adorni di fiori e di nastri in ogni borgo e villaggio della gaia Provenza e, sotto di essi, giovani fan festa e i vecchi si riposano.» [2] Sull'albero sfrondato, cui rimaneva solo una corona di foglie, venivano posti salsicce, dolci, uova e altri cibi oltre a nastri variopinti. I giovani vi si arrampicavano per impossessarsene: una sopravvivenza di queste usanze si ritrova negli alberi della cuccagna delle nostre fiere. Quell'albero non era che il simbolo dell'Albero cosmico.

    NOTE
    1. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino 1970, pp. 363-65
    2. James G. Frazer, Il ramo d'oro, Torino 1960, pp. 197-98


    Alfredo Cattabiani, Calendario. Le feste, i miti, le leggende dell'anno (Oscar Mondadori, pp. 208-209)
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:42

  3. #3
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    Questa notte lavoro dalle 22:00 alle 06:00 in un reparto un pò isolato rispetto al resto dell'azienda che già di per sè è in aperta campagna. Oltretutto il reparto è vicinissimo ad una tomba a tumulo preistorica (basta uscire per vederla, in mezzo ai campi coltivati) che in epoche preromane è stata anche usata come luogo per riti ecc....Mi dovrò preparare psicologicamente...speriamo di sopravvivere.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:43

  4. #4
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    Citazione Originariamente Scritto da Venedig Visualizza Messaggio
    Questa notte lavoro dalle 22:00 alle 06:00 in un reparto un pò isolato rispetto al resto dell'azienda che già di per sè è in aperta campagna. Oltretutto il reparto è vicinissimo ad una tomba a tumulo preistorica (basta uscire per vederla, in mezzo ai campi coltivati) che in epoche preromane è stata anche usata come luogo per riti ecc....Mi dovrò preparare psicologicamente...speriamo di sopravvivere.
    Che invidia! Mi piacerebbe trascorrere questa notte calato in una simile atmosfera...
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:43
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  5. #5
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    Eccomi, sopravvissuto! Nessun contatto con antiche entità, solo la tranquillità della campagna friulana interrotta talvolta dal verso di qualche animale notturno. Il tumulo dell'età del bronzo era placidamente immerso nella notte e rischiarato dalla luce lunare, niente di lovecraftiano quindi.....

    Qui sotto gli scavi di qualche anno fa, un gruppo di studiosi in mancanza di modi migliori per passare il tempo ha deciso di andare ad infastidire il povero scheletrino lì giacente dalla notte dei tempi...


    Nel 2006, nel 2007 e nel 2008, grazie a fondi regionali ottenuti dal Comune di Mereto e a un contributo della Fondazione CRUP, l’Università di Udine ha condotto ricerche di scavo nel tumulo noto come Mútare, o Túmbare, a sud-ovest della frazione di Tomba. La piccola elevazione approssimativamente troncoconica, a gradoni, è alta oggi m 6,50 ed ha un diametro di base di m 25 ca. L’esplorazione, preceduta da una serie di prospezioni, è iniziata nel settore sudorientale ed è stata poi estesa in direzione nord, verso il centro del tumulo. Sul pendio orientale un probabile tentativo di violazione quasi alla base del pendio ha provocato, in un momento non determinabile, uno smottamento lungo la scarpata: per fortuna il danno non ha pregiudicato la struttura protostorica. Il sito del tumulo di Mereto sembra essere stato frequentato già in un periodo compreso tra Eneolitico finale e inizio del Bronzo Antico, ma il monumento funerario è il risultato di diverse fasi costruttive, a partire da un momento evoluto dell’antica età del bronzo, quando, grosso modo al centro dell’area poi occupata dal tumulo, fu scavata una profonda tomba a fossa e vi fu deposto un giovane di ca. 17 anni, rinvenuto pressoché privo di corredo; due oggetti in pietra, un piccolo lisciatoio litico e un blocco semilavorato utilizzabile come incudine potrebbero tuttavia rimandare a un’attività artigianale. L’ampia piattaforma di grossi ciottoli che ricopre la tomba fu realizzata verosimilmente in più momenti nel corso di diverse generazioni. La sommità del monumento fu quindi sigillato con una serie di riporti di argilla e limo inglobanti i resti di attività antropiche correlabili a cerimonie e riti eseguiti presso la piattaforma. A chiusura di questo ciclo di eventi rituali si iniziò ad erigere l’imponente sopraelevazione a strati alterni di terra e ghiaia sostenuti e contenuti da una complessa intelaiatura lignea. Tra i materiali recuperati nel corso degli scavi si segnalano due cuspidi di frecce in selce databili tra l’Eneolitico finale e una fase non avanzata del Bronzo Antico, e una discreta quantità di ceramica, parte della quale sembra indicare che l’utilizzazione del monumento si prolungò nel corso del Bronzo Medio: in questo periodo il tumulo divenne un punto di riferimento, sia ideologico che geografico, del nuovo assetto territoriale caratterizzato dagli abitati fortificati, che troverà stabilità e continuità proprio nelle fasi più evolute dell’età del bronzo.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:52

