Spesso mi diverto a parlar male del PD e similfatti, sorridendo della Bindi, di Bersani. Il mio vezzo non piace a tanti forumisti, che, mi è parso notare, non gradiscono molto il ruolo di criticati, troppo abituati a giudicare. Essendo, però, di pura mentalità colloquiale, quando posso, soddisfo anche rivoltimi inviti all'autocritica. Mi parlo, quindi, del PDL.
La condizione di crisi attuale è risaputa. I motivi sono molti, ma analizzarli non è motivo di queste riflessioni. Piuttosto, voglio fare alcune considerazioni sui propositi di ristrutturazione del partito, propositi che partono da un programma di massima: una "federazione di moderati". In pratica l'indicazione "impressionante" (perchè chissà cosa vorrebbe far intendere...) del nulla effettivo...
Anzitutto, il termine "moderato" è estremamente ampio, moderati sono anche in aree non di centrodestra. L'indicazione di questa tipologia politico-sociale è, quindi, estremamente vaga, fluttuante, non identifica immediatamente eventuali prossimi componenti il futuro corpo del partito venturo.
Perdersi ancora nel ricercare alleanze con supporti classici, tipo l'UDC di Casini, è un'autolimitazione, significativa di una visione antica, inattuale, del panorama politico. Casini è numericamente ridotto, ma, peggio, identifica il modo peggiore di fare politica, quello della quale la gente proprio non ne può più. E comunque, prima di individuare proseliti di varia natura, andrebbero definiti programmi chiari, di pochi punti, quelli che interessano i cittadini, prima che gli elettori.
Urgenza primaria è, però, quella di rivedere il rapporto con la cosiddetta "intellighentia", il mondo dell'arte nelle sue varie manifestazioni, la cultura, lo spettacolo, il giornalismo.
Non si può lasciare il monopolio dell'utilizzo propagandistico politico al PD, alla Sinistra in genere. Cantanti, comici, registi, attori, autori, giornalisti, conduttori, sono portatori di favori, di simpatie, e, allo stesso modo, di dissensi, malvolenze, di antipatia, di odio persino.
Il PD in questo, nell'assicurarsi "testimoni", quelli cioè che convalidano un fatto, una tesi, un pensiero, è maestro. Il PD ha conquistato tutti i testimoni della cultura, nelle sue tante espressioni popolari, alla sua causa. Quei testimoni sono un supporto continuo, insistente, penetrante. Vale oggi, a procurare favori, a generare proseliti, molto più un "discorso" di Celentano, un comico di Zelig, che un comizio di Bersani o Alfano.
A un programma onesto spetta il compito di incuriosire, di far riflettere, di interessare, a quei testimoni la missione di proporlo "simpaticamente" all'opinione pubblica.
Il tempo del comunicatore unico non poteva essere eterno. E' l'ora dei comunicatori "organizzati".
Allo stato dei lavori, non pare i "pensatori" del PDL siano molto propensi a queste rivoluzioni, a cambiare registro, e pure se stessi. Paiono più intesi a ricostituire le "alleanze", con gli zombi della politica sconfitta. Perderà ancora di più.