Intanto, per farsi riconoscere, la partita decisiva di ieri la Juve l'ha vinta con un goal in netto fuorigioco e un'autorete.
E poi, quanto correvano ...
Le diatribe tra Milan, Juve e Inter sono liti tra complici.
Il rigoretto al Milan si regala quando gioca contro Cesena, Roma, Fiorentina, Napoli, etc
Quando Il Milan gioca contro Juve, il rigoretto si dà alla Juve.
Quando la Roma gioca contro l'Atalanta o il Lecce, il rigoretto si regala alla Roma.
Questo è stato per cinquant'anni il sistema, e questo continua ad essere- dopo tre o quattro anni di sospensione del dopo-calciopoli, che ha fatto mancare due dei protagonisti.
Ottima la definizione di Mario Sconcerti: "Se lo sport è una competizione in cui si parte ad armi pari, il calcio ha smesso di essere uno sport quando la Fiat ha preso la Juventus".
Ciò detto, Milan e Inter sono antipatiche per ragioni economiche, e soprattutto per colpa della dirigenza più recente, Galliani, Moratti, Berluscatz. Ma nella loro tifoseria non ci sono significati antropologici speciali. E, nonostante la dirigenza, tutti le sentono come parte del calcio nazionale a tutti gli effetti.
Il caso della Juventus è di natura differente. Non è antipatia, è vera e propria avversione. E' come una lotta di popolo contro un invasore straniero, arrogante e truffaldino, che ha i suoi ascari e collaborazionisti nei territori occupati.
Quanto alle tre stelle sulle maglie a strisce bianche e nere, anche alla Roma hanno deciso di portare sette scudetti tricolori, in rappresnetanza di quelli vinti sul campo e sottratti dalla cupola, e lo stesso farà la Lazio (un po' meno), e faranno tutti quelli che hanno da reclamare qualcosa.
Una cosa però va detta: quanto corre questa Juve! Quasi come l'Olimpique Marsiglia di Dechamps.
Ultima modifica di Numa; 07-05-12 alle 14:36
Rosica rosica!
Ultima modifica di Alex il Rosso; 09-05-12 alle 00:10
ioleggosolobrunik
La curva ordina e la società ubbidisce.
La colpa dell'antica gloria? Avere avuto opinioni non conformi su Calciopoli
di Stefano Caselli
E’ fatto così e niente e nessuno potrà mai cambiarlo. Il tifoso della Juventus non si rassegnerà mai alla democrazia sportiva. Rinunciare a guardare tutti – nel senso più letterale del termine – dall’alto in basso, è un affronto difficile da digerire. La sua delizia, si sa, è essere abituato a vincere, ma la sua croce è essere condannato a farlo in continuazione. Altrimenti, della Juve non sa bene cosa farsene. Una bulimia da successo che finisce per offuscare la memoria, che della passione calcistica è spesso l’ingrediente più gustoso.
…Nonostante il curriculum [di Boniek, ndr] però, il suo nome non figurerà tra le immagini delle “50 stelle bianconere” artefici della leggenda del giocattolo di casa Agnelli
...Gli agnostici del calcio, a questo punto, si sentiranno autorizzati a catalogare la notizia come era in uso nell’epica rubrica del Cuore anni 90 diretto da Michele Serra: “E chi se ne frega”. Eppure, non ce ne vogliano, la faccenda è più complessa: certo, il tifo obnubila la ragione, ma l’affaire Boniek ci dice anche qualcosa dell’Italia, di cui i tifosi della Juventus, piaccia o no, sono la maggioranza.
Perché Zibì sta tanto sulle scatole al popolo bianconero? Non certo per il “tradimento” del 1986, quando passò all’odiatissima Roma. Quella è preistoria. Il problema è il Boniek (ottimo, mai banale) opinionista televisivo e le sue prese di posizione su Calciopoli. La principale pietra dello scandalo, sui forum bianconeri e su Facebook, è un’esilarante video del 2007, estratto della trasmissione “La Juve è sempre la Juve”: di fronte all’imbarazzo del conduttore, che gli chiede conto della sua “antijuventinità” nonostante i trascorsi bianconeri, Boniek rivendica candidamente la sua indipendenza di giudizio, riconoscendo che sì, la Juve di Moggi era la squadra più forte d’Italia, ma questo non giustificava l’indebita ingerenza della dirigenza sul mondo arbitrale e sul calciomercato. Non contento, il perfido polacco infierisce, ricordando alla platea che se tutti avessero pagato (disco rotto del vittimismo bianconero) significa semplicemente che tutti sono colpevoli, non tutti innocenti e alla Juve sarebbe andata molto peggio; altro che un anno di vacanza in serie B con Buffon, Nedved, Del Piero, Trezeguet, Chiellini e Camoranesi eccetera. Infine, al limite del sadismo, Boniek osa ricordare agli inorriditi interlocutori che la prescrizione in cui è naufragato il processo per doping alla premiata farmacia Juventus targata Lippi-Agricola (cardiotonici per operazioni a cuore aperto somministrati ai giocatori, tanto per dirne una) non equivale a un’assoluzione.
È’ troppo. Ci perdonino i sostenitori bianconeri di sicura fede democratica, ma convincere uno juventino che ai suoi danni non è stata perpetrata alcuna ingiustizia è come persuadere un pasdaran berlusconiano che la magistratura in Italia fa soltanto il suo dovere. A Torino farete fatica a trovarne uno che provi anche solo un accenno di imbarazzo per calciopoli. Di più, tutti (o quasi) riporterebbero Moggi in sella seduta stante.
…Pazienza se Zibì (a fianco di Platini) abbia scritto pagine tra le più belle e romantiche della gloriosa storia del club di corso Galileo Ferraris. La bulimia da vittoria relega alla preistoria anche il passato prossimo.
Ultima modifica di Numa; 09-05-12 alle 09:38