  6. #6
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    La Notte stregata di Valpurga

    Primo Maggio, fra feste pagane e religiose

    di Marina Cepeda Fuentes


    Walpurgisnacht a Heidelberg
    Immagine dal sito Wikimedia Upload

    La tradizione vuole che nella notte che va dal 30 aprile al primo maggio le streghe di tutto il mondo si diano convegno per festeggiare l’arrivo del mese dei fiori che i Romani dedicavano alla dea Flora.

    Anticamente, fra i Celti, era la notte che segnava il passaggio alla bella stagione, quando il sole trionfava nel cielo. Era una notte di veglia, una specie di Capodanno primaverile in attesa del nuovo giorno quando si celebrava la festa di Beltane, che si è poi chiamata Calendimaggio: per questo motivo si susseguivano danze e banchetti in una atmosfera orgiastica. Sulla notte, si diceva, vegliava la Grande Madre della fertilità che governava il destino dei viventi e dei morti.

    Con la cristianizzazione dell’Europa centrale quelle feste vennero vietate perché si raccontava con raccapriccio che vi si dessero convegno streghe e stregoni. E per cacciare le presenze demoniache si chiedeva l’intercessione di santa Valpurga, fino al punto che la notte del 30 aprile fu chiamata la “Notte di Santa Valpurga”.

    Ma chi era mai quella santa?

    Era di origine inglese, sorella dei santi Villibaldo e Vunibaldo, e faceva parte di quel gruppo di monaci e monache che nel secolo VIII aiutarono san Bonifacio a evangelizzare i tedeschi. Divenne poi badessa nel monastero femminile di Heidenheim. Circa un secolo dopo la sua morte, avvenuta il 25 febbraio 779, fu traslata ad Eichstatt dove fu sepolta all’alba del primo maggio dell’871. Ma al primo maggio si ricorda anche la sua canonizzazione a furor di popolo nell’893, con la diffusione delle reliquie, alcune delle quali giunsero in Renania e altre nelle Fiandre e nella Francia del nord.

    Questa coincidenza calendariale ha trasformato santa Valpurga nella protettrice dalle streghe. Ebbene, si racconta che dalle pietre dove i suoi resti furono sepolti, sgorgava un miracoloso olio guaritore, il cosiddetto “Olio di Santa Valpurg” che fra le tante virtù avrebbe anche quella di proteggere contro spiriti maligni e stregonerie.

    Una volta, in Boemia, i giovani si radunavano dopo il tramonto su un’altura oppure in un crocicchio e schioccavano le fruste con energia: si credeva che fin dove si udiva il loro suono le streghe fuggivano. Nel Tirolo invece si faceva un gran frastuono con fruste, sonagli e casseruole. Poi, al suono della campana s’incendiavano fascine e si accendeva l’incenso urlando: “Fuggi, strega, fuggi, o male sarà per te”. Infine si correva a perdifiato intorno alle case.

    Ma torniamo alla celebrazione del Calendimaggio che, come già detto era una festa primaverile antichissima d’origine celtica durante la quale si usava appendere una corona di fiori sul tronco di un albero sfrondato per celebrare la luce trionfante del sole, ormai alto nei cieli, e l’avvento della bella stagione.

    In epoca cristiana la festa continuò e sull’albero, detto il “Maggio”, venivano posti dolci, uova salumi e nastri variopinti. “Maggi” erano chiamati anche i ramoscelli che i giovani offrivano alle ragazze come augurio di amore e di fecondità; e pure quelli portati in processione, di porta in porta, da gruppi di giovani che chiedevano cibi o dolciumi. Oggi i “Maggi” sono quasi scomparsi mentre vi sono ancora compagnie di stornellatori che vanno per le strade o per le case a “cantar maggio” in cambio di cibo.

