RITMO POLITICO – Due anni di Nuova Padania. Due anni di resistenza tra due guerre di resistenza
12 MARZO 202212 MARZO 2022 CRONACA LETTURA 3 MIN
di Stefania Piazzo – Due. Due gli anni di vita di questo quotidiano nato dal nulla. Due guerre di resistenza nel mezzo. Il Covid, e l’invasione russa in Ucraina. Due diverse resistenze che in comune hanno come comun denominatore la voglia di parole in libertà. Nessuno ha la verità in tasca, ma il valore della libertà e il coraggio di chi lotta per conquistarla meritano rispetto. E’ una resistenza, perché impone di non scegliere la via facile del compromesso, le scorciatoie del consenso. Impone la coerenza e la sua solitudine, e la resistenza al vuoto culturale del Nord. Il vero dramma della rivoluzione mancata e di una sua possibile riscossa nel medio periodo.
Nessuna guerra è giusta, ma la legittima difesa è sempre giusta. Difendersi rispetto all’ingiustizia sociale, al sopruso, alla censura, alla violenza, alla dittatura fiscale, alla prevaricazione militare. Il pensiero ha partorito l’obiezione. Alle tasse, alle leggi ingiuste. Alle invasioni, alla negazione dell’autodeterminazione.
La libertà ha più nomi ma non possono non esserci pietà e parole di pietà davanti all’annientamento di qualsiasi libertà, che si declina nella morte.
Oggi si è e si può essere partigiani per difendere ciò che è una identità. Noi lo siamo nell’infinitesimo piccolo particolare di un territorio politicamente inespresso. Ma siamo solidali e partigiani davanti a tutte le guerre di resistenza alle ingiustizie.
Nell’aprile del 1995, il 25 aprile, la Lega scelse di scendere in piazza Duomo a Milano. Erano anni difficili nel riposizionamento della forza politica più forte al Nord. Allora esisteva il settimanale Lega Nord e per volontà dell’allora editore, Alessandro Patelli, con la collega Cristina Malaguti realizzammo per un certo periodo il mensile “Ritmo Politico”. Era il titolo di un gruppo musicale, I MauMau. Nulla di destra, affatto.
La foto di copertina, che cercammo per settimane finanche negli archivi di note agenzie milanesi, alla fine fu trovata. Rappresentava la rimozione del fascio littorio. E il titolo in prima pagina era questo: 1945-1995. La Resistenza continua.
Ecco la prima pagina.
https://www.lanuovapadania.it/wp-con...a-768x1023.jpg
Al suo interno uno scritto dell’amico Ettore Albertoni titolava: Rivoluzione federalista. Un sommario riassumeva così: Oggi più che mai solo il federalismo si pone come la credibile alternativa rivoluzionaria e democratica alla crisi istituzionale generato dalla partitocrazia ma anche al lugubre tentativo di ritorno del “Partito nazionale”. Il numero di aprile si chiudeva con un fondo di Umberto Bossi, “Autonomia regionale, libertà dei popoli”.
Ogni processo di cambiamento passa per la cruna dell’ago. Noi stiamo dalla parte di chi non ha potere, se non quello della parola e di tutto quanto ciò che serve per resistere da partigiani. Resistenza, è la parola chiave. E non ci sono resistenze “ricche”, ma solo con suole bucate. Viva la libertà.
https://www.lanuovapadania.it/cronac...di-resistenza/
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Io personalmente sono mezzo padano, figlio di "padana" alpina-bergamasca-ligure e meridionale "naturalizzato" dal 1961, sono nato nel nord e mi sento del nord al 100 %, posso essere padanista o mi cacciate tra gli itaglioti?
"Non posso impedirmi di guardare in continuazione le persone intorno a me [...] più le guardo e più le odio. Un odio tranquillo [...] che forse non le ferisce mai, ma sicuramente ferisce me. Non sarebbe più sano odiarle attivamente...?"
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
"Non posso impedirmi di guardare in continuazione le persone intorno a me [...] più le guardo e più le odio. Un odio tranquillo [...] che forse non le ferisce mai, ma sicuramente ferisce me. Non sarebbe più sano odiarle attivamente...?"
Qui si tende a fare desistere solamente i provocatori e i cerca risse.
Di qualsiasi origine.
Nel caso fosse questo il tuo timore.
Gradiremmo mantenere il forum al di fuori delle solite beghe che si trovano altrove.
