BELGRADO - I serbi votano domenica per le presidenziali, le legislative, le municipali e le regionali in Voivodina (nord) in un panorama politico fortemente polarizzato intorno ai due principali schieramenti, quello riformista e filoeuropeo che fa capo al presidente Boris Tadic e il fronte conservatore di ispirazione nazionalista guidato da Tomislav Nikolic. In campo con i rispettivi partiti, i due principali leader sono al tempo stesso i candidati di punta del voto presidenziale, che avrà un seguito nel ballottaggio del 20 maggio se nessuno dei due favoriti otterrà il 50% dei voti al primo turno di domenica.
La campagna elettorale, che si chiude ufficialmente a mezzanotte, è stata dominata dai temi economici e sociali, sullo sfondo della crisi globale, e dalle prospettive di integrazione europea della Serbia, che lo scorso marzo ha fatto un importante passo avanti ottenendo da Bruxelles lo status di paese candidato all'adesione. Più in sordina nei programmi elettorali è rimasta la questione del Kosovo, a testimonianza del fatto che probabilmente non si tratta del problema più urgente da risolvere per la popolazione, più interessata alle tematiche del lavoro e del miglioramento dell'economia e delle condizioni di vita, con una disoccupazione schizzata al 24%.
Dei 12 candidati in lizza per le presidenziali, il presidente uscente Boris Tadic e il leader dell'opposizione Tomislav Nikolic sono di gran lunga i due maggiori favoriti. Gli ultimi sondaggi danno Tadic leggermente in vantaggio al primo turno (36% rispetto al 35%), anche se sembra scontato che nessuno dei due otterrà domenica il 50% più uno dei voti e sarà necessario il ballottaggio a distanza di due settimane, il 20 maggio. Anche nel voto parlamentare (18 partiti in lizza) sono Tadic e Nikolic i protagonisti principali, con le loro formazioni politiche - il Partito democratico (Ds) del presidente uscente e il Partito del progresso serbo (Sns) del capo dell'opposizione - largamente in testa nei favori degli elettori.
Ma a differenza delle presidenziali, per le legislative il partito di Nikolic è dato in vantaggio di alcuni punti sul Ds di Tadic (33% a 28%). Nessuno dei due grandi partiti tuttavia sarebbe in grado di governare da solo, ed entrambi avrebbero bisogno di trovare alleati per formare una coalizione di governo, come avviene peraltro con l'attuale esecutivo di centro-sinistra a guida Ds. Determinante a questo riguardo potrà risultare l'appoggio del Partito socialista serbo (Sps) del ministro dell'Interno Ivica Dacic, uno dei politici più autorevoli e popolari nel paese che é anch'egli candidato alle presidenziali. Gli osservatori ritengono che le difficoltà maggiori per la ricerca di alleati le avrebbe comunque Nikolic.
Il presidente Tadic - dimessosi anticipatamente per consentire l'accorpamento in un'unica tornata elettorale di presidenziali e legislative, risparmiando così fondi preziosi in tempo di crisi - ha condotto la sua campagna sul leit-motiv della continuità del programma di riforme, necessario a far proseguire la Serbia sulla strada verso la Ue, e in grado di attrarre ulteriori investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro. La sua parola d'ordine è stata: portare a termine il lavoro già avviato, con una squadra di governo esperta e collaudata, guardando all'obiettivo Ue.
Nikolic invece ha cercato di capitalizzare l'insoddisfazione popolare generata dalla crisi, additando nella politica del governo il primo responsabile della difficile condizione del paese. Il voto locale vedrà il rinnovo del parlamento regionale della Voivodina (capoluogo Novi Sad), la zona più ricca e avanzata nel nord del Paese, e l'elezione dei sindaci delle maggiori città, a cominciare dalla capitale Belgrado. I 6.770.013 di elettori potranno votare domenica dalle 7 alle 20 in più di 8.500 seggi, 38 dei quali all'estero.