    Così accade ad esempio alla festa di “Cantamaggiore” che si svolge a Firenzuola in provincia di Firenze, mentre a Terni, dove la secolare tradizione si è rinnovata, i “maggiaioli” se ne vanno sui carri per le campagne a far la questua cantando. Si “canta maggio” anche a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, e in tante città dell’Umbria come a Parrano, in provincia di Terni, dove ogni sera, dal 1° maggio e per tre giorni, gruppi di cantori fanno la questua beneaugurante cantando e suonando. Mentre a Gualdo Tadino, il 30 aprile c’è la “Festa del Maggio”, e si celebra attorno a due pioppi legati insieme che vengono innalzati in piazza!

    Uno di questi canti toscani, fra i più popolari, dice:

    Eccolo maggio, pian pian pian piano

    con l’acqua in grembo e lle mezzine in mano

    e ben venga maggio, e maggio ll’è venuto.

    Eccolo maggio, fa fiorì l’ortica

    se c'è bambini in casa che Iddio li benedica

    e ben venga maggio, e maggio ll’è venuto.

    Eccolo maggio, fa fiorì lle zucche,

    date marito alla bella datelo anche alle brutte

    e ben venga maggio , e maggio ll’è venuto.


    Ma una delle feste più originali dove si festeggia il “maggio fiorito”, e cioè la bella stagione, avviene a Fossalto, nel Molise, in provincia di Campobasso: si chiama “La pagliara maje maje” e gli studiosi fermano che sia d’origine slava o albanese, come molte altre feste del molisano.

    La “pagliara” è un “maggio”, un albero fiorito un po’ particolare perché confezionato a forma di cono altissimo con canne ricoperte di rami e di erbe, sormontato da una croce di fiori. All’interno di quella struttura si nasconde un uomo che, proprio il 1° maggio, porta la “pagliara” in giro per il paese accompagnato da ragazze in costumi del luogo e suonatori di zampogne, che è lo strumenti tipico del Molise.

    Ebbene, la Chiesa cercò nel corso dei secoli, se non di cristianizzare, per lo meno di rendere meno pagane tutte queste cerimonie. Nacque così l’usanza di sostituire l’albero con la “Croce di Maggio”: un’usanza ancora viva in alcuni paesi dell’Andalusia, come nella bella città di Cordoba, dove si pianta al centro di ogni patio la “Cruz de Mayo” intorno alla quale si ricevono amici e conoscenti brindando per l’inizio del mese dei fiori.

    Insomma, il primo maggio non è soltanto la Festa del Lavoro oppure, cristianamente, la Festa di San Giuseppe lavoratore, ma è soprattutto una festa primaverile antichissima che una volta si chiamava Calendimaggio e che ancora rivive in tutto il suo splendore ad Assisi dove la celebrazione della primavera, che si svolgerà quest’anno dal 3 al 5 maggio, avviene con una serie di usanze e riti unici nel loro splendore e originalità: da non mancare.

    Totalità.it - La Notte stregata di Valpurga
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:44
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

    Mega-raduno dei maghi, veggenti e guaritori nel centro di Kiev

    28 aprile 2015

    Si attende la riunione di oltre 2 mila tra maghi, veggenti e guaritori nel centro di Kiev in concomitanza della notte di Valpurga (Walpurgisnacht), la notte della primavera tra il 30 e l’1 maggio che secondo i cultori delle scienze occulte ha poteri magici. Lo scopo del raduno è la celebrazione di un rituale magico che da un lato deve, secondo gli organizzatori, “far svegliare la gente per uscire dal cerchio cruento della perfidia e dell’odio” ossia invocare la rappacificazione nella zona del conflitto nel Sud-Est dell’Ucraina. Il secondo obiettivo è quello di “dare una protezione magica ai militari ucraini che combattono nel Sud-Est contro le pallottole, schegge, coltelli, ma anche contro le clave”. Il rituale magico si terrà sulla piazza di San Michele, situata tra la cattedrale di Santa Sofia e la cattedrale di San Michele. La piazza è piaciuta agli organizzatori poiché “è il centro spirituale e il cuore di Kiev e dell’intera Ucraina”. I prelati della Chiesa ortodossa ucraina sono contrari poiché “per la pace si prega nella chiesa e la posizione ufficiale della chiesa nei confronti di maghi e veggenti è sempre stata negativa”. L’ufficio del sindaco di Kiev ha comunicato che non è al corrente dell’azione, ma intanto a Kiev sono già stati diffusi i volantini che invitano la cittadinanza a prender parte al rituale magico.


    Mega-raduno dei maghi, veggenti e guaritori nel centro di Kiev - Rai News
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-05-15 alle 18:45
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    Predefinito Re: Beltane e la notte di Valpurga

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