Per questo sei il benvenuto, se ti fa piacere.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
La Magna Charta della Padania, firmata da Giampaolo Pansa nel 1969 su La Stampa
17 OTTOBRE 202217 OTTOBRE 2022 POLITICA LETTURA 5 MIN
di Stefania Piazzo – Pubblichiamo un documento storico, una sorta di “Magna Charta” della Padania. Così lo ribattezza il nostro lettore, Cuore Verde, che ha il merito di aver scovato negli archivi del quotidiano torinese questa preziosa testimonianza politica, giornalistica, antesignana e pioniera dell’idea di Padania, e di avercela inviata, perché ne parlassimo. Il Nord esiste, a prescindere dal leghismo e dalle sue evoluzioni. A prescindere dalle scelte di Salvini, la questione settentrionale è un dato storico. Cancellare la storia non è possibile. Torna sempre. E se non risolvi i problemi che ti lancia, i problemi bussano alla porta, fatalmente.
Cuore verde ci ha inviato in redazione un cimelio del giornalismo che non temeva etichette . Nella mail in cui mi scrive, spiega bene di che si tratta. E l’articolo-intervista di Giampaolo Pansa “Il cuore nuovo della Padania” del 30 maggio 1969.
Cuore verde spiega ancora: “Dopo due settimane dal convegno sui porti liguri, tenutosi ad Alessandria il 15 e 16 maggio 1969 in cui si era appunto parlato anche di una nuova regione, la Padania, La Stampa (il vice-direttore Giovanni Giovannini, l’inviato speciale Giampaolo Pansa e il corrispondente da Alessandria Franco Marchiaro) riunisce “nella sede dell’amministrazione provinciale di Alessandria, per un dibattito forse senza precedenti, i rappresentanti delle province di confine di tre regioni: zone molto vicine fra loro e con numerosi problemi in comune, ancora separate sotto il profilo operativo da barriere”.
Ma leggiamo fedelmente il passaggio “profetico” del servizio. Il pezzo su La Stampa di 53 anni fa attacca così.
“Due settimane fa, ad Alessandria, durante il convegno sui porti liguri e piemontesi si è parlato – per la prima volta a livello di incontro pubblico – di Padania. Di che cosa si tratta? Di una dimensione economica nuova, di una regione “aperta” (cioè non definita, non congelata dai confini tradizionali) che si comincia a intravedere e che è destinata ad abbracciare, oltre l’area ligure-piemontese, anche la Lombardia, parte dell’Emilia e il Veneto? Esiste questa regione ideale?”.
E’ incredibile. La Stampa racconta una Padania in fasce, coglie il sentimento di una necessità. E’ l’inizio di una presa d’atto della questione settentrionale.
Se Guido Fanti parlava di Padania nel 1975 e sempre su La Stampa (era il 6 novembre di quell’anno), evidentemente era perché l’idea era già circolata nel dibattito politico nei territori del Nord. La consapevolezza di una specificità sociale, economica, era presente.
“Ecco, questi amministratori di Alessandria, Pavia e Piacenza, il “cuore nuovo della Padania”, senza alcun precedente di riferimento, si “inventano” la Padania- scrive Cuore Verde – Nel 1969. Questi amministratori, ancor prima della creazione delle Regioni (1970), sono già incredibilmente consapevoli che occorre creare una “regione forte” per i rapporti sia con Roma che Bruxelles. Nell’articolo si parla esplicitamente anche di “Università padana”. Quasi dei padri fondatori”.
Che dire? Non c’è dubbio che “La Padania, l’idea di Padania è stata concepita prima ancora della nascita delle regioni!”.
Ma è evidente che non ci possiamo fermare qui. Lanciamo la palla a chi rivendica oggi le ragioni del Nord e senza scadere nei soliti articoli di stampa che parlano di scissionisti o altro. La questione è troppo seria per essere ridotta a folkolore e non compresa politicamente, specialmente in un autunno che apre ad una crisi senza precedenti, per capire come reagirà il tessuto del paese, e del Nord, alla pandemia economica che è dietro l’angolo.
Dal Comitato del Nord lanciato da Bossi (appello che ovviamente lanciamo a Grimoldi e Ciocca), ad Autonomia e libertà di Roberto Castelli, sino a Gianni Fava che ha promosso da Biassono la ri-nascita di un contenitore padano, a Davide Boni di Grande Nord che ha invocato in quella sede il superamento del reducismo…. ecco, la parola la diamo a loro. Hanno voglia di commentare, replicare, dire qualcosa di padano su questo prezioso pezzo di Giampaolo Pansa, scritto prima che loro immaginassero l’esistenza della Padania?
Il dibattito è aperto.
https://www.lanuovapadania.it/politi...-su-la-stampa/